mercoledì 14 giugno 2023

Fra fratelli e sorelle

Fin dal giorno della loro chiamata, Pietro  e Giovanni  seguirono il Signore ed un legame particolare si formò tra di loro, ma, nonostante questo, senza rendersene conto, Giovanni fu un'occasione di caduta per il suo amico durante l'ultimo giorno di vita di Gesù. Simon Pietro seguiva da lontano i soldati che conducevano Gesù al palazzo di Caiafa. Arrivato davanti ad una porta chiusa, ostacolo che Dio permise, Giovanni approfittò delle sue conoscenze per farlo entrare (Giovanni 18:15). La conseguenza fu duplice: Pietro rinnegò il suo Maestro malgrado l'avvertimento ricevuto, pianse amaramente; ma imparò a conoscersi. Il Signore gli aveva detto: "ho pregato per te ... e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli" (Luca 22:32). Vi fu, quindi, un ravvedimento.

Prima di questo avvenimento, sulla montagna della trasfigurazione, Pietro e Giovanni erano "aggravati dal sonno" (Luca 9:32). Nel Getsemani, entrambi "dormivano di tristezza" (Luca 22:45). Non erano riusciti a vegliare con Gesù neppure un'ora, non si erano aiutati reciprocamente e il Maestro venne verso di loro per tre volte. Non avrebbero potuto "vegliare con Lui" come Egli aveva chiesto loro?

La mattina della resurrezione, Maria Maddalena informa Pietro e Giovanni: "Han tolto il Signore dal sepolcro, e non sappiamo dove l'abbiano posto". Pietro per primo si dirige verso il sepolcro. Giovanni cerca forse di farlo cadere, visto che Pietro aveva rinnegato il suo Maestro? "Correvano ambedue assieme" - che incoraggiamento! Entrambi sono testimoni della resurrezione.

Più avanti, Pietro trascinò più discepoli, tra i quali Giovanni, ad andare a pescare (Giovanni 21). Essi lavorarono tutta la notte senza prendere nulla. La mattina seguente, Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non sapevano chi Egli fosse. Giovanni - forse per la voce, forse per il modo di fare - lo riconobbe per primo e disse al suo amico: "E' il Signore!". Pietro si gettò nel mare e andò a Lui. Gli altri discepoli lo raggiunsero con la barca. Assistiamo poi al dialogo indimenticabile tra Simone, che viene riabilitato al servizio, e Gesù. Di quale grande benedizione  stato Giovanni per il suo amico!

Qualche settimana più tardi, i due "salivano al tempio per la preghiera (Atti 3:1). Insieme accolsero Paolo a Gerusalemme dandogli la mano d'associazione (Galati 2:9).


Saulo  si convertì sul cammino di Damasco. Fu condotto per mano nella città, senza vedere nulla; e per tre giorni digiunò. Qualcuno gli andò incontro per aiutarlo? "Or in Damasco, v'era un certo discepolo, chiamato Anania , e il Signore gli disse ... Levati, ... cerca ... un uomo chiamato Saulo da Tarso; poiché ecco, egli  in preghiera". Anania temeva di andare verso questo uomo conosciuto per essere persecutore dei cristiani, ma ubbidì e rappresentò un aiuto che Saulo non dimenticò (Atti 9:10/19).

Passati più giorni, il giovane Saulo, sale Gerusalemme con il desiderio di unirsi ai discepoli, ma tutti ne avevano timore. Avrebbe dovuto andarsene solo? "Ma Barnaba , presolo con sé, lo menò agli apostoli"; da quel momento essi l'accolsero (Atti 9:27).

Qualche anno più tardi, Saulo, già modellato dal Signore, sale a Gerusalemme "per visitare Cefa " e resta "da lui quindici giorni" (Galati 1:18). Saulo non ha "conosciuto Cristo secondo la carne". Il fratello più anziano, che ha vissuto con il Signore, parla di Lui con il giovane discepolo. Quante cose imparate in questi pochi giorni!

Tre uomini di Dio sono stati un importante aiuto per colui che diventerà "un vaso eletto per portare" il nome di Gesù "davanti le nazioni, i re e i figli d'Israele".

Paolo ha dovuto imparare ad accettare di essere aiutato. Mani fedeli lo hanno condotto a Damasco, dove gli sarà detto che deve fare. Anania è inviato dal Signore Gesù e Paolo accetta con riconoscenza la sua visita e l'imposizione delle sue mani. Deve anche accettare di fuggire da Damasco, calato in una cesta giù dal muro, a causa della minaccia di morte da parte dei Giudei. Arrivato a Gerusalemme deve accettare che Barnaba lo conduca verso gli apostoli. Più tardi riceverà, nella casa di Cefa, tutto l'insegnamento che questo può dargli. Essere un aiuto ed accettare l'aiuto sono gioie se è il Signore che, in entrambi i casi, conduce.

Tuttavia è sempre difficile dare un consiglio ad un fratello o ad una sorella. Se essi sono dipendenti da Dio, la Sua volontà si realizzerà nella loro vita, per la loro benedizione; ma colui che offre il consiglio conosce realmente questa volontà? "Perciò non siate disavveduti, ma intendete bene quale sia la volontà del Signore" (Efesini 5:17). I diretti interessati sono forse perplessi; il Signore lo permette. Può servirsi di uno dei suoi per illuminarne altri. Ma quanta prudenza  necessaria prima di indirizzare qualcuno in una direzione che forse non  quella che il Signore vuole per lui, sia per quanto riguarda il servizio, che per il matrimonio o altre circostanze della vita. Si può essere un aiuto, ma anche una trappola.

In Galati 2:11, Cefa si recò ad Antiochia. Egli conosceva la libertà cristiana. Aveva albergato da Cornelio, spinto dallo Spirito di Dio, in seguito spiegò agli anziani di Gerusalemme come vi era stato condotto. Egli mangiava anche con i Gentili, ma ecco che "certuni provenienti da Giacomo", arrivarono ad Antiochia; erano legalisti, attaccati alle tradizioni. Cefa ebbe paura e si ritirò dai Gentili. Divenne allora un ostacolo anche per gli altri Giudei e perfino Barnaba fu trascinato in questa loro simulazione. Cefa abbandonò la verità dell'Evangelo. Paolo dovette riprenderlo davanti a tutti. Possiamo essere un aiuto a molti, ma quando, invece di seguire l'approvazione del Signore, ci si lascia influenzare dal legalismo, si può diventare un ostacolo per i nostri fratelli. Nel caso di Paolo e Cefa si trattava sicuramente di verità essenziali, non solo di differenti punti di vista o diverse interpretazioni della Parola. Ed  quando si tratta di verità fondamentali, chiaramente esposte nella Parola di Dio, che non bisogna temere nel presentare l'insegnamento cosi come ci  dato.

Aquila  e Priscilla  sono stati di grande aiuto a Paolo ricevendolo nella loro casa a Corinto per esercitare insieme lo stesso mestiere. In seguito, tutti e tre vanno ad Efeso (Atti 18:1\3; 19).

Apollo , proveniente da Alessandria, uomo eloquente e potente nelle scritture, fervente nello spirito, non conosceva altro che il battesimo di Giovanni! Essendo Paolo già ripartito; Aquila dice forse apertamente ad Apollo: "Il tuo insegnamento  insufficiente, non hai compreso il battesimo di Gesù?" Insieme a sua moglie, invitano quest'uomo istruito e, nella loro dimora, tranquillamente gli mostrano con più esattezza la via di Dio. Non lo disprezzano; egli non ha molta conoscenza; bisogna quindi chiarirgli alcuni particolari: un vero aiuto (Atti 18:24/26).


Abbiamo visto il caso di Febe , servitrice della chiesa di Cencrea. Ella parte per l'estero;  sempre d'aiuto per gli altri, e al suo ritorno l'apostolo chiede che sia assistita "in qualunque cosa ella possa avere bisogno di voi" (Romani 16:2): bellissimo esempio per noi! Cosi figli sono chiamati a "rendere il contraccambio ai loro genitori, perché questo è accettevole nel cospetto di Dio" (1 Timoteo 5:4). I giovani si ricorderanno di quanto i genitori si sono affaticati per loro; spesso, per crescerli, hanno dovuto lavorare faticosamente, gli hanno insegnato la Parola rendendogli vivente la persona del Signore; in contraccambio i figli dovranno mostrare ai propri genitori amore e riconoscenza, continuando a rispettarli anche quando, dopo avere fondato una nuova famiglia, non dipenderanno più da loro. Alcuni giovani dimenticano i propri genitori come se questi non avessero fatto nulla per loro. E' un'ingiustizia che Dio non dimentica di punire (Proverbi 30:17). Non si tratta di restituire del denaro, ma dell'affetto e delle cure.


Evodia  e Sintiche  (Filippesi 4:2/3), hanno lottato per l'Evangelo insieme a Paolo. Ora vi è della discordia tra di loro, forse rivalità. L'apostolo prega che l'una e l'altra, abbiano uno stesso sentimento nel Signore, uno stesso indirizzo di spirito. Egli prega anche il suo "vero collega" di aiutare queste due sorelle. Non sarà facile, ma se il fratello chiamato ad aiutarle pregherà prima con l'una, poi con l'altra per poi portarle a pregare insieme, sarà già un grande passo. Questo aiuto particolare, sarà sicuramente più efficace che proclamare uno scandalo a motivo dei contrasti tra due sorelle che avevano lavorato insieme. Non drammatizzare, ma cercare il bene, come fa il Signore nelle lettere di Apocalisse 2 e 3; ed in seguito esortare con umiltà ed amore. Solo il Signore può mostrarci ci che dobbiamo dire ed anche come dirlo.


La famiglia di Stefana  ci  offerta come esempio, in quanto si  "dedicata al servizio dei santi" (1 Corinzi 16:15).


Nella sua ultima epistola, Paolo ricorda con emozione la visita di Onesiforo , che lo aveva "spesse volte confortato" senza vergognarsi della sua prigionia, ed a Roma lo aveva premurosamente cercato. L'apostolo si ricorda anche dei molti servizi che aveva reso in Efeso (2 Timoteo 1:16/18).


Questi uomini non erano tutti apostoli; ma secondo le occasioni che il Signore dava, hanno avuto a cuore di aiutare coloro che li circondavano, anche lo stesso apostolo Paolo, imprigionato ed abbandonato.


Che il Signore dia ad ognuno di noi il desiderio di cercare di essere un aiuto a chi ci è vicino! Vi  bisogno di affetto in molti cuori, soprattutto tra i più anziani, che possono sembrarci i più duri proprio perché mancano di amore e di rispetto. Che i giovani e meno giovani sappiano testimoniare a questi amici, l'interesse e la considerazione dovuta loro. A chi si mostra disponibile, soprattutto verso i più isolati e poveri, il Signore apre un cammino per portare un aiuto che non sarà più dimenticato.


"Pace ai fratelli ed amore con fede, da Dio e Padre e dal Signore Gesù Cristo".