“Poiché, passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto” Atti 17:23.
Capita sovente di parlare con qualcuno che afferma di credere in Dio. Di per sé questa affermazione è priva di valore e, personalmente, chiedo sempre se oltre a ritenere che Dio esista si “crede” anche in Lui. Certo, naturalmente! E' spesso la risposta. Quindi lei è salvato? Aggiungo. E' qui che le cose cambiano.
Salvato? Da che cosa? Risponde la maggior parte delle persone. Certo per essere salvati presuppone la consapevolezza di essere stati perduti. Che strano! Si afferma di credere in Dio, di conoscerlo e non si è al corrente di quello che Egli afferma. Dio dice che tutti gli uomini sono peccatori, perduti e bisognosi della Sua grazia.
Affermare di conoscere Dio non ci salverà. Dire di credere in Lui semplicemente perché si è presenti durante una qualsiasi funzione religiosa non è di nessuna utilità. Conoscerlo vuol dire averlo “incontrato e accettato” come nostro personale Salvatore. La cosa importante è che non solo noi diciamo di conoscere Lui, ma è che Lui dica di conoscere noi, proprio in virtù di questo personale incontro. Nel giorno del giudizio molti affermeranno di conoscerlo e: “Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!" Matteo 7:23.