Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

venerdì 4 luglio 2025

Il nostro nome

“Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” Luca 10:20. 

Ciascuno di noi ha ricevuto il proprio nome nel giorno della nascita: quello di vostro padre seguito dal nome scelto dai nostri genitori. Questo nome compare da allora su tutti i nostri documenti d'identità. Quante volte lo abbiamo utilizzato per firmare i vari contratti, per effettuare registrazioni a nostro favore o semplicemente per identificarci. Questo nome ci appartiene, è legato alla nostra storia, alla nostra vita. Un giorno sarà inciso...su una tomba.

La memoria collettiva, la storia o la scienza ne conserveranno la traccia per qualche tempo? Probabilmente no! Ma possiamo essere certi che quel nome non sarà mai dimenticato se è stato scritto nel libro di Dio (Apoc. 3:5) e questo avverrà solo se abbiamo ricevuto il Signore Gesù come nostro personale Salvatore.

Se gli archivi degli uomini, presto o tardi, spariranno, il registro di Dio è conservato per sempre nel cielo. Nel giorno del giudizio, davanti al grande trono bianco sarà presente anche il libro della vita. Non vi è libro o registro più grande di quello e sentire pronunciare il proprio nome da quel libro sarà per noi motivo di grande gioia.

04 luglio - Vivere il momento presente

“Non siate in ansia … il Padre vostro celeste sa… Basta a ciascun giorno il suo affanno”.

Matteo 6:31-34

 

“Nella calma e nella fiducia sarà la vostra forza”.

Isaia 30:15

 

Vivere il momento presente

 

Cos’è che occupa i nostri pensieri? Il rimpianto del passato? Il timore del futuro? O si è ottimisti e si pensa che domani tutto andrà meglio, oppure pessimisti, e ci si chiede con ansia: cosa accadrà domani? Amici cristiani, siamo realisti e fiduciosi, perché il Signore Gesù desidera vivere con noi il momento presente.

Se la nostra vita ci riserva avvenimenti felici o situazioni difficili, gioie o dolori, i nostri rimpianti e le nostre inquietudini non cambieranno le cose.

Dio dirige la sequenza delle circostanze nella nostra vita, e in qualsiasi modo arrivino Dio desidera che noi gli diamo fiducia. Se va tutto bene non dimentichiamo di ringraziarlo; e se va male ricordiamoci che Lui, il Dio d’amore, non rimane mai indietro e non ci oltrepassa mai, ma è sempre vicino a noi.

Non viviamo l’ieri o il domani. Nella nostra relazione con Dio non dev’esserci la nostalgia di quello che avrebbe potuto essere o il fantasticare su quello che potrebbe avvenire. È una relazione di fiducia attuale, giornaliera, viva e gioiosa.

L’apostolo Paolo aveva imparato ad essere contento qualunque cosa gli avvenisse, e scrive: “So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e nell'indigenza. Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica” (Filippesi 4:12-13).


giovedì 3 luglio 2025

Un’ancora sicura e ferma

“Questa speranza la teniamo come un'ancora dell'anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina, dove Gesù è entrato per noi quale precursore, essendo diventato sommo sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec” (Ebrei 6:19-20).

Nella lettera agli Ebrei troviamo una similitudine unica nella Parola di Dio. La speranza del credente è paragonata ad un’ancora sicura e ferma. Un’ancora nautica sappiamo che è un oggetto di metallo, pesante, normalmente uncinato, utilizzato per trattenere un’imbarcazione in uno specchio d'acqua, perché non si muova qua e là, perché non vada ad urtare contro gli scogli o altri ostacoli. E’ importante soprattutto quando il mare è in tempesta! Ma i natanti hanno bisogno di un’ancora anche quando il mare è calmo, o si trovano in porto. Possiamo riflettere su un fatto importante: tutti gli uomini hanno bisogno di un’ancora. Normalmente si dice che tutti sono ancorati a qualche cosa. Gli uomini hanno bisogno di un’ancora che sia inamovibile, soprattutto quando il mare è agitato, quando tutto cede. Il periodo che stiamo vivendo, evidenzia in modo impietoso che siamo in un mondo che sta perdendo i punti di riferimento, sta brancolando nel buio, tutto è incerto, tutto cede, nulla è sicuro e fermo. Allora poniamoci una domanda: “Che ancora abbiamo? E poi: ”Che ancora possiamo trovare in questo mondo?”. Gli avvenimenti di questi ultimi mesi ci confermano un fatto: in questo mondo non abbiamo un’ancora sicura e ferma. Possiamo affermare che per avere stabilità e sicurezza abbiamo bisogno di un’ancora che si trova fuori da questo mondo, perché in questo mondo di stabilità non ce n’è. Se ci riflettiamo è proprio quello che noi come credenti abbiamo! Perché? Dov’è la nostra ancora? È nel cielo. Questo è il significato dell’espressione utilizzata in questo passo “oltre la cortina”, vale a dire in quello che nel tabernacolo e nel tempio era identificato come il luogo santissimo. La nostra ancora è direttamente nel luogo della dimora di Dio. E potremmo chiederci: perché la nostra ancora è nel cielo? La nostra ancora è nel cielo perché il nostro Salvatore è già nel cielo, è risorto, è vivente! Questo fa traboccare i nostri cuori di gioia.

Il Signore Gesù è il nostro precursore. Questo termine “precursore” è l’unica volta che viene utilizzato nel Nuovo Testamento. Precursore vuole dire che se Lui è là, nel cielo, anche noi un giorno saremo là. È una parola che veniva utilizzato per gli araldi, oppure era il nome che definiva una piccola imbarcazione che scortava un’altra nave dentro il porto (oggi diciamo una pilotina); è un’espressione che identificava dei pionieri che preparavano un luogo conquistato, per altri che sarebbero arrivati dopo. E il Signore Gesù ha fatto proprio questo. Egli è là, nel cielo! La nostra ancora è nel cielo! Quindi se ci dovessero chiedere: “dove siete ancorati? La risposta è; “nel cielo”. A chi siete ancorati? Al Signore Gesù.

In questo mondo ci sono difficoltà, in questo momento c’è una grande tempesta; ma noi siamo invece ancorati a un luogo dove c’è sempre calma. In questo mondo non ci sono punti di riferimento, ma noi siamo ancorati a Colui che è “la roccia”. Siamo ancorati a qualcosa di stabile, abbiamo questa speranza là nel cielo, perché il Signore ha vinto la morte è risorto e perché è là come nostro precursore, alla presenza di Dio. Credo che sia qualcosa che debba riempire i nostri cuori di riconoscenza. E’ come se potessimo dire che la nostra ancora è già la, nel porto della nostra destinazione finale, dove un giorno approderemo. [46:12]La nostra speranza non è come la speranza umana. Non vi sono margini di incertezza. E’ un’aspettativa certa, perché si fonda sulle immutabili promesse di un Dio che è verità e che è fedele. Non vi sono dubbi. Possiamo essere riconoscenti ed esclamare anche noi: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo che nella sua grande misericordia ci ha fatto rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti per una eredità incorruttibile, senza macchia, e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere manifestata negli ultimi tempi” (1 Pietro 1:3-5).

Abbiamo una speranza vivente, perché apparteniamo ad un Salvatore vivente e in Lui abbiamo un’eredità che non può essere deturpata, alterata e non perde di valore. Grazie siano rese a Dio che in Cristo abbiamo cose certe, una speranza che è come un’ancora sicura e ferma, perché non va verso il fondo del mare in tempesta, che è questo mondo, ma è rivolta verso il cielo, il luogo dove è il nostro Salvatore e dove un giorno saremo anche noi.

3 luglio - Nomofobia

Io sono stato giovane e sono anche divenuto vecchio, ma non ho mai visto il giusto abbandonato.

Salmo 37:25

 

Solo in Dio trova riposo l'anima mia; da lui proviene la mia salvezza”.

Salmo 62:1

 

Nomofobia

 

Siete dei “nomofobi”? Questa domanda potrebbe incuriosirci perché non sappiamo cosa significhi, ma una semplice ricerca ci dice che proviene dalle parole inglesi “no mobile phone” a cui si aggiunge il termine greco “fobia” (paura); è il caso di una persona che è presa dal panico se non ha il telefonino sempre a portata di mano. La paura di essere soli in mezzo ad un mondo indifferente e talvolta ostile porta certe persone a non potersi separare dal proprio telefonino senza sentirsi presi da angoscia. E’ strano come ci si possa sentire soli, molto soli, anche in mezzo ad una moltitudine. La solitudine è un dramma. Molte persone desidererebbero potersi confidare con qualcuno, ma non sanno a chi rivolgersi.

A coloro che mettevano la loro fiducia in Dio, Egli aveva detto: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Giosuè 1:5). Quando il Signore Gesù è venuto in terra si è avvicinato a persone affaticate e oppresse, e ha detto loro “venite a me” (Matteo 11:28). Al momento di ritornare al Padre, fa una bella promessa ai discepoli: “Io sono con voi fino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20), e ancora oggi, dopo duemila anni, milioni di credenti trovano la loro forza in questa promessa. Gesù Cristo ha provato la solitudine. Inchiodato alla croce è stato abbandonato da Dio e durante tre terribili ore ha espiato i nostri peccati. Da quel momento in poi, ogni persona che confessa i propri peccati e crede in Lui diventa un figlio di Dio, e può affermare con gioia: “Io sono persuaso che né morte, né vita, né angeli… né cose presenti, né cose future,… potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8:35-39).


mercoledì 2 luglio 2025

Chi sono i ricchi?

Viviamo in un tempo in cui il malcontento distrugge in molti cuori ogni gioia. Desideri nuovi e a volte insensati, alimentati da cattivi sentimenti come invidia, gelosia, contesa e amore per il denaro rovinano la vita spirituale. La ricerca della ricchezza, come la Bibbia ci insegna, affonda l'uomo: “quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione” 1 Tim.6:9. 

Quando lo sguardo è intento prevalentemente alle cose che passano, i tormenti non finiscono più. Ed essere scontenti è già essere poveri. Il denaro, la ricchezza esercitano sempre una grande attrattiva sul nostro cuore. Pensiamo alla storia di Lot. Per aver concupito la pianura irrigata del Giordano finì a Sodoma.

“Sorse perciò una contesa fra i pastori del bestiame di Abramo e i pastori del bestiame di Lot. (causa i loro beni) ...Lot alzò gli occhi e vide l'intera pianura del Giordano... essa era tutta irrigata fino a Soar, come il giardino del SIGNORE, come il paese d'Egitto.” Genesi 13:7,10.

La prima considerazione: che viene spontanea dopo la lettura di questo versetto è la seguente: Quanto bisogna alzare gli occhi per scorgere una pianura? Poco. Vero?

Se il nostro cammino è fatto di liti (v.7) di scelte sbagliate (v.8) vuole dire che il nostro sguardo non si solleva più il là delle cose di questa terra. Abbiamo perso di vista Dio.

Seconda considerazione: A Lot quella pianura pareva: “come il giardino del SIGNORE, come il paese d'Egitto”. Non era più in grado di distinguere la differenza fra due cose così opposte. Il Signore, il mondo.

E' questa la strada da percorrere per essere felici?

Col denaro si ottiene l'abbondanza non la soddisfazione. E' vero che nel mondo nel quale viviamo non c'è quasi nulla che si possa avere senza denaro. Per tutto è previsto un prezzo; persino il valore della vita di un uomo è calcolato con apposite tabelle dalle compagnie assicurative, ma vi sono dei beni che restano al di fuori di ogni possibile valutazione. Con i soldi si può comprare una casa ma non la felicità, puoi acquistare dei tranquillanti ma non la pace interiore, il comfort non la felicità. Puoi assicurarti un posto lussuoso al cimitero, ma non nel cielo.

Chi sono dunque i ricchi? Quanti riconoscono la loro miseria morale e accettano da Dio il suo dono. Questo dono ha avuto un prezzo altissimo, il prezioso sangue di Cristo, che è stato pagato per la nostra eterna felicità. Chi ascolta e accetta l'invito di Dio otterrà la pace e la gioia. Il giovane ricco udì le parole del Signore e se ne andò tutto triste eppure aveva molti beni (Luca 18) mentre l'eunuco dove aver ascoltato e accettato ciò che Filippo l'evangelista gli aveva detto proseguì il suo cammino tutto allegro.

02 luglio - Ammirazione

 “Io canto di gioia per le opere delle Tue mani”.

Salmo 92:4

 

“Canterò al SIGNORE finché avrò vita; salmeggerò al mio Dio finché esisterò”.

Salmo 104:33

 

Ammirazione

 

O mio Signor, se guardo il ciel, le stelle,

se penso ai mondi che hai creato Tu,

ai lampi, ai tuoni, ai boschi, ai frutti, ai fiori,

ai colori e ai profumi intorno a me,

l’anima mia, Signore, canta a Te:

Grande Tu sei, grande Tu sei.

 

Se penso, o Dio, al Figlio che hai donato

per me a morir, comprendere non so…

Se penso a Lui, che in croce fu inchiodato

pel mio peccato e mi recò il Tuo amor,

l’anima mia, Signore, canta a Te:

Grande Tu sei, grande Tu sei.

 

E quando un dì, Signore, Tu verrai

e su nel ciel mi porterai con Te,

di gioia il cuor traboccherà; adorando,

ripeterà che grande sei, mio Re!

L’anima mia, Signore, canta a Te:

Grande Tu sei, grande Tu sei.


martedì 1 luglio 2025

Da lontano...

“Dopo averlo arrestato, lo portarono via e lo condussero nella casa del sommo sacerdote; e Pietro seguiva da lontano. Essi accesero un fuoco in mezzo al cortile, sedendovi intorno. Pietro si sedette in mezzo a loro. Una serva, vedendo Pietro seduto presso il fuoco, lo guardò fisso e disse: Anche costui era con Gesù. Ma egli negò, dicendo: Donna, non lo conosco.” Luca 22:54-57.

Era leale … da lontano.

Essere vicini al Signore può creare delle difficoltà.

Certo che seguirlo da lontano ne limita molto l'intensità. Certo che continuiamo a seguirlo, ci mancherebbe ma, da lontano. Poi hai suoi vantaggi, possiamo confonderci con la folla e se diciamo delle cose che non vanno o abbiamo un atteggiamento sbagliato quelli che camminano “vicini” a Lui non ci sentono, per questo che preferiamo rimanere lontani pensiamo che questa distanza ci consenta di non essere visti.

Ma qui è ben specificato e il Signore, voltatosi, guardò Pietro .

Pietro sarà ricordato perché lo ha rinnegato? O perché si era addormentato quando doveva pregare? O quando fuggì lasciando catturare il Signore? No! Pietro pianse e si pentì e tutto fu cancellato e il suo cammino da discepolo riprese.

Non riuscì a stare lontano, quando si sparse la voce che la tomba era vuota. Fu il primo ad uscire. Quando il Signore fu riconosciuto sulla riva fu il primo a tuffarsi dalla barca. Predicò Cristo durante la Pentecoste. Il Signore non ha mai preteso che fossimo perfetti ma vuole che andiamo a da Lui quando cadiamo per confessare le nostre mancanze e ripristinare la  comunione con Lui. Il peccato innalza una specie di barriera fra noi e Dio, ma può essere abbattuta tornando a Cristo consapevoli della nostra caduta per ottenere il suo perdono e riprendere il nostro cammino.