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lunedì 31 marzo 2025

Motivo di stupore

“Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti (tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare più un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare più un figlio d'uomo)” Isaia 52:14. 

Nella storia dell'umanità ci è stato un avvenimento al di fuori del comune, al di fuori di tutto ciò che ogni giorno sorprende e sconvolge gli uomini. E' l'abbassamento e l'umiliazione del Figliolo dell'uomo, soggetto di stupore anzitutto per gli angeli. 

“Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” 1 Tim. 3:16. 

Per la prima volta il Creatore viene visto in una “forma” così inaspettata. Quale forma? Quella di un piccolo fanciullo coricato in una mangiatoia. Durante una notte UNICA Dio si fece uomo. Un fanciullo posto in una mangiatoia fra lo stupore e la lode di un coro celeste che celebrava la glori di Dio, ma sarà ancora più strana, per gli angeli quando di abbassamento in abbassamento, vedranno il Figliolo di Dio a Getsemane, sulla croce e nella tomba. L' Evangelo, il suo contenuto è motivo di stupore per gli angeli “ora vi sono state annunciate da coloro che vi hanno predicato il vangelo, mediante lo Spirito Santo inviato dal cielo: cose nelle quali gli angeli bramano penetrare con i loro sguardi” 1Pietro 1:12. 

Anche i discepoli sono rimasti sbigottiti nel vedere le sue opere e nell'ascoltare i suoi insegnamenti, soprattutto quando parlò loro delle sofferenze e della morte alla quale doveva, consapevolmente, andare incontro “Mentre erano in cammino salendo a Gerusalemme, Gesù andava davanti a loro; essi erano turbati; quelli che seguivano erano pieni di timore. Egli prese di nuovo da parte i dodici, e cominciò a dir loro le cose che stavano per accadergli: Noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi. Essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani” Marco 10:32-33.

E noi siamo rimasti sbigottiti d'essere stati così tanto amati? Che ci dice quel volto disfatto dalle sofferenze al punto da non sembrare più un uomo. Il viso dell'Uomo dei dolori testimonia di un amore più forte di tutta quella sofferenza. Cristo continua ad essere motivo di stupore per i suoi. Noi vediamo nel suo volto i segni lasciati dalla stanchezza estrema, una dedizione di cui l'uomo è stato il continuo oggetto. Il dolore che Egli ha portato, le sue sofferenze che ha patito, hanno lasciato tracce sul suo volto e più avanziamo nella nostra vita vita, più conosciamo i nostri cuori, più ciò che ha fatto per noi ci stupisce.

Ma verrà il momento nel quale desterà l'ammirazione delle nazioni.

“così molte saranno le nazioni di cui egli desterà l'ammirazione; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito” ver. 15. 

Le sue glorie non saranno motivo di stupore per gli angeli perché per loro sono un'evidenza ma lo saranno per gli uomini. Questo contrasto fra ciò che vedranno e ciò che udranno della sua opera in salvezza sarà motivo di ammirazione. Udranno delle sue sofferenze del suo abbassamento e vedendolo ora nella posizione che aveva e che ha lasciato per amore dell'uomo rimarranno sbigottite.

31 marzo - Alla ricerca della vera vita (2)

(Gesù disse:) In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”.

Giovanni 5:24

 

Alla ricerca della vera vita (2)

 

«Durante il tragitto, spiegai a quel cristiano che mi aveva accolto sulla sua automobile che conoscevo un po’ la Bibbia, ma che i miei interrogativi erano ancora senza risposta. Citandomi dei testi della Parola di Dio, mi parlò del problema del peccato e mi mostrò ciò che m’impediva di trovare la via della vita eterna. “Fra te e Dio, c’è un muro – mi disse – è tutto il male che hai fatto. Dio ti chiede di pentirti”. Allora ho cominciato a confessare i miei peccati a Dio, e questo è durato almeno una settimana. Avevo già sentito parlare della condanna eterna e questo pensiero mi angosciava per tutti i peccati che avevo commesso... Come potevo essere perdonato? Poco tempo dopo, incontrai nuovamente quel cristiano che mi aveva annunciato la buona notizia della salvezza. Mi ha ripetuto che Gesù Cristo è stato crocifisso per i nostri peccati, è risuscitato, e chi crede in Lui è perdonato e riceve la vita eterna... Tanta era la gioia che provavo da non riuscire a crederci!

L’indomani, dopo aver letto un passo della Bibbia, ho pregato e mi sono affidato al Signore. Per mezzo della fede mi sono appropriato delle promesse divine, in particolare di questa: “Chi crede in me ha vita eterna” (Giovanni 6:47). E in quel momento sono “nato di nuovo” (Giovanni 3:7). Da quel momento ho iniziato una nuova vita, col Signore Gesù nel mio cuore. Ora so che Dio è mio Padre e che nulla mi potrà separare da Lui. Passerò l’eternità con Lui, nella perfetta felicità, in compagnia di tutti coloro che, come me, hanno dato fiducia a Gesù Cristo, il nostro unico Salvatore».

domenica 30 marzo 2025

30 marzo - Alla ricerca della vera vita (1)

Avvicinatevi a Dio, ed Egli si avvicinerà a voi.

Giacomo 4:8

Voi che cercate Dio, fatevi animo.

Salmo 69:32

 

Alla ricerca della vera vita (1)

 

«Ero stato allevato nel cattolicesimo, ma sovente mi chiedevo: Perché esistiamo? Dove si va dopo la morte? Allora, ho incominciato a leggere degli scritti di autori “esistenzialisti”, che stimolano a porsi delle domande ma non offrono nessuna risposta. Ho voluto anche conoscere altre religioni, e sono andato a vivere per qualche tempo con dei monaci buddisti.

Alla fine, leggendo il Nuovo Testamento, sono rimasto sempre più impressionato dalla persona di Gesù Cristo. Prima per i Suoi miracoli, poi per la saggezza, l’amore e la franchezza che usava parlando ai religiosi del tempo. Mi decisi a leggere la Bibbia. Nessuno mi ha influenzato, ero solo. All’improvviso, ho capito che non c’era altra strada all’infuori di Gesù e Dio mi ha mostrato che dovevo fare una scelta. Per prima cosa ho bruciato tutti i libri religiosi che avevo in casa, tranne la Bibbia, ma mi sentivo ancora turbato.

Allora ho pregato Dio: “Fa’ qualcosa per me; ho letto nel Tuo Libro che avevi dei discepoli. Se ne hai ancora oggi, fa’ in modo che io ne incontri almeno uno che possa aiutarmi”. Non ne ho parlato con nessuno, ma due giorni dopo, mentre facevo autostop, un uomo mi ha preso in macchina e mi ha detto: “Io sono cristiano, credo in Gesù Cristo, Lui è il mio Salvatore”, e mi ha parlato dell’Evangelo. Ho capito che Dio s’interessava veramente di me ed ero felice di constatare che Dio rispondeva alla mia preghiera.»

(segue e si conclude domani)

sabato 29 marzo 2025

29 marzo - Il ricco e Lazzaro

Porgete l’orecchio, e venite a me; ascoltate e voi vivrete… Cercate il SIGNORE mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.

Isaia 55:3, 6

 

Il ricco e Lazzaro

 

Un riccone, di cui il Vangelo non rivela il nome, si crogiolava nel lusso. Un mendicante, di cui invece è riferito il nome, Lazzaro, giaceva in gran miseria. Muoiono entrambi e quando i riflettori si accendono sulla scena seconda, noi restiamo a bocca aperta per il capovolgimento del destino. È una parabola del Signore.

“Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. E nell’Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno” (Luca 16:22-23).

Il mendicante, che non aveva altro che Dio, adesso ha tutto. Il ricco, che aveva tutto tranne Dio, adesso non ha nulla! Il mendicante, il cui cadavere probabilmente è stato gettato in una fossa comune, adesso siede accanto ad Abraamo, simbolo di un luogo di beatitudine. Il ricco, che era stato seppellito in un sepolcro scavato nella roccia e unto con preziosissima mirra, è destinato all’inferno per l’eternità. Le sofferenze di Lazzaro sono terminate. Le sofferenze del ricco sono iniziate.

Dal luogo di tormento il ricco chiede che qualcuno dei morti vada ad avvisare i suoi fratelli, ma gli è risposto che se non ascoltano la Parola di Dio “non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita” (v. 31).

Guai aspettare che sia troppo tardi per occuparsi di Dio e mettersi in regola con Lui!

venerdì 28 marzo 2025

28 marzo - Fermato brutalmente

“La mia parola non è forse come un fuoco”, dice il SIGNORE, “e come un martello che spezza il sasso?”

Geremia 23:29

 

La Parola del nostro Dio dura per sempre.

Isaia 40:8

 

Fermato brutalmente

 

A testa bassa, con passo pesante, Michele va verso il cantiere. È profondamente triste. Come ha fatto ad arrivare a quel punto? La sua vita gli appare come un fallimento completo. Prima di lasciare l’alloggio, aveva detto a una sua amica che non si aspettava più niente dall’esistenza, che avrebbe preferito morire. Arrivato al cantiere, facendo finta di scherzare, aveva detto al suo capo: “Se vedrai un uomo appeso al ponteggio, quello sarò io!” Così, va verso la scala, sale, ed ecco che all’improvviso il ponteggio crolla.

Michele si ritrova all’ospedale con gravi fratture. Ma sente qualcosa di strano nel profondo di sé... Lui non crede in Dio, ma un pensiero s’impone al suo spirito: qualcuno ha compreso la sua angoscia e lo ha bloccato. Non con la morte, ma attraverso ore di angoscia, mesi di profonda riflessione. Era davvero solo, come lui credeva? No, per nulla, perché quel Dio che lui non conosceva gli stava parlando.

Sua sorella gli offre una Bibbia. Una sera, Michele si decide ad aprirla, più che altro per curiosità e anche per avere la conferma di una sua idea: quel libro era superato. Presto, però si rende conto che la Bibbia è un libro attuale, un libro che conosce tutto di lui e gli mostra il fallimento della sua vita, ma presenta anche una soluzione, una sola: mettere la fiducia in un Dio che perdona.

Michele resiste oltre un anno alla chiamata di Dio, ma un giorno si decide a credere che Gesù Cristo è morto sulla croce per lui. E da quel giorno affida con gioia la propria vita al suo Salvatore.

giovedì 27 marzo 2025

Conformarsi

“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate. per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” Romani 12:1-2.

Presentare i vostri corpi in sacrificio vivente.

A differenza delle offerte dell’Antico Testamento nelle quali Dio accettava i sacrifici di animali morti, adesso, dopo l'offerta che il Signore ha fatto di se stesso “una volta e per sempre” Dio desidera che il nostro “sacrificio” sia “vivente”. I nostri corpi: le mani, la bocca, i piedi, gli orecchi, fanno parte di questo offerta fatta a Dio.

“Conformarsi”. Questo verbo fa riferimento a una manifestazione esteriore che non riflette la realtà interiore, ovvero il nostro comportamento, invece di riflettere la nostra fede, si adegua al modo di agire di chi non crede, quindi, occorre una “trasformazione”, termine che sta indicare un cambiamento, una mutazione. Queste due parti devono essere allineate. 

La nostra mente deve essere “rinnovata” e ciò può avvenire solo laddove lo Spirito Santo sia libero di agire e modellare il  nostro modo di pensare.

Se non c'è questo rinnovamento potremmo rimanere “fermi”, privi di crescita spirituale e di risultati nella nostra vita.

Questo “infantilismo” è molto comune in quei credenti che si sono conformati a questo mondo, credenti che benché abbiamo superato i venti o i trent'anni non è possibile parlare  loro come vorremmo perché non vi è maturità spirituale in loro.

27 marzo - La potenza di un piccolo seme

Il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte del seme cadde… nella buona terra e portò frutto… Chi ha orecchi per udire, oda… Quello invece seminato nella buona terra è colui che ode la Parola e la comprende; egli quindi porta del frutto.

Matteo 13:3-4, 8-9, 23

 

La potenza di un piccolo seme

 

Non sottovalutate mai la potenza di un seme.

Prendi un seme delle dimensioni di un granello di pepe. Mettilo sotto terra e innaffialo.

Non importa se il terreno sovrastante pesa un milione di volte più del seme. La piantina che nascerà attraverserà il terreno e uscirà alla luce.

“Il frutto della giustizia – scrive l’apostolo Giacomo – si semina nella pace per coloro che si adoperano per la pace” (3:18). La giustizia, con tutto quello che implica in fatto di onestà, rispetto, aiuto, misericordia, deve portare dei frutti nella nostra vita. Ma perché questo possa avvenire, il seme di questa giustizia va seminato nella pace, con umiltà, senza presunzione, senza quegli atteggiamenti di superiorità che così facilmente rovinano i rapporti fra le persone.

Non sottovalutare mai la potenza di un seme. Per quanto piccolo sia può dare vita a qualcosa di straordinariamente grande.

Sei bravo a piantare semi di pace?

Vuoi vedere un miracolo? Raccogli nell’Evangelo una parola di amore, una parola che riguarda l’amore del Signore Gesù, e piantala nel profondo del cuore di una persona. Nutrila con la preghiera e vedrai che cosa succede!

Non sottovalutare mai la potenza di un piccolo seme.


mercoledì 26 marzo 2025

I confini

“ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta” 1 Pie.1:15. 

Dio è santo e non può tollerare il male. Come potremmo noi che siamo suoi figli dimenticare ciò? 

In questi “tempi difficili” così prossimi alla fine, il male e la corruzione dilagano, l'uomo sta perdendo via via il concetto stesso del male. I confini di esso vengono spostati ogni giorno. Certi atti, un tempo  considerati riprovevoli sono diventati oggi motivo di vanto e chi li commette ne parla con disinvoltura. L'uomo di oggi si ritiene progredito e per questo privo di tabù. Le cose sono forse migliorate? Finalmente stiamo andando tutti meglio? No!

“Ma gli uomini malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, ingannando gli altri ed essendo ingannati” 2 Tim. 3:13.

L'uomo di oggi non vuole più vincoli, non vuole tabù. Non vuole rendere conto più a nessuno di quello che fa, vuole agire senza scrupoli, senza rimorsi e senza Dio.

Per i suoi però, la Sua Parola è rimasta immutabile, non è cambiata ed è l'unico limite fra il bene e il male, stabilisce il confine fra il lecito e illecito.


“Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro!” Isaia 5:20.

Canaan stessa aveva dei confini ben precisi ed è Dio stesso che descrive dettagliatamente le frontiere del paese (Num. 34:2). Ogni famiglia aveva avuto la sua parte e di essa avrebbe dovuto avere riguardo. E' sicuramente di interesse la cura che Nabot aveva della sua parte: “Ma Nabot rispose ad Acab: Mi guardi il SIGNORE dal darti l'eredità dei miei padri!” 1 Re 21:3. Ogni terreno era delimitato da dei “termini”, pietre di confine ben visibili e spostarle sarebbe stata considerata una frode. Chi lo faceva non faceva altro che dimostrare di voler varcare quei confini che Dio stesso gli aveva assegnato. (Det. 27:17).

Purtroppo la Scrittura ci dice: “I capi di Giuda sono come quelli che spostano i confini; io riverserò la mia ira su di loro come acqua” Osea 5:10. E' triste che anche i suoi tentino sempre del continuo di spostare questi limiti. Prima di tutto il confine al di là del quale finisce Canaan e iniziano i “paesi stranieri”. Paesi dove l'attività della carne ha il sopravvento, dove la luce è rigettata. Il paese che è sotto l'influenza di Satana.

26 marzo - Il volto della gioia

La luce dei giusti è gaia.

Proverbi 13:9

 

Credendo in lui... voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa.

1 Pietro 1:8

 

Il volto della gioia

 

Il cristianesimo, fin dalle origini, è la proclamazione della gioia. “Io vi porto la buona notizia di una grande gioia... Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore”, ha detto l’angelo ai pastori annunciando la nascita del Cristo (Luca 2:10-11).

Nel corso dei Vangeli troviamo più volte menzionata la gioia: Zaccheo, che era salito su un albero per vedere Gesù, quando si sentì chiamato “si affrettò a scendere e lo accolse con gioia” (Luca 19:6). Era la gioia di aver incontrato il Signore, di provare il Suo perdono e quell’amore che può trasformare tutta la vita e portare la salvezza.

Il mattino della risurrezione molte donne andarono al sepolcro in cui Gesù era stato deposto e ricevettero da un angelo l’annuncio sconvolgente della Sua risurrezione. Dopo quell’incontro corsero a portare la bella notizia ai discepoli “con spavento e grande gioia” (Matteo 28:8).

Prima dell’ascensione, Gesù aveva incoraggiato i discepoli assicurando loro la Sua presenza spirituale: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20). Essi avevano davanti agli occhi il ricordo del volto del Cristo risuscitato, dopo le terribili sofferenze della crocifissione: che gioia! Gioia della liberazione, gioia dell’amore vittorioso sul male, sul peccato e sulla morte.

Il Vangelo termina con questa menzione della gioia, dopo l’ascensione al cielo del Cristo risorto: “Essi, adoratolo, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio, benedicendo Dio” (Luca 24:52-53).

martedì 25 marzo 2025

Il pane di vita

“Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che Io darò per la vita del mondo è la mia carne” Giovanni 6:51.

Tutti i leader delle grandi religioni mondiali hanno diffuso messaggi, insegnato dottrine, scritto libri. È alla loro persona e ai loro insegnamenti che i loro seguaci sono invitati ad attenersi.

Ma il Signore Gesù

– non ha soltanto insegnato la parola; Egli stesso era la Parola (Giovanni 1:1).

– non ha soltanto proclamato la verità, ma ha dichiarato: “Io sono la verità” Giovanni 14:6.

– non ha soltanto indicato un cammino, ma ha affermato: “Io sono la via” Giovanni 14:6.

– non ha soltanto aperto nuove prospettive, ma ha detto: “Io sono la porta” Giovanni 10:7.

– non ha soltanto parlato della risurrezione, ma ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita” Giovanni 11:25.

– Il Signore non offre soltanto il pane che mantiene in vita, ma è Egli stesso il “pane vivente che è disceso dal cielo” Giovanni 6:51.

È questa la ragione per cui essere cristiani non consiste tanto nel seguire un insegnamento, quanto nell’incontrare Gesù.

Cari amici, conoscete Gesù? Vi siete appropriati di questo “pane di vita”, credendo che con il Suo sacrificio espiatorio Egli ha pagato il vostro debito davanti a Dio e ha preso su di Sé il giudizio che gravava su di voi? Solo così si ottiene la vita eterna. Se non avete fede in Gesù, il Suo sacrificio sarà stato inutile per voi. Ma se credete in Lui, Egli diventerà indispensabile per la vostra anima, così com’è indispensabile il nutrimento materiale per il vostro corpo.

25 marzo - Promesse per chi ha il timore di Dio

Il principio della saggezza è il timore del SIGNORE.

Proverbi 9:10

 

Beato l’uomo che teme il SIGNORE.

Salmo 112:1

 

Promesse per chi ha il timore di Dio

 

Molte sono le promesse della Parola di Dio fatte a chi teme il Signore, a chi ha fede e fiducia in Lui unite alla consapevolezza della Sua grandezza e della Sua santità. Eccone alcune:

– Essere guidati: “Chi è l’uomo che teme il SIGNORE? Dio gl’insegnerà la via che deve scegliere” (Salmo 25:12).

Capire i Suoi misteri e le Sue rivelazioni: “Il segreto del SIGNORE è rivelato a quelli che lo temono” (Salmo 25:14).

Sperimentare la Sua bontà: “Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così è grande la Sua bontà verso quelli che lo temono” (Salmo 103:11).

– Essere protetti: “L’angelo del SIGNORE si accampa intorno a quelli che lo temono, e li libera. Provate e vedrete quanto il SIGNORE è buono! Beato l’uomo che confida in Lui” (Salmo 34:7-8).

– Godere la benedizione di Dio nella famiglia: “Il SIGNORE… benedirà quelli che temono il SIGNORE, piccoli e grandi. Il SIGNORE moltiplichi le Sue grazie a voi e ai vostri figli” (Salmo 115:13-14).

Non mancare di nulla, soprattutto sul piano spirituale: “Nulla viene a mancare a quelli che lo temono” (Salmo 34:9).

– Provare le compassioni e la tenerezza del Signore: “Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il SIGNORE verso quelli che lo temono” (Salmo 103:13).

lunedì 24 marzo 2025

Chiunque

“Perciò, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile; perché nel giudicare gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi, fai le stesse cose” Rom. 2:1. 

Chi è questo “chiunque”? E' facile esserlo?

Ho, di recente avuto, contatti con una sorella scandalizzata dal fatto che un pluriomicida si fosse convertito a Cristo in carcere. Aveva commesso più di due decine di omicidi alcuni dei quali particolarmente efferati, ma poi durante la prigionia si era pentito divenendo cristiano. Aveva iniziato a leggere assiduamente una Bibbia che gli avevano regalato. Era stato battezzato. 

I peccati lavati via, il passato perdonato, l'anima ripulita? Assurdo aveva sentenziato questa sorella., “Tutto ciò mi turba”. 

Siete stati alle prese con un alcolizzato? O avete assistito alla conversione di un pervertito? Tutto assurdo? Noi li abbiamo condannati e magari anche il tribunale lo ha fatto ma se accettano il dono di Dio fatto in Cristo questo non avverrà dinanzi al Suo giudizio.

“L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia” Romani 1:18. Strano che si sia molto più tolleranti verso coloro che soffocano la verità.

Supponiamo che Dio voglia semplificare le cose proponendo all'uomo una sola cosa: Usando solo le vostre forze dovete saltare così in alto da toccare la luna. 

Questo “omicida” magari sarà in grado di saltare solo 20 cm, io invece riuscirò a raggiungere 1,80. Lui avrà compiuto un salto da schifo mentre io sarò andato un metro e sessanta sopra lui ma paragonati ai 384.000.000 mt che restano chi oserà aprire bocca?

“Pensi tu, o uomo, che giudichi quelli che fanno tali cose e le fai tu stesso, di scampare al giudizio di Dio?” Rom. 2:3.

Noi non solo siamo indegni ma non siamo neppure qualificati. Chi è questo “chiunque”?

Possiamo esserlo ognuno di noi quando dispensiamo la grazia di Dio attraverso una sua opinione personale. Lo è stato il fratello maggiore del figliol prodigo (Luca 15) che non volle partecipare alla festa. Lo è stato il lavoratore che ha faticato dieci ore, irritato perché quello che ha lavorato solo un'ora ha preso la stessa “paga” (Matteo 20). Attenzione dal reputare qualcuno immeritevole della grazia di Dio. Attenzione ad usare il martelletto del giudice in questo modo. Certo noi siamo chiamati ad odiare il peccato ma il compito di Dio è quello di occuparsi del peccatore.

24 marzo - “Ho fame”

Chi ha pietà del povero presta al SIGNORE.

Proverbi 19:17

 

In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio.

1 Tessalonicesi 5:18

 

“Ho fame”

 

Doveva essere molto giovane, poco più che un ragazzo. Giubbotto sporco, pantaloni sdruciti, scarpe da ginnastica così lise da non poterne definire il colore. Ero appena entrato in un bar per fare colazione, quando mi si avvicinò pronunciando queste parole: “Per piacere, ho fame”.

Mi fermai guardando la sua mano tesa. Era uno dei tanti extracomunitari che s’incontrano, ormai con facilità, camminando semplicemente per strada.

Non gli ho dato nessuna moneta. L’ho fatto entrare con me e ho ordinato per lui un panino imbottito e una bottiglia d’acqua.

Mi ha ringraziato così tante volte che mi sono commosso. Aveva veramente fame. L’ho osservato addentare con voracità quel panino mentre continuava a ringraziarmi con gli occhi, e mi sono chiesto: se per un semplice panino questo ragazzo mi ha ringraziato con così tanto calore, quanto io dovrei ringraziare Dio per aver salvato la mia anima!

Ma Dio ci dà molte altre cose. Come scrive l’apostolo Paolo, “Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con Lui?” (Romani 8:32). E quante cose ci dà! Se solo avessimo occhi per vedere e cuori sensibili al Suo amore, non ci basterebbero né le parole né il tempo per ringraziarlo e lodarlo!


domenica 23 marzo 2025

Che avete fatto di Gesù?

“Che farò dunque di Gesù detto Cristo?” Matteo 27:22.

 Il popolo di Gerusalemme ha fatto la sua scelta: la morte di un giusto, di colui che guarisce, di colui che sfama. Penso che persino Pilato sia rimasto sorpreso dalla risposta data dal popolo: “Tutti risposero: Sia crocifisso”. Perché dunque il Figlio di Dio aveva fatto quel lungo tragitto per essere lì in quell'ora? Perché sopportava tutte quelle accuse, quelle falsità? La risposta sta in una parola: l'amore. 


“E, legatolo, lo portarono via” Matteo 27:2. 

Hanno legato il Signore. Le mani che si erano tese verso tanti miserabili, che avevano guarito, sanato malattie, saziato folle, tratto fuori dalla morte, sono state legate dagli uomini. Qui c'è un netto rifiuto del Signore e della sua opera a favore di questo popolo. 


E noi Che abbiamo fatto di Gesù detto Cristo? Molti fra noi lo hanno forse “legato” come i Giudei di allora? Non hanno voluto che operasse in grazia nella loro vita? Altri hanno relegato le loro Bibbie in fondo ad un cassetto. Lo hanno legato perché non vogliano seguirlo, ascoltarlo.


“portarono Gesù nel pretorio e radunarono attorno a lui tutta la coorte. E, spogliatolo...” ver. 27-28. 

Altri lo hanno spogliato dei propri vestimenti, lo hanno deriso rivestendolo di un manto di porpora. Lo hanno spogliato delle sue glorie, della sua divinità delle perfezioni del valore della Sua opera. Questi sono una moltitudine. Un esercito di predicatori o opinionisti pseudo cristiani che parlano di Cristo a modo loro privandolo di ciò che Egli è veramente. Dimostrando nella pratica che essi non vogliono che regni su di loro (Luca 19:14). 


“Che farò dunque di Gesù detto Cristo?”  

Eccola la domanda essenziale. “Tutti risposero: Sia crocifisso”  v.22. “Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo” Giov. 19:15.

Toglilo di mezzo? Non vogliamo che costui regni su di noi? Dio ha taciuto. L'opera di salvezza doveva essere compiuta. La porta della grazia doveva essere aperta. 

Ora però la domanda resta: Che avete fatto di Gesù?

23 marzo - “È compiuto!”

Gesù... disse: “È compiuto!” E, chinato il capo, rese lo spirito.

Giovanni 19:30.

 

“È compiuto!”

 

Non ci sono parole più straordinarie di queste nella storia dell’uomo. Due parole nel medesimo tempo devastanti e vittoriose.

Fermati un istante e rifletti. Che cosa era compiuto? Era compiuto il piano di redenzione e di salvezza dell’uomo che era nei progetti di Dio prima ancora che il mondo fosse! È forse un grido di sconfitta? Certamente no! Non è un grido di disperazione ma di compimento.

Perché Gesù pronunciò quelle parole?

Devo confessare onestamente che più il tempo passa e più la cosa mi appare grandiosa. Ho sentito tante risposte: per soddisfare la legge di Dio, per la Sua gloria, per adempiere le Scritture; e sono tutte risposte giuste. Ma qui c’è qualcosa di più, c’è una straordinaria compassione, un amore senza limiti. Il cuore del Signore soffriva per tutte quelle persone che rivolgevano al cielo i loro sguardi disperati cercando consolazione e misericordia.

Rifletti su quanto Dio ha fatto. Egli non passa sopra il peccato, né scende a compromessi; non ignora la nostra ribellione né abbassa il livello della Sua santità. Il peccatore non rimarrà impunito, né il ribelle riuscirà a farla franca. Ma c’è una possibilità per ogni uomo, una sola: la croce di Cristo, dove la grazia e la giustizia di Dio si sono incontrate (Salmo 85:10) e hanno trovato piena soddisfazione in quel grido “È compiuto!”


sabato 22 marzo 2025

Elezioni

“I suoi concittadini l’odiavano e gli mandarono dietro degli ambasciatori per dire: Non vogliamo che costui regni su di noi” Luca 19:14.


Per chi hai intenzione di votare alle prossime elezioni?

Questa domanda mi è stata rivota di recente da un collega di lavoro.

Gli ho risposto: Avrei un candidato, ma nessuno lo vuole.

Avevo, ovviamente, intenzione di parlare del Signore Gesù,  l’unico in grado di mettere ordine in questo mondo sconvolto. Purtroppo, il mondo non ha voluto sapere di lui. La prova? l’hanno inchiodato su una croce come un malfattore! Il mondo del giorno d’oggi va male. Le guerre, le carestie, gl’intrighi politici scuotono la nostra società. Questi turbamenti sono la conseguenza di aver rifiutato Dio e il suo Figlio Gesù Cristo.

Un giorno egli regnerà sulla terra. Ma, prima di questo, vuole regnare nei cuori. Rigettato come re, si presenta oggi come Salvatore. È il preludio al regno che stabilirà un giorno sulla terra.

Il rimedio per i più gravi problemi dell’umanità non consiste in un nuovo regime politico o in un candidato piuttosto di un altro, per quanto seducenti siano le sue promesse. Conoscete nella storia una formazione politica che abbia pienamente soddisfatto il popolo, che non ne abbia tradito la causa per interessi particolari ed egoistici? La storia dei popoli ci fornisce una seria lezione a questo riguardo.

No, la soluzione passa per un impegno individuale. È necessario che ognuno riconosca Gesù Cristo come suo Salvatore personale.

Date il vostro "voto" a Gesù Cristo ma, soprattutto, dategli il cuore e la vita vostra. Allora verificherete che, se gli uomini sono tutti più o meno deludenti, Gesù non ha mai deluso nessuno di quelli che si sono confidati in lui.

22 marzo - Sei soddisfatto?

Nella loro angoscia gridarono al SIGNORE ed Egli li liberò dalle loro tribolazioni.

Salmo 107:6

 

Gesù disse loro: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete”.

Giovanni 6:35

 

Sei soddisfatto?

 

Forse non hai bisogno di nulla. Se non ti manca il cibo, se sei vestito decorosamente, se hai un tetto, allora sei più ricco del 75% degli abitanti della terra! Ma la tua vita non si limita a questi aspetti materiali, perché tu sei più di un semplice consumatore! Hai un cuore, dei sentimenti, un’anima, dei valori, la capacità di riflettere sul senso della tua vita. Non senti il bisogno di qualcos’altro che va oltre i beni materiali?

Tu hai dei bisogni vitali legati alla tua vita fisica e anche dei bisogni psicologici: vuoi sentirti al sicuro, sentirti amato, accettato, utile, fiducioso... E hai dei bisogni morali, in particolare quello di sentirti libero per quanto riguarda la coscienza.

Poi ci sono i bisogni spirituali: rispondere alle grandi questioni della vita, capire il mondo attorno a te, avere la pace dell’anima... In realtà, hai bisogno di conoscere il tuo Creatore!

Tu non sei su questo pianeta per caso. E nemmeno l’universo esiste per caso. Dio, che ti ha dato la vita, vuol entrare in relazione con te, riempire il vuoto della tua esistenza, anche se non ne hai piena consapevolezza, e darti ciò che è veramente la vita.

Ecco la più grande notizia: Dio, il Creatore, ti cerca, s’interessa di te. Forse non lo sapevi e lo trovi sorprendente! Leggi l’Evangelo e scopri ciò che racconta di Gesù Cristo. Egli è venuto nel mondo per indicarti la via del cielo e permetterti di avere con Dio una relazione personale.

venerdì 21 marzo 2025

E' utile parlare di verità?

“Allora Pilato gli disse: Ma dunque, sei tu re?. Gesù rispose: Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce». Pilato gli disse: «Che cos’è verità?” Gv 18:37-38.


Il pretorio di un governatore romano, con la folla fuori che rumoreggia e le autorità religiose che chiedono la condanna a morte di un loro connazionale, non sembra essere il luogo adatto per un’ordinata e pacata discussione sulla verità. Così almeno potrebbe sembrare a noi, che dagli anni passati a scuola abbiamo forse ereditato l’impressione che discutere sul tema della verità sia un’esercitazione intellettuale da lasciare a persone che hanno tempo e voglia di farlo o, al massimo, da riservare a momenti particolarmente tranquilli della nostra vita.

Di verità invece bisogna parlare, e bisogna parlarne come ne parla la Scrittura, perché è tutt’altro che un argomento ozioso. Oggi si preferisce parlare d’amore, perché nell’opinione corrente l’amore unisce, mentre la verità divide. Salvo poi a scoprire, davanti a un tribunale, che l’amore di cui tanto si parlava non era vero amore. La disprezzata verità entra allora in scena e a questo punto si rivela utile, perché viene impugnata come un randello per bastonare l’altro con il lungo elenco dei suoi veri torti.

Dopo di che intervengono i professionisti del soccorso psicologico, i quali spiegano ai contendenti che nelle disturbate relazioni interpersonali l’elemento che più di altri contribuisce a peggiorare la situazione è proprio il riferimento alla verità.

“Il fatto di introdurre dei concetti «vero o falso», «bugia o verità», immette all’interno di qualsiasi relazione un elemento molto negativo e fastidioso” (Autori vari, Verità e rappresentazione).

Chi si richiama alla verità è un rigido, intollerante, ma verità di cui parla la Bibbia ha un carattere che si potrebbe dire giuridico. Non risponde in primo luogo alla domanda “Chi comanda?” “Chi espone questa verità?”. La Scrittura risponde che è Dio che la espone e chi dice il contrario mente. 

Ma questo Dio, che è l’unico Creatore dei cieli e della terra, ha parlato e tuttora parla. Sorgono allora altre domande: “A chi ha parlato?”, “Che cosa ha detto?” “Che cosa dice?” La verità si trova nella risposta a queste domande, perché la verità è, per definizione, quello che il Creatore del cielo e della terra dice, cioè la Sua Parola. 

Il problema della verità si pone dunque in relazione alla Persona di “Colui che parla” (Eb 12:25) (“Chi è?”) e al contenuto della sua Parola (“Che cosa ha detto?”).

Cominciò per primo il serpente, nel giardino di Eden, a fare domande intorno alla verità quando chiese alla donna: “Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?” (Ge 3:1). Ecco il problema: “Che cosa ha detto Dio?” E qui fa il suo ingresso nel mondo il contrario della verità, cioè la menzogna. “No, non morirete affatto” (Ge 3:4), disse il serpente, e si rivelò come “bugiardo e padre della menzogna” (Gv 8:44).

 Il problema della verità fu posto ancora dal faraone d’Egitto in un contesto tutt’altro che filosofico. A Mosè ed Aaronne che gli comunicavano: “Così dice il Signore, il Dio d’Israele: «Lascia andare il mio popolo, perché mi celebri una festa nel deserto»”, il faraone rispose con durezza: “Chi è il Signore che io debba ubbidire alla sua voce e lasciare andare Israele? Io non conosco il Signore e non lascerò affatto andare Israele” (Es 5:1-2), e concluse negando la verità delle parole udite dicendo: “Questa gente sia caricata di lavoro e si occupi di quello, senza badare a parole bugiarde” (Es 5:9).

Il problema della verità si è presentato al mondo, insieme con la sua soluzione, in modo decisivo e definitivo quando “la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità” (Gv 1:14). A un certo punto del suo ministero Gesù chiese ai discepoli: “Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?” ed essi risposero: “Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti”. E allora rivolse loro direttamente la domanda: “E voi, chi dite che io sia?”. Conosciamo la risposta di Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16:13-16).

La verità dunque è apparsa agli uomini nella Parola di Dio fatta carne, e davanti alla domanda: “Chi è Gesù?”, Simon Pietro, per rivelazione del “Padre che è nei cieli”, rispose secondo verità. Si potrebbe dire, usando un linguaggio attuale, che Pietro fece una corretta “confessione di fede”. 

“Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo” (Mt 17:5). Non basta dire la verità su chi è Gesù; bisogna anche ascoltarlo, cioè agire in modo conforme alla verità della Sua parola. Dopo aver riconosciuto chi è Gesù, Pietro avrebbe dovuto “camminare nella verità” (2 Gv 1:4) ascoltando le parole di Colui che aveva riconosciuto come Messia e Figlio del Dio vivente. Invece da quel momento cominciò a contrastare ripetutamente le parole di Gesù, mostrando di essere piuttosto all’ascolto dei suggerimenti di Satana, il padre della menzogna, fino al punto di farsi suo portavoce presso Gesù. Questo conferma che si può “professare di conoscere Dio” e “rinnegarlo con i fatti” (Tt 1:16). Pietro sfuggì alla tentazione di Satana soltanto quando riconobbe, con umiliazione, la verità delle parole di Gesù: “Prima che il gallo abbia cantato due volte, tu mi rinnegherai tre volte” (Mr 14:72).

 Il problema della verità si presentò a Pilato, in una forma chiaramente giuridica, quando gli misero davanti quel Rabbì giudeo di controversa fama. In qualità di magistrato romano, Pilato doveva prendere le sue decisioni sulla base di risposte a domande come: “Chi è Gesù?”, “Che cosa ha detto?”, “Che cosa ha fatto?”, “Che cosa vuole?” Si stava svolgendo un processo, sia pure sommario, e l’aula di un tribunale è la sede adatta per discutere il problema della verità. Tutte le persone coinvolte sono tenute a dire o a riconoscere la verità; dopo di che si esegue la sentenza.

Nel processo di Gesù la verità fu ripetutamente calpestata da diversi falsi testimoni, ma non fu questo che fece condannare il Signore Gesù: la Sua morte non fu la conseguenza di un errore giudiziario. Alle domande: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?“ (Mr 14:61), “Sei tu il re dei Giudei?” (Mr 15:2) Gesù rispose con verità, dicendo che era venuto nel mondo “per testimoniare della verità” (Gv 18:37). E per questo fu condannato. Non furono le menzogne dei falsi testimoni a provocare la morte di Gesù, ma la verità uscita dalla Sua bocca.

Questo conferma la natura giuridica della verità, che viene contrastata dalla menzogna che provoca ingiustizia. Un giorno la verità sarà ristabilita, e a questo non seguirà la pubblicazione di un articolo su qualche rivista scientifica o teologica, ma la verbalizzazione di una sentenza pronunciata dalla giuria di un tribunale. Gli uomini non sanno che con le loro dissertazioni culturali e morali riempiono verbali che un giorno saranno letti, esaminati e valutati. E il tutto si concluderà con una sentenza definitiva a cui non si potrà interporre appello.

21 marzo - Egli può comprenderci

Così parla il SIGNORE... “Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi”.

Fu il loro Salvatore in tutte le loro angosce.

Isaia 66:12-13: 63:8-9

 

Egli può comprenderci

 

È primavera, il tempo è bello, il cielo sereno, la temperatura mite: un invito a salire in motocicletta e andare verso la campagna. Ma in una curva, un’autovettura che procede in senso inverso sbanda e invade la corsia opposta. La collisione è inevitabile. La gita attesa tutto l’inverno finisce tragicamente.

Una sfortuna, si dice, come capita a centinaia di persone... Un giorno, tutto va bene, la vita ci sorride, le circostanze sono favorevoli, e il giorno dopo tutto va a rotoli. E non necessariamente per un incidente, una malattia o un evento catastrofico. Divorzio, disoccupazione, crisi economica possono sconvolgere la nostra vita da un giorno all’altro e lasciarci abbattuti e scoraggiati. A chi rivolgerci nel nostro sgomento? Chi può comprenderci?

C’è qualcuno che ci capirà meglio di quanto farebbe il nostro più intimo amico: è Gesù, il Figlio di Dio. Dopo una vita di Uomo perfetto in cui ha mostrato sensibilità e comprensione di fronte a tutte le pene incontrate dagli esseri umani, ha affrontato per noi la più grande tragedia che possa succedere a un uomo: la condanna a morte e il supplizio. Così Egli può venire in nostro aiuto in ogni situazione difficile. Affidiamoci a Lui. Parliamogli dei nostri problemi, chiediamogli di aiutarci. Che gioia sapere che Lui è presente, che vuole rimanere vicino a noi e darci forza e coraggio!

Quale amico in Cristo abbiamo, - qual rifugio nel dolor!

In preghiera a Lui portiamo - tutto quel che turba il cuor.

Oh! la pace che perdiamo - oh! gl’inutili dolor!

Perché tutto non portiamo - in preghiera al Salvator?


giovedì 20 marzo 2025

Richieste di mercato

“Badate di non rifiutarvi d'ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d'ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo” Ebrei 12:25.

Mentre scrivo queste righe, siamo nel periodo dei grandi sconti di fine stagione. I giornali spiegano che nei magazzini sono rimasti in giacenza montagne di prodotti tessili invenduti e che per questo si praticano sconti fino al 85%.

Sembra che qualcosa di simile accada anche con la grazia di Dio. A che serve? Pare che non ci sia una richiesta di mercato. 

Ciò di cui abbiamo bisogno, è un’auto nuova, un posto di lavoro, una casa in cui vivere. Nel peggiore dei casi di un giudice clemente, se abbiamo precedenti penali: però che c’entra la grazia?

No, per la grazia di Dio non esiste una nicchia di mercato. «Non abbiamo bisogno di un Dio clemente, ma solo che lo sia il nostro prossimo», hanno dichiarato certi psicologi su una rivista di settore.

Qualche tempo fa, un noto predicatore, mentre spingeva il suo carrello lungo i corridoi di un grande supermercato, vide una signora che promuoveva un nuovo formaggio offrendo un assaggio gratuito a ogni cliente. Nonostante le sue parole gentili, quasi tutti la evitavano. Finalmente, il predicatore che l’aveva osservata già da un po’, si avvicinò e le disse: «Lei ha lo stesso problema mio, offre un dono e nessuno l’accetta, tutti se ne stanno alla larga. Io voglio assaggiare il suo formaggio»

Raccontò a quella sconcertata signora, ciò che lui aveva da offrire in Gesù Cristo.

Quando riferì questa storia in Sudan, dove andava spesso a predicare l'Evangelo, chi lo ascoltava lo guardò incredulo. Com’è possibile che si offrano cibi gratuiti e che nessuno li voglia?

Alcuni intendono la grazia come una specie di azione benefica, che non costa nulla al donatore, è solo una manifestazione di generosità.

La grazia di Dio è completamente diversa, è così costosa, che suo Figlio, Gesù Cristo, dovette morire sulla croce, affinché Dio potesse offrire misericordia agli uomini, che invece avrebbero meritato ben altro.

Soltanto quando ho riconosciuto il giudizio di Dio sulla mia vita, comprendendo che le mie migliori azioni erano impregnate di peccato e, che le mie ipotetiche buone opere erano motivate dal egoismo, allora, e solo allora, sono diventato davvero consapevole della grazia di Dio.

Solo chi riconosce di meritare la pena di morte può presentare una domanda di grazia.

C. H. Spurgeon, si è espresso così al riguardo: Solo colui che è stato davanti a Dio, dichiarato colpevole e condannato, col cappio già al collo, potrà piangere di gioia mentre riceve il perdono e vivrà per l’onore del suo Salvatore.

Quest’opportunità incredibile è esattamente quella che Dio offre a ogni persona. Tutti, coscienti o meno, abbiamo partecipato all’uccisione di suo Figlio Gesù Cristo. Sul Golgota, lo giustiziarono per i nostri peccati; ora Dio ci vuole adottare, ricevendoci nella sua famiglia e rendendoci suoi eredi. Questa è la grazia inconcepibile di Dio.

20 marzo - Parlare e ascoltare

Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo.

Romani 10:17

 

“Parla, SIGNORE, poiché il tuo servo ascolta”.

1 Samuele 3:9

 

Parlare e ascoltare

 

Quanto tempo è passato dall’ultima volta che hai concesso a Dio di parlarti personalmente?

Permettimi di farti una domanda ovvia. Se il Signore Gesù, il Figlio di Dio, riteneva che valesse la pena sospendere ogni impegno per ritirarsi a pregare il Padre, non dovremmo anche noi fare lo stesso? A volte incolpiamo la mancanza di tempo o la difficoltà nel concentrarsi per la lettura. Tutti siamo talmente impegnati che invece di passare del tempo con Dio a parlargli e ad ascoltare la Sua voce, preferiamo che siano altri a farlo per beneficiare poi della loro esperienza. Saranno loro a trasmetterci ciò che Dio vuole dirci… Ma questo non è giusto.

Pagheresti tu una vacanza in un posto da sogno per poi mandarci qualcun altro? Ti accontenteresti di un suo resoconto? Certamente no.

O pagheresti qualcuno perché mangi al posto tuo con la scusa che masticare ti è faticoso?

Quando Dio chiede la tua attenzione è perché ha qualcosa da dire a te, direttamente a te e non tramite sostituti o intermediari.

Dio vuole parlare con te e tu devi fare di tutto per concederglielo.


mercoledì 19 marzo 2025

19 marzo - Maria di Betania

Non ti vantare del domani, poiché non sai quel che un giorno possa produrre.

Proverbi 27:1

Mentre Gesù era a Betania, in casa di Simone il lebbroso, venne a Lui una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d’olio profumato di gran valore e lo versò sul capo di Lui.

Matteo 26:6-7

 

Maria di Betania

 

È sempre con interesse che rileggiamo il racconto di quel convito a cui il Salvatore, poco prima della Sua morte, partecipò in casa di Simone il lebbroso, a Betania (Giovanni 12:1-8; Matteo 26:6-13; Marco 14:3-9). È una domenica, alcuni giorni prima della crocifissione. I convitati non sono molti: Gesù coi discepoli, Simone che Gesù aveva guarito dalla lebbra, Lazzaro e le sue due sorelle, Marta e Maria. Per la maggior parte di loro, forse, il centro della scena è Lazzaro. Era morto, era stato deposto in un sepolcro, e ora eccolo lì, davanti a tutti!

Ma lo sguardo di Maria è rivolto verso un altro. Per lei il centro è il Signore. Solo lei sa discernere la Sua grandezza e intuire che proprio Lui, che aveva risuscitato suo fratello, dovrà morire di lì a poco. Maria si avvicina a Gesù con in mano un vaso di alabastro pieno di un profumo di gran valore e lo versa sui Suoi piedi. Vuole donare al Signore ciò che ha di più prezioso. E “la casa fu piena del profumo dell’olio” (Giovanni 12:3).

Quando siamo riuniti attorno al Signore Gesù, la domenica, lo facciamo solo per assistere a un servizio religioso? Quel luogo è pervaso dal “profumo” dell’adorazione? In altre parole, è “pieno” dell’adorazione che sale dai nostri cuori quando contempliamo tutte le perfezioni di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Signore?



lunedì 17 marzo 2025

18 marzo - 3. Sulle rive del lago. Umiltà e fedeltà

Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri.

1 Pietro 4:10

 

Quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele.

1 Corinzi 4:2

 

3. Sulle rive del lago. Umiltà e fedeltà

 

Adesso quei discepoli sono lì, davanti al mistero di un Signore vivente, con un corpo glorificato e, tuttavia, apparentemente in carne e ossa, pronto a mangiare con loro, come prima della Sua morte. E la loro rete è così piena di pesci che fu un miracolo se non si strappò.

Anche noi, mentre attraversiamo il mare di questo mondo, siamo come dei “pescatori”. Il Signore si aspetta da noi dei frutti, dei risultati, che siano per la Sua gloria e per il bene degli altri. Lontani da Lui la nostra “rete” sarà sempre vuota, ma se ubbidiamo alla Sua Parola e siamo fedeli si potrà riempire. E se abbiamo amore per Lui e gli uni per gli altri potremo anche aiutare con successo gli “agnelli” e le “pecore” del Signore (come il Signore dirà a Pietro per ben tre volte, Giovanni 21:15-17), vale a dire quelli che credono in Lui, quel gregge del Buon Pastore che è la cosa più cara e preziosa che Egli possieda. Ma dobbiamo anche essere capaci, se è il caso, di cancellare il passato come ha fatto Pietro che aveva rinnegato il Signore, e ripartire da zero, con umiltà e nuovo entusiasmo, e facendo affidamento su di Lui.    

Certo, nella traversata di questo mondo incontreremo anche delle burrasche, ma se abbiamo il Signore con noi, nella nostra vita, ci penserà Lui a placarle, se non all’esterno di noi, almeno dentro di noi; e se un giorno ci sentiremo soli, ci verrà incontro camminando sulle acque, perché Lui è sempre superiore agli eventi!


Solitudine

Una decina di anni fa ero nei pressi di un'azienda che dovevo visitare per motivi di lavoro, ma essendo arrivato in forte anticipo presi l'occasione per fare due passi. La mia attenzione fu subito attirata da un piccolo cimitero monumentale che sorgeva lì vicino.

Un vecchio cancello arrugginito dava accesso al cimitero le cui tombe, poche, forse una cinquantina, erano tutte ricavate da una strana roccia tagliata in modo irregolare ma gradevole. La lapide più recente risaliva al 1941. La singolarità di quelle lapidi era che ognuna, oltre alla data di nascita e morte, riportava una frase d'accompagnamento.

Il diciottenne Arrigo morto nel 1902, giaceva sotto queste parole: “Dormi dolcemente stanco giovane pellegrino”. Mi chiesi cosa poteva averlo stancato tanto.

Il piccolo Duilio era nato e morto nello stesso anno, il 1899. 

Poi la vidi. La pietra indicava l'ultima dimora del corpo di Evelina e sotto la data di morte aveva questo epitaffio: “Dorme ma non riposa. Ha amato ma non è stata amata. E' morta come è vissuta...sola.”

Parole che esprimono inutilità.

Mi chiesi se era stata lei ad aver voluto scrivere quelle parole sulla lapide. Mi chiesi come poteva essere stata la sua vita. Mi chiesi se era amarezza la sua o se si fosse sentita ferita, persa. Mi domandai se fosse stata triste o abbattuta se era insignificante o era bella.

Ha amato ma non è stata amata.

Lunghe notti. Nessun conforto durante la sua vita. Nessun affetto in cambio di quello che dava.

E' morta come è vissuta: sola.

Guardando il cimitero, mi chiesi anche: Chi sa quante Eveline ci sono qui?

Quante persone moriranno nella stessa solitudine nella quale stanno vivendo. Chissà quante persone si chiedono se il mondo abbia bisogno di loro. Il senza tetto, l'alcolizzato, la donna poco appariscente, coloro che si trovano brutti, sono tante le persone convinte di non interessare realmente a nessuno.

E a meno che non intervenga qualcuno, a meno che non accada qualcosa, l'epitaffio di Evelina sarà il loro. 

Si può concludere che nella vita di ogni uomo esistono due lapidi. La prima è la sua, la più solitaria e può benissimo riportare una scritta come quella di Eveline: E' morto solo.

Poi vi è la seconda. E' una lapide aperta, perché la tomba è vuota. Riporta anche essa una scritta: Egli non è qui, è resuscitato. 

Questa tomba ci parla di vittoria non di sconfitta. Ci parla di speranza non di delusione.

 Soltanto “un uomo” nel corso di tutta la storia, ha affermato di avere una risposta per tutto questo. Egli sta ancora davanti a tutti le Eveline del mondo con la stessa promessa:

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” Matteo 11:28.

“perché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto” Luca 19:10.

17 marzo - 2. Sulle rive del lago. I risultati dell’ubbidienza

Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla.

Giovanni 15:5

 

2. Sulle rive del lago. I risultati dell’ubbidienza

 

I discepoli non riconoscono quell’uomo; ma quando, seguendo il suo consiglio, gettano la rete dal lato destro della barca trovano una grande quantità di pesce. Giovanni lo identifica subito: “È il Signore!” Chi altri può dare ordini agli elementi della natura e fare miracoli? L’intervento del Signore era un atto di amore verso di loro; e poiché l’amore risponde all’amore, Giovanni lo riconosce immediatamente. Pietro gli crede, e spinto dal suo solito entusiasmo si getta in mare coprendo a nuoto i cento metri che lo separano dalla riva, non senza prima essersi “vestito” in modo degno della Persona che stava per incontrare (v. 7).

Così, chi prima chi dopo arrivano tutti, trascinando la rete ricolma di pesci. Il discernimento di uno stimola l’entusiasmo di un altro, e tutti ne sono influenzati. Che bell’esempio di collaborazione “spirituale”, d’incitamento al bene, per andare verso il Signore!

L’ubbidienza ha portato i suoi frutti. E così è anche per noi. Se non avessero dato retta al consiglio del Signore, non avrebbero preso nulla. Le loro sole forze, senza la Sua potenza, non avrebbero ottenuto alcun risultato.

Già in un’altra occasione i discepoli si erano affaticati tutta la notte e non avevano pescato nulla (Luca 5:4-6). E quando il Signore ordinò loro di riprovare, Pietro aveva risposto: “Non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti”. E il risultato fu straordinario.

(segue e si conclude domani)