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venerdì 5 settembre 2014

5 Settembre

 Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia.
Atti 17:30-31

Il pentimento: un ordine di Dio

Leggiamo la prima frase di Gesù nel vangelo di Marco: “Ravvedetevi e credete al vangelo” (Marco 1:15). Altri versetti della Bibbia illustrano queste parole.
Dio ordina a tutti gli uomini di pentirsi, ma “la bontà di Dio spinge al ravvedimento” (Romani 2:4). Questo avviene non senza provare della tristezza, ma “la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi” (2 Corinzi 7:9-10).
Pentirmi significa giudicare le mie colpe e, ancora di più, il mio stato di peccatore davanti a Dio; vedermi come lui mi vede, con “un cuore nuovo” e “uno spirito nuovo” (Ezechiele 36:26) che Dio dà oggi a tutti quelli che si lasciano conquistare dalla bontà del Dio Salvatore.
È “convertirsi a Dio, facendo opere degne del ravvedimento” (Atti 26:20), agendo in un modo che dimostri la sincerità del ravvedimento.
A differenza del rimorso, che può portare alla paura, il pentimento è accompagnato dalla fede “nel Signore nostro Gesù Cristo” (Atti 20:21); si ha fiducia in lui.
Non è facile pentirsi, poiché il cambiamento interiore implica l’abbandono di ogni pretesa davanti a Dio. Ma ne vale la pena. Tutto cambia per chi si pente:
– gli sono perdonati i peccati, cancellati dal sangue di Gesù Cristo (Luca 24:47; Atti 3:19);
      – riceve e comincia una nuova vita (Atti 11:18);

– è felice: “Ci sarà… gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede” (Luca 15:7), ma questa gioia è condivisa da colui che, come la pecora perduta della parabola, è portato sulle spalle del buon Pastore, il Signore Gesù.