Atti 17:30-31
Il pentimento: un ordine di Dio
Leggiamo la prima frase di Gesù nel vangelo di Marco:
“Ravvedetevi e credete al vangelo” (Marco 1:15). Altri versetti della Bibbia
illustrano queste parole.
Dio ordina a tutti gli uomini di pentirsi, ma “la bontà di
Dio spinge al ravvedimento” (Romani 2:4). Questo avviene non senza provare
della tristezza, ma “la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta
alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi” (2 Corinzi 7:9-10).
Pentirmi significa giudicare le mie colpe e, ancora di più,
il mio stato di peccatore davanti a Dio; vedermi come lui mi vede, con “un
cuore nuovo” e “uno spirito nuovo” (Ezechiele 36:26) che Dio dà oggi a tutti
quelli che si lasciano conquistare dalla bontà del Dio Salvatore.
È “convertirsi a Dio, facendo opere degne del ravvedimento”
(Atti 26:20), agendo in un modo che dimostri la sincerità del ravvedimento.
A differenza del rimorso, che può portare alla paura, il
pentimento è accompagnato dalla fede “nel Signore nostro Gesù Cristo” (Atti
20:21); si ha fiducia in lui.
Non è facile pentirsi, poiché il cambiamento interiore
implica l’abbandono di ogni pretesa davanti a Dio. Ma ne vale la pena. Tutto
cambia per chi si pente:
– gli sono perdonati i peccati, cancellati dal sangue di Gesù
Cristo (Luca 24:47; Atti 3:19);
–
riceve e comincia una nuova vita (Atti 11:18);
– è felice: “Ci sarà… gioia in cielo per un
solo peccatore che si ravvede” (Luca 15:7), ma questa gioia è condivisa da
colui che, come la pecora perduta della parabola, è portato sulle spalle del
buon Pastore, il Signore Gesù.