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mercoledì 2 novembre 2016

2 Novembre

Il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui.
Isaia 53:5

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Salmo 22:1

Perché?

Per l’uomo è normale porsi dei perché; ma forse non riusciamo a comprendere come è stato possibile che colui che conosce ogni cosa abbia usato la stessa parola: perché? Eppure è proprio la domanda “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:46) che Gesù ha rivolto al Padre, quando era sulla croce per espiare i peccati di tutti coloro che credono in lui. Ci sembra inspiegabile che Gesù venga abbandonato proprio da Dio che aveva servito così fedelmente, abbandonato proprio nel momento in cui lo stava glorificando in maniera eccellente, abbandonato nelle ore di angoscia più profonda. Eppure Davide aveva affermato: “Non ho mai visto il giusto abbandonato” (Salmo 37:25).
Nessuno avrebbe potuto presentarsi a Dio per rispondere dei peccati degli altri, perché ciascuno di noi è peccatore; solo Gesù, unico uomo senza peccato, che conosceva perfettamente le esigenze della santità di Dio, poteva confessarli come se fossero suoi e subirne il castigo. Ma per fare questo ha dovuto subire l’abbandono da parte di Dio.
Nella profezia che abbiamo letto nel Salmo 22 troviamo non solo: “Perché mi hai abbandonato?”, ma anche: “Tu sei il Santo”. Cristo non poteva essere risparmiato. Dio, nella sua santità, distoglieva lo sguardo dal suo Figlio che in quel momento era “fatto diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21). In quel momento, Gesù era il nostro sostituto, quindi ha subito il giudizio che noi meritavamo.

Possiamo restare indifferenti di fronte alla croce? Il “perché” che Gesù ha pronunciato lascerà il nostro cuore insensibile? Ci può essere un dolore paragonabile al suo? Rispondiamo al suo “perché” dicendogli: Signore, lo hai fatto per me! Grazie.