Il castigo, per cui abbiamo pace, è
caduto su di lui.
Isaia 53:5
Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?
Salmo 22:1
Perché?
Per l’uomo è normale porsi dei perché; ma
forse non riusciamo a comprendere come è stato possibile che colui che conosce
ogni cosa abbia usato la stessa parola: perché? Eppure è proprio la domanda
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:46) che Gesù ha
rivolto al Padre, quando era sulla croce per espiare i peccati di tutti coloro
che credono in lui. Ci sembra inspiegabile che Gesù venga abbandonato proprio
da Dio che aveva servito così fedelmente, abbandonato proprio nel momento in
cui lo stava glorificando in maniera eccellente, abbandonato nelle ore di angoscia
più profonda. Eppure Davide aveva affermato: “Non ho mai visto il giusto
abbandonato” (Salmo 37:25).
Nessuno avrebbe potuto presentarsi a Dio
per rispondere dei peccati degli altri, perché
ciascuno di noi è peccatore; solo Gesù, unico uomo senza peccato, che conosceva
perfettamente le esigenze della santità di Dio, poteva confessarli come se
fossero suoi e subirne il castigo. Ma per fare questo ha dovuto subire
l’abbandono da parte di Dio.
Nella profezia che abbiamo letto nel
Salmo 22 troviamo non solo: “Perché mi hai abbandonato?”, ma anche: “Tu sei il
Santo”. Cristo non poteva essere risparmiato. Dio, nella sua santità,
distoglieva lo sguardo dal suo Figlio che in quel momento era “fatto diventare
peccato per noi” (2 Corinzi 5:21). In quel momento, Gesù era il nostro
sostituto, quindi ha subito il giudizio che noi meritavamo.
Possiamo restare indifferenti di fronte
alla croce? Il “perché” che Gesù ha pronunciato lascerà il nostro cuore
insensibile? Ci può essere un dolore paragonabile al suo? Rispondiamo al suo
“perché” dicendogli: Signore, lo hai fatto per me! Grazie.