“Gesù le disse: Va' a chiamare tuo marito e vieni qua. La donna gli rispose: Non ho marito. E Gesù: «Hai detto bene: "Non ho marito"; perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità. La donna gli disse: Signore, vedo che tu sei un profeta...La donna gli disse: Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annuncerà ogni cosa. Gesù le disse: Sono io, io che ti parlo!.. La donna lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla gente: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo? La gente uscì dalla città e andò da lui” Giovanni 4:16-30.
La samaritana conosce l'acuto dolore della sconfitta. E' una donna che ha sbattuto la testa contro il muro delle scelte affrettate. E' stata sposata a cinque uomini, cinque!
Cinque diversi matrimoni, cinque letti diversi, cinque diversi rifiuti. Lei conosce il suono delle porte sbattute.
Perché in quel particolare giorno si recò al pozzo a mezzogiorno? Perché non c'era andata al mattino presto con le altre donne? Forse lo aveva fatto o forse no. Forse cercava di evitare le altre donne. Un tragitto sotto il sole caldo era un piccolo prezzo da pagare per evitare le loro lingue taglienti.
“Eccola che viene”.
“Avete sentito? Ha un nuovo uomo!”.
“Dicono che se la faccia con tutti”.
“Shhh. E' qui?”
Così è andata al pozzo a mezzogiorno. Si aspettava il silenzio, si aspettava di essere sola, invece ha incontrato qualcuno che la conosceva meglio di quanto si conoscesse lei stessa.
Hanno parlato un poco, chissà quando era stata l'ultima volta che un uomo le aveva parlato con rispetto.
Lui le ha parlato di un 'acqua viva che non avrebbe placato la sete della gola ma quella dell'anima.
Poi quella domanda così imbarazzante: “Va' a chiamare tuo marito e vieni qua”.
Poteva mentirgli, magari poteva trovare una scusa ma non lo ha fatto, le parole che aveva ascoltato da quello straniero gli stavano bruciando dentro. Qui c'era un giudeo al quale non importava che lei fosse una samaritana, non importava del suo passato colmo di errori. Un uomo che voleva da lei un' unica cosa: dissetare la sua anima.
Non cercava in lei la perfezione, ma l'onestà, l'ammissione del suo stato.
“Io vedo che sei un profeta” in altre parole, in te c'è qualcosa di assolutamente diverso.
Non avrebbe mai pensato che Dio stesso fosse venuto a cercarla.
Lei? Un'esclusa fra gli esclusi? La persona più insignificante della zona?
Eccezionale il Signore che non rivelerò questo al re Erode e non chiese un'udienza al Sinedrio per dare loro la notizia, no! Fu all'ombra di un pozzo, in una terra reietta e a una donna messa al bando che il Signore disse: “Io sono il Messia”.
Una frase fra le più importanti del capitolo viene facilmente trascurata: “ La donna lasciò dunque la sua secchia”. Avete notato che cosa ha dimenticato? Ha dimenticato la sua secchia per attingere, ha lasciato dietro di sé il giogo che le aveva provocato l'infossamento delle spalle. Ha Lasciato dietro di sé il peso che portava e all'improvviso, la vergogna per il suo passato è scomparsa. Aveva un grande messaggio da portare al paese: “Dio è qui! Dio è venuto! Dio s'interessa a ... me!”.
Dio è in grado di fare molte cose meravigliose ma ce né una in particolare che dovrebbe attirare ogni uomo. Egli può prendere ciò che è insignificante e renderlo spettacolare.
Può prendere una donna reietta e farne una missionaria, può prender la colazione di un ragazzo e sfamare una moltitudine, può prendere del fango e restituire la vista a un uomo, può prendere tre lunghi chiodi e due travi di legno e farli diventare la speranza dell'umanità.