Questi versetti sono la triste conclusione del
desiderio di Abimelec di voler regnare ad ogni costo sui suoi fratelli. La
violenza ha generato altra violenza finché non sopraggiunge il giusto giudizio
di Dio che rimarrà nella memoria di Israele per molto tempo: Joab ne fa
allusione ai tempi di Davide (2 Sa 11:21).
Questo racconto, di cui ci vengono relazionati
molti dettagli, conferma nell’insieme, la dichiarazione di Isaia a proposito di
tali uomini: “i loro piedi corrono al
male, essi si affrettano a spargere sangue innocente; i loro pensieri sono
pensieri iniqui la desolazione e la rovina sono sulla loro strada” (Is 59:7
citato anche da Paolo in Ro 3:15/16).
Ø Ieri come oggi
È forse cambiato qualcosa oggi nel mondo?
assolutamente no! La politica dell’uomo resta dominata dalla violenza, dalla
menzogna, dall’agitazione incessante. “Mi agiterò al disopra degli altri?”,
aveva chiesto Iotam al popolo attraverso una parabola molto eloquente (9:9, 11,
13). Egli avrebbe potuto schierarsi conto Abimelec e vendicare i suoi fratelli
assassinati, ma si guarda bene dal farlo. Lontano dai tumulti e dagli intrighi
egli è a Beer (9:21) ed attende tranquillamente la liberazione dell’Eterno.
Egli si rifugia nello stesso luogo in cui Israele, alla fine della traversata
del deserto si era ristorato con l’acqua di un pozzo ed aveva potuto cantare un
bel canto di gioia e di riconoscenza (Nu 21:16).
Ø
Guerra al
nemico o guerra fratricida?
Ai tempi di Gedeone gli Israeliti avevano visto i
Madianiti uccidersi fra loro (7:22), una generazione non era ancora del tutto
passata che Abimelec e gli uomini di Sichem lavorano a distruggersi
reciprocamente. Essi sono, l’uno per l’altro, un “fuoco divorante” (9:20). Si
realizza, così, ciò che Iotam aveva predetto, ed allo stesso tempo si compie la
Parola sempre vera nella storia dell’uomo: “quello
che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà” (Ga 6:7) e le parole stesse
del Signore: “tutti quelli che prendono
la spada, periranno di spada” (Mt 26:52).
L’ammonimento che possiamo trarre da questa storia
è solenne. Paolo direbbe: “ma se vi
mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere consumati gli uni
dagli altri” (Ga 5:15).
D.C.