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martedì 18 maggio 2021

Una speranza viva


Ho letto sul muretto di cinta di una villetta, scolpito nella pietra, un detto di Talete, filosofo e matematico greco dell’antichità: “La speranza è il solo bene che è comune a tutti gli uomini, e anche coloro che non hanno più nulla la possiedono ancora”. 

Tipico prodotto della saggezza umana, quest’affermazione lascia intravedere, anche a coloro che hanno perso tutto o non hanno mai posseduto nulla, la prospettiva di un futuro migliore, evidentemente su questa terra. Anche oggi molti si impegnano, di fronte alle sventure, a “pensare positivo”, come si dice, e immaginano così di aiutarsi a superarle. In realtà si tratta di una speranza illusoria, perché basata sul nulla. 

Caro lettore, tu hai bisogno di sperare in qualcosa di durevole, affidabile, sicuro. Hai bisogno di poter affermare: La mia “speranza non delude” (Romani 5:5). E anche se tu fossi benestante, vorresti “fissare lo sguardo su ciò che scompare? Poiché la ricchezza si fa delle ali, come l’aquila che vola verso il cielo” (Proverbi 23:5). E questo non è mai stato tanto vero come lo è oggi.

Questa vera speranza può forse provenire dall’uomo, così com’è, peccatore per natura? No, l’uomo che non è in relazione con Dio tramite la fede in Gesù Cristo, e quindi è perduto per l’eternità, non può avere una vera speranza né è in grado di darla agli altri, “gli altri che (come lui) non hanno speranza” (1 Tessalonicesi 4:13). Ma “benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo che… ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti” (1 Pietro 1:3). 

È Dio che può darci questa speranza; e l’uomo che, mettendo la sua fiducia in Lui, la riceve, “rinasce”, diventa una “nuova creatura”. Dio ce la può dare soltanto se crediamo in Gesù Cristo, il Suo diletto Figlio che è morto sulla croce per subire il castigo che spettava a noi peccatori, ma che poi è risorto. Se Cristo non avesse trionfato sulla morte, non ci sarebbe alcuna speranza per noi.

Questa speranza non riguarda soltanto il breve periodo della nostra vita terrena. L’apostolo Paolo scriveva ai credenti di Corinto: “Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini” (1 Corinzi 15:19); e a quelli di Efeso: “Sappiate a quale speranza (Dio) vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi è riservata” (Efesini 1:18). 

Un’eredità non si consegue immediatamente, è per il futuro ma, contrariamente alle eredità terrene, l’eredità che Dio riserva a quelli che hanno riposto la loro speranza in Lui è “incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi” (1 Pietro 1:4). “Questa speranza la teniamo come un’ancora dell’anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina (che simboleggia l’accesso alla diretta presenza di Dio), dove Gesù è entrato per noi quale precursore” (Ebrei 6:19, 20). Cristo infatti, dopo la sua risurrezione, ha percorso per primo quella strada verso Dio che a noi era preclusa. E noi che abbiamo creduto in Lui possiamo ora essere ricevuti nel Suo cielo, dove Lui è glorificato in eterno, alla presenza stessa di Dio. Questa è “speranza viva” che Dio ci ha dato!

Caro lettore, abbiamo la gioia di annunciarti che questa “speranza viva” è anche alla tua portata, se ancora non la possiedi. Abbi fede in quel Dio che ha fatto tutto perché tu potessi averla, fino al punto di permettere che il Suo Figlio subisse il supplizio della croce, perché “la fede è certezza di cose che si sperano” (Ebrei 11:1). E anche durante il tempo che ti separa dalla realtà eterna del cielo, durante la tua vita terrena, sperimenterai, come dice la Bibbia, che “i giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano” (Isaia 40:30-31). 

“Spera nel SIGNORE, ed egli ti salverà” (Proverbi 20:22).


F. Cucchi