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venerdì 12 settembre 2025

L' uomo Cristo Gesù (6/12)

c) Benedizioni

 

I bambini che gli venivano portati, il Signore li benedice. I discepoli rimproveravano coloro che li portano, ma il Signore, indignato, pone le sue mani su quei piccoli (Matteo 19:13-15). In Marco 10:13-16 di nuovo, indignato dall’opposizione dei discepoli, prende i fanciulli in braccio, impone loro le mani e li benedice. Che incoraggiamento per i genitori che, in preghiera, presentano con fede i loro figli al Signore!

Infine, in Atti 11:21: “La mano del Signore” era con quelli che erano stati dispersi al momento della morte di Stefano. Che sostegno per coloro che il Signore chiama a diffondere l’Evangelo della Sua grazia!


Le Sue mani forate

I Giudei lapidavano i condannati a morte; i Romani crocifiggevano gli schiavi. Il Salmo 22:16 aveva preannunciato nella visione di Gesù sulla croce: “M’hanno  forato le mani e i piedi“.

Zaccaria 13:6 predice: “Che sono quelle ferite che hai nelle mani? Egli risponderà: Sono le ferite che ho ricevuto nella casa dei miei amici“.

Gli uomini hanno posto fine al ministero di grazia dell’Uomo Cristo Gesù inchiodando quelle mani che avevano compiuto tanti miracoli e portato tante benedizioni, e inchiodando quei piedi che, infaticabili, avevano percorso le vie della Galilea e della Giudea, da Nazaret a Gerusalemme.

In Matteo 27:28-29 leggiamo che Gli mettono addosso un manto scarlatto, sul capo una corona di spine e una canna nella mano destra. Pilato voleva presentarlo così al popolo. Egli dice in Giovanni 19:2-4: “Ecco, ve lo conduco fuori“; ma la Parola ispirata aggiunge: “Gesù dunque uscì“. Nessuno Lo costringeva; Egli dava volontariamente la propria vita (Giovanni 10:18). Mai Pilato avrebbe potuto farLo uscire contro la Sua volontà.

“Presero dunque Gesù ed egli, portando la sua croce, venne al luogo detto del teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme a due altri, uno di qua, l’altro di là, e Gesù nel mezzo” (Giovanni 19:17-18). I vangeli non ci danno nessuna descrizione particolareggiata della crocifissione.

 Le mani del crocifisso hanno attirato l’attenzione dei discepoli. Quando ha rotto il pane nel villaggio di Emmaus, si può pensare che i due discepoli abbiano potuto vedere le Sue mani, anche se ciò non è scritto. Ma quando appare ai Suoi nella camera alta, dice loro: “Guardate e mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io… E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi” (Luca 24:39-40).

 Quando si presentò ai discepoli riuniti, è detto in Giovanni 20:19-20, che “mostrò loro le mani e il costato“. Le Sue mani e il Suo costato ricordavano le sofferenze inflitteGli dagli uomini; quelle ferite da cui era uscito il sangue e che ci parlano di tutte le sofferenze sopportate per la nostra salvezza.

 Toma, uno dei dodici, diffidente, non voleva credere ai suoi fratelli che gli raccontavano della risurrezione di Gesù; voleva mettere la “sua mano nel suo costato“. Ma quando, otto giorni dopo, Gesù appare di nuovo, gli dice: “Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato“. Non è detto che Toma l’abbia fatto, ma egli dichiara pentendosi: “Signor mio e Dio mio!“. E il Signore aggiunge: “Beati quelli che non han visto e hanno creduto” (Giovanni 20:25-29).

Al momento di lasciare i Suoi discepoli “alzate in alto le mani li benedisse” (Luca 24:50).

Il Salvatore dice delle Sue pecore: “Nessuno le rapirà dalla mia mano” (Giovanni 10:28).

“Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro” (Ebrei 7:25).


(segue)

12 settembre - Il ricco stolto

“Demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all'anima mia: Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; riposati, mangia, bevi, divertiti”.

Luca 12:19

 

Il ricco stolto

Leggere Luca 12:13-21

 

Durante la Sua vita terrena il Signore Gesù ha parlato molte volte con parabole, esempi semplici, ma che davano alle persone che lo attorniavano l’insegnamento che il Signore si prefiggeva. La lettura di oggi ci riporta una di queste parabole; e poiché niente è cambiato dai tempi del Signore ad oggi e il cuore dell’uomo è sempre lo stesso, possiamo applicare il Suo insegnamento anche a noi e ai nostri giorni. L’uomo, nel suo egoismo, pensa soltanto ad arrivare a una presunta felicità e ritiene di poterla ottenere con i propri sforzi. Pensa ai “suoi granai”, ai “suoi raccolti” frutto della propria fatica, e alla fine si compiace di se stesso nella “sua anima”. Pensa di meritarsi il giusto riposo, di vivere e godere del frutto del proprio lavoro per molti giorni. Oggi si potrebbe dire: ecco un uomo “arrivato”, che può godersi la vita, e forse qualcuno invidierebbe una simile persona. Dio però non trova posto nel cuore di queste persone che non si preoccupano di conoscere il pensiero di Dio a loro riguardo. Pensano, nell’illusione della propria giustizia: “Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!” (Apocalisse 3:17).

Se l’uomo non si cura di Dio, è Dio che nel Suo amore si cura dell’uomo con amorosi avvertimenti: lo definisce “stolto”; gli preannuncia la sua fine: “questa notte stessa”; gli fa conoscere quello che avverrà: “dopo la morte, il giudizio”. In definitiva, una fine senza gioia e una condanna. Però Dio è anche amore e nel Suo amore fa conoscere all’uomo il mezzo per scampare a questo giudizio eterno: ha mandato il Suo Figlio che, morendo sulla croce ha preso sopra di Sé il giudizio che tutti noi meritavamo. Questa salvezza non si compra con nessun tesoro, è un dono di Dio. Perché non accettarlo?

giovedì 11 settembre 2025

L'uomo Cristo Gesù (5/12)

Capitolo 2: Le Sue mani che toccano

Liberazione e potenza

a) Guarigioni

In genere, anche quando si trova in presenza di una folla, il Signore impone le mani a ognuno degli ammalati, ha un contatto personale. In Luca 4:40, nonostante fossero numerosi, è detto che lo fa individualmente ad ognuno. Ma in Marco 6:5, a causa della loro incredulità, impone le mani soltanto a poche persone. In Luca 6:17-19 tutta la moltitudine cercava di toccarlo. E la potenza che usciva da Lui li guariva tutti.

 

I vangeli ci presentano così molti casi specifici:

 

La suocera di Pietro (Marco 1:29). Simone invita il Signore, verosimilmente per il pasto di mezzogiorno, insieme ai primi discepoli che accompagnavano il loro Maestro.

Ma ecco che, arrivati nell’abitazione, la suocera di Simone è coricata con la febbre. Che fare? Senza indugio parlano al Signore di lei. “Egli, avvicinatosi, la prese per la mano e la fece alzare; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli” (Marco 1:29-31). In Matteo 8:15  “Ella si alzò e si mise a servirlo“. Servire il Signore e servire i Suoi. Non dobbiamo fare anche noi così?

 

Nei tre evangeli sinottici (Matteo 8; Marco 1; Luca 5) uno dei primi miracoli del Signore fu la guarigione di un lebbroso: “impietositosi, stese la mano, lo toccò e disse: Lo voglio, sii purificato” (Marco 1:41). Il lebbroso guarito come avrebbe potuto dimenticare la mano che l’aveva toccato per toglierlo dalla Sua miseria, nonostante il rischio, allora, di reale contagio?

 

In Marco 8:23-25, nella guarigione di un cieco, c’è una progressione: “Lo pregarono che lo toccasse“. Gesù prende la mano del malato, lo conduce fuori del villaggio, gli sputa negli occhi e nuovamente gli impone le mani. Ma l’uomo non vede ancora bene. Allora gli pone una terza volta le mani sugli occhi; e l’uomo vede “ogni cosa chiaramente“. Spiritualmente questo caso capita spesso. Educati in un ambiente cristiano, molti giovani conoscono il Signore, ma non sono ancora sicuri di essere salvati. Ma lo Spirito di Dio lavora nella loro coscienza e nel loro cuore cosicché essi arrivano progressivamente alla certezza: “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9). La Scrittura aggiunge: “Chi crede in lui non sarà deluso” (Romani 9:33).

 

In Matteo 9:27, Lo seguono due ciechi, gridando: “Abbi pietà di noi, Figlio di Davide!“. Il Signore non risponde, ma continua la Sua strada. Poi, quando giunge nella casa, i ciechi vanno da Lui. “Credete voi che io possa far questo?”, chiede loro. Essi gli rispondono: “Sì, Signore“. Allora Egli tocca loro gli occhi dicendo: “Vi sia fatto secondo la vostra fede“. E gli occhi loro furono aperti.

In Marco 9, un padre porta suo figlio dal Signore. Sentendo tutto il peso delle conseguenze del peccato Egli dice al padre: “Portatelo qui da me… subito lo spirito cominciò a contorcere il ragazzo con le convulsioni“. Non si trattava di una crisi unica, poiché fin dall’infanzia, e molto spesso, un cattivo spirito aveva cercato di farlo morire. Il Signore invita il padre a credere che tutte le cose sono possibili “per chi crede”. E il padre risponde: “Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità“. Quando il Signore ordina allo spirito di uscire dal fanciullo, lo spirito “gridando e straziandolo forte, uscì; e il bambino rimase come morto”. Ma Gesù, avendolo preso per mano “lo sollevò  ed egli si alzò in piedi” (Marco 9:17-27). Luca 9:42 aggiunge: “Lo rese a suo padre“. La stessa frase la troviamo nell’episodio della risurrezione del figlio unico di una madre vedova: il Signore lo riportò in vita e lo diede a sua madre (Luca 7:11-17).

Il Signore vede tra la folla una donna curva da diciotto anni, che non si poteva raddrizzare. Ella non grida, non gli viene incontro. Ma Lui ha visto la fede nel suo cuore e, poste le mani su di lei, la guarisce: “E nello stesso momento fu raddrizzata e glorificava Dio” (Luca 13:11-13).

Anche nel Getsemani, quando uno dei discepoli taglia l’orecchio di Malco, Gesù “toccato l’orecchio di quell’uomo, lo guarì” (Luca 22:51).


b) Risurrezioni

La figlia di Iairo (Marco 5:23, 35-43). La fede del padre è stata messa alla prova. Egli lascia la figlia moribonda per andare a cercare Gesù. Il tempo passa. Dopo aver attraversato il lago, finalmente il Signore arriva, ma la folla Lo ostacola e Lo spinge da ogni parte. Una donna tocca la Sua veste da dietro e Gesù si ferma finché ella non viene ai Suoi piedi e dichiara pubblicamente “tutta la verità” sulla sua malattia. Ed ecco che nel frattempo arrivano persone dalla casa di Iairo per dire brutalmente al padre: “Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?” Subito Gesù rassicura il povero padre: “Non temere, soltanto continua ad aver fede“. Arrivato alla dimora del capo della sinagoga, vede il tumulto, quelli che piangono urlano forte, e quando Gesù dice: “La bambina non è morta, ma dorme” Lo deridono.

Gesù prende il padre, la madre e tre discepoli ed entra nel silenzio di quella camera. La prende per la mano e “le disse … “Ragazza, ti dico: Alzati!” Subito la ragazza si alzò, e camminava“. Tutti sono presi da grande stupore, ma il Signore ordina con insistenza ai suoi genitori di non parlarne; ora bisognava “che le fosse dato da mangiare“. Espressione di significato spirituale per tutti i genitori cristiani che sono chiamati fin da subito a dare ai loro figli il nutrimento dell’anima, in modo comprensibile.

 

Il figlio della vedova di Nain (Luca 7:11-17). Alla porta della città di Nain si incontrano due cortei. In uno c’è il Signore, seguito dai Suoi discepoli e da una grande folla; nell’altro c’è una bara ed una madre disperata: “Si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova”. Gesù ha pietà di quella povera donna; le dice: “Non piangere!”, poi tocca la bara per far fermare i portantini e chiama il ragazzo: “Ragazzo, dico a te, alzati!”. Il ragazzo si alza, si mette a parlare ed il Signore lo rende a sua madre. La morte glielo aveva strappato, ma il Signore della vita può restituirglielo. La folla è spaventata, ma glorifica Dio e riconosce che “un grande profeta” è sorto tra di loro e che Dio aveva visitato il Suo popolo.

La risurrezione di Lazzaro (Giovanni 11). È il più grande miracolo del Signore. Recatosi al sepolcro, il Signore “fremette” nello spirito, si turba. Quando chiede che sia tolta la pietra, Marta, la sorella, fa obiezione: “Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno“. Allora viene la risposta: “Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?” Poi grida: “Lazzaro, vieni fuori!” e il morto esce, avendo i piedi e le mani legati da fasce e il viso coperto da un sudario. Gesù dice loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare“. La potenza divina ha risuscitato Lazzaro, ma sono i discepoli che devono sciogliere le fasce che gli impediscono di avanzare. Quelli che circondano una persona arrivata da poco alla fede, devono prendersene cura perché sia “slegata” da quanto può ostacolare il suo cammino. In seguito, si potrà “lasciarlo andare”.

Dopo la trasfigurazione i discepoli sono presi da un grande timore. “Ma Gesù, avvicinatosi, li toccò e disse: “Alzatevi, non temete. Ed essi, alzati gli occhi, non videro nessuno, se non Gesù tutto solo” (Matteo 17:6-8).

Vedere (per fede) “solo Gesù”, dopo essere stati “toccati” da Lui! Fu il privilegio di Pietro, che ha vissuto questa scena. Egli può scrivere alla fine della sua vita: “Gesù Cristo. Benché non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in Lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8).

11 settembre - Il libro che parla di Dio

“Questa è la vita eterna: che conoscano Te, il solo vero Dio, e colui che Tu hai mandato, Gesù Cristo”.

Giovanni 17:3

 

(Gesù disse:) “Chi ha visto me, ha visto il Padre … io sono nel Padre e … il Padre è in me”.

Giovanni 14:9-10

 

Il libro che parla di Dio

 

I libri che parlano di Dio sono numerosi sugli scaffali delle biblioteche; i più svariati autori si sono espressi su questo soggetto; inoltre, ognuno di noi ha la tendenza a farsi la propria idea su Dio, che lo soddisfi. Ma chi può realmente parlare di Dio? Nessuna delle Sue creature è capace di rappresentarlo. Lui solo può rivelarci chi è veramente. “Solo Dio parla bene di Dio” – diceva Blaise Pascal – e lo fa per mezzo del Signore Gesù, nella Sua Parola scritta, la Bibbia, il Libro.

La Bibbia non ci autorizza ad immaginare Dio secondo i nostri pensieri e desideri vari; anzi, ci chiede di ricevere con umiltà ciò che Dio ci insegna a proprio riguardo.

Essa ce lo fa conoscere come il solo e vero Dio; il Creatore e Governatore del cielo e della terra, dell’universo visibile e invisibile. Il Dio onnipotente, Signore della storia dell’umanità e di quella di ogni individuo, il Dio Santo che nessun occhio ha veduto, né può vedere (1 Timoteo 6:16). Il Dio a cui dobbiamo la nostra esistenza e la vita. Il Dio Salvatore manifestatosi in un Uomo, Gesù crocifisso e risuscitato per noi. Il Dio vivente che agisce nel mondo intero e abita in ciascuno dei Suoi figlioli. È il Dio inaccessibile nella Sua gloria, e nello stesso tempo vicino a noi in Gesù Cristo; è il Dio di luce e d’amore, il Dio di ogni consolazione e il Dio della speranza.

mercoledì 10 settembre 2025

L'uomo Cristo Gesù (4/12)

d) L’offerta del corpo di Cristo (la portata spirituale)

“Noi siamo stati santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre … Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati” (Ebrei 10:10, 14).

Nell’antico patto, i sacrifici offerti sull’altare, specialmente nel grande giorno delle espiazioni, non erano altro che un atto commemorativo dei peccati, perché era impossibile che il sangue di tori e di becchi togliesse i peccati. Perciò, “entrando nel mondo“, il Signore Gesù, nostro sostituto, dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo… Allora ho detto: Ecco, io vengo, per fare o Dio la tua volontà” (Ebrei 10:3-9). Era stato necessario che diventasse uomo per poter offrire il Suo corpo, adempiendo così la volontà del Padre. E “il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7).

Il Signore ha compiuto quest’opera “una volta per sempre“, espressione che ritorna sette volte nel Nuovo Testamento, cinque volte nell’Epistola agli Ebrei e due volte in quella ai Romani.

Colossesi 1:22 aggiunge: “Ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui per mezzo della sua morte per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili“. Per questo è stato necessario che “Cristo Gesù Uomo” desse Se stesso “come prezzo di riscatto per tutti” (1 Timoteo 2:6).

 

e) Il memoriale

Il Signore Gesù ha desiderato, la notte in cui fu tradito, che i Suoi si ricordassero di Lui partecipando al pane, di cui dice: “Questo è il mio corpo che è dato  per voi”, e al calice, che è “il nuovo patto nel mio sangue che è versato per voi” (Luca 22:19-20).

Ma se la Cena è un memoriale, un ricordo, essa è anche, secondo 1 Corinzi 10:16-17, “la comunione con il sangue di Cristo” e “la comunione con il corpo di Cristo“. Noi, che siamo molti, “siamo un corpo unico perché partecipiamo tutti a quell’unico pane“. Così, silenziosamente, con questa partecipazione esprimiamo che facciamo parte di un unico corpo spirituale: “Noi tutti (i credenti) siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo” (1 Corinzi 12:13).

Non è una volta ogni tanto che dobbiamo partecipare al memoriale e realizzare questa comunione. Vediamo in Atti 20:7 che questo avveniva “il primo giorno della settimana“. 1 Corinzi 11:25-26 sottolinea a due riprese: “ogni volta“. Con quanta serietà e con quanta riconoscenza dobbiamo parteciparvi, per amore per il Signore ed anche per ubbidire al suo desiderio!

(segue)

10 settembre - Due montagne

Cristo Gesù… svuotò (umiliò) Se stesso… facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.

Filippesi 2:5,8

 

Sopra un alto monte… fu trasfigurato davanti a loro; la Sua faccia risplendette come il sole e i Suoi vestiti divennero candidi come la luce.

Matteo 17:1-2

 

Due montagne

 

Nell’Evangelo troviamo due eventi della vita del Signore Gesù che si svolgono su un monte.

Con tre Suoi discepoli, Egli sale su un “alto monte”, chiamato “monte della trasfigurazione”, in disparte dagli altri discepoli. Il Signore appare con dei vestiti candidi come la luce e in compagnia di due grandi uomini della storia d’Israele: Mosè, il legislatore che ha dato la Legge, e Elia il profeta (Matteo 17:1-8). Il soggetto della loro conversazione è la prossima morte di Gesù. La voce di Dio si indirizza ai tre discepoli, testimoni della scena, e dice loro: “Questo è il mio Figlio diletto… ascoltatelo”.

Più tardi, sul monte Golgota, è stata innalzata la sua croce e Gesù si è lasciato coronare di spine, è stato schernito, ingiuriato, percosso; uomini malvagi e ingiusti lo hanno inchiodato su quella croce.

Che contrasto! Nel primo caso la voce di Dio risuona in mezzo alla nuvola per dare gloria al Suo Figliolo. Al Calvario, fitte tenebre coprono la scena; da mezzogiorno alle tre è la voce del Signore Gesù, solo, abbandonato, il Giusto punito per gli ingiusti, che si ode dalle tenebre: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” Alla fine di queste ore terribili, in cui ha portato i nostri peccati, emette un grido: “È compiuto!” e “Padre nelle tue mani rimetto lo spirito mio” (Luca 23:46). Ma il Signore Gesù, che è stato un tempo “l’Uomo dei dolori”, sottomesso alla sofferenza, è oggi “coronato di gloria e di onore”, e un giorno ogni creatura piegherà le ginocchia davanti a Lui (Filippesi 2:10).

martedì 9 settembre 2025

L'uomo Cristo Gesù (3/12)

Il Suo corpo dato per noi (il fatto storico)

a) Le sofferenze

“Lo Spirito di Cristo… testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle” (1 Pietro 1:11).

Egli era vero Uomo. Marco 11:12 dice: “Quando furono usciti da Betania egli ebbe fame“. Ma il fico che aveva foglie non aveva frutto. Il fico è spesso una figura d’Israele: c’era apparenza, c’erano foglie, ma nessun frutto, specialmente nei capi del popolo, nei farisei, negli scribi e i sacerdoti.

Egli ha provato la sete, come vediamo al pozzo di Sicar, quando ha chiesto dell’acqua alla donna venuta ad attingerne (Giovanni 4:8). Stremato dalla stanchezza, si era seduto sull’orlo del pozzo.

In Marco 4:1 aveva insegnato ad una grande folla in riva al mare e, dalla barca dove era seduto, presentava molte cose in forma di parabole. In privato, poi, spiegava tutto ai Suoi discepoli. Ma, venuta la sera, quando ebbe licenziato la folla, fu necessario che i discepoli Lo prendessero nella barca, “così com’era“. Nella tempesta che seguì, “stava dormendo sul guanciale a poppa” (4:38). Era veramente Uomo!

Quante sofferenze fisiche ha poi sopportato nella Sua passione, per la brutalità degli uomini! Schiaffi, frustate, spine; per arrivare alle sofferenze terribili della croce! Ma, “come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca” (Isaia 53:7).

Ma ha provato anche, e soprattutto, le sofferenze morali, a iniziare dall’ostilità “contro la sua persona da parte dei peccatori“, fino ad arrivare alla croce, che sopportò “disprezzando l’infamia” (Ebrei 12:3 e 2).

Egli è diventato “maledizione per noi” (Galati 3:13), “Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo sul legno” (1 Pietro 2:24).

“Dall’ora sesta si fecero tenebre per tutto il paese, fino all’ora nona. E verso l’ora nona Gesù gridò a gran voce: … Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:45-46). “Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l’ha fatto diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21).

Prima di spirare, perché la Scrittura fosse adempiuta, dice: “Ho sete” (Giovanni 19:28), la sete terribile dei crocifissi (Salmo 69:21).

Con che sollievo ha potuto aggiungere alla fine: “È compiuto!“. Il Signore ha “reso lo Spirito“; non è morto per la crocifissione, ma ha “deposto la sua vita“. Nessuno poteva togliergliela (Giovanni 10:17-18).

 

b) Il seppellimento

A Betania, nella casa di Simone il lebbroso, Maria si era avvicinata al Signore con un vaso di alabastro, e ne aveva sparso il profumo di gran prezzo sul capo di Lui; il capo del Re (secondo Matteo 26:7 che lo presenta come il re d’Israele), sul capo del Servitore (secondo come lo presenta il vangelo di Marco 14:3), sui Suoi piedi, quelli del Figlio di Dio (Giovanni 12:3).

Maria era stata ai piedi di Gesù per udire i Suoi insegnamenti e, un’altra volta ancora, durante il lutto per la morte di Lazzaro. Ora, avendo compreso, grazie ai Suoi precedenti intrattenimenti, che il Signore sarebbe morto, viene a donarGli il profumo con tutto il suo cuore, e ad asciugare i Suoi piedi coi suoi capelli: “E la casa fu piena del profumo dell’olio“. Ma quel profumo lo ha conservato, dice il Signore, “per il giorno della mia sepoltura“.

L’Antico Testamento aveva già parlato della Sua risurrezione: “Tu non abbandonerai l’anima mia in potere della morte, né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione” (Salmo 16:10); “Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato col ricco” (Isaia 53:9). “Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito …” (1 Corinzi 15:3-4). Non è stato un coma, o una perdita temporanea di coscienza, come alcuni vorrebbero far credere, ma una vera morte, seguita da un seppellimento in un sepolcro, come lo testimonia ogni vangelo.

Giuseppe d’Arimatea va a chiedere il corpo del Signore a Pilato (Matteo 27:58; Marco 15:43-45), e Pilato si stupisce che sia “già morto” (15:44), perché il supplizio della croce porta generalmente a una morte lenta, anche dopo due o più giorni. Notiamo che Giuseppe chiede “il corpo” (in greco “soma”), e Pilato dà a Giuseppe “il cadavere” (in greco “ptoma”). Che diversità di valutazione!

Due uomini, discepoli in segreto, s’incontrano alla croce: Nicodemo, con una mistura di mirra e di aloe, e Giuseppe col sudario. Prendono il corpo, l’avvolgono negli aromi e lo seppelliscono. Poi viene messa una pietra contro l’apertura del sepolcro (Giovanni 19:39-42; Matteo 27:60).

 

c) La risurrezione

Le donne venute al sepolcro non avevano trovato il Suo corpo (Luca 24:23). Ma la pietra che ne chiudeva l’imboccatura era stata tolta dall’angelo sceso dal cielo, e non possono fare altro che constatare che la tomba è vuota. Quando arrivano Giovanni e Pietro, le fasce sono per terra, e il sudario piegato in un luogo a parte. Il corpo del Risuscitato non c’è. Entrate nel sepolcro, vedono un giovane seduto, vestito di una veste bianca e si spaventano. Ma egli dice loro: “Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui” (Marco 16:4-6). È poi aggiunto in Luca 24:5: “Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato“.

Giovanni ci parla di due angeli “seduti uno a capo e l’altro ai piedi, lì dov’era stato il corpo di Gesù” (Giovanni 20:12). Il Signore appare prima a Maria Maddalena (Marco 16:9), e le affida il messaggio che lei trasmetterà ai discepoli: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17). Quando Maria va dai discepoli a riferire queste parole, dice prima che “ha visto il Signore“. C’è in queste parole tutto il suo cuore; in seguito trasmette il messaggio.

Svariati fatti alla fine dei vangeli e all’inizio degli Atti testimoniano della Sua risurrezione; per quaranta giorni, “con molte prove“, si presentò vivente ai discepoli (Atti 1:3).

In 1 Corinzi 15 Paolo insisterà su questa straordinaria risurrezione, aggiungendo: “Se Cristo non è risuscitato… vana è la vostra fede… Ma ora Cristo è risuscitato dai  morti, primizia di quelli che sono morti (o dormono) … In Cristo saranno tutti vivificati“. Poi l’apostolo aggiunge un mistero: “Non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati… I morti risusciteranno incorruttibili e noi (i viventi) saremo trasformati” (1 Corinzi 15:17-22, 51-57). Noi “crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese, ed  risuscitato per la nostra giustificazione” (Romani 4:24-25).


(segue)