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domenica 31 marzo 2024

31 marzo - Chiamato per nome

(Gesù disse:) "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno".

Giovanni 10:27-30

 

Chiamato per nome

 

In un paesino dell’Alto Piemonte, una vecchia contadina custodiva sulla montagna un gregge di capre piuttosto consistente. La sera, dopo averle fatte entrare nell’ovile, si sedeva su una sedia bassa, in mezzo al gregge e chiamava le capre una dopo l’altra, per mungerle. Aveva dato un nome ad ognuna di esse. Quando udivano il loro nome, le capre venivano a mettersi davanti alla padrona e si lasciavano mungere senza muoversi. Dato il carattere indipendente di quegli animali, questo fatto può sorprendere. D’altronde, gli allevatori di quella regione mi hanno confermato che ritenevano quel caso più unico che raro.

Questa storia vera m’ha fatto pensare alla Parola di Gesù, citata in capo a questo foglietto. Qui si tratta di pecore, ma la figura è identica. Esse sono conosciute dal loro padrone, ognuna per nome. È questa la parte di chi ha ricevuto nel cuore Gesù come suo Salvatore e Signore. Per Gesù noi non siamo degli anonimi; ci ama tutti e ha dato la propria vita per ognuno di noi. Ci conosce per nome.

Appena risuscitato, il Signore va incontro a Maria Maddalena che ha trovato il sepolcro vuoto e cerca il corpo del suo Signore. La donna non lo riconosce. Crede che sia il giardiniere del cimitero e gli chiede il corpo di Gesù. Per tutta risposta, si sente chiamare “Maria!”. Ella, allora, lo riconosce. È appagata. Gesù le affida il messaggio più bello: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e al Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17).

sabato 30 marzo 2024

30 marzo - Chi può perdonare i peccati?

Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: “Confesserò le mie trasgressioni all’Eterno” e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato.

Beato l’uomo a cui la trasgressione è perdonata, e il cui peccato è coperto!

Salmo 32:5,1

 

Egli (Dio) perdona tutte le tue colpe.

Salmo 103:3

 

Chi può perdonare i peccati?

 

Durante un recente processo, il Presidente della Corte d’Assise si era rivolto alla persona condannata per dirle che la Corte aveva capito le circostanze del suo gesto, ma che non aveva il potere di perdonarla, perché quello dipendeva da una giustizia diversa dalla giustizia umana.

Questi discorsi sono insoliti in un tribunale, ma si trova una scena simile nell’evangelo di Marco (2:1-12). In una casa di Capernaum s’è radunata una folla di gente per ascoltare Gesù. Fuori, anche un paralitico, portato in barella da quattro persone, vorrebbe vedere il Signore e parlargli; è un’occasione da non perdere. Ma c’è tanta gente che non si riesce ad entrare. Tuttavia, le difficoltà non li trattengono. Si aprono un passaggio nel tetto e, dall’alto, fanno scendere la barella proprio davanti a Gesù. Egli, vedendo la loro fede, dice subito al paralitico: “Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati”. Allora, nella sala s’alza una voce: “Chi può perdonare i peccati, se non uno solo, cioè Dio?”

È proprio vero, questo non compete alla giustizia umana. Ma colui che si trova lì, è proprio il Figlio di Dio, Gesù, venuto sulla terra per pagare il nostro debito e salvare quelli che credono nel suo nome. È lui che abbiamo offeso coi nostri peccati, ed è dunque lui che ha il potere di perdonarci (Marco 2:10). Confessiamogli semplicemente le nostre colpe ed afferriamo questo perdono divino!


venerdì 29 marzo 2024

29 marzo - Il segno del cristiano

(Gesù disse:) "Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri".

Giovanni 13:34-35

 

Dio… mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Romani 5:8

 

Il segno del cristiano

 

Sull’auto che precede la mia, vedo un adesivo metallico che raffigura un pesce. So che cosa significa: il suo proprietario vuole che si sappia che è cristiano. Molto bello questo pensiero!

Attraverso i secoli e fino ai giorni nostri, i cristiani hanno usato molti segni per farsi riconoscere. Ma ne esiste uno che supera tutti gli altri, un segno che attraversa e supera le epoche e le culture. È universale, ed è destinato a durare per tutta la storia della chiesa, fino al ritorno di Gesù. Questo segno non è un distintivo esteriore, ma una risposta a un comandamento dato da Gesù stesso: “Amatevi gli uni gli altri!”

L’amore è al centro della vita cristiana. Già al tempo di Mosè la legge divina diceva: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Levitico 19:18). Ma Gesù cambia il punto di riferimento, che non è più l’io, ma Cristo.

Come ci ha amati Gesù? Fino al punto da morire per noi (Giovanni 15:13). Ci ha amati in modo disinteressato, con un amore infinito. Sì, quest’amore divino si distingue dall’amore umano che, per definizione, ama solo chi è amabile. L'amore verso chi non lo merita è un tratto distintivo mediante il quale si possono riconoscere quelli che sono diventati, per grazia, figli del Dio d’amore. “Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; camminate nell’amore, come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi” (Efesini 5:1-2).


giovedì 28 marzo 2024

28 marzo - Io sono

Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono”.

Esodo 3:14

 

Io sono

 

Questo strano nome: “Io sono colui che sono”, Dio stesso lo manifestò a Mosè, e ci fa riflettere molto. Dio non è costretto a giustificare se stesso davanti a nessuno, neppure al critico più astuto, né per affermare che esiste, né per dire a che cosa è simile. Per Dio non è neppure necessario adattarsi alle opinioni umane, alle domande o ai vari avvenimenti come si sono susseguiti attraverso i secoli. Lui non deve cambiare per piacere all’umanità o per chiedere il suo favore. Dio è quello che è: l’Eterno Dio, che è, che era e che sarà. Giacomo scrive di lui. “Presso lui non c’è variazione né ombra di mutamento” (1:7). Se non fosse così, non sarebbe Dio.

Solo quando abbiamo Dio al centro dei nostri pensieri, ci rendiamo conto di quanto sia grande! È troppo grande per essere contenuto nella piccola dimensione della concezione umana. Ma ogni credente può chiamarlo Padre per mezzo di Gesù Cristo. I figli di Dio hanno piena fiducia in lui, non solo ogni giorno, ma ogni ora. È grande in bontà e in potenza, immutabile in tutte le sue vie.

Un carattere del Figlio, mandato da Dio come nostro Salvatore e Signore, è la costanza. Le Sacre Scritture rendono testimonianza del Figlio di Dio con questi versetti: “Tu rimani… tu rimani lo stesso e i tuoi anni non avranno mai fine” (Ebrei 11:12)

“Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13;8).

Che consolazione e forza possiamo trovare in colui che non cambia mai!

mercoledì 27 marzo 2024

L'uomo

L'uomo è una creatura alla ricerca incessante di qualche cosa. Per costituzione la sua mente non è capace di riposo; l'ignoto lo attrae, la sua fame di sapere è insaziabile, la sua vita è un viaggio disseminato di scoperte. L'uomo indaga, ricerca. I tanti perché della sua fanciullezza continuano a martellargli le tempie anche quando sono grigie. Ma quando la mente dell'uomo comincia ad occuparsi di Dio è sconcertata; barcolla nel buio, vaga in una terra sconosciuta, si sente perduta. Non c'è da sorprendersi che sia così perché Dio è un essere immortale, infinito, mentre noi siamo essere mortali e finiti. Egli è totalmente al di là delle nostre capacità e per tale ragione il nostro intelletto, pur essendo uno strumento meravigliosamente efficiente in altri settori, in questo campo non può darci un aiuto; non può elevarsi sino all'intelletto infinito di Dio, né è capace di gettare un ponte sull'immenso vuoto che ci separa da lui. 

“Puoi forse scandagliare le profondità di Dio, arrivare a conoscere appieno l'Onnipotente?” Giobbe 11:7. 

E' impossibile e così sarebbe sempre stato se Dio stesso non vi avesse posto rimedio. L'uomo sarebbe rimasto per sempre agnostico e si sarebbe domandato come Ponzio Pilato: “che cos'è verità?” (Giovanni 18:38) senza aspettarsi nessuna risposta e senza nemmeno sperare di riceverne e come gli Ateniesi avrebbe forse adorato un dio sconosciuto (Atti 17:23). Ma Dio ha parlato ha preso l'iniziativa di rivelare se stesso.

“Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi” Ebrei 1:1-3. 

Oggi Dio non è tangibile, né visibile, né udibile (in modo diretto). Tuttavia vi è stato un tempo in cui Egli ha scelto di parlare e di rivestire se stesso di un corpo che poteva essere veduto e toccato . 

“Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata), quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi” 1 Giovanni 1:1-3.  

Testimoni oculari hanno parlato di questo, Dio ha voluto che scrivessero ciò che avevano visto e toccato. La Scrittura non si riduce solo a dichiarare che Dio ha parlato, ma afferma che Dio ha agito. Ha preso l'iniziativa e ha agito. Nessun altra religione del mondo può reggere il paragone con il messaggio di Dio che amò dei nemici che si abbassò a cercare l'uomo in un mondo di peccatori perduti, e che morì per essi. Un messaggio del genere non sarebbe stato concepibile a nessuna mente umana. No! È Dio che parla rivela il suo amore che è talmente grande da risultare incomprensibile e che afferma però anche: “il SIGNORE! il Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in bontà e fedeltà... che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente”. 

“Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” Ebrei 4:6.

27 marzo - Atteggiamento verso la Bibbia

(Gesù disse a Dio:) "Le parole che tu mi hai date le ho date loro ed essi le hanno ricevute".

"Il mondo li ha odiati".

Giovanni 17:8,14

 

Attenti dunque a come ascoltate.

Luca 8:18

 

Atteggiamento verso la Bibbia

 

La Bibbia è indubbiamente il libro che s’è attirato il maggior numero di nemici. Molte persone hanno pagato con la vita il fatto di possederne un esemplare.

C’è una causa soprannaturale a quest’atteggiamento verso la Parola di Dio: essa ha un avversario. Satana. Satana non sopporta un libro che mette in evidenza la sua sconfitta.

Ma la spiegazione naturale di tale ostilità è che la Bibbia differisce in modo fondamentale dagli altri libri. Non fa l’elogio della nostra civiltà; non descrive l’uomo come un essere nobile, in progresso verso un bell’ideale. Ci fa vedere invece il suo allontanamento da Dio, il suo degrado morale e non presenta le passioni umane come qualcosa di attraente. In tutti i tempi ci sono stati uomini che hanno tentato di sbarazzarsi di questo documento che svela la malvagità del loro cuore e delle loro azioni, che dice la verità su loro stessi. Il Signore Gesù diceva agli uomini del suo tempo: “Il mondo… mi odia, perché io testimonio di lui che le sue opere sono malvagie” (Giovanni 7:7).

Ma c’è un altro atteggiamento possibile, quello della Samaritana dell’evangelo di Giovanni (capitolo 4). Ha ascoltato la parola di Gesù anche quando Lui le ha dimostrato di conoscere tutta la sua triste storia; e questo l’ha spinta a riconoscere che era il Cristo (vers. 29). Oggi ancora, chi sente la propria colpevolezza davanti a Dio, legga la Bibbia; in essa troverà un Salvatore e la pace per la coscienza; questo libro diventerà “la gioia, la delizia del suo cuore” (Geremia 15:16).


martedì 26 marzo 2024

Le prove

     La Sunamita 2 Re 8:1-6.

Erano passati alcuni anni da quando Eliseo aveva risuscitato il figlio della Sunamita. Probabilmente nel frattempo la donna era rimasta vedova e si trovava a fronteggiare una nuova situazione difficile. Cambia lo scenario. All’orizzonte una cosa nuova, mai vissuta prima. Il profeta Eliseo le parla e le dice: “Alzati; va soggiorna all’estero dove potrai; perché il SIGNORE ha chiamato la carestia nel paese per sette anni” (2 Re 8:1).

La donna insieme a suo figlio e a tutta la sua casa deve lasciare il paese. Deve lasciare tutto, la sua casa, i suoi possedimenti, tutte le cose che per lei erano state una certezza dal punto di vista materiale. Proprio lei che aveva detto “io vivo in mezzo al mio popolo” (2 Re 4:14), per evidenziare quanto fosse gradevole e apprezzata la vita che viveva. Si apriva una nuova pagina della sua esistenza. Quante incognite per lei. Dove sarebbe andata? Che realtà avrebbe trovato? Sarebbe stata accolta bene? Come si sarebbe sostentata per quel lungo periodo? Sarebbe ritornata alla sua terra? Cosa avrebbe ritrovato al suo ritorno?

Lei che nella sua vita aveva beneficiato di un miracolo grandioso, non è esente dal subire una situazione che riguarda tutto il paese, perché Dio esercita un giudizio nei confronti della nazione di Israele. Non vi sono delle eccezioni in questo caso. Tutti devono soggiacere a questa prova che potremmo definire globale.

Alla parola del profeta “la donna si alzò, e fece come le aveva detto l’uomo di Dio; se ne andò con la sua famiglia e soggiornò per sette anni nel paese dei Filistei”  2 Re 8:2.

In questa nuova tappa della sua vita, la fede di questa donna doveva essere di nuovo messa alla prova. Doveva mostrare ubbidienza alla parola di Dio, manifestare dipendenza, confidando nel fatto che Egli avrebbe provveduto ai suoi bisogni e a quelli di coloro che erano con lei, anche in una situazione così incerta e mai sperimentata prima. Tutto ciò nella consapevolezza che non sapeva se al termine dei sette anni di carestia le condizioni di vita preesistenti si sarebbero ripristinate.

A cosa ci fa pensare questo fatto?

Quello che stiamo vivendo in questi mesi (del 2020) è emblematico. C’è qualcosa che si sta abbattendo su tutta la terra. Nessuno è risparmiato. Tutti in diversa misura dobbiamo sopportare nelle nostre vite l’impatto di nuovi virus che mettono in subbuglio il mondo intero. Questo ci riporta al fatto che, come credenti, in questa vita siamo in un contesto in cui “tutta la creazione geme ed è in travaglio” (Romani 8:22) per cui soffriamo in un mondo che soffre delle conseguenze del peccato.

Non conosciamo con certezza le cause di ciò che sta avvenendo, ma sappiamo che Dio è in controllo di ogni cosa. Conosce la fine fin dal principio. Quindi sa quando finirà e come finirà questa situazione. Dio è in controllo di ogni cosa. Chiama una carestia per sette anni, per parlare a cuore del popolo di Israele che si era allontanato e oggi permette un’epidemia che affligge il mondo intero, attraverso la quale, tra l’altro, vuole parlare al cuore degli increduli e dei credenti. Nulla sfugge al suo controllo.

Sono i giorni in cui realizziamo che i beni terreni possono facilmente perdere il loro valore di mercato. Le ricchezze accumulate nel tempo possono svanire. La qualità della vita può cambiare. Le nostre situazioni personali, le nostre abitudini possono mutare drasticamente. Noi che possiamo aver vissuto appoggiandoci, magari inconsciamente, sulla sicurezza economica, sul confort di una vita agiata, che Dio è l’unico su cui possiamo contare. 

Il brano in esame, si conclude con il ritorno della Sunamita in Israele. La donna ottiene la restituzione di tutto ciò che le apparteneva e di tutte le rendite delle sue terre, dal giorno in cui ha lasciato il paese.

Il periodo di prova è terminato. Dio ha mostrato la sua fedeltà. Si è preso cura di lei ed ha anche provveduto affinché le venissero restituiti i suoi beni con un pieno ripristino della situazione di partenza. Dio può fare questo!

Noi non abbiamo un termine di sette anni, viviamo in questa incertezza. Riflettiamo però. Sette anni. A noi sembrano già pesanti pochi mesi! Quanto durerà ancora questo periodo? Cosa cambierà in modo permanente? Quando e se terminerà, le nostre condizioni di vita cambieranno? Non abbiamo le risposte, però sappiamo che Dio si prende e si prenderà cura di noi, ci sosterrà. I cambiamenti che potranno avvenire a livello globale, potrebbero portare anche dei mutamenti nelle nostre condizioni di vita, nelle relazioni con gli altri, ma sappiamo che ogni cosa concorrerà ad adempiere i piani di Dio. Quello che Lui desidera da noi, in questo momento particolare, è che tutto questo porti dei cambiamenti nella nostra vita spirituale: fiducia totale in lui e non nelle cose materiali, fede nelle sue promesse, nella sua capacità di provvedere ai nostri bisogni e di sostenerci, dipendenza, ubbidienza, cambiamento nelle priorità, testimonianza e altro ancora. Se riusciremo a realizzare queste cose, allora vi sarà del frutto alla sua gloria nelle nostre vite attraversando questa prova globale.

26 marzo - Sei triste?

"Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?"

Luca 24:17

 

"La vostra tristezza sarà cambiata in gioia".

Giovanni 16:20

 

Sei triste?

 

Sei triste? A volte lo sono anch’io. La tristezza è una delle emozioni più comuni negli uomini. La terra infatti non è né un Eden né un Eldorado. Da quando il peccato è entrato nel mondo vi abita pure la tristezza.

Quand'è che sono triste? Quando faccio delle scelte sbagliate, come il giovane ricco del vangelo, che ha preferito tenere i suoi beni piuttosto di seguire Gesù (Matteo 19:22). Quando subisco un insuccesso, di lavoro o di relazione. Quando perdo un essere caro.

Ma può darsi che tu soffra di solitudine, di una malattia; forse sei in un letto d’ospedale o su una sedia a rotelle. Ti trovi sotto il peso di una delusione sentimentale, di preoccupazioni familiari o di difficoltà finanziarie?

Sei abbattuto per le notizie di questo mondo senza Dio, spesso così preoccupanti?

Quali che siano i tuoi problemi, puoi andare a Gesù: ha tanta simpatia per te, tanta compassione (aver compassione significa soffrire con chi soffre). Solo lui può identificarsi completamente con te: è diventato uomo, ha sofferto, ha pianto, ha conosciuto la tristezza e l’angoscia. Ma ha trovato tutta la sua forza in Dio. Anche se ti senti così oppresso da non poter pregare, ricordati che Gesù ha sofferto tanto per te.

Un cristiano in prigione racconta di essersi sentito così inquieto da non poter pregare, ma ripeteva senza sosta: “Signore Gesù!” e questo bastava a calmarlo. Un cuore triste è consolato quando si rivolge a Dio e al Signore.


lunedì 25 marzo 2024

25 marzo - Mistero della vita

(Davide diceva a Dio:) "Sei tu che… mi hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene".

Salmo 139:13-14

 

Il Salvator nostro Gesù Cristo… ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il vangelo.

2 Timoteo 1:10

 

Mistero della vita

 

La vita è un mistero, profondo, appassionante. Ogni neonato possiede tratti unici e meravigliosi. Tra il concepimento e la nascita avvengono cambiamenti incredibili. L’ovulo fecondato si dividerà per formare migliaia di miliardi di cellule. Ma il bambino che nascerà non sarà solo miliardi di cellule, sarà un essere vivente che possiede la vita come un tutto, sarà un essere unico. Altre persone possono avere lo stesso nome, ma la vita di quel bimbo è unica. Non sarà solo un essere vivente, ma una persona.

Il corpo di una persona ha molta importanza, ma quello che la caratterizza veramente è la capacità di riflettere, è la sua mente, la sua responsabilità. Ogni essere umano possiede uno spirito e un’anima, la parte immateriale del nostro essere che, per ciascuno di noi, ha più valore di tutto il mondo (Matteo 16:26). Quest’anima, ci dice il Signore, possiamo "perderla". Una vita che dà appiglio al male è una vita perduta sulla terra e per l’eternità davanti a Dio. Perdiamo la vita se rifiutiamo di credere in Dio, se scegliamo di vivere senza di lui. “Perdere” la propria anima non vuol dire che sia distrutta, ma che va alla perdizione eterna, l’inferno.

La nostra anima però può essere salvata se confidiamo nel Signore Gesù, morto per le nostre colpe e poi risuscitato. Dio ci ha creati per conoscerlo e vivere felici per sempre presso di lui. Non si può concepire la vita di un uomo senza pensare all’eternità.


domenica 24 marzo 2024

Un momento unico

“Dové il re dei giudei che doveva nascere siamo venuti per adorarlo” Matteo 2:2.

Accadde tutto in un momento memorabile. Tra tutti i momenti quello apparentemente non sembrava diverso dagli altri, ma in realtà quel particolare momento non aveva eguali perché in quel preciso istante avvenne qualcosa di spettacolare. Dio divenne uomo. Mentre le creature umane si affaccendavano inconsapevoli il cielo si aprii e l’invulnerabile divenne vulnerabile. Il creatore divenne simile alle sue creature. Colui la cui grandezza non poteva essere contenuta dall’universo stesso (1Re 8:27) si fece uomo e la Parola divenne carne. 

Dio vedrà le nostre nudità e noi non potremmo nasconderci. Lui che è il primo e l’ultimo (cioè l’Eterno Apoc.1:17 Isaia 41:4) e che tiene le chiavi della morte e dell’Ades si fermò a parlare con la donna adultera, ma egli non era venuto per giudicare.

“Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sai salvato per mezzo di lui” Giovanni 3:17

Un giorno una donna gli si avvicinò non le era rimasto più niente aveva speso tutto nei medici. Tocco la veste di Gesù. Strano non importava che la donna fosse venuta a Lui come ultima risorsa. Gli interessava solo che fosse venuta.

Quel che Dio ha fatto non ha senso, quel tipo di amore è totalmente sconosciuto e non ha logica. Chiamerà gli uomini a camminare dietro di se equipaggiati solo di ginocchia piegate e una parola capace di arricchire molti.

Un parola i cui risultati si estendono oltre la morte ed essa non potrà trattenere coloro che la ritengono.

Affermo di essere Dio (Io e il Padre siamo uno) eppure permise che gli venissero messe le mani a dosso che fosse arrestato, condannato e che gli uomini lo crocifiggessero su di un legno.

Colui che affermò di essere più vecchio del tempo stesso. “In verità in verità vi dico prima che Abramo fosse nato Io Sono” Giovanni 8:58.

Dichiarò di essere più grande e più forte della morte. “Per questo mi ama il Padre perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho potere di deporla e ho il potere di riprenderla” Giovanni 10:17-18.

Ebbene, Il Signore Gesù è venuto apposta per me e per te. Tutto questo piano era stato concepito da Dio da tempo. Egli è venuto per te, si è incarnato per te ed è morto per te.

24 marzo - Pronto e lento, fedele e giusto

Tu, o Signore, sei buono, pronto a perdonare, e misericordioso verso quanti t’invocano.

Tu, Signore, sei un Dio pietoso e misericordioso, lento all’ira e grande in bontà e in verità.

Salmo 86:5,15

 

Pronto e lento, fedele e giusto

 

Dio è perfetto in tutto, anche nei suoi caratteri che potrebbero sembrare contraddittori; ed è, nello stesso tempo, misericordioso e santo, fedele e giusto.

Pronto a perdonare. “Se confessiamo i nostri peccati, egli (Dio) è fedele e giusto da perdonarci" (1 Giovanni 1:9). Perdona “tutti i nostri peccati” (Colossesi 2:13). Perdona subito.

Lento all’ira. Un giorno quest’ira di Dio si rivelerà dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini (Romani 1:18). Oggi Dio ha pazienza: “Il Signore non ritarda…, ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento” (2 Pietro 3:9). “La pazienza di Dio aspettava al tempo di Noè” (1 Pietro 3:20), quando la malvagità dell’uomo si estendeva, senza freno, sulla terra. Ancora oggi, mentre l’uomo si beffa di tutte le leggi di Dio, calpesta i veri valori e sviluppa il suo orgoglio impunemente (così almeno crede), “la pazienza del nostro Signore è… salvezza” (2 Pietro 3:15). Fra poco la sua pazienza avrà fine. “Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?” (Romani 2:4).

Fedele e giusto. Dio ha detto: “Il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23); ed è fedele alla sua parola. Quel salario, infatti, Cristo l’ha pagato molto caro, e Dio non può reclamarlo due volte, di modo che è giusto quando assolve colui che crede in Gesù Cristo e condanna chi rifiuta di credere.


sabato 23 marzo 2024

Saggezza

“La saggezza vale più degli strumenti di guerra; ma un solo peccatore distrugge un gran bene” Ecclesiaste 9:18.

La saggezza è uno strumento molto efficace, è un arma che ha molto valore per la guerra che ogni credente è chiamato a combattere, ma non ci può essere saggezza se il peccato viene tollerato. Un piccolo elemento che noi consideriamo insignificante, un peccatuccio, può rovinare tutto.

“Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l'olio del profumiere: un po' di follia guasta il pregio della saggezza e della gloria” 10:1. La follia non è qui considerata in senso patologico, ma si tratta di una follia morale legata al cuore dell’uomo. Non è possibile ignorare che l’odore emanante dal processo di decomposizione delle mosche porta un alterazione nel profumo dell’olio. Basta un po’ di follia per annullare ciò che dovrebbe essere prevalente. L’apostolo Paolo poteva dire "un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta" (1 Corinzi 5:6). Ma la cosa più sorprendente non è quella che una mosca possa cadere nel l'olio del profumiere, cosa possibile, ma è che questa possa imputridire. Non sono gli errori anche se pur piccoli ma il fatto che questi restino lì ingiudicati a "germinare". Se vi fosse quell'accortezza nel rimuoverli questo non accadrebbe. 

“Il saggio ha il cuore alla sua destra, ma lo stolto l'ha alla sua sinistra” v.2. Questa non è una lezione di anatomia. La destra e la sinistra sono figure di due scelte ben definite. “Io ho sempre posto il SIGNORE davanti agli occhi miei; poich'egli è alla mia destra, io non sarò affatto smosso” Salmo 16:8.  Abbiamo fatto una scelta in quanto a priorità e abbiamo posto il Signore a destra tutte le nostre affezioni si concentrano lì. Anche il Signore stesso manifesterà questo suo amore per i suoi: “e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra”  Matteo 25:33.

“Anche quando lo stolto va per la via, il senno gli manca e mostra a tutti che è uno stolto” v.3. 

La stoltezza è incontrollabile. Non la si può addomesticare e si manifesta anche nelle cose più semplici come “andare per via”. Dio invita tutti gli uomini ad appropriarsi della saggezza “Cristo” solo così il nostro cammino risulterà essere diverso

 “Perché anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda”  Tito 3:3. 

“Chi fra voi è saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza” Giacomo 3:13. Chi è saggio e intelligente? 

La realtà della fede dell'uomo deve trasparire dalle sue opere che sono appunto il risultato della fede, così la sua saggezza deve essere dimostrata con una buona condotta.

23 marzo - Un "figliuol prodigo"

Dio stabilisce di nuovo un giorno – oggi – dicendo: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori”.

Ebrei 4:7

 

Un "figliuol prodigo"

 

Heinrich Heine, poeta tedesco contemporaneo del filosofo Hegel e autore di numerose poesie satiriche contro il cristianesimo, termina così uno dei suoi scritti:

“Da quando ho realizzato di aver bisogno della misericordia di Dio… ho dato alle fiamme, con uno zelo pieno di timore, tutte le mie opere contenenti qualche offesa a Dio. È meglio che siano bruciati i versi piuttosto che sia bruciato chi li ha scritti.

Sì, ho fatto la pace con il Creatore, a gran dispetto dei miei amici illuminati che mi rimproveravano il ritorno alla vecchia “superstizione”, come chiamavano il mio volgermi a Dio. Sono ritornato a Dio come un figlio prodigo, dopo aver “custodito i porci” per lungo tempo (Luca 15) presso gli adepti di Hegel.”

In un suo poema esprime così tale sorprendente confessione:

"La mia vecchia cetra s’è infranta

 sulla roccia che si chiama Cristo.

Spinta da uno spirito malvagio,

 ha animato delle cattive feste,

ha chiamato alla rivolta,

 cantato il dubbio e la bestemmia.

O Signore, m’inginocchio davanti a Te.

Perdona, perdona i miei canti profani!"

Heinrich Heine s’è rivolto a Dio alla fine della sua vita. Ma la Bibbia ci esorta a cercare Dio appena udiamo la sua voce, perché poi potrebbe essere troppo tardi!


venerdì 22 marzo 2024

Vedere Dio faccia a faccia

A volte mi capita di ascoltare persone “religiose” che, parlando del loro incontro con Dio, usano espressioni come: “In quel giorno avrò molte domande da fargli” o “Mi dovrà dare molte spiegazioni” o ancora “Lui mi dirà le sue ragioni e io le mie”.

Evidentemente pensano che questo “incontro” risulterà essere una specie di confronto di idee o punti di vista. Pensano di incontrare un uomo con il quale discutere ma è con Dio che avranno a che fare. Quel Dio che: “abita una luce inaccessibile; il quale nessun uomo ha veduto né può vedere” 1Timoteo 6:16. 

“Poiché l'Eterno, il tuo Dio, è un fuoco consumante” Deuteronomio 4:24.

Non conoscono le Scritture!

La Bibbia ci dice che tutti gli uomini di Dio che ebbero un incontro con Dio nella sua gloria, si ritrassero da quella visione sopraffatti dalla consapevolezza dei loro peccati.

Mosè, al quale Dio apparve nel rovo che ardeva senza consumarsi  “si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio” Esodo 3:5-6.

Il Popolo d'Israele, vide lo spettacolo del monte Sinai dove Dio era sceso per dare le sue leggi. “Siano pronti per il terzo giorno; perché il terzo giorno il SIGNORE scenderà in presenza di tutto il popolo sul monte Sinai. Tu fisserai tutto intorno dei limiti al popolo, e dirai: "Guardatevi dal salire sul monte o dal toccarne i fianchi. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte...E Mosè scese dal monte verso il popolo; santificò il popolo, e quelli si lavarono le vesti. Il terzo giorno, come fu mattino, ci furono tuoni, lampi, una fitta nuvola sul monte e si udì un fortissimo suono di tromba. Tutto il popolo che era nell'accampamento tremò. Il monte Sinai era tutto fumante, perché il SIGNORE vi era disceso in mezzo al fuoco; il fumo saliva come il fumo di una fornace, e tutto il monte tremava forte.” Esodo 19.

Giobbe, al quale Dio si rivolse “dal seno della tempesta” con parole che rimarcavano la sua immensa maestà, esclamo “Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere” Giobbe 42:5-6.

Isaia, quando era giovane e all'inizio della sua chiamata come profeta, ebbe la visione di Dio come Re d'Israele, “Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava. L'uno gridava all'altro e diceva: Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria! a quella visione esclamò: Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!»” Isaia 6:1-5.

Quando Ezechiele ebbe quella visione, particolare, di creature alate e di ruote piene di occhi, sovrastate da un trono su cui sedeva uno simile ad un uomo avvolto nello splendore del fuoco e dell'arcobaleno, riconobbe che era “un'apparizione dell'immagine della gloria del SIGNORE” ed aggiunge: “A quella vista caddi sulla mia faccia” Ezechiele 1:26-28.

Saulo da Tarso, che percorreva la via di Damasco pazzo di rabbia contro i cristiani, cadde a terra accecato da una luce abbagliante, più splendente del sole di mezzogiorno “E durante il viaggio, mentre si avvicinava a Damasco, avvenne che, d'improvviso, sfolgorò intorno a lui una luce dal cielo e, caduto in terra, udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?...Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla ” Atti 9:1-9. 

Giovanni, già in età avanzata, in esilio sull'isola di Patmos, dà una minuziosa descrizione della sua visione di Gesù risorto e glorificato, i cui “Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque” ed anche lui ci dice: “Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto” Apocalisse 1:9-17.

Ma come il Signore disse “non temere” a Giovanni durante quella visione, i suoi non hanno niente da temere. “Avendo dunque, fratelli, libertà d'entrare nel santuario in virtù del sangue di Gesù” Ebrei 10:19.

Ogni essere umano che non ha creduto in Cristo deve necessariamente affrontare il giudizio di Dio, deve comparire di fronte al “gran trono bianco” (Apocalisse 20:11-15).

“Quando Dio chiama in giudizio, chi s'opporrà?” Giobbe 11:10.

Quando la Scrittura parla del gran trono bianco vuole evidenziare la solennità, la purezza, la serietà, la giustizia che Dio manifesterà in quel momento. E allora accadrà qualcosa di straordinario. Davanti alla presenza maestosa e gloriosa di Dio: “La terra e il cielo fuggiranno dalla sua presenza e non ci fu più posto per loro” v.11. Ogni uomo rimarrà in silenzio e cadrà in terra come morto, perché sarà “chiusa ogni bocca e tutto il mondo sarà riconosciuto colpevole davanti a Dio” Romani 3:19.

22 marzo - Buona forma spirituale

Esèrcitati… alla pietà.

1 Timoteo 4:7

 

Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d’amore e di pace sia con voi.

2 Corinzi 13:11

 

Buona forma spirituale

 

Mantenersi in buona forma fisica esige disciplina e sforzo. Per perdere qualche chilo e rafforzare la muscolatura, molti nostri contemporanei hanno l'abitudine di praticare della ginnastica mattutina, o lo “jogging”, oppure di seguire un rigido regime alimentare.

Anche per rimanere in un buon stato spirituale occorrono tempo, sforzi e pratica. L’apostolo Paolo raccomandava a Timoteo di esercitarsi alla pietà. L’esercizio spirituale, anche se dà vera gioia, implica sempre una certa disciplina. Per esempio bisogna prendere la decisione di riservarsi ogni giorno del tempo per studiare la Parola di Dio e per pregare. Inoltre, quello che abbiamo considerato nel nostro studio biblico dev'essere vissuto concretamente ogni giorno. Forse per questo dovremo rinunciare a certe attività che ci attirano, ma che non potrebbero edificarci. Solo l’amore per il Signore può darci la forza di perseverare.

Che pensare di un falegname che dimenticasse di arrotare i suoi attrezzi o di un meccanico che non trovasse il tempo per lubrificare la sua macchina? Allo stesso modo un figlio di Dio che non si fortificasse con la preghiera, con lo studio della Bibbia, le riunioni cristiane e la comunione personale con il Signore, sarebbe da considerare insensato. Gli "attrezzi" del nostro servizio spirituale si smussano molto facilmente. È necessario affilarli ogni giorno.


giovedì 21 marzo 2024

La Parola

Più considero questo soggetto, più scopro che la Paola deve avere una parte non solo predominante, ma unica e assoluta nella vita del cristiano. Ci stiamo sempre più all'avvicinarsi dell'ultimo male: anticristianesimo e l'apostasia che ne seguirà, con tutte le forme dell'idolatria che la caratterizzeranno, è urgente che il cristiano fedele si attenga rigorosamente alla Parola. Essa è la cintura di salvezza che ci permette di non sprofondare fra le spaventevoli acque dell'incredulità e dell'anticristianesimo.

La Scrittura ci segnala che a più riprese si è tentato di oscurare, di nascondere, la Parola di Dio  ma Dio non lo hai permesso.

L'autorità della Parola fu pienamente riconosciuta al tempo degli apostoli che furono gli strumenti per completarla, ma già durante la loro vita i sintomi del declino si facevano sentire.

Se volessimo scorrere indietro nel tempo troveremo che ai tempi di Giosia (2 Re 22) la parola della legge se ne erano perse le tracce e soltanto l'arca di Dio ne conservava l'esistenza, ed è proprio lì che fu ritrovata. Persino il sommo sacerdote non ne conosceva l'esistenza. Fu ritrovata lì proprio dove doveva essere secondo l'ordine di Deuteronomio (31:26). Nessuno la conosceva in quel tempo. Questa Parola condannava il popolo, appena il re l'ebbe letta si stracciò le vesti, pianse e si umiliò. Per lui l'unica cosa da fare era abolire l'idolatria.

Anche sotto Nehemia si verificò un risveglio, le mura furono ricostruite e la Parola non solo fu letta dinanzi al re ma fu letta dinanzi a tutto il popolo Neh (8:5). Fu letta distintamente davanti a tutti in modo da farla comprendere. Il risultato fu il ripudio di ogni alleanza con il mondo (cap.9).

Un altra eclissi si ebbe poco a poco dopo la dipartita degli apostoli e che durò fino alla riforma del secolo passato. La lettera a Sardi ce ne da uno stralcio. “All'angelo della chiesa di Sardi scrivi: Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere, ma sei morto” Apocalisse 3:1.

L'unione dei credenti con il mondo in modo tale da non saperne vedere la differenza.

La Riforma portò ad un risveglio e i risultati non si fecero aspettare, le verità della Parola furono riscoperte e insegnate ma ai tempi d'oggi stiamo vivendo un periodo con scarsità di luce, benché dal protestantesimo ognuno continui ad affermare di credere in Dio, la sua Parola viene piano piano messa da parte e il mondo inizia ad riavvicinarsi camuffandosi sotto un aspetto religioso.

Ci sarà un ultimo appello durante quella che viene definita l'ultima settimana di Daniele.

“Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate complici dei suoi peccati e non siate coinvolti nei suoi castighi; perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità” Apos.18:4.

Babilonia (chiesa apostata) è caduta e il motivo è la sua dissolutezza nei rapporti con il mondo e i suoi mercanti.

21 marzo - Definizione di termini biblici (II)

Fammi comprendere la via dei tuoi precetti, e io mediterò sui tuoi prodigi.

Salmo 119:27

 

Il saggio ascolterà e accrescerà il suo sapere; l’uomo intelligente ne otterrà buone direttive per capire i proverbi e le allegorie, le parole dei saggi e i loro enigmi.

Proverbi 1:5-6

 

Definizione di termini biblici (II)

 

Propiziazione (o espiazione). Far propiziazione significava, presso i Greci, rendersi gli dèi favorevoli. Nella Bibbia, Dio è propizio verso la sua creatura, non per quello che riesce a fare da sola, dai suoi sforzi, dal suo impegno, ma per il sacrificio espiatorio di Cristo (leggere 1 Giovanni 2:2; 4:10; Ebrei 2:17).

Riconciliazione. Ristabilimento di relazioni tra persone che erano in disaccordo. Dio ha fatto il necessario per riconciliare il mondo con se stesso, tramite la morte del suo Figlio. I credenti, ora riconciliati con Dio, devono invitare gli uomini che rimangono nemici di Dio (leggere Romani 5:10-11; 2 Corinzi 5:17-20) a riconciliarsi con lui accettando il Signore quale loro Salvatore.

Redenzione. Riscatto al prezzo di una cauzione, per dare la libertà. La redenzione del credente, prima schiavo del peccato, è eterna, ed è stata ottenuta dal sangue di Cristo (leggere Romani 3:24; Efesini 1:7; Colossesi 1:14).

Pentimento: Cambiamento del cuore e dello spirito che, illuminati dalla Parola di Dio, riconoscono con contrizione il loro passato. Il pentimento è verso Dio; induce il peccatore ad avere lo stesso giudizio di Dio sul suo stato di peccato e sui peccati commessi (leggere Atti 20:21; Romani 2:4; 2 Pietro 3:9).

Santificazione. Il credente è reso santo, messo a parte per Dio, perché è stato riscattato dal sacrificio di Cristo e suggellato dallo Spirito Santo. La santificazione è in seguito realizzata nella vita del credente progressivamente, ubbidendo di cuore alla Parola di Dio (leggere Giovanni 17:17; 1 Corinzi 1:30; 6:11; Ebrei 10:14).


mercoledì 20 marzo 2024

Riposo

Qualche tempo fa ho saputo di un collega di lavoro che aveva acquistato una casa al mare, investendo tutto ciò che aveva risparmiato durante la sua vita.

I suoi figli si erano sposati e, una volta che lui fosse andato in pensione, aveva intenzione di andare a vivere in quella casa insieme alla moglie. Sembrava un buon posto dove trascorrere la vecchiaia in tranquillità. Finalmente si sarebbe riposato dopo una vita di duro lavoro e si sarebbe goduto la pensione.

Ci sono poche parole che risuonano in modo più gradevoli alle orecchie umane come quella di riposo. Chi non desidera riposo? Specialmente dopo le continue fatiche che dobbiamo affrontare durante la nostra vita quaggiù.

“Sorge il sole ed essi rientrano...l'uomo esce all'opera sua e al suo lavoro fino alla sera” Salmo 104:22-23. 

Infine giunge il riposo della notte, ma al mattino bisogna tornare alle fatiche del giorno. Allora l'uomo guarda lontano, verso un avvenire sempre incerto, quando, suonata l'ora della pensione, godrà di un meritato riposo ma, ahimè, è sovente l'ora in cui le infermità, le difficoltà date da un corpo che invecchia lo colpiscono e quel riposo così desiderato svanisce.

Ed è ciò che è successo a questo mio collega. Pochi mesi dopo l’acquisto della casa, è morto, senza aver la possibilità di passarvi dentro un solo giorno.

Cose di questo genere accadono continuamente e ci ricordano quanto la nostra vita sia precaria. Facciamo programmi, pianifichiamo, pensiamo sempre al nostro futuro, come se dovessimo vivere per sempre. Poi succedono queste cose e ritorniamo con i piedi sulla terra, ricordandoci quanto siamo fragili.

Bisogna realizzare che: questo mondo non è un luogo di riposo. Tutta la creazione geme ed è in travaglio, neppure essa trova riposo. Solo il Signore può darci riposo e il suo invito risuona ancora oggi: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” Matteo 11:28.  E' Lui e Lui solo che può assicurarci un perfetto riposo che i nostri cuori così tanto desiderano.

20 marzo - Definizione di termini biblici (I)

"Capisci quello che stai leggendo?"… "Come potrei se nessuno mi guida?"

Atti 8:31

 

La saggezza ti entrerà nella mente, la scienza sarà la delizia del tuo cuore, la riflessione veglierà su di te, l’intelligenza ti proteggerà.

Proverbi 2:10-11

 

Definizione di termini biblici (I)

 

La lingua greca usata nella seconda parte della Bibbia non era quella dei poeti e dei filosofi, ma il linguaggio più comune, usato per gli scambi commerciali in tutto l’impero romano. Ma nelle traduzioni, per presentare la ricchezza del Vangelo, è impiegato un linguaggio in molti casi composto di termini poco correnti.

Confessare. È riconoscere e dichiarare apertamente la verità, compresa la nostra colpevolezza davanti a Dio (Ebrei 10:23; 1 Giovanni 1:9).

Conversione. Dietro-front, cambiamento di direzione, smettere di proseguire nella via della perdizione e ritornare verso il Dio salvatore. Accompagna il pentimento, quel cambiamento di pensiero, quella nuova valutazione di se stessi alla luce della Parola di Dio (Matteo 18:3; Atti 15:3; 26:20; 1 Tessalonicesi 1:9; 1 Timoteo 3:6).

Giustificare. Dichiarare giusto, assolvere una persona, liberarla dalle sue colpe. Gesù Cristo ha subito il castigo per i nostri peccati perché fossimo giustificati davanti a Dio (Romani 3:24; 4:24-25; 8:33; Giacomo 2:24).

Il peccato. È l'innata tendenza al male trasmesso a tutti gli uomini dalla disobbedienza del primo uomo. Caratterizza la mancanza di sottomissione alla volontà di Dio e porta a un comportamento senza legge. I peccati (al plurale) sono le colpe commesse verso Dio e verso gli uomini, e che rendono colpevoli davanti a Dio. Cristo è morto sia per subire il castigo dei nostri peccati, sia per subire la condanna del peccato stesso (Romani 5:12; 1 Giovanni 3:4; Efesini 2:1).


martedì 19 marzo 2024

Quel che ci separa

Il mondo è un vasto sistema che man mano si va sviluppando per soddisfare sempre di più la concupiscenza dell'uomo.

Tuttavia, al principio, nonostante il peccato, il mondo non era ancora organizzato come sistema. Lo iniziò ad essere quando Caino edificò una città alla quale dette il nome di suo figlio e vi istallò tutto ciò che può rendere il mondo piacevole all'uomo separato da Dio.

In Genesi 14:17-24, troviamo una serie di primati dei discendenti di Caino: La prima città chiamata Enoc; il primo caso di poligamia; l'inizio dell'allevamento organizzato del bestiame; gli albori delle arti musicali e della lavorazione del metallo; il primo canto nel quale si parlava di violenza e di spargimento di sangue. Da allora, poiché l'uomo aveva scelto di vivere allontanandosi sempre di più da Dio, Satana acquistò il titolo incontestabile di principe del mondo.

Caino fu il capostipite di una nuova strada: “Caino si allontanò dalla presenza del SIGNORE e si stabilì nel paese di Nod” 4:16.

Da quel momento, l'uomo, non ha mai cessato di realizzare tutto ciò che facesse piacere alla sua insanabile concupiscenza.

Tale è la via di Caino (Giuda 11), quella via larga nella quale milioni di persone si incamminano oggi.

19 marzo - Vita satura

Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato.

1 Timoteo 6:12

 

Tutte le cose vere… siano oggetto dei vostri pensieri.

Filippesi 4:8-9

 

Vita satura

 

Il "disco fisso" di un computer, se è saturo di dati e informazioni impedisce il buon funzionamento dell'apparecchiatura; così noi, quando la nostra esistenza è satura d’informazioni e d’attività di ogni genere, corriamo il rischio di non lasciare più posto ai valori spirituali, che pure sono essenziali.

Nei nostri paesi occidentali è facile procurarsi una Bibbia e ognuno può leggerla liberamente. Eppure, la “saturazione” che prende possesso delle nostre vite comporta il rischio di farcene trascurare la lettura. Abbiamo tante attività importanti: oltre agli obblighi professionali o familiari, dai quali non possiamo dispensarci, anche numerosi divertimenti e distrazioni, che consideriamo altrettanto importanti, e che riempiono le nostre giornate e i nostri pensieri. Come avremmo ancora il tempo d’ascoltare quel che Dio ci dice nella sua Parola?

La nostra mente fa fatica a gestire le informazioni che ci giungono da innumerevoli fonti, a distaccarsene, a riceverle in modo intelligente, con uno spirito critico… Corriamo il rischio di cadere nella superficialità, l'istintività, la confusione dei valori essenziali. Troviamo il tempo per riflettere sulla vita, sulla morte, sull’eternità? È essenziale far silenzio nella nostra mente per ricevere le comunicazioni di Dio ed essere disponibili per Lui.


lunedì 18 marzo 2024

Lo stesso sentimento

“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce” Filip. 2:5-8.

“Abbiate in voi lo stesso sentimento”. Quale fu il suo sentimento verso gli altri?

Di fronte ad una umanità alla deriva, priva di speranza e  perduta, egli abbassò se stesso essendo disposto a rinunciare alla propria gloria celeste.

Il Signore pensò costantemente agli altri, non versò lacrime per le proprie sofferenze, ma pianse sulla città di Gerusalemme che non aveva conosciuto ciò che era per la sua pace.

Manifestò di possedere la mente di colui che serve, la mente di colui che non ha in vista se stesso, ma gli altri.

Era uguale a Dio, non simile. Ciò significa che non aveva una qualche somiglianza o caratteristica ma egli era Dio ma non lo è stato, solo che, per un tempo, come posizione si spogliò della sua veste regale. Gli uomini avevano bisogno di redenzione e Lui si era fatto esteriormente come loro per venire a portarla. Mise da parte i suoi abiti divini per rivestire un corpo di argilla e in questo abito mostrò agli uomini il suo stupendo amore.

“Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi” 2 Cor. 8:9.

18 marzo - Difficoltà di scelta

La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero.

Salmo 119:105

 

Fino a quando zoppicherete dai due lati? Se l’Eterno è Dio, seguitelo.

2 Re 18:21

 

 

Difficoltà di scelta

 

Un giorno, stavo guardando i ragazzi giocare a basket. Alla fine della partita Pietro ha tirato ed il pallone è rimasto in bilico roteando per un istante sul canestro. Tutti trattenevano il respiro: sarebbe passato attraverso il cerchio, per segnare il punto della vittoria o caduto all’esterno, con grande delusione della squadra?

A volte, di fronte a una scelta difficile siamo come quel pallone. Basta pochissimo per farci ondeggiare a destra o a sinistra; sia in una situazione conforme a ciò che la Bibbia insegna, approvata da Dio e che procura pace e felicità, sia in una situazione che Dio disapprova e che genera soltanto amarezza e rimpianti. Il pallone, lui, non ha preso alcuna decisione; è guidato da elementi esterni; invece gli uomini hanno la capacità di scegliere e di decidere; Dio li ha creati così.

Quando, all’inizio dei tempi, Eva passeggiava nel giardino d’Eden, felice e senza preoccupazioni, il diavolo è venuto a proporle di mangiare il frutto dell’albero proibito. La donna ha esitato, come il pallone nella sua instabile posizione. Avrebbe potuto ricordarsi della bontà di Dio e rifiutare quello che Dio aveva proibito, e invece ha ascoltato le argomentazioni ingannevoli del tentatore e ha scelto di disubbidire all’ordine divino, con conseguenze catastrofiche per lei, per Adamo e poi per tutta l'umanità.

La prossima volta che ci troveremo davanti a una scelta, ricordiamoci della bontà di Dio ed abbiamo fiducia in lui per scegliere quello che lui approva! Il Signore vuole sempre soltanto il nostro bene.

domenica 17 marzo 2024

La forma e la potenza

“Allora gli uomini d'Israele dissero a Gedeone: Regna su noi, tu, tuo figlio e il figlio del tuo figlio, poiché ci hai salvati dalla mano di Madian. Ma Gedeone rispose loro: ‘Io non regnerò su di voi, né mio figlio regnerà su di voi; Il Signore è colui che regnerà su voi! ” (Giudici 8:22,23).


Il Signore Gesù non ha permesso che i Giudei lo proclamassero re (Giovanni 6:15). Egli è venuto nel nome di suo Padre e come tale il popolo non l'ha voluto ricevere (Giovanni 5:43); il Signore quindi non ha accettato di essere ricevuto nel suo proprio nome. È una cosa ben diversa essere ricevuto nel proprio nome ed essere ricevuto nel nome di Dio.

Quando gli viene proposto di diventare re, Gedeone non vuole prendere la posizione di autorità che spetta solo all'Eterno, poiché sa bene che se le aspettative del popolo si basano sull'uomo ne derivano solo debolezza e disonore; ma quando è l'Eterno l'unico appoggio vi sono forza e benedizione.

Non è forse questo il principio che si trova in tutto il Nuovo Testamento? Paolo annulla se stesso. Per quanto fossero elevate le rivelazioni che aveva ricevuto dal Signore, per quanto estesa fosse la sua conoscenza, invece di mettere se stesso in evidenza, dice: “Che cos'è dunque Apollo? E che cos'è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro. Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere”.

E ancora: “Nessuno dunque si vanti degli uomini, perché tutto vi appartiene: Paolo, Apollo, Cefa” (1 Corinzi 3:4-6 e 21-22). Se si fosse messo in evidenza, non si sarebbe più potuto vedere Cristo nel suo ministerio e nella sua vita.

Questo principio, valido per Gedeone come per Paolo, vale anche per tutti quelli che agiscono per fede. È un segno di crescita nella grazia quando magnifichiamo il nome del Signore Gesù; anche se per questo bisogna che i nostri nomi siano sminuiti sia davanti ai credenti che davanti al mondo, prendendo tutto il biasimo su noi stessi e dando al Signore tutto il merito. “Chi si vanta, si vanti nel Signore!” (2 Corinzi 10:17).

Che bel quadro ci avrebbe mostrato la storia di Gedeone se si fosse fermata qui. Nessuno è perfetto, eccetto il Signore; Egli è il vero Gedeone, il vero Sansone, il vero Davide. Così, alla fine del capitolo, vediamo il declino dopo il risveglio; un declino rapido, causato da Gedeone stesso.

“Poi Gedeone disse loro: Una cosa voglio chiedervi: che ciascuno di voi mi dia gli anelli del suo bottino". Egli desiderava fare una specie di monumento per ricordare la vittoria. Ma quegli anelli facevano parte del bottino del trionfo riportato dall'Eterno, e non da lui. “Quelli risposero: Li daremo volentieri. E stesero un mantello, sul quale ciascuno gettò gli anelli del suo bottino. Il peso degli anelli d'oro che egli aveva chiesto fu di millesettecento sicli d'oro… Gedeone ne fece un efod, che pose in Ofra, sua città; e tutto Israele si prostituì al seguito di quello, ed esso diventò un'insidia per Gedeone e per la sua casa” (Giudici 8:24-27).

L'uomo cerca sempre il modo di perpetuare il successo di un certo momento. Nemmeno una benedizione ricevuta la si può prolungare, perché tutto dipende dai piani di Dio e da come noi permettiamo allo Spirito Santo di agire in noi e nella nostra vita. Se noi cerchiamo, come Gedeone, di garantircela con altri metodi, facciamo un "efod". Se tentiamo di prolungarla, di salvaguardarla per altri o per quelli che verranno dopo di noi, in pochissimo tempo, persa la potenza, non rimarrà che la forma. E così adoreremo la forma, anziché Dio, proprio come fecero gli Israeliti per i quali l'efod di Gedeone prese il posto che spettava solo all'Eterno.

Che cos'è una serie di princìpi, anche se scritturali, e di dottrine corrette, se non c'è più la potenza dello Spirito? Solo la potenza dello Spirito Santo può assicurare una benedizione perpetua.

Non possiamo salvaguardare la verità divina coi nostri sistemi umani. Essi possono anche scaturire da un sentimento di amore per il Signore, ma in fondo manifestano una mancanza di dipendenza da Dio. L'energia dello Spirito era all'opera in Gedeone, ma quando è venuta a mancare, è stato proprio lui ad aprire a Israele la via del ritorno all'apostasia.

La restaurazione è durata finché è durata l'energia della fede individuale; e così è anche oggi per noi. 

Così Madian fu umiliato davanti ai figli d'Israele e non alzò più il capo; e il paese ebbe pace per quarant'anni, durante la vita di Gedeone. Ierubbaal, figlio di Joas, tornò ad abitare a casa sua… Poi Gedeone, figlio di Joas, morì molto vecchio, e fu sepolto nella tomba di Joas suo padre, a Ofra degli Abiezeriti. Dopo la morte di Gedeone, i figli d'Israele ricominciarono a prostituirsi agl'idoli di Baal, e presero Baal-Berith come loro Dio. I figli d'Israele non si ricordarono del Signore, loro Dio, che li aveva liberati dalle mani di tutti i loro nemici che li circondavano; e non dimostrarono nessuna gratitudine alla casa di Ierubbaal, ossia di Gedeone, per tutto il bene ch'egli aveva fatto a Israele” (Giudici 8:28-35).

A che cosa era servito l'efod? Le liberazioni dell'Eterno sono state ugualmente dimenticate. L'Eterno stesso è stato dimenticato; ed anche Gedeone e la sua famiglia. L'efod non aveva assolutamente svolto la funzione per la quale certamente Gedeone l'aveva voluto. 

Dobbiamo fare attenzione. La cosa importante non è dare la preminenza a una dottrina particolare, ma cercare la presenza costante dello Spirito Santo.

Ricordiamoci che è lo Spirito Santo che reprime la carne. Se io metto in evidenza qualche cosa, questa cosa diventa l'oggetto della mia attenzione, al posto del Signore; ed è invece la sua gloria che deve avere la preminenza. Con quale rapidità la Chiesa si è allontanata da Dio, anche ai tempi di Paolo! "Tutti cercano i loro propri interessi, non quelli di Cristo Gesù” (Filippesi 2:21).

17 marzo - La speranza che non delude

La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato.

Romani 5:5

 

La speranza che non delude

 

Finché vivremo su questa terra come veri cristiani, non mancheranno i problemi, le difficoltà e i bisogni. Dio, nostro Padre, permette le tribolazioni per insegnarci a contare sempre più su di lui. Quando, nella vita, sorgono dei problemi, i nostri pensieri si concentrano subito su noi stessi o su altri uomini; riflettiamo su come risolverli e prendiamo in esame tutte le possibilità umane per trovare un aiuto e una soluzione. È vero che sovente Dio viene a noi per mezzo dell’aiuto umano (ad esempio il medico che consultiamo quando siamo malati, le medicine o le terapie che ci prescrive).

Quando Dio dice: “la speranza non delude”, desidera che confidiamo in lui interamente e su tutta la linea. Dobbiamo aspettare tutto da lui e porre solo in lui la nostra fiducia, non nelle capacità e possibilità nostre o degli altri. Allora non saremo delusi. Conosceremo e sperimenteremo quanto sia grande l’amore di Dio per noi. Quando abbiamo creduto ha versato il suo amore nel nostro cuore perché possiamo gustarlo, e quindi stare tranquilli. Se ci appoggiamo così su di lui e ci rallegriamo del suo amore, ci indicherà anche uno sbocco, un aiuto, una soluzione, che potranno anche essere umani ma verranno comunque sempre da lui.