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mercoledì 30 settembre 2015

30 Settembre

Anche ridendo, il cuore può essere triste; e la gioia può finire in dolore.
Proverbi 14:13

(Gesù disse:) “In verità, in verità io vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà”.
Giovanni 16:23

Suo marito non ride mai?

Sovente siamo prevenuti sulla vita del credente. Austerità, intolleranza, astinenza, costrizioni… Con quest’idea, una mia vicina, preoccupata e curiosa, mi ha chiesto un giorno, riferendosi a mio marito: “Ma suo marito non ride mai?”… Tutt’altro, se c’è da ridere mio marito ride, e anche volentieri!
A volte Dio è considerato come qualcuno che ci proibisce l’accesso alla felicità. Invece Dio non solo vuole evitarci il male, ma il Suo scopo principale è di guidarci verso la felicità.
Il cristiano ha la gioia di sapere che Dio si occupa di lui in tutti i dettagli della sua vita. Sa che può rivolgere a Dio le sue richieste perché ha scoperto, considerando il sacrificio di Cristo, che Dio lo ama e vuole dargli tutto quello che gli occorre per essere felice.
Pertanto il cuore del cristiano trabocca di una gioia speciale, quella di vivere con Gesù, di contemplarlo attraverso i Vangeli come l’uomo perfetto, glorificato alla destra di Dio, grande vincitore sul mondo, sul peccato, sulla morte. Questa gioia così unica non si esaurisce mai e non è influenzata dalle circostanze della vita.

In un episodio del Vangelo Gesù si è rallegrato nello spirito e ha lodato Dio (Luca 10:21). Ha detto ai Suoi discepoli, poco prima di essere crocifisso: “Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa” (Giovanni 15:10-11).

martedì 29 settembre 2015

29 Settembre

Dio… ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Perciò bisogna che ci applichiamo ancora di più alle cose udite, per timore di essere trascinati lontano da esse.
Badate di non rifiutarvi d’ascoltare colui che parla.
Ebrei 1:2; 2:1; 12:25

Dio parla agli uomini

In questo mondo dove si fanno sentire tante voci discordanti e contraddittorie, anche Dio parla. Le sue parole le troviamo nella Bibbia, “il Libro”. Non solo un libro, il più sorprendente di tutti, ma l’Unico, la Verità, la Parola di Dio.
Dio è infinito, è al di sopra di tutto. Pertanto è normale che la nostra intelligenza non possa innalzarsi fino a Lui unicamente col ragionamento. Dio può essere conosciuto dall’uomo solo nella misura in cui Egli stesso si rivela.
La natura parla di un Creatore potente e saggio. La coscienza parla di un Dio santo che ha in orrore il male. Ma per far conoscere il Dio Salvatore, che ama la sua creatura e la vuole felice, occorreva un altro linguaggio: è il linguaggio della Bibbia che non è né una raccolta di principi morali, né un manuale religioso riservato a persone colte o al clero. È vero che contiene testi più difficili di altri, ma ogni lettore in buona fede è in grado di capirne il messaggio essenziale.

La Bibbia è la rivelazione del Dio Salvatore all’uomo peccatore. Apritela con umiltà, cominciando dai Vangeli, che raccontano come Dio si è fatto uomo per venire fino a noi. Vedrete quanto il suo linguaggio è diretto e attuale. Come uno specchio essa svela, senza nascondere nulla, quello che c’è nel nostro cuore e fa conoscere il mezzo impiegato da Dio per trasformarlo.

lunedì 28 settembre 2015

28 Settembre

Così parla il SIGNORE che ha creato i cieli, il Dio che ha formato la terra, l’ha fatta, l’ha stabilita, non l’ha creata perché rimanesse deserta, ma l’ha formata perché fosse abitata: “Io sono il SIGNORE e non ce n’è alcun altro”.
Isaia 45:18

Parole di un liceale

Eccomi sulla “navicella spaziale” chiamata Terra, che ruota a migliaia di chilometri all’ora. “Che cosa faccio su questo piccolo pianeta sperduto nell’immensità dello spazio? Perché sono nato? Dove andrò a finire?” Non si può vivere senza trovare risposta a questi interrogativi. So che molti li respingono considerandoli privi di interesse; ma essi, come dei boomerang, tornano sempre indietro, esigendo delle risposte.
Le risposte generalmente date sono molteplici e discordanti. Per gli uni siamo il frutto del caso, e la nostra vita non ha né significato né scopo. Ma se tutto deriva dal caso, anche le mie riflessioni provengono dal caso. Perché sarebbero più giuste di altre? In fin dei conti, non c’è niente che abbia senso né valore! Ma allora, l’uomo non sarebbe altro che il giocattolo di un destino accidentale; eppure continua ad agire come se ci fosse un ordine nell’universo, un’intelligenza.

No, invocare il caso non sazia la mia sete di logica e di buon senso! Ho bisogno di una risposta proveniente da un’altra fonte, una risposta che sia coerente con quest’ordine nell’universo. Una risposta che venga, per esempio, da Dio. Ecco, ho detto la parola: Dio! E se ci fosse davvero? Allora bisogna che io lo conosca. La Bibbia mi dice che Dio è un Dio che si rivela, che comunica con l’uomo. Ecco il mio dovere: ascoltare il Dio che si rivela. Così ho letto la Bibbia che è la Sua Parola. Essa dice che il senso della vita non lo troverò in me, nella mia intelligenza o nelle mie azioni, nei miei impegni, le mie relazioni, i miei svaghi… Lo trovo solo in Dio. E lo trovo in Colui che è venuto a rivelare la giustizia e la grazia di Dio: Gesù Cristo.

domenica 27 settembre 2015

27 Settembre

Purificami… e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve.
Salmo 51:7

“Venite…” dice il SIGNORE. “Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come la porpora, diventeranno come la lana”.
Isaia 1:18


Più bianco della neve

La regina Vittoria d’Inghilterra (1819-1901) visitò un giorno, in incognito, una fabbrica di carta, situata vicino alla sua residenza. Ignorando l’identità della visitatrice, il direttore le fece vedere attraverso quali processi degli stracci sporchi e puzzolenti potessero diventare carta di un bianco splendente. La regina rimase stupefatta.

Dopo alcuni giorni, la sovrana ricevette un pacco di magnifici fogli di carta, tutti con le sue iniziali e il suo ritratto. Il mittente non era altro che il direttore della fabbrica che era venuto a sapere chi fosse quella visitatrice sconosciuta. Univa al pacco le seguenti parole: “Spero che Sua Maestà vorrà accettare un campione della mia carta. Le assicuro che ciascuno di questi fogli è stato fatto con i vecchi stracci che lei ha visto. Sua Maestà mi permetterà di aggiungere che la trasformazione di queste stoffe è stata, per molti nella mia fabbrica, come una predicazione. Io stesso ho imparato che Gesù Cristo può purificarci, noi che siamo sciupati dal peccato e ancora più contaminati di quei cenci; e la nostra coscienza, contaminata e sporca, Lui la fa diventare pura. Inoltre, ho capito che Dio può mettere nei nostri cuori la Sua immagine, la Sua stessa natura, così come il ritratto di Sua Maestà è impresso sulla carta. E come la carta può piacere anche a una regina ed essere accettata, così il povero peccatore, lavato dai suoi peccati con il sangue del suo Salvatore, può avere il suo posto preparato in cielo ed essere ricevuto da Dio in gloria”.

sabato 26 settembre 2015

26 Settembre

Il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l’abito di nozze… Allora il re disse ai servitori: “Legatelo mani e piedi, prendetelo e gettatelo nelle tenebre di fuori. Là ci sarà pianto e stridore di denti”.
Matteo 22:11-13

C’è chi è peggiore di me!

“Non credo all’aldilà, ma, supponendo che mi sbagli, non venite a dirmi che uno come me, che lotta per la fratellanza, la giustizia e il progresso, andrà all’inferno. E allora, a che servirebbe tutto il bene che faccio?”. Così mi parlava un collega, peraltro molto simpatico e pieno di riguardi per tutti.
“Anche se io non credo in Dio, lui crederà in me!”: quest’argomento può sembrare seducente. Ecco l’idea di giustizia che ci facciamo noi: “C’è chi è peggiore di me!”. Ma come si può immaginare che Dio, nel giudicarci, si lasci influenzare dalle nostre buone qualità?
La maggior parte delle religioni mette in evidenza gli sforzi dell’uomo per arrivare alla perfezione con i suoi propri mezzi. Nel testo citato, colui che si era introdotto al convito di nozze era vestito con i suoi abiti, forse di grande valore, ma inaccettabili per il re. Qui il re rappresenta Dio e quegli abiti i nostri meriti personali. Dio è santo, e i nostri peccati rimangono anche se in certe occasioni abbiamo fatto del bene. Come potrebbe Dio passare sopra il male?

L’Evangelo mi rivela la santità di Dio e anche il Suo amore. Ci dice che tutti gli uomini sono peccatori e incapaci di cancellare il male che hanno commesso; soltanto Gesù lo può togliere, e lo ha fatto sulla croce. “Il sangue di Gesù Cristo… ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7). Questo è il prezzo pagato dal nostro Dio per offrire gratuitamente “l’abito di nozze” anche a quelli che sono peggiori di me, se lo accettano.

venerdì 25 settembre 2015

25 Settembre

Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente.
Romani 12:2.

Conformismo o trasformazione?

Quando ci conformiamo a questo mondo, viviamo a modo nostro. Possiamo essere amabili agli occhi dei nostri fratelli in fede, possiamo essere onesti e morali e tutti possono parlar bene di noi, tuttavia noi facciamo tutto a modo nostro. Quando ci conformiamo a questo mondo, useremo la forza del nostro corpo, il potere della nostra mente, i nostri talenti e doni solo come pare a noi, per compiacere noi stessi e ci serviremo della nostra professione, degli affari, del denaro come vogliamo. Non usiamo nessuna di queste cose a lode, onore e gloria di Dio.
La salvezza è solo un inizio e non dovremmo essere contenti con solo un inizio. Il desiderio del nostro cuore deve essere trasformato. Solo allora le nostre menti trasformate saranno occupate nella lode e gratitudine per il nostro Padre celeste e su come possiamo essere dei veri testimoni per Lui in questo mondo perduto. Non dobbiamo mai dimenticare che lo scopo finale della nostra redenzione non è la nostra salvezza, ma la gloria di Dio!
Per essere dei veri testimoni di Dio in questo mondo, dobbiamo essere trasformati. In ogni modo possibile, dobbiamo tendere a conformarci all’immagine del caro Figlio di Dio, giorno per giorno, non solo nell’aldilà (vedi Romani 8:29). Per fare progressi in questa direzione, almeno in qualche misura, è molto importante che ogni giorno teniamo ben presente da che cosa siamo stati salvati e per che cosa siamo stati redenti. Non dobbiamo dimenticare che gli occhi del mondo sono sopra di noi: osservano qual sia la differenza  fra noi e loro.

giovedì 24 settembre 2015

24 Settembre

Il mio giusto per fede vivrà.
Ebrei 10:38

Senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.
Ebrei 11:6

Vivere di fede

“La vita è dura, sfibrante, a volte persino insopportabile. La prova? Tutti si lamentano! E sul nostro pianeta, quanto tempo la vita sarà ancora possibile? Nessuno lo sa… Allora a che serve lottare, sperare, amare, poiché presto non rimarrà altro che un lungo tunnel senza fine dove la morte, inspiegabile e misteriosa, ci trascina inesorabilmente…?”. Così scriveva un giornalista.
Eppure, c’è un motivo per sperare! Come un sottile raggio di luce, un sussulto di vita, una forza tenace, la fede in un Dio grande, potente e amorevole, si presenta come l’unico sbocco al vicolo cieco dell’esistenza. Senza fede non c’è nulla di durevole, nulla che valga, che tenga, che persista.
La fede porta ad ogni uomo la soluzione a tutti i suoi problemi vitali e spirituali perché accoglie la vita eterna che Dio offre. Lo dice la Bibbia, lo crede ogni vero cristiano. Perché? Perché Gesù è venuto dal cielo incontro ad ogni uomo ed ha annunciato questa sorprendente notizia: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).
Qualunque cosa si dica o si pensi, Dio ci ama. È un fatto. E su questo fatto si appoggia la fede.

La vita vi sembra troppo dura? Non ne potete più? Allora ascoltate l’invito di Gesù: ”Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).

mercoledì 23 settembre 2015

23 Settembre

Gli occhi del SIGNORE sono in ogni luogo, osservano i cattivi e i buoni.
Proverbi 15:3

Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare; io ti consiglierò ed avrò gli occhi su di te.
Salmo 32:8

Dio ci guarda

“Il Grande Fratello vi guarda”: è il tema ricorrente del romanzo “1984” scritto da George Orwell. Il Grande Fratello impersona uno stato totalitario e onnipresente che sorveglia e controlla i cittadini in ogni loro minimo comportamento, rendendo la loro vita insopportabile. Per fortuna, è solo un romanzo di fantascienza…
Invece, ciò che non è fantascienza, è che ogni nostra azione e anche ogni nostro pensiero sono conosciuti da Dio. Egli è il Creatore di tutto l’universo e di ogni essere vivente, e s’interessa dei particolari della vita di ogni individuo. “Non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto” (Ebrei 4:13). “Le vie dell’uomo stanno davanti agli occhi del SIGNORE, egli osserva tutti i suoi sentieri” (Proverbi 5:21). Possiamo nascondere molte cose, anche ai nostri congiunti, ma non potremo mai nasconderle a Dio.

Questo è solenne. Nessuno può sfuggire allo sguardo di Dio. Ma nel contempo nessuno è al di fuori del campo del Suo amore. Le Sue intenzioni sono benevole perché “vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1 Timoteo 2:4). Pertanto, invece di tentare di nasconderci, andiamo a Lui con la preghiera, riconosciamo i nostri peccati e accettiamo il Suo perdono per mezzo della fede in Gesù Cristo. Proveremo così quanta sicurezza ci sia nel sapere che Dio ha costantemente gli occhi su di noi.

martedì 22 settembre 2015

22 Settembre

Il SIGNORE è un Dio grande… Suo è il mare, perché egli l’ha fatto… Inginocchiamoci davanti al SIGNORE che ci ha fatti. Poiché egli è il nostro Dio.
Salmo 95:3, 5-7

Il creato

“Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Questa celebre frase è attribuita al filosofo Anassagora (500–428 a. C) ed è stata ripresa dal chimico Lavoisier (1743-1794). Più di recente, Einstein ha dimostrato che energia e materia non possono essere dissociate e che è possibile produrre l’una solo consumando l’altra.
L’uomo è prigioniero di queste leggi fisiche e non è mai riuscito a creare qualcosa partendo dal niente. Per questo fatto alcuni rifiutano di ammettere che l’universo sia stato creato dall’atto sovrano di Dio che ha chiamato tutto all’esistenza con una sola parola. Ma Dio non è legato alle leggi della natura, poiché è Lui stesso che le ha create.
Molti scienziati impiegano tempo ed energia per scoprire l’enigma della nascita dell’universo. Ma, anche se l’intelligenza umana riuscisse a dimostrare che c’è stato un momento in cui ha avuto inizio l’universo, inciamperà  sempre su quel momento iniziale in cui “il SIGNORE parlò e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve” (Salmo 33:9). Questo non riuscirà mai a spiegarlo.

Il cristiano crede a Dio e non cerca di afferrare con l’intelligenza il mistero della creazione dell’universo. Accetta, in quanto essere creato, che una potenza divina sia stata all’opera e rimane nei limiti della meditazione e dell’adorazione. Sa pure che il mondo attuale avrà una fine e aspetta “nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia” (2 Pietro 3:13).

lunedì 21 settembre 2015

21 Settembre

Dio… ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo.
1 Timoteo 6:17


Afflitti, eppure sempre allegri.
2 Corinzi 6:10

Gesù Cristo… benché non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa.
1 Pietro 1:7-8

Accogliamo le gioie semplici

Il direttore di una grande impresa, da poco andato in pensione dopo una lunga e brillante carriera, faceva questa constatazione: “È sorprendente la nostra facoltà di dimenticare i colpi duri. Ricordiamo più facilmente i momenti di gioia che quelli di tristezza”.
Che si sia credenti o no, la vita porta effettivamente momenti felici. Ma non durano sempre, anche se si fa di tutto per serbarne il ricordo. Il Signore dà gioie semplici e profonde al credente, e questi le apprezza con riconoscenza e con lode, come grazie particolari che rendono piacevole la sua esistenza. Ma questo non è l’essenziale, né lo scopo della sua vita.

La prima gioia del cristiano è “ineffabile e gloriosa”. Questa gioia profonda è legata alla certezza di vedere presto il Salvatore, e anche al fatto di conoscere il “Dio della pace” (Filippesi 4:9). Come figlio di Colui che è la sorgente di ogni felicità, il credente sa gustare le gioie anche più effimere e, se la sua strada è difficile, sa ricevere dal suo Dio e Padre i favori quotidiani, come quei fiori dei campi che ci chiniamo a raccogliere, ma che non siamo noi a coltivare. Queste piccole gioie non arrivano a colmare la nostra anima, però, quando siamo felici col Signore, concorrono alla nostra gioia e ci stimolano al ringraziamento.

domenica 20 settembre 2015

20 Settembre

Tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama… siano oggetto dei vostri pensieri.
Filippesi 4:8

Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e la cupidigia che è idolatria.
Colossesi 3:5

Vietato ai minori di 14 anni

Tutti conoscono quest’avvertimento che si può leggere sul cartellone di certi film. L’età limite può variare: 14, 16, 18 anni. Più il film contiene scene violente o immorali, più l’età limite viene alzata per ottenere il “permesso”.
Il fatto stesso che sia necessaria questa proibizione è rivelatrice del basso stato spirituale e morale della nostra società. Che immagine hanno i giovani del mondo degli adulti? Essere adulto dà l’idea di aver raggiunto l’età in cui si può vedere tutto e fare tutto, senza costrizione e senza limiti.
Amici cristiani, non possiamo cambiare il mondo in cui viviamo, ma dobbiamo essere vigili per non lasciarci impregnare dalla sua atmosfera inquinata (Giovanni 17:15). Dio ci invita a ritrarci dal male, non solo in atti, ma anche coi pensieri. C’è forse un’età in cui si possono vedere cose violente o immorali senza esserne contaminati? Le cattive tendenze che portiamo in noi fin dalla nascita sono pronte a manifestarsi, e si fa presto a passare all’azione. “Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte” (Giacomo 1:14-15).

Nutriamo la nostra mente e la nostra anima di cose utili e sane. Impegniamoci ad essere “saggi nel bene e incontaminati dal male” (Romani 16:19)!

sabato 19 settembre 2015

19 Settembre

(Il Signore dice:) “Vi ho parlato… e voi non avete dato ascolto”.
Geremia 7:13

“Venite a me… Ascoltate e voi vivrete”.
Isaia 55:3

Orecchi da mercante

La bicicletta di mio figlio di 15 anni è là, sotto la pioggia, in giardino. Lo chiamo e gli chiedo di andare a metterla al riparo… Fa orecchi da mercante… La sera, rincasando, constato che la bici è sempre in giardino.
Sul lavoro ho un appuntamento con un mio dipendente per avvisarlo che bisogna portare avanti con urgenza una certa pratica. Sembra d’accordo… Il giorno seguente constato che su quella pratica non ha lavorato neppure un minuto.
Questi comportamenti sono riprovevoli, tanto più che io occupo una posizione di autorità rispetto a queste due persone. Disprezzo forse mio figlio o il mio collega impartendo loro un ordine? Niente affatto, sto solo agendo conformemente alla mia responsabilità. Limito forse la loro libertà? In un certo senso sì, ma nell’ambito di una relazione riconosciuta e accettata. Un’impresa non può funzionare senza un’autorità adeguata, un bambino non può crescere sano senza un’autorità benevola e giusta.

Dio, per il nostro bene, poiché è sovrano, ha dato un insegnamento morale valido per tutti gli uomini. Lui è il Creatore e noi siamo le sue creature; siamo quindi responsabili di ascoltare quello che ci chiede. Se parla con autorità, parla anche con amore. Oggi, ci dà ancora un ordine, semplice e chiaro, quello di pentirci, di tornare a Lui. Quale sarà la nostra risposta? Faremo “orecchi da mercante”, come se Dio non ci avesse parlato? 

venerdì 18 settembre 2015

18 Settembre

“Io (Gesù) sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore”.
Giovanni 10:10, 11

Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo.
Giovanni 17:3

Strana pubblicità

“Probabilmente Dio non esiste. Quindi smettete di preoccuparvi e godetevi la vita”. Questa pubblicità che si è potuta vedere su autobus inglesi e spagnoli riflette una condizione spirituale sempre più frequente. Mangiare bene, bere bene, far festa, divertirsi, non è forse l’aspirazione di molti nostri contemporanei? Ma quanto durerà?
Questa sete di piaceri di ogni tipo, passeggeri ed egoisti, è davvero la vita? Non è piuttosto la dimostrazione che davanti a sé non si ha altro che la morte? “Mangiamo e beviamo, poiché domani morremo” (Isaia 22:13), e tutto questo porta tristezza, vuoto, insoddisfazione e a volte disperazione.
Eppure, quel Dio che ci si sforza d’ignorare, vuol dare un vero senso alla nostra vita. L’apostolo Paolo voleva portare le persone ad “ottenere la vera vita” (1 Timoteo 6:19). Questa vita è la vita eterna che Dio offre a chi crede in Gesù. È la vita divina che ci permette di accedere alla conoscenza di Dio rivelato come Padre per mezzo di Cristo. La relazione con Lui riempie il cristiano di pace e di gioia. Non è una vita fatta di proibizioni e di restrizioni, ma una vita abbondante, abbondante nel senso che non si vive più egoisticamente per sé, come proponeva la pubblicità, ma si vive con lo scopo di piacere a Dio e di fare del bene intorno a sé.

Questa vita trova la sua origine e la sua sorgente in Gesù Cristo. È l’unica che valga la pena di essere vissuta.

giovedì 17 settembre 2015

17 Settembre

Fratelli, ognuno rimanga davanti a Dio nella condizione in cui si trovava quando fu chiamato.
1 Corinzi 7:24

Vi esortiamo, fratelli… a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani.
1 Tessalonicesi 4:10, 11

Il lavoro quotidiano

Il lavoro quotidiano, per quanto penoso e opprimente possa essere, a casa o in fabbrica, in ufficio, in laboratorio, nei campi, è comunque per tutti una scuola salutare, se sappiamo svolgerlo sotto lo sguardo di Dio. Il lavoro non dovrebbe essere lo scopo, ma il mezzo dell’esistenza terrena. Dev’essere compiuto “tranquillamente” (2 Tessalonicesi 3:12), con serietà, non per piacere agli uomini, ma al Signore. “Servite Cristo, il Signore” (Colossesi 3:24).
Molti si lamentano del proprio lavoro, come di un peso insopportabile. Si aspira al tempo libero, si vorrebbe essere svincolati dalla schiavitù delle ore d’entrata e d’uscita, dai doveri e dai compiti imposti, dai regolamenti ecc... Alcuni sembrano portare il loro lavoro come una croce. Ma se anche fosse così, Dio saprà servirsene per formarci. Per la nostra esperienza e per i nostri progressi spirituali, nulla vale di più del peso e del rigore di una “croce”. La vita facile non favorisce la crescita del credente.
Accettate con pazienza il vostro lavoro, anche se è penoso, anche se non vi piace, e fatelo per il Signore, fatelo bene, meglio che potete. Sarà innanzi tutto un mezzo per rendere una buona testimonianza come cristiani e un incitamento e un esempio per gli altri, e manterrà la vostra mente e il vostro cuore occupati del Signore il quale, indirettamente, state servendo.

mercoledì 16 settembre 2015

16 Settembre

A tutti quelli che l’hanno ricevuto (Gesù) egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome.
Giovanni 1:12

Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo.
Romani 8:17

Per voi, un’eredità senza oneri?

Camillo Flammarion, celebre astronomo francese del XIX secolo, era tanto occupato che non aveva nemmeno il tempo di leggere l’abbondante posta che riceveva. Un giorno ricevette questo telegramma: “Rispondete alla lettera che seguirà. Il notaio aspetta”. Infatti la lettera arrivò, raccomandata, e diceva così:
“Caro e onorato maestro, le ho scritto quattro lettere prima di questa, di cui una in versi. Capisco che, assorto dalle sue numerose occupazioni, non avrà avuto il tempo di rispondere. Ma, la prego, risponda per lo meno “sì” o “no” all’offerta ripetuta che le faccio. Sono anziano, sto redigendo il mio testamento e il notaio aspetta”.
Flammarion rispose “sì” e così ereditò l’immobile che sarebbe diventato l’osservatorio di Juvigy-sur-Orge. Per poco non perse l’eredità!
Tu che leggi queste righe, hai rimandato a rispondere all’offerta di Dio? Vuole fare di te un Suo figlio, con tutte le conseguenze benedette che ciò comporta. Così, diventerai Suo erede! Certamente, non si tratta di pronunciare alla leggera un “sì” affrettato, ma di rispondere seriamente alla scelta che ti chiede di fare: “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha vita eterna e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24). Hai un’occasione eccezionale: non perderla! Credi in Gesù Cristo e sarai adottato come figlio da Dio stesso e per sempre.

martedì 15 settembre 2015

15 Settembre

Il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.
1 Giovanni 1:7

Egli ha portato i peccati di molti.
Isaia 53:12

Il capro espiatorio

Si parla spesso di “capro espiatorio” per indicare qualcuno che paga per gli altri, al quale si addossano tutte le colpe. Conoscete l’origine di quest’espressione? Si trova nel capitolo 16 del Levitico, uno dei primi Libri della Bibbia.
Una volta all’anno, il popolo d’Israele celebrava il cosiddetto “giorno delle espiazioni”. Il sacerdote sgozzava un capro e ne presentava il sangue davanti a Dio, mentre un secondo capro, simbolicamente carico di tutti i peccati del popolo, era abbandonato nel deserto. Questi due animali sono la figura di un’unica persona, Gesù Cristo. Poiché è “impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati” (Ebrei 10:4), Gesù, il Figlio di Dio, è venuto a offrire se stesso. Lui che era perfettamente puro, ha voluto caricarsi dei peccati di tutti quelli che credono. Abbandonato dal Suo Dio durante le ore terribili della croce, ha subìto il giudizio che meritavano le nostre colpe. Con il sacrificio della Sua vita, ha fatto sì che Dio possa concedere il Suo perdono a tutti gli uomini che riconoscono la loro colpevolezza e Lo accettano come Salvatore.
La storia onora quelle persone eccezionali che si sono sacrificate per la loro famiglia o per il loro popolo. Ma che caso facciamo di Gesù Cristo che “ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti” (1 Timoteo 2:6)? Ciascuno di noi deve dare una risposta personale a una simile dedizione. “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36).

lunedì 14 settembre 2015

14 Settembre

Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.
2 Timoteo 3:12

Chi è che vince il mondo se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?
1 Giovanni 5:5



Un uomo che disturba


Sono a Parigi, in metropolitana. Entra una signora e si siede accanto a me. Improvvisamente dice ad alta voce: “Ma lasciatelo tranquillo, non fa male a nessuno, non è cattivo!” Sorpresa, osservo cosa sta capitando: un signore sta parlando a voce alta e la persona dietro di me vorrebbe telefonare alla polizia.
Che cosa dice quell’uomo? Tendo l’orecchio: parla di Dio, del giudizio imminente che sarà ben più terribile di tutte le guerre fatte dagli uomini. Parla anche dell’Agnello di Dio, morto sulla croce… Ma non riesco a capire bene tutte le sue parole. Voltandomi verso la mia vicina le dico a bassa voce: “La cosa che disturba è il fatto che parla di Dio”. Poi segretamente prego il Signore… Poco dopo devo scendere dalla metropolitana, lasciando i viaggiatori chi a disagio chi indifferente. E continuo a pregare per il bene di quell’uomo che “disturba” e per tutti quelli che, volenti o nolenti,  hanno udito il suo messaggio.
Penso anche a voi che leggete queste righe. Siete di quelli che si sentono a disagio quando si parla di Dio? O siete indifferenti? Desidererei tanto che foste nel numero di quelli che provano gioia quando sentono parlare del Signore! È vero che il giudizio cadrà su chi vive senza Dio, ma è anche vero che ancora oggi Dio riceve nel suo favore chi crede e gli ubbidisce.

L’Evangelo è la verità, è per questo che dovete crederlo. Allora, quando sentirete parlare di Dio, non sarete più a disagio, ma vi rallegrerete nel profondo del cuore.

domenica 13 settembre 2015

13 Settembre

Non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto.
Ebrei 4:13

Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo.
Romani 2:16

 

Un’immensa memoria nel cielo
 Una caratteristica del computer è la sua “capacità di memoria”. I progressi tecnologici sono tali che, ogni anno, la capacità delle memorie aumenta sempre più. Eppure, la memoria umana non ha confronti sia per qualità sia flessibilità; quante immagini sono immagazzinate nel nostro cervello, quante parole, avvenimenti, emozioni, melodie, gusti, odori…! Il processo di ricerca delle informazioni è straordinario; certi ricordi sembrano persi per sempre e poi, improvvisamente, basta una parola, un rumore, un profumo, per farli riaffiorare!
Al di sopra di tutte le memorie, comunque, ce n’è una che supera tutto ciò che possiamo concepire. È quella di cui parla la Bibbia quando dice che tutte le nostre azioni saranno un giorno ricordate davanti al tribunale di Dio (vedere Matteo 12:36; Romani 2:6; Salmo 139:4; Proverbi 15:3; 2 Corinzi 5:10; Luca 18:17; ecc.).

Dio serba in memoria tutto quello che abbiamo fatto. Ogni parola ed ogni azione, buona o cattiva, sono registrate in cielo, e tutto sarà rivelato davanti al tribunale di Dio: le nostre parole, i nostri atti ed anche i nostri segreti. Già ora, tutta la nostra vita è “nuda e scoperta” (Ebrei 4:13) davanti a Lui. Non sfuggiamo mai al Suo sguardo. Ci fa paura questo pensiero? Se non siamo in pace con Dio per mezzo della fede è giusto che ci faccia paura, ma è invece rassicurante se Lo conosciamo come Padre. Egli ci ama così come siamo; ma se crediamo, il castigo delle nostre colpe è stato portato alla croce dal Suo Figlio Gesù e non saremo giudicati (Giovanni 3:18).

sabato 12 settembre 2015

12 Settembre

Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà.
Proverbi 22:6


Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori.
Salmo 127:1

Come educhiamo i nostri figli?

Tutti gli studiosi dell’infanzia concordano nel dire che i primi anni della vita sono determinanti per l’educazione. Che cosa possono dunque trasmettere dei genitori cristiani per aiutare i figli ad impegnarsi nella vita della fede? Le verità del Vangelo devono essere insegnate in modo regolare e adatto alla loro età e al loro livello di comprensione. Poi è fondamentale pregare con loro e insegnare loro a pregare; leggere con loro la Bibbia e spiegargliela (Deuteronomio 6:6, 7). L’insegnamento della grazia di Dio, l’esempio del nostro Signore Gesù vengono così ad illuminare tutte le situazioni della vita giornaliera.
Ecco alcuni punti importanti da trasmettere ai nostri figli:
– La nostra natura umana è cattiva, fin dall’infanzia, ma Dio ci ama e ha mandato il Signore Gesù a salvarci (Giovanni 3:16). Dobbiamo accoglierlo nel nostro cuore.
– È Dio che ci dà tutto ciò che è buono e utile. Ringraziamolo per i Suoi benefici e le Sue cure, e amiamolo anche noi.
– Dio ci vede ovunque, conosce persino i nostri pensieri. Non sopporta il male. Pur senza avere paura di Lui, noi lo dobbiamo “temere”, come un bambino teme suo padre (Giobbe 28:28).
– Dio parla e noi dobbiamo ascoltare per poi ubbidire.

Se i genitori si impegnano ad ubbidire al Signore, i figli impareranno ad ubbidire a Dio e a loro (Efesini 6:1). Al di sopra di tutto, non smettano i genitori di affidare ogni giorno i loro figli alla misericordia di Dio nelle loro preghiere.

venerdì 11 settembre 2015

11 Settembre

Se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
1 Giovanni 2:1, 2

La domanda di Anna

Da poco tempo Anna è venuta a contatto con l’Evangelo. È ben disposta, ma la turba una domanda: “Come ha potuto Cristo espiare i miei peccati sulla croce quando non li avevo ancora commessi?”. Ho provato a darle una risposta con questo esempio: supponiamo che il cortile di una scuola in montagna sia sistemato sull’orlo di un burrone. Poiché i ragazzi perdono il pallone quando viene tirato oltre il recinto, il maestro proibisce di giocare da quel lato del cortile. Inoltre, esige che il ragazzo che avrà causato la perdita di un pallone ne dovrà comprare uno nuovo. Ed ecco che un ragazzo ne perde uno, ma i suoi genitori sono poveri. Un signore lo viene a sapere e dà al maestro una somma di denaro per pagare tutti i palloni persi dai ragazzi, a condizione, però, che chi ha perso il pallone lo venga a confessare a lui. Dunque, la provvista di denaro per tutti i palloni che si sarebbero persi era a disposizione, ma a patto che ci fosse una confessione sincera.
Allo stesso modo il sacrificio di Cristo è per tutti i peccati delle persone del mondo, peccati compiuti prima o dopo la Sua venuta sulla terra. Ma sono perdonati solo quelli delle persone che si sono pentite e li hanno confessati a Dio (1 Timoteo 2:6).

Quel signore non sapeva quali ragazzi avrebbero potuto usufruire della sua generosità, invece il Signore Gesù, poiché è Dio, conosce tutto in anticipo; infatti, prima della crocifissione, in una preghiera, Egli ha affidato al Padre i Suoi discepoli dicendo che la preghiera era anche per quelli che, come noi, sarebbero venuti alla fede dopo di loro (Giovanni 17:20).

giovedì 10 settembre 2015

10 Settembre

Il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi toglierà la vostra gioia… Nel mondo avete tribolazione, ma fatevi coraggio; io ho vinto il mondo.
Giovanni 16:22, 33


Gente felice


Nel terzo secolo della nostra era, Cipriano era vescovo di Cartagine; prima di morire da martire sotto la spada del carnefice, scriveva al suo amico Donato:
“Siamo in un mondo malvagio, Donato, un mondo incredibilmente malvagio. Ma ho scoperto in mezzo a questo mondo un popolo tranquillo, santo, che ha imparato un grande segreto. Quelli che lo compongono hanno trovato una gioia che vale mille volte di più di qualsiasi piacere delle nostre vite di peccato. Sono disprezzati e perseguitati, ma non se ne preoccupano. Sono padroni delle loro anime. Hanno vinto il mondo. Questa gente, Donato, sono i Cristiani e io sono uno di loro!”.
Come sarebbe bello se tutti coloro che oggi appartengono a questo popolo gustassero e manifestassero la stessa pace e la stessa gioia! Oggi, nei nostri paesi, l’opposizione del mondo contro i credenti non è violenta, però è sempre grande il disprezzo verso Cristo e verso quelli che professano di conoscerlo. La “vittoria che ha vinto il mondo” (1 Giovanni 5:4-5) è la fede in Colui che lo ha vinto, morendo in croce e risuscitando. Niente e nessuno può strappare dalle mani del Signore chi crede in Lui. Ma ci vuole una fede viva, che non è una semplice adesione a una credenza generale, ma un vero attaccamento, per mezzo dei legami di una nuova vita, a Colui che è venuto dal cielo per comunicarcela.

“Chi dice di rimanere in lui deve camminare com’Egli camminò” (1 Giovanni 2:6). 

mercoledì 9 settembre 2015

9 Settembre

Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui; radicati, edificati in lui, e rafforzati dalla fede, come vi è stata insegnata, abbondate nel ringraziamento.
Colossesi 2:6-7


Il gigante vinto

Nel Colorado si trovano alberi fra i più grandi del pianeta. Ma alcuni sono a terra, rovesciati. Uno di questi, un tempo magnifico, è stato studiato attentamente. I botanici ritengono che avesse raggiunto la dimensione adulta già ai tempi in cui Cristoforo Colombo scoprì l’America. È stato possibile verificare che fu colpito da fulmini quattordici volte. Nel corso dei secoli aveva subìto l’impeto di innumerevoli tempeste. Aveva sempre resistito ai venti furiosi della zona. Ma cosa lo aveva buttato a terra? Semplicemente dei minuscoli insetti che, anno dopo anno, avevano roso le radici e la base del suo tronco. Così un giorno, il gigante è caduto, vinto da nemici quasi invisibili.
Non succede a volte che dei cristiani crollino all’improvviso, sia moralmente che spiritualmente? Le cause reali della loro caduta non sono sempre grandi prove o difficoltà enormi o peccati gravi, ma l’azione lenta e frequente di piccole cause apparentemente insignificanti: la ricerca di popolarità, un brutto carattere non tenuto sotto controllo, del risentimento, l’incapacità di perdonare, l’invidia, la disonestà, un vizio apparentemente innocuo, o qualche piccola deformazione della verità accompagnata dalla negligenza nella lettura della Bibbia e nella preghiera…

Ma a differenza di quell’albero caduto per sempre, un credente ha sempre la possibilità di rialzarsi; però deve confessare a Dio ciò che lo ha allontanato da Lui e abbandonare le cose che non vanno. Solo così può ritrovare la gioia di una buona relazione col Signore. Ricordiamoci sempre che la vita cristiana non è fatta solo di grandi cose, ma anche di tanti piccoli dettagli nei quali ci è pure richiesto di essere fedeli.   

martedì 8 settembre 2015

8 Settembre

Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: “Che cercate?” Ed essi gli dissero: “Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti? Egli rispose loro: “Venite e vedrete”. Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno.
Giovanni 1:38, 39

 

Venite e vedrete

La prima parola di Gesù riferita nel Vangelo di Giovanni è una domanda: “Che cercate?” Questa domanda, rivolta a due uomini che lo seguivano, riguarda anche noi. Vi abbiamo risposto nel segreto delle nostre coscienze?
“Dove abiti?” Rispondono i due discepoli che desiderano stare con Gesù. Gesù non aveva una propria dimora sulla terra (Luca 9:58); la sua vera casa era il cielo, nell’intimità col Padre (Giovanni 1:18), ma desiderava anche abitare nel cuore dei credenti (Giovanni 15:4, 5).
Gesù risponde con due verbi che troviamo sovente nel corso di questo Vangelo: “Venite e vedrete”. Dove abitava Gesù? Non sappiamo. È detto che andava “dappertutto facendo del bene” (Atti 10:38). Non sappiamo nemmeno quale fu l’argomento della loro conversazione, ma ne conosciamo il risultato. Quelli che hanno risposto al Suo invito sono stati convinti che Egli era il Messia e hanno potuto testimoniarlo ad altri. Sono diventati Suoi discepoli.
La chiamata di Gesù “Venite e vedrete” ha un significato spirituale per noi oggi. Venire a Gesù è credere in Lui, aprirgli il cuore. Questo è il primo passo della fede, che mi permette di “vedere” quello che prima mi era nascosto, e di scoprire la bellezza e la profondità delle realtà spirituali.

Se conosci la dolcezza della Sua presenza, puoi dire come il salmista Davide: “L’anima mia si lega a te per seguirti” (Salmo 63:8), “Un giorno nei tuoi cortili vale più che mille altrove” (Salmo 84:10).

lunedì 7 settembre 2015

7 Settembre

Non v’illudete (o non v’ingannate); né fornicatori, né idolatri, né adulteri,… né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio.
1 Corinzi 6:9-11

Astenetevi da ogni specie di male.
1 Tessalonicesi 5:22

Non v’ingannate (3)

Ci si potrebbe stupire che l’ammonimento citato nel versetto odierno l’apostolo Paolo lo rivolga a dei cristiani, ma ricordiamoci che la nostra natura, corrotta fin dalla nascita, non scompare alla nostra conversione e può manifestare ad ogni momento i suoi cattivi frutti. Può anche portare a gravi colpe se la lasciamo agire. Dio non sopporta il male e non accetterà alla Sua presenza nessuna persona ancora col carico dei suoi peccati. Solo quelli che avranno ottenuto il perdono delle loro colpe, per mezzo della fede in Gesù Cristo, vi avranno accesso.
Bisogna dunque pensare che un credente che ricadesse in qualche peccato potrebbe perdere la salvezza? No. Se ha la vita di Dio, si pentirà, confesserà la sua colpa e abbandonerà il peccato. Il seguito del testo ci fa vedere i risultati dell’opera di Gesù Cristo per noi. Una madre che ha appena fatto il bagno al figlioletto e l’ha cambiato, gli dice: “Ora sei tutto pulito; fa’ ben attenzione a non sporcarti di nuovo!”

Il Signore Gesù ha sofferto immensamente per renderci adatti per il cielo, e vorrebbe che questo ci rendesse sensibili riguardo al male e vegliassimo per non cadere. Non lasciamoci contaminare banalizzando il peccato. Saremmo forse indifferenti al prezzo che il nostro Salvatore ha pagato per lavarci dalle nostre colpe? 

domenica 6 settembre 2015

6 Settembre

Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito, mieterà dallo Spirito vita eterna. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace.
Galati 6:7, 8; 5:22

Non v’ingannate (2)

Dio agisce verso tutti gli uomini secondo determinati principi. Uno di questi è che raccoglieremo quello che abbiamo seminato. È così anche in natura: se semino mais, non mieterò grano! Sul piano spirituale è altrettanto vero.Chi crede in Gesù Cristo riceve la vita eterna e lo Spirito Santo, ma conserva fino alla morte la sua vecchia natura (“la carne”) che rimane contraria a Dio. È come un melo che è stato innestato; tutto quello che cresce al di sopra dell’innesto porta frutto buono, ma i rami della base dell’albero danno frutti selvatici. Così, le conseguenze delle nostre azioni dipendono da ciò che le ha motivate. Se sono state ispirate dallo Spirito di Dio, il frutto sarà alla Sua gloria, e sarà per il nostro bene; se all’origine vi sono le pulsioni della nostra natura, sperimenteremo debolezza e tristezza. “Ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace” (Romani 8:6).La nostra personale esperienza ci ha insegnato che ogni volta che seminiamo “per la carne”, mietiamo frutti amari. Il nostro Dio non vorrebbe che ci comportassimo così, e ci avverte con amore. Il figlio prodigo della parabola, che aveva abbandonato la casa paterna, ha dovuto soffrire per le conseguenze del suo cattivo comportamento; ma, nonostante tutto, quand’è tornato pentito il padre l’ha accolto (Luca 15:11, 32) e “la grazia è sovrabbondata” verso di lui (Romani 5:20). Così è quando torniamo a Dio. Non scoraggiamoci dunque, ma vegliamo ed applichiamoci a coltivare “il frutto dello Spirito”.

(segue) 

sabato 5 settembre 2015

5 Settembre

Non v’ingannate: le cattive compagnie corrompono i buoni costumi.
1 Corinzi 15:33

Non v’ingannate! (1)

Tre volte, nelle sue Lettere, l’apostolo Paolo usa l’espressione: “Non v’ingannate”. Questi ammonimenti sono rivolti a credenti. Il primo è citato nel versetto di oggi. Non è legandoci o associandoci a persone non credenti che le condurremo alla fede. Al contrario, saremo piuttosto noi ad essere trascinati a disonorare il Signore. L’apostolo Pietro ne ha fatto l’amara esperienza. Era sicuro che non avrebbe mai rinnegato il suo Maestro, sicuro di essere capace di andare con Lui fino alla morte. Eccolo allora in compagnia di persone che di Gesù non facevano molto caso; e furono proprio loro che, con le loro domande, lo trascinarono al rinnegamento. Pietro rinnegò il suo Signore per ben tre volte, e con sempre maggiore insistenza (Marco 14:29-31, 66-72).
Non dobbiamo pensare di essere più forti di Pietro; ma riconosciamo la sapienza del nostro Dio che ci spiega che se un oggetto pulito viene a contatto con una cosa sporca, è quello pulito ad essere contaminato e non è la cosa sporca a diventare pulita (Aggeo 2:10-13)! Amici cristiani, badiamo alle nostre relazioni e ai luoghi dove andiamo! È vero che Dio può mandarci in luoghi difficili per parlare di Lui, e se lo fa dobbiamo ubbidire senza timore, perché Lui verrà con noi. Ma per le nostre scelte quotidiane, ricordiamoci del primo versetto del Salmo 1: “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori, né si siede in compagnia degli schernitori”.

(segue)