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mercoledì 30 giugno 2021

Dio esiste?

Anche se ne conosciamo già la risposta, potremmo porci la domanda: “Ma Dio esiste davvero?” Molti uomini – forse tutti? – se la sono posta e, per semplificare, potremmo così schematizzare le risposte.

NO – è la risposta dell’ateo (dal greco a=senza + theos=dio). E’ quella di chi ritiene che tutto sia frutto del caso, che nulla abbia veramente un senso se non nel tempo presente. Eppure, dire che l’universo si è formato per caso non ha senso: contraria all’evidenza secondo cui le cose non si dispongono autonomamente in sistemi ordinati, come lo è il creato. Com’è possibile che persone intelligenti affermino che Dio non esiste? In realtà, anche se lo negano razionalmente, nel loro inconscio sanno che Dio c’è. 

NON SO – è la risposta dell’agnostico (dal greco a=senza + gnosis=conoscenza), quella di chi non ritiene di avere gli strumenti per comprendere se Dio esiste o meno. È normale avere dubbi. Ci sono così tante cose in questo mondo che non comprendiamo! Spesso la gente dubita dell’esistenza di Dio perché non comprende o non è d’accordo con le cose che Egli fa e permette ma molto spesso nascondono questa consapevolezza perché ammettere l’esistenza di Dio è riconoscere che esiste qualcuno di più grande di noi, al quale dovremo prima o poi rendere conto. 

SI, MA – è la risposta di quelli che hanno la sensazione – forse anche la convinzione – che “un” Dio esista ma che lo considerano lontano da loro, troppo severo, superato dall’evolversi della società e dei costumi. Quelli che vorrebbero un Dio secondo un loro schema, che si guardano bene dall’approfondire meglio la questione e mettere in discussione sé stessi. “Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa…” (Romani 1:28).

SI, E – Siamo noi, siete voi (spero). Quelli che non solo credono in Dio ma anche a Lui, alle sue parole, alle sue promesse, a quanto di sé ha rivelato nella Bibbia. Che lo riconoscono come Creatore di ogni cosa. Che credono ami l’essere umano e per questo ha mandato il suo Figlio Gesù a compiere l’opera della croce: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16.).

Dio, quindi, oltre che esistere non è un Dio distante che si disinteressa dei problemi dell’uomo ma è un Dio che agisce. 

Basta leggere i primi versetti della Bibbia per vedere questo. “Nel principio Dio creò…Dio disse: «Sia luce!» E luce fu” (Genesi 1:1,3) ponendo nella creazione ha posto anche un’impronta della sua gloria: “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani.” (Salmo 19:1). Leggiamo anche “Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose?” (Isaia 40:26). Guardando le stelle, comprendendo la vastità dell’universo, osservando le meraviglie della natura, vedendo la bellezza di un tramonto, scopriamo che tutte queste cose indicano un Dio Creatore. Se queste cose non fossero sufficienti, ci sono prove di Dio anche nel nostro cuore. Ecclesiaste 3:11 ci dice: “Egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità …”. C’è qualcosa nel profondo del nostro essere che riconosce che c’è qualcosa al di là di questa vita e di questo mondo. Possiamo rinnegare questa conoscenza a livello intellettuale, ma la presenza di Dio in noi e attraverso di noi è ancora lì. Nonostante tutto questo, la Bibbia ci avverte che alcuni rinnegheranno comunque l’esistenza di Dio: “lo stolto ha detto in cuor suo: ‘Non c’è Dio’” (Salmo 14:1).

Oltre alle argomentazioni bibliche in favore dell’esistenza di Dio c’è l’argomentazione teleologica, secondo la quale poiché l’universo mostra un progetto talmente straordinario, questo debba avere uno scopo e pertanto deve esserci un Progettista divino. Per esempio, se la Terra fosse anche a poche centinaia di miglia più vicino o più lontano dal Sole, non sarebbe in grado di mantenere buona parte della vita che si trova su di essa. Se gli elementi della nostra atmosfera fossero diversi anche di qualche punto percentuale, morirebbe ogni cosa vivente sulla terra. Le probabilità che si formi per caso una singola molecola proteica sono 1 su 10243 (cioè 10 seguito da 243 zeri). 

Nonostante tutto questo, la Bibbia ci dice che le persone rifiuteranno la chiara e innegabile conoscenza di Dio, credendo invece nella menzogna. In Romani 1:25 è scritto: “Essi […] hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen”. La Bibbia afferma anche che le persone sono inescusabili per il fatto di non credere in Dio: “Infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili” (Romani 1:20). Alcuni affermano di non credere in Dio perché “non è scientifico” o “perché non ci sono prove”. Il vero motivo è, come abbiamo visto, che quando si ammette che esiste un Dio, ci si deve anche rendere conto di essere responsabili verso di Lui e di avere bisogno del Suo perdono: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.” (Romani 3:23). Se Dio esiste, allora siamo responsabili, nei suoi confronti, delle nostre azioni. Se Dio non esiste, allora possiamo fare tutto quello che ci pare senza doverci preoccupare di un Dio che ci giudica. Dio esiste e, in definitiva, lo sanno tutti. Il fatto stesso che alcuni tentino così accanitamente di confutarne l’esistenza è di fatto un’argomentazione in favore della Sua esistenza. 

Infine, un’ultima argomentazione in favore dell’esistenza di Dio. Come faccio a sapere che Dio esiste? Lo so perché Gli parlo quotidianamente. Non Lo sento rispondermi in modo udibile, ma percepisco la Sua presenza, sento la Sua guida, conosco il Suo amore, desidero la Sua grazia. Sono successe delle cose nella mia vita che non hanno altra possibile spiegazione se non quella dell’intervento di Dio, il quale mi ha salvato in modo così miracoloso, cambiandomi la vita, che non posso fare a meno di riconoscerne e lodarne l’esistenza.

Eppure, come abbiamo visto, tutti questi argomenti, per quanto fondati, non bastano a far sì che tutti gli uomini rispondano “Sì, e…” alla domanda sull’esistenza di Dio. La sola logica, la filosofia, l’intelligenza non sono sufficienti. L’unica base su cui fondare la nostra convinzione sull’esistenza di Dio, lo ripetiamo, è la fede: “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.” (Ebrei 11:1).

30 giugno - L’ultima chiamata

Nell’ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva”.

Giovanni 7:37

 

“Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita”.

Apocalisse 22:17

 

L’ultima chiamata

 

La similitudine fra questi due versetti della Bibbia è colpente, anche se sono scritti in due contesti molto diversi.

La prima volta, è a Gerusalemme che Gesù lancia con forza questo appello. I capi della città hanno deciso di arrestarlo perché il Suo messaggio li infastidisce. Il Signore non si nasconde e approfitta dell’ultimo giorno della festa, quello in cui c’era maggiore affluenza, per interpellare gli ascoltatori. Benché fosse giorno di festa, Egli sapeva che molti fra la folla erano stanchi e abbattuti, e aspiravano a una vita migliore. Così si rivolge a loro e propone loro di riconoscere che Egli è l’inviato di Dio, di credere in Lui e di accettare la Sua grazia. Ma la maggior parte lo rifiuta e, qualche giorno più tardi, il loro odio li porterà a condividere la Sua condanna per crocifissione. 

Allora, è tutto perso per l’uomo? La sua malvagità ha fatto esaurire la pazienza di Dio? No. Nell’ultima pagina della Bibbia, Gesù, risuscitato, dalla gloria del cielo, lancia ancora un ultimo appello: Chi ha sete, venga! La malvagità dell’uomo non ha sopraffatto il Suo amore! Egli continua a proporre ai peccatori quest’acqua che disseta per sempre e che cambia la vita di coloro che l’accettano.

Cari amici, tramite questo calendario, ancora oggi udite questa voce. Dio vi ama, conosce il vostro abbattimento, i vostri rimpianti, le vostre delusioni; Egli vorrebbe colmare il vuoto dei vostri cuori. Abbattete le barriere che vi hanno trattenuto finora! Esponete ogni cosa a Dio, e riceverete l’intima convinzione dell’amore che ha per ciascuno di voi.

martedì 29 giugno 2021

Dubbi

I figli di Dio possono avere delle cadute, dei dubbi, nondimeno sono perfettamente suoi figli. Quello che determina i nostri dubbi a volte è il fatto che guardiamo troppo a noi stessi.

Esistono tre modi di guardare.

Volete essere infelici? Guardate dentro di voi. 

Volete essere distratti? Guardate attorno a voi.

Volete la pace? Guardate in alto.

Pietro distolse gli occhi dal Signore e cominciò ad affondare. Il Maestro gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” Matteo 14:31. Egli aveva, per appoggiarsi, la parola dell'Iddio onnipotente, più solida di una roccia; ma dal momento che cessa di confidarsi in Lui, sprofonda nell'acqua. “Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull'acqua. Egli disse: Vieni!” ver. 28-29.

La pace perfetta deriva da questa relazione costante con Cristo. Volete cacciar via i vostri dubbi? Guardate a Cristo. Volete aumentarli? Guardate a voi stessi e date posto alle vostre ansie.

Chi ha fatto di Cristo la sua fortezza non temerà le tempeste della vita.

“ma ci gloriamo anche nelle afflizioni”  Romani 5:3. Questo è uno dei paradossi della fede cristiana, la gioia può coesistere con le difficoltà della vita. 

“afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!” 2 Corinzi 6:10.

29 giugno - 2. Chi ci farà vedere il bene?

Molti van dicendo: “Chi ci farà vedere la prosperità (o il bene)?” O SIGNORE, fa’ risplendere su di noi la luce del tuo volto! Tu m’hai messo in cuore più gioia di quella che essi provano quando il loro grano e il loro mosto abbondano.

Salmo 4:6-7

 

2. Chi ci farà vedere il bene?

 

Questo era ciò che si chiedevano i contemporanei del re Davide già circa tremila anni fa. Ed è ancora l’interrogativo che ci poniamo oggi quando vediamo il male che c’è in noi e attorno a noi. Questa domanda ne presume un’altra: Cos’è il bene? Si tratta forse di una nozione relativa che dipende dall’apprezzamento personale di ognuno di noi?

La Bibbia ci dice che il bene si trova in Dio, e in Lui solo. È l’espressione della Sua bontà, della Sua benedizione. Bene e felicità sono associati a tal punto che la stessa parola ebraica può essere tradotta nei due modi. Chi ci farà vedere il bene? Chi ci farà vedere la felicità?

L’uno e l’altra li vedremo se incontriamo Dio, per mezzo della fede. Conosceremo Dio e la Sua bontà andando a Lui così come siamo, semplicemente riconoscendo i nostri errori, aprendo il nostro cuore a Lui. Allora, per mezzo dello Spirito Santo, conosceremo una gioia nuova, profonda e vera, grazie a una coscienza liberata.

Al tempo del re Davide, il mosto e il grano erano simboli di prosperità. Ma questo Salmo ci dice che c’è una gioia ancora più grande di quella che può dare il benessere. È la gioia che proviene da Dio. È la gioia legata alla Sua presenza, quella di essere amati da Lui, unita alla serena fiducia che Egli si prende cura di noi. Se questa gioia ci riempie, allora possiamo, per mezzo della potenza dello Spirito Santo, essere un mezzo di benedizione per altri.

lunedì 28 giugno 2021

Dio rivelato in Gesù

La nostra fede è basata sulla rivelazione che Dio ha dato di sé nella persona del suo Figlio Gesù.
Giovanni 1:1 dice che “la Parola era Dio”. Giovanni 1:14 afferma che “la Parola è diventata carne”.
Gesù è la manifestazione “in carne”, cioè con un corpo umano, di Dio. Rivolto a Timoteo, parlando di lui, Paolo scrive “Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” (1Timoteo 3:16). Nel suo Vangelo, Giovanni ci dice: “Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere”. (Giovanni 1:18).
Troviamo un’evidenza della natura divina di Gesù nel racconto della tempesta, ne quale sgrida il vento ed ordina il mare di calmarsi, e questo avviene. I discepoli si chiesero: “Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?” (Marco 4:35-41). Chi se non il loro creatore, può dare ordini agli elementi naturali?
Anche tutti i suoi miracoli ci parlano della natura divina di Gesù. Tra tutti, ne scegliamo un paio. Il primo, quando ha dato la vita ad un cieco nato, il quale dichiarerà: “Da che mondo è mondo non si è mai udito che uno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco. Se quest'uomo non fosse da Dio, non potrebbe far nulla” (Giovanni 9:33). Il secondo, ancora più importante, quando il Signore ha riportato in vita il suo amico Lazzaro. Marta, la sorella del morto, gli disse: “Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno”. Ma il Signore gridò: “Lazzaro, vieni Lazzaro, vieni fuori!” Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario (Giovanni 11:1-46). Chi, se non Dio stesso, può dare la vita?
In Giovanni 10:30 disse: “Io e il Padre siamo uno”. I Giudei di fronte a questa affermazione cercarono di arrestarlo avendo compresero che l’affermazione di Gesù era una rivendicazione della Sua divinità. In seguito dirà: “Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:30). Perché i Giudei avrebbero voluto lapidare Gesù se Egli non avesse detto qualcosa che essi credevano blasfemo, ossia che pretendeva di essere Dio? “Per questo i Giudei più che mai cercavano d'ucciderlo; perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.” ( Giovanni 5:18).
Affermò di essere eterno: “Gesù disse loro: in verità in verità vi dico prima che Abramo fosse nato io sono” Giov.8:58. Non solo dichiarò di essere sempre esistito ma attribuì a se stesso lo stesso nome di Dio “Io sono”. In molte occasione Egli esercitò funzioni esclusive di Dio perdonando i peccati e affermando che avrebbe giudicato il mondo. Sarà Lui a risuscitare d'infra i morti (Giovanni 5:28-29) e tutte le nazioni si raduneranno davanti a Lui; Egli siederà sul trono della sua gloria ed ogni giudizio spetterà a Lui. (Giovanni 5:22). Separerà gli uni dagli altri e alcuni di loro udranno quelle parole spaventose: “Andate via da me, maledetti nel fuoco eterno” (Matteo 25:31-46). Non solo Lui sarà il giudice ma il criterio di giudizio sarà determinato dall'atteggiamento che gli uomini avranno assunto dinanzi alle sue parole.
Se Gesù è la manifestazione di Dio tra gli uomini, allora deve avere tutte le caratteristiche divine.
Pur essendo in forma d’uomo, Gesù è santo, era senza peccato: “Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno.” (1Pietro 2:22). La lettera agli Ebrei ci ricorda che “egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.” (Ebrei 4:15).
Aveva l’autorità di perdonare i peccati: “Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati” ( Marco 2:5), disse al paralitico che gli amici avevano condotto con fede e fatica davanti a lui. Della donna peccatrice, che gli aveva lavato i piedi con le sue lacrime e glieli aveva cosparsi di profumo disse: “I suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato” (Luca 7:36-50).
Amava – ed ama – i peccatori e desidera la loro salvezza. Ecco l’immagine che lui stesso dà di questo amore nella parabola della pecora smarrita: “Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.” (Luca 15:7)
“Gesù, sapendo che era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.” (Giovanni 13:1). Sì. Gesù ci ha amato al punto da dare la sua vita per noi e Dio “mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.” (Romani 5:8).
Il motivo più importante per cui Gesù doveva essere Dio è che, se non lo fosse stato, la Sua morte non sarebbe stata sufficiente a scontare il castigo per i peccati del mondo intero. Soltanto colui che era al tempo stesso Dio e uomo avrebbe potuto scontare un castigo talmente infinito. Soltanto lui avrebbe potuto prendere i peccati del mondo: “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.” (2 Corinzi 5:21). Solo lui poteva morire ed essere risuscitato: “… la mia vita … nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla” (Giovanni 10:18), dimostrando così la Sua vittoria sul peccato e sulla morte.
Ecco dunque chi è la persona tramite la quale Dio si è rivelato e per mezzo della quale noi abbiamo avuto accesso a lui.
“Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che egli ha reso al Figlio suo. Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo fa bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha resa al proprio Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.” (1Giovanni 5:9-13).

28 giugno - 1. Il trionfo del bene

Bisogna che egli (Gesù) regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte.

1 Corinzi 15:25-26

 

“Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?” Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio.

Luca 18:18, 19

 

1. Il trionfo del bene

 

Questo sogno del trionfo del bene è nel cuore di tutti. Si tratta di un’utopia? Quando Gesù è venuto fra di noi è stato molto più che un benefattore, più che un maestro eccezionale; Gesù è Dio stesso. Ma il fatto che gli uomini non abbiano voluto saperne di Lui cancella la speranza dell’uomo di introdurre, con i suoi sforzi, il regno del bene. Gli uomini non conoscono il vero bene e sono incapaci di compierlo.

Il concetto del “bene” è direttamente legato alla persona del Signore. Egli solo ci mette al chiaro su ciò che è veramente il bene, sia col Suo esempio, sia per mezzo della Sua Parola che ci insegna la volontà di Dio e del Suo Spirito che ci dà la forza di compierlo. Solo i credenti possono mostrare qualcosa di questo bene secondo Dio, non per mezzo dell’osservanza di leggi e regole, ma rendendo visibile la vita di Dio che è in loro per la fede.

Nonostante le circostanze spesso difficili, il cristiano può vivere nella fiducia, in quanto sa che Dio porterà vittoriosamente a termine i Suoi disegni malgrado gli ostacoli, fino al giorno in cui Cristo regnerà su questa terra. “Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, bontà e verità vanno davanti a te” (Salmo 89:14). Ma oggi bisogna credere in Lui e accettare la Sua grazia, perché domani, prima di venire a regnare, Egli dovrà esercitare la funzione di Giudice verso tutti gli increduli.

domenica 27 giugno 2021

La grazia di Dio

Un credente, tempo fa mi diceva: Non mi sono mai sorpreso del giudizio di Dio, ma sono ancora stupito dalla sua grazia. Leggendo la Bibbia il giudizio di Dio non ha mai costituito un problema per me. Anzi mi è sempre parso giusto.

Fuoco e grandine su Sodoma? Perversione e immoralità senza freni. Ben fatto.

Gli egiziani inghiottiti dal mar rosso? Schiavisti e sfruttatori, se la sono voluta.

Quarant’anni di pellegrinaggio nel deserto? Lo avrei fatto anch’io. Ribellione e mancanza di fede.

Troviamo giusto, quando la colpa è manifesta, che vi sia una punizione, è logico.

Ma la grazia di Dio?

Pietro ha rinnegato Cristo.

Zaccheo era un truffatore.

Il ladrone in croce. Un omicida.

“la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata” Tito 2:11. 

La grazia è una delle forme dell'amore di Dio. E' l'amore che si esercita verso dei colpevoli, dei nemici, dei malvagi, in una parola, verso degli indegni. La grazia non chiede nulla. E' “salvifica per tutti gli uomini” che vogliono accettarla. E' illimitata: nessuna difficoltà la scoraggia, nessuna miseria la fa indietreggiare. Si esercita verso Mefiboseth, discendente di un accanito nemico, verso Ruth straniera appartenente ad un popolo avverso ad Israele, verso Raab una prostituta, verso Saulo un persecutore dei cristiani. Ma per essere oggetti della grazia bisogna riconoscere prima di tutto il proprio stato di miseria e di indegnità, ed in seguito accettare per fede il dono di Dio. “è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” Efesini 2:11.

La grazia è pura, non c'è niente da aggiungere o mescolare. Le nostre opere sono la conseguenza della salvezza mai un mezzo.

La grazia di Dio vi cerca. Vi sfido a trovare un anima che sia andata a Dio in cerca di grazia e sia stata tenuta fuori. Trovatemi una pecora che si sia allontanata e che il Pastore non sia andato con pazienza e più volte alla sua ricerca.

27 giugno - Le nostre domande

(Gesù disse:) “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”.

Luca 11:9

 

Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi.

Giacomo 4:8

 

Le nostre domande

 

Tutto ciò che necessita per conoscere Dio, la Sua giustizia e la Sua grazia in Gesù Cristo, lo troviamo nella Bibbia. Chi, umilmente e in preghiera, cerca Dio nelle Sacre Scritture troverà le risposte che soddisfano le questioni fondamentali della vita e dell’aldilà.

Ciò non significa che il cristiano possa spiegarsi tutto; alcuni misteri gli sfuggono, ma tutto ciò che è necessario per vivere e per piacere a Dio gli è rivelato. Se non capite alcuni testi, chiedete a Dio di aiutarvi. Egli condanna la nostra incredulità, ma ascolta con gioia le nostre domande se siamo pronti e disposti a ricevere le Sue risposte. Quando i farisei hanno chiesto a Gesù un segno miracoloso, Egli ha rifiutato, poiché erano venuti subdolamente per tendergli una trappola (Marco 8:11, 12). I miracoli che il Signore aveva compiuto non li avevano resi sensibili alla fede; anzi, si erano induriti e rifiutavano tutto ciò che Egli faceva e diceva.

La fede supera ogni logica e ogni ragionamento umano; logica e ragionamento hanno dei limiti. Dio, che è verità e amore, avrà sempre l’ultima parola.

Amico, forse anche tu hai delle domande da porre a Dio. Rivolgiti a Lui con sincerità e umiltà, ed esponi a Lui tutto ciò che ti pesa sul cuore. Egli risponderà al di là delle tue aspettative. Dio non respinge nessuno. Egli desidera essere conosciuto da tutti noi, come un padre desidera essere conosciuto da ognuno dei suoi figli. “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi”, abbiamo letto oggi.

sabato 26 giugno 2021

Com’è Dio?

Alcuni pensano a Dio come ad un vecchio, anzi vecchissimo, aiutati in questo anche dalle rappresentazioni dei pittori classici. Altri lo vedono come un essere sempre accigliato, una specie di guardiano mai contento. Altri, più moderni, ma non per questo meno in errore, lo concepiscono come una sequenza matematica, un algoritmo, un supercomputer. Altri ancora ritengono che vada bene l’idea che ciascuno se ne fa dentro di sé, qualunque essa sia. Tutte opinioni basate sul nulla. 

Dove  cercare le risposte? Nella Bibbia.

I riferimenti scritturali sono assolutamente necessari, perché senza l’autorità della Bibbia tutto ciò che diremmo non sarebbe meglio delle altre opinioni umane, che come abbiamo detto sono di per se stesse sbagliate per comprendere Dio: “Il SIGNORE disse a Elifaz di Teman: La mia ira è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe.” (Giobbe 42:7). 

Leggere da cima a fondo alcuni nomi di Dio può risultare utile nella nostra ricerca sull’identità di Dio. Eccone alcuni:

Elohim: il Forte, il Divino (Genesi 1:1);

Adonai: il Signore, nome che indica il rapporto fra un Padrone e il Suo servitore (Esodo 4:10, 13);

El Elyon: l’Altissimo, Colui che è più forte (Genesi 14:20);

El Roi: il Forte che vede (Genesi 16:13);

El Shaddai: l’Iddio onnipotente (Genesi 17:1);

El Olam: il Dio eterno (Isaia 40:28);

Yahweh: il SIGNORE, l’"Io Sono", nome che allude al Dio eternamente esistente (Esodo 3:13-14).

Adesso continueremo ad esaminare più da vicino gli attributi di Dio.

“Dio è spirito” (Giovanni 4:24), è qualcosa che non si può vedere o toccare. “Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.” (Giovanni 1:18). Parlando di Gesù, Paolo dice che “è l'immagine del Dio invisibile.” (Colossesi 1:15). Questo suo essere spirito non gli impedisce certo – come vediamo in tutta la Bibbia – di vedere: “Infatti il SIGNORE percorre con lo sguardo tutta la terra per spiegare la sua forza in favore di quelli che hanno il cuore integro verso di lui.” (2Cronache 16:9); di intervenire: “Il SIGNORE disse: «Ho visto, ho visto l'afflizione del mio popolo … Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani” Esodo 3:7-8. Noi stessi possiamo metterci in contatto con lui mediante lo studio della Bibbia e la preghiera. Siccome Dio è spirito, “quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità” (Giovanni 4:24), cioè non con pratiche particolari, riti, cerimonie, ma con l’impegno del proprio spirito, della propria intelligenza, sulla base della verità rivelata nella Parola.

Dio è onnisciente, ossia “conosce ogni cosa.” (1Giovanni 3:20). Dio conosce il passato, il presente e il futuro, anche quello che pensiamo in un dato momento: “SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci. Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero. Tu mi scruti quando cammino e quando riposo, e conosci a fondo tutte le mie vie. Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, SIGNORE, già la conosci appieno." (Salmo 139:1-4). 

Dio è onnipotente, cioè può fare qualunque cosa Gli piaccia, ma le Sue azioni saranno sempre in armonia con il resto del Suo carattere: “Ah, Signore, SIGNORE! Ecco, tu hai fatto il cielo e la terra con la tua gran potenza e con il tuo braccio steso; non c'è nulla di troppo difficile per te.” (Geremia 32:17, 27). La sua potenza si manifesta senza alcuno sforzo, come vediamo alla creazione: “Egli parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve.” (Salmo 33:9). Certo, “Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile.” (Matteo 19:26).

Dio è onnipresente, cioè presente sempre, ovunque. “Io non riempio forse il cielo e la terra? dice il SIGNORE.” (Geremia 23:24). Questo non significa che Dio sia in tutto come sostengono i panteisti. Onniscienza, onnipotenza e onnipresenza sono ben messe in evidenza nel Salmo 139. Davide sapeva bene di non potersi sottrarre dallo sguardo di Dio, dalla sua conoscenza e dalla sua potenza.

Dio è infinito, nel senso che non può essere limitato da spazio o tempo: “Ma chi sarà tanto capace da costruirgli una casa, se i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerlo?” (2Cronache 2:6). Eppure si prende cura di esseri finiti, limitati, come siamo noi uomini.

Dio è eterno. Questo non significa dire che Dio “dura per sempre”. Dio non ha né un inizio, né una fine: la sua esistenza non è condizionata dal tempo. Il Salmo 90:2 afferma: “Prima che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e l'universo, anzi, da eternità in eternità, tu sei Dio”. Il tempo come lo conosciamo noi è iniziato con la creazione, è qualcosa che ha a che fare solo con l’uomo. “Per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno.” 2Pietro 3:8. Per Dio, l’eternità è “il presente”. Dio vede il passato e il futuro così chiaramente come vede il presente. Per capirci, è come se qualcuno guardasse un corteo dalla cima di una torre (o da un drone, per essere più moderni), oppure da un angolo della strada. Chi sta sulla torre – Dio – vede tutto il corteo in un solo sguardo, consapevole di tutto ciò che accade: da dove è partito, dove si trova ad un dato momento, dove andrà; chi sta all’angolo della strada  - l’uomo – non potrà che vederlo poco a poco. “Al Re eterno, immortale, invisibile, all'unico Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.” (1Timoteo 1:17).

Dio è immutabile, cioè inalterabile: questo significa che Dio è assolutamente attendibile e affidabile “Poiché io, il SIGNORE, non cambio.” (Malachia 3:6). “Dio non è un uomo, da dover mentire, né un figlio d'uomo, da doversi pentire.” (Numeri 23:19).

Dio è santo, cioè è separato da ogni corruzione morale ed è a essa contrario. Soltanto nel libro di Isaia, per ben venticinque volte, è chiamato “il Santo di Israele”, e Apocalisse 4:8 dice: “Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene”. In senso negativo, questo significa che Dio non può tollerare il male: “Tu, che hai gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male,.” (Abacuc 1:13) “Il nostro Dio è anche un fuoco consumante.” ( Ebrei 12:29). In senso positivo, questo significa che egli è perfetta purezza morale e rettitudine: “Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre.” (1Giovanni 1:5). La prova estrema di questa santità l’abbiamo nel dono prezioso di suo Figlio, che ha sopportato il giudizio in sostituzione nostra andando a morire alla croce per liberare i peccatori dal potere del peccato e dalla condanna che ne deriva: “Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio” (1Pietro 3:18). 

Dio è giusto, ossia non ha riguardi personali nel senso che non mostra favoritismi, non è mai ingiusto o parziale e non fa distinzioni tra gli uomini (se non sulla base della fede in Gesù, ovviamente). “Davanti a Dio non c'e favoritismo.” (Romani 2:11); “I giudizi del SIGNORE sono verità, tutti quanti son giusti.”( Salmi 19:9). 

Dio è buono, come ricorda il Signore Gesù al giovane ricco in Matteo 19:17. Nel salmo 119:68 leggiamo: “Tu sei buono e fai del bene”.

“Dio è amore”, dichiara Giovanni (1Giovanni 4:8). Come la santità, l’amore è una caratteristica fondamentale del nostro Dio. Il padre ama il figlio (Matteo 3:17) ed il Figlio il Padre (Giovanni 14:31). Dio ama il mondo (Giovanni 3:16), il suo antico popolo di Israele (Deuteronomio 7:6-8) e tutti i suoi veri figli (Giovanni 14:23). Questo amore si è concretizzato nell’opera di Gesù alla croce, e ancora Giovanni, il discepolo che così tanto ha messo in evidenza l’amore di Dio ci ricorda che: “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio!” (1Giovanni 3:1). “In questo si è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il suo unico Figlio nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.” (1Giovanni 4:9-10).

Se Dio è dunque quello che si è rivelato nella Bibbia, e che possiede le caratteristiche che abbiamo visto, allora è evidente come egli possa operare miracoli, donarci una Bibbia ispirata, farsi uomo, prendersi cura di noi, realizzare il piano di grazia “secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé.” (Efesini 1:9). Insomma, se Dio è tutto questo, cosa possiamo fare se non adorarlo, rispettarlo, temerlo, avere fede in lui, glorificarlo e amarlo e obbedirgli, lui che è così grande? Cerchiamolo, con tutto il nostro cuore: “Voi mi cercherete e mi troverete.”(Geremia 29:13).

26 giugno - Tutto sta nella relazione

Le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio.

Isaia 59:2

 

Ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli cioè che credono nel suo nome; i quali… sono nati da Dio.

Giovanni 1:12, 13

 

Tutto sta nella relazione

 

È stata una giornata difficile per il titolare di una piccola impresa. Uno dei suoi collaboratori ha agito in mala fede, lo ha derubato, e così lui è stato costretto a convocarlo e ad informarlo del suo licenziamento. Dopo questo incontro difficile, torna a casa. Dietro la porta lo aspetta la sua bambina. Appena lo vede, gli si getta fra le braccia, ed eccoli chiacchierare allegramente insieme nel caloroso ambiente familiare. La piccola non sa nulla delle attività e dell’impresa del padre, ma che importa? Ella apprezza l’affetto del suo papà, anche se spesso deve rimproverarla. Il titolare costretto a comportarsi con giustizia e rigore verso i suoi dipendenti e il papà affettuoso, sono la stessa persona? Certamente! È la relazione che è diversa: una è quella di un titolare d’impresa, l’altra è quella di un padre di famiglia…

Nel giorno del giudizio, in che relazione ci troveremo con Dio, il Capo supremo dell’universo?

Se la questione dei nostri peccati non è stata regolata, avremo a che fare con Lui come giudice. E le conseguenze di questa comparizione in giudizio saranno ben più gravi di quelle incontrate dall’impiegato licenziato, poiché i nostri peccati ci allontaneranno dal Dio santo per tutta l’eternità. Ma per tutti coloro che per fede hanno ricevuto Gesù come loro Salvatore, la relazione è completamente diversa, perché un vero cristiano è un figlio di Dio (1 Giovanni 3:2) e gode di una relazione filiale di amore e di fiducia

venerdì 25 giugno 2021

Separazione

Il "Muro di Berlino" fu considerato il simbolo della cosiddetta “cortina di ferro” ovvero l'immaginaria linea di confine tra due zone. Il muro cadde il 9 novembre 1989. Ogni muro, ogni barriera che possono essere posti fra due popoli è motivo di dolore e di lacrime, ma la parola separazione può evocare anche qualcosa di più profondo come il lutto, la morte.

E' forse questa la forma più temibile di separazione? Quella dell'anima dal corpo? No! Esiste ancora qualcosa di più grave: la separazione dell'uomo, anima e corpo, da Dio.

“Ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto” Isaia 59:2. Espressione terribile! Essa significa che Dio è separato dalla sua creatura a causa del peccato che essa ha commesso. Questo ha costruito come un muro, una barriera invalicabile, fra Dio e l'uomo. Fintanto che sussiste questo ostacolo l'uomo non può trovare pace. Dopo secoli di empietà e di ribellione da parte dell'uomo, Dio ha mandato il Suo proprio figliolo con una missione da compiere: abbattere questo muro di separazione.

“Voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell'inimicizia...Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini” Efesini 2:13-14,17. 

Adesso il muro di separazione è crollato. Ora ogni uomo può trovare pace e vivere nella pace, senza più alcun timore, perché adesso la pace con Dio è stata fatta grazie al sangue  che Cristo ha versato alla croce.

25 giugno - L’Amico che aspetta

C’è un amico che è più affezionato di un fratello.

Proverbi 18:24

 

Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici.

Giovanni 15:13

 

L’Amico che aspetta

 

Al termine di una conferenza cristiana, un giovane viene a ringraziarmi, e gli chiedo: “Vuoi restare qualche istante in più per pregare?” – Non stasera. Un amico mi aspetta. – "Sei sicuro che non ci sia un altro amico che ti aspetta da tanto tempo? Sai a chi faccio allusione?”

Gli ho parlato ancora di Gesù e quella sera è avvenuto l’incontro della sua vita. Egli si è rivolto verso il vero Amico, sempre pronto a ricevere e a salvare coloro che si rivolgono a Lui e lo cercano.

Anche come cristiani potremmo sfuggire alla compagnia del Signore in molti modi, fin dal mattino: “Oh, Signore, ho troppo sonno”… e quel momento di preghiera e di lettura della Bibbia, così utile all’inizio della giornata, svanisce. Perché? La sera precedente non si è stati capaci di rinunciare a guardare quel certo film o a seguire fino alla fine quella certa trasmissione…

Quante volte il Signore mi ha aspettato invano a quell’incontro di comunione, che Egli stesso desiderava per ravvivare la mia fede e il mio affetto per Lui! Quante volte ha bussato alla mia porta, e io non gli ho aperto… “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:20).

Nella tua vita c’è stato questo primo importante appuntamento in cui si è rivelato al tuo cuore e alla tua coscienza l’amore di Cristo? Ti sei fermato per dirgli: “Vengo a te così come sono”? Hai risposto al suo invito: “Vieni, seguimi”?

giovedì 24 giugno 2021

Liberati dal faraone

“Così, in quel giorno, il SIGNORE salvò Israele dalle mani degli Egiziani, Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare” (Esodo 14:30).


La protezione dal giudizio di Dio e la liberazione dal potere del nemico sono due grandi benedizioni concesse ad ogni credente fin dal giorno della sua nuova nascita; tuttavia, nell’esperienza dell’anima, la prima di queste benedizioni è conosciuta senza che ci sia un pieno apprezzamento della seconda. Molti cristiani somigliano, per quel che hanno compreso, agli Israeliti accampati a Pi-Achirot: avevano sperimentato il potere del sangue dell’agnello, sacrificato per proteggerli dal giudizio divino piombato sull’Egitto, ma non avevano ancora compreso la potenza del loro Dio Salvatore, che li liberava completamente dalle mani di chi li opprimeva.

Capita la stessa cosa a più di un credente: sa di essere al riparo dal giudizio di Dio, che piomberà sul mondo. Il sangue di Cristo lo ha messo al sicuro dall’ira che i suoi peccati meriterebbero, tuttavia capisce poco di quella grande liberazione che ha ottenuta per la potenza di Dio, ammettendo che ne capisca qualcosa. Temo che molti non siano arrivati neppure a questo. Benché abbiano riposto piena fiducia nel Salvatore e abbiano rinunciato ad ogni altro mezzo di salvezza, non hanno la sicurezza della loro posizione davanti a Dio. Non possono pensare al giorno del giudizio senza una certa apprensione; non hanno la certezza che le loro anime siano al sicuro per l’eternità.

Se ci fosse uno di questi fra i miei lettori, mi permetto di dirgli che la grande lezione che deve imparare è il valore e l’efficacia del sangue di Gesù, nel quale ha posto piena fiducia. Questa lezione si trova nel capitolo 12 del libro dell’Esodo. Il sangue dell’agnello doveva essere messo sugli stipiti e sull’architrave della porta delle case degli Israeliti, all’esterno. Il Signore stava per colpire l’Egitto con un castigo terribile, ma nessun male avrebbe colpito le famiglie che erano al riparo del sangue dell’agnello. Dio aveva dato la Sua parola a questo riguardo. Aveva detto: “Quando vedrò il sangue, passerò oltre e non vi sarà piaga su di voi per distruggervi, quando colpirò il paese d’Egitto” (Esodo 12:13).

Il sangue all’esterno della casa parlava della vittima che si trovava all’interno, una vittima innocente. Quelli che erano nella casa avevano la parola sicura di Dio, della quale potevano fidarsi. Erano perfettamente al sicuro mentre il giudizio si abbatteva sul paese: il sangue asperso sugli stipiti testimoniava in loro favore.

Vediamo in questo l’immagine del mezzo di sicurezza che Dio ha dato a tutti quelli che confidano nel Signore Gesù Cristo. Il Suo sangue, versato per loro, è stato accettato da Dio come una propiziazione sufficiente per i loro peccati. Sono al riparo dal giudizio per sempre, a causa del valore di quel sangue agli occhi di Dio. Lui stesso dichiara che è completamente soddisfatto e che non ha più nulla da rivendicare per le loro colpe. La parola stessa di Dio non è una garanzia sufficiente a questo riguardo? Non possiamo affermare con riconoscenza che tutti i nostri peccati sono stati gettati lontano e che siamo completamente al riparo per mezzo del sangue di Cristo? C’è forse il minimo spazio per il dubbio, quando Dio ha parlato in modo così chiaro?

Ma questo è solo l’inizio delle benedizioni che Dio ci accorda; la certezza del perdono e la sicurezza non sono che la soglia della vita cristiana.

Dopo aver celebrato la Pasqua, gli Israeliti hanno iniziato il loro viaggio fuori dall’Egitto. Guidati dal Signore, sono arrivati a Succot, poi a Etam, all’estremità del deserto (Esodo 13:20). Dio li ha poi guidati verso Pi-Achirot, per accamparsi davanti al mar Rosso (14:2), dove hanno assistito ad un meraviglioso dispiegamento della potenza di Dio.

Appena accampati a Pi-Achirot, rimangono terrorizzati: il Faraone e il suo esercito li inseguono ed essi potevano vedere i suoi carri da guerra che si avvicinavano. Impotenti, in preda al panico, alzano i loro lamenti; sono come un gregge atterrito dagli ululati di una muta di lupi affamati. Ma le parole di Mosè mostrano la situazione in un’altra prospettiva: non c’era una prova di forza fra gli Israeliti e le armate del Faraone. Non si trattava di decidere quale dei due campi fosse il più forte: era una questione fra il Faraone e Dio. Il primo affermava che quel popolo gli apparteneva, ma Dio dichiarava che era Suo. Quale dei due avrebbe dimostrato di aver ragione?

Mosè disse al popolo: “Non abbiate paura, state fermi e vedrete la salvezza che il Signore compirà oggi per voi…il Signore combatterà per voi e voi ve ne starete tranquilli” (v.13, 14). Gli Israeliti non erano che spettatori: lo scontro era fra Dio e la potenza dell’Egitto.

Noi conosciamo bene l’esito: “Così, in quel giorno, il SIGNORE salvò Israele dalle mani degli Egiziani” (v. 30). “Il SIGNORE precipitò così gli Egiziani in mezzo al mare” e “non ne scampò neppure uno” (v.27, 28).

Questo è molto istruttivo per noi. Il Faraone e il suo esercito sono un’immagine di Satana e del potere delle tenebre. La questione della nostra posizione davanti a Dio è stata risolta una volta per tutte dal sangue di Cristo. Tuttavia si presenta subito un’altra domanda: in che stato siamo di fronte al potere di chi ci teneva schiavi?

Troviamo una risposta trionfante alla croce del nostro Signore Gesù Cristo. Egli non è stato solo la propiziazione per i nostri peccati, non ha solo eliminato la nostra colpa, ha anche distrutto la forza dell’oppressore e l’ha completamente vinto. Non dobbiamo più temere il potere di Satana: Cristo ha trionfato gloriosamente e gli ha inflitto una disfatta completa. Noi siamo stati “liberati dal potere delle tenebre” (Colossesi 1:13).

Gloria a Dio! Siamo liberi! Non avremo mai più a che fare con il nemico nella sua veste d’oppressore, come gl’Israeliti non hanno più dovuto affrontare il Faraone. Hanno dovuto affrontare molte altre lotte contro gli Amalechiti, i Cananei, i Filistei, ma avevano finito con gli Egiziani, che avevano lasciato morti sulla spiaggia.

Il nemico non smetterà mai di attaccarci, in una maniera o in un’altra – con la carne, con il mondo o con qualche altro mezzo sottile; ma come oppressore, chi teneva le nostre anime in schiavitù ha perso per sempre il suo potere.

Così non abbiamo più bisogno di rimanere a Pi-Achirot nell’angoscia e nel terrore, perché un fatto è certo: siamo stati liberati dalla mano dell’oppressore. Possiamo cantare felici il canto della liberazione, come hanno fatto gli Israeliti. Un cantico è l’espressione della gioia di un’anima liberata; non si parla di canti d’Israele in Egitto, anzi, il canto di Esodo 15 è il primo che sia menzionato nella Bibbia.

Ora, liberati dalla schiavitù, Mosè e i figli d’Israele possono cantare. Il tema del loro canto di gioia è il trionfo di Dio, per il quale sono stati salvati. Per essere liberi e felici al servizio del Signore, bisogna che superiamo Pi-Achirot; dobbiamo sapere, non solo che siamo al riparo dal giudizio divino, ma che siamo stati liberati dalla servitù.

Due grandi fatti ci sono stati rivelati:

1°: Dio ci ha perdonati, ci ha giustificati e ci ha liberati da ogni condanna per mezzo del sangue di Cristo.

2°: Dio stesso è “per noi” Chi potrebbe essere “contro di noi”? (Romani 8:31). Colui chi ci opprimeva è stato vinto.

Sono certezze, cose vere per ogni credente, cose che debbono essere apprese attraverso l’esperienza, perché la gioia della salvezza sia completa.


di H. P. Barker

24 giugno - Costruire una famiglia migliore (parte 2/2)

Quel che fa ricchi è la benedizione del SIGNORE.

Proverbi 10:22

 

Costruire una famiglia migliore

Non c’è nulla di sbagliato nel possedere delle ricchezze; l’errore sta nel fare di queste il fondamento della nostra vita. Dio ci esorta ad essere saggi amministratori del denaro e dei beni che abbiamo, e a lavorare per provvedere alla nostra famiglia: “Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede” (1 Timoteo 5:8), e a chiunque sia nel bisogno.

Dalle brevi considerazioni relative alla parabola di ieri, possiamo ricavare qualche suggerimento per costruire una famiglia migliore:

– Riconoscere Dio come priorità assoluta, come centro e base della famiglia; e considerare le relazioni nella famiglia stessa come priorità assolute, più elevate della ricchezza e dei beni materiali. “La pietà con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno” (1 Timoteo 6:6).

– Appoggiarci con fiducia sul sicuro fondamento che è Cristo e la Sua Parola. “Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori… Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare e mangiate pane tribolato; egli dà altrettanto a quelli che ama, mentre essi dormono” (Salmo 127:1, 2); “Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica… è simile a un uomo il quale, costruendo una casa, ha scavato e scavato profondamente, e ha posto il fondamento sulla roccia” (Luca 6:47, 48).

Rallegrarci di ciò che Dio ha dato alla nostra famiglia piuttosto che preoccuparci di ciò che manca: “Rallegratevi sempre nel Signore… Non angustiatevi di nulla… Fate conoscere le vostre richieste a Dio… accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio… custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri” (Filippesi 4:4-7).

Invece di lavorare per accrescere i nostri beni, lavoreremo per il bene dei nostri cari nei quali, in questo modo, potrà crescere l’attaccamento al Signore e la dedizione nel Suo servizio.

mercoledì 23 giugno 2021

La fede e le opere

Quello che uno dice di essere è verificato dal suo comportamento e dalle sue parole. Qualcuno può dire di avere la fede, ma il solo “dire” non servirà a nulla se non vi sono delle opere che ne comprovino la realtà.
L’apostolo Giacomo fa un esempio: “Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?” (Lettera di Giacomo 2:15-16).
Chi oserebbe asserire che sia una buona opera il semplice fatto di dire a dei poveri “Andate in pace, scaldatevi e saziatevi”, senza fare qualcosa per sopperire al loro bisogno? Le parole, per belle che siano, non servono a nulla se non sono accompagnate da azioni coerenti.
Nel cristianesimo vi sono molti che fanno opere buone senza però avere quella fede che mette l’anima in contatto personale con Dio. Non si sono riconosciuti peccatori, come Dio vuole. Non hanno ricevuto Gesù Cristo come loro personale Salvatore, non hanno veramente creduto in Lui e nelle Sue promesse; si può dire che non lo conoscano neppure! Così, senza la fede in Lui, senza avere la salvezza e il perdono, le opere, anche se buone, sono “opere morte” (Ebrei 9:14), opere compiute da un peccatore che non è riconciliato con Dio. E Dio non le può accettare. Le buone opere, da sole, non cancellano i peccati. Un’opera buona non vale a compensarne una cattiva. La natura umana è contaminata dal peccato e necessita un lavoro di Dio, della Sua grazia e del Suo perdono.
Il Giudeo credeva che il Dio della Bibbia fosse il solo vero Dio. Ed era esatto. I demòni pure lo credono, ma questo non li mette in relazione con Lui, anzi li fa tremare. Così l’uomo può credere cose vere riguardo a Dio, e tuttavia non avere in Dio quella fede che è il frutto di una nuova vita, di una relazione vivente con Lui, e che si manifesta poi con delle opere. Chi dice di avere la fede ma è senza opere nella sua vita è un cristiano solo di nome, e la sua fede non è che una ostentazione esteriore, che non vale a ottenere la vita eterna.
Le opere fatte da chi crede nel Signore sono la dimostrazione, davanti a tutti, che quella fede è vera. Non è possibile vedere la fede se non attraverso qualcosa che sia visibile, che ne sia il risultato, la logica conseguenza.
Lettore, forse tu pensi di avere una fede. Ma si tratta della vera fede che ti salva?

23 giugno - Costruire una famiglia migliore (parte 1/2)

Distogli gli occhi miei dal contemplare la vanità e fammi vivere nelle tue vie.

Salmo 119:37

 

 

Costruire una famiglia migliore

Leggere Luca 12:13-21

 

Spesso accade nelle famiglie che entrambi i genitori dedichino molto tempo al lavoro a scapito della qualità della vita e del benessere dei figli. A volte il motivo è quello di procurarsi maggiori disponibilità finanziarie, ma c’è molta perdita in fatto di amore, di gioia e di serenità.

Un giorno il Signore raccontò la parabola di un ricco stolto. I tranelli descritti in questa parabola possono riguardare ogni famiglia, quindi può essere utile qualche breve considerazione.

Il ricco aveva avuto raccolti molto abbondanti, ma invece di accontentarsi del buon risultato, studiò come fare per avere ancora di più: “Demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò il mio grano e i miei beni” (12:18). Era molto occupato di se stesso: “Che farò?... demolirò… costruirò… raccoglierò… dirò…”, e pensava che con tutte quelle ricchezze non avrebbe avuto problemi per la vecchiaia. Non aveva bisogno di nessuno, tanto meno di Dio: “Dirò all’anima mia: Anima, tu hai molti beni… riposati, mangia, bevi, divertiti” (12:18, 19). Così facendo aveva lasciato Dio fuori dalla sua vita e dai suoi progetti.

Quell’uomo aveva scambiato la volontà di Dio coi suoi granai; il suo corpo con l’anima; il tempo con l’eternità. Ecco i tranelli nei quali molti sono caduti. E Dio ha dovuto dirgli: “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?” (12:20). Quando “l’io” si insedia al posto di Cristo, commettiamo l’errore di desiderare solo la ricchezza e il piacere; ma facciamo attenzione: il materialismo non dà mai la pace interiore e nemmeno la sicurezza materiale.

(segue)

martedì 22 giugno 2021

Soltanto due cantici

“Venite, cantiamo con gioia al SIGNORE, acclamiamo alla rocca della nostra salvezza! Presentiamoci a lui con lodi, celebriamolo con salmi!” Salmo 95:1-2. 


Liberati dalla schiavitù d'Egitto, sulle rive del mar Rosso, gli Israeliti cantarono un cantico alla gloria di Dio che gli aveva salvati.

Poi ci fu un lungo viaggio verso il paese di Canaan. Quarant'anni durante i quali essi non fecero altro che mormorare, mostrarono tutta la durezza del loro cuore e l'infedeltà del loro cammino. Quarant'anni durante i quali Dio manifestò a loro riguardo una pazienza senza eguali e una bontà instancabile. E mai essi si fermarono per cantare un cantico!

Di quella generazione nessuno ebbe dei canti da innalzare a Dio tranne due, Giosuè e Caleb. 

Eccoci difronte al paese promesso. Mosè mette sulla bocca a questa nuova generazione le parole di un cantico. In esso, per esempio, si ricorda, che la parola del Signore è come rugiada che ristora e rafforza (Deut. 32:2) e che Dio si prende cura di noi come l'aquila fa con i suoi pulcini (ver.11). Lo dovevano cantare per non dimenticarlo.

Quante vite di cristiani assomigliano alla storia di questo popolo. Alla conversione vi è gioia, poi il cuore si assopisce, le affezioni per Cristo si affievoliscono, l'indifferenza guadagna terreno. Si mormora, ci si lamenta di tutto. Non si canta più alcun cantico. Quanto tempo perso! Arriverà una nuova generazione e anche a questa sarà messa davanti la bontà e la fedeltà di Dio. Se ne ricorderanno?

Due cantici. Facciamo attenzione e non fare come questi Israeliti. Non appendiamo le nostre arpe ai salici del paese che stiamo attraversando (Salmo 137:2). Il mondo non può cantare perché senza Dio e senza speranza. E' a noi che appartiene il proclamare la bontà, la fedeltà e la grandezza dell'amore di Dio.

“Cantate al SIGNORE, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza!” Salmo 96:2.

22 giugno - La tomba vuota

(Tommaso disse agli altri discepoli:) “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò”.

Giovanni 20:25

 

La tomba vuota

 

La risurrezione di Gesù è una buona notizia che si trasmette di generazione in generazione. All’inizio, hanno visto il Signore risorto non una, ma più di cinquecento persone (1 Corinzi 15:6). Tutto è iniziato quella domenica mattina. Alcune donne, andate per imbalsamare il corpo del loro Signore, hanno trovato la tomba vuota e sono andati a dirlo agli undici e a tutti gli altri discepoli. Ma questi non hanno creduto finché non hanno visto essi stessi il Signore risuscitato (Luca 24:9, 11). Da quel mattino, il messaggio è sempre quello: Gesù è vivente!” .

Come si può credere a una cosa simile?, dicono alcuni. Eppure, il sepolcro di Gesù era davvero vuoto nonostante fosse sigillato con una grossa pietra e sorvegliato dalle guardie. Se Gesù non è risuscitato, che ne è stato del suo corpo? Per mettere a tacere il rumore della Sua risurrezione, sarebbe bastato che le autorità romane e giudaiche avessero presentato il corpo di Gesù, e tutto sarebbe finito lì. Ma non era possibile. Gesù era veramente risuscitato.

Forse, la testimonianza della tomba vuota non vi basta. Come il discepolo Tommaso, vorreste vedere Gesù e toccarlo con le vostre mani. Ascoltate allora la Sua risposta: “Perché mi hai visto tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Giovanni 20:29). Questa frase è spesso oggetto di derisione, ma è la realtà. Ci sono solo due modi per essere sicuri: vedere coi propri occhi o credere a un testimone, una persona affidabile. A noi piacerebbe di più il primo, ma numerosi esempi ci mostrano che il secondo è ancora più sicuro. Perché nulla è più vero e affidabile della Parola di Dio!

lunedì 21 giugno 2021

Zona grigia

Gli occhi delle persone oggi sono sempre meno aperti sulle astuzie e sulla potenza di Satana e, sempre più spesso, questa cecità tocca anche noi credenti.
Dobbiamo riflettere su un punto, e cioè che il lavoro di Satana sta proprio in questo, mentre il Padre ci vuole forti e potenti, vera luce e sale del mondo, Satana, il maligno, il nostro nemico, ci vuole invece sottosviluppati e possibilmente spenti. Se il nemico non riesce ad impedire l’avvicinarsi di un anima e la sua conversione alla Buona Notizia, sa bene che deve cominciare da subito il lavoro nel neo convertito, per impedirne la crescita e la santificazione. 

Così sempre più spesso si incontrano persone che si accontentano di arrivare alla salvezza, come se fosse il traguardo della vita, dopodiché tutto rimane come prima! In essi non si trovano né l’evidenza della nuova nascita né la potenza del Signore né l’entusiasmo o l’amore per Dio Padre e per gli altri.

Satana riesce così bene a chiudere gli occhi alle persone così che esse non arrivano a riconoscere e scoprire la sua azione nascosta, soprattutto dove egli preferisce agire, cioè nei cattivi pensieri, vecchi modi di fare e atteggiamenti, che possono essere peccaminosi e che rimangono nella nostra mente! 

Il Signore stesso un giorno affermò: “Sta quindi attento che la luce che è in te non diventi tenebre” Luca 11:35.

Perché disse questo?  A cosa si riferiva?

Abbiamo detto che c’è la luce in noi, che è la lampada dell’Eterno, che scruta tutti i più reconditi ambiti del nostro cuore (Pr 20:27). Stiamo parlando di noi. Se permettiamo alla Parola di Dio di illuminarci, essa, diviene la lampada attraverso il quale il Signore scruta il nostro cuore. Quando diamo spazio al peccato la luce se ne va, lasciando così spazio alle tenebre.

Le tenebre non calano all’improvviso, c’è sempre un passaggio graduale che manifesta che la luce si sta ritirando, lasciando così spazio pian piano all'oscurità.
Così è per noi: se iniziamo a tollerare l’oscurità, a tollerare qualche peccato magari chiamandolo “debolezza”, ecco che allora ci rendiamo vulnerabili all’assalto del nemico.
Una disubbidienza volontaria alla Parola di Dio, ma anche la superficialità nel servizio, l’indifferenza ai richiami della Parola o dei suoi servi, costituiscono la zona grigia in cui la Luce lascia il posto alle tenebre spirituali. Un lavoro paziente che il nemico svolge con solerzia nei confronti di ogni credente.

21 giugno - Cogliere l’occasione

Predica la Parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza.

2 Timoteo 4:2

 

Cogliere l’occasione

 

Durante un trattamento curativo, mi intrattenevo col medico. Egli mi faceva delle domande sul mio modo di considerare il futuro, e io gli dissi semplicemente che ero un credente e che avevo messo la mia fiducia in Dio. Queste parole ebbero su di lui un effetto che non avrei immaginato. Da molto tempo il Signore aveva risvegliato il suo cuore e la sua coscienza, e le mie semplici parole lo hanno portato alla fede. Che incoraggiamento e che bella lezione per me! Talvolta siamo complicati, e anche imbarazzati a testimoniare della nostra fede: prepariamo argomenti complicati, aspettiamo a tal punto l’occasione favorevole che quando questa si presenta rischiamo di non saperla vedere.

Credenti, a volte abbiamo la tendenza a pensare solo a noi stessi, e forse ci è accaduto, a nostra vergogna, dopo aver trascurato di parlare della nostra fede a qualcuno, di mettere in pace la nostra coscienza pensando che Dio ci darà un’altra occasione. Per un cristiano, rendere testimonianza della sua vita con Dio dovrebbe essere naturale e spontaneo. Dimostrare per mezzo delle nostre azioni, delle nostre parole e del nostro comportamento che Gesù è il nostro Maestro, che è il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, è per noi un privilegio e una responsabilità, poiché portiamo il nome di cristiani. Non vergogniamoci del Vangelo! Siamo sempre pronti a rendere conto della speranza che è in noi a chi ci chiede spiegazioni, ma con dolcezza e rispetto (1 Pietro 3:15).


domenica 20 giugno 2021

Barabba (oggi)

La sua storia è citata nella Bibbia con poche parole ma che potremmo tentare di attualizzare per nostri tempi.

Anche i libri storici non riportano molto su di lui. Nulla si sa della sua fanciullezza e della sua gioventù. C’è da supporre che, relativamente presto, conobbe gruppi estremisti che segnarono poi la sua esistenza.

In seguito si associò a un gruppo di nazionalisti, che congiurava per estromettere dal paese il potere attualmente al governo.

Provava un odio sfrenato sia verso questi stranieri, che nei confronti dei politici e capi religiosi che venivano a patti con loro. Senza esitare, per finanziare la sua resistenza armata, organizzava furti e rapine e, al momento opportuno, sapeva molto bene come trovare il modo di incitare alla rivolta i più facinorosi, anche se, queste azioni finivano spesso in un bagno di sangue, a causa dei militari a soldo del tiranno al potere.

Così, il suo nome divenne famoso in Israele; temuto da alcuni e, segretamente ammirato da altri. Sapendo che la sua vita era appesa a un filo, si rendeva conto che, alla fine, sarebbe stato arrestato e giustiziato perciò, non attribuiva molto valore alla propria vita, né a quella del suo prossimo. Non esitava poi a brandire le armi per uccidere, quando lo credeva opportuno. Aveva lasciato dietro di sé una scia di violenza e di odio.

Se fu per tradimento o perché fu sorpreso durante un’azione, non si sa, però per lui arrivò il giorno «X», in cui lo acciuffarono. E così, poco tempo dopo, lo scaraventarono nella cella buia e maleodorante di un carcere. Poco dopo, lo processarono. Non c’era molto da negare, la sua situazione di colpevolezza era chiara; in quel periodo non esisteva proprio la possibilità di ottenere vantaggi o sconti di pena denunciando qualche complice.

La sua condanna a morte quindi era sicura; i militari non andavano troppo per il sottile con i terroristi.  “Vi era allora in prigione un tale, chiamato Barabba, insieme ad alcuni ribelli, i quali avevano commesso un omicidio durante una rivolta” Marco 15:7. 

Sicuramente, le pessime condizioni della prigione, lo infastidivano, mentre le ore trascorrevano via e il giorno dell’esecuzione si andava ormai avvicinando inevitabilmente.

Era troppo tardi per pentirsi? Era tutto perduto ormai?

Infine, arrivò l’ultima terribile notte. Probabilmente inveì ancora una volta contro il carceriere, che gli chiedeva sarcasticamente cosa preferisse mangiare per il suo ultimo pasto. La sua sorte era segnata, la sua vita ormai conclusa, “ma era proprio finito tutto?”. 

All’improvviso, il silenzio mattutino fu interrotto dal suono di voci che si udivano gridare in lontananza. Sentì distintamente la folla gridare il suo nome. Lo volevano libero!

Ma perché? Cosa stava succedendo?

E poi le parole: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!» ma non rivolte verso di lui.

Il tumulto aumentò, c’era tensione nell’aria.

Nel carcere, cominciò a esserci gran movimento. Improvvisamente si spalancò la porta e gli comunicarono l’incredibile notizia: «Crocifiggeranno un altro al tuo posto. Sei un uomo libero!».

Non poteva essere vero? 

Poi gli tolsero le catene e gli restituirono i suoi abiti.  E quando giunse il direttore della prigione per accomiatarlo personalmente e per consegnargli i documenti che attestavano il suo rilascio, egli seppe che era avvenuto un miracolo. Era davvero libero!

«Crocifiggeranno un altro al posto tuo!», queste parole riecheggiavano nella sua mente gli rimbombavano dentro continuamente. Come stordito dalla sua sorte incomprensibile e, ancora un po’ frastornato dagli eventi, quasi senza rendersene conto, si ritrovò in mezzo alla folla tumultuosa che affollava le strade della città.

Nei suoi documenti di rilascio c’era scritto: «Pena condonata.» Era libero, però chi era mai l’altro che adesso stavano legando al suo posto? Chi è, in realtà, costui?

La collina del Teschio rappresentava l’incubo di tutti i detenuti. Lì si eseguivano le condanne a morte. Ogni volta che questo succedeva, mezza città accorreva per assistere allo spettacolo.

Io, nella sua situazione, sarei andato a vedere chi fosse mai colui che aveva preso il mio posto.

Avrei raggiunto il luogo dell’esecuzione per vedere il volto di Gesù di Nazaret. Colui che stava morendo al posto mio!

E chissà cosa sarebbe successo se avessi udito uno dei due condannati affermare: “Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male” Luca 23:41.

Che cosa?  Stavano crocifiggendo un'innocente al posto mio? Ma come era possibile?

Non sappiamo cosa accadde a Barabba, ma sappiamo ciò che accade ad ogni uomo che comprendendo il proprio stato di peccato e quale condanna pendeva sul suo capo, ha visto il Signore Gesù farsi avanti per prendere il suo posto.  E' diventato cristiano.

20 giugno - Il libro della vita

Se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco.

Apocalisse 20:15

 

Avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.

1 Giovanni 5:13

 

Il libro della vita

 

Il tuo nome è scritto nel libro della vita? Puoi rispondere affermativamente se hai creduto in Gesù Cristo che è morto per i tuoi peccati e che è risuscitato. Allora, sei giustificato gratuitamente per la grazia di Dio. “Avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio”.

La Parola di Dio dichiara giusti tutti coloro che hanno riconosciuto di essere colpevoli e hanno accettato la salvezza che Dio offre, gratuitamente. Essi sono giustificati “mediante la redenzione che è in Cristo Gesù (Romani 3:24). Sono passati “dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24). Il Signore dice loro, come disse ai discepoli: “Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Luca 10:20).

Ma il nome di quelli che rifiutano la grazia divina e gli appelli del Salvatore non figura nel libro della vita. “Perduto per l’eternità”, è la terribile sentenza che pesa su ogni persona che rimane sorda agli inviti di Dio e rifiuta di confessargli i peccati per ottenere il Suo perdono.

Questa chiamata si indirizza ancora oggi a tutti voi per mezzo di questo calendario. “Chi crede nel Figlio (di Dio) ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36).

Sei ancora in tempo per credere in Gesù ed essere salvato. È Lui che Dio ha inviato dal cielo per essere il Salvatore degli uomini. Non ce n’è nessun altro.