Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

sabato 31 marzo 2018

31 marzo


Abbiamo cercato il nostro rifugio nell’afferrare saldamente la speranza che ci era messa davanti. Questa speranza la teniamo come un’ancora dell’anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina, dove Gesù è entrato per noi quale precursore.
Ebrei 6:18-20

La fede, ancora dell’anima
(leggere Ebrei 6:17-20)

Osservando l’ancora di un peschereccio adagiata su una banchina, penso a quella figura che troviamo nella Bibbia per illustrare la serenità dell’anima che si riposa su Dio. Se ho messo la mia fiducia in Gesù Cristo, posso dire: “Solo in Dio trova riposo l’anima mia; da lui proviene la mia salvezza” (Salmo 62:1). La mia speranza, come un’ancora, “sicura e ferma”, è resa solida dalla persona del mio Salvatore. È in lui che abbiamo “cercato il nostro rifugio”, mediante la fede nel suo sacrificio alla croce.
Gesù si trova “ora alla presenza di Dio per noi” per tutti quelli che hanno creduto e hanno ricevuto per mezzo di lui la vita eterna (Ebrei 9:24). È il loro “precursore”, cioè colui che è entrato prima di loro nel cielo. Così tutti i credenti hanno la certezza di raggiungere il riposo con lui.
Gesù Cristo si occupa continuamente di ogni credente. Egli “vive sempre per intercedere per loro” (Ebrei 7:25). Li sostiene in tutti gli aspetti della loro vita sulla terra. Mantiene il loro cuore nella pace, mentre godono della prospettiva di essere con lui, pur attraversando le tempeste della vita.
Abbiamo trovato questo “rifugio” credendo al Figlio unico di Dio, morto per i nostri peccati, risorto e salito in cielo, garante della nostra salvezza eterna?
“Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede” (Romani 15:13).

venerdì 30 marzo 2018

30 marzo


Gesù rispose: “Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere!”… Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo: e credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta.
Giovanni 2:19-22

Gesù e il tempio di Dio
 (leggere Giovanni 2:12-22)

Gesù sale a Gerusalemme e va al tempio, che avrebbe dovuto essere la “casa del Padre” suo, e dove tutto doveva essere purezza e bontà. Che cosa trova? Venditori e cambiavalute pronti a spillare denaro a quelli che portavano le offerte. Che constatazione dolorosa! Ma questa situazione rivelerà un aspetto della perfezione del Signore. Lui che è dolce ed umile di cuore, è anche pieno di zelo per la gloria del Padre. Fa una sferza di cordicelle e caccia fuori i profanatori del tempio di Dio, che non doveva essere “una casa di mercato”.
I Giudei si opposero chiedendogli un segno che dimostrasse il suo diritto a intervenire. Allora Gesù diede questa risposta misteriosa: “Distruggete questo tempio…” (v. 19). In modo velato, Egli annunciava la sua morte sulla croce. È il segno più importante, il messaggio più forte dell’amore di Dio. Infatti Gesù è stato tre giorni nella morte, poi ne è venuto fuori con un corpo glorioso (Matteo 12:39; 16:21) e ha preso il posto d’autorità suprema alla destra di Dio. Sul momento i discepoli non capirono il senso profondo della risposta di Gesù. Ma dopo la sua risurrezione, illuminati dallo Spirito Santo, si ricordarono di quella frase del Signore, pronunciata all’inizio del suo ministero.
Gesù doveva morire e risuscitare perché l’accesso verso Dio Padre ci fosse aperto. La sua morte non è stata una sconfitta, ma la via nuova e vivente per avvicinarci a Dio (Ebrei 10:19-22). Questa via, lettori, la conoscete?

giovedì 29 marzo 2018

29 marzo


Una gran folla veniva verso di lui (Gesù)… Andrea gli disse: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci.; ma che cosa sono per tanta gente?” Gesù quindi prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì alla gente seduta; lo stesso fece dei pesci, quanti ne vollero.
Giovanni 6:5-11

Gesù non disprezza nessuno

Il Signore Gesù ha davanti a sé una gran folla che lo segue e lo ascolta. Tutti vogliono vedere i suoi miracoli. Gesù chiede al suo discepolo Filippo: “Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?” Vuole metterlo alla prova per insegnargli una grande verità. Filippo è impressionato dall’entità della somma occorrente per comprare il pane necessario. Se avessero speso anche duecento denari, avrebbero potuto dare solo un pezzetto di pane ciascuno. Andrea fa presente che c’era un ragazzo con cinque pani e due pesci, ma egli stesso ammette che si trattava di ben poco in confronto ai bisogni.
Però il Signore non disprezza ciò che il ragazzo poteva dare; anzi, nella sua grazia infinita, accetta il suo modesto contributo, e con quel poco sazia migliaia di persone.
Amico credente, forse consideri insignificante e senza valore le tue possibilità nel servizio che Dio ti ha affidato. Speriamo che la lettura di questo episodio dell’Evangelo ti incoraggi. Il Signore, con grazia, saprà utilizzare anche il più umile dei servizi per la gloria di Dio e il bene di coloro che ti stanno attorno.

mercoledì 28 marzo 2018

28 marzo


Eravate senza Cristo… senza speranza e senza Dio nel mondo… Non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio.
Efesini 2:12, 19

Uno straniero

Certamente avrete provato un senso di disagio trovandovi in un luogo sconosciuto: una scuola nuova, un’altra città, un nuovo posto di lavoro. Ci si sente diversi, quasi emarginati, come degli stranieri!
Pensate a Gesù che è stato considerato “di troppo” sulla terra: “È venuto in casa sua, e i suoi non lo hanno ricevuto” (Giovanni 1:11). Fin dalla sua nascita, hanno dovuto farlo fuggire lontano, in Egitto; era straniero fra il suo popolo e nella sua stessa famiglia (Salmo 69:8)! Era persino senza una fissa dimora, tanto che diceva: “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo hanno dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Matteo 8:20). Quello straniero era Gesù.
Forse anche tu, lettore, ti senti straniero, a disagio e senza speranza. Ascolta ciò che dice Gesù: Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui” (Apocalisse 3:20). Se lo ricevi “a casa tua”, non sarai mai solo. Vuoi accoglierlo nella tua vita?
Ma in fondo, chi è veramente straniero? Nessuno! Perché tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio: tutti peccatori (Romani 3:23)!
Se lasci entrare Gesù nella tua vita, diventi un figlio nella famiglia di Dio; e, ancora di più, saprai che Egli ti ha già preparato un posto nella sua casa!

martedì 27 marzo 2018

27 marzo


Siamo spossati, non abbiamo riposo.
Lamentazioni 5:5

Solo in Dio trova riposo l’anima mia.
Salmo 62:1

Vero riposo

Molte volte la nostra vita sulla terra è tribolata e agitata; tormenti e preoccupazioni non mancano. Il suo corso è sovente denso di avvenimenti che causano fatica e scoraggiamento; e noi tutti aspiriamo a raggiungere un vero riposo, una stabilità che non riusciamo a trovare… Molto tempo fa un profeta, uomo di Dio, ha scritto: “Questo non è un luogo di riposo; a causa della sua impurità, provoca distruzione” (Michea 2:10).
Questo desiderio di riposo, che è un’aspirazione profonda, non può essere soddisfatto che da Dio stesso che si è rivelato nella persona del suo Figlio, Gesù.
Dio è intervenuto un tempo in favore del popolo d’Israele che era caduto in schiavitù in Egitto. E ha detto: “Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo… ho udito il grido… conosco i suoi affanni. Sono sceso per liberarlo” (Esodo 3:7-8). Egli interviene ancora oggi per quelli che sono stanchi del cammino della vita. Dio ha inviato il suo Figlio unico che è venuto dal cielo per liberarci dalla schiavitù del peccato e dalle sue conseguenze.
Ascoltiamo allora l’invito del Signore Gesù Cristo: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).
Se il Salvatore può liberare il nostro cuore dall’oppressione del peccato, è perché ne ha sopportato lui il tutto il peso, subendo alla croce il castigo di Dio che noi meritavamo.

lunedì 26 marzo 2018

26 marzo


Quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi… la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la vostra gioia sia completa.
1 Giovanni 1:3-4

Molti dicono: “Chi ci farà vedere la prosperità?” O Eterno… tu m’hai messo in cuore più gioia.

Una gioia completa

“Chi ci farà vedere la prosperità?” scrive Davide (Salmo 4:6). Questo interrogativo ci tocca tutti, poiché tutti aspiriamo ad essere felici. Ma come trovare la felicità?
La nostra società offre una gamma completa di possibilità per realizzare il benessere e sentirsi soddisfatti. Ma l’esperienza dimostra che tutto questo è fragile ed effimero, e sovente finisce in una profonda delusione.
La felicità consiste forse nel realizzare delle relazioni più armoniose col nostro prossimo? Eppure, nel campo sociale e umanitario, sentiamo i limiti delle nostre possibilità. Il nostro cuore aspira a una gioia condivisa, a un amore puro, eterno. In definitiva, è Dio stesso che ci occorre.
La felicità promessa da Dio non è soltanto per l’aldilà. No, è a nostra portata da quando crediamo la Parola di Dio. Dio non è lontano, è venuto fra noi nella persona di Gesù Cristo. Con lui, tutti gli aspetti della nostra vita sono illuminati dal suo amore, e la sua compassione e il suo perdono ci fanno sentire una grande gioia.
Forse sei scoraggiato, solo, depresso. Fa’ questo incontro con il Cristo che è venuto nel mondo affinché ognuno personalmente conosca la Sua gioia (Giovanni 17:13). Tutta la tua vita, con i suoi giorni gradevoli o difficili, sarà allora vissuta nella comunione con il Dio beato.

domenica 25 marzo 2018

25 marzo


Prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.
Efesini 6:13

Siate sobri, vegliate.
1 Pietro 5:8

Gli ozi di Capua

La storia racconta che nel 215 a. C. il generale in capo dell’esercito di Cartagine, Annibale, inflisse una pesante sconfitta ai Romani presso la città di Canne, nell’odierna Puglia. Avrebbe potuto marciare su Roma e assediarla, ma, vedendo arrivare l’inverno, preferì stabilirsi a Capua, città vicina, per riposarsi e attendere rinforzi. Mentre le sue truppe si adagiavano nell’ozio, l’esercito romano riprese le forze e la situazione militare si capovolse; Roma non fu mai presa da Annibale.
Da questo episodio è derivato il detto “addormentarsi sugli ozi di Capua”, che si adopera quando qualcuno non porta a termine un’impresa e “si riposa sugli allori”.
È noto che dopo un periodo di tensione e di forte impegno, l’attenzione cala. Per il credente, il termine di una prova superata con l’aiuto del Signore può causare una mancanza di vigilanza di cui il diavolo approfitterà per riprendere il sopravvento. Allora, facciamo attenzione! Non riposiamoci sulle nostre vittorie, e non pensiamo che i progressi spirituali passati ci rendano meno vulnerabili alle tentazioni di Satana. Non smettiamo di ricercare presso Dio la forza per rimanere saldi dopo aver superato la difficoltà, e continuiamo a combattere “il buon combattimento della fede” (1 Timoteo 6:12). Prendiamo coraggio pensando al riposo perfetto che ci aspetta, in compagnia del nostro Signore.

sabato 24 marzo 2018

24 marzo


Ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome.
Filippesi 2:8-9

Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello… che sembrava essere stato immolato.
Apocalisse 5:6

La gloria nell’infamia


Gesù è stato rifiutato dalla società, deriso dalla folla, condannato dal potere religioso e civile. Ha terminato la sua vita terrena su una croce, nel disprezzo e nell’apparente insuccesso. Ha accettato la morte, una morte delle più umilianti; ma la realtà morale è tutt’altra.
Gesù ha dato se stesso per amore, per prendere il nostro posto sotto il giudizio di Dio. Così sotto l’atto più ignobile degli uomini si nasconde l’amore più sublime. Tale è il mistero dell’amore di Dio: il Padre dà il Figlio perché diventi il Salvatore del mondo!
Tuttavia il Vangelo non si ferma qui. Dopo la crocifissione, Dio risuscita Gesù e gli dà il primo posto nella gloria. Dio può allora spandere la sua grazia sulla terra e salvare coloro che credono. Lo Spirito Santo riempie quindi il loro cuore di una potenza sconosciuta fino ad allora, una potenza di giustizia, d’amore e di vita. Essa attesta che Gesù è vivente, che è il vincitore.
Per amore, il nostro Salvatore si è lasciato inchiodare su una croce infamante in mezzo a due malfattori. Fra breve sarà visto sulla terra come Re dei re, e nel cielo, in mezzo al trono di Dio, sarà celebrato da un numero incalcolabile di persone, riscattate dal suo sacrificio e felici per l’eternità.

venerdì 23 marzo 2018

23 marzo


Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò?
Luca 24:26

Gesù cominciò a spiegare… che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose… ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno.
Matteo 16:21

Doveva

Talvolta è difficile comprendere e accettare che Gesù Cristo ha dovuto subire la morte in croce perché noi fossimo salvati.
Egli aveva annunciato in anticipo ai suoi discepoli ciò che gli sarebbe accaduto: “Bisogna che io cammini oggi, domani e dopodomani”, diceva con determinazione mentre faceva del bene e operava guarigioni; sapeva quando sarebbe stato fermato (Luca 13:32-33). Egli diceva loro: “che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno” (Matteo 16:21). Certamente, essi non capirono subito ciò che queste cose volevano dire, ma davanti alla tomba vuota, tre giorni dopo la morte di Gesù, al momento della sua risurrezione (Luca 24:7-9) si ricordarono di questo “doveva”. Hanno verificato l’esattezza di ognuna delle sue parole; lo hanno visto risuscitato, vivente. Egli allora ha ricordato loro che le profezie dell’Antico Testamento pronunciate a suo riguardo dovevano compiersi, affinché il pentimento e il perdono dei peccati potessero essere annunciati al mondo intero nel suo nome (Luca 24:46-47). Perché il peccatore non fosse punito, Gesù doveva prendere il suo posto.
È per il sacrificio e la risurrezione di Cristo che Dio offre un perdono completo e perfetto a chi si pente. Egli non si ricorda più dei nostri peccati (Isaia 43:25) e ci considera perfettamente giusti, e degni di essere felici per sempre in sua compagnia. Inchiniamoci in adorazione!

giovedì 22 marzo 2018

22 marzo


Quando furono giunti al luogo detto “il Teschio”, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra.
Luca 23:33

(Gesù Cristo) ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce.
1 Pietro 2:24


La crocifissione è uno spettacolo?

La Bibbia descrive con divina sobrietà la crocifissione del Signore Gesù. I vangeli ci presentano soprattutto gli avvenimenti, ma i Salmi e i libri dei profeti ci permettono di capire un po’ i suoi sentimenti e le sue sofferenze morali. Molti hanno creduto di poter aggiungere, ai racconti ispirati dei Vangeli, immagini e rappresentazioni, anche sotto forma di films, della passione di Cristo. Non c’è forse il pericolo di deformare la realtà? “Ogni parola di Dio è affinata… Non aggiungere nulla alle sue parole, perché egli non ti rimproveri e tu sia trovato bugiardo” (Proverbi 30:5-6). Non si rischia di mancare di rispetto al Figlio di Dio? Dopo la crocifissione “tutta la folla che assisteva a questo spettacolo, vedute le cose che erano accadute, se ne tornava battendosi il petto” (Luca 23:48).
Ecco la domanda che è posta a ciascuno di noi: Quale eco hanno nel mio cuore la vita, le sofferenze, la morte in croce e la risurrezione del Figlio di Dio?
Chi considera la crocifissione semplicemente uno spettacolo da dimenticare subito come tanti altri, non è al riparo del sangue che è colato da quella croce per espiare le colpe di chi si riconosce colpevole. Lettore, se fai parte di costoro, è il momento per te di fare il punto davanti a Dio; accetta il suo perdono per la fede in questo sacrificio, e ricevi la vita eterna nel Cristo risuscitato. Chi già crede, non dimentichi che è alla croce che Dio ha fatto cadere su Cristo “l’iniquità di noi tutti” (Isaia 53:6). Non è questo un motivo continuo di riconoscenza e di meraviglia?

mercoledì 21 marzo 2018

21 marzo


Gesù… portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero.
Giovanni 19:17-18

Avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce.
Colossesi 1:20

L’importanza della croce

Nel nostro paese molte persone possiedono un crocifisso e sovente lo portano al collo. Qual è il significato che gli attribuiscono? La croce può essere un semplice gioiello? Qual è il vero significato della croce?
La croce, strumento di supplizio sulla quale si appendevano i malfattori condannati a morte, ci ricorda la morte di Gesù, Figlio di Dio, venuto a salvare gli uomini dal loro stato di perdizione. La crocifissione di Cristo è stato l’avvenimento più importante e più solenne di tutti i tempi, perché in essa si trova da una parte la più grande manifestazione dell’amore divino e dall’altra la più orrenda dimostrazione del male che abita nel cuore dell’uomo. La creatura umana non ha forse dichiarato colpevole e messo a morte il suo Creatore Gesù Cristo, il solo giusto, venuto sulla terra per farci conoscere la grazia divina?
Infatti, alla croce, Dio dichiara che non ha trovato nulla di buono nell’uomo e che lo ha condannato. Dobbiamo essere convinti che in noi non abita alcun bene (Romani 7:18) e che soltanto l’opera di Cristo, il Salvatore, ci riconcilia con il Dio santo (Colossesi 1:20). Ma a chi rifiuta di ricevere e credere a queste affermazioni contenute nella Bibbia, essa ci dice che “l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36).
“La predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio” (1 Corinzi 1:18). A quale di questi due gruppi volete appartenere? 

martedì 20 marzo 2018

20 marzo


Come mai ho trovato grazia agli occhi tuoi?
Rut 2:10

La grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata.
Tito 2:11

La bambola di Luisella

Invitata a casa di amici, suono alla porta e mi aspetto che Luisella, la più piccola della famiglia, mi venga incontro saltandomi al collo, come di solito. Ma che cosa capita? La vedo in un angolo scossa dai singhiozzi. Mi spiegano: non riesce più a trovare la sua bambola preferita. Mi unisco alle ricerche, e all’improvviso il suo viso rigato di lacrime s’illumina d’un sorriso radioso. Luisella stringe forte a sé la bambolina ritrovata. Ma cos’ha di speciale quella bambola per essere tanto amata? È piuttosto sciupata, col viso sporco e i capelli arruffati. Ma, evidentemente, per Luisella è unica.
Unica, come ciascuno di noi è per Dio. Un invalido, un vecchio, un malato, uno straniero, un povero, un carcerato, hanno per lui lo stesso valore di un grande di questo mondo.
Essere amati così come siamo, qualunque cosa abbiamo fatto, è un bisogno profondo di ciascuno di noi. Come può Dio, che conosce tutto di noi e legge fino in fondo al nostro cuore, amarci incondizionatamente? Perché è amore. E di questo amore ha dato prova mandando il suo Figlio Gesù Cristo nel mondo. La sua morte sulla croce per i peccati che abbiamo commesso, e poi la sua risurrezione, hanno reso possibile la riconciliazione di ogni peccatore con Dio, un Dio giusto che ama il peccatore.
Facciamo il passo della fede, e diciamogli, parafrasando i versi di un noto poema cristiano: “Così come sono, senza aver nulla di mio, ma per il tuo sangue sparso per me, o Agnello di Dio, io vengo a te”.

lunedì 19 marzo 2018

19 marzo


Siete stati chiamati a libertà.
Galati 5:13

Come sarei libero se…

Come sarò libero, pensa lo studente, quando avrò finito gli esami! Come saremo liberi, pensa una coppia, quando avremo finito di pagare le rate del mutuo! Si pensa comunemente che i freni alla libertà siano di ordine esterno. Secondo alcuni, per essere liberi bisognerebbe sottrarsi agli obblighi sociali, finanziari e persino morali.
Ci sono delle situazioni dalle quali non ci si può liberare: “Se puoi diventar libero, è meglio valerti dell’opportunità”, scriveva l’apostolo Paolo agli schiavi diventati cristiani (1 Corinzi 7:21). Però, anche se tutto ciò che pensiamo essere un freno alla nostra vita scomparisse, questo non sarebbe affatto una garanzia per raggiungere ciò a cui aspiriamo. Perché la libertà, nel senso più profondo del termine, riguarda la nostra vita interiore.
Forse è questa l’origine del nostro asservimento: il nostro cuore può essere prigioniero dell’egoismo o della paura,  e sovente è schiavizzato dal perseguimento dei beni materiali. In fondo, la nostra mancanza di libertà può derivare da una mancanza d’amore. Abbiamo bisogno di cambiare in profondità, di lasciarci trasformare da Dio. Chi sa amare veramente, nei suoi rapporti con gli altri, non vive nulla come una costrizione.
La vera libertà si scopre in una relazione intima con Dio. Egli versa il suo amore nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato (Romani 5:5). Cristiani, Dio ci offre, mediante lo stesso Spirito, la possibilità di credere, di amare e di sperare. Nessuno potrà impedircelo. Questo significa essere liberi!

domenica 18 marzo 2018

18 marzo

(Giuseppe disse:) “Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?”
Genesi 39:9

Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva.
Daniele 1:8

Fedeltà e ricompensa divina

Benché separate da circa un millennio, le vite di Giuseppe e di Daniele, due eminenti personaggi dell’Antico Testamento, hanno molte somiglianze. Fin dalla giovinezza, avevano imparato a conoscere Dio dai loro padri, e da giovani furono ingiustamente “deportati” come schiavi. Più tardi, furono messi in posizioni molto elevate. Nessuno dei due ha più rivisto il proprio paese.
Per Giuseppe, la deportazione era il risultato della gelosia dei suoi fratelli. Per Daniele, era la conseguenza dei peccati della sua nazione. Durante il loro esilio, avrebbero potuto ribellarsi per l’ingiustizia da cui erano colpiti e interrogarsi sull’utilità di restare fedeli alle proprie convinzioni.
Invece, sia l’uno che l’altro si impegnarono a onorare Colui al quale appartenevano: per ubbidienza a Dio, Giuseppe non cedette alla moglie del suo padrone che lo spingeva a commettere adulterio, e Daniele rifiutò di contaminarsi prendendo il vino e i cibi raffinati alla tavola del re idolatra. Che esempio per voi, giovani credenti! Ma una tale fedeltà non resta senza ricompensa: l’uno e l’altro ricevettero la capacità di spiegare il futuro interpretando da parte di Dio i sogni dei monarchi ai quali erano asserviti.
Oggi ancora Dio onora la fede e la fedeltà. Noi non saremo chiamati a interpretare dei sogni, ma a quelli che ubbidiscono alla sua Parola e desiderano onorarlo, il Signore darà il giusto discernimento nelle grandi scelte che sono chiamati a fare.

sabato 17 marzo 2018

17 marzo


(Gesù disse:) “Quando sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità… prenderà del mio e ve lo annuncerà”.
Giovanni 16:13-14

Gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito.
Efesini 2:18

Telefono cellulare

Questo piccolo gioiello di tecnologia si è diffuso con grande rapidità. Esso permette di comunicare dovunque ci si trovi da un punto all’altro del pianeta, favorendo maggiori scambi e più frequenti rapporti fra le persone.
Anche la Bibbia dà al credente il modo di mettersi in relazione con Colui che abita nel cielo, e questo in virtù dello Spirito Santo. Lo scopo che Egli si propone per noi è che “cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo” (Efesini 4:15).
Dio mi parla mediante la sua Parola (la Bibbia). Lo Spirito Santo mi dà la capacità di comprendere le realtà spirituali, che non possono essere ricevute dall’uomo naturale perché sono follia per lui (1 Corinzi 2:14). Nella maggior parte delle nazioni la Bibbia non è più un libro proibito; usufruiamo di questa libertà per ascoltare ogni giorno le “comunicazioni” divine! È così che potremo conoscere di più la volontà del nostro Padre celeste e il suo amore.
Io parlo a Dio mediante la preghiera. È ancora mediante lo Spirito Santo che ho libero accesso a Dio, perché il cielo è aperto per chi ha creduto a Cristo (Ebrei 10:19-22). Per pregare, non occorre essere in una chiesa o saper dire delle belle frasi. Come io parlo ad un amico per telefono, così posso parlare a Dio, semplicemente, ma con rispetto. Posso parlargli delle mie gioie come pure dei miei bisogni, fiducioso che mi ascolta e che risponderà secondo la sua saggezza e la sua bontà.

venerdì 16 marzo 2018

16 marzo


Eravate senza speranza e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo.
Efesini 2:12-13

Prima lontani, ora vicini

Noi, perduti peccatori,
eravamo soli e erranti,
senza gioia, senza canti
perché, Padre, senza te.

Ora siamo a te vicini!
Il tuo amor ci ha avvicinati
perdonandoci i peccati
grazie al sangue di Gesù.

E così, già dalla terra,
lodi e canti ti porgiamo
ed il cielo anticipiamo
contemplandoti lassù.

E in eterno, in casa tua,
faccia a faccia col Signore,
loderemo questo amore
che la vita ci donò.

giovedì 15 marzo 2018

15 marzo


Non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede.
Romani 1:16

Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza?
Ebrei 2:3

La grazia e la fede

Il 15 marzo 1817 un fedele servitore del Signore, il pastore Cesare Malan, predicò a Ginevra sul seguente tema: “L’uomo non può essere salvato che tramite Gesù Cristo”, basandosi sul testo del Vangelo: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto” (Luca19:10). Malan parlò con grande chiarezza dell’Evangelo della grazia. Ascoltiamolo ancora oggi:
“O peccatore che confidi in te stesso, quando cesserà il tuo accecamento? Quando vorrai comprendere che, a meno che qualcuno non si prenda carico dei tuoi peccati e non difenda la tua causa davanti al tuo giudice, che è Dio, non potrai mai venire a Lui? So bene che questa verità non è piacevole da ascoltare, ma non m’importa. Se devo scegliere fra l’esserti gradevole e dirti la verità, la mia scelta è già fatta: non scelgo di compiacerti ma di dirti come fare per essere salvato.
Lascia quindi da parte, o peccatore, ciò che causa la tua miseria, spogliati di quell’orgoglio che ti acceca e che ti perde. Smetti di considerarti giusto e credi all’Evangelo. Non dire nemmeno che i tuoi peccati sono troppo grandi; potrebbero mai esserlo più dei meriti del Dio Salvatore?
Hai una sola vita per convertirti, una vita breve e incerta. Per te, la salvezza della tua anima non conta davvero nulla? Saresti così orgoglioso da preferire vivere a modo tuo una breve vita e finire all’inferno piuttosto che essere con Dio per l’eternità?”

mercoledì 14 marzo 2018

14 marzo


Io mi rallegrerò nell’Eterno, esulterò nel Dio della mia salvezza. L’Eterno, il Signore, è la mia forza.
Abacuc 3:18-19

Riflessioni

La conoscenza di Dio è come il giorno dopo la notte. L’uomo che vive senza Dio non si rende conto degli orizzonti di cui si priva.

Nel nostro desiderio di possedere sempre di più, finiamo col trascurare ciò che c’è di meglio.

Più compi la volontà di Dio, meglio saprai discernerla.

La Scrittura parla poco del cielo. Ci dice però che noi saremo là col Signore Gesù. Egli vuole avere i suoi in sua compagnia. E questo è sufficiente per chi lo ama. Cristo è là: la sua presenza è ciò che conta; essa risponde a tutto.

Le Lettere degli apostoli sono state scritte durante un periodo molto movimentato della storia del mondo; eppure, siano esse di Paolo, di Pietro e di Giovanni, non vi troviamo la minima allusione agli avvenimenti politici del mondo in quel momento. Questo dimostra che la Chiesa è straniera sulla terra. La sua chiamata è celeste.

Dio non è sempre una garanzia contro le tempeste della vita, ma è sempre una garanzia in mezzo alle tempeste della vita.

martedì 13 marzo 2018

13 marzo


Certo, l’uomo s’affanna per quel ch’è vanità; egli accumula ricchezze, senza sapere chi le raccoglierà.
Salmo 39:6

Avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti.
1 Timoteo 6:8

Soddisfatti di ciò che abbiamo

Uno dei principali mezzi per stimolare i consumi è la pubblicità. Essa fa emergere il desiderio innato in ognuno di noi di possedere ciò che non si ha. Questo desiderio non è solo di oggi; già i nostri progenitori, che potevano disporre a volontà di tutti i frutti del paradiso terrestre, hanno voluto gustare l’unico frutto che Dio aveva loro proibito di mangiare.
Non dimentichiamo che lo scopo del diavolo è sempre quello di farci uscire dall’ubbidienza a Dio facendo leva sulle nostre concupiscenze, spingendoci a guardare con invidia quelli che possiedono più di noi.
Pensiamo piuttosto a coloro che sono meno privilegiati di noi! Questo ci aiuterà ad essere soddisfatti e riconoscenti, e all’occorrenza a condividere con loro ciò che noi abbiamo. Molti attorno a noi si sentirebbero felici se disponessero dei mezzi di cui noi disponiamo, delle nostre facoltà, della nostra salute.
Che cambiamento quando, con l’aiuto di Dio, consideriamo la vita da quest’angolazione! Consideriamo allora tutto ciò di cui disponiamo come un dono di Dio, e scopriamo molti motivi per ringraziarlo. E, soprattutto, che motivo permanente di riconoscenza abbiamo se possediamo il più grande di tutti i doni di Dio, quello della vita eterna ottenuto mediante la fede in Gesù Cristo morto e risorto per noi!

lunedì 12 marzo 2018

12 marzo


La predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio.
1 Corinzi 1:18

La potenza di Dio

La “predicazione della croce” è incomprensibile per gli increduli. Lo era già al tempo degli apostoli; alla loro predicazione molti se ne facevano beffe. Gesù Cristo crocifisso, oggetto della loro predicazione, era stato condannato come un malfattore, deriso e percosso; e i suoi seguaci, che testimoniano di lui, sono considerati dei pazzi da “quelli che periscono”, cioè gli increduli.
Ma per quelli che credono in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che ha accettato di salire su quella croce e morire per salvarli, la predicazione della croce è “potenza di Dio” e “sapienza di Dio”. Infatti, “è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione” (1 Corinzi 1:21).
Per noi che abbiamo creduto, la potenza di Dio ha spezzato le nostre catene; per mezzo del suo sacrificio, Cristo ha vinto Satana e la morte. Lettore, se credi alla predicazione della croce, anche tu sarai liberato dal potere del nemico e salvato dalla perdizione eterna. È la potenza di Dio che attua questa meravigliosa liberazione.
Chi crede in Gesù Cristo ha sperimentato questa potenza, ne sente gli effetti nella sua vita. Lo Spirito Santo ha lavorato nella sua coscienza, lo ha convinto della sua condizione di peccatore, della sua colpevolezza davanti a Dio, ma poi gli ha aperto gli occhi di fronte alla meravigliosa grazia di Dio manifestata nel sacrificio del suo amato Figlio. Per il credente, la croce di Cristo è l’origine di tutte le sue benedizioni, per il tempo presente e per l’eternità.

domenica 11 marzo 2018

11 marzo


La fede è… dimostrazione (lett. una convinzione) di realtà che non si vedono.
Ebrei 11:1

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Giovanni 20:29

Miracoli e fede

Facendo allusione al primo miracolo di Gesù Cristo alle nozze di Cana (Giovanni 2:1-11), abbiamo sentito obiettare: “Dell’acqua come potrebbe diventare veramente vino? Rimarrà sempre acqua”. L’uomo vorrebbe comprendere tutto, spiegarsi tutto, e soprattutto non vuole essere preso per un sempliciotto! Ma la caratteristica dei miracoli è di essere inspiegabili.
Non tutti i miracoli sono di origine divina; esiste anche “l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi” (2 Tessalonicesi 2:9). Nel giorno del giudizio, alcuni diranno al Signore: “Non abbiamo noi… fatto in nome tuo molte opere potenti?” Ma il Signore risponderà “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!” (Matteo 7:22-23).
I miracoli del Signore Gesù dimostravano la sua divina  potenza e il suo divino amore. Ma la fede non si basa su cose visibili, anche se straordinarie. Cristo, che “conosceva quello che era nell’uomo”, non si fidava di quelli che ammiravano i suoi miracoli (Giovanni 2:23-25).
La fede si appoggia sulla Parola di Dio, su ciò che il Signore dice. I discepoli “credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta” (Giovanni 2:22).
Il Signore Gesù vuole compiere oggi il più grande dei miracoli della tua vita: la trasformazione radicale del tuo essere interiore.
“Non essere incredulo, ma credente” (Giovanni 20:27).