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venerdì 31 agosto 2018

31 agosto


Non hanno intelletto quelli che portano il loro idolo di legno e pregano un dio che non può salvare.
Isaia 45:20

Siete superstiziosi?

Uno dei più antichi monumenti di Costantinopoli è la chiesa di Santa Sofia, costruita nel quinto secolo. La sua immensa volta è sostenuta da magnifiche colonne di pietra, e una di esse in particolare è oggetto della curiosità dei turisti. La guida che fa visitare i luoghi fa una sosta e dice: “Se volete fare un voto, toccate questa colonna e sarà esaudito il vostro desiderio”. La pietra è talmente consumata in quel punto dai milioni di dita che l’hanno toccata che si è formata una piccola cavità. Voti fatti dai crociati e dai pellegrini di tutti i tempi; lì il povero chiede la ricchezza, l’affamato il pane, il cieco la vista. E quella pietra senza vita, di generazione in generazione, proclama l’insoddisfazione degli uomini, denunciando nello stesso tempo la loro ignoranza.
Follia dell’uomo superstizioso che rifiuta la Verità e crede alla menzogna! Egli non vuole ascoltare la voce del Dio vivente e chiede a una pietra, a una medaglia o a qualche miserabile feticcio, di proteggerlo o di liberarlo! Paolo diceva ai cristiani di Tessalonica: “Vi siete convertiti dagli idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero (1 Tessalonicesi 1:9).
Amici cristiani, sappiate che ogni pratica superstiziosa è un’offesa fatta a Dio. Non barattate la Verità con le favole. Affidatevi a Lui, con tutto il cuore, per mezzo della preghiera. Egli vi ama e saprà darvi tutto quello di cui avete bisogno se lo riterrà bene per voi.

giovedì 30 agosto 2018

30 agosto


Siamo diventati come l’uomo impuro, tutta la nostra giustizia come un abito sporco.
Isaia 64:6

È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere, affinché nessuno se ne vanti.
Efesini 2:8, 9

Quanto pesano i peccati? Quanto le buone opere?

Molte persone pensano che le opere buone possano salvarle dal castigo meritato a causa dei loro peccati. Al momento del giudizio, Dio porrebbe le loro buone azioni su uno dei piatti della bilancia e quelle cattive sull’altro. Secondo il peso delle une e delle altre, sarebbe deciso il loro destino eterno! Ma sappiamo noi quanto pesa per Lui ogni peccato? Quanto pesa l’egoismo? Quanto pesano le menzogne di tutta una vita? Quanto l’immoralità, la disonestà, i cattivi pensieri? Il loro peso è certamente spaventoso se li valutiamo alla luce della santità di Dio!
E le nostre buone opere che peso hanno? Sono fatte sempre con amore vero e totale disinteresse? Oppure con un po’ di orgoglio, per far vedere a noi stessi e agli altri che siamo bravi, che siamo religiosi e altruisti, o con la presunzione di “guadagnarci” il favore di Dio? Per avere dei meriti davanti a Dio, le sue creature dovrebbero comportarsi in modo perfetto, secondo i suoi caratteri assoluti di santità e di giustizia. Le buone azioni dobbiamo compierle, certamente, ma non cancellano i nostri peccati e non compensano le azioni cattive. Se uno inganna un amico è un impostore, anche se ha compiuto in altre occasioni molte opere buone. E rimane tale, a meno che si penta sinceramente davanti a Dio e accetti che Gesù Cristo ha pagato per lui, per i suoi peccati. Solo così sarà perdonato.

mercoledì 29 agosto 2018

29 agosto


Quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò. Allora quelli che erano nella barca lo adorarono dicendo: “Veramente tu sei Figlio di Dio!”
Matteo 14:32, 33

In che modo Gesù è “Figlio di Dio”?

Per due volte Dio stesso ha dichiarato, riguardo a Gesù, con una voce che veniva dal cielo: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto” (Matteo 3:17; 17:5). E Gesù chiamava Dio “Padre”.
Nessuno deve pensare che nell’espressione ”Figlio di Dio” il termine “figlio” significhi che sia nato come avviene per il figlio di un uomo e di una donna. La parola “figlio” dev’essere intesa in senso spirituale, perché “Dio è spirito”. Dire che Gesù è il Figlio di Dio significa che ha la natura di Dio, perché è “splendore della sua gloria e impronta della sua essenza” (Ebrei 1:3). Ha anche la stessa autorità del Padre, gli stessi diritti. Ha col Padre un’impareggiabile legame d’amore.
“Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo” (1 Giovanni 4:9). Gesù è il Figlio unico di Dio dall’eternità. Quando è venuto sulla terra, Dio gli ha formato un corpo (Ebrei 10:5), perché fosse un uomo come noi, ma senza peccato. L’angelo Gabriele ha annunciato alla vergine Maria: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua” (Luca 1:35).
Con la nostra limitata mente umana non possiamo analizzare l’espressione “Figlio di Dio”, che si riferisce a qualcosa che è infinito. Ma possiamo ricevere nel cuore, con fiducia, per la fede, ciò che Dio stesso dice a proposito del Cristo. In presenza di questo mistero, illuminati da Dio, i discepoli del Signore hanno esclamato: “Tu sei Figlio di Dio”. Anche l’ufficiale romano che l’ha visto morire in croce ha esclamato: “Veramente, quest’uomo era Figlio di Dio” (Marco 15:39).

martedì 28 agosto 2018

28 agosto


Se Dio è per noi, che sarà contro di noi?… Chi accuserà gli eletti di Dio?… Chi ci separerà dall’amore di Cristo?
Romani 8:31-35

Grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo.
2 Corinzi 2:14

Un vincitore
2 Timoteo 4:5-18

Paolo si trova in prigione a Roma. È vecchio, consumato più dall’incessante attività per il Vangelo e per i suoi fratelli che dagli anni. Ha “combattuto il buon combattimento” della fede, come scrive a Timoteo, e sa di essere ormai giunto alla fine della sua vita. Sta per morire come martire, ma non è distrutto, non è vinto. Paolo è un vincitore. E’ in prigione, solo; molti lo hanno dimenticato. Intorno alle sue catene si è fatto il vuoto. Nel suo primo processo, in presenza dell’imperatore romano, non c’era stato nessuno a difenderlo. Lo spietato Nerone credeva di essere onnipotente, ma si sbagliava. L’apostolo Paolo non era prigioniero suo, ma “prigioniero di Cristo Gesù” (Filemone 9), e il suo Signore non l’aveva dimenticato: “Il Signore mi ha assistito e mi ha reso forte” (2 Timoteo 4:16-17).
Parlando di Onesiforo dice: “Mi ha molte volte confortato e non si è vergognato della mia catena; anzi, quando è venuto a Roma, mi ha cercato con premura e mi ha trovato” (2 Timoteo 1:16,17). Luca, “il caro medico” (Colossesi 4:14), era anche sovente presso di lui. Ma la vicinanza del Signore non lascia posto allo scoraggiamento. Egli è colui che ha vinto il mondo (Giovanni 16:33) e Paolo, associato al Vincitore, vince anche lui e sa che dal “giusto Giudice” riceverà “la corona di giustizia”. Non si aspetta la grazia da Nerone; il suo desiderio è di partire da questa terra ed “essere con Cristo” (Filippesi 1:23). Così, dal fondo della sua cella esclama: “A lui sia la gloria nei secoli dei secoli!” (v. 18).

lunedì 27 agosto 2018

27 agosto


Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo.
Matteo 11:28

Il Dio della speranza vi riempia di gioia e di ogni pace nella fede.
Romani 15:13

Depressione

Non avete più entusiasmo, siete stanchi di tutto, aspirate a un cambiamento, ma non sapete bene quale… Non volete fare l’esperienza del cambiamento che Gesù Cristo opera per quelli che lo conoscono? Forse siete diffidenti perché pensate che il Vangelo vi porti solo una religione come tante altre? Non è di una religione che il Vangelo parla, ma di Colui che vi ama più di chiunque altro. Gesù è “la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6). La via perché è solo per mezzo di Lui che possiamo arrivare a Dio. Il vero cristianesimo è un contatto personale con Dio per mezzo del suo Figlio.
Nella nostra società in cui il male progredisce a grandi passi, molti ragazzi sono scoraggiati e delusi, e nessuno è in grado di rassicurarli. Non sanno che il male è nel cuore di ogni essere umano (Geremia 17:9) e che tutto il mondo “giace sotto il potere del maligno” (1 Giovanni 5:19). E non sanno che il Vangelo offre una soluzione ai loro timori e alle loro angosce. Il Signore ha detto: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”. Questo è valido ancora oggi. Qualunque sia lo stato del mondo e della nostra società, la grazia di Dio, se la vogliamo accettare, ci fa trovare in Gesù la liberazione, la pace, il riposo, e soprattutto ci assicura la vita eterna.

domenica 26 agosto 2018

26 agosto


Allora dissero: “Chiamiamo la fanciulla (Rebecca) e sentiamo lei stessa”. Ed ella rispose: “Sì, andrò”.
Genesi 24:57, 58

 Rut rispose: “Dove andrai tu, andrò anch’io, e dove starai tu, io pure starò”.
Rut 1:16

“Sì, andrò”

È la risposta della fede. Dio aveva dato buon esito al viaggio del servo di Abraamo, che lo aveva mandato presso la parentela a cercare una moglie per suo figlio Isacco; e Dio, in risposta alla preghiera, gli aveva fatto fare “un felice incontro” (Genesi 24:12). Labano e Betuel, rispettivamente fratello e padre della ragazza, avevano già acconsentito alla domanda del servo di Abraamo e avevano detto: “Ecco, Rebecca ti sta davanti; prendila, va’, e sia moglie del figlio del tuo signore” (Genesi 24:51). Ma ci voleva ancora l’assenso della fanciulla, una sua parola di fiducia, ponderata ma decisiva. E Rebecca rispose: “Sì, andrò”.

Dio agisce così verso noi peccatori; è Lui che ci viene incontro. Per noi ha dato il suo unico Figlio, perché non vuole la morte del peccatore, ma la sua conversione e la sua vita. Lo Spirito Santo cerca in questo mondo i peccatori che si pentono (Luca 15:18), e li invita ad andare al Signore Gesù. Però, messi di fronte alle loro colpe e all’amore di Dio, bisogna che siano loro a dire: “Sì, andrò”. Dio non ci prende per forza.

Noi oggi vi supplichiamo: “Siate riconciliati con Dio” (2 Corinzi 5:20). L’apostolo Paolo diceva che Dio esortava tramite lui, ma Dio attende il vostro “sì”. La salvezza che Egli offre a chiunque crede è gratuita. Osereste pretendere di più? Esigereste che accettasse le vostre opere, invece di accettare, voi, quello che Egli stesso vi offre e che gli è costato il sacrificio del suo amato Figlio?


sabato 25 agosto 2018

25 agosto


“Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco, non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà, perché io sono l’Eterno, il tuo Dio… il tuo salvatore”.
Isaia 43: 1-3

“Io sono con te”

Il tempo doveva essere sereno quando, verso la fine della giornata, i discepoli s’imbarcarono, secondo l’ordine di Gesù. La giornata era stata bella, perché le cinquemila persone che avevano mangiato i pani, moltiplicati dal Signore, erano sedute sull’erba. I discepoli pensavano di avere una traversata facile e invece ecco la tempesta e la fatica (Marco 6:47-52).
Sovente capita così anche al credente. A un periodo calmo e sereno possono seguire giorni burrascosi. Quanti credenti hanno goduto una vita tranquilla e poi, improvvisamente, tutto è cambiato! E’ sopraggiunta la malattia o la morte che ha portato via uno dei loro cari. Un avvenimento inaspettato può sradicare le più rosee speranze.
Il Signore non ci dice in nessuna parte delle Scritture che noi suoi figli non incontreremo mai delle bufere, ma ci promette il suo soccorso nella prova, la sua simpatia, la sua vicinanza, la forza per sopportarla; e, se lo ritiene bene, anche la liberazione. Qualcuno può credere che le prove colpiscano solo i credenti mondani, come avvertimento e castigo del Signore. Invece no; le prove sono anche la parte di cristiani fedeli. Pensate a Cristo, l’uomo perfetto; non ha mai deviato dalla volontà di suo Padre, eppure, dalla mangiatoia alla croce, non ebbe che sofferenze. Egli ci può comprendere e, in questo mondo guastato dal peccato, solo in Lui possiamo trovare un rifugio sicuro.

venerdì 24 agosto 2018

24 agosto


Non regni dunque il peccato nel vostro corpo.
Romani 6:12

Siete stati comprati a caro prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo.
1 Corinzi 6:20

Il nostro corpo per la gloria di Dio

La nostra debolezza umana non può essere addotta come scusante per una vita di peccato, perché in ogni credente c'è lo Spirito Santo, quella “persona” divina che è potenza ed energia per vivere secondo Dio. Ma lo Spirito è a disagio se in noi vi sono dei vizi e dei comportamenti corrotti, e si rattrista. E quando lo Spirito è rattristato siamo dei cristiani in crisi, senza potenza, incapaci di rendere una testimonianza efficace verso gli increduli, incapaci di edificare e rallegrare i nostri fratelli, senza gioia, non realizzati come credenti, senza forza per sormontare le difficoltà della vita e superare i momenti difficili.
Sia chiaro, nessuno di noi arriverà mai ad essere perfetto sulla terra. E la scuola che Dio ci fa nella vita ha in vista proprio la nostra santificazione, per renderci sempre più conformi all'immagine del suo Figlio, al quale saremo resi “simili” solo quando "lo vedremo come Egli è" (1 Giovanni 3:2). Per questo Paolo scrive ai Tessalonicesi: “Il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Tessalonicesi 5:23).
Il nostro corpo è per il Signore perché è “del Signore”. Il nostro cuore è suo. Gliel'abbiamo dato con gioia quando abbiamo capito quanto era sporco e abbiamo creduto al suo amore e al suo perdono. Sono sue le nostre mani e i nostri piedi, e dobbiamo fare attenzione a dove andiamo e a quello che facciamo. Sono suoi i nostri occhi e le nostre orecchie, e ci dobbiamo impegnare a selezionare, secondo "i Suoi gusti" , quello che guardiamo e che ascoltiamo.

giovedì 23 agosto 2018

23 agosto


“Fuori di me non c’è altro Dio, Dio giusto, e non c’è Salvatore fuori di me. Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le estremità della terra!”
Isaia 45:21, 22

Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti.
1 Pietro 3:18

Dio è giusto e misericordioso

Il criminale è lì, in piedi davanti al tribunale. Ma il giudice sembra esitare. Può essere, nello stesso tempo, giusto e misericordioso? Se perdona, è misericordioso, ma non è giusto, e se pronuncia la sentenza meritata, è giusto, ma non misericordioso. Nella giustizia umana si cerca di mediare; si può essere un po’ giusti e un po’ misericordiosi.
Dio, però, non fa nulla parzialmente, perché è perfetto. Esegue pienamente la sentenza riguardo ai nostri peccati e ci manifesta pure una misericordia illimitata. Fa l’una e l’altra cosa per mezzo del sacrificio di Cristo. Sulla croce, Cristo ha subìto un pieno castigo di Dio per i peccati di quelli che lo ricevono come Salvatore. Non ha avuto sconti di pena. La giustizia di Dio è stata pienamente soddisfatta, e altrettanto completo è il perdono che può accordare al peccatore pentito con un atto di immensa misericordia.
Ma perché occorreva che proprio Cristo, l’uomo perfetto, subisse il nostro castigo? Per riscattare un oggetto di valore, occorre un oggetto di valore ancora più grande. Il Redentore dell’umanità doveva dunque essere Colui che ha un valore infinito per Dio. Dio ha detto di Lui: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto” (Matteo 3:17).
Per riscattare l’uomo decaduto, il Redentore doveva essere puro, senza peccato, altrimenti avrebbe dovuto essere castigato anche lui per i suoi propri peccati. Ma solo Dio è perfettamente puro, e Gesù è Dio. Nello stesso tempo, però, doveva essere uomo, per poter pagare per gli uomini!

mercoledì 22 agosto 2018

22 agosto


(Abraamo) fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo.
Romani 4:20, 21

La lode

“Lodate l’Eterno, perché è cosa buona salmeggiare al nostro Dio” (Salmo 147:1). La lode è l’espressione naturale di un cuore riconoscente, dopo la sua liberazione: “Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai” (Salmo 50:15). Per il credente la lode non dovrebbe dipendere né dalle circostanze né dall’ambiente in cui si trova, perché si eleva più in alto e si rivolge a Dio prima ancora di aver ricevuto eventuali risposte a una preghiera. È come un canto di vittoria per celebrare ciò che Dio è, ciò che ha fatto, ed anche ciò che farà.
È così che, nella prigione di Filippi, Paolo e Sila “cantavano inni a Dio” (Atti 16:25). Cantavano perché sentivano la Sua presenza. Non sapevano che i muri della prigione stavano per essere scrollati dal terremoto, le porte stavano per aprirsi e i ceppi per cadere dai loro piedi. Essi rendevano grazie anche in quella penosa situazione.
Pensiamo a Giosafat, uno dei re di Giuda. Incalzato da ogni parte dal nemico, gridò all’Eterno dicendo: “Non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su di te”. E l’Eterno gli risponde: “Non temete e non vi sgomentate a causa di questa gran moltitudine… Presentatevi, tenetevi fermi e vedrete la liberazione che l’Eterno vi darà”. “Giosafat…, e tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme si prostrarono davanti all’Eterno e l’adorarono. I Leviti… si alzarono per lodare a gran voce l’Eterno… Appena cominciarono i canti di gioia e di lode… i figli di Ammon e di Moab… rimasero sconfitti” (2 Cronache 20:18-22). La fede, faceva affidamento su Dio, e lo ringraziava in anticipo sapendo che non delude mai le aspettative dei suoi. “Io benedirò l’Eterno in ogni tempo; la sua lode sarà sempre nella mia bocca” (Salmo 34:1).

martedì 21 agosto 2018

21 agosto


Per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo.
1 Pietro 1:6, 7

L’orefice

Nel senso etimologico del termine, un orefice è un “forgiatore d’oro”. L’orefice lavora il metallo prezioso con precisione, con cura minuziosa.
Dio, come un orefice, si occupa di forgiare i credenti in modo che riproducano più fedelmente la bellezza morale di Cristo. A volte può usare il martello, ossia una prova dura (perdita dell’impiego, fallimento, malattia, lutto), ma lo fa sempre con misura e amore. Cristiani, non dobbiamo mai pensare che Dio ci abbandoni quando permette la sofferenza nella nostra vita. Al contrario, è proprio in quei momenti che vuole farci gustare tutte le sue compassioni. Non si sbaglierà mai sul grado di intensità della prova: “Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:13). Pensiamo alla pazienza di Giobbe che, attraverso prove terribili, imparò a conoscere se stesso e, soprattutto, la santità, la grandezza e l’amore del suo Dio.

Se fra le nubi oscure
mi affanno, senza luce,
se al fuoco mi conduce
il saggio Affinatore,
se vuol che la fornace
traversi, o l’acqua fonda,
sul Salvator si fonda
la pace del mio cuore.

lunedì 20 agosto 2018

20 agosto


Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.
1 Timoteo 3:16

La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità.
Giovanni 1:14

L’incarnazione

La Bibbia dice: “Senza dubbio, grande è il mistero della pietà”. Qual è questo mistero? È tutto ciò che Dio ha rivelato affinché noi potessimo ritrovare una relazione con lui. Esso incomincia con la venuta di Gesù sulla terra, quando “Dio è stato manifestato in carne”. È ciò che chiamiamo “l’incarnazione”. La venuta di Dio sulla terra, in Cristo, in un corpo d’uomo, è una cosa sorprendente e sembra difficile da credere. Eppure ci fa vedere che Dio ama gli uomini con un amore che supera la nostra comprensione, un amore che si abbassa dal cielo fino alla terra.
Quando Dio ha creato l’uomo, aveva una relazione stretta con lui, ma questa relazione è stata interrotta dal peccato. Per restaurarla, cosa doveva fare Dio? Far tuonare dal cielo la sua ira e folgorare i peccatori? No! Avrebbe distrutto l’umanità. Si è avvicinato a noi con dolcezza. Gesù Cristo ha voluto essere “il nostro prossimo”.
Come capire l’incarnazione? Pensiamo a quel re che sovente si recava nelle case dei poveri per conoscere i loro bisogni; per non impressionarli e per farsi capire indossava abiti semplici e usava semplici parole. Così Dio, il nostro Creatore, infinitamente più grande di qualsiasi re di questo mondo, ha rivestito la nostra umanità. Già nell’antichità si era avvicinato all’uomo per mezzo dei profeti. Ma, che mistero! nella sua infinita grazia è venuto tra di noi nelle vesti di uomo, ma senza peccato. Questo è il suo amore!

domenica 19 agosto 2018

19 agosto


Porgi orecchio alla mia preghiera, o Dio, non essere insensibile alla mia supplica.
La sera, la mattina e a mezzogiorno mi lamenterò e gemerò ed egli udrà la mia voce. Darà pace all’anima mia.
Salmo 55:1, 17, 18

Testimonianza di una lettrice

Mio marito Alberto è deceduto all’età di 36 anni, il 19 agosto 2005. Era un vero credente, leggeva la Bibbia e il calendario Il Buon Seme. Alberto ha sempre sofferto molto, e ha combattuto molto nella sua adolescenza, essendo orfano di padre e con una mamma molto giovane. Quando aveva sette anni, Dio ha fatto in modo che una famiglia svizzera lo accogliesse per le vacanze, e là fu veramente felice. Più tardi Alberto iniziò a leggere la Bibbia, e un po’ alla volta si immerse in quella lettura. Mi diceva sempre: “È Dio che mi ha dato la forza di cavarmela, perché avrei potuto finire male… È lui che mi ha indicato la strada”.
Mio marito sapeva che Gesù era morto e risuscitato per lui. Era umile, non invidiava nessuno e diceva sempre: “Grazie a Dio”. Anch’io, che sono di religione ebraica, leggo il calendario Il Buon Seme e la Bibbia di mio marito, perché ho rispetto per lui.
Scrivo questo per far capire ai lettori che bisogna credere in Dio, perché di lassù Egli veglia su di noi, e la forza che dà ci aiuterà. Potete immaginare quanto fossi addolorata per la morte di mio marito; ma, percorrendo la Bibbia, ha letto un testo che esortava a non lamentarsi e a non piangere sulle proprie disgrazie (Luca 8:49-55). Ebbene, questo mi ha dato coraggio e ho capito che Dio mi diceva: “Esterina, ora devi combattere per tuo figlio!” Così, anche a voi che siete nelle difficoltà e nel dolore posso dire che c’è sempre un’uscita dal tunnel e che questa non può essere che Dio!
(da una lettera giunta alla Redazione)

sabato 18 agosto 2018

18 agosto

L’Eterno è il mio pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme. Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome.
Salmo 23:1-3

Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli (Gesù) ha dato la sua vita per noi.
1 Giovanni 3:16

Egli mi ama

Gesù mi ama, così come sono. Cerca me che sono come una pecora incapace di ritrovare da sola l’ovile. Accetta di prendermi al suo servizio e ho per lui un grande valore. Mi considera tanto che è venuto a salvarmi.
Da quando sono stato concepito, dalla mia nascita, minuto dopo minuto, Gesù mi ama. Mi colma di ogni sorta di beni, mi vuole aiutare a sopportare le difficoltà della vita, aspetta il mio amore, mi cerca, mi chiama per nome perché mi conosce.
Tramite il profeta Isaia il Signore ci dice: “Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta?… Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te” (Isaia 49:15).
Nei miei momenti di ribellione, quando sul piano umano va tutto di traverso e io commetto l’errore di non parlargliene, lui ha pazienza e aspetta.
Egli è fedele, perfettamente e sempre, nonostante tutto. Io a volte lo trascuro, lo dimentico, agisco contro la sua volontà, sono incapace di amarlo come dovrei ma, nonostante tutto, Egli mi ama. Vi sono stati giorni in cui sono venuto meno a tutte le mie buone risoluzioni, in cui i miei difetti predominanti hanno avuto, ancora una volta, il sopravvento. Anche in quei giorni, il Signore non ha smesso di amarmi.
Che felicità quando, nei momenti più oscuri, rileggo nella Bibbia queste parole: “Io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà” (Geremia 31:3).

venerdì 17 agosto 2018

17 agosto


Al mattino fammi udire la tua bontà, perché in te confido; fammi conoscere la via da seguire, perché io elevo l’anima mia a te. Liberami dai miei nemici, o Eterno; io cerco rifugio in te.
Salmo 143: 8, 9

Il salvadanaio

Una notte, il cane della famiglia Perez si mise ad abbaiare furiosamente nel cortile. In un batter d’occhio noi e i nostri vicini eravamo in piedi. Sapevamo che nel paese si nascondevano dei guerriglieri. Alcuni di loro erano già venuti a ricattarci la sera precedente. Terrorizzati, i bambini si aggrappavano al collo dei genitori.
Si udirono forti colpi contro la porta, poi voci rauche che chiedevano che fosse loro aperto. Il padre obbedì ed entrarono quattro individui minacciosi; afferrarono lui e il figlio maggiore e li fecero addossare al muro, urlando: “Dateci del denaro!”
Il signor Perez rispose: “Il denaro ce l’hanno già preso tutto!”
“In questo caso, vi fucileremo”, dichiarò freddamente il capo.
Allora una delle bambine avanzò verso l’uomo e gli disse: “Vado a prendere il mio salvadanaio”. Lasciò la stanza correndo e, prima che il capo avesse il tempo di capire, riapparve con alcune monetine che gli mise in mano.
Per un istante ci fu un gran silenzio. Poi il capo si chinò e abbracciò la piccina.
In silenzio gli uomini lasciarono la casa. Non appena la porta si chiuse, i Perez si misero in ginocchio e il padre ringraziò il Signore per la sua benevola protezione. Dio ha mille mezzi per compiere le sue meraviglie!
Non fu forse un ragazzino a dare cinque pani d’orzo e due pesci a Gesù? E quelli, nelle Sue mani, bastarono per nutrire cinquemila uomini (Giovanni 6:5-15).

giovedì 16 agosto 2018

16 agosto

Santo, santo, santo è l’Eterno degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!
Allora io dissi: “Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure”.
Isaia 6:3, 5

Il giusto giudizio di Dio

Dio è santo: non può ignorare il peccato, né scusarlo. Neppure l’uomo più religioso può realizzare pienamente quanto Dio sia santo. La Bibbia parla molto sovente della sua santità. I suoi occhi sono “troppo puri per sopportare la vista del male” (Abacuc 1:13). Il profeta Isaia ebbe una visione della gloria di Dio; in quella visione gli angeli, non potendo fissare quella gloria, si coprivano il viso e ripetevano: “Santo, santo, santo è il Signore”. In quell’occasione il profeta fu colto da una paura tremenda. Si rese conto che lui, peccatore come ogni altro, era stato messo a nudo dalla luce della gloria e della santità di Dio, e gridò: “Guai a me, sono perduto!” (Isaia 6:3-5).
Per capire il castigo che il peccato merita, devo vederlo in contrasto con la grandezza e la purezza di Dio. Se un ragazzo insulta un compagno, merita una punizione; ma se insulta un professore o il preside merita una punizione più grande. Se insulta il primo ministro, o il presidente o un pubblico ufficiale, la pena è ancora più severa.
Questi diversi gradi di punizione ci aiutano a capire ciò che meritiamo come peccatori nei confronti di Dio. La sua grandezza e la sua santità sono illimitate, infinite, eterne. Ecco perché tutti noi peccatori meriteremmo il suo giudizio e la sua condanna. Ma Dio ha provveduto, per mezzo di Cristo, alla nostra salvezza

mercoledì 15 agosto 2018

15 agosto


Se avete fede quanto un granello di senape, potrete dire a questo monte: “Passa da qui a là” e passerà; e niente vi sarà impossibile.
Matteo 17:20

Credi nel Signore Gesù e sarai salvato.
Atti 16:31

Il “granello” di fede

Ci stupiscono le parole di Gesù che attribuisce alla fede il potere di far muovere le montagne; ma, se ci pensiamo bene, quando avendo fede nel sacrificio di Cristo salviamo le nostre anime, il risultato è ancora più grande dello spostare una montagna!
Come sono felice quando penso che non è dalla “quantità” di fede che ottengo la salvezza. Io credo, e basta. Una goccia d’acqua è acqua, esattamente come quella che forma gli oceani. Un bimbo appena nato è una creatura umana esattamente come lo è un uomo di sessant’anni; un malato è vivo quanto lo è uno in buona salute. Non è la misura della mia fede che mi salva, ma il fatto di avere fede. “Chi crede nel Figlio ha vita eterna” (Giovanni 3:36). Credere è avere fede. Dio dice che mi offre in dono la salvezza per mezzo di Cristo e io l’accetto, convinto che è la verità. Un bambino piccolo che porta il cibo alla bocca con mano incerta, può saziarsi altrettanto bene di uno più grande, che ha movimenti più sicuri. Ciò che nutre il corpo è l’alimento che si prende e non la mano di cui ci si serve per portarlo alla bocca.
Se credi in Gesù, per quanto debole sia la tua fede, vivrai per sempre! Senza dubbio la tua fede dovrà aumentare e rinforzarsi, e col tempo questo avverrà; ma Cristo rimane l’unico oggetto della tua fede, anche se sei incapace di gustare a fondo tutte le promesse della Parola di Dio. “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13:8).

martedì 14 agosto 2018

14 agosto


Il sommo sacerdote Giosuè… era vestito di vesti sudicie, e stava davanti all’angelo. L’angelo disse a quelli che gli stavano davanti: “Levategli di dosso le vesti sudicie!”… “Guarda, io ti ho tolto di dosso la tua iniquità e ti ho rivestito di abiti magnifici”.
Zaccaria 3:3, 4

Vesti sudice e abiti magnifici
Genesi 3

Nel meraviglioso giardino di Eden regna un profondo disagio. Dio aveva proibito ad Adamo e a Eva di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, ma loro hanno disubbidito ed ora hanno paura di Dio e si nascondono. Non osano più incontrare il loro Creatore; hanno perso l’innocenza e sono consapevoli della loro nudità morale davanti al Dio santo. Con foglie di fico si fanno delle cinture, nella speranza illusoria di nascondere la loro vergogna. Ma, uno dopo l’altro, sono costretti a riconoscere la propria colpa e ad ascoltare la sentenza divina.
Molti, ancora oggi, fanno come loro: cercano di nascondere il loro stato di peccato con un “abito” di moralità, di religiosità, di buone opere, ma non vogliono credere. Così quelle opere, anche se buone, sono come le “vesti sudice” di quel sommo sacerdote; non servono a cancellare la colpa e a ristabilire un rapporto con Dio. Bisogna che Dio intervenga e che si occupi Egli stesso della salvezza dell’uomo. Ha in serbo una soluzione. Per Adamo ed Eva confezionò degli abiti fatti con la pelle di un animale, sacrificato per questo. Sono abiti magnifici, figura del sacrificio perfetto di Cristo, “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1:29), di tutti quelli che credono in lui. Solo il credente può incontrare Dio senza timore.
Per ciascuno di noi si pone la domanda: come sono vestito? Ho anch’io la gioia del profeta che diceva: “Io mi rallegrerò grandemente nell’Eterno, l’anima mia esulterà nel mio Dio; poiché egli mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto nel mantello della giustizia” (Isaia 61:10)?

lunedì 13 agosto 2018

13 agosto


Chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale… e chi gli avrà detto: “Pazzo!” sarà condannato alla geenna del fuoco.
Matteo 5:22

Chi sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.
Giacomo 4:17

Che cos’è il peccato?

Alcuni pensano che peccare sia fare bruttissime cose, come rubare, uccidere o bestemmiare. Ma il concetto di peccato è molto più ampio. Può essere la disubbidienza a un preciso comandamento di Dio (come ad esempio il furto), ma può anche essere un atto o un comportamento che non ci consente di raggiungere l’obiettivo fissatoci da Dio. Quando facciamo quello che non si addice alla sua santità e alla sua volontà, pecchiamo. Se commettiamo adulterio, pecchiamo trasgredendo un comandamento, ma se abbiamo pensieri impuri o se ci compiacciamo nel guardare immagini immorali, pecchiamo ugualmente contro la Sua santità. Il Signore dice che se un uomo guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (Matteo 5:28).
Dio è presente ovunque: vede tutto e ode tutto. Dire una bugia è, di fatto, mentire in presenza di Dio, agire come se lo ignorassimo e gli mancassimo di rispetto. In mille modi si pecca e si disonora Dio.  Il peccato è molto grave: è un insulto fatto a Lui.
Vi sono anche i peccati per omissione, come dice il versetto di oggi. Se vedo una persona nel bisogno e so come aiutarla, ma non lo faccio, commetto un peccato.
E’ evidente dunque che tutti siamo peccatori, ma è altrettanto chiaro dalla Parola che il Signore Gesù “ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro 2:24).

domenica 12 agosto 2018

12 agosto


Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Giovanni 3:36

È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio.
Ebrei 9:27

La morte

“La sera dei miei funerali, ballate! La vita sia un fuoco d’artificio, e la morte un fuoco di paglia”. Ecco quanto aveva raccomandato ai suoi amici un celebre cantante, poco tempo prima di morire. Derisione, bravata o accecamento? Solo Dio lo sa, ma vale la pena ascoltare quello che Egli ci dice sulla morte.
La morte è la sentenza che Dio ha pronunciato sull’uomo peccatore. È un momento solenne, perché segna per ogni individuo la fine del tempo che gli è concesso per pentirsi e accettare il suo perdono. Dopo la morte, per l’anima del defunto ci sono solo due luoghi possibili e non si può passare dall’uno all’altro (Luca 16:19-31). Né le preghiere, né le offerte di quelli che lo amano possono cambiare la sorte di chi è deceduto. È prima della morte che si decide tutto! “Il Figlio dell’uomo (Gesù) ha sulla terra autorità di perdonare i peccati” (Matteo 9:6). La morte non dev’essere presa alla leggera. Chi rifiuta la salvezza offertagli da Dio deve sapere che non va incontro a un fuoco di paglia, come diceva il cantante, ma a un luogo terribile descritto con questa espressione: “lo stagno ardente di fuoco e di zolfo” (Apocalisse 21:8).
Per il credente, la morte è tutt’altra cosa. Quando sopraggiunge, il suo corpo ritorna alla polvere e il suo spirito va presso Gesù, nel “paradiso” (Luca 23:43). Quando poi il Signore ritornerà, lo spirito e il corpo, risuscitato e glorioso, saranno riuniti per abitare eternamente con Dio.

sabato 11 agosto 2018

11 agosto


Eterno, io so… che non è in potere dell’uomo che cammina il dirigere i suoi passi.
Geremia 10:23

Ma la saggezza, dove trovarla? Dov’è il luogo dell’intelligenza?
Giobbe 28:12

Il boomerang del progresso

Il 20° secolo ha conosciuto uno sviluppo delle scienze e della tecnica straordinario. Oggi ancora noi beneficiamo di tante notevoli realizzazioni in molti campi: nell’agricoltura, nella medicina, nei trasporti, nelle comunicazioni.
Eppure, si fa sempre più sentire un profondo disagio. Il mondo sembra più vulnerabile che mai. Sovente i successi tecnologici costituiscono una minaccia permanente e una irrimediabile causa di degrado dell’ambiente. Il progresso è come un boomerang che ci ricade addosso con violenza. Questa è un’ennesima prova che l’uomo non può gestire da solo la propria vita e tanto meno il pianeta. “Quel che fa ricchi è la benedizione dell’Eterno e il tormento che uno si dà non le aggiunge nulla” (Proverbi 10:22).
Fin dai tempi antichi, l’uomo, di fronte alla propria fragilità e all’incapacità di controllare il futuro, ha cercato qualcosa di superiore. E Dio ha risposto a questo bisogno dando la sua rivelazione, la Bibbia e mandando il suo Figlio, nel quale sono racchiusi “tutti i tesori della sapienza e della conoscenza” (Colossesi 2:3). Ma né alla Bibbia, né a Gesù Cristo la maggioranza delle persone ha voluto prestare attenzione. Eppure, il Vangelo è “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16). Crediamo in Lui e affidiamo a Lui senza riserve il nostro presente e il nostro futuro.

venerdì 10 agosto 2018

10 agosto


Egli (Gesù) è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.
Isaia 53:5

Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati.
Atti 10:43

Le profezie: un motivo per credere a Dio

Ho conosciuto un giovane di cultura ebraica che ha creduto al Signore Gesù quando si è reso conto che la sua venuta e la sua vita erano minuziosamente preannunciate nella Bibbia. Nell’Antico Testamento vi sono più di 300 profezie che riguardano Gesù. Tanto per citarne qualcuna, sono preannunciati il luogo della sua nascita (Michea 5:1), la sua nascita da una vergine (Isaia 7:14), la sua entrata trionfale a Gerusalemme (Zaccaria 9:9), la sua morte per crocifissione (Salmo 22:16), la sua sepoltura nella tomba di un uomo ricco (Isaia 53:9), la sua risurrezione (Salmo 16:10, 11).
Gesù stesso, sia prima che dopo la risurrezione, ha illustrato il senso della sua missione riferendosi ai testi dell’Antico Testamento che parlano di Lui. Così, ha detto ai due discepoli in cammino verso il villaggio di Emmaus: ““Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?” E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano” (Luca 24:25-27). Il motivo profondo della sua morte era stato annunciato molti secoli prima: “Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma l’Eterno ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti” (Isaia 53:6). Queste pecore perdute, che seguivano ognuna la propria strada, siamo tutti noi peccatori; e il Cristo è Colui che Dio ha colpito al nostro posto quando in croce pagava lui per i nostri peccati.

giovedì 9 agosto 2018

9 agosto


Vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole abilmente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà.
2 Pietro 1:16

Se sapete queste cose, siete beati se le fate.
Giovanni 13:17

Realtà o costruzione intellettuale?

Un giorno, un predicatore della Parola di Dio incontrò un noto attore e gli chiese il motivo del suo successo, mentre lui, annunciando il Vangelo, ne aveva così poco. L’attore gli rispose: “La differenza tra noi due sta nel fatto che io presento le cose irreali come se fossero vere, e lei presenta delle cose vere, però come se fossero irreali”.
Questa risposta piuttosto impertinente fece comunque riflettere il predicatore, e può mettere in questione anche noi.
- Per noi, è una realtà che Dio è il Creatore di tutto e il Padrone dell’universo? Se crediamo questo, il degrado della natura e della nostra società che ha abbandonato Dio non devono angosciarci oltremodo. Anche se è l’uomo il colpevole, resta il fatto che tutto è sotto il controllo di Dio. E Dio, quando lo riterrà opportuno, interverrà.
- Per noi, è una realtà che quelli che non conoscono Gesù come loro Salvatore andranno all’inferno? Se lo crediamo, questo deve motivarci per annunciare il Vangelo a chi ancora non lo conosce.
- Per noi è una realtà l’amore infinito di Dio come la Bibbia ce lo presenta? Se sì, questa certezza scaccia le nostre paure e ridimensiona le nostre preoccupazioni.
- Per noi è una realtà la promessa che il Signore ha fatto di venire a prendere i suoi per introdurli nel suo cielo di gloria? Se lo crediamo, daremo meno valore alle ricchezze della terra e lo aspetteremo con maggior fervore.

mercoledì 8 agosto 2018

8 agosto


“Avete ancora il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate?”
Marco 8:17, 18

“Non vi ricordate?”

Per due volte Gesù, mosso a compassione, nutrì le folle moltiplicando i pani (Marco 6:34-44; 8:1-9). Egli si occupava dei loro bisogni materiali – “questa folla… già da tre giorni sta con me e non ha da mangiare” (Matteo 15:32) – ma soprattutto dei bisogni spirituali – “erano come pecore che non hanno pastore” (Matteo 9:36).
Gesù si era servito dei suoi discepoli per distribuire il cibo alle folle. Ed ecco che, subito dopo, forse il giorno seguente, sembra che quegli stessi discepoli non si ricordino più di ciò che il Signore aveva fatto, della sua potenza e della sua grazia; infatti nella barca con Gesù discutono tra di loro perché avevano dimenticato di prendere pane a sufficienza, come se Lui, che aveva saziato migliaia di persone, non fosse in grado di dare del pane al loro piccolo gruppo!
Mancanza di fede, dimenticanza del suo amore e della sua potenza, c’è tutto questo nei discepoli. Ma c’è tutto questo sovente anche in noi! Quante volte dimentichiamo ciò che il Signore ha fatto! Siamo preoccupati per la nostra vita e per il nostro corpo pur sapendo di avere un Padre celeste che conosce perfettamente i nostri bisogni (Matteo 6:25-34). Il ricordo di ciò che Dio ha fatto tante volte per noi fortificherà la nostra fiducia in lui e il nostro amore per lui.
“Benedici, anima mia, l’Eterno, e non dimenticare nessuno dei suoi benefici” (Salmo 103:2).