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martedì 31 ottobre 2017

31 ottobre

L'uomo muore e perde ogni forza; il mortale spira, e dov'è egli?
Giobbe 14:10

Io sono il primo e l'ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades.
Apocalisse 1:17-18

“Ho vinto la morte!”

“Ho lottato con la morte e ho vinto!” Così si esprimeva un politico dopo aver subito un’operazione a cuore aperto. L’angoscia della morte è radicata in ogni essere umano; possiamo forse scacciarla con un’affermazione provocatoria?
La morte è “il salario (la conseguenza) del peccato” (Romani 6:23); e ogni uomo, dopo la morte, dovrà comparire in giudizio davanti a Dio. Se comprendiamo questa dichiarazione della Parola di Dio, riceveremo con profonda riconoscenza l’offerta che Dio propone a ciascuno di noi adesso: “Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23). Dopo aver subìto l’ira del Dio giusto e santo a causa del peccato dell’uomo, Gesù Cristo è entrato nella morte. Lo ha fatto per amore verso di noi; ma, poiché è Dio, non è rimasto nella tomba ma ne è uscito vittorioso.

Alla croce, Dio ha condannato Gesù Cristo al posto mio; se lo credo, beneficio gratuitamente della liberazione dai miei peccati. Ma la grazia divina va oltre: se sono “morto con Cristo”, sono anche “risuscitato con lui” e ho la vita eterna. La morte del corpo, per il credente, non è altro che il passaggio dalla terra al paradiso, per essere eternamente con Colui che lo ha salvato. Cristo stesso annuncia questa buona notizia: “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24). 

lunedì 30 ottobre 2017

30 ottobre

Ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato.
Luca 16:25

Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna.
Matteo 25:46

Via dell’Uguaglianza

Un corteo funebre si inoltra nella via che conduce al cimitero della mia città, che è stata chiamata “Via dell’Uguaglianza”. Dandole questo nome, il Consiglio Comunale ha evidentemente voluto stimolare delle riflessioni nei miei concittadini.
Espressa sotto questa forma, la filosofia elementare dell’uguaglianza nella morte serve semplicemente a consolare quelli che sono sfavoriti in questo mondo e a ricordare ai ricchi che i loro beni sono provvisori. Ma tale filosofia è errata!
Indubbiamente la morte è parte comune a tutti gli esseri umani, senza distinzione; in essa gli infelici trovano la fine delle loro tribolazioni ed i potenti quella della loro prosperità.
Ma cosa c’è dietro a questa apparente uguaglianza? Soltanto Dio, che conosce il futuro e che sa quel che c’è al di là di quell’inevitabile frontiera, è qualificato per istruirci a questo riguardo. Attraverso la Bibbia Dio ci svela quel mistero.

La morte non è altro che la porta che tutti gli esseri umani varcano nell’ora che Dio ha stabilito. Ma la stessa porta apre l’accesso a due destini eterni, opposti tra loro. Al di là della morte non c’è uguaglianza: alcuni saranno “consolati”, mente altri saranno “tormentati”. Ciò che determina l’eterna differenza tra i salvati e i perduti è l’aver accettato o no il Signore Gesù come Salvatore durante la vita terrena.

domenica 29 ottobre 2017

29 ottobre

Ha lasciato passare il tempo fissato.
Geremia 46:17

Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuol ravvedersi.
Apocalisse 2:21

“Ho guadagnato un’ora!”

“Prendendo il treno delle 18 ho guadagnato un’ora!”, dichiarava soddisfatto un uomo d’affari.
“Cosa ne ha fatto di quell’ora?” gli replicò il suo interlocutore.
Queste battute meritano una riflessione. Nella nostra società così indaffarata, la gestione del tempo è una priorità costante, ma cosa ne facciamo di quelle ore che con tanto sforzo riusciamo a recuperare?
Ogni ora della nostra vita è un dono di Dio da non dilapidare, perché ogni istante della nostra esistenza sulla terra può essere decisivo. Il tempo della nostra vita ci è concesso anzitutto perché possiamo instaurare una relazione con il nostro Creatore.
Oggi si parla di tempo libero come di momenti di cui disporre a proprio piacimento, per svagarsi. Certo, siamo riconoscenti a Dio se abbiamo dei momenti di relax, ma prendiamoci anche il tempo per fare il punto della situazione e interrogarci sullo scopo della nostra vita, sulla nostra effettiva relazione con Lui tramite la fede in Cristo.
Non lasciamoci sfuggire le occasioni che Dio ci dà per incontrare il Salvatore, e dopo averlo incontrato consacriamogli la nostra vita. Basta un istante per avvicinarsi con umiltà a Cristo Gesù.

Se credete in lui, non avrete guadagnato solo un’ora, ma la vita eterna!

sabato 28 ottobre 2017

28 ottobre

Prepàrati… a incontrare il tuo Dio!
Amos 4:12

Anche voi siate pronti; perché, nell’ora che non pensate, il Figlio dell’uomo verrà.
Matteo 24:44

Iniziare a preparare le valigie

Una donna, che aveva da poco perso il marito, cercava di rispondere come meglio poteva alle domande che la sua bambina le poneva al riguardo: “Nadia, Dio è venuto a prenderlo e un giorno verrà a prendere anche me e te, ma non sappiamo quando”, le spiegava.
“Senti un po’ mamma, se non sappiamo quando Dio verrà a prenderci, non saremo pronte. Sarebbe meglio incominciare a fare le valigie”.
La bambina aveva ragione; esprimeva il pensiero del profeta Amos: “Prepàrati a incontrare il tuo Dio”.
Vi sono due eventi che in qualsiasi momento possono interrompere la vita dei credenti sulla terra: la morte, oppure il ritorno del Signore, cioè il momento in cui verrà a rapire la sua Chiesa.
E noi, siamo pronti ad incontrare Dio? In cosa consiste la nostra preparazione per quel giorno? Se fate questa domanda a chi vi sta intorno otterrete delle risposte molto diverse. La risposta giusta è da ricercare nella Parola di Dio che ci invita a rivolgerci a Gesù Cristo, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini. Confessiamogli i nostri peccati, ed Egli diventerà il nostro Salvatore. Solo così saremo veramente pronti per la grande partenza.

“Anche voi siate pronti, perché il Figlio dell'uomo (Gesù) verrà nell'ora che non pensate” (Luca 12:40).

venerdì 27 ottobre 2017

27 ottobre

Noi abbiamo veduto e testimoniamo che il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo.
1 Giovanni 4:14

Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore.
1 Giovanni 5:9

Testimoni loro malgrado

Simone il Cireneo ritornava dai campi. Entrando in Gerusalemme, incontra un gruppo di persone guidate da soldati. Ci sono tre condannati a morte che portano la propria croce. Due di loro sono dei malfattori, ma il terzo chi è? È Gesù che, anche se condannato ingiustamente, accetta di essere messo a morte, in ubbidienza al suo Dio e per amore per noi.
Simone era diretto a casa, ma ecco che i soldati lo obbligano a portare sulle sue spalle la croce del Signore. Ha così l’occasione di seguire quel corteo e di udire ciò che Gesù diceva alle donne che lo accompagnavano piangendo. Rientrando a casa, come avrà raccontato alla sua famiglia quell’esperienza? Alessandro e Rufo, i suoi due figli, ne sono stati fortemente impressionati, visto che più tardi saranno contati tra i discepoli (Marco 15:21; Romani 16:13).
Un centurione romano è al Calvario per presiedere a quell’ignobile scena. Le ore trascorrono mentre la folla insulta il crocifisso che è in mezzo agli altri due. Ma il centurione si chiede: chi è quell’uomo per attirarsi tutte quelle ingiurie? Le parole che Gesù pronuncia sulla croce, le tenebre che avevano avvolto il paese, il suo grido: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio”, e poi il terremoto, impressionano profondamente quel militare romano che esclama: “Veramente, quest'uomo era Figlio di Dio” (Marco 15:39).

Siete anche voi convinti di questa verità fondamentale?

giovedì 26 ottobre 2017

26 ottobre

Sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca dell’Eterno pronunzierà.
Isaia 62:2

A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve.
Apocalisse 2:17

Un nome nuovo

Ai giorni della creazione, Dio non solo ha chiamato all’esistenza ogni cosa, ma ha anche dato ad ognuna di esse un nome: “Dio chiamò la luce giorno e le tenebre notte... Dio chiamò la distesa cielo” (Genesi 1:5-8). Così è stato anche per ogni stella: “Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose? Egli le fa uscire e conta il loro esercito, le chiama tutte per nome” (Isaia 40:26).
Ciò che era vero per la creazione, è ancor più vero per l’uomo e la donna: “Io darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto e un nome, che avranno più valore di figli e di figlie; darò loro un nome eterno, che non perirà più” (Isaia 56:5).
Dio ha “dato un nome” a ciascuno di noi e ogni individuo è unico ai suoi occhi. Colui che crede in Gesù, scopre che il suo nome, il suo vero nome, è scritto nei cieli (Luca 10:20), inciso sui palmi delle mani del Signore (Isaia 49:16). Questo nome corrisponde alla conoscenza perfetta che Dio ha della nostra identità e del suo progetto a nostro riguardo, come Creatore e Padre. Ben presto conosceremo il nostro nuovo nome; nessuno lo conosce se non colui che lo riceve.

Amici credenti, al di là di come ci vedono gli altri e di quello che pensiamo di noi stessi, non dimentichiamo che è Dio che ci dà un’identità, che ci conosce personalmente e ci ama. 

mercoledì 25 ottobre 2017

25 ottobre

Tra poco non mi vedrete più; e tra un altro poco mi vedrete perché vado al Padre.
Giovanni 16:16

Ancora un brevissimo tempo e colui che deve venire verrà e non tarderà.
Ebrei 10:37

Scena d’addio

Il Vangelo di Luca termina con una scena commovente: Gesù affida la missione ai suoi discepoli e sale al cielo.
Dopo la sua crocifissione, il Signore Gesù risuscitato non si era più mostrato alla gente; il mondo l’aveva visto per l’ultima volta inchiodato su una croce. Invece, nei quaranta giorni che seguono la sua risurrezione, Gesù si ritrova in molte occasioni con i suoi, e la fine del Vangelo citato riporta l’ultimo di quegli incontri. Ha avuto luogo a Betania, quel piccolo villaggio dove c’era una famiglia da cui Gesù amava andare. I discepoli non erano numerosi, e il loro Maestro stava per lasciarli. In quell’occasione il Signore non disse molte parole ma fece un gesto: alzò le mani per benedirli, le sue mani forate dai chiodi! Il Maestro poteva benedire i discepoli perché il suo sacrificio aveva dato loro la salvezza eterna.
“Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato su nel cielo” (Luca 24:51). Dal cielo, ancora oggi, le sue mani sono aperte per benedire. Che bella immagine!

Questa scena, nella sua semplicità e intimità, ci tocca profondamente. Anche noi credenti, quando ci raduniamo la domenica attorno al nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo per adorarlo e ringraziarlo, ricordando quello che ha fatto per noi, sentiamo che Egli è in mezzo a noi, presente per benedirci.

martedì 24 ottobre 2017

24 ottobre

Ognuno faceva quello che gli pareva meglio.
Giudici 21:25
(Gesù disse:) Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti.
Giovanni 14:15

La regola

Cosa penseremmo di un’azienda che produce componenti in serie, se le dimensioni dei pezzi prodotti variassero a seconda dell’ora del giorno o della fantasia degli operai che li producono? È evidente che non sono le regole che devono adattarsi, ma sono gli operai tenuti a rispettarle.
Per quanto riguarda le regole morali, oggi assistiamo ad un’inquietante evoluzione, e dobbiamo prendere atto che molte leggi seguono l’evoluzione dei costumi della nostra società. La tendenza è di considerare normale ciò che la maggior parte delle persone fa.
Ma qual è la regola da seguire? L’unica che conta veramente è quella che Dio ha stabilito nella Bibbia; le sue leggi non hanno subìto mutamenti in funzione dell’evoluzione della società. Nonostante che la liberalizzazione dei costumi abbia fatto evolvere le leggi umane, le nozioni divine riguardo a ciò che è bene e ciò che è male restano immutate e immutabili. Esse non sono mai soggette alla nostra approvazione e non dipendono neppure dai comportamenti dei nostri contemporanei. Qualcuno pensa che Dio abbia dato dei comandamenti per opprimerci, per limitarci; invece, il suo obiettivo è rendere felici le sue creature.

Ma Dio non si è limitato a dare delle norme. Data la nostra incapacità totale a rispettarle, a causa del peccato che è in noi, Dio è intervenuto tramite Gesù Cristo per fare ciò che è impossibile a qualsiasi legge. È la stessa grazia che ha indotto Gesù a morire per espiare i nostri peccati, che oggi ci esorta a impegnarci a “vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo” (Tito 2:12).

lunedì 23 ottobre 2017

23 ottobre

Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?
Geremia 17:9

Le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.
2 Corinzi 5:17

Il lupo perde il pelo ma non il vizio

Chi di voi non ha sperimentato quanto sia vero questo famoso detto? Quanti buoni propositi, o decisioni coraggiose svaniscono subito dopo essere state prese, facendo prendere il sopravvento all’istinto naturale!
Cosa fare allora? Non c’è soluzione? Alcuni sprofondano nello sconforto, mentre altri si giustificano dicendo: “È nella mia natura, e non posso cambiare. Sono fatto così!” È vero, anche con una grande forza di volontà è quasi impossibile fare dei cambiamenti che siano duraturi nel nostro carattere.
La cosa più grave è che spesso l’istinto umano genera egoismo, gelosia, violenza. In ogni contesto sociale, vengono stabiliti dei princìpi morali per tentare di contenere le tendenze naturali delle persone. Allo stesso modo, molte religioni chiedono ai loro fedeli di imporsi delle regole per evitare i peccati più gravi. Questi princìpi e queste regole sono vincoli e limiti coi quali si cerca di contenere il degrado della natura umana, senza riuscire però a cambiarla definitivamente.

Gesù Cristo propone ben altro. Egli non migliora la natura umana, ma dà all’uomo una nuova vita. Chi crede in Gesù ottiene una nuova natura, gestita dallo Spirito Santo, il quale ha come unico obiettivo quello di fare il bene. Il credente per fede guarda a Gesù Cristo e vive in comunione con lui, rifiutando ciò che viene dal suo istinto naturale. Egli può dire: Per me, “le cose vecchie sono passate”.

domenica 22 ottobre 2017

22 ottobre

Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele.
Efesini 5:11

Ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio.
Colossesi 1:12-13

Pubblicità singolare

Il testo di una pubblicità inerente la festa di Halloween, che abbiamo trovato nella cassetta delle lettere, proponeva i seguenti slogan: “Accessori infernali per una bellezza terrificante; travestimenti macabri per un perfetto look malefico; tremate nel fondo delle tenebre…”
È sempre più comune, nella nostra società, cercare di tranquillizzarsi di fronte alla morte convincendosi che l’inferno e il diavolo siano solo delle invenzioni, delle favole. Invece sono delle realtà di fondamentale importanza che nessuno dovrebbe prendere alla leggera. Per natura, ogni essere umano è destinato a morire perché “il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato..” (Romani 5:12).
Ma la morte non è la fine di tutto. Infatti Dio ci dice: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27). Quelli che hanno rifiutato l’amore di Cristo sono destinati all’inferno, il luogo della sofferenza eterna: “Là ci sarà pianto e stridor di denti” (Matteo 8:12). Satana, il principe delle tenebre, tiene l’umanità sotto il suo dominio, ma Gesù Cristo lo ha vinto alla croce (Ebrei 2:14), e anche lui alla fine sarà gettato nell’inferno (Apocalisse 20:10). Ancora oggi, quelli che credono in Gesù Cristo sono liberati dal potere delle tenebre e hanno la certezza di stare con il loro Salvatore per l’eternità.

Considerate seriamente ciò che Cristo vi offre e confidate in lui che è “la luce del mondo” (Giovanni 8:12).

sabato 21 ottobre 2017

21 ottobre

Essi lo trattennero, dicendo: “Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire”. Ed egli (Gesù) entrò per rimanere con loro.
Luca 24:29

(Gesù disse:) “Oggi debbo fermarmi a casa tua”.
Luca 19:5

La sua compagnia

Che gioia trascorrere dei momenti felici in famiglia o con gli amici! E Gesù Cristo, l’abbiamo mai invitato? “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:20).
Lui desidera la nostra compagnia: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte” (Matteo 17:1).
Quando la vita ci offre un’occasione per rallegrarci, la Parola dice: “Rallegratevi sempre nel Signore” (Filippesi 4:4).
E se arriva un periodo di preoccupazioni e di dolore, Gesù ci ricorda che anche lui ha sofferto e che ci è vicino. Lui stesso ha detto: “L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me” (Matteo 26:38).
Ogni domenica, quelli che lo amano si ricordano di ciò che ha detto ai suoi discepoli: “Fate questo in memoria di me” (Luca 22:19). È la cena del Signore, ricordo del suo corpo dato e del suo sangue versato.

Dopo la sua risurrezione, prima di essere elevato in cielo, Egli promise ai suoi: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20). Il credente vive la sua vita sulla terra apprezzando la presenza di Gesù e attendendo che si realizzi presto questa sua preghiera: “Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati” (Giovanni 17:24).

giovedì 19 ottobre 2017

20 ottobre

Il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo.
1 Giovanni 4:14

Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?
Romani 8:32

Pensieri

Man mano che il tempo passa, abbiamo bisogno di ritornare al principio. È alla sorgente che l’acqua è più pura.
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L’unico segreto per dimenticare se stessi è la presenza del Signore nel nostro cuore.
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Il modo con cui la mano del Padre agisce verso di noi, dev’essere sempre considerato alla luce dell’amore che riempie il suo cuore.
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Povero Adamo! Ingannato da Satana, pensava che Dio volesse tenere qualcosa per sé e che lui ne fosse privato. Dio invece, che sembrava volesse rifiutare un frutto all’uomo innocente, ha dato il suo Figlio all’uomo peccatore! Il cuore dell’uomo è così: anche di fronte a questo, continua a non fidarsi di Dio.
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Dio, a seconda di come lo ritenga opportuno, può condurre i suoi servitori in cielo su un carro di fuoco, come ha fatto col profeta Elia (2 Re 1:11), o attraverso una morte violenta, come è stato per i martiri di ogni epoca. Qualunque sia il mezzo impiegato da Dio, l’essenziale è andare in cielo, dove c’è Cristo.

19 ottobre

Se un albero cade verso il sud o verso il nord, dove cade, là rimane.
Ecclesiaste 11:3

Il Figlio dell'uomo ha sulla terra il potere di perdonare i peccati.
Luca 5:24

Davanti alla prima fila

Non l’avevo mai visto entrare in una chiesa. Anche quando si trattava del funerale di un amico, lui non entrava mai nel luogo dove veniva presentata la Parola di Dio. Durante la funzione religiosa, stava nel bar vicino alla chiesa aspettando l’uscita del feretro. Oggi invece è entrato, senza opporre resistenza, e si trova davanti alla prima fila.
Siete sorpresi? Se anche voi condividete la sua incredulità, penserete che si tratti di un atto di debolezza. No; in una chiesa non potrà ritornarci mai più, perché il suo corpo giace disteso in una bara. Ma la sua anima, dove si trova?
Vorremmo che nessuno scherzasse sul senso di una funzione funebre, qualunque essa sia. La Parola di Dio è molto chiara al riguardo, e ci insegna questo: fintanto che la vita è in una persona, la salvezza è a sua disposizione e l’individuo può ancora ravvedersi e credere al Figlio di Dio morto sulla croce per lui.
Ma quando lo spirito lascia il corpo, è finito il tempo utile per pentirsi dei propri peccati; non è più possibile avere fede; non c’è più possibilità di salvezza. È troppo tardi, e il peccatore potrà solo attendere la risurrezione che lo porterà davanti al giudizio di Dio. Coprite pure la sua bara di fiori e di corone, aggiungete anche dei bei discorsi, ma ricordate che “nel luogo in cui un albero cade là rimane”.

“Il Figlio dell’uomo (Gesù) ha sulla terra il potere di perdonare i peccati”. Leggiamo attentamente: sulla terra, vale a dire fintanto che siamo ancora vivi!

mercoledì 18 ottobre 2017

18 ottobre

Se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.
Giovanni 12:24

L’umile venuta di Cristo

Quasi invisibile ad occhio nudo, il germoglio è la parte più importante del seme, ed è anche la più delicata. Ebbene, è questa figura che il profeta Zaccaria utilizza per parlare del Messia che doveva venire: “Ecco un uomo, che si chiama il Germoglio” (Zaccaria 6:12).
Questo linguaggio simbolico usato dai profeti sottolinea l’umiltà nella quale Gesù sarebbe nato e vissuto in questo mondo: la sua nascita in una famiglia indigente, la sua fragilità di piccolo bambino, la sua vita adulta senza una dimora stabile, il suo rapporto costante coi più poveri e con gli emarginati, e alla fine la sua morte su una croce in mezzo a due malfattori.
Il Signore Gesù si paragona ad un seme di frumento che morendo porta molto frutto (Giovanni 12:24). Il germoglio è la vita del seme; infatti, morendo sotto terra, l’involucro scompare, e il germoglio si sviluppa dando vita alla pianta. Che immagine eloquente della morte e della risurrezione! La vita che sorge dalla morte.
Gesù, nato a Betlemme nella più umile delle condizioni, è arrivato fino a dare la sua vita per noi, e questo ci attesta che questa nuova vita noi l’abbiamo grazie alla sua morte e alla sua risurrezione.

Come dichiara la Parola di Dio, colui che accetta Gesù come suo Salvatore riceve in dono la vita eterna: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna” (Giovanni 3:36), e “chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita” (1 Giovanni 5:12).

martedì 17 ottobre 2017

17 ottobre

La saggezza ti entrerà nella mente, la scienza sarà la delizia del tuo cuore, la riflessione veglierà su di te, l’intelligenza ti proteggerà.
Conserva la saggezza e la riflessione! Esse saranno vita per te.
Proverbi 2:10-11; 3:21-22

La morte non è la fine di tutto

Un chirurgo raccontava la morte di un collega portato via da un cancro. “Non so come dire – gli aveva detto il malato –. Tu sei davvero convinto che tutto finisca qui? Quando ci si trova di fronte alla morte, le cose hanno un tutt’altro aspetto. Rifletti bene!”
Al momento della grande partenza, certi valori perseguiti accanitamente si rivelano privi di importanza, mentre altri valori, forse trascurati, diventano fondamentali. Immaginiamo l’angoscia dell’uomo che ha voltato le spalle a Dio per tutta la vita quando vede arrivare la fine. La domanda, a cui non sa rispondere, è angosciosa: “Tu sei davvero convinto che tutto finisca?” No. Il corpo torna polvere e l’anima torna a Dio che l’ha data, ma non finisce tutto lì. Anzi, proprio in quell’istante incomincia una nuova fase: o quella della felicità eterna presso Gesù, o quella della disperazione lontano da lui per sempre. “Rifletti bene!” Ne vale la pena.

Ma chi sono quelli che, quando lasciano questo mondo, vanno incontro a Gesù? I migliori secondo la morale corrente? No di certo. I più devoti ai riti della religione detta cristiana? Nemmeno. Sono quelli che hanno accettato col cuore Gesù Cristo come loro Salvatore, riconoscendo che alla croce Lui ha pagato per i loro peccati. Ma per chi rifiuta la salvezza semplice e gratuita che Dio offre, un giorno ci sarà il giudizio divino.

lunedì 16 ottobre 2017

16 ottobre

Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza?
Ebrei 2:3

Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori.
Ebrei 3:7-8

Felice non aveva tempo

Aveva indubbiamente delle grandi qualità il governatore romano Felice di cui ci parlano i capitoli 23 e 24 del libro degli Atti. Grazie a lui il paese godeva di tranquillità, e l’avvocato Tertullo, nella sua arringa contro Paolo, lo ringrazia per le misure che aveva adottato in favore del popolo. Anche nei confronti dell’apostolo, che era in prigione per la sua fede, si mostra tollerante e magnanimo. Lo ascolta volentieri, ordina che al prigioniero venga lasciata un po’ di libertà e che non sia impedito ai suoi fratelli di incontrarlo. Paolo approfitta dell’occasione per annunciare a Felice una verità fondamentale del cristianesimo: la risurrezione. Ma Felice rimanda a più tardi il colloquio dicendo: “Per ora va’; e quando ne avrò l’opportunità, ti manderò a chiamare” (Atti 24:25).
Felice non è un oppositore e nemmeno uno schernitore, anzi nutre in sé un certo interesse verso quel prigioniero, ma non ha voglia di dedicare del tempo per ascoltare il suo messaggio. Non lo vuole rifiutare definitivamente, ma gli dice: «Per ora va’».
Felice ricercava il favore degli uomini, così alla fine del suo mandato lascia Paolo in prigione per far piacere ai Giudei. Soffoca la voce della coscienza e così manca all’appuntamento con la grazia di Dio: “Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza” (2 Corinzi 6:2).

Anche voi oggi che udite la voce del Signore, lasciatelo entrare, non indurite i vostri cuori!

domenica 15 ottobre 2017

15 ottobre

Gesù Cristo…Benché non l'abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa.
1 Pietro 1:8

Gioia vittoriosa

Il Signore Gesù, quand’era sulla terra, ha subìto oltraggi, il rifiuto, l’odio, però non si è fermato. “Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce” (Ebrei 12:2).
La sua felicità non era solo per un tempo futuro; Egli la gustava ogni giorno. Poco prima di essere crocifisso, disse ai suoi discepoli: “Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa” (Giovanni 15:11).
La gioia, per Gesù, non era un modo per sfuggire alla realtà; Egli era perfettamente cosciente dello stato del mondo. Era sensibile alle sofferenze umane e all’affronto fatto dai peccatori all’amore e alla giustizia di Dio, ma sapeva che il male e la morte non avrebbero avuto l’ultima parola. Egli era venuto per togliere il peccato del mondo (Giovanni 1:29).
Anche oggi il male sembra trionfare, ma il credente sa che un giorno il peccato avrà fine grazie alla vittoria su Satana che Cristo ha riportato alla croce (Colossesi 2:15). Dio apre un sentiero di pace e di gioia a tutti coloro che credono in Lui; la gioia che Dio dà è più grande di tutta quella che possiamo trovare in questo mondo.

Lettori, avete anche voi la gioia di essere stati perdonati da Dio, e di essere da lui tanto amati? Sappiate che questa gioia può riempire la vostra vita, ogni giorno, anche quando attraversate delle difficoltà.

sabato 14 ottobre 2017

14 ottobre

Fammi comprendere la via dei tuoi precetti, e io mediterò sui tuoi prodigi.
Salmo 119:27

Gli occhi miei prevengono le veglie della notte, per meditare la tua parola.
Salmo 119:148

Meditare… secondo la Bibbia

Meditare significa raccogliersi in una lunga e profonda riflessione; vuol dire concentrarsi su un soggetto per riflettere. Il credente è invitato a meditare sui testi della Bibbia con lo scopo di lasciarsi penetrare dai pensieri di Dio, per assimilarli e trarne beneficio nella vita di ogni giorno.
Il termine meditazione è molto diffuso tra chi pratica religioni orientali e lo yoga. Si tratta, a volte, di ripetere una parola pronunciandola con le labbra, o di fissare su un’immagine il proprio sguardo o il proprio pensiero. Il risultato sarà la creazione del vuoto dentro di sé, esponendosi a tutti i rischi che ne conseguono: primo fra tutti restare soli con se stessi, nel proprio vuoto.

Non è questa la meditazione a cui fa riferimento la Parola di Dio. Per i credenti essa è una libera riflessione che coinvolge tutta la loro intelligenza illuminata dallo Spirito di Dio. È una meditazione con la quale il nostro spirito entra in relazione con Dio per mezzo della sua Parola. Solo così possiamo ascoltare la voce di Dio. Questa parola vivente, ricevuta per fede ci orienta verso lui e ci spinge a rifiutare il male e a fare il bene; ci conduce ad adorare Dio, il vero Dio, non un dio della nostra immaginazione. Una tale meditazione non ci concentra su noi stessi, ma dirige i nostri sguardi e i nostri pensieri verso Gesù Cristo che ci porta “la grazia e la verità” (Giovanni 1:17). In lui siamo liberati dai nostri peccati e abbiamo davanti a noi una nuova vita.

giovedì 12 ottobre 2017

13 ottobre

Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme.
1 Pietro 2:21

Guardate dunque con diligenza a come vi comportate.
Efesini 5:15

Coerenza

Si narra che un ufficiale di Alessandro il Grande era dovuto comparire davanti a lui per rispondere di insubordinazione e viltà. Il generale gli chiese il suo nome:
- Il mio nome è uguale al vostro, o mio generale; mi chiamo Alessandro.
- Alessandro? Allora, o cambi nome o cambi comportamento!
Vero o no che sia, questo aneddoto dovrebbe far riflettere tutti coloro che si dicono cristiani, vale a dire “di Cristo”. Diventare veri cristiani non è difficile: è sufficiente accettare la salvezza che Dio offre gratuitamente a chiunque crede in Gesù Cristo suo Figlio, che “è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Romani 4:25).
Ma il nome di cristiano è più difficile da portare di quanto pensiamo! Il discepolo di Gesù Cristo, portando il suo nome, è chiamato a rappresentarlo, seguendo quel modello perfetto che “è andato dappertutto facendo del bene” (Atti 10:38).
I primi cristiani erano colmi di zelo e di amore per il loro Maestro; erano fedeli e sottomessi alla Parola di Dio.

Se sono un vero cristiano, non posso cambiare nome, perché sono legato a Cristo per l’eternità. Tuttavia il mio comportamento dovrà essere coerente, altrimenti io disonoro il nome glorioso del mio Salvatore.

12 ottobre

Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.
Efesini 4:32

Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi.
Colossesi 3:13

Perdonare come Dio ci ha perdonati

Benjamin Dubé, missionario in Sud Africa, incitava neri e bianchi a capirsi e ad amarsi reciprocamente. Ma il suo messaggio veniva respinto e osteggiato. Una sera, mentre col figlio minore si recava ad un incontro dove avrebbe dovuto predicare l’Evangelo, dieci uomini bloccarono la sua auto, lo trascinarono fuori e lo colpirono a morte con numerose coltellate. Il ragazzo, che era riuscito a nascondersi dietro a un bidone d’immondizia, quando gli aggressori se ne andarono non poté far altro che constatare la morte del padre, e rientrò a casa di corsa a portare la tragica notizia. Poco dopo, entrò in camera sua, si inginocchiò e aprì la Bibbia. Le prime parole che lesse furono quelle che pronunciò Gesù sulla croce: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34).
Qualche tempo dopo, i malviventi furono arrestati e condannati a pene detentive più o meno lunghe.

Un anno dopo la morte del marito, la signora Dubé testimoniava della sua fede cantando dei cantici, con i suoi figli, in una riunione all’aperto. All’improvviso, un uomo si fece largo tra la folla e andando verso la donna con il capo chino, sommessamente disse: “Voglio iniziare una nuova vita con Gesù, il mio Salvatore”. La signora Dubé lo riconobbe: quell’uomo non era anche lui uno dei carnefici di suo marito? Dopo un attimo di esitazione, gli tese una mano e gli disse: “Adesso sei diventato mio fratello”. 

mercoledì 11 ottobre 2017

11 ottobre

Fissando lo sguardo su Gesù... Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.
Ebrei 12:1-2

Perché un tale contrasto?

Alla nascita di Gesù, in piena notte il cielo si illumina e un angelo del Signore fa questo straordinario annuncio: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore” (Luca 2:11). Alla sua morte, sulla croce del Calvario, in pieno giorno il cielo si è oscurato, e per tre ore le tenebre avvolsero tutto il paese (Matteo 27:45).
Il giorno della sua nascita, una moltitudine di angeli lodava Dio dicendo: “Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch'egli gradisce” (Luca 2:14). Ma alla fine delle tre ore di silenzio di tenebre, si udì il grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco 15:34).

Che cosa è successo? La gioia della nascita di Gesù è forse scomparsa a causa dello scatenarsi della malvagità umana contro di lui, il Figlio di Dio? Certamente no. Abbiamo letto: “Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia”. Nel giardino di Getsemani, il Signore, in piena comunione col Padre, ha accettato di caricarsi dei nostri peccati, come se fossero i suoi (Salmo 40:12). Con quel grido, Gesù ha espresso la sua infinita sofferenza mentre il Dio giusto e santo faceva cadere su di lui il castigo che i nostri peccati meritavano; ma subito dopo ecco un altro grido che sancisce la sua vittoria: “È compiuto”. L’opera è completa: il Signore Gesù vede già la moltitudine di uomini e donne salvate dal suo sacrificio e, come il Pastore che porta tra le braccia la pecora che ha appena salvato (Luca 15:6), è pieno di gioia.

martedì 10 ottobre 2017

10 ottobre

O Eterno, Signore nostro, quant'è magnifico il tuo nome in tutta la terra! Tu hai posto la tua maestà nei cieli.
Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos'è l'uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell'uomo perché te ne prenda cura?
Salmo 8:1,3-4

L’uomo: un essere complesso

Pascal ha scritto: “Cos’è l’uomo? Nulla rispetto all’infinito, tutto rispetto al nulla, una via di mezzo fra il nulla e il tutto”. Oggi è un classico parlare dei due infiniti: l’infinitamente grande, quello delle stelle, e l’infinitamente piccolo, quello dell’atomo.
Ma ecco che la scienza intravede un terzo infinito: quello della complessità, il cui culmine è rappresentato dal cervello umano. Un numero inimmaginabile di combinazioni fra miliardi di cellule collegate tra loro da innumerevoli punti di connessione, chiamati sinapsi, genera il pensiero.
Cos’è l’uomo? Un essere contraddittorio; a volte grande, a volte miserabile. Sotto un certo aspetto grande, perché è il coronamento della creazione di Dio. Più che un insieme di cellule, è un’anima vivente, un essere responsabile, una creatura che può dire: “Io esisto”, e può entrare in relazione con Dio stesso, il suo Creatore. Ma allo stesso tempo è un essere miserabile, perché dopo aver dato ascolto a Satana, il menzognero, ha perso la sua innocenza e ha il peccato legato alla sua stessa natura.

L’uomo resta un mistero per lui stesso, nella sua natura come nel suo destino, fino al momento in cui Dio gli si rivela. In Gesù Cristo, Dio non ha solo rivelato ciò che Egli è, santità e amore, ma ha anche svelato a coloro che credono in lui il suo piano d’amore, che prevede di condividere con la sua creatura la gloria eterna. Quanto sono straordinari i piani di Dio per l’uomo! 

lunedì 9 ottobre 2017

9 ottobre

Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!
2 Corinzi 6:2

Dio, nostro Salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.
1 Timoteo 2:3-4

“Finché c’è vita c’è speranza!”

Ho udito una persona che diceva questa frase, un po’ banale, alla moglie di un malato terminale. La consolava dicendole che, per quanto la malattia fosse grave, un cambiamento radicale era ancora possibile. In effetti, ci sono casi di malattie incurabili che vanno incontro a guarigioni sorprendenti.
Ma la più grande speranza è che la persona malata, finché è in vita, si volga verso Dio per conoscerlo prima che sia troppo tardi. Il volere di Dio è “che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità”. All’uomo viene data la vita sulla terra affinché possa conoscere Dio, credere e ricevere la vita eterna, che gli assicura una beata relazione con Lui per sempre.
Questa opportunità di salvezza bisogna coglierla oggi stesso, perché dopo la morte non ci sarà più possibilità di mettersi in regola con Dio. La Bibbia è molto chiara a questo riguardo: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27). La nostra sorte eterna dipende da come rispondiamo agli inviti che Dio ci rivolge durante la nostra vita sulla terra. Lettori, in questo momento siete in vita, quindi potete ancora entrare in relazione con Dio. Oggi Gesù Cristo si propone come il Salvatore, l’unico intermediario fra Dio e gli uomini. Non aspettate domani per credere in lui; potrebbe essere troppo tardi.

domenica 8 ottobre 2017

8 ottobre

Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore… io considero queste cose come tanta spazzatura.
Una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta.
Filippesi 3:8,13-14

State fermi nella fede
(1 Corinzi 16:13)

Abraamo mandò un servo nel suo paese d’origine per cercare una moglie per suo figlio Isacco. L’Eterno fece prosperare quel viaggio e il servo incontrò, presso un pozzo, la giovane donna che corrispondeva alle aspettative del suo padrone. Accetterà ella di lasciare la sua famiglia e il suo paese per seguire quello sconosciuto? Suo fratello e sua madre gli chiesero: “Vuoi andare con quest’uomo?” Ed ella rispose: “Sì, andrò” (Genesi 24:58). Non conosceva né il futuro sposo e né il paese lontano dove sarebbe andata, ma credette alla parola di quel messaggero. La sua decisione fu dettata dalla fede.
Parecchi secoli dopo, Rut, una giovane Moabita vedova e senza risorse, lascerà tutto, paese e affetti, per seguire la suocera Naomi che voleva ritornare nel paese di Canaan, dal quale si era allontanata. A Naomi che cercava di dissuaderla, Rut rispose fermamente: “Dove starai tu, io pure starò… il tuo Dio sarà il mio Dio” (Ruth 1:16).
Anche Ester, la donna ebrea deportata e diventata moglie del re, rischiò la propria vita per chiedere al re di Persia la liberazione del suo popolo. Dopo qualche esitazione, fece riferire a suo zio Mardocheo: “Entrerò dal re… e se io debbo perire, che io perisca!” (Ester 4:16). Abramo, Mosè (Ebrei 11:8,24), Daniele (Daniele 1:8), dovendo prendere una decisione difficile, non esitarono ma perseverarono nel loro cammino di fede.

Di fronte a tanti esempi di fede, “corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta” (Ebrei 12:1-2).

sabato 7 ottobre 2017

7 ottobre

Egli (il Signore) mi ha detto: “La mia grazia ti basta”.
2 Corinzi 12:9

Dio lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria.
1 Pietro 1:21

(Dio) giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito.
Atti 17:31

Tre troni

La Lettera agli Ebrei è indirizzata ai credenti usciti dal giudaismo che, diventati cristiani, avevano affrontato la persecuzione; alcuni di loro erano anche stati privati dei loro beni (10:34). L’autore della Lettera li invita ad accostarsi al trono della grazia (4:16) perché non si scoraggiassero (12:3). Un trono dimostra la potenza di colui che lo occupa; qui si tratta anzitutto della grazia di Dio, di cui tutti abbiamo bisogno. Noi ci avviciniamo a quel trono per mezzo della preghiera, e riceviamo soccorso al momento opportuno, scelto da Dio.
Il capitolo 5 dell’Apocalisse invece ci presenta una scena futura. Siamo davanti ad un altro trono, un trono di gloria posto in cielo, dove siede l’Agnello di Dio, Gesù Cristo. Egli è stato rifiutato dal mondo, ma Dio ha gli dato la gloria. Gli anziani, che rappresentano i credenti, si prostrano davanti a lui, lo adorano e cantano un cantico nuovo alla gloria di Colui che li ha salvati (Apocalisse 5:6-9).

Apocalisse 20:14 ci mostra un terzo trono, il gran trono bianco, che è un trono di giudizio. Colui che è seduto su questo trono è colui al quale Dio ha dato ogni potere di giudicare: il suo Figlio (Giovanni 5:22). Questa scena è solenne: tutti i morti che si trovano davanti a quel trono sono giudicati secondo le loro opere da una giustizia divina che non può tollerare il minimo male. C’è un solo modo di sfuggire a quella sede di giudizio e all’inferno: la purificazione del sangue di Gesù ottenuta credendo in lui. Mettiamo la nostra fiducia in lui oggi, non aspettiamo domani!

venerdì 6 ottobre 2017

6 ottobre

Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole? Una generazione se ne va, un'altra viene... Anche il sole sorge, poi tramonta… Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione.
Ecclesiaste 1:3-6

Percorso del vento

La mia vita ha un senso? In cosa consiste la vera saggezza? Come integrare nella mia esistenza la prospettiva della morte? Che posto occupa Dio nella mia vita? Sono tutte domande sulle quali il libro dell’Ecclesiaste c’invita a riflettere, parlandoci di qualcuno che è alla ricerca della felicità e del senso della propria vita.
Senza una relazione personale con Dio, l’uomo gira su se stesso, senza un punto di arrivo. L’Ecclesiaste ci descrive il suo accanimento nel voler investigare ogni cosa per trovare una risposta all’enigma della vita.
In più riprese l’autore del Libro, Salomone, conclude che “tutto è vanità”, ma non dispera. A poco a poco, come un raggio di sole che penetra attraverso le nuvole nere, egli intravede una via d’uscita ed è sollevato dalla sensazione di vuoto e d’inutilità. Quel raggio di sole rappresenta la scoperta dell’amore di Dio; non è una scappatoia, ma l’unica via percorribile per trovare pace e felicità. È come se l’Ecclesiaste ci conducesse per mano attraverso un percorso, che ci fa prendere coscienza dell’inutilità delle soluzioni umane e ma poi ci apre la porta della vita: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo” (Ecclesiaste 12:15).
Solo così l’uomo può dare il giusto valore alla saggezza, al lavoro o alla gioia, tutte cose che Dio ci dà per il nostro bene… purché non diventino l’unico scopo della nostra vita!

giovedì 5 ottobre 2017

5 ottobre

Eterno, io so che la via dell'uomo non è in suo potere, e che non è in potere dell'uomo che cammina il dirigere i suoi passi.
Geremia 10:23

Quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze.
Isaia 40:31

C’è mancato poco

Il credente non è esente dalla possibilità di cadere nel campo morale. Nell’Antico Testamento leggiamo che Davide, pronto a commettere una strage per vendicarsi di un’offesa ricevuta, fu fermato dall’intervento di una donna saggia (1 Samuele 25). Quante volte anche noi siamo stati risparmiati dal commettere un peccato perché Dio, nella sua grazia, ha trattenuto i nostri passi! Quando compariremo davanti al tribunale di Cristo (2 Corinzi 5:10), Dio ci mostrerà tutti gli interventi che, nella sua grazia, ha compiuto per proteggerci dagli attacchi seduttori di Satana. Possiamo ben fare nostra la confessione di Asaf e dire: “Quasi inciamparono i miei piedi; poco mancò che i miei passi non scivolassero” (Salmo 73:2).

Con umiliazione e riconoscenza, diciamo anche, come il Salmista: “È Dio che non ha permesso che il nostro piede vacillasse” (Salmo 66:9). Questo però non ci autorizza a lasciarci andare e a non essere vigilanti. L’esortazione che troviamo nella Parola di Dio è sempre attuale: “Chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Corinzi 10:12). Per non cedere di fronte alla tentazione non possiamo contare sulle nostre forze, ma dobbiamo cercare l’aiuto del Signore che sa come liberarci. “Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Giacomo 4:7).

mercoledì 4 ottobre 2017

4 ottobre

Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?”
Giovanni 11:25-26

(Gesù disse:) “Voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete”.
Giovanni 14:19

“Io sono la risurrezione e la vita”
(Leggere Giovanni 11:17-27)

Marta e Maria fanno sapere a Gesù che il loro fratello Lazzaro è gravemente ammalato. Quando il Maestro arriva, Marta gli corre incontro e gli dice: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Gesù le risponde: “Tuo fratello risusciterà”. Marta non comprende e pensa che Egli si riferisca alla risurrezione che avverrà alla fine dei tempi. Allora il Signore le fa questa straordinaria rivelazione: “Io sono la risurrezione e la vita”. Marta aveva l’idea vaga di un evento lontano, ma Gesù le dice che la risurrezione e la vita sono lì, davanti a lei. Che messaggio eloquente!
Nella Bibbia, la morte, nel senso più profondo del termine, significa non avere più la possibilità di decidere di mettersi in contatto con Dio. Chi crede in Gesù mentre è in vita, conosce Dio come Padre e passa dal regno della morte a quello della vita. Può incontrare la morte fisica, ma per Dio vive, e un giorno risusciterà. Riportando alla vita Lazzaro, Gesù voleva dimostrare questa grande verità.
Il miracolo che Gesù ha fatto va ben oltre, perché la risurrezione non riguarda solo la vita del nostro corpo terreno, ma è il dono di una nuova vita, eterna, con Cristo. Chi crede ha la vita eterna, e anche se muore, è come se fosse addormentato in Gesù (Giovanni 11:12; Filippesi 1:23).

“Credi tu questo?” chiede Gesù a Marta. La stessa domanda la fa anche a noi, affinché non restiamo nell’incertezza, perché non sono le nostre idee quelle che contano riguardo a queste cose, ma ciò che afferma la Parola di Dio. Accogliamola con fiducia!

martedì 3 ottobre 2017

3 ottobre

Alzatevi, gridate di notte, al principio di ogni veglia! Spandete come acqua il vostro cuore davanti alla faccia del Signore! Alzate le mani verso di lui per la vita dei vostri bambini.
Lamentazioni di Geremia 2:19

Risposta alla sua ultima preghiera

Nonostante le suppliche della madre, quella sera Pietro uscì ugualmente per raggiungere i suoi amici. Pensava: “Bisogna pur distrarsi un po’, non si ha sempre vent’anni. I genitori sono di un’altra generazione!” Mentre chiudeva la porta, sua madre gli disse: “Pietro, sappi che pregherò per te fino a che non sarai rientrato”.
Quella sera, non riusciva a divertirsi, non c’era l’atmosfera giusta; allora decise di ritornare a casa.
Rientrando, rimase stupito nel vedere che la camera di sua madre era ancora illuminata. Non udendo rumore, decise di entrarvi. La mamma era inginocchiata ai piedi del letto con la testa appoggiata sulle coperte. Pietro si avvicinò e scoprì che era morta.
Questo avvenimento fu per lui un colpo terribile. Era stata forse la tristezza ad aver ucciso sua madre? era forse lui responsabile della sua morte? L’irrimediabile era di fronte a lui, si sentiva un figlio indegno. Aveva avuto l’esempio e udito i consigli di una mamma dalla fede vivente, ma non aveva prestato attenzione. Dio lo chiamò in quei momenti terribili, e Pietro era pronto a rispondergli: quella notte stessa si rivolse a Dio, confessò i suoi peccati e accettò Gesù Cristo come suo Salvatore.

Per il resto della sua vita Pietro, attaccato a Gesù, il suo Maestro, proclamò, con zelo e perseveranza, la grande salvezza che Dio offre a chiunque crede.

lunedì 2 ottobre 2017

2 ottobre

Il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo.
1 Giovanni 4:14

Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato.
Atti 16:31

Adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo.
Romani 13:11

Salvezza dell’anima e del corpo

La liberazione che otteniamo per la fede nell’opera del Signore Gesù è realmente una “grande salvezza” (Ebrei 2:3), e Colui che ce l’ha donata è il “grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:13). In cosa consiste questa salvezza?
A chi crede, i peccati sono perdonati perché Gesù li ha espiati sulla croce; di conseguenza la sua anima è in pace con Dio per l’eternità. Chi crede è finalmente liberato dal peso delle sue colpe e da Satana, il suo accusatore. E non soltanto questo: Dio si prenderà cura anche del suo corpo, così come si è preso cura della sua anima. Attualmente il corpo dei credenti, come quello di tutti gli uomini, è soggetto alla sofferenza, alla malattia e dopo la morte alla decomposizione; ma quando il Signore ritornerà, il loro corpo sarà risuscitato e glorificato: “Quanto a noi… aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:20-21), e ci farà entrare nella casa di suo Padre.
Questa salvezza, perfetta e completa, non possiamo più perderla; Gesù dice che nessuno può rapirci dalla sua mano e nessuno ci può più strappare dalla mano del Padre (Giovanni 10:28-29). Poniamo la nostra fiducia su Gesù Cristo e su Lui basiamo le nostre certezze. In ogni circostanza della nostra vita potremo rallegrarci perché abbiamo una tale salvezza e un così grande Salvatore. 

domenica 1 ottobre 2017

1 ottobre

Mosè disse (a Dio): “Ti prego, fammi vedere la tua gloria!” L’Eterno gli rispose: “Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome dell’Eterno davanti a te... Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere”.
Esodo 33:18-20

Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.
Giovanni 1:18

Dio è nascosto?

Perché Dio non dà dei segni chiari della sua esistenza? Perché sembra che si nasconda?
Queste domande, che forse anche voi vi ponete, le troviamo nella Bibbia già dai tempi antichi: “O Eterno, perché te ne stai lontano? Perché ti nascondi in tempo d'angoscia?” (Salmo 10:1). “Perché nascondi il tuo volto?” (Giobbe 13:24). Il lettore abituale della Bibbia non dubita dell’esistenza di Dio, ma può soffrire del fatto di non poterlo vedere o toccare con mano ed aspira a conoscerlo da vicino. La verità è che Dio dà dei segnali della sua presenza, ma non si impone, perché si aspetta una risposta da parte nostra; desidera che noi andiamo verso di lui con fede.
La Bibbia testimonia che Dio è invisibile per le sue creature, è colui “che nessun uomo ha visto né può vedere” (1 Timoteo 6:16). Con le nostre forze non riusciremmo a scoprire chi è Dio. Egli si è fatto conoscere fin dal principio attraverso la creazione (Salmo 19:1-6) e con la sua Parola (Salmo 19:7-11). Successivamente si è rivelato completamente con la venuta del suo Figlio Gesù Cristo (Ebrei 1:1-3). Lui solo può parlarci di Dio, poiché lui solo lo ha visto. Il Dio invisibile si è reso visibile in Cristo fatto uomo. “Chi vede me, vede colui che mi ha mandato” (Giovanni 12:45).

Lo ha fatto per amore verso di noi. Poteva avvicinarsi a noi più di così? Egli ha donato il suo unico Figlio che è morto sulla croce per espiare i nostri peccati. “Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio” (1 Pietro 3:18).