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giovedì 31 dicembre 2020

Tempo di bilanci

“Egli lo chiamò e gli disse: Che cos'è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione...Poi disse a un altro: E tu, quanto devi?" 

Luca 16:2,7.


L'anno volge al termine. Tutte le imprese si affrettano a chiudere i conti dell'esercizio trascorso e a fare il bilancio. E' proprio ilo momento della verità. Dai risultati di questo bilancio dipenderanno il credito che le banche concederanno, le previsioni di sviluppo e perfino di esistenza dell'impresa.

Non è forse bene che anche ognuno di noi faccia il bilancio dell'anno 2020? E' Dio stesso che, in questa operazione, ha il compito del contabile imparziale: “Dio non vede forse le mie vie? Non conta tutti i miei passi?” Giobbe 31:4.

Alla voce “debiti” che lunga lista di “fatture” da pagare per le nostre mancanze, le nostre colpe i nostri peccati! Ingratitudine per la bontà di Dio; ingiustizie riguardo ai nostri simili; egoismo quando abbiamo chiuso gli occhi su le miserie da alleviare; debolezza nel corregger gli uni gli altri e forse errori ben più grandi. Come potremmo saldare tali fatture? Stiamo ammassando su noi stessi l'ira di quel Dio che, nel giorno del giudizio, renderà a ciascuno secondo le sue opere? (Rom. 2:5).

E dire che abbiamo goduto di molti “favori”. A titolo della bontà di Dio, quanti benefici egli ci accorda! Dalla salute che ci concede, alle tante gioie che ci permette di godere! Sono tutte da attribuire alla sua pazienza. Tutte cose per le quali forse ci siamo perfino dimenticati di ringraziare.

Quindi abbiamo ricevuto dei benefit ma la colonna dei debiti ha continuato ad aumentare ed  è così carica ci dovrebbe essere molta preoccupazione. A questo punto esistono solo due possibilità: Possiamo proseguire accumulando debiti per il giorno dell'ira oh possiamo andare, in tutta fretta, dal “contabile”. Esiste una linea di credito tutta speciale; un conto aperto alla fede. “La... fede è messa in conto come giustizia” Rom. 4:5. “Dove il peccato è abbondato la grazia è sovrabbondata” Rom. 5:20. Solo l'amore di Dio e la fede nell'opera del Signore Gesù permette di pareggiare il bilancio; essa sola annulla completamente il passivo accumulato nel corso della nostra vita. 

Il nostro conto è in regola con Dio?

Il carceriere di Filippi se ne rese conto e gridò: “che debbo fare per essere salvato?” Atti 16:30.

31 dicembre - Resta con noi, pietoso Redentor!

 Io so che il mio Redentore vive.

Giobbe 19:25

 

(Gesù disse a Giovanni:) “Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli”.

Apocalisse 1:18

 

Resta con noi, pietoso Redentor!

 

Resta con noi, Signore, il dì declina;

togli l’angoscia che ci opprime il cuor!

Resta con noi, la notte s’avvicina;

resta con noi, pietoso Redentor!

 

Aspro è il sentier che fino a te conduce,

deboli siamo e forte è il tentator;

vincer potrem sol per te, divin duce.

Resta con noi, pietoso Redentor!

 

Presso alla croce tutto è calma e pace;

è lieve pure, insieme a te, il dolor;

ogni sospiro a te vicino tace.

Resta con noi, pietoso Redentor!

 

In questa scura valle, un dì smarrita

l’anima nostra era al buio ancor;

ma tu venisti a darle luce e vita.

Resta con noi, pietoso Redentor!

 

Ed ora in te abbiam trovato il Vero,

in te soltanto abbiam vita, Signor;

dolce è il tuo amore, il giogo tuo leggero.

Resta con noi, pietoso Redentor!

mercoledì 30 dicembre 2020

Il funambolo

Prima di salire sulla corda tesa su un precipizio, il funambolo, rivolto verso gli spettatori, disse ad alta voce: “Credete che io riesca a camminare su questa corda senza cadere?” Tutti risposero, ovviamente, di si. Allora, ad una altezza vertiginosa, attraversò il precipizio e raccolse fragorosi applausi. Poi prese una cariola e chiese nuovamente: “Pensate che riesca a raggiungere l'altra sponda spingendo la cariola?” Con un applauso generale risposero nuovamente di sì. Vicino all'equilibrista si trovava una signora che aveva applaudito con entusiasmo. L’uomo le disse: “Allora, signora, la prego di salire e prendere posto nella cariola”. La signora impallidì e rifiutò.

Credere era una cosa, salire un’altra! Perché? Perché si dice di credere, ma non si ha la certezza matematica che le cose stiano veramente così. C’è sempre un margine di dubbio che fa sì che la fiducia non sia mai totale e incondizionata; e in fondo è giusto perché in questo mondo di sicuro non c’è nulla, come non c’è nulla di stabile e duraturo.

Ma non è così nelle cose di Dio. Dio è perfetto e assolutamente giusto e santo, e non inganna nessuno. Quello che dice è la verità, e le promesse che fa le mantiene senza ombra di dubbio. Se diamo a Dio la fiducia che diamo agli uomini lo disonoriamo e mettiamo Lui, il Creatore, al livello di noi, povere creature imperfette. 

Credere a Dio non significa solo credere che esiste, ma credere a tutto ciò che ci dice nella sua Parola, la Bibbia. Dio va preso in parola, in modo totale e incondizionato. Per esempio, ci dice che siamo peccatori perduti, che il peccato ci allontana da Lui e che non possiamo far nulla per rimediare a questo stato. Ascolta: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23). Se non ne sei sicuro, ti darai da fare per salvarti da solo, oppure rimarrai indifferente. E sarai perduto! Però ci dice anche che Gesù, il Suo Figlio, è morto in croce per pagare Lui per noi, per subire Lui il nostro castigo e fare in modo che Dio possa perdonarci e darci la vita eterna: “Gesù, nostro Signore, è stato dato a causa delle nostre offese… Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 4:25, 6:23). Se non ne sei convinto, se non hai fede in questa dichiarazione di Dio, firmi fin d’ora la tua condanna, perché “chi rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36). 

Rivolgiti in preghiera al Signore Gesù e confessagli tutti gli errori della tua vita. Dio ti ama e ti offre la Sua grazia. Non disprezzare il Suo amore.

"La fede è certezza di cose che non si vedono... Senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che Egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano" (Ebrei 11:6). 

Se ti affidi al Signore Gesù Cristo, la tua fede non sarà una speranza incerta, ma una gioiosa sicurezza.

"Il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Romani 1:16).

30 dicembre - Sconfiggere lo scoraggiamento

Quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile.

Isaia 40:30-31

 

Non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno.

2 Corinzi 4:16

 

Sconfiggere lo scoraggiamento

 

Perché perseverare nella fede? Perché continuare a basare la propria vita sulle cose che non vediamo? Queste domande potrebbero, un giorno o l’altro, venire alla mente di un credente. Specialmente quando si è attanagliati dalla sofferenza, la fede viene messa a dura prova (1 Pietro 1:7). Dio permette la prova perché è utile proprio a dimostrare che la fede è solida e ben fondata.

In quei momenti, lo scoraggiamento è in agguato, ed è un’arma temibile in mano al diavolo; resistiamogli perseverando nella lettura della Bibbia. Molti versetti dei Salmi sono incoraggianti; per esempio: “Solo in Dio trova riposo l'anima mia; da lui proviene la mia salvezza. Lui solo è la mia rocca e la mia salvezza… Io non potrò vacillare... Da lui proviene la mia speranza” (Salmo 62:1-2, 5). E ancora: “Il SIGNORE è il baluardo della mia vita; di chi avrò paura?” (Salmo 27:1). Anche quando vacillo, Lui è ugualmente al mio fianco.

Come lottare contro lo scoraggiamento? Non tenendoci mai un peccato sulla coscienza, perché il diavolo lo utilizzerebbe per farci crollare, ma confessando senza indugio tutte le nostre colpe a Dio. Egli è sempre pronto a perdonarci. Se ci è possibile, poi, cerchiamo di risolvere qualsiasi motivo di inimicizia e d’incomprensione col nostro prossimo.

Affidiamoci a Dio ed Egli agirà, perché ha sempre l’ultima parola sul male. Egli è colui che fortifica, che “dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato” (Isaia 40:29). Egli conosce “le angosce dell’anima mia”, diceva il salmista (Salmo 31:7).


martedì 29 dicembre 2020

LE DUE BESTIE DI APOCALISSE 13

La bestia che sale dal mare

Da quando l’Agnello ha incominciato ad aprire i sigilli del libro dei giudizi, l’umanità ha incontrato mille difficoltà (Apoc. 6:1). Una prima successione di flagelli si è abbattuta su di lei, portando gli uomini a invocare che le montagne cadessero loro addosso per sottrarli al giudizio divino. Ed ecco che il fuoco dell’altare è versato sulla terra (8:5); con grande fragore viene aperto il settimo sigillo. Le prime quattro trombe suonano, poi tre guai sono annunciati (8:13). L’angoscia degli uomini giunge al culmine. Stranamente è proprio in quel momento che Satana lancia l’ultima sfida a Dio. Ridando una speranza a una parte dell’umanità, presentandosi come liberatore. Utilizzerà direttamente i due primi guai (cap. 9) per produrre quello che vedremo. Il capitolo 13, ci mostra due immagini di due future sorgenti di male, e come il diavolo raggiungerà i suoi scopi.

Dal mare, figura del tumulto delle nazioni, sale la prima “bestia” con sette teste e dieci corna. Questo animale ripugnante ha una grande somiglianza con il dragone, da questo si può dedurre lo stretto legame che lo unisce al serpente antico. Questa bestia è in realtà un impero* sostenuto dal diavolo. Attraverso questa bestia, bisogna anche vedere l’imperatore che siede al posto di governo** (17:12).

Il dragone da alla bestia “la sua potenza, il suo trono e una grande autorità” (v. 2) pur continuando a dominare “sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione” (v. 7). Si tratta di una situazione unica. Attualmente, le autorità esistenti “sono da Dio” e, per questo motivo, dobbiamo essere loro sottomessi fintanto che non esigono cose contrarie alla nostra fede (conf. Rom. 13:1, 2). Esse possono essere dispotiche, anche persecutrici, come l’imperatore Nerone ai tempi dell’apostolo Paolo. Tuttavia è Dio che le ha messe al loro posto. Ma ben presto, anche se Dio rimarrà padrone della situazione, sarà il diavolo che darà il potere, e perfino il suo trono alla bestia futura. Grazie alla colossale potenza del dragone, il nuovo impero riuscirà a conquistare una gran parte del mondo in poco tempo. Dobbiamo essere riconoscenti d’essere risparmiati da una malvagità così terribile la cui sorgente è satanica.

Per far accettare la dittature della bestia diabolica, il serpente agisce sui sentimenti degli uomini, suscitando la loro ammirazione, guarendo una delle sette teste della bestia che aveva una ferita mortale (v. 3, 12, 14). 

Il capitolo 17 ci mostrerà che questa guarigione miracolosa è la resurrezione inaspettata di una delle sette forme di governo dell’antica potenza romana. È certamente la forma imperiale che apparirà improvvisamente. Essa trova il sostegno dei dieci “re” o dignitari rappresentati dalle dieci corna della bestia adorna dei dieci diademi (13:1; 17:12, 13). Questa grandezza della potenza satanica affidata a un uomo, sicuramente eccezionale, e ai suoi dieci vassalli ridarà fiducia agli abitanti della terra. Esclameranno: “Chi è simile alla bestia? e chi può combattere contro di lei?” (v. 4). Si sentivano tanto deboli e vulnerabili in mezzo alle tribolazioni! Ma adesso, la bestia è il loro rifugio. Il suo ristabilimento e il fatto della sua potenza sopranaturale; si è rialzata a dispetto del castigo divino! Di cosa avranno paura? Infine, pensano, la pace e la sicurezza gli saranno garantiti! (conf. 1 Tess. 5:3). Presentando la bestia, Satana offre la prospettiva di una formidabile contraffazione del regno di pace dell’Agnello.

Come i credenti sono uniti al divino Resuscitato, i sudditi della bestia sono affascinati dalla restaurazione dell’impero romano. Satana conosce quanto i credenti traggono coraggio e speranza nel contemplare Cristo Gesù, colui che ha vinto la morte. Osa utilizzare una specie di resurrezione per produrre degli effetti simili agl’occhi degl’increduli. Il colmo dell’iniquità, propone loro, non una Persona divina, perfetta, santa e buona, ma un impero governato da un uomo senza scrupoli, violento e perverso.

“E tutta la terra, meravigliata, andò dietro alla bestia; e adorarono il dragone perché aveva dato il potere alla bestia; e adorarono la bestia…” (v.3, 4). Il dragone diventa il grande eroe in una terra colpita dal suo Creatore. Il culto dovuto a Dio è rivolto al dragone. Che stravolgimento dell’ordine normale delle cose! Che abilità è quella del Malvagio.

È in particolare la presunzione, “ condanna inflitta al diavolo” (1 Tim. 3:6), che aveva spinto Satana a chiedere all’Uomo perfetto di rendergli omaggio. Quello che non ha potuto ottenere dal Signore Gesù, lo riceve con slancio dai sudditi dell’impero.

Nemmeno l’orgoglio dell’uomo non ha più limiti, e continuando il suo allontanamento da Dio adora se stesso per mezzo del nuovo dittatore. “L'adoreranno tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla creazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello che è stato immolato” (v. 8). E cosa si può dire dell’orgoglio della bestia che accetta questo culto abominevole, proferendo anche “parole arroganti e bestemmie” (v. 5)?

La Parola fa una distinzione fra “a quelli che abitano sulla terra” e “ogni nazione, tribù, lingua e popolo” (vedere in particolare 14:6). I primi sostengono con vigore il potere della bestia: rendono omaggio alla bestia e al dragone. Gli altri al contrario subiscono per costrizione questo potere assoluto. Quelli che “abitano sulla terra” appartengono ai territori sotto il diretto potere romano, sono gli abitanti dell’Europa occidentale un tempo cristianizzata, dove si è ricostituito l’impero romano. Sono anche quelli di Israele che hanno concluso un patto con il nuovo imperatore (conf. Is. 28:15 e Dan 9:27).

Il mondo d’oggi “cristianizzato”, ottenendo gloria e prosperità da parte del diavolo, mostrerà chiaramente tutta la sua decadenza morale. La vera gloria dell’uomo, non è forse il ricevere quello che Dio dona con umiltà? Ma “quelli che abitano sulla terra” non hanno voluto. Respingendo Dio e le sue promesse celesti, si sono attaccati alla terra. La terra è intaccata dal peccato, ma è così che la vogliono, tutto quello a cui tengono vi si trova in essa, per nessuna ragione vorrebbero lasciarla. Questa parola di Gesù a Nicodemo sarà ancora attuale: “gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” (Giov. 3:19).

L’imperatore pronuncia parole arroganti e vergognose bestemmie. Questo caratterizza talmente la bestia che appaiono anche sulle sette teste (v. 1). Sono proferite sia contro Dio, contro la sua abitazione e contro quelli che abitano nel cielo. Mettono in evidenza un odio profondo e un grande disprezzo per tutto quello che riguarda il vero Dio. Piena di rabbia, la bestia fa anche la guerra ai santi che sono sulla terra e, per un certo tempo, ne ha il sopravvento (v. 7).

Il capitolo che è davanti a noi è uno di quelli che svelano l’essenza profonda del cuore dell’uomo. Quando, ben presto, l’umanità sarà messa alla prova, vi sarà la dimostrazione definitiva di quello che vuole: rigetta Dio e segue Satana. Il suo orgoglio, il suo attaccamento alla terra, il suo disprezzo del cielo e dei testimoni del Signore ne saranno una prova formale. Dio ci previene per toglierci qualsiasi illusione sul sistema del mondo e sul suo avvenire. Traiamone le conclusioni pratiche che lo Spirito Santo ci indica. Il mondo non migliorerà; i veri credenti sono dei forestieri; non esitiamo a ripeterlo. Appartengono al cielo. È là che si trovano i loro tesori; ed è là che deve essere il loro cuore. Sono di passaggio sulla terra per essere dei testimoni viventi di Gesù Cristo, è non degli schiavi addormentati che si confondono nell’ambiente circostante.

La prospettiva satanica di un regno di pace sarà di breve durata. Sarà solo un grande imbroglio trasformato ben presto in una terribile oppressione. Il Dio sovrano ha limitato il tempo d’azione della bestia a quarantadue mesi (v. 5). Dopo, regolerà i conti: “Se uno deve andare in prigionia, andrà in prigionia; se uno dev'essere ucciso con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada. Qui sta la costanza e la fede dei santi” (v. 10).

La fede ascolta il suo Dio (v. 9). Sa che è giusto e che la sua potenza è infinitamente più grande di quella del diavolo. Essa si fortifica e si dimostra paziente di fronte alla malvagità del cuore umano. In questo, essa onora Dio. È in questo modo che i credenti perseguitati saranno incoraggiati, fino al giorno che il Messia distruggerà il capolavoro del diavolo.


La bestia che sale dalla terra

Satana non è un novizio quanto a falsificazioni. Già quando Mosè parlava agli Egiziani per mezzo di miracoli, spinse i maghi di Faraone a imitarlo per quanto possibile. Era un modo per rifiutare la prova della potenza divina e della sua autorità. La rinascita dell’antico impero romano e l’imitazione del Millennio ha lo stesso scopo. Quindi, per completare il suo disegno menzognero, e per mantenere l’umanità sotto il suo dominio diretto, il dragone ha bisogno di un falso profeta che è anche un falso Cristo. questa ignobile imitazione del Messia è la seconda bestia che sale dalla terra al versetto 11.

In quanto “bestia”, quest’uomo straordinario esercita il suo potere civile in Israele, da dove sembra essere uscito. Ma esercita soprattutto un’influenza religiosa deleteria: è chiamato “il falso profeta” al capitolo 19 (v. 20). Con le sue due corna, la seconda bestia sembra un agnello (v. 11). Il falso profeta ha qualche somiglianza superficiale con il Cristo, l’Agnello verace e perfetto che ha sette corna (Apoc. 5:6). Comunque, le sue parole sono di ispirazione satanica: parla come un dragone (v. 11). I suoi miracoli paragonabili a quelli di Elia e dei testimoni del capitolo 11, si aggiungono alle sue parole per sedurre “gli abitanti della terra” (v. 13, 14). Tutta la sua attività, che sembra essere al servizio dell’umanità, è menzognera. Quelli che non hanno voluto ascoltare la voce dell’Agnello di Dio ricevono a braccia aperte “l’agnello” del diavolo. Il Signore aveva prevenuto i suoi contradditori: “Io sono venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro verrà nel suo proprio nome, quello lo riceverete” (Giov. 5:43).

Tutto quello che sembra buono non ha necessariamente la sua sorgente in Dio. La falsità e la seduzione sono dei mezzi che il nemico utilizza a meraviglia. Stiamo dunque attenti a tutte le forme di imitazione che si presentano davanti a noi. I sorrisi del mondo, i “piaceri del peccato” (Ebrei 11:25), le “eresie di perdizione” (2 Pietro 2:1), ne fanno parte. I nostri figli, che sono particolarmente esposti, hanno bisogno di essere avvertiti.

Quello che caratterizza il falso profeta e l’Anticristo di cui parla la prima lettera di Giovanni, è che nega il Padre e il Figlio (1 Giov. 2:18, 22). È anche chiamato “l’empio”, “l’uomo del peccato” per cui “la venuta di quell’empio avrà luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, con ogni tipo d’inganno e d’iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della verità per essere salvati” (2 Tess. 2:9, 10). Innalzandosi ed opponendosi “sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto”, messi da parte evidentemente il dragone e la bestia romana, si siede “nel tempio di Dio, mostrando sé stesso e proclamandosi Dio” (2 Tess. 2:4). Riconosciamo in lui “il re” che, in Israele, “agirà a suo piacimento, s’innalzerà, si esalterà al di sopra di ogni dio e pronunzierà parole inaudite contro il Dio degli dèi”. Egli “non avrà riguardo agli dèi dei suoi padri” (Dan. 11:36, 37). Nella sua follia, si presenta come un oggetto di culto al livello del dragone e l’imperatore romano. Insieme, formano un’orribile parodia della santa Trinità.

Crea un certo turbamento considerare il potere terribile di persuasione del diavolo, ma è ancora più solenne pensare che Dio lo permetterà, come castigo verso coloro che hanno rifiutato di ascoltare la verità per essere salvati. Non basta essere “di religione cristiana” per essere salvati, non sono nemmeno il battesimo o le buone opere che ci assicurano un posto nel regno di Dio e che ci possono preservare dei giudizi futuri. Quelli che oggi si accontentano di un cristianesimo di facciata senza essere “nati di nuovo” domani saranno sedotti dalla bestia che parla come un dragone.

L’influenza del falso Messia va molto al di là dei confini d’Israele: essa è immensa. L’Anticristo esercita “tutto il potere della prima bestia in sua presenza, e faceva sì che tutti gli abitanti della terra adorassero la prima bestia la cui piaga mortale era stata guarita” (v. 12). Inoltre, per sua iniziativa, costruiscono un’immagine della prima bestia. Il falso profeta darà a questa “immagine” la facoltà di respirare, di parlare e di fare in modo che coloro che rifiutano di adorarla siano messi a morte. Obbliga inoltre, gli uomini di ogni condizione, a ricevere sulla fronte o sulla mano destra un marchio di sottomissione alla prima bestia, senza il quale nessuno può ne comprare ne vendere.

Che contrasto tra la crudeltà di questo dittatore e la bontà di Gesù di Nazaret! Il figlio del falegname si affacciava a questo mondo umilmente per servire, guarendo i malati e liberando gli indemoniati. Si lasciò crocifiggere pregando in favore dei suoi carnefici. Si può veramente preferire “l’uomo di peccato” a “l’uomo Cristo Gesù”? Purtroppo, una tale scelta non ci deve stupire. Non hanno forse, in passato, liberto il brigante Barabba invece dell’uomo che andava “dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (Atti 10:38)?

Il marchio che è scritto sugli uomini è “il nome della bestia” romana o “il numero del suo nome” che è 666 (v. 17, 18). Questo numero può essere “contato”, avendo un significato misterioso ma preciso. Riconosciamo la nostra ignoranza a questo riguardo. Tuttavia, non dubitiamo che, quando la bestia dominerà, Dio darà “saggezza” e “intelligenza” (v. 18) ai credenti per scoprire l’enigma. Si renderanno anche conto che portare in nome della bestia, significa accettare il suo giogo satanico e opporsi a Cristo. I credenti percepiranno tutto quello che vi è di malvagio e umano in quel marchio che è “un numero d’uomo”. L’uomo “naturale”, come quello che procede dal suo cuore malvagio, non è forse in opposizione a Dio? Malgrado la minaccia di morte che peserà su tutti gli oppositori del regime, gli eletti potranno trovare in Dio la forza per rifiutare ogni compromesso.

Il nostro Dio vuole sempre dare ai suoi il discernimento delle cose conformi ai suoi pensieri, almeno per le circostanze che stanno attraversando, per preservarli da passi falsi. La loro saggezza e la loro intelligenza consiste nell’ascoltarlo, poiché ci comunica i suoi pensieri su ogni cosa per mezzo dello Spirito Santo. Che possiamo esser di coloro che danno valore a quello che Dio pensa e che ne tengono conto. Egli ci dice: “Figlio mio, sta' attento alla mia saggezza, inclina l'orecchio alla mia intelligenza” (Prov. 5:1).

P. Bronner


*Le profezie bibliche rappresentano spesso gli imperi con delle grandi “bestie”. Per esempio, al capitolo 7 di Daniele, gli imperi babilonese, il persiano, il greco e il romano sono visti rispettivamente come un leone, un orso, un leopardo e un animale terrificante con dieci corna. È evidentemente la quarta bestia di questo passo in Daniele che noi ritroviamo in Apocalisse. A differenza delle altre è estremamente forte (Dan. 7:7, 19), nondimeno ha alcune caratteristiche delle precedenti (una bocca da leone, i piedi come un orso e il corpo come un leopardo). Essa prende il loro posto come anche le loro caratteristiche.

**La bestia rappresenta l’impero d’occidente, ma anche il suo rappresentante supremo che chiameremo “l’imperatore”, ignorando i titoli e le prerogative esatte che avrà. Il fatto che i dieci re regnano contemporaneamente alla bestia ci dimostra che può essere considerata una persona (17:12). Essa è nello stesso tempo una potenza politica e l’uomo che la governa. Una tale identificazione si trova anche in altre parti della Parola. Per esempio, il re Nabucodonosor è considerato come essendo la testa d’oro della grande statua, anche se questa testa rappresenta anche l’impero che ha fondato (Dan. 2:39). Notiamo che anche la seconda bestia del capitolo 13 è un uomo poiché è chiamata “il falso profeta” al capitolo 19 v. 20.

29 dicembre - “No future!”

Io provo forse piacere se l'empio muore? dice il Signore, Dio. Non ne provo piuttosto quando egli si converte dalle sue vie e vive?

Ezechiele 18:23

 

Avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.

1 Giovanni 5:13

 

“No future!”

 

“Nessun futuro!” È così che certi giovani scrivono sui muri il loro disagio e la loro angoscia.

“Nessun futuro”? Se guardiamo il mondo che ci circonda, sembrerebbe proprio così, perché dietro le quinte, il mondo è diretto da un capo bugiardo e omicida, il diavolo; sapendo di essere condannato senza appello, all’inferno, trascina il mondo con sé.

“Nessun futuro”? No, un futuro c’è, se dirigete i vostri sguardi verso l’alto. Un avvenire di vera felicità è assicurato a colui che si volge verso Dio e verso il suo Figlio Gesù Cristo. Egli dona fin da subito la pace, la gioia e il soccorso nelle difficoltà. Egli dà un senso alla nostra vita e ci dà una speranza che è una certezza assoluta. Egli non è mai cambiato e mai cambierà. Solo Gesù libera veramente. Lui solo riempie il cuore d’amore, di un amore infinito, dell’amore di Dio.

Non dite mai più: nessun futuro. Non cercate più di stordirvi, ma gustate la nuova vita che riceverete credendo al Signore. Non parliamo di una religione, ma di un Salvatore che vi ama. Egli ha per voi dei “pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza” (Geremia 29:11). Aprite il vostro cuore e ditegli: “Il mondo non mi offre nulla; non sono altro che un peccatore con il cuore vuoto; io mi affido a te”. Egli vi farà entrare nella famiglia di Dio e voi scoprirete che il futuro di Dio non è la vaga promessa di un paradiso dopo la vita presente, ma è la pace e la felicità che possiamo conoscere fin da oggi, in una relazione viva e personale con il Signore Gesù. Volgetevi a Lui per conoscerlo.


lunedì 28 dicembre 2020

Una sorgente di grazia inesauribile

Alla fine di un’estate tanto povera di piogge che tutte le sorgenti nelle nostre montagne erano quasi esaurite, un contadino, mio vicino di casa, mi diede motivo di fare delle riflessioni.

La penuria d’acqua era tale che diventava impossibile abbeverare il gregge e nell’orto seccava tutto. Sua moglie disse: “Ecco cosa faremo: se la fontana è secca, cercheremo nuove sorgenti. Vi sono abbondanti riserve di acqua nella montagna!” Così l’uomo partì a frugare lungo i pendii al di sopra della fattoria dove un po’ di frescura nei solchi dei ruscelli e l’erba più verde faceva ritenere che tra le rocce scorressero ancora alcuni fili d’acqua. Li trovò e li portò alla luce scavando tra le pietre dei piccoli bacini che collegò a una rete di tubi. Alla fine, la fattoria ebbe acqua in quantità sufficiente, nell’attesa delle piogge d’autunno.

Quindi, mentre le coltivazioni seccavano sotto l’ardore del sole torrido, abbondanti riserve d’acqua scorrevano sottoterra, nelle falde delle rocce. Era stato però necessario scoprirla quell’acqua e portarla alla luce, lavoro arduo ma vitale e ampiamente ricompensato.

Così mi è venuto da pensare che se i nostri cuori si inaridiscono e la nostre anime languono, Dio ha in serbo per noi “sorgenti che nascono nelle valli e nei monti” (Deuteronomio 8:7), un’inesauribile provvista di grazia.

Il monte è simbolo di potenza e di maestà, ma anche di rifugio e di abitazione sicura; è pure il luogo da cui provengono frescura e ossigeno per le nostre anime. Dall’Ermon, alta cima innevata, scende la rugiada sui monti di Sion (Salmo 133:3). È “sui monti santi” che Dio ha fondato la sua città (Salmo 87:1). Sul Golgota, alle porte di Gerusalemme, Cristo è stato crocifisso. Ogni benedizione sgorga per noi dalla sua morte e dalla sua risurrezione. È lì che il nome “Iavè-Irè” (l’Eterno provvede) si è chiarito nel suo significato simbolico e si è pienamente realizzato. “Al monte del SIGNORE sarà provveduto”, aveva detto Abraamo dopo il sacrificio di Isacco, che in realtà non avvenne, e la sua “risurrezione”, come leggiamo in Ebrei 11:19: “Abraamo… riebbe Isacco come per una specie di risurrezione”. Fu in quel momento che Dio gli rinnovò le sue grandi promesse (Genesi 22:14-18).

Ecco i tesori inesauribili di una grazia perfetta, in redenzione e in salvezza.

Nelle nostre montagne si accumulano le riserve d’acqua indispensabili per i periodi di siccità. “Cadi sulla terra!” dice Dio alla pioggia (Giobbe 37:6, 11). Ma che dire del monte di Dio e delle benedizioni che ne discendono? “Perché, o monti dalle molte cime, guardate con invidia al monte che Dio ha scelto per sua dimora?... Sia benedetto il Signore! Giorno per giorno porta per noi il nostro peso, il Dio della nostra salvezza!” (Salmo 68:15 a 20). 

Se Dio ha dato per la terra delle stagioni fertili con le piogge al tempo opportuno, a noi ha dato molto di più nel suo Figlio che Egli stesso ha innalzato al di sopra dei cieli, Uomo risuscitato e glorificato, seduto alla sua destra, unico autore della nostra salvezza.

A questo riguardo, il primo paragrafo di Efesini 4 ha attirato la mia attenzione: “Colui che è disceso è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa”. È lui che ha dato alla Chiesa delle persone con degli specifici doni “per il perfezionamento dei santi… fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio”. La lettura di quel brano mi fu suggerita da quelle sorgenti scoperte dal contadino e dalle canalizzazioni che hanno permesso di far arrivare l’acqua fino alla vasca vicino alla porta della fattoria. Ho pensato: la montagna è l’Uomo Cristo Gesù, innalzato in gloria. Le acque che essa contiene sono le grazie divine a disposizione della fede. Le tubazioni sono come quelle “giunture” (Efesini 4:16) che collegano il corpo di Cristo (la Chiesa). Il Capo del corpo è Lui glorificato, e da Lui “tutto il corpo… trae il proprio sviluppo… per edificare se stesso nell’amore”.

Quello che Gesù fu quaggiù per i suoi discepoli, ai quali nulla mancò nel tempo della sua presenza tra loro, Egli lo è per la Chiesa che è il suo corpo durante il tempo della sua assenza, composta da tutti i veri credenti uniti dall’unico Spirito. 

La fattoria, vicino alla quale stavo meditando, riceve ora tutta l’acqua necessaria alla sua sussistenza, grazie alle canalizzazioni che la portano fino alla vasca, dopo essere stata captata e raccolta sul fianco della montagna; acqua che vi si trovava già nascosta, in grande quantità. Allora ho fatto questa riflessione: in Cristo, la Chiesa possiede tutto il necessario per la sua crescita e la sua edificazione; ma come per poter usare l’acqua nella fattoria era stata necessaria un’aggiunta di tubi e di raccordi, così l’esercizio dei doni dello Spirito è fondamentale affinché tutto il corpo venga edificato e cresca. Tramite essi, Cristo glorificato nutre la sua Chiesa e “la cura teneramente” (Efesini 5:29).

Tutti noi dobbiamo crescere in ogni cosa verso di Lui che è il Capo (Efesini 4:16). Senza questa crescita, e senza una reale comunione con Lui, corriamo il rischio non solo di rimanere “bambini”, ma anche di essere sballottati qua e là da ogni vento di dottrina (Efesini 4:14). Quanti errori gravi, quante eresie ci vengono proposti, anche in modo subdolo, per farci “scadere dalla nostra fermezza” (2 Pietro 4:17)! Solo la fermezza nella verità che è in Cristo e l’esercizio di quell’amore che è stato “sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo” (Romani 5:5) possono essere la nostra salvaguardia.

La mutua dipendenza fra le varie membra del corpo crea vantaggi ma anche doveri reciproci (“la medesima cura” gli uni per gli altri – 1 Corinzi 12:25), affinché il corpo abbia un funzionamento normale, una giusta crescita e un buon sviluppo. Chiediamo al Signore che ci faccia capire qual è il dono che abbiamo ricevuto e qual è il servizio d’amore che dobbiamo svolgere, per poter assolvere ai compiti che vuole affidarci in mezzo ai nostri fratelli.

Desideriamo con ardore i doni spirituali (1 Corinzi 12:31)! Far parte di una chiesa locale che si riunisce nel nome del Signore, è una privilegio di grandissimo valore. Ma che posto abbiamo preso? Qual è il nostro atteggiamento? Desideriamo veramente e con umiltà il bene di tutti? Perseguiamo coi fratelli e le sorelle la giustizia, la fede, l’amore, la pace? (2 Timoteo 2:22)

Quando vedevo nella montagna quelle piccole canalizzazioni lungo le quali scorreva l’acqua, come nelle nostre vene circola il sangue che ci nutre, pensavo che sarebbe bastato che qualcuno di quei piccoli canali venisse ostruito, perché la fontana della fattoria cessasse di colare, nonostante le acque nascoste nelle viscere della montagna. Senza lo spogliamento dell’io, una pazienza e una fedeltà di cui il Signore ci ha dato esempio, ne verrà un danno per il singolo e per la chiesa. C’è dunque un’opera da fare che necessita di una devozione reale per Lui e per i suoi; la fedeltà a Dio e l’amore per i suoi danno oggi ai nostri cuori le gioie più grandi e avranno un premio nel cielo.

Che incoraggiamento per i credenti anziani quando, sul punto di terminare la corsa, voltandosi indietro, vedono giovani fratelli che dicono con tutto il cuore a Dio: “Eccomi, manda me!” (Isaia 6:8).

Guardiamo al Signore che ha compiuto l’opera che il Padre gli aveva dato da fare come un perfetto servitore (Giovanni 17:4). Prendiamo il suo “giogo” su di noi e impariamo da Lui; troveremo il riposo delle nostre anime (Matteo 11:29).

L. Gibert

28 dicembre - Non comprendiamo tutto e subito

Non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale.

Colossesi 1:9

 

Non comprendiamo tutto e subito

 

Il versetto di oggi ci parla di ciò che l’apostolo Paolo chiedeva a Dio nelle sue preghiere per quei credenti; ma anche noi abbiamo bisogno del Suo aiuto per conoscere a fondo i Suoi pensieri. Non illudiamoci di aver capito tutto della Bibbia, e non scoraggiamoci se alcune verità ci sono ancora un po’ oscure o se delle persone, fedeli al Signore e desiderose di comprendere, giungono in certi casi a conclusioni diverse. Paolo scriveva: “Se in qualcosa voi la pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella” (Filippesi 3:15). Resta il fatto che “ora conosciamo in parte e in parte profetizziamo... ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro”; “ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte sarà abolito... allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto” (1 Corinzi 13:9-12). ).

La donna Samaritana, al pozzo di Sicar, si era molto stupita che Gesù, uomo Giudeo, chiedesse da bere a lei, una donna samaritana. “Come mai?” aveva detto. Ma non appena il Signore si manifestò per quello che era, il Messia, “il Salvatore del mondo” (v. 42), le sue perplessità e la sua titubanza scomparvero.

Pietro aveva reagito bruscamente quando il Signore gli si era avvicinato per lavargli i piedi. “Non mi laverai mai i piedi!”, aveva detto. E possiamo comprenderlo. Come accettare che il Signore, il Messia, il Figlio del Dio vivente, si abbassi ai piedi dei suoi discepoli con l’umiltà di un servo? “Tu non sai ora quello che faccio, ma lo capirai dopo” (Giovanni 12:5-7).

La donna ebbe subito le risposte giuste; per Pietro c’è voluto più tempo, ma alla fine anche lui ha compreso, e molto bene.

domenica 27 dicembre 2020

Sedotti

“Nessuno, quand'è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte” 

Giacomo 1:13-15.


L'uomo è sempre pronto a sottrarsi alla responsabilità delle proprie colpe. Spesso, anche i cristiani hanno le idee confuse e di fronte a certe cadute, anziché riconoscere la loro mancanza di vigilanza finiscono per attribuire le colpe a Dio. “L'uomo rispose: La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell'albero, e io ne ho mangiato” Gen. 3:12. 

Nessuno... Giacomo afferma che, nella maniera più assoluta, Dio non può tentare nessuno. Un altro modo di scaricare le nostre responsabilità consiste nell'incolpare Satana. Certo non possiamo dimenticare la sua azione ma questo non deve servire per scaricare le nostre responsabilità. “ognuno è tentato dalla propria concupiscenza”.

La concupiscenza attrae e seduce. Linguaggio della pesca. Il pescatore per attrarre il pesce e farlo abboccare all'amo deve ricoprirlo con un esca appetitosa, qualcosa che piace al pesce e il problema è che il pesce è sempre in cerca di cibo. Dobbiamo solo essere attenti a quale cibo stiamo ricercando. Noi non siamo delle vittime inermi delle nostre concupiscenze.

Sansone fece la sua scelta quando disse a suo padre: “prendimela perché mi piace” Giudici 14:3.

La concupiscenza concepisce.... partorisce il peccato, ecco cosa succede quando anziché scacciare il pensiero, lo favoriamo, lo alimentiamo e ne troviamo piacere. Il peccato non è sterile, porta con se delle conseguenze: produce la morte. Nella Bibbia la morte ha spesso il significato d'interruzione della comunione con Dio. Comunione che può essere ristabilita con la confessione sincera del nostro peccato.

Davide, cosciente del suo stato, chiese: “Rendimi la gioia della tua salvezza” Salmo 51:12.

Dobbiamo ben stare attenti a noi stessi e al nostro cammino. La Parola di Dio, se letta e ritenuta con sincerità può ben aiutarci in questo.

La Bibbia o ti terrà lontano dal peccato o il peccato ti terrà lontano da questo libro.

27 dicembre - A un passo dalla morte

 Dio parla una volta, e anche due, ma l’uomo non ci bada.

Giobbe 33:14

 

Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!

Ebrei 4:7

 

A un passo dalla morte

 

Il 26 dicembre del 2004, un’onda anomala ha fatto centinaia di migliaia di vittime nel Sud-Est Asiatico. Le immagini di quel terribile cataclisma hanno commosso il mondo intero. Tra i sopravissuti, molti hanno visto morire dei membri della loro famiglia, degli amici, dei vicini di casa… Parecchi altri sono stati veramente a un passo dalla morte.

Può darsi che un giorno anche noi abbiamo sfiorato la morte, in un incidente o in una catastrofe scampata per un soffio. In quel momento, in cui eravamo così vicini a compiere l’ultimo nostro passo sulla terra, saremmo stati in grado di dare una risposta positiva alla domanda posta da Giobbe nel suo libro: “Il mortale spira, e dov’è egli?” (Giobbe 14:10)? L’aldilà ci viene svelato da Gesù nel Vangelo secondo Luca (16:19-31), nella parabola che racconta la situazione di due uomini dopo la loro morte: uno dei due si trova in un luogo di felicità, mentre l’altro in un luogo di tormenti. Nella Bibbia Dio distingue i credenti, che dopo la loro morte vanno ad “abitare con il Signore” (2 Corinzi 5:8), dai non credenti che un giorno dovranno affrontare “la morte seconda” cioè lo stagno di fuoco (Apocalisse 21:8; 20:15). La Bibbia è molto chiara a questo riguardo. Per tutti quelli che nel corso della loro vita terrena non si saranno riconosciuti peccatori davanti a Dio, rifiutando così la sua grazia, la morte non sarà altro che l’inizio dell’attesa terribile di quel giudizio eterno.

Oggi la bontà di Dio ci spinge a venire a lui per mezzo della fede nell’opera del suo Figlio Gesù Cristo (2 Corinzi 5:20).


sabato 26 dicembre 2020

Lettera per natale

Il natale e ritenuto dal cattolicesimo come il giorno in cui si ricorda la nascita del Signore Gesù e in questo giorno vengono ricevute tante letterine ma a riceverle è Babbo Natale. Ho provato ad immaginare un avvenimento al contrario e cioè che fosse proprio il Signore ad inviarcene una.

Ogni anno, in questo periodo, c'è una celebrazione speciale: il mio compleanno! Molte persone fanno dei regali, ci sono tante pubblicità ed in molte parti del mondo tutti parlano del mio compleanno che si sta avvicinando. E' bello sapere, che una volta l'anno, qualcuno mi pensa.

Come saprai, la celebrazione del mio compleanno è cominciata molti anni fa; all'inizio le persone sembravano essere grate per quello che avevo fatto per loro, mentre oggi nessuno pare sapere la ragione di questa festa. Le famiglie e gli amici si riuniscono e si divertono, ma senza riconoscere il vero motivo.

Ricordo che anche lo scorso anno c'è stata una grossa festa in mio onore. Il tavolo era pieno di cibo delizioso, dolci, frutta fresca, frutta secca e cioccolato. Le decorazioni erano bellissime e c'erano molti bellissimi regali incartati. Però sai una cosa? Io non ero stato invitato.

Ero l'ospite d'onore ma loro non si erano neanche ricordati di invitarmi. La festa era per me, ma quando il grande giorno è arrivato, sono stato lasciato fuori, mi hanno chiuso la porta in faccia... e io che volevo stare con loro e condividere la loro tavola...Mah! Ho deciso di partecipare alla festa ugualmente senza fare alcun rumore; sono rimasto lì in piedi, in un angolo.

Tutti brindavano e bevevano, alcuni erano ubriachi e raccontavano barzellette e ridevano per le cose più stupide, sembrava proprio che si stessero divertendo.

Oltre a tutto questo, un uomo grasso, vestito di rosso, con una lunga barba bianca è entrato nella stanza gridando: "Oh, oh, oh!". Si è seduto sul divano e tutti i bambini sono corsi verso di lui dicendo:

"Babbo Natale, Babbo Natale!” Come se la festa fosse in suo onore! 

A mezzanotte poi, tutti hanno cominciato ad abbracciarsi; ho allargato anch'io le braccia aspettando che qualcuno mi abbracciasse, ma nessuno mi ha abbracciato. Subito dopo hanno cominciato ad scambiarsi i regali.

Li hanno aperti uno dopo l'altro con grande gioia. Ho guardato se per caso ce ne fosse stato uno anche per me, ma niente. Come ti saresti sentito se al tuo compleanno tutti avessero condividessero regali e tu non ne avessi ricevuto neanche uno? Allora ho capito che non ero desiderato a quella festa e sono andato via, in silenzio.


Ogni anno la situazione peggiora: la gente si dà da fare per mangiare e bere, per i regali e le feste, ma nessuno si ricorda del “mio Natale”.

Vorrei che per questo Natale almeno tu mi permettessi di entrare nella tua vita.

Vorrei che riconoscessi il fatto che duemila anni fa io sono venuto nel mondo per dare la mia vita per te, sulla croce, per la tua giustificazione e sono risorto per la tua salvezza.

Oggi voglio solo che tu creda questo, con tutto il tuo cuore.

Molto presto, avrò la mia celebrazione: una grandiosa festa come nessuno ha mai immaginato, una festa spettacolare; sto ancora finendo gli ultimi ritocchi. Anche oggi sto mandando molti inviti, e ce n’è uno anche per te. Voglio sapere se desideri venire, così ti prenoterò e scriverò il tuo nome nel mio grande libro degli invitati perché soltanto coloro che sono su questo libro della vita potranno partecipare alla festa. Chi non risponde all'invito sarà lasciato fuori.


Puoi rispondermi personalmente e direttamente dal posto in cui mi puoi trovare: dal tuo cuore.

Parlami con una semplice preghiera, io ti ascolto, e poi ascoltami, io ti parlo con la mia Parola, la Bibbia.

A presto, ti voglio bene!

26 dicembre - L’incarnazione di Cristo

Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne… è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.

1 Timoteo 3:16

 

(Gesù) fu crocifisso per la sua debolezza; ma vive per la potenza di Dio.

2 Corinzi 13:4

 

L’incarnazione di Cristo

 

Il grande mistero dell’incarnazione – Dio diventato uomo nella persona di suo Figlio Gesù Cristo – attira anche lo sguardo degli angeli (versetto citato). Volsero il loro sguardo verso la terra, e in Lui videro la divinità onnipotente unita a un’umanità perfetta, totalmente dipendente da Dio. Colui che ha creato i cieli e la terra e tutto ciò che essi contengono, è quel fanciullo coricato in una mangiatoia! Il suo amore per l’uomo peccatore lo ha spinto a prendere forma umana, ma senza peccato. Inoltre, Gesù, il principe della vita, ha accettato volontariamente di passare per la morte; ha lasciato la sua vita per gli uomini affinché potessero essere liberati dalle conseguenze del peccato e della morte. È forse sorprendente che tali cose siano state oggetto dell’ammirazione degli angeli? Ciò che è incredibile, piuttosto, è l’indifferenza degli uomini di fronte a tali realtà. Essi danno solo uno sguardo distratto sia a quella mangiatoia sia alla croce del Golgota, e limitano il loro interesse a questo mondo, nella speranza di ricavarne ricchezza, disprezzando le ricchezze incomparabili di Cristo. Che follia!

Dio avverte: “Che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?” (Marco 8:36). Caro lettore, fermati e ascolta! È per te che Gesù è sceso dal cielo, è per te che ha sofferto il supplizio della croce. Egli ha subìto al tuo posto il giudizio che i tuoi peccati meritavano. Come puoi essere indifferente di fronte a tanto amore? Sarebbe un’ingiuria fatta a Dio che ha dato suo Figlio per te; sarebbe mandare la tua anima alla perdizione eterna.


venerdì 25 dicembre 2020

Gloriarsi di che cosa?

“Il saggio non si glori della sua saggezza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza: ma chi si gloria si glori di questo...conosce me” 

Ger. 9:23-24.


Per convincere meglio i suoi lettori della verità della Parola di Dio, un fratello citava i nomi dei grandi sapienti che avevano onorato Dio con la loro fede: il fisico Faraday, il botanico Carlo Linneo, l'astronomo John Herschell, il chimico Simpson, il matematico Cauchy e molti altri.

Certo ci rallegriamo che tutti questi uomini facciano parte della grande famiglia della fede, ma non vorrei che questo fosse un argomento importante per decidersi di venire a Dio. La loro fede non ha più valore di quella del più umile credente. Hanno creduto, non perché erano molto intelligenti ma perché erano molto bisognosi esattamente come tutti gli altri e hanno avuto bisogno di diventare come dei piccoli fanciulli per ricevere la Parola di Dio con la fiducia di un semplice fanciullo. La loro intelligenza naturale, abituata a valutare ogni cosa sotto un profilo razionale, ha dovuto essere messa da parte perché era d'intralcio alla fede necessaria per credere.

Hanno fatto ciò che ha dovuto fare ognuno di noi. Hanno ricevuto la Parola di Dio con semplicità, senza questa si scontrasse con la loro sapienza. Avranno certamente dei motivi eterni di gloria ma non gli avranno a motivo della loro sapienza naturale ma per il fatto che conoscono Cristo come loro personale salvatore.

25 dicembre - Gesù il Salvatore

Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia.

Luca 2:11-12

 

Gesù il Salvatore

 

Perché suo Padre il Signore lasciava

e nostra sorte voleva subir?

E perché mai questa terra guardava

e vi scendeva a soffrire e a morir?

Per noi discese dal cielo infinito

dove splendeva d’eterno splendor,

e sulla croce il giudizio ha subito,

vittima santa, il divin Salvator.

 

Perché Gesù nasce in tale indigenza,

Lui che del mondo è il sovran possessor?

E in una reggia ed in somma opulenza

qual Re dei re non riceve gli onor?

Nacque Gesù, dai regnanti ignorato,

in una stalla ed amò povertà,

per insegnare, o Maestro adorato,

a noi credenti la vera umiltà.

 

Perché Gesù sulla terra incontrava,

Lui santo e puro, e il disprezzo e il dolor?

E l’uomo in croce alla fin l’inchiodava,

benché innocente, qual vil malfattor?

Il sacrificio suo santo ora toglie

tutte le colpe a chi crede al Vangel;

e chiunque crede il Signore lo accoglie,

gli fa gustare le gioie del ciel.


giovedì 24 dicembre 2020

Vita e pietà

2 Pietro 1:3-15


“Con la propria gloria e virtù”

I veri cristiani sono stati fatti re. L’apostolo Pietro lo scrive in questi versetti e dice che Dio ci ha donato tutte le cose che appartengono alla vita: le sue preziose e grandissime promesse!

I destinatari di questa Lettera erano del popolo d’Israele e conoscevano le numerose promesse dell’Antico Testamento riguardo al loro popolo. Dal momento della loro conversione appartenevano al nuovo popolo di Dio e avevano ricevuto delle promesse ancora più grandi e preziose. Metto in rilievo soltanto i due più grandi doni che Dio ci ha fatto:

1) la vita eterna;

2) lo Spirito Santo che abita in ogni credente.

Quando Pietro ci presenta delle grandi verità le mette sempre e subito in relazione con la vita pratica. E’ scritto che Dio ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà… e ci ha chiamati con la propria gloria e virtù”. Ora, tutto ciò che Dio ci ha donato deve avere delle conseguenze sulla nostra vita quotidiana. Un esempio ci potrebbe aiutare a capire che cosa significa. Se un treno percorre una linea ferroviaria in salita, vi sono due locomotive: una in testa e una in coda. Ogni cristiano assomiglia a quel treno: la locomotiva che tira è la gloria che ha in vista, e la locomotiva che spinge è la virtù.

Anche i nostri binari della vita sono in salita. Davanti a noi ci sono la gloria e la vita eterna nel cielo che ci attirano verso l’alto, e tramite lo Spirito Santo abbiamo l’energia spirituale che ci spinge a questa meta. Tirati da davanti, spinti da dietro: questa è la vita del credente!

Che cosa caratterizza la vita cristiana?

Nei v. 5 a 7, ci sono otto qualità che dovrebbero caratterizzare la nostra vita di credenti. Pietro desidera che noi le abbiamo tutte. I cristiani dovrebbero essere delle persone diligenti, non soltanto nel loro lavoro professionale, ma anche spiritualmente. Qui siamo esortati a mettere “in questo, dal canto nostro, ogni premura”.

La prima cosa è la fede. Non si tratta della fede di quando ci siamo convertiti, ma di una vita di fede. Anche l’apostolo Paolo ne parla quando scrive ai Colossesi: “Avendo udito parlare della vostra fede in Cristo Gesù e dell’amore che avete per tutti i santi” (Colossesi 1:4). La fede va in una direzione verticale, verso Dio; l’amore per tutti i santi si esprime in orizzontale. Com’è la nostra vita personale? Conosciamo questa vita di fede?

Dalla fede deriva la virtù, o l’energia spirituale. L’energia spirituale, la fermezza nel Signore, provengono dalla nostra relazione di fede con Lui. Se rimaniamo fedeli in questa relazione intima e personale col Signore ci sentiremo più forti dopo le nostre preghiere e potremo continuare il nostro cammino di fede con dei passi fermi.

Ma l’energia dev’essere unita alla conoscenza perché altrimenti ci potrebbe spingere in una direzione sbagliata. Vi sono persone che a causa della mancanza di conoscenza si sviano dalla fede (1 Timoteo 6:20-21). La vera conoscenza si riceve tramite la lettura della Parola di Dio. Per questo la lettura personale della Bibbia è così necessaria. Non basta sentirla leggere nelle riunioni; ciascuno di noi dovrebbe acquisire una conoscenza personale del pensiero di Dio. Quando Pietro scrive della conoscenza, non allude soltanto a una conoscenza teorica della Parola, ma alle verità della Parola conosciute e messe in pratica.

Un esempio può spiegare la differenza tra i due tipi di conoscenza. Se una persona che abita di solito in città va ad assistere un pomeriggio come una famiglia di contadini raccoglie le patate, alla sera saprà solo come le patate vengono messe nei sacchi. Ma se aiuta la famiglia tutto il giorno, alla sera avrà piena conoscenza di cos’è la raccolta delle patate, e la sentirà anche nei muscoli della schiena! In questo senso Pietro scrive alla fine della sua seconda Lettera: “Crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pietro 3:18a). La base della nostra conoscenza della persona del Signore è la Parola di Dio, ma lo possiamo anche riconoscere nelle circostanze quotidiane della vita. A questo allude Pietro quando parla di conoscenza.

Dalla conoscenza consegue l’autocontrollo o la padronanza di se stesso. E’ di grande importanza, per noi stessi e per le nostre relazioni con gli altri, che non ci lasciamo andare, ma che la nostra vita sia caratterizzata dall’autocontrollo. Questa padronanza è necessaria sia nel servizio per il Signore in favore degli altri, che nel comportamento verso i nostri fratelli. Uno dei casi in cui va messa in atto è quando si devono sopportare le debolezze dei deboli.

Alla continenza segue la pazienza che è ugualmente importante nella vita di un credente. C’è un proverbio che dice: «Ogni inizio è difficile». Riguardo al lavoro nell’opera del Signore, un fratello ha modificato questo proverbio dicendo che ogni inizio è facile, ma poi ci vuole la pazienza. E’ proprio vero!

Alla pazienza segue la pietà che significa essere pii, avere timore, rispetto, amore per Dio e per le sue cose. La pietà vera viene vista dalle altre persone. E’ dunque importante come e di cosa parliamo, come ci comportiamo, quali decisioni prendiamo.

Il settimo punto è l’affetto fraterno. Molte volte si dice: Amiamo i fratelli sebbene alcuni siano difficili. Ma questo non è il vero amore fraterno. Noi amiamo i fratelli perché c’è qualcosa di bello e di attraente in loro. Faccio un esempio: Quando sono in viaggio in treno, tengo ben strette la mia valigia, perché non vorrei che me la rubassero. Ma dal momento che sono arrivato in casa di fratelli, non mi devo più preoccupare perché loro non me la ruberebbero mai; e anche per questo li amo.

Noi amiamo i fratelli perché Dio li ama, perché loro amano come noi il Signore Gesù, perché come noi amano la chiesa. Questo ci attira. Questo è l’amore fraterno. Noi tutti abbiamo ricevuto la stessa nuova vita. E adesso vedo nel mio fratello le stesse affezioni e come lo Spirito Santo agisce in lui.

Ma non ci sono dei fratelli difficili? Certo che ci sono. Però dobbiamo amare anche loro! Se lo facciamo con fatica e solo per senso del dovere non è il vero amore fraterno.

Poi viene l’amore, l’amore nel senso divino, l’ottavo anello della catena. Un amore che ama senza vedere nell’altro qualcosa che sia degno di amore. Così Dio ci ha amati quando eravamo ancora suoi nemici. A quel tempo non poteva trovare niente di amabile in noi, ma Egli ci amò ugualmente e mandò Suo Figlio su questa terra per salvarci. In questo modo anche noi dovremmo amare le persone del mondo nelle quali probabilmente non troviamo niente che sia amabile, ma che desideriamo con tutto il cuore che siano salvate. Abbiamo bisogno di questo amore anche nelle nostre relazioni fra credenti. Quando c’è una difficoltà o un problema con un fratello o una sorella bisogna che questo amore diventi attivo. In Romani 5:5 leggiamo che l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato, affinché ci rallegriamo in Lui. Ma in 1 Giovanni 4 leggiamo che “noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo” (v. 19).

“Queste cose”

Dopo che ha enumerato queste otto qualità che devono caratterizzare la nostra, Pietro continua su questo soggetto. Nei versetti che seguono, menziona ancora cinque volte “queste cose”.

- Versetto 8:“Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi...”.Pietro desidera che queste qualità siano trovate in noi, ma ci fa vedere anche che ci dev’essere una crescita. Se “abbondano” non siamo dei cristiani pigri che non portano frutto, ma che progrediscono e portano frutto (Colossesi 1:10).

Un coltivatore di alberi da frutto fa in modo che tutti i suoi alberi crescano e diano frutto ogni anno. Per questo li pota e li concima. Degli alberi che solo crescono, ma non portano frutto sono inutili per il contadino. Ma ci sono anche degli alberi che portano molto frutto, ma non crescono più. L’esperto prevede che entro due anni saranno morti.

- Versetto 9: “Colui che non ha queste cose...”. Se “queste cose” mancano, per quel credente vi saranno tre conseguenze:

è cieco, cioè cieco riguardo alla persona del Signore Gesù. Non riesce più a vederlo con gli occhi del cuore;

oppure è miope, vede soltanto le cose intorno a sé e non riconosce più la meta, cioè la gloria verso la quale sta andando;

ha dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati. Non è scritto che abbia perso la purificazione, ma non pensa più alla croce del Signore e a ciò che è avvenuto per la sua salvezza.

- Versetto 10: “Così facendo...” Pietro mette l’accento sulla pratica. Non vuole che siamo dei teorici, ma desidera che mettiamo in pratica quelle qualità, poiché così ci sarà “ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno”.

Da credenti possiamo avere una «stretta» o una “ampia” entrata nel regno del nostro Signore. La vera “ampiezza” ha a che fare col nostro premio. Essa sarà visibile quando il Signore Gesù apparirà in gloria per stabilire il suo regno. Tutti i Suoi santi lo accompagneranno in quel momento ed è allora che si vedrà se siamo stati fedeli al Signore su questa terra. Pietro desidera che l’entrata nel regno eterno del nostro Signore ci sia ampiamente provveduta.

- Versetto 12: “Perciò avrò cura di ricordarvi continuamente queste cose”. Pietro scrisse questa Lettera poco prima della sua morte da martire (v. 14). Ma siccome era ancora in vita voleva ricordare queste cose ai suoi fratelli. Questo servo del Signore ha così lavorato fino all’ultimo momento.

Quando la Parola di Dio viene proclamata, non si deve sempre andare alla ricerca di qualcosa di nuovo e di originale, ma bisogna presentare agli uditori ciò che sta scritto, anche se sono cose che già si conoscono. L’apostolo poteva scrivere ai ricevitori della lettera: “benché le conosciate e siate saldi nella verità che è presso di voi”. Questa era una buona testimonianza e una lode. Lo si potrebbe dire anche di noi? Ma Pietro sapeva che era necessario ricordare loro sempre queste cose.

- Versetto 15: “Affinché abbiate sempre modo di ricordarvi di queste cose.” Questo per noi è probabilmente il punto più importante. Abbiamo bisogno di fratelli che ci annunciano la Parola per ricordarci queste cose. Ma dobbiamo soprattutto crescere verso il Signore affinché diventiamo capaci di ricordarci noi stessi di queste cose. Pietro sapeva che dopo poco tempo sarebbe andato dal Signore e voleva che i credenti fossero essere capaci vivere senza di lui. Anche a noi il Signore ha dato dei fratelli che ci hanno spiegato la Parola e trasmesso istruzioni importanti. Forse adesso sono col Signore. Quanto è buono che ci ricordiamo di ciò che hanno detto.

Nella tua vita personale si trovano queste otto qualità: fede, virtù, conoscenza, continenza, pazienza, pietà, amor fraterno, carità? Caratterizzano la tua vita? Le metti in pratica? Te le ricordi o hai bisogno che ti siano ricordate?

M. Billeter

24 dicembre - Non c’è posto per Gesù?

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome.

Giovanni 1:10-12

 

Non c’è posto per Gesù?

 

Fin dalla sua nascita, non c’è stato posto per Gesù. Nell’albergo di Betlemme non c’era posto per accogliere quella giovane donna incinta, che arrivava da un lungo viaggio. Maria dà alla luce Gesù: dove verrà coricato il neonato? In una mangiatoia! È così che il Figlio di Dio è stato accolto sulla terra. Era un’offesa per Dio, ma Lui non ha giudicato quella gente. Anzi, poco dopo degli angeli apparvero ai pastori per annunciare loro “una grande gioia che tutto il popolo avrà: Oggi… è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore” (Luca 2:10-11). Il segno della venuta di Dio nel nostro mondo è proprio quel piccolo bambino coricato in una mangiatoia…

Passano più di trent’anni e Gesù è in cammino verso Gerusalemme. Manda dei messi per preparargli un alloggio in un villaggio della Samaria, ma l’atteggiamento degli abitanti di quel luogo fu ostile: “Quelli non lo ricevettero”. Gesù, rifiutato, non rispose con rabbia, come gli suggerivano due dei suoi discepoli, ma scelse umilmente di andare in un altro villaggio (Luca 9:51-56).

Anche noi dobbiamo chiederci: Che posto occupa Gesù nella mia vita? Gli ho chiuso la porta, oppure l’ho ricevuto con gioia nel mio cuore? È adesso che bisogna accettare Gesù con fede, perché un giorno ciascuno di noi sarà giudicato da Dio esclusivamente con questo criterio: Quando ti è stato presentato il Vangelo, hai creduto nel Signore Gesù, oppure lo hai rifiutato?

mercoledì 23 dicembre 2020

Cambiamenti

Bisogna constatare che l'amore di Dio e la sua pazienza nei confronti dell'essere umano sono davvero grandi! 

Ciò che l'uomo fa non è che un susseguirsi di delusioni. Non solo c'era stata la caduta in Eden, l'omicidio di Caino, la poligamia di Lamec, la malvagità dei loro discendenti “Ora l'Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo” (Genesi 6:5),  e poi l'immoralità di Cam, la ribellione di Nimrod, ecc. ecc.

In tutto ciò abbiamo la dimostrazione che il peccato ha infettato irrimediabilmente il cuore dell'uomo.

“Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato” Geremia 17:9.

Questa è la grande verità che vogliono sottolinearci questi primi capitoli della Genesi. L'uomo coltiva la grande illusione che migliorando l'ambiente, rendendolo più vivibile, meno stressante e anche più soddisfacente dal punto di vista economico, l'uomo potrà nutrire sentimenti di pace e di bene per se e per gli altri. Oppure diciamo che se potessimo dare una migliore formazione ed educazione all'individuo, questi potrebbe migliorare e abbandonare una volta per tutte ogni libero arbitrio, sentimento di supremazia e sopraffazione sopra i suoi simili.

Ma queste sono tutte favole smentite da ogni singola pagina della Scrittura.

Il cuore dell'uomo è “insanabilmente malato”. Occorre un intervento strutturale. 

Probabilmente vi è stato un periodo della vostra vita in cui la vostra coscienza era turbata da un certo peccato. Poteva trattarsi di immoralità, menzogna o forse arroganza, ma adesso questa non vi infastidisce affatto. Il vostro cuore si è indurito. 

“Chi commette il peccato è schiavo del peccato” Giovanni 8:34.

Vi sono innumerevoli persone che vivono sotto la tirannia dell'orgoglio, della gelosia, dell'ira, del pregiudizio o forse vivono sotto la schiavitù dell'alcool, del sesso o sostanze stupefacenti. Non possono smettere, sono schiave. Ma non basta, la mente dell'uomo è come coperta da un velo.

“L'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente” 1 Cor. 2:14.

Che triste condizione è quella dell'uomo. Dinanzi a lui rimane solo una via. Non può agire da solo, ne contare sull'aiuto di altri come lui. Deve affidarsi a Dio. Deve arrendersi al suo amore, alla sua pazienza e accettare ciò che solo Lui può fare: trasformare completamente il nostro cuore, rompere le catene, infrangere le sbarre delle nostre prigioni e donarci una “nuova vita”.

23 dicembre - Servitori dell’Altissimo

“Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo”.

Luca 1:31-32

 

(Gesù disse:) “Vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io… Se sapete queste cose, siete beati se le fate”.

Giovanni 13:15, 17


Servitori dell’Altissimo


Il tempo stabilito da Dio era giunto, e finalmente il Messia promesso stava per entrare nel mondo. L’angelo Gabriele appare a Maria e gli annuncia che sarà proprio lei a portare in grembo il Figlio di Dio. Maria è comprensibilmente titubante perché è vergine. Allora l’angelo le rivela il piano divino: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio” (Luca 1:35).

Che cosa meravigliosa essere degli strumenti che adempiono i disegni di Dio! E Maria, con la sua sottomissione e la sua devozione, è stato uno di quelli. Cari credenti, come Maria era pronta a compiere la volontà del suo Signore, anche noi abbiamo il privilegio di far parte dei piani di Dio. In che modo ci mettiamo a sua disposizione? È ben visibile il nome di Cristo nella nostra quotidianità? Ci applichiamo con gioia a “fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo”? (Efesini 2:10). Certo, il privilegio di Maria è toccato solo a una donna nella storia dell’umanità; ma ognuno di noi, ogni giorno, in qualunque luogo e situazione si trovi, ha il privilegio di onorare il proprio Salvatore, il Figlio di Dio venuto sulla terra per espiare i nostri peccati e per offrire a chiunque crede in lui la vita eterna. Che il Signore ci dia di essere maggiormente zelanti nel ricercare la sua volontà per compierla in favore dei bisognosi, per l’evangelizzazione e alla gloria del Signore.


martedì 22 dicembre 2020

Ancora per poco tempo

“La luce è ancora per poco tempo tra di voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi sorprendano le tenebre” (Giovanni 12:35). Questo diceva Gesù ai Giudei poco prima di morire e poi di tornare al Padre. Ma non fu ascoltato. Questo avvertimento che doveva portare la pace e la salvezza fu preso alla leggera e le tenebre caddero su quel popolo. Poco tempo dopo la morte di Gesù, Gerusalemme fu distrutta e i Giudei si dispersero in tutti i paesi del mondo. 

Da alcuni decenni una parte di loro è rientrata in Palestina e ha ricostituito la nazione d’Israele; ma non hanno pace. Le parole di Gesù erano state considerate, dai Giudei del suo tempo, parole vuote, senza importanza; non credevano che fosse il loro Messia e non gli hanno creduto quando diceva “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24:35). 

Caro lettore, oggi il Signore avverte anche te, ti cerca, ti chiama, ti dice che non c’è nessun vantaggio per l’uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi la l’anima sua (Matteo 16:26). Ti dice che è morto per te sulla croce caricandosi delle tue colpe, degli sbagli della tua vita, dei peccati che hanno offeso Dio. Vuole che tu sappia che non c’è Salvatore all’infuori di Lui, che “non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12); e questo nome è il Suo.  

I Giudei del Suo tempo hanno disprezzato i Suoi avvertimenti e tuttora la maggioranza di quel popolo li disprezza; ma li disprezzano anche milioni di persone in tutto il mondo, compresi molti che si dicono cristiani. Non è il Suo amore che ha fatto difetto, perché non c’è amore più grande del Suo che è arrivato a dare la propria vita per dei nemici quali noi tutti eravamo. 

Gesù ha fatto un lamento su Gerusalemme che lo rifiutava; ha detto, piangendo: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come la chioccia raccoglie i pulcini sotto le sue ali; e voi non avete voluto!” (Luca 13:34). 

Non avete voluto! La meravigliosa occasione di riscatto e di pace che Gesù offriva loro l’hanno lasciata cadere nel vuoto. Lascerai cadere anche tu la promessa di salvezza e di vita eterna che Dio ti rinnova mentre leggi quest’opuscolo? Certamente il Signore ti ha già chiamato altre volte, forse per mezzo di qualche circostanza della tua vita, e tu non ci hai fatto caso perché eri distratto da altre cose, o forse preoccupato per qualche triste situazione. Oggi la Sua chiamata si rinnova e potrebbe essere l’ultima. Approfittane. “Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui” (Giovanni 3:17). 

Cosa non facciamo noi per vivere al meglio questa breve vita terrena! Tanto più, allora, pensiamo all’eternità che, in base alla nostra decisione di oggi di accettare Cristo o di rifiutarlo, potrebbe essere di felicità o di tormento senza fine!

22 dicembre - Il centurione ai piedi della croce

Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, furono presi da grande spavento e dissero: “Veramente, costui era Figlio di Dio”.

Matteo 27: 54

 

Il centurione ai piedi della croce

 

Gesù è messo in croce, e un centurione dell’esercito romano è incaricato di controllarlo. È là perché il suo dovere lo obbliga, per impedire che i suoi discepoli vengano a liberare il loro Signore. Così, egli si trova faccia a faccia con Gesù. Alla fine di quelle tre ore terribili, “visto il terremoto e le cose avvenute”, udito il suo gran grido che ha dimostrato che Egli era ancora in pieno possesso delle sue forze, esclama: “Veramente, costui era Figlio di Dio” (Matteo 27:54; Marco 15:39), e ancora: “Veramente, quest’uomo era giusto” (Luca 23:47).

Questo soldato, pur abituato alla guerra e alla sofferenza degli uomini, ha visto la malvagità di tutti nei confronti di Gesù; ha assistito, per dovere, alla sua crocifissione, ma Dio non aveva permesso quella circostanza invano. Egli ha visto le tenebre stendersi su tutto il paese, ha visto il terremoto; ha sentito le sette frasi pronunciate dal Signore sulla croce, ha udito la promessa fatta al brigante pentito e la preghiera “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Di fronte a questi avvenimenti, il suo cuore è toccato; egli riconosce Gesù come il Figlio di Dio, e con la sua bocca lo confessa (Romani 10:10).

Caro lettore, non essere indifferente di fronte alla morte del Figlio di Dio!