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lunedì 31 gennaio 2022

31 gennaio - Interpretazione

“Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli”.

Matteo 11:25

 

Interpretazione

 

Si sente dire a volte: “La Bibbia non dev’essere presa alla lettera. Per uno stesso testo, ci sono diverse interpretazioni possibili…”

Se chiedo a mio figlio di andare a tavola immediatamente, può fare orecchie da mercante, oppure disubbidire apertamente. Eppure l’ordine è chiaro, e non dà luogo a varie interpretazioni.

La Bibbia dice: “Dio… ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (Atti 17:30). È un ordine, valido adesso, in ogni luogo e per tutti. Non è forse chiaro, indiscutibile?

Se porgo un dono a un amico, dicendo: “Tieni, è per te”, il mio amico si chiederà forse in che modo deve interpretare le mie parole?

Il Vangelo dice: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato (cioè donato) il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). Si tratta di una promessa per chiunque crede in Gesù. Non bisogna interpretare questo testo, ma semplicemente crederlo!

Siamo prudenti quando cerchiamo di interpretare certi passi della Bibbia. Potremmo rischiare di mescolare ad essi i nostri pensieri e sottrarci al suo messaggio, oppure di trascurare le certezze che Dio vuole darci. Se non possiamo dar fiducia a Dio, a chi daremmo fiducia?

È vero che la Bibbia contiene dei passi difficili. Ed è normale, perché la Parola di Dio è tanto più grande della nostra mente. Ma Dio ha avuto cura di indicarci chiaramente e con semplicità la strada per andare a Lui: “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato” (Atti 16:31). Dio parla per essere capito, e mantiene sempre le Sue promesse.


domenica 30 gennaio 2022

Religione

Ci sono svariate religioni ma un solo Evangelo.

Tra religione ed Evangelo c'è una differenza:


La religione è opera dell'uomo, l'Evangelo è rivelazione di Dio.


La religione è ciò che l'uomo cerca di fare per Dio l'Evangelo è ciò che Dio ha fatto per l'uomo.


La religione è l'arrampicarsi dell'uomo sulla scala della propria giustizia con la speranza di incontrare Dio sull'ultimo gradino; l'Evangelo è il fatto che Dio è disceso per la scala venendo a noi in Cristo, per incontrare noi peccatori sul gradino più basso.


La religione è la buona volontà dell'uomo, l'Evangelo è la buona notizia di Dio per gli uomini.


La religione riforma l'esteriore, l'Evangelo trasforma nel profondo.


La religione non ha mai salvato nessuno, l'Evangelo è “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” Rom. 1:16.


La tua fede è una semplice religione o è l'incontro con l'amore di Dio che ti salva in Cristo?

30 gennaio - L’incredibile storia di “Pollicino”

Sei tu che mi hai intessuto nel seno di mia madre… Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene.

Salmo 139:14

 

L’incredibile storia di “Pollicino”

 

Un mese dopo essere stato concepito, l’essere umano misura quattro millimetri e mezzo. Il suo minuscolo cuore batte dopo una settimana; le braccia, le gambe, la testa, il cervello ci sono già. A due mesi misura appena tre centimetri dalla testa alla punta dei glutei. Piegato, starebbe in un guscio di noce. Dentro la vostra mano chiusa lo vedreste appena, potreste schiacciarlo senza accorgervene. Ma aprite quella mano, e vedrete che è pressoché completo: mani, piedi, testa, organi, cervello, tutto è in ordine e non farà altro che crescere. Guardate più a fondo, con un normale microscopio, e scorgerete le sue impronte digitali. Tutto è ormai pronto per la sua futura carta d’identità!

In quel momento, il piccolo è grande come il mio pollice. E quando le madri raccontano ai bambini la favola di Pollicino, raccontano una storia vera. Ciascuno di noi è stato un “Pollicino” nel ventre di sua madre. Sì, ciascuno di noi è passato come lui per una specie di contrada sotterranea; un rifugio ricurvo con un bagliore rossastro e un rumore ritmato nel quale si vive una vita strana e meravigliosa. L’incredibile Pollicino, l’uomo grande come il mio pollice, esiste realmente; non quello della favola, ma quello che ciascuno di noi è stato.

La Bibbia dice che è Dio che ci ha tessuti nel ventre di nostra madre. C’è un progetto d’amore, unico per ciascuno di noi. Chi oserebbe interromperne il corso? 

sabato 29 gennaio 2022

Apparenza

Salomone, un famosissimo re, un grande saggio dell'antichità, scrisse che “gli occhi degli uomini sono insaziabili” (Proverbi 27:20), alludendo al fatto che in ognuno di noi c'è una forte aspirazione, quasi una smania, di vedere, di sapere, di ottenere, di godere sempre di più e di cose sempre più nuove. E' una frenesia che assilla ma che è destinata a deludere perché non soddisfa mai pienamente, non sazia mai.

Noi siamo fatti così, naturalmente protesi alla conquista di sempre più vasti orizzonti che però si allontanano man mano che avanziamo, come i miraggi dei deserti.

Dobbiamo ammettere che tutti restiamo facilmente influenzati dall'aspetto esteriore delle persone e degli oggetti da cui siamo circondati. Non c'è bisogno di consultare gli esperti in psicologia per trovare conferma a questa constatazione, la Bibbia c'è ne dà ampia prova.

Essa ci insegna che l'uomo si affanna per ciò che è vanità (Salmo 39:6) e guarda all'apparenza (1 Samuele 16:7).

L'uomo estromette dal suo campo di interessi ciò che, in base alla sua forma e al suo aspetto esterno, non esercita un'attrazione sui suoi sensi. Questo spiega perché, nel suo accecamento, non ha saputo discernere nel Signore Gesù quell'apparenza che lo avrebbe reso desiderabile “Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.” Isaia 53:2-3. Anzi, lo ha disprezzato e respinto.

Egli non è venuto per catturare i nostri sguardi ma per conquistare i nostri cuori. Non voleva la nostra ammirazione per ciò che appariva ma la nostra riconoscenza per ciò che ha fatto.

Ma c'è uno che apprezza il Figlio e trova in Lui il proprio piacere: il Padre. Per il suo cuore, questo Figlio diletto è il benedetto centro di attrazione per l'umanità colpevole. Quale grazia!

“Mentr'egli parlava ancora, ecco una nuvola luminosa li coperse della sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo” Matteo 17:5.

Egli è venuto per togliere “la sete” dal cuore di ogni uomo. Solo Lui calma la sete insaziabile dell'uomo. “Se alcuno ha sete venga a me e beva” gridò alle folle, assetate di pace e di verità. Alla fine della rivelazione di Dio, nell'ultima pagina della Bibbia, fra le ultime parole, c'è ancora un invito rivolto ad ogni uomo: “Chi ha sete venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita” Apocalisse 22:17.

29 gennaio - “Perché hai dubitato?”

Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» E, quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò. Allora quelli che erano nella barca lo adorarono, dicendo: «Veramente tu sei Figlio di Dio!»

Matteo 14:31-33

 

“Perché hai dubitato?”

 

Ecco un’altra domanda del Signore. I discepoli stanno attraversando il lago di Gennesaret mentre il loro Maestro è rimasto solo, in disparte, per pregare. Si fa notte e si scatena una bufera. La barca è in mezzo al lago sbattuta dalle onde, ed essi temono di non riuscire a raggiungere l’altra riva. Ma ad un certo momento Gesù viene verso di loro, camminando sull’acqua, e dice: “Coraggio, sono io; non abbiate paura!”

Pietro gli risponde: Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull’acqua”. Gesù gli dice: “Vieni!” e Pietro scende dalla barca e poi cammina sull’acqua!

All’improvviso, però, tutto cambia; Pietro vede che il vento è forte, ha paura e comincia ad affondare. E grida: “Signore salvami!” Allora Gesù lo prende per mano e gli dice: Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”

Quante volte Gesù potrebbe farci la stessa domanda! Perché dubitiamo? La nostra fede ha degli alti e bassi. A volte, come Pietro, possiamo procedere spediti contando sul Signore; siamo come al di sopra degli eventi e delle difficoltà. Poi, all’improvviso, ci facciamo cogliere dal panico e dallo scoraggiamento, ci sentiamo sfiniti e ci pare che ci manchi la terra sotto i piedi…

Ma possiamo gridare al Signore, chiedere aiuto a Lui, o anche solo sussurrare il Suo nome. Egli è presente, sente i nostri sospiri e ci tende la mano. Ma dobbiamo farlo con fede.

venerdì 28 gennaio 2022

Quanto vali?

Un credente scrisse: «In relazione a Te ci hai creato e il nostro cuore rimane inquieto finché non trova pace in te». Non troviamo soddisfazione assoluta nei beni materiali in quanto non siamo stati creati in relazione ad essi, ma in relazione al Creatore di ogni cosa che è la chiave della vera contentezza, la chiave per la vita eterna. La nostra voglia di dare alla vita un vero valore e un senso viene soddisfatta in Lui. 

Nel contesto di quanto detto fin’ora, è assai significativa la questione del valore: che valore abbiamo come esseri umani e attraverso che cosa lo acquisiamo? 

Nell’economia di mercato una persona ha importanza in base a quanto rende, fa e possiede, mentre valori aggiunti possono derivare dalle esperienze particolari.

Solo per citare alcuni esempi, l’aver girato il mondo, avere un hobby insolito o una posizione sociale importante rendono interessante una persona. Questo metro di valutazione, però, ha pur sempre il rovescio della medaglia: se noi fossimo apprezzati in base al profitto, alla proprietà e al vissuto, scadrebbe del tutto il valore umano, cosicché persone anziane o malate, i portatori di handicap, i disoccupati o i poveri non otterrebbero alcuna stima. Essi non apportano nulla alla società che basa tutto sull'efficienza, non hanno nella loro vita niente di attraente e spesso non possiedono nemmeno un’eredità che qualcuno potrebbe sfruttare. 

Se l’apprezzamento avviene in base ai criteri nominati, allora la vita si riduce ad un banale profitto-beneficio. Per questo motivo tante persone considerano la propria esistenza priva di un senso particolare. 

Nella Bibbia l’uomo è presentato come una creatura unica di Dio. Dio ci ha voluti e costituiti in relazione a Lui e ci ha forniti di capacità intellettuali, estetiche, creative e morali. 

Agli occhi di Dio ogni persona, che trae origine dal Creatore stesso, ha un valore immenso, come un bimbo ha valore per il cuore del padre. Egli ama il suo bambino indipendentemente dai giudizi altrui. Per l’amore del padre non importa la prestazione ma il fatto che, in quanto creatura, ogni essere umano è un suo figlio. Noi siamo importanti non perché abbiamo fatto qualcosa, ma perché deriviamo da Colui dal quale tutto ha inizio e al quale tutto tende. Il senso della vita che Dio ha prestabilito è diverso da quello che noi ci immaginiamo: Lui è il principio e lo scopo della vita, ha un progetto per ognuno di noi, ci ha realizzati con un obiettivo. La Bibbia afferma che noi siamo stati creati per avere comunione con Dio. Senza di Lui ci manca qualcosa. Il Signore Gesù si è incarnato ed è morto su di una croce proprio per questo, per ricondurci a Dio in una relazione eterna.

Scegliere di camminare lontani da Lui e senza di Lui è una follia e un vanificare ciò che Dio vuole e ciò che il Signore Gesù ha compiuto offrendo se stesso su di una croce.

A noi dunque la scelta. “io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva” Deuteronomio 30:19.

28 gennaio - Scoraggiato?

“Io so i pensieri che medito per voi”, dice il SIGNORE: “pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza”.

Geremia 29:11

 

(Gesù gli disse:) “Figliolo, coraggio, i tuoi peccati ti sono perdonati”.

Matteo 9:2

 

Scoraggiato?

 

Gli psicologi e gli operatori sociali hanno a che fare con un numero sempre maggiore di persone scoraggiate. Insuccessi professionali, delusioni affettive, problemi di salute… Le situazioni complicate sembrano senza uscita, occorre un aiuto dall’esterno.

Quand’era sulla terra, Gesù ha incontrato molte persone scoraggiate, e ogni volta ha dato loro una ragione per sperare, per continuare a vivere. Egli vuole farlo ancora oggi, forse proprio con te che leggi queste righe e che non lo conosci neppure. Vuole dirti che il tuo orizzonte non è chiuso, e che se credi potrai ricevere la forza di andare avanti. Prendi in parola la Sua promessa: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28). Metti la tua fiducia in Lui che ti ama personalmente come nessuno ti potrà mai amare. Ne vuoi una prova? Ha dato la Sua vita per te! E oggi ti offre la vita eterna e un posto con Lui nel cielo. Non tardare ad abbandonarti a Lui e a riprendere coraggio!

E tu che, pur essendo un credente, soffri per delle preoccupazioni, delle tristezze, delle difficoltà, ricordati che non sei solo; Gesù partecipa ai tuoi affanni. Come un tempo disse ai Suoi discepoli, dice ancora a te: Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:33).

giovedì 27 gennaio 2022

Ciò che Cristo è per la nostra anima

In un periodo in cui molti credenti sono portati ad occuparsi di problemi che sorgono in mezzo a loro e a tenere la loro mente impegnata in queste cose, c’è il pericolo che la persona di Cristo perda il posto che gli spetta nei cuori. Lo scopo di Satana è sempre quello di distogliere l’anima da Cristo. Egli sa come fare per introdurre altre preoccupazioni che prendano il posto di Cristo e delle “cose di lassù”, le quali dovrebbero occupare i pensieri dei credenti (Col. 3:1-3). Spesso lo Spirito potrebbe dirci, come un tempo alla chiesa di Efeso in Apocalisse: “Hai abbandonato il tuo primo amore”. La fedeltà e l’energia non mancavano a quei credenti; c’erano le “opere”, la “fatica”, la “costanza”; essi non potevano “sopportare i malvagi” e avevano messo alla prova coloro che avevano preso il posto degli apostoli e li avevano trovati bugiardi. Purtroppo, però, avevano “abbandonato il loro primo amore”, e ciò era fatale! Allo stesso modo anche noi possiamo essere attivi sotto molti punti di vista, esperti nei problemi di assemblea, ma se Cristo perde il posto che gli spetta nei nostri cuori, non ci sarà altro che aridità e incapacità. Il risultato sarà l’orgoglio e una buona opinione di noi stessi. Il vero termine di paragone per ogni cosa è invece il pensiero di Cristo.

Fra credenti avvengono delle situazioni che richiedono pazienza e comprensione gli uni per gli altri, poiché siamo ancora sulla terra e commettiamo degli errori; qualche volta non riusciamo a cogliere il pensiero del Signore. Ma quando si tratta di Cristo, della verità della sua persona, o della sua opera e dei suoi risultati, la Scrittura non ammette accomodamenti; bisogna agire con decisione perché accettare compromessi significherebbe venire meno alla lealtà che ad essa è dovuta. Ma creare delle dispute su argomenti che riguardano questioni marginali o differenze di opinioni relative ad affari personali tra credenti, e mettere quelle cose allo stesso livello di un problema che riguarda Cristo, non gli rende l’onore dovuto.

Tutte le altre verità trovano la loro giusta collocazione nella misura in cui si dà a Cristo il posto che gli spetta, vale a dire il primo!.

Prendiamo come esempio le verità relative alla Chiesa o all'assemblea locale che ne è l'espressione. Se esse costituiscono l'oggetto principale dei nostri pensieri, ma le separiamo da Colui che è il Capo della Chiesa e di cui essa “è il corpo”, le svuotiamo di ogni significato e rischiamo di impostare dottrine e regole che non hanno appoggio nella Scrittura; e questo può diventare anche un modo per esaltare noi stessi. Se invece siamo occupati di ciò che la Chiesa è per Cristo e dell'amore infinito che Cristo ha per lei, e di come è impegnato a "lavarla e a purificarla" mediante la Parola, per presentarla a se stesso "senza macchia, senza ruga o altri simili difetti" (Ef. 5:26-27), allora il cuore è portato a considerare ciò che Cristo è, e quali sono i caratteri meravigliosi del suo amore. E alla presenza di quest’amore noi impariamo a capire la nostra nullità!

Parliamo di servizio. Possiamo essere impegnati e attivi nel servizio del Signore, e ciò è buono e corretto; ma se il pensiero di Cristo non è vivente nel nostro cuore, il servizio diventa un lavoro abitudinario, oppure un mezzo che usiamo per far valere noi stessi. E' un servizio per noi stessi, un’opera fatta per noi e non per il Signore.

La stessa cosa si può dire per lo studio della Parola di Dio che è sicuramente molto importante. Ma se ce ne occupiamo in modo intellettuale, esso diventa arido e inefficace; diventa uno studio che piace all’intelligenza e ci spinge a inorgoglirci perché forse acquistiamo più conoscenza di altri. Ma se nella Parola si cerca e si trova Cristo, se ci si impegna ad imparare ciò che piace a Lui, allora l’anima trova nutrimento, e alla presenza della sua grazia ci si rende conto di quanto poco gli assomigliamo. Così, man mano che ci liberiamo del nostro “io”, Cristo diventa sempre più prezioso per la nostra anima.

Anche riguardo all'attesa della venuta del Signore, se l’attaccamento a Cristo non è realmente vivo, essa, che pure è una verità benedetta, diventa una semplice dottrina, una teoria fredda, che non produce alcun effetto pratico nella vita e nel cammino del credente. Solo nel momento in cui Colui che viene è posto davanti al cuore in maniera vivente, sentendolo dire “Sì, vengo presto” l’anima può rispondere “Amen! Vieni, Signore Gesù” (Apoc. 22:20). Se i sentimenti del cuore non sono rivolti a Lui, la mano non sarà sulla maniglia della porta per aprirgli quando verrà!

Quando, alla domenica, ci raduniamo per il culto di adorazione, se i nostri pensieri non sono umilmente e con sincerità occupati di Cristo in tutta la gloria della sua Persona, la lode diventerà un rituale vuoto e abitudinario. Ma se lo amiamo veramente, potremo contemplarlo come Figlio eterno del Padre, e allo stesso tempo come Uomo, pieno di grazia e di verità, perfetta espressione dell'amore di Dio, rivelato in un mondo di peccato e di peccatori. E allora la lode sarà accompagnata da un sentimento di sincera riconoscenza, e il cuore non potrà far altro che spandersi in adorazione davanti a Lui e davanti al Padre che lo ha mandato.

Lo Spirito Santo, del resto, è stato dato con lo scopo di glorificare il nostro Signore, perché il credente comprenda meglio, tramite la Parola, tutta la sua gloria, non solo come Figlio divino ed eterno, la "Parola", il "vero Dio" nei secoli dei secoli, ma anche come Parola diventata carne, umile "Figlio dell’uomo", uomo ubbidiente quaggiù. Per il credente, le verità che riguardano la sua Persona sono più importanti di qualsiasi altra dottrina. Lo Spirito ci porta a contemplarlo nella sua gloria personale come Figlio che è sempre stato nel seno del Padre, come la vita che era "la luce degli uomini", "l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo" (Giov. 1:1-4 e 29), e come Messia re d’Israele e Figlio dell’uomo a cui Dio ha sottoposto tutte le cose (Ebrei 2:8). Ma anche a considerarlo come il nostro Sommo Sacerdote che porta sempre i suoi riscattati sul suo cuore e sulle sue spalle, come nostro Avvocato se abbiamo mancato, Egli "il Giusto", sempre presso al Padre per restaurare l’anima tramite l’applicazione della Parola, pronto a lavare i nostri piedi svolgendo in nostro favore questo servizio pieno di tenerezza e di grazia (Ebrei 4:14-16, 1 Giov. 2:1-2).

E’ così che il servizio benedetto dello Spirito Santo fa in ogni pagina della Parola qualche nuovo raggio della gloria e della perfezione del Signore Gesù. Da ciò si deduce che il cuore del credente oltre ad essere completamente attratto da Lui in quanto Salvatore, è anche attirato verso di Lui perché vi trova tutta la sua gioia. E’ ciò che fu sperimentato da Giovanni a Patmos quando passarono successivamente davanti a lui i nomi e le diverse glorie che sono associati alla Persona di Cristo. Questo ci farà apprezzare sempre di più la nostra particolare relazione con Lui che "ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue". L’anima che trova la sua gioia in Cristo non può che esprimere così la sua adorazione: “A lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen” (Apoc. 1:5-6).

Tale contemplazione di Cristo farebbe sparire ogni egoismo e ogni durezza nelle nostre relazioni fraterne, poiché ci terrebbe occupati di ciò che le nostre sorelle e i nostri fratelli sono per Cristo piuttosto che delle loro eventuali mancanze o dei loro difetti. Essa ci renderebbe gelosi e diligenti riguardo alla gloria di Cristo e alle verità che lo concernono, ma anche pazienti verso i nostri fratelli, come Egli stesso era paziente coi suoi discepoli per i loro errori. Notiamo con che spirito pieno di grazia, che in realtà riflette quello del Signore, l’apostolo Paolo si indirizza all’assemblea di Corinto alla quale aveva ordinato di togliere il male che avevano lasciato sussistere in mezzo a loro: ”Vi ho scritto in grande afflizione e in angoscia di cuore con molte lacrime” (2 Cor. 2:4). Osserviamo anche come parla alle assemblee della Galazia, per le quali il problema del ritorno alla legge mosaica era veramente grave: “Io temo di essermi affaticato invano per voi”, “Sono perplesso a vostro riguardo” (Gal. 4:11). Tuttavia, non potendo sopportare il pensiero che essi abbandonino la verità, aggiunge: “Riguardo a voi, io ho questa fiducia nel Signore...” (5:10). 

Uno spirito di giudizio rigido e severo non è lo spirito di Cristo. Esso fa appassire gli affetti, inaridisce l’anima, genera l’orgoglio che non vuole piegarsi e rivela una mancanza di amore e di preoccupazione per le pecore più deboli del buon Pastore, qualità che sarebbero secondo il pensiero e l’esempio di Cristo. Se Egli ha lavato i nostri piedi, anche noi dobbiamo lavarci i piedi l’un l’altro, poiché Egli stesso ci ha dato l’esempio (Giov. 13:15).

Fratelli, consideriamo queste cose poiché ne abbiamo bisogno. Sopportiamo e abbiamo pazienza. Non tralasciamo mai di portarci l’un l’altro nei nostri cuori in preghiera, e ricordiamoci continuamente di ciò che Cristo è per i suoi e di ciò che i suoi sono per Lui.

27 gennaio - Ascoltare e parlare

Ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira; perché l’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio. Perciò, deposta ogni impurità e residuo di malizia, ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi.

Giacomo 1:19-21

 

Ascoltare e parlare

 

Ognuno di noi deve comportarsi in modo da essere di esempio e di aiuto a chi ci conosce. Ecco cosa scrive l’apostolo Giacomo: pronti ad ascoltare, lenti a parlare e lenti all’ira. Ascoltare è un atteggiamento di dipendenza, di attenzione soprattutto a ciò che Dio dice. Parlare è esprimere i propri pensieri.

Le parole che dobbiamo essere pronti ad ascoltare sono dunque le parole di Dio che troviamo nella Bibbia, espressione del Suo pensiero e della Sua volontà. Quanto a noi, non dobbiamo essere precipitosi ad esprimere i nostri pensieri che sovente non fanno altro che manifestare il nostro limite e la nostra incapacità. Ma bisogna anche essere lenti all’ira, evitare quelle reazioni violente che distruggono le relazioni umane e non risolvono i problemi. L’ira dell’uomo non adempie mai la giustizia di Dio e non è compatibile con l’essere figli di un Dio misericordioso e pietoso.

Inoltre siamo esortati a respingere ogni impurità ed ogni manifestazione della malizia del cuore, e a giudicare il male che si nasconde dietro le parole maligne e i comportamenti disonesti. Ma dobbiamo farlo non per ubbidire ad una regola esteriore che potrebbe servire solo a “soddisfare la carne” (Colossesi 2:23), ma ricevendo con amore la Parola di Dio, accogliendola nell’anima con quella dolcezza che si sottomette a ciò che Lui vuole. La Parola, così, potrà agire per liberarci da tutto il male che proviene della nostra natura e dal mondo.

(da “Mostrami la tua fede” – commentario della Lettera di Giacomo)


mercoledì 26 gennaio 2022

Tutti con il camice verde dei malati

“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” Romani 3:23.


Di recente ho dovuto subire un piccolo intervento in ospedale. Un'infermiera gentile mi ha fatto accomodare in una saletta dove avrei dovuto spogliarmi, riporre tutto in un armadietto e indossare solamente il camice verde che mi era stato fornito dentro un sacchetto di plastica.  

Dopo essere uscito mi sono trovato in una sala d'attesa dove mi sembra che tutte le persone si rassomigliassero. Non so dire se il mio vicino si vestisse abitualmente con eleganza o con abito sportivo; non so nemmeno se fosse arrivato a piedi, in taxi, o in Rolls Royce. Le differenze sociali e i simboli esteriori della ricchezza erano aboliti. Eravamo tutti allo stesso livello, tutti in camice verde e tutti malati.

Questo mi ricorda che Dio non fa differenza fra le persone. Il colore della pelle, l’estrazione sociale o il livello culturale non hanno importanza per Lui. Il suo verdetto è uguale per tutti: “Non c’è distinzione: tutti hanno peccato”. Ognuno di noi dovrebbe preoccuparsi di questa valutazione divina, molto più che dell’opinione dei nostri simili, poiché è al Dio giusto e santo che ognuno dovrà un giorno rendere conto. 

Ma se Dio ha “rinchiuso tutti nella disubbidienza”, è “per far misericordia a tutti” (Romani 11:32). Il Dio santo è anche il Dio d’amore che promette la liberazione e il perdono a chiunque accetta Gesù come proprio Salvatore. Anche tu che leggi questo articolo sei chiamato in causa. Dio ti ama così come sei, con le tue imperfezioni e le tue mancanze, la tua ricchezza o la tua povertà, la tua energia o la tua debolezza. Anche per te ha dato il suo unico Figlio, affinché tu non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16).

26 gennaio - “O morte, dov’è la tua vittoria?”

«La morte è stata sommersa nella vittoria». «O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge; ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.

1 Corinzi 15:54-57

 

“O morte, dov’è la tua vittoria?”

 

Che angoscia quando una grave malattia colpisce noi o uno dei nostri cari! Inizia allora un conflitto fra speranza e timore. Si interpellano i medici specialisti che prescrivono le cure del caso e il coraggio sembra rinascere… Ma basta questo per guarire? A volte sì. Altre volte, invece, la malattia segue il suo corso… e così alla fine sembra che abbia vinto la morte!

Dov’è dunque la speranza di fronte alla morte? Il capitolo 15 della prima Lettera ai Corinzi parla anzitutto della risurrezione di Gesù Cristo, della Sua vittoria sulla morte. Poi afferma che i credenti deceduti, quando Cristo ritornerà, saranno tutti resi viventi in un corpo nuovo simile al Suo. Ecco la vittoria, ecco la speranza: la risurrezione. Allora si adempierà la parola che è scritta: “La morte è stata sommersa nella vittoria”.

La morte ci tocca tutti, e riempie di timore e di incertezza chi non sa che Gesù Cristo è risuscitato. Egli dà la vittoria sulla morte a tutti quelli che credono in Lui. La condanna che noi meritavamo a motivo dei nostri peccati è stata subita da Lui sulla croce… Egli è risuscitato dopo aver subito il castigo al nostro posto. Ecco perché tutti quelli che credono sono considerati giusti da Dio e i loro peccati sono perdonati.

Tutti gli uomini, in quanto discendenti di Adamo, muoiono. Legati a Cristo, i credenti saranno resi viventi perché “sono di Cristo” (1 Corinzi 15:20-23).

A Dio sia la riconoscenza, a Lui che ci dà la vittoria mediante il nostro Signore Gesù Cristo!


martedì 25 gennaio 2022

Basta aprire la porta

La vita, in questo mondo, è come una specie di insalata mista, un insieme di sconfitte e di trionfi, disperazione e speranze. Lo stesso giorno può portare con se gioie e dolori.

La giustizia, che l'uomo pratica, è incredibilmente vicina all'ingiustizia. Le peggiori azioni verso alcuni sono alternate da gesti di affetto verso altri. La vita è ad un attimo dalla morte.

L'uomo ha disubbidito ha conosciuto il bene e il male ma senza la capacità di compiere il bene e senza l'energia di evitare sempre il male. 

Tutti giocano allo stesso gioco e nessuno vince.

«Nel cuore di ogni essere umano c’è un vuoto che solo Dio può riempire», diceva  il famoso matematico e fisico francese Blaise Pascal. 

Tante persone desiderano profondamente senso e valore, e nonostante ciò escludono Dio, eppure è solo Dio che può cambiare la nostra vita. Basta aprire la porta del nostro cuore.

“Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto” Luca 19:1-10. 

Chi permette a Gesù di entrare nella propria vita riceve da Lui la forza per cambiare: cattivi comportamenti possono essere superati, uomini possono essere liberati dall'avarizia, cupidigia, vanità, litigiosità e ipocrisia possono essere lasciate alle spalle, i matrimoni possono rinsaldarsi, i nemici riappacificarsi. Gli uomini possono cambiare del tutto, può avere inizio un cambiamento che riguarda un’intera vita umana. Così come avvenne 2000 anni fa’ per il piccolo uomo in Gerico, il cui nome era Zaccheo.  Egli fu rinnovato e liberato dalla sua avarizia e avidità, così possiamo anche noi oggi ottenere un cuore nuovo, capace di amare Dio e il nostro prossimo. Questo solo Dio può compierlo.

25 gennaio - La riconciliazione operata da Cristo

Al Padre piacque… di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui (Cristo), avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli.

Colossesi 1:19-20

 

La riconciliazione operata da Cristo

 

Per colpa del peccato dell’uomo la creazione è stata contaminata. Ma il Signore Gesù, grazie all’opera compiuta sulla croce, ha posto le basi per una riconciliazione con Dio di tutte le cose. “Fino ad ora, tutta la creazione geme ed è in travaglio”, scrive l’apostolo Paolo (Romani 8:22), ma c’è un futuro glorioso: “Anche la creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio” (8:21).

Oggi la potenza divina non è ancora intervenuta per stabilire i risultati di questa riconciliazione di tutte le cose, questo nuovo regime in cui tutto rientrerà nell’ordine, in cui i cieli e la terra, liberati dalla presenza e dalla potenza del male, godranno della relazione con Dio e delle relative benedizioni. Una prima manifestazione di questa riconciliazione avrà luogo quando il Signore Gesù dominerà sulla terra, in quel regno di mille anni preannunciato dai profeti dell’Antico Testamento e dal Libro dell’Apocalisse (19:6). Poi, quando “secondo la Sua promessa”, saranno stabiliti “i nuovi cieli e la nuova terra” nei quali abiterà la giustizia (2 Pietro 3:13, Apocalisse 21:1-5), il male sarà completamente abolito; allora la riconciliazione di ogni cosa con Dio avrà il suo pieno effetto.

Già ora tutti noi che abbiamo creduto, “giustificati (cioè resi giusti) per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:1). Al Padre e al Signore Gesù sia tutta la gloria!

(da La Lettera di Paolo ai Colossesi – commentario)

lunedì 24 gennaio 2022

Non c'è niente di risolto

In occasione di una delle tanti manifestazioni con incidenti, violenze, atti di vandalismo e cariche alla polizia, alcuni spettatori intervistati da un giornalista affermarono: Questi cortei non risolvono un bel niente. E' tutta la società che va cambiata.

Questa voce di popolo mette in risalto un opinione tipica del ventunesimo secolo. Il mondo nel quale viviamo infatti, nonostante il livello di civiltà di cui si vanta, nonostante le sue leggi, la sua polizia, i suoi tribunali, le sue prigioni sempre più affollate, non può “risolvere” il problema del male; al più si limita a soffocarne qualche effetto.

La storia delle varie civiltà ci mostra da ogni tempo l'esistenza e la permanenza del male in seno a tutte le società umane. 

“Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo” Genesi 6:5.

Volete conoscere le ragioni di questo stato morale? Nel libro del profeta Geremia, scritto sei secoli prima di Gesù Cristo leggiamo: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno” Geremia 17:9. Sì, chi ha una natura portata a fare il male non può aspettarsi niente di diverso. 

Il Signore ricordava a Nicodemo che: “Quello che è nato dalla carne, è carne” Giov. 3:6. Ingannevole, insanabile; se il nostro quadro è questo, che cosa potrà risolvere la miglior giustizia umana, e chi potrebbe cambiare una società costruita da uomini?

Bisogna quindi disperare? No! Perché quello che è impossibile all'uomo è possibile a Dio (Marco 10:27).

“Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne” Eze. 36:26. 

Al di fuori di questa rigenerazione, di questo rinnovamento operato da Dio, non c'è nessuna possibilità di cambiamento, né dell'uomo, né della società, che non fa che riflettere ciò che sono gli uomini che la compongono.

24 gennaio - Metamorfosi

Come abbiamo portato l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste… Bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.

1 Corinzi 15:49, 53

 

Metamorfosi

 

Un bruco si rinchiude nell’involucro protettivo della sua crisalide. Si potrebbe pensare che sia la sua bara. Niente affatto! Per un fenomeno misterioso, i tessuti della piccola creatura scompariranno, e da quella che pareva una sostanza amorfa uscirà una splendida farfalla.

Che straordinarie trasformazioni! L’insetto che prima strisciava, ora vola. Si nutriva di foglie ed ecco che ora succhia il nettare dei fiori. Da insignificante, allo stato di larva, è diventato una delle bellezze della natura.

Come per il bruco, la nostra vita sulla terra sembrerebbe finire in una tomba, come la ninfa inerte nel suo bozzolo. Ma, come le farfalle, i credenti risusciteranno con un corpo nuovo, alla venuta del Signore, per essere per sempre con Lui.

La Bibbia paragona il nostro corpo a un seme messo nella terra. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente” (1 Corinzi 15:42-43). Come tutto questo avverrà non ci è dato di saperlo. La nostra mente limitata non è in grado di comprendere tutti i misteri delle opere di Dio. Ma una cosa ci è rivelata: i credenti risusciteranno con un corpo incorruttibile, glorioso e potente, per vivere per sempre e abitare nella dimora eterna di Dio.

Impariamo a conoscere il grande libro della natura. Per la nostra istruzione il Creatore ha nascosto in esso, sotto forma di immagini, alcuni dei Suoi più prodigiosi segreti.

Ma la Bibbia dice che anche gli increduli risusciteranno, ma per essere giudicati e condannati a un’esistenza di tormenti, un’esistenza senza fine che non è chiamata “vita” bensì “la seconda morte” (Giovanni 5:29; Apocalisse 20:12).

domenica 23 gennaio 2022

Servire

“...hai detto: "Non voglio più servire!” Geremia 2:20. Ecco cosa il suo popolo aveva dichiarato sfrontatamente. Questa è anche la triste affermazione che molti cristiani fanno anche se non osano formularla ad alta voce. Poiché è impossibile non servire. Dio aveva tratto fuori il popolo dall'Egitto perché lo servisse (Esodo 4:23). 

Stiamo attenti ai nostri passi. Se gli voltiamo le spalle, “Poiché essi mi hanno voltato le spalle” (v.27), rifiutando di ubbidirli cadremo di nuovo sotto la schiavitù degli “idoli”, quali: la carriera, il denaro, il proprio io.

“Dove sono i tuoi dei che ti sei fatti?” v.28.  Quali sono i tuoi dei? Chi hai scelto di servire?

Siate sinceri, voi che vi siete allontanati dal Signore, vi ha questo giovato?

Egli è la sorgente di acque vive.

“Il mio popolo infatti ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua” v.13. 

A che vi servono le cisterne screpolate? Vi siete accorti che esse non tengono l'acqua?

Nel Salmo 63, il credente si trova in un deserto “languente in arida terra, senz'acqua” v.1; tale infatti è il mondo nel quale viviamo. Ha sete. Cerca, ma che cosa cerca fin dall'alba? L'ombra di un albero?  Un oasi verdeggiante? Una fresca sorgente? No. Cerca Dio. Lo conosce già, perché dice: “Tu sei il mio Dio”. Ma vuole averlo accanto a se nel cammino. Con Dio il deserto non sarà più un deserto. Dio vuole che ascoltiamo la Sua voce e ubbidiamo alla Sua Parola. Desidera che lo serviamo. Desidera che i credenti siano caratterizzati da “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” Galati 5:22. 

Vuole trasformare il deserto di questo mondo in un luogo di fonti. Desidera che chi a sete ed è alla ricerca dell'acqua della vita possa trovarne.

“Gesù stando in piedi esclamò: Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno” Giovanni 7:37-38.

23 gennaio - Apocalisse

Dio... comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo ch’egli ha stabilito.

Atti 17:30-31

 

Apocalisse

 

L’Apocalisse ha invaso il nostro immaginario contemporaneo. Le fictions di questi ultimi anni presentano spesso eventi terribili, guidati da un capo superpotente malvagio e mostruoso, catastrofi ineluttabili, improvvisi cataclismi distruttori in molti casi ispirati ad alcuni gravi fatti verificatisi in questi ultimi decenni. Tutto questo denota l’angoscia profonda dell’uomo davanti al proprio futuro in un momento in cui i già precari equilibri del pianeta sono gravemente minacciati.

Ma questo termine “Apocalisse”, nome dell’ultimo libro della Bibbia, oggi è usato impropriamente perché il suo vero significato è “Rivelazione”.

In questo Libro, Dio, di cui abbiamo conosciuto la bontà, l’amore e la grazia, si rivela come autore di spaventosi giudizi. Giudizi talmente terribili che il termine “apocalisse” ha assunto il significato che oggi gli è attribuito.

Dio è un Dio redentore. Mediante Gesù Cristo offre la salvezza e il perdono ad ogni uomo che si pente. Ma Dio è anche un Dio di giustizia e di verità, che ha il peccato in orrore e che non può rimanere indifferente davanti ai peccati commessi da un’umanità che vive senza di Lui. La Sua pazienza non sarà infinita, e le Scritture affermano solennemente che un giorno giudicherà il mondo.

L’annuncio di questi giudizi offre a ciascuno di noi l’occasione di porsi un serio interrogativo sulla nostra situazione nei confronti di Dio, e anche sulla fine dell’uomo e del mondo.

sabato 22 gennaio 2022

Menzogne

“Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse: Perché pensate cose malvagie nei vostri cuori?” Matteo 9:4.


Un umorista ha detto che la parola è stata data agli uomini perché potessero nascondere ciò che sono. In effetti le nostre parole vengono spesso usate per nascondere ciò che siamo realmente.

C’è la menzogna del criminale che si ostina a negare persino di fronte a prove schiaccianti; c’è l’arte della diplomazia che fa apparire onorevoli i peggiori tradimenti; c’è la furberia dell’affarista dalla coscienza elastica; c’è l’inganno dell’avvocato che fa passare per innocente il suo cliente colpevole; ma c’è anche quella che si chiama bugia pietosa, che nasconde al malato la sua condizione.

Ma che dire della facilità con la quale ci sforziamo di nascondere a noi stessi la nostra condizione morale, o tendiamo a scusare le nostre mancanze e a sfuggire alle nostre responsabilità? Come dice la Scrittura, “Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero. Tu mi scruti quando cammino e quando riposo, e conosci a fondo tutte le mie vie.  Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, SIGNORE, già la conosci appieno...Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo in cielo tu vi sei; se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là...Se dico: Certo le tenebre mi nasconderanno e la luce diventerà notte intorno a me, le tenebre stesse non possono nasconderti nulla” Salmo 139. 

Dio legge i nostri pensieri come su un libro aperto. Non possiamo nascondergli ciò che nascondiamo agli altri e a volte persino a noi stessi. Invece, quello che Dio ci chiede è di lasciarci penetrare dalla sua luce, di metterci a nudo davanti a Lui, perché arriviamo a confessare umilmente: Sono peccatore, ma la mia sola risorsa è la Tua grazia!

22 gennaio - “Questo è mio figlio!”

Il Signore corregge quelli che egli ama… Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga?

Ebrei 12:6, 7

 

“Questo è mio figlio!”

 

Un giorno, un passante assisteva da lontano a una rissa fra due ragazzi. All’improvviso, ecco che si intromette uno sconosciuto. Afferra uno dei due contendenti per il colletto, lo tira via, senza guardare l’altro, e lo sgrida energicamente. Lo spettatore, pensando di essere testimone di una palese ingiustizia, intervenne vivamente: “Perché lei punisce solo questo? Anche l’altro ragazzo è colpevole!”

Lo sconosciuto lo guardò con calma e gli rispose: “È vero, ma questo è mio figlio!”

Quell’uomo si sentiva responsabile della condotta di quel ragazzo, perché era suo figlio, e aveva a cuore la sua educazione.

Alle volte i credenti passano per dei momenti difficili, mentre tutto sembra facile per quelli che rifiutano di conoscere Dio e lo disprezzano. La spiegazione sta nella semplice risposta di quel padre: “Ma questo è mio figlio!”

Dio si occupa di noi per educarci, e questo dimostra che siamo figli Suoi! Egli s’interessa a noi e vuole il nostro bene. L’educazione paterna è privilegio esclusivo dei figli; è l’espressione dell’amore fedele del Padre verso di loro.

“Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d'animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli” (Ebrei 12:5-6). La disciplina produce poi un risultato che è per il nostro progresso e ci dà pace e serenità.

venerdì 21 gennaio 2022

Per abitudine

“Riponi la tua sorte nel SIGNORE; confida in lui, ed egli agirà”  Salmo 37:5.


Non fare i tuoi calcoli ignorando Dio.

La vita è così piena di complicazioni che viverla senza tenere conto dei Suoi piani la renderà un vero e proprio fallimento.

Dio deve entrare nella nostra vita come massimo fattore di tutti i nostri progetti.

Abbiamo l'abitudine di dare credito a Dio durante gli incontri religiosi e lì amiamo prestare ascolto alla Sua voce, ma un credente non lo si riconosce dal modo in cui sta seduto in una chiesa o dalla attenzione che pone dinanzi ad un messaggio, ma lo si riconosce dal suo modo di camminare in questo mondo.

“Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù”  Atti 4:13.

Appoggiarci su noi stessi ci porterà a diventare ansiosi, ci renderà instabili e perennemente preoccupati e le preoccupazioni portano a il logoramento.

Riposarsi nel Signore non dipende dalle circostanze esterne, ma dalla relazione che si ha con Dio.

21 gennaio - Il buon soldato di Cristo Gesù

Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.

2 Timoteo 2:3

 

Il buon soldato di Cristo Gesù

 

Se siamo dei veri cristiani dobbiamo aver imparato l’amore da Cristo. Gli uomini possono esserci nemici per via della nostra fede, come il Signore stesso prevedeva (Giovanni 15:18-21), però non sono mai nemici da combattere, semmai anime da conquistare, con amore, all’amore di Cristo. “Il combattimento nostro non è contro sangue e carne”, scrive l’apostolo Paolo (Efesini 6:12). La notte in cui Gesù fu preso dalle guardie, Pietro che cercò di difenderlo dovette, dietro ordine di Gesù stesso, riporre la spada nel fodero. Più di dodici legioni di angeli sarebbero accorsi in Suo aiuto se Lui l’avesse voluto (Giovanni 18:11)! “Il mio regno non è di questo mondo; – dirà a Pilato – se il mio regno fosse di questo mondo i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato in mano dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui” (Giovanni 18:36).

Eppure noi abbiamo dei nemici che ci impegnano in un combattimento continuo. Non sono tanto gli esseri umani, quanto gli spiriti satanici, “i principati, le potenze, i dominatori di questo mondo di tenebre, le forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12). Satana ci attacca continuamente. E poiché, come dice l’Ecclesiaste, “non c’è congedo in tempo di guerra” (8:8), ogni credente è arruolato in questo tipo di combattimento ogni istante delle sue giornate.

Lo scopo del nemico è di insinuare in noi dei dubbi o di farci cadere nel peccato, per disonorare il nome di Cristo e rovinare la testimonianza; oppure, di renderci inattivi nel lavoro per il Signore di modo che altre anime non siano portate a Cristo e siano perdute per sempre. Ma la nostra vittoria è la fede! La fede nella potenza di Gesù Cristo, se lo prendiamo per guida, per Maestro e Signore della nostra vita.


giovedì 20 gennaio 2022

Diritto di grazia

Nel mondo la possibilità di esercitare questo diritto è appannaggio solo di alcuni capi di stato o presidenti di una nazione. Viene esercitato raramente e secondo parametri spesso discutibili. In Italia la grazia viene concessa dal Presidente della Repubblica con atto controfirmato dal Ministro della Giustizia. Presupposto della grazia è che può essere concessa  solo su specifica domanda del condannato.

Sono tristemente noti due personaggi che si sono sempre dichiarati contrari ad esercitare questo diritto condannando a morte popolazioni intere, persone inermi, colpevoli solo di appartenere ad un altra etnia.

Pol Pot ,considerato uno dei più spietati dittatori del novecento, fu diretto ispiratore e responsabile della tortura e del massacro di 3.300.000 di uomini e donne. Tale è il numero  di vittime secondo la stima data dal governo vietnamita. 

Lon Nol, prima magistrato poi  capo di stato maggiore dei Khmer, responsabile dello sterminio di 2.500.000 persone.

In entrambi i casi non ebbero nessun scrupolo né esitazione, rifiutandosi sempre di esercitare  il loro diritto di grazia verso coloro che stimavano essere dei “nemici”, malgrado le  insistenti richieste che venivano da ogni parte del il mondo. Possiamo immaginare la disperazione di queste popolazioni consapevoli che la loro sentenza sarebbe stata emessa da giudici malvagi che non avrebbero concesso loro nessuna possibilità di salvezza. 

Non siamo qui per giudicare le azioni di questi due uomini, non spetta a noi farlo. Ma entrambi avranno già avuto a che fare con un giusto Giudice. E quando, varcata la soglia dalla quale non si ritorna, spogliati di tutti i loro titoli, privati di tutta la loro autorità, del loro potere, compariranno in giudizio cosa accadrà? Cosa saranno davanti a Dio? Colpevoli come gli altri, più grandi degli altri, alla mercé di un Giudice che a suo tempo aveva desiderato fare grazia a tutti gli uomini ma che adesso non potrà più esercitare quel diritto.

“Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi...Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita” Romani 5:6,10.

Solo l'amore di Dio può agire favorevolmente “mentre eravamo nemici”  e lo eravamo veramente.  Le nostre azioni lo testimoniavano, come pure le nostre parole e i nostri pensieri.

Però Dio ha agito con grazia non richiedendo niente da parte nostra, perché niente potevamo fare. E' intervenuto nella nostra vita “mentre noi eravamo senza forza”.

Lo ha fatto al momento opportuno “Cristo a suo tempo è morto”. Si è trattato del momento più favorevole di tutta la storia umana per realizzare e far conoscere a tutti gli uomini la sua grazia e la redenzione che si ha in Cristo Gesù.

E' misericordioso. Sebbene non meritassimo nulla Cristo “è morto per gli empi”

“Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” ver. 7-8.

Un amore che giunge fino a offrirsi in cambio di nemici colpevoli. Un amore assolutamente unico non riscontrabile fra gli uomini “Dio invece mostra la grandezza del proprio amore”.

Perciò l'amore di Dio evidenzia l'assoluta gratuità della sconfinata grazia di Dio. Egli è veramente qualcosa di infinito.

20 gennaio - “Dio mi sembrava così lontano!”

A tutti quelli che l’hanno ricevuto (Gesù) egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome.

                                                                                                                                          Giovanni 1:12

 

“Dio mi sembrava così lontano!”

 

«Sono nato in Marocco. Quando la nostra famiglia si è trasferita in Italia, ho continuato a praticare la mia religione, ma Dio mi sembrava così lontano! Aspiravo ad avere una relazione più stretta con Lui, lo cercavo, ma mi sentivo come nel vuoto. Nel frattempo, la mia sorella maggiore Fatima era diventata cristiana. Per noi era una vergogna; abbiamo strappato la sua Bibbia, l’abbiamo minacciata, ma non siamo riusciti a distruggere la fede che era in lei. Il fervore, la pace e l’amore che emanavano da lei mi hanno toccato. Su richiesta dei miei genitori, l’ho tenuta sotto controllo. Avevo già ricevuto alcune nozioni sul cristianesimo, ma quando sono entrato nella chiesa cristiana dove andava mia sorella e ho visto come quei cristiani adoravano Dio, fui veramente impressionato. Quei cristiani amavano Dio ben più di quanto lo amassi io.

Allora ho iniziato a leggere la Bibbia e sono stato conquistato dalla persona di Gesù. Un gran re che lascia la gloria del cielo per nascere in una stalla! Un re che mi diceva: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano!” Io sapevo che rubare o mentire era peccato, ma davanti alla croce di Gesù mi son reso conto della mia miseria. Così ho chiesto perdono a Dio, e nei giorni successivi anche a molte persone a cui avevo fatto del male. Detestavo mio padre, ma poi l’ho abbracciato chiedendogli perdono e perdonandolo a mia volta. Poco dopo, mio padre ha vissuto la mia stessa esperienza e ha accettato Gesù nella sua vita.

Ricevendo Gesù, ho incontrato il vero Dio. Adesso Lui è il mio Padre celeste! Grazie a Lui ho la pace e la certezza della vita eterna.»

Said


mercoledì 19 gennaio 2022

Mancanza di fiducia nel futuro

“Esaù disse: Ecco, io sto morendo; a che mi serve la primogenitura?” Genesi 25:32. 


Strano ragionamento. In effetti l'uomo naturale non ha fiducia nel presente perché è sfuggente, è vano.  “Vanità delle vanità tutto è vanità è un correre dietro al vento”, afferma l'Ecclesiaste.  L'uomo non solo è scettico riguardo alla vita che vive al presente ma mostra soprattutto un disinteresse nei riguardi del futuro. Il cuore naturale non attribuisce alcun valore alle cose di Dio ne alle sue promesse. E' come se dicesse: il tempo sparisce perciò mi disinteresso dell'avvenire e rinuncio a qualsiasi parte nell'eternità.

Così Esaù disprezzò la primogenitura. 

Gli Israeliti disprezzarono il paese desiderabile.

Il suo popolo disprezzò Cristo.

Gli invitati alle nozze disprezzarono l'invito.

L’uomo, con la sua prosperità e con l’energia della quale si gloria, il suo sapere e la sua abilità, non può nulla di fronte al tempo che passa inesorabilmente. Pensiamo alla moltitudine di essere umani che scompaiono a causa di malattie, di incidenti, di guerre, di atti terroristici e di catastrofi naturali… Quante vite stroncate prima della vecchiaia! Chi può pretendere di avere del tempo davanti a sé o avere fiducia in esso? Noi non sappiamo in quale momento dovremo lasciare questa terra, ma è chiaro che quel momento si avvicina ogni secondo che passa. Cosa succederà domani? Altri prenderanno il nostro posto, e il mondo continuerà il suo corso come se noi non fossimo mai esistiti. 

“Ho trent’anni davanti a me”, diceva un ricco direttore d’azienda, che all’apice della carriera pensava di poter prevedere la durata della sua prosperità. Forse pensava che il suo immenso patrimonio lo avrebbe messo al riparo dalla cattiva sorte, oppure non era cosciente del fatto che nessuno è padrone del proprio destino. Il suo calcolo si rivelò sbagliato.

La Parola di Dio avverte: “Che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?” Marco 8:36. Perdere l’anima significa privarla della presenza di Dio per l’eternità.

Gesù è venuto per salvare le nostre anime, donando a coloro che confidano in lui la vita eterna.

Dio, nel suo amore, vuole che tutti gli uomini siano salvati. Ha fatto delle promesse di benedizione e ci invita ad appropriarcene e la primogenitura ne è una figura.

“Poiché ogni primogenito è mio” Numeri 3:13. 

“all'assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli” Ebrei 12:23.

19 gennaio - Radicati, edificati e rafforzati in Cristo

 Radicati, edificati in lui (Cristo) e rafforzati nella fede… abbondando nel ringraziamento.

Colossesi 2:7

 

Radicati, edificati e rafforzati in Cristo

 

Paolo ci mostra l’energia segreta del nostro cammino su questa terra: essere radicati in Cristo. Le radici d’un albero, anche se non sono visibili, sono quelle che lo mantengono in piedi; più affondano nella terra, più l’albero è saldo e resiste al vento impetuoso. Mediante le radici, poi, l’albero trae l’acqua e i nutrimenti disciolti nel terreno, necessari per la sua crescita e la sua stessa esistenza.

È da Cristo, tramite la conoscenza sempre più profonda e più intima della Sua persona e del Suo amore che “sorpassa ogni conoscenza” (Efesini 3:19), che il credente trae forza e attinge energia per la vita spirituale; così può crescere e svilupparsi, e respingere gli assalti del nemico. L’apostolo Paolo aggiunge “edificati in lui”, cioè fondati su Lui, come un edificio costruito su un fondamento solido. Di conseguenza, la nostra fede si rafforzerà. La conoscenza di Cristo, la comunione con Lui, il godimento di ciò che Egli è, il possesso di tutto ciò che è racchiuso nella sua Persona benedetta, ci renderanno sempre più saldi negli insegnamenti della Parola di Dio. Non è un problema di intelligenza; la fede s’impadronisce del cuore, delle affezioni, oltre che della vita.

Infine, l’anima felice, che gode dei tesori d’amore e di grazia che si trovano in Lui, esprime la sua riconoscenza con ringraziamenti a Dio Padre e al Signore Gesù Cristo.


(da La Lettera di Paolo ai Colossesi – commentario

Edizioni Il Messaggero Cristiano)


martedì 18 gennaio 2022

Rivelazione

“Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni. Egli ha attestato come parola di Dio e testimonianza di Gesù Cristo tutto ciò che ha visto. Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!” Apocalisse 1:1-3.


Rivelazione di Gesù Cristo. Lo scopo di questo libro è proprio questo: darci una rivelazione completa del Signore. Cristo non è solo il creatore di tutte le cose, l'autore della salvezza, il Signore della storia e la nostra speranza. Noi conosciamo solo la storia passata, il libro dell'Apocalisse ci è stato data perché conoscessimo la sua gloria futura, il trionfante Re dei re ed anche i Suoi giudizi.

Dio è perfetto in ogni suo aspetto, il suo amore è perfetto, la sua grazia è perfetta ma sono perfetti anche i suoi giudizi.

Questo libro non viene letto spesso perché rivela avvenimenti, catastrofici, oscuri a volte indecifrabili, ma è  proprio la gravità di questi giudizi che dovrebbe spingere i credenti ad essere più attivi riguardo all'Evangelo, stando attenti a non dare un messaggio sterile, privo di peso. Dio ama tutti gli uomini ed ha mandato il suo Figliolo a morire sulla croce per tutti ed è preoccupato per sorte degli uomini non volendo che alcuno perisca.

A noi questa “preoccupazione” non tocca molto. La peggior cosa che un cristiano possa fare è quella di non avvisare del pericolo a cui l'umanità va incontro o quella di rassicurare le persone dicendo che tutto filerà liscio e che non c'è nessuna ragione di preoccuparsi.

Il nostro caotico e confuso mondo non ha altra necessità, se non quella di udire il messaggio della Buona Novella: il Vangelo di Gesù Cristo.

La rivelazione (apocalisse) non è un poema creato da qualcuno per intrattenere o incuriosire chi lo legge, non è un insieme disordinato di figure lasciate lì solo per un congresso di studiosi perché ci delizino con le loro spiegazioni e non è neppure il diario di un vecchio sofferente spinto a scrivere dalla solitudine dell'esilio. L'Apocalisse è la lettera di un Pastore a un gregge disorientato, un telegramma urgente, un segnale di allarme per i suoi affinché si affrettino fin tanto che c'è ancora tempo, tempo per dire: “Oggi, se udite la sua voce, non indurate i vostri cuori!” Ebrei 4:12.

18 gennaio - “Maestro, dove abiti?”

Gesù… domandò loro: “Che cercate?” Ed essi gli dissero: “Maestro, dove abiti?”

Giovanni 1:38

 

Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi.

Giacomo 4:8

 

“Maestro, dove abiti?”

 

Andrea e Giovanni avevano appena deciso di seguire Gesù. Lo conoscevano molto poco, avevano soltanto sentito dire che era “l’Agnello di Dio”, il Messia promesso e preannunciato dai profeti. Non appena si mettono al Suo seguito, Gesù si volta e chiede loro: “Che cercate?”

Questa domanda riguarda anche noi. Cosa cerchiamo nella fede cristiana? Un insegnamento religioso, un mezzo di crescita personale, una regola di condotta? Tutto questo potrebbe indubbiamente farci del bene, ma prima dobbiamo chiedere al Signore quello che hanno chiesto i due discepoli: “Maestro, dove abiti?” Anzitutto, abbiamo bisogno della Sua presenza, della presenza di Dio. Andrea e Giovanni forse non erano ancora pronti a lasciare tutto per seguire Gesù, ma desideravano avvicinarsi a Lui, conoscerlo a fondo. Allora il Signore dice loro: “Venite e vedrete”. È lo stesso appello dell’Evangelo: “Vieni a vedere” (Giovanni 1:46). Non dice “cerca in te stesso”, ma “vieni a conoscere me personalmente, a vedere coi tuoi occhi, a provare, ad apprezzare ciò che Dio ti propone”. Questa chiamata è personale, Andrea e Giovanni l’hanno udita insieme, sono andati a vedere dove abitava Gesù e sono rimasti con Lui non solo quel giorno; lo hanno servito fino alla fine della loro vita.

Noi possiamo essere in molti a cercare il Signore. Dove lo si trova? Lo si trova nel Vangelo che parla di Lui, negli scritti degli apostoli che spiegano il significato e il valore del Suo sacrificio alla croce e della Sua risurrezione. “Il Salvatore nostro Cristo Gesù… ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante l’Evangelo” (2 Timoteo 1:10).


lunedì 17 gennaio 2022

17 gennaio - La grazia dona; la fede riceve

 Tutti coloro che credono… sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.

Romani 3:22-24

 

La grazia dona; la fede riceve

 

Se rifiuto un dono, me ne privo e anche offendo il donatore. Più il dono è prezioso, più è grande la perdita per chi lo respinge e più grande è l’offesa fatta a chi lo ha donato. Dio ha donato nientemeno che il Figlio Suo con lo scopo di salvare tutti quelli che credono in Lui. Non credere equivale a respingere e disprezzare il dono di Dio. Che perdita per noi! Che affronto per Lui!

Eppure, molti non vogliono saperne del dono di Dio. Come mai? Qual è l’ostacolo? Spesso è l’indifferenza dovuta al materialismo nel quale viviamo. Ma c’è anche una ragione più nascosta. Dio è un Dio di bontà ma è anche santo, e la nostra coscienza non è a proprio agio a questo riguardo. Allora, alcuni pensano di poter presentare a Dio delle buone azioni, con l’idea che Lui li possa gradire e accettare come “giusti” e quindi meritevoli della salvezza. Ma la Parola di Dio dichiara: “Non c’è nessun giusto, neppure uno” (Romani 3:11). Ai peccatori, Dio deve solo fare grazia, e per definizione la grazia è un favore concesso a quelli che non meritano altro che la condanna.

Le numerose religioni inventate dagli uomini prescrivono di fare qualcosa per meritare il perdono di Dio per i peccati commessi, ma nessuno può incontrare Dio su questa base. Soltanto l’Evangelo, che annuncia il sacrificio di Gesù Cristo alla croce, indica la via per ottenere il perdono. E questa via è Lui stesso, creduto, ricevuto nel cuore, amato, ubbidito. Egli ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6).


domenica 16 gennaio 2022

A quelli che sono nella prova

Immaginate che questa mattina, nella vostra cassetta della posta, sia presente una lettera indirizzata proprio a voi che state attraversando delle difficoltà e che si esprima così: Voi che siete provati dalla malattia, dal lutto o da qualsiasi altra pena, non siate scoraggiati: la vostra tribolazione è momentanea e leggera. Ecco ancora uno di quei “consolatori molesti” (Giobbe 16:2), qualcuno dirà forse a questo punto. Parla così chi non è nella prova e forse non lo è mai stato. Facile incoraggiare gli altri quando a noi le cose vanno bene.

Vi sbagliate. Chi parla così è stato provato come pochi altri uomini. E' stato imprigionato ingiustamente molte volte, cinque volte ha ricevuto dai Giudei “quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità” 2 Cor. 11:24-27. Quest'uomo è l'apostolo Paolo, che dice: “Io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo” Romani 8:18. Sapeva ben distinguere le cose della terra da quelle del cielo, il tempo presente dall'eternità avvenire, e questi due tipi di cose non si possono confrontare.

Il più grande degli apostoli ci appare con la schiena lacerata dalle frequenti flagellazioni, il corpo consumato dalla fame, dalla sete e dalle intemperie. Un uomo nudo e infreddolito, perseguitato dai Giudei e dagli stranieri, cacciato da un posto all'altro senza fissa dimora. Era preoccupato sì ma non per le sue condizioni ma era: “assillato ogni giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese” ver. 28.  Questo è significativo che tale pensiero fosse in cima alla lista. Un pensiero che non riguardava se stesso ma gli altri. Voleva approfittare di tutto il tempo presente, di ogni istante, senza perdere un solo attimo, nonostante le  tutte le avversità, egli voleva che il suo sguardo continuasse ad essere fisso su le cose che sono eterne e che restano. Su ciò che Dio voleva: che possiamo essere di aiuto agli altri in ogni circostanza. Tutti coloro che sono stati abbassati nelle sofferenze a motivo di Cristo saranno innalzati nel cielo.