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sabato 30 settembre 2023

30 settembre - “Non ci riuscirò mai!”

“Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro”.

Isaia 41:10

 

“Io ti istruirò e ti insegnerò”.

Salmo 32:8

 

“Non ci riuscirò mai!”

 

Silvia ha sei anni e sta imparando a leggere. Davide ne ha dodici, e frequenta la scuola media. La bambina guarda i compiti del fratello. Si accorge di non capire nulla. Allora va dalla mamma, e le dice con una vocina inquieta: “Mamma, quando andrò alle medie, non riuscirò mai a fare quello che ha fatto Davide, è troppo difficile!”

Vedendola preoccupata, la mamma la rassicura: “Silvia, hai solo sei anni, Davide ne ha dodici. È normale che, alla tua età, quello che fa Davide ti sembri troppo difficile. Ma nessuno ti chiede oggi di fare i compiti di tuo fratello. La maestra ti chiede delle cose adatte alla tua età e sa che sei capace di farle. Impegnati soltanto ad imparare, giorno per giorno, quello che lei t’insegna. E quando sarà il momento, vedrai che sarai capace di fare quello che fa tuo fratello”.

Anche nella vita cristiana ci sono delle età spirituali diverse. La famiglia della fede comprende dei “ragazzi”, dei “giovani” e dei “padri”, come leggiamo in 1 Giovanni 2:12-14. Certi credenti sono più avanti di altri. Ma non paragoniamoci agli altri, e non chiediamoci se saremo capaci di fare le stesse cose. Diamo fiducia a Dio. Egli adatta ciò che ci chiede alle nostre capacità, che Lui conosce meglio di noi.

Oggi, impegniamoci ad imparare le lezioni di oggi. Esse ci preparano per quello che Dio vorrà insegnarci domani. Così, i nostri progressi spirituali saranno alla Sua gloria. 

venerdì 29 settembre 2023

29 settembre - Nel collegio

La parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio... essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.

Ebrei 4:12

 

Nel collegio

 

Cosa fa un Nuovo Testamento accanto al letto di quell’allievo? L’assistente lo scorge e lo apre a caso. Il suo sguardo cade sul testo di Matteo 11:25 e si mette a leggerlo ad alta voce, con tono ironico: In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli»”.

Poi si ferma, col viso come di sasso, chiude il libro e lo ripone. Voleva beffarsi della fede dello studente, ed ora ha la bocca chiusa.

Dio legge nel cuore di ogni essere umano e discerne tutti i suoi pensieri, anche i più segreti. Quindi sa anche mettere davanti ai nostri occhi il testo della Sua Parola appropriato al nostro stato spirituale e alla nostra situazione personale. Per prima cosa ci inviterà a volgerci verso di Lui per essere salvati, ma se siamo già credenti ci istruirà durante tutto il corso della nostra vita.

Indipendentemente da come siamo, Dio ci parla nei modi più adatti; e possiamo affermare che quando leggiamo la Bibbia, è Lui che ci parla direttamente.

Stiamo attenti alla Sua voce e non dimentichiamo le Sue parole. Perché la Sua parola, dice il Signore “non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata” (Isaia 55:11).

giovedì 28 settembre 2023

28 settembre - La grazia, dono di Dio

È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti.

Efesini 2:8-9


La grazia, dono di Dio 


Di questo passo biblico, così ricco, vorremmo far notare tre espressioni: per grazia, salvati, mediante la fede. 

– La prima, “per grazia”, dimostra che gli esseri umani, mediante i loro sforzi, non riescono a entrare in una relazione vivente con Dio. La conclusione dello stesso passo lo conferma: non si può essere salvati sulla base delle opere compiute. “Per grazia” significa che essere salvati dal nostro stato di perdizione è un favore. Entrare in relazione con Lui è una possibilità che Dio ci offre, gratuitamente. 

– Privato di questo legame vitale con Dio, l’uomo è spiritualmente morto nei propri peccati (Efesini 2:1), perduto, senza risorse. Perciò ha bisogno di un Salvatore. E Dio lo ha dato: ha mandato il Figlio Suo Gesù Cristo per liberarci dai nostri peccati. Tutti quelli che accettano questa liberazione come una grazia di Dio sono salvati fin da ora. 

Qualcuno potrebbe pensare: Se Gesù Cristo ha pagato per noi peccatori, tutti gli uomini alla fine saranno salvati. Come abbiamo già notato qualche giorno fa, questo pensiero, purtroppo molto diffuso, è gravemente errato. 

– Fate attenzione alla terza espressione: “mediante la fede”. Solo quelli che accettano personalmente questa offerta di grazia sono salvati, quelli che credono alle promesse del Vangelo, e danno fiducia a Dio e alle Sue dichiarazioni. 

 


mercoledì 27 settembre 2023

Cose nuove e cose vecchie - Da una generazione all'altra

Se nel campo tecnico ogni generazione fosse costretta a ripartire da zero, dovremmo ancora inventare la ruota. Il progresso non può essere realizzato che sulla base delle acquisizioni del passato. E se, d'altra parte, la generazione dei più anziani rifiutasse ostinatamente di adattarsi a nuovi metodi, ogni miglioramento sarebbe votato al fallimento. Questo si applica tanto al campo spirituale che alle cose materiali.


Esempi biblici

Dio si è rivelato all'uomo in modo progressivo, e le conoscenze date all'umanità delle prime ere sono servite di base alle rivelazioni successive.

Due pericoli opposti, rivelati dalla Parola, minacciano l'armonia fra le generazioni:

– elevare la tradizione al livello di verità assolute

– non tener conto dell'esperienza degli anziani.

Bildad, uno degli amici di Giobbe, basa i suoi argomenti sulla tradizione dei suoi padri, non potendo concepire qualcosa di nuovo, in questo caso che Dio colpisca un uomo giusto: “Interroga, ti prego, la generazione precedente, e sii attento alle ricerche dei loro padri”, egli dice (Giobbe 8:8). Per finire, Dio disapprova i suoi discorsi. Il re Roboamo, invece, si distoglie dal consiglio degli anziani; non ne tiene conto, dà retta ai giovani, e il suo regno va in rovina (1 Re 12: 6-17).


Esempi nella creazione

Anche nella natura questo duplice pericolo è dimostrato. Parecchie specie di animali sono scomparse dalla terra e altre si vanno estinguendo perché non riescono ad adattarsi alle nuove condizioni createsi per i cambiamenti climatici. E quando l'erosione, o qualche cataclisma, ha distrutto i sedimenti delle età precedenti, è molto difficile reintrodurre un ciclo naturale, sia vegetale, sia animale.


Equilibrio nell'insegnamento delle Scritture

Nell'insegnamento di Paolo a Timoteo c'è un sano equilibrio, garante di un vero progresso spirituale: «Considera quel che dico; poiché il Signore ti darà dell'intelligenza in ogni cosa» (2 Timoteo 2:7). In seguito, raccomandandogli di perseverare nelle cose imparate, Paolo dice che le Sacre Scritture possono rendere savi a salvezza, e che sono date per insegnare, riprendere, correggere, educare, quindi per fare dei progressi (2 Timoteo 3: 14-17).

In conclusione alla serie delle sette parabole del capitolo 13 dell'Evangelo secondo Matteo, il Signore dice: «Ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli è simile ad un padrone di casa il quale trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie» (Matteo 13:52). I tesori che scopriamo nei testi dell'Antico Testamento ci invogliano a ricercare nel Nuovo Testamento le ricchezze supplementari che esso contiene. Allo stesso modo, la bellezza del contenuto del Nuovo Testamento ci porta a considerare gli insegnamenti dell'Antico sui quali il Nuovo si basa. Nel nostro studio personale della Parola di Dio, le scoperte che facciamo ci stimolano e ci spingono ad informarci di ciò che altri hanno detto prima di noi; così pure, leggendo gli scritti dei credenti di un tempo saremo stimolati a ricercare noi stessi i tesori che questa Parola rinchiude.

L'umiltà di fronte alla Parola di Dio non deve mai mancare; ma non dev'essere una scusa per giustificare la pigrizia; riposarsi sulle acquisizioni dei credenti del passato è un pericolo, come lo è il disprezzarli. Ricordiamoci con riconoscenza le verità comunicata ai credenti del passato, ma non manchiamo mai di farne un'applicazione pratica per noi nelle condizioni in cui ci troviamo oggi.


Nelle famiglie e nella società

L'ambiente che condiziona la vita della società attuale, specialmente nelle città, è poco propizio al contatto fra le generazioni. Senza auspicare un ritorno alle condizioni di vita dei nostri antenati, deploriamo tuttavia la distanza che si è venuta a creare fra i giovani e gli anziani. Quando la terza generazione affianca la prima, dove questo è ancora possibile, c'è sempre un beneficio per tutti. Il gioioso dinamismo della gioventù è uno stimolante benefico per gli anziani, come la loro serenità e la loro ponderazione serviranno a mantenere in una giusta misura l'esuberanza dei giovani. Beato il radunamento in cui regna l'armonia fra le generazioni, e in cui ognuno sa trarre profitto di ciò che il Signore ha dato all'altro!


Un comandamento nuovo

Prima di lasciarli, il Signore disse ai suoi discepoli: «Io vi dò un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri» (Giovanni 13:34). Lo ripete ancora al capitolo 15, v. 12 e17, sostenendo le sue parole con questa dichiarazione: «Come il Padre mi ha amato, così anch'io ho amato voi, dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti dimorerete nel mio amore, come anch'io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore» (v. 9-10). Ecco dunque la chiave che rende possibile l'ubbidienza ad un tale comandamento. Da noi stessi, ne saremmo capaci? No, esattamente come quel dottore della legge il quale, di fronte al comandamento «ama il tuo prossimo come te stesso», deve cercare di giustificarsi chiedendo a Gesù: «Chi è il mio prossimo?» (Luca 10:27-29).


Un comandamento vecchio

L'apostolo Giovanni, a più riprese, ripete questa parola parola del Signore. Egli utilizza tuttavia un'espressione un po' enigmatica quando dice: «Diletti, non è un nuovo comandamento che vi scrivo, ma un comandamento vecchio, che aveste dal principio: il comandamento vecchio è la Parola che avete udita. E però è un comandamento nuovo ch'io vi scrivo; il che è vero in Lui ed in voi » (1 Giovanni 2:7-8). È certamente lo stesso comandamento, ma è vecchio, poiché già dato dal Signore nel corso del suo ministerio. Ma è anche nuovo, perché ora la vita di Cristo nel credente rende questo principio d'amore vero in noi come lo è in Lui. Il cuore del riscattato non diventa una sorgente di amore, ma è un vaso nel quale l'amore di Dio è versato in modo continuo «dallo Spirito Santo che ci è stato dato» (Romani 5:5).

Non si può forse dire che tutto ciò che è di Dio è sempre nuovo? Se l'amore di Dio è rinnovato nei nostri cuori, noi ne apprezzeremo la freschezza come il giorno della nostra conversione. Per essersi allontanata dalla sorgente, la chiesa di Efeso dev'essere ripresa dal Signore: «Io ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore» (Apocalisse 2:4). Rimaniamo dunque nella prossimità del nostro Salvatore e così le cose date nel tempo passato conserveranno il loro sapore mentre scopriremo noi stessi delle ricchezze sempre rinnovate.

27 settembre - “Il vostro sì, sia sì”

Il giusto odia la menzogna.

Proverbi 13:5

 

Tu desideri che la verità risieda nell’intimo…

Tieni lontana da me la via della menzogna.

Salmi 51:6; 119:29

 

“Il vostro sì, sia sì”

(Giacomo 5:12)

 

Immaginatevi un mondo in cui la menzogna non esista più. Che contrasto con ciò che viviamo nelle nostre relazioni quotidiane! Ma c’è da stupirsi? La Bibbia ci dice che il mondo è guidato da Satana “il padre della menzogna” (Giovanni 8:44) perché ha rifiutato Dio e il Suo Figlio Gesù Cristo che è “la verità” (Giovanni 14:6). Mancanza di rettitudine, ipocrisia, piccole bugie, mezze verità: così si regolano in fretta molte situazioni che metterebbero in imbarazzo o farebbero vergogna...

Facciamo attenzione. Questo veleno della falsità s’infiltra facilmente nei nostri pensieri e nei nostri discorsi. Dio aborrisce la “lingua bugiarda” e “il falso testimone che proferisce menzogne” (Proverbi 6:17, 19). Dio ci chiede di odiare ogni forma di falsità. L’apostolo Paolo scriveva ai cristiani di Efeso: “Bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo” (4:25). E a quelli di Colosse: “Non mentite gli uni agli altri” (Colossesi 3:9).

È per amore per Dio che dobbiamo impegnarci seriamente a dire la verità e a rinunciare alla menzogna. Se ci è capitato di venir meno su questo punto così importante, Dio desidera che confessiamo il peccato commesso, che permettiamo alla luce della Sua parola di mettere a nudo ciò che siamo e trovare la forza per non ricadervi più.  Davide così prega: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore... Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23, 24).


martedì 26 settembre 2023

26 settembre - 3° Comandamento: “Non pronunciare il nome di Dio invano”

Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.

Esodo 20:7

 

Cantate al SIGNORE, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza!

Salmo 96:2

 

3° Comandamento: “Non pronunciare il nome di Dio invano”

 

Certi Giudei ortodossi, seguendo questo comandamento, non pronunciano mai direttamente il nome di Dio, il ben noto tetragramma Yhwh (Iavé). Ma Dio non proibisce di pronunciare il Suo nome; anzi, i profeti e gli apostoli ci invitano a pregare pronunciando questo nome: “Chiunque invocherà il nome del SIGNORE sarà salvato” (Gioele 2:32; Atti 2:21; Romani 10:13). Dio chiede di non pronunciare il Suo nome con leggerezza, di non servirsene per dar peso a una nostra asserzione, o per confermare delle menzogne o delle mezze verità con l’intenzione di farsi valere o di ingannare gli altri. Questo comandamento proibisce non solo le bestemmie, ma anche i falsi giuramenti. Il nome di Dio non può neppure essere invocato per pretendere certi poteri o come “garanzia” di protezione o per esercitare pressioni sugli altri.

Il cristiano non deve dimenticare che porta il bel nome di Cristo: la parola “cristiano” deriva da questo nome! Forse debolmente, il vero cristiano rende visibili le caratteristiche di Cristo nella sua condotta e nelle sue relazioni, e fa conoscere questo nome di Gesù, il solo per mezzo del quale si può essere salvati (Atti 4:12).

La nostra cultura attuale tende a dimenticare il nome di Dio. Ma ricordiamoci che celebrare il nome di Dio, esaltare il nome di Gesù, quel “buon nome che è stato invocato” su noi (Giacomo 2:7), è un dovere nei Suoi confronti ed è per noi sorgente di gioia e di pace. “O SIGNORE,... al tuo nome da' gloria!” (Salmo 115:1).


lunedì 25 settembre 2023

Babele - Babilonia (3/3)

 BABILONIA NEL NUOVO TESTAMENTO

Tutti questi imperi hanno avuto il loro periodo di gloria e poi sono scomparsi. L’Impero Romano d’Occidente (l’ultimo), che ha conosciuto il punto culminante della propria potenza al tempo della nascita di Cristo (cfr. Luca 2:1), è crollato nel 476 dopo Cristo. Ma, in tempi futuri, si ricomporrà per un breve periodo (Daniele 7:25; Apocalisse 13:5), prima di essere annientato dal Signore Gesù con la sua apparizione. “La bestia che hai vista era, e non è; essa deve salire dall’abisso e andare in perdizione” (Apocalisse 17:8; cfr. 19:19-20). Questa bestia, che sale al contempo dal mare e dall’abisso, ha dieci corna, come la quarta bestia di Daniele (Apocalisse 13:1). E’ simile a un leopardo (la Grecia), i suoi piedi sono come quelli di un orso (la Persia), e la sua bocca è come quella di un leone (Babilonia) (13:2). Così l’Impero Romano, risorto, riunirà in sé tutti i caratteri degli imperi anteriori, dunque anche i caratteri della Babilonia storica. Notiamo che l’inversione dell’ordine cronologico degli imperi, nel cap. 13 di Apocalisse, si spiega con il fatto che Giovanni li vede retrospettivamente.

Dopo il rapimento dei credenti nel cielo, un’altra Babilonia avrà ancora una volta un ruolo terribile su questa terra. Sotto la guida di Roma, la potenza religiosa e commerciale della cristianità senza vita e senza Cristo diventerà Babilonia, “la grande prostituta” seduta su molte acque, la cui influenza si estende quasi su tutto il mondo (Apocalisse 17:15-18). Sarà anche caratterizzata, come lo fu Babilonia nell’Antico Testamento, dal miscuglio della religione con le cose del mondo, nella “confusione” più totale. Essa riceverà potenza dalla bestia dalle sette teste e dalle dieci corna – il capo del rinato Impero Romano risuscitato – sul quale sta seduta (Apocalisse 17:1-3).

Il parallelismo tra la Babilonia antica e quella futura non si trova né nella posizione geografica né nella potenza militare, ma piuttosto nella depravazione morale dei suoi sistemi, entrambi grandi antagonisti di Dio e dei suoi.

Mentre in passato la Babilonia dell’Antico Testamento venne travolta e rovesciata dai Medi e dai Persiani (Isaia 13:17; Geremia 51:11; cfr. Daniele 2:39; 5:28), quella del Nuovo Testamento sarà annientata dai dieci re dell’impero romano che “odieranno la prostituta, la spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la consumeranno con il fuoco”, un giudizio che viene da Dio (Apocalisse 17:16, 17; 18:8).

Se la profezia dell’Antico Testamento relativa alla caduta di Babilonia (Isaia 13:14; 46-47; Geremia 50:51) si è dunque già parzialmente realizzata con la sua conquista da parte dei Medi e dei Persiani, essa raggiungerà il suo completo compimento solo nel giudizio della Babilonia futura, che avverrà, evidentemente, prima che il Signore venga a regnare.

25 settembre - “È compiuto!”

Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: “È compiuto!” E, chinato il capo, rese lo spirito.

Giovanni 19:30.

 

“È compiuto!”

 

Gesù, il Figlio di Dio, è in croce. Il compito che il Padre gli aveva affidato è terminato (Giovanni 17:24). Prima di “rimettere il Suo spirito” nelle mani del Padre, il Signore proclama al mondo intero che la Sua opera è compiuta! Una proclamazione sublime per i risultati gloriosi ed eterni che essa comporta. La volontà di Dio e i Suoi consigli eterni di grazia e di giustizia possono ora concretizzarsi. L’opera di grazia, per la quale Dio doveva essere glorificato, il peccato pagato e il peccatore riscattato,  è stata condotta a termine.

Finalmente, da dopo la fine della creazione, Dio può di nuovo dichiarare che tutto era “molto buono” (Genesi 1:31), che l’opera è perfetta. L’uomo in Eden aveva guastato ogni cosa con la sua disubbidienza, e quando Dio, secoli dopo, aveva dato la Sua Legge, “santa, giusta e buona” (Romani 7:2), l’uomo si è mostrato totalmente incapace di rispettarla. Così, la legge non ha “condotto nulla a compimento”, e i “doni e i sacrifici” che essa prescriveva non potevano, quanto alla coscienza, rendere perfetti coloro che li offrivano (Ebrei 10:1).

La perfezione non si trova né in noi né attorno a noi. Essa si trova soltanto alla croce di Cristo. Là Egli ha compiuto un’opera perfetta che è in grado di rendere perfetti; un’opera compiuta una volta per sempre” (Ebrei 10:10), che non ha bisogno d’essere ripetuta, e alla quale nulla è da aggiungere, perché il Signore stesso la dichiara “compiuta”.

“È compiuto!” Questo grido di trionfo ha echeggiato nel silenzio del Calvario, dove è avvenuta la lotta più terribile che mai sia stata registrata negli annali della storia del cielo e della terra. E Dio, che fino a quel momento aveva mantenuto il silenzio, rende testimonianza alla perfezione del sacrificio di Suo Figlio lacerando la cortina del tempio dall’alto al basso e aprendo così l’ingresso fino alla Sua santa presenza. Ormai, la via “nuova e vivente” è aperta (Ebrei 10:19-20)!


 (tratto da “Ecco l’uomo!” – Edizioni Il Messaggero Cristiano)


domenica 24 settembre 2023

Babele - Babilonia (2/3)

 I QUATTRO IMPERI

Nelle profezie bibliche, Babilonia è vista come il simbolo dell’idolatria e dell’oppressione del popolo di Dio. Fu la prima potenza che conquistò la città di Gerusalemme, mettendo fine al regno che Dio aveva stabilito nel suo popolo.

Proprio al momento di questi avvenimenti hanno avuto inizio i “tempi delle nazioni” (Luca 21:24), perché Dio mise il dominio nelle mani delle potenze pagane. Questo tempo, che durerà fino all’apparizione di Cristo, è diviso nella Parola di Dio in quattro periodi che è importante conoscere per la comprensione delle profezie (Daniele 2 e 7; Zaccaria 1:6):

l’Impero Babilonese,

l’Impero Medo persiano

l’Impero Greco,

l’Impero Romano.

In Daniele 2, questi quattro imperi furono visti in sogno da Nebucadonosor, re di Babilonia, sotto una prospettiva umana. Essi apparvero come un’imponente statua la cui testa d’oro rappresentava lui stesso (Daniele 2:38). Il petto e le braccia d’argento indicavano l’impero medo-persiano (Daniele 5:26-28), il ventre e le cosce di rame l’impero greco (Daniele 8:20, 21) e, alla fine, le gambe di ferro e i piedi, in parte di ferro e in parte d’argilla, l’impero romano. La pietra che nella visione del sogno si distaccò dal monte, senza intervento umano, e che frantumò prima i piedi, poi tutta la statua, è Cristo, il cui regno “non sarà mai distrutto e non passerà sotto il dominio di un altro popolo” (Daniele 2:44).

In Daniele 7, i quattro imperi furono rivelati al profeta nella prospettiva divina. Daniele vide quattro diversi animali selvaggi salire dal mare. Essi rappresentano il vero carattere di questi imperi, fatti di brutalità e di ferocia, e di contrasto totale coi pensieri di Dio. Babilonia è descritta qui come un leone, la Persia come un orso, la Grecia come un leopardo e Roma come una bestia spaventosa e potente con dieci corna. Questa bestia sarà uccisa prima che il dominio sia dato a colui che viene “come un figlio d’uomo””sulle nuvole del cielo”. Anche qui, Cristo è visto come il vincitore definitivo.


24 settembre - “La mia prima preghiera”

Dio mio, io ho gridato a te e tu m’hai guarito.

Nell’angoscia gridasti a me e io ti liberai.

Salmo 30:2; 81:7

 

2. “La mia prima preghiera”

 

«Dio non lascerà mai nell’angoscia chiunque grida a Lui. Questo è il senso del Salmo 91 (v. 1-5), un testo che ho sempre avuto in mente... Allora dissi a me stesso: “Tu non sai tutto. Forse Dio esiste davvero”. E, seguendo l’esempio che propone Pascal – che fino ad allora non conoscevo feci una scommessa con me stesso. Se Dio non esiste, tu non hai niente da perdere. Ma, se esiste, tu puoi ancora guadagnare tutto... In sostanza dicevo a Dio: “Siamo chiari! Io non credo in te. Ma io non sono onnisciente. Se tu esisti veramente non sta a me trovarti. Sei tu che ti devi rivelare”.

E anche a una fede così lacunosa e pretenziosa il Dio onnipotente ha risposto! Non avvenne nulla di tangibile. Il mio stato di abbattimento durò ancora per lunghi mesi. Ma, da quel momento, iniziai ad oscillare tra il mondo del peccato e il regno della grazia di Dio. Per quindici lunghi mesi, la convinzione del mio stato di peccato davanti al mio Creatore santo e giusto continuò ad aumentare  fino a quando, meravigliato, scoprii che la Sua ira, che io meritavo, era caduta alla croce sul Suo Figlio diletto, il nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo.

È così che il solo vero Dio, Creatore del cielo e della terra, sostegno infallibile della Sua creazione, sovrano legislatore e Redentore del Suo popolo, si è fatto conoscere a me. Con mia grande meraviglia mi resi conto che quel Dio era degno di tutta la mia fiducia, e che la Sua Parola scritta, la Bibbia, era vera e pienamente affidabile.»

(estratti dalla testimonianza di Jean-Marc Berthoud)

sabato 23 settembre 2023

Babele – Babilonia (1/3)

Il nome Babele (o Babilonia nella sua forma greca) lo si incontra dall’inizio alla fine delle Scritture. La prima menzione è in Genesi 10:10, a proposito di Nimrod, un discendente di Cam: “Il principio del suo regno fu Babele”. In Apocalisse, Babilonia è la potenza di malvagità degli ultimi tempi (18:21). Per capire il significato di Babele e la sua influenza nefasta sul popolo di Dio, occorre considerarne la sua storia e il suo carattere.

BABELE NELL’ANTICO TESTAMENTO

Il fondatore di Babilonia fu dunque Nimrod (Genesi 10:8-10), “che cominciò a essere potente sulla terra”. Venne definito “potente cacciatore davanti al Signore”. La torre di Babele (Genesi 11) è un simbolo della glorificazione e della deificazione dell’uomo, del suo desiderio di raggiungere il cielo con le proprie forze, di acquistarsi fama senza tener conto di Dio (Genesi 11:4; Isaia 14:13; Geremia 51:53).

A Babele incomincia la ribellione. Nimrod, senza essere stabilito da Dio, dà inizio ad un impero universale, una “confederazione” delle moltitudini con lo scopo di farsi un nome, quando Dio solo ha il diritto di farsi un nome nel mondo (il nome di Gesù è “al di sopra di ogni nome”).

Da quel momento vi furono due nuovi elementi nel mondo.

Si formarono delle nazioni, mentre prima non c’erano che famiglie, e un individuo, un conquistatore, che si impadronisce dell’autorità.

Si diffuse l’idolatria, adorazione diretta o indiretta di Satana, in aperta ribellione contro Dio.

Babilonia è così diventata il simbolo dell’idolatria (Isaia 21:9 accenna a “tutte le immagini scolpite dei suoi dei” e Geremia 50:38 la definisce “un paese di immagini scolpite”) e del commercio delle cose preziose di questo mondo, che seducono il cuore dell’uomo (Giosuè 7:21; Apocalisse 18:11-14). Il significato del nome Babele, come è indicato in Genesi 11:9, è “confusione” “perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là li disperse sulla faccia di tutta la terra”.

Dal punto di vista storico, l’Impero Babilonese spiegò la sua potenza dopo il declino dell’Assiria, ossia negli anni da 626 a 539 a. C. Fu durante questo periodo che ebbero luogo gli attacchi decisivi di Babilonia contro il regno di Giuda (605, 597 e 586) le cui conseguenze furono l’assoggettamento dei Giudei e la loro deportazione, che durò settant’anni. (Gli abitanti del regno d’Israele, le dieci tribù, erano già stati deportati dagli Assiri nell’anno 721). Così, il popolo di Dio disubbidiente e ostinato, cadde sotto l’influenza e il dominio di questa potenza idolatra.

Nell’anno 539 a. Cristo, Babilonia fu conquistata dai Medi e dai Persiani (Geremia 13:17; Daniele 5:31), e nell’anno 537 un residuo giudeo poté ritornare a Gerusalemme (Esdra 1). Dopo la sua annessione all’Impero Persiano, la città di Babilonia perse progressivamente d’importanza. Tuttavia fu popolata fino all’anno 1000 dopo Cristo, in particolare dai Giudei (cif. 1 Pietro 5:13), prima di essere interamente abbandonata e di cadere in rovina.


23 settembre - “Io non cercavo Dio”

Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno.

Romani 3:11-12 

 

1. “Io non cercavo Dio”

 

“Io non cercavo Dio. La cosa mi era indifferente. Eppure i miei genitori avevano lasciato gli agi di una vita comoda in Svizzera per andare in missione. Vivevano una fede vigorosa e gioiosa, fondata sulla Bibbia, letta e meditata in famiglia, e soprattutto ubbidita. Io ammiravo, rispettavo e amavo molto i miei. Ma la loro devozione non m’interessava...

Nel 1960 lasciai il Sudafrica dov’ero nato per proseguire gli studi a Parigi, all’università. E fu allora che scoprii, nella nostra vecchia Europa, lo scontro senza esclusione di colpi fra due civiltà, quella dell’essere e dell’apparire (l’apparenza che oggi più che mai conquista le anime grazie al fascino della televisione e di internet) e quella delle realtà temporali, morali e spirituali.

Una domenica sera, a metà degli anni sessanta, su una banchina della stazione di Neuchâtel, sentii come se tutto intorno a me stesse crollando. All’improvviso persi la percezione della mia stessa esistenza. La sensazione della presenza del mio corpo mi aveva lasciato...

Nella Sua misericordia, Dio aveva bruscamente tolto il velo sulla vanità della mia vita, sul mio orgoglio senza limiti, mostrandomi che il frutto del peccato è la morte e che, in realtà, senza di Lui ero spiritualmente morto. Egli mi faceva sentire la mia condizione di peccatore e mi mostrava la mia vita assurda e senza senso, cosa che fino a quel momento mi aveva fatto orrore negli altri.”

(segue e si conclude domani)

venerdì 22 settembre 2023

Negligenza nella preghiera

Credo che una delle cause principali della freddezza del nostro cuore sia la negligenza nella preghiera fatta nei particolari. Sicuramente, tutta la verità riguardante le cadute dei credenti sarà conosciuta solo nell’ultimo giorno, ma voglio solo esprimere il mio pensiero considerando il cuore dell’uomo.

La Bibbia letta senza preghiera, dei sermoni ascoltati senza preghiera, un matrimonio contratto senza preghiera, la stessa preghiera quotidiana espressa rapidamente è l’inclinazione discendente che molti cristiani seguono. Queste tappe conducono il credente verso uno stato di paralisi spirituale o, anche, verso un momento della vita cristiana dove Dio permetterà che egli conosca una terribile caduta.

Potete essere assolutamente certi che vi è una debolezza nella vita privata, molto prima che vi sia una caduta visibile nella testimonianza esteriore. Il cuore si allontana da Dio nella vita di preghiera molto tempo prima che gli altri ne percepiscano il suo stato. Come Pietro, si comincia con non prestare attenzione agli avvertimenti del Signore: “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione” (Marco 14:38); poi, come tutti i discepoli, la forza se ne va e, nell’ora della tentazione, si rinnega il Signore.

Il mondo vede da lontano la caduta dei credenti e li deride in modo evidente, ma ignora quale sia la ragione. I pagani erano riusciti a costringere Origene, uno dei padri della chiesa, ad offrire dell’incenso ad un idolo minacciandolo di un supplizio più tremendo della morte. Hanno poi grandemente giubilato davanti alla sua vigliaccheria ed al rinnegamento della sua fede. Tuttavia, non sapevano quello che lo stesso Origene ha raccontato poi: quella mattina stessa, era uscito dalla sua camera da letto in fretta, senza terminare le preghiere che aveva l’abitudine di indirizzare a Dio.

Cerchiamo di non essere negligenti nella preghiera a tu per tu con Dio.

22 settembre - L’ambiente sinistrato

Nel passato tu hai creato la terra e i cieli sono opera delle tue mani; essi periranno, ma tu rimani... si consumeranno come un vestito... e saranno cambiati. Ma tu sei sempre lo stesso.

Salmo 102:25-27

 

Dio... ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia.

Atti 17:30-31

 

L’ambiente sinistrato

 

Qualche anno fa un ambientalista denunciava l’utilizzo sconsiderato delle risorse naturali. “Il problema scriveva – non è il ritorno alle condizioni del passato, ma riuscire a conservare almeno quello che c’è ora. Non possiamo tornare al giardino di Eden; possiamo soltanto rimuginare sui nostri errori. Il paradiso è perduto: l’ultimo giudizio è vicino”.

Quell’esperto faceva allusione alla Bibbia. Non sappiamo se fosse credente, comunque è proprio alla Bibbia che dobbiamo riferirci per trovare risposta ai nostri interrogativi, perché il suo autore è anche il Creatore dell’universo.

– Il giardino di Eden, il paradiso, è il luogo in cui Dio ha posto l’uomo dopo la Creazione, un luogo perfettamente adatto ai suoi bisogni e alla sua felicità.

– Il primo peccato, mangiare il frutto proibito, è in quel giardino che è stato commesso. Quella prima disubbidienza ha disonorato Dio e ha avuto conseguenze irrimediabili per l’uomo e l’intero pianeta. Il peccato è l’inquinamento che deteriora il mondo morale e porta con sé tutte le altre contaminazioni. In tutti i campi l’ordine stabilito da Dio è sconvolto. L’uomo responsabile ha fallito.

– Quell’esperto non lasciava molte speranze; effettivamente la Bibbia afferma che la terra sparirà per effetto del giudizio di Dio. Ma essa ci dà un messaggio di speranza: malgrado il male, malgrado l’inquinamento, possiamo conoscere Dio, possiamo avere il Suo perdono e la Sua pace. È da qui che dobbiamo cominciare.

giovedì 21 settembre 2023

Ciò che è necessario

Il popolo aveva chiesto un re. Pensavano che questa loro richiesta avrebbe risolto i loro problemi, ma invece di salvare la nave, Saul l'aveva quasi fatta affondare. Il primo monarca d'Israele si era dimostrato del tutto incompetente nel gestire i problemi di quel popolo. E poi c'erano i Filistei: un popolo abituato alla guerra, assetato di sangue, affollato di giganti, che aveva il monopolio del ferro e della sua lavorazione. I Filistei costruivano città; gli ebrei si ammassavano in tribù e tende. I Filistei forgiavano armi in ferro; gli Ebrei combattevano con fionde rudimentali e frecce. I Filistei possedevano carri di ferro: gli israeliti rispondevano con attrezzi agricoli e coltelli. Ci fu una battaglia in cui l'intero esercito israelita disponeva solo di due spade. Cosa fa Dio? Inviò Samuele a Betlemme a ungere re un fanciullo. Eppure era proprio questo che era necessario al popolo.

Le soluzioni di Dio possono sorprendere, ma dovremo aver imparato che quando siamo noi a cercarle non producono mai dei buoni risultati.

L'amore e l'interesse di Dio per noi dovremmo averlo ben presente; è sufficiente sfogliare le prime pagine della Bibbia per trovarne già le tracce.

“Dio il SIGNORE chiamò l'uomo e gli disse: Dove sei?” Genesi 3:9.

Questa domanda provava due cose: che l'uomo era perduto e che Dio era venuto a cercarlo; provava da una parte il peccato dell'uomo e dall'altra la grazia di Dio.

Bisognava che il peccato fosse tolto: l'uomo era forse in grado di compiere questa opera? Certamente no, perché è per mezzo suo che il peccato è entrato nel mondo.

Bisognava schiacciare il capo al "serpente" (cioè il Diavolo): l'uomo era forse capace? Certamente no, perché era diventato schiavo di Satana.

Bisognava soddisfare le esigenze di Dio: l'uomo poteva farlo? No, le aveva già calpestate.

Bisognava distruggere la morte: l'uomo ne aveva forse il potere? No, poiché egli stesso, per mezzo del peccato, l'aveva introdotta.

Così da qualunque lato ci volgiamo vediamo la nostra completa impotenza.

“Dio il SIGNORE fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì” v. 21.

 La tunica di cui Dio rivestì Adamo era un vestito, perché Dio stesso lo aveva preparato, mentre la cintura di foglie di fico era un abito inefficace e inutile perché era opera dell'uomo. Sapere che il vestito che porto per mezzo dell'opera della croce mi è stato preparato da Dio deve dare al mio cuore una grande sicurezza. Non si basa su ciò che io ho fatto ma su ciò che Cristo ha fatto per me. 

Dovrei aver capito che durante la mia vita ho l'assoluta necessità ascoltare non quello che il mio cuore suggerisce ma ciò che Dio mi dice ed ha in serbo per me. 

So che mi ha sempre cercato e desidera il mio bene. Solo Lui è in grado di conoscere ciò che per me è veramente necessario.

21 settembre - Costruire una torre, combattere

Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire?... Qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila?

Luca 14:28, 31

 

Costruire una torre, combattere

 

Esponendo le tre condizioni richieste per essere un Suo discepolo, Gesù tratteggia due figure. La prima è quella di un costruttore che vorrebbe edificare una torre (v. 28-30), l’altra è quella di un re che vorrebbe partire in guerra contro un altro re (v. 31-32). Il costruttore e il re devono considerare gli obiettivi che si prefiggono e valutare se hanno risorse sufficienti per raggiungerli. Possiamo prendere queste figure come un pressante invito a considerare il “costo” di essere discepoli di Gesù. La salvezza è un dono gratuito di Dio, ma implica la rinuncia al nostro orgoglio e alla nostra volontà personale. Siamo disposti a pagare un tale prezzo? O ricerchiamo un modo più agevole di vivere la nostra fede?

Ma possiamo guardare queste figure da un altro punto di vista. Attualmente il Signore ha un obiettivo: l’edificazione della Sua chiesa costituita da tutti i veri credenti che sono come delle pietre viventi. Ponendo le Sue condizioni, il Signore sottolinea l’importanza della qualità delle pietre necessarie alla costruzione.

Sappiamo che attualmente siamo impegnati in una “guerra contro le forze spirituali della malvagità” (Efesini 6:12). Le tre condizioni che seguono riflettono il grado di impegno che Gesù richiede ai Suoi “soldati”: se Gesù non è Colui che amiamo di più, nel momento critico lo rinnegheremo per compiacere a qualcun altro. Se Gesù non è in testa alle nostre priorità, nel momento critico rifiuteremo di lasciarci guidare da Lui e seguiremo il nostro sogno. Se Gesù non è il nostro tesoro più prezioso, nel momento critico respingeremo la Sua causa per proteggere il nostro “investimento”, dove abbiamo impegnato invano le nostre migliori energie.

mercoledì 20 settembre 2023

Acquistiamoci fama!

“Hai fatto perire l’empio, hai cancellato il loro nome per sempre” Salmo 9:5.


L’uomo, fin dall’inizio della sua storia, ha voluto “farsi un nome”. Con la sua iniziale disubbidienza a Dio, la sua relazione con Lui è stata interrotta. Da allora, Dio è diventato un giudice, e l’uomo cercò di cancellare la sua figura facendo della terra uno scenario di divertimenti e di svaghi. Privato della gloria di Dio e spinto dall’orgoglio, l’uomo volle costruire una città e una torre la cui sommità raggiungesse il cielo. Ciò che ricerca è la sua gloria personale: “Acquistiamoci fama!” Genesi 11:4. 

L’uomo manifesta così di avere in sé la radice del male. Spinto dall’orgoglio, destato in lui dal suggerimento di Satana (“sarete come Dio” - Genesi 3:5), cerca in tutti i modi di innalzarsi. Al centro dei suoi pensieri, del mondo e del suo sistema ci sarà il suo nome.

La presunzione ci acceca, ci spinge a disprezzare la Parola di Dio e la Persona di Cristo che essa ci propone per la nostra salvezza. La fede invece si fonda sempre sulla Parola divina. Com’è prezioso per il credente il nome di Gesù, “il nome che è al di sopra di ogni nome”! Egli s’inchina con rispetto davanti a quel nome e adora colui che lo porta. Presto, nel nome di Gesù si piegherà ogni ginocchio, e ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre (Filippesi 2:9-11).

20 settembre - La fornace

“Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà”.

Isaia 43:2

 

“Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai”.

Salmo 50:15

 

La fornace

(leggere Daniele cap. 3)

 

Nabucodonosor, re di Babilonia, aveva eretto un’immensa statua d’oro che lo rappresentava e aveva ordinato a tutto il popolo di adorarla, come se fosse una divinità. Ma tre giovani Ebrei vogliono ubbidire al vero Dio. Essi conoscono il primo comandamento “Non avere altri dèi oltre me... Non farti scultura, né immagine alcuna... Non ti prostrare davanti a loro” (Esodo 20:3-5), e decidono di non prostrarsi davanti alla statua. Allora vengono denunciati e portati davanti al re che, grandemente adirato, dà loro un’unica via d’uscita: o si prostreranno davanti alla statua o saranno bruciati vivi. Ma i tre giovani danno fiducia a Dio e rispondono al re: “Il nostro Dio... ha il potere di salvarci e ci libererà dal fuoco della fornace ardente e dalla tua mano... non adoreremo la statua d’oro” (Daniele 3:17-18). Furioso, il re ordina di legare i tre giovani e gettarli nelle fiamme. Ma che sorpresa! Soltanto i legami bruciano. I tre Ebrei possono camminare liberamente in mezzo al fuoco, e sono in compagnia di una quarta persona: Dio stesso che è lì con loro, e li protegge dall’azione del fuoco.

Il re, stupefatto, chiede loro di uscire dalla fornace e tutti possono vedere il miracolo compiuto da Dio in favore dei Suoi fedeli testimoni.

Anche se non pochi credenti sono stati martirizzati, siamo certi che Dio non lascia mai la fede senza una risposta. Quando siamo provati, appoggiamoci tranquillamente su di Lui. Egli in qualche modo risponderà, o accordandoci la liberazione o dandoci una forza speciale per sopportare la prova.

martedì 19 settembre 2023

Un amore che stupisce

Anche Giuda ha mangiato. Su in quella stanza poche ora prima della morte del Signore Gesù, anche Giuda ha mangiato e il Signore ha insegnato, lo ha avvertito.

Il Signore si preoccupò di Giuda. Il Signore lavò i piedi anche a Giuda. Faccio fatica a comprendere questo tipo di amore, un amore che si prende cura della bocca che tradisce. Il Signore si inginocchiò per lavare i piedi ad un uomo sleale. Un amore che potrebbe perdonare la persona più ignobile.

Faccio fatica a comprendere, che anche io, per un tempo, sono stato Giuda.

Ti ho tradito e tu sei rimasto fedele.

Ti ho offeso e tu mi hai onorato.

Ti ho dimenticato e tu mi hai cercato.

Ti ho mentito e tu mi hai detto il vero.

Ti ho accusato e tu mi hai difeso.

Ti ho abbandonato e tu mi hai sostenuto.

Ti ho deriso e tu mi hai elevato.

Ti ho derubato e ti sei donato.

19 settembre - 2° Comandamento. “Non farti scultura né immagine alcuna…”

“Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire”.

 

Esodo 20:4-5

 

2° Comandamento. “Non farti scultura né immagine alcuna…”

 

La rappresentazione della divinità era molto diffusa specialmente nell’antico Oriente. I popoli avevano molti dèi e adoravano gl’idoli, che rappresentavano i loro dèi. Il popolo d’Israele rischiava di seguire questo esempio e adorare dei falsi dèi prostrandosi davanti agli idoli, o anche di adorare Dio usando delle immagini che si supponeva potessero rappresentarlo.

Farsi degli “idoli” è mettere da parte la rivelazione di Dio e dare di Lui un’immagine distorta. Equivale a corrompere la rivelazione che Lui ci ha dato di Sé con un apporto umano, pensando forse che questo lo glorifichi. Dio è spirito. Nulla di materiale può rappresentare adeguatamente le Sue caratteristiche. Dio è invisibile. Non possiamo raffigurarlo con delle immagini. L’apostolo Paolo ha detto agli Ateniesi che non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall’arte e dall’immaginazione umana” (Atti 17:29).

Come possiamo realizzare la vera adorazione? A una donna della Samaria, che gli ha chiesto quale fosse il luogo in cui bisogna adorare, Gesù ha risposto:Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità (Giovanni 4:24).

Questo Dio invisibile si è rivelato, si è reso visibile nel Figlio Suo, che ha mandato sulla terra. In Lui e per mezzo di Lui impariamo a conoscere il vero Dio che ci ama e che si prende cura di noi.


lunedì 18 settembre 2023

18 settembre - Gesù Cristo è vivente

Ma (l’angelo) disse loro: “Non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l’avevano messo”.

Marco 16:6

 

Gesù Cristo è vivente

 

Tutti sanno cos’è un crocifisso: un oggetto che rappresenta Cristo inchiodato a una croce. In molti paesi, specialmente in Italia, se ne trovano un po’ dappertutto: nelle scuole, negli ospedali, in certi luoghi pubblici. Tutti ricordano che quasi duemila anni fa Gesù Cristo è stato crocifisso ed è morto.

Il messaggio del Vangelo, però, non si ferma alla croce. L’apostolo Paolo riassume così la sua predicazione: Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; fu seppellito; è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:3-4). I discepoli del Signore, che sono diventati Suoi testimoni, non hanno soltanto annunciato un Cristo morto, ma hanno testimoniato anche della Sua risurrezione: Voi uccideste il Principe della vita – dice Pietroche Dio ha risuscitato dai morti(Atti 3:15). 

Così Dio rivolge questo messaggio a tutti, anche oggi: Cristo è morto per pagare per i peccati di tutti quelli che credono, ma poi Dio l’ha risuscitato, dimostrando così di essere totalmente soddisfatto dell’opera perfetta da Lui compiuta.

La tomba vuota ci dà questa sicurezza: quelli che appartengono a Cristo, se sono morti, ritorneranno alla vita, come ha fatto Lui. Un giorno, il Signore verrà a prenderli: risusciterà quelli che sono morti e muterà i corpi di quelli che saranno ancora in vita, perché tutti siano in cielo con Lui nella casa del Padre (1 Tessalonicesi 4:13-18).

domenica 17 settembre 2023

17 settembre - La nostra relazione con Dio

Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente.

Genesi 2:7

 

Dio... ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo.

2 Corinzi 5:18

 

La nostra relazione con Dio

 

L’uomo, cos’è? Certamente non soltanto un insieme di atomi e con una complessità di funzioni che supera la nostra comprensione. L’uomo è dotato di uno spirito, il “soffio di Dio”, perché è stato creato alla Sua immagine. L’uomo pensa, desidera, comunica, crea... E tutto questo ha un senso perché è un riflesso della natura di Dio e non soltanto il risultato di processi biochimici e ormonali.

La nostra relazione con Dio, interrotta dalla disubbidienza dell’uomo, non può essere ristabilita da ragionamenti che provengono dallo spirito dell’uomo. È Dio che vuole rivelarsi all’uomo; è Lui che prende l’iniziativa. Oggi lo fa mediante la Sua Parola, quel libro meraviglioso che è la Bibbia, le “Sacre Scritture”.

In essa Dio ci annuncia che ha trovato un mezzo perché l’uomo si riconcili con Lui: ha dato il Figlio Suo Gesù Cristo che è morto sulla croce per espiare il peccato che ci porta alla perdizione. Poi Dio l’ha risuscitato e ora Gesù è vivente, “alla destra di Dio”. Mediante la fede in Lui, ogni uomo, ogni donna, può ritrovare la relazione col suo Creatore. Poi, chi è in relazione con Lui ha a cuore di onorarlo e servirlo, perché è stato “creato in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate” perché le possa praticare (Efesini 2:10).

Ecco il senso della vita del credente. È una vita che merita veramente di essere vissuta. “Per me, vivere è Cristo” (Filippesi 1:21), diceva l’apostolo Paolo, e questo è alla portata di tutti.

sabato 16 settembre 2023

Alcuni centurioni degni di nota

Nel momento in cui Israele, almeno nella sua parte responsabile, rifiuta il suo re esclamando: “Non abbiamo altro re che Cesare” (Giov. 19:15), degli esattori delle imposte, della gente comune, una donna peccatrice, un brigante, e alcuni centurioni romani riconoscono il Signore Gesù come il Figlio di Dio, il Salvatore.

Riflettiamo sulla storia di questi centurioni.


1. Il centurione il cui schiavo era malato (Luca 7:1-10)

Il centurione era un ufficiale romano che comandava una centuria, cioè circa un centinaio di soldati. In Palestina, il centurione era uno straniero che rappresentava l’invasore e, sul piano religioso, era un estraneo ai patti e alle promesse che appartenevano a Israele. Tuttavia, troviamo qui un centurione che amava il popolo d'Israele e che aveva anche costruito per loro una sinagoga a Capernaum. Non sappiamo se era convertito al Giudaesimo, ma aveva certamente capito che il Dio d’Israele era il grande Dio dei cieli e della terra.

Questo centurione aveva alcuni schiavi e uno di questi, al quale era molto affezionato, era malato gravemente e stava per morire.

Egli aveva sentito parlare di Gesù e dei miracoli da lui compiuti; allora, con fede, gli manda degli anziani dei Giudei, a pregarlo che venisse da lui. Il centurione sa per esperienza che cos'è l’autorità. Egli vede nel Signore qualcuno che è rivestito di un’autorità ben più grande della sua, e del quale egli si giudica indegno. Così si pone in una posizione di servitore nei confronti del Signore, e aspetta una sua semplice parola in favore del suo schiavo. 

Il centurione non si giudica degno di andare personalmente da Gesù, mentre gli anziani dei Giudei lo stimano degno di ricevere una risposta alla sua richiesta. Il risultato della sua fiducia è immediato: lo schiavo è guarito, e il Signore si volge verso la folla che lo segue e dice: "Neppure in Israele ho trovato una così gran fede” (v. 9). 

Il centurione di Capernaum ha avuto l’onore di essere pubblicamente approvato dal Signore e di essere fra quelli di cui il Signore ha ammirato la fede.

Che questo ci incoraggi a seguire il suo esempio!


2. Il centurione ai piedi della croce

Un centurione è stato incaricato di controllare Gesù. Egli è là perché il suo dovere lo obbliga, per impedire che i suoi discepoli vengano a liberare “il crocifisso”. Egli si trova faccia a faccia col Signore. Alla fine di quelle ore terribili, “visto il terremoto e le cose avvenute”, udito il suo gran grido che ha dimostrato di essere ancora in pieno possesso delle sue forze, esclama: “Veramente, costui era Figlio di Dio” (Matteo 27:54; Marco 15:39), e ancora: “Veramente, quest’uomo era giusto” (Luca 23:47)

Questo soldato pur abituato alla guerra e alla sofferenza degli uomini, ha visto la malvagità di tutti nei confronti di Gesù; aveva assistito, per dovere, alla sua crocifissione, ma Dio non aveva permesso quella circostanza invano. Egli ha visto le tenebre stendersi su tutto il paese, ha visto il terremoto; ha sentito le sette parole pronunciate dal Signore Gesù sulla croce e l’ha udito rimettere il suo spirito nelle mani del Padre. Di fronte a questi avvenimenti, il cuore è toccato; egli riconosce Gesù come il Figlio di Dio, e con la sua bocca lo confessa (Rom. 10:10)


3. Cornelio, il centurione pio che temeva Dio

Il capitolo 10 del libro degli Atti degli apostoli è interamente dedicato a un altro centurione, di nome Cornelio. Sicuramente convertito al giudaesimo, quest'ufficiale romano era credente e possedeva la vita di Dio, come tutti coloro che hanno creduto anche nei tempi precedenti la morte di Cristo. La sua vita è caratterizzata dalla pietà, dalla generosità e dalla preghiera, cose che “sono salite come una ricordanza, davanti a Dio”

Un giorno, “verso l’ora nona”, Dio gli manda un angelo che gli ordina di far venire “Simone detto anche Pietro”, che ha da dirgli delle cose per mezzo delle quali sarà salvato lui e la sua famiglia; contemporaneamente, Dio stava preparando Pietro a quest'intervento insolito presso uno straniero. Il Signore aveva affidato le chiavi del regno dei cieli a Pietro (Matteo 16:19), che però doveva ancora capire “che Dio non ha riguardi personali” e che concede la salvezza a chiunque crede, che sia Giudeo o no. Per un Giudeo era una cosa difficile da accettare in quanto, secondo la legge di Mosè, gli stranieri erano impuri e gli Ebrei non dovevano aver nulla a che fare con loro. 

Compresa la lezione, Pietro presenta a Cornelio, che per la circostanza “aveva chiamato i suoi parenti e i suoi amici intimi” (v. 24), colui che è “il Signore di tutti”, sia dei Giudei che degli stranieri. Gli parla di Gesù di Nazaret, del bene che ha fatto passando di luogo in luogo, “perché Dio era con lui” (v. 39); gli parla della sua morte sulla croce e della sua risurrezione il terzo giorno, e conclude dicendo: “Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome” (v. 43). La predicazione di Pietro è accolta con fede e con gioia in quei cuori preparati.

Subito lo Spirito Santo viene a suggellare questi credenti, cosa che stupisce Pietro e tutti i Giudei che erano con lui. Ormai, in modo per così dire ufficiale, le nazioni pagane possono usufruire della grazia di Dio; il muro di separazione è abbattuto (Efesini 2:14), cosicché ora non c’è più “né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero”, ma tutti sono uno in Cristo Gesù (Galati 3:28,29). 

Poco tempo dopo un’assemblea fu costituita a Cesarea e Paolo la visitò più volte.


4. Il centurione guardiano di Paolo prigioniero

Il capitolo 27 del libro degli Atti racconta di un certo Giulio, centurione della coorte Augusta, incaricato di condurre Paolo prigioniero a Roma. All’inizio del viaggio egli non si fidava dell’apostolo che, avvertito divinamente, gli aveva preannunciato che la navigazione si sarebbe fatta pericolosa e "con grave danno” (Atti 27:10). Ma durante la traversata, sbattuti dalla tempesta, quest’uomo ha dovuto riconoscere la propria inesperienza, al punto che alla fine i ruoli sono capovolti: chi dà ordini sulla nave non è più chi comanda ma Paolo, e il centurione gli ubbidisce. Alla fine poi, quando i soldati vogliono uccidere i prigionieri, per paura che fuggano, Giulio lo impedisce per proteggere Paolo, riconoscendo di avere sotto di sé un prigioniero fuori dal comune. 

Non possiamo dire che questo centurione sia stato salvato dalla perdizione eterna, oltre che dal naufragio, cosa che invece si può a ragione ritenere per i centurioni precedenti. Egli ha comunque toccato con mano la potenza di Dio, e chissà che Paolo, durante quel lungo viaggio, non gli abbia anche parlato del Signore Gesù Cristo e della sua opera alla croce.


I centurioni; uomini che di mestiere facevano la guerra e che non appartenevano a alle pecore perdute della casa d'Israele d’Israele, verso le quali il Signore aveva inviato i suoi discepoli a predicare il regno dei cieli (Matteo 10:6), ma che tuttavia sono stati spettatori della potenza e della grazia di Dio e hanno risposto con umiltà e, alcuni di loro, con una vera fede.

16 settembre - Il mondo: un pericolo specialmente per i giovani

Giovani, vi ho scritto perché siete forti, e la Parola di Dio rimane in voi, e avete vinto il maligno. Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo.

1 Giovanni 2:14-15

 

Il mondo: un pericolo specialmente per i giovani

 

I giovani sono invitati a non amare il mondo. Può sembrare strano che l'apostolo Giovanni abbia dovuto dare questi avvertimenti a delle persone di cui è detto che sono “forti”. Ma questa stessa forza, sebbene sia una forza spirituale, potrebbe rappresentare un pericolo se non si vigila.

I giovani credenti ai quali Giovanni si indirizza avevano desiderato spandere l'Evangelo e testimoniare di Cristo per mezzo della Parola che dimorava in loro e dello Spirito Santo che dava potenza alle loro parole. Ma dovevano rimanere vicini al Signore perché le relazioni con gli increduli non li esponessero al rischio di amare il mondo, e perché le vittorie riportate non rappresentassero esse stesse un pericolo.

Le cose del mondo che potrebbero attirare non sono soltanto le concupiscenze carnali o altre passioni sfrenate; è anche il gusto per l’apparire, il desiderio di piacere, l’ambizione di emergere, di affermarsi sugli altri, di far valere la propria personalità, di acquistarsi fama; a far cadere può essere anche un eccessivo attaccamento allo sport, agli spettacoli, ai divertimenti.

Sebbene il mondo possa essere una trappola, a causa delle attrattive che stimolano le nostre passioni, e se può porre dei tranelli sulla nostra strada, è tuttavia nel mondo che dobbiamo parlare dell’amore di Dio confidando sulla forza che il Signore dà. L’amore del mondo ci porta a desiderare e a ricercare le cose che sono contrarie alla volontà di Dio anche se la società le approva e le promuove. L’attrazione è forte specialmente sui giovani, ma se si mantengono “forti” attaccandosi al Signore saranno felici e il loro desiderio sincero di diffondere la conoscenza della Verità verrà certamente premiato.

venerdì 15 settembre 2023

15 settembre - Dio sa cosa ci occorre

Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d’animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama... Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga?

Ebrei 12:5-7

 

Dio sa cosa ci occorre

 

A 14 anni ho accettato il Signore Gesù come mio Salvatore. L’ho seguito per un certo tempo, ma all’età di 18 anni mi sono dato a una vita dissoluta. Per il servizio militare ho chiesto di poter andare in Africa come volontario. Volevo allontanarmi da Lione, la mia città, ma in realtà volevo allontanarmi da Dio. Mio padre piangendo mi ha detto: “Valentin, non ci si beffa di Dio”, e mi ha citato un versetto della Bibbia: “Quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà” (Galati 6:7). Queste parole mi sono rimaste in mente durante tutto il viaggio, prima in nave poi in aereo, fino a destinazione. Dopo molte peripezie, una domenica fui interpellato da un Africano che mi portò con sé nella savana ad ascoltare la predicazione di un missionario cristiano. E là il Signore mi ha di nuovo toccato il cuore!

Il mercoledì successivo, ho avuto un grave incidente con l’auto e sono rimasto in coma due mesi. Dopo diverse operazioni ho dovuto imparare di nuovo a camminare, a parlare e a mangiare da solo! In quegli anni di sofferenza ho avuto qualche momento di scoraggiamento, ma il mio Dio è stato un consolatore potente durante la prova. Oggi porto ancora le conseguenze di quel terribile incidente, però col Suo aiuto cerco di servirlo malgrado il mio handicap fisico.

Sono passati  oltre quarantacinque anni e posso dire che Dio è stato fedele. “Il SIGNORE riprende colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce” (Proverbi 3:12).

Valentin