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sabato 31 dicembre 2022

Giovanni Battista

Giovanni Battista attirava le folle. Non si poteva rimanere indifferenti alla sua predicazione. Era un uomo straordinario, un uomo “del deserto”, che viveva fuori dal rumore delle città e dalle abituali occupazioni del popolo. Giovanni appariva come uno degli antichi profeti, forse il più austero di tutti. Quattro secoli erano trascorsi da quando uno di essi aveva portato un messaggio da parte di Dio ed ora ecco qualcuno che ne rispecchiava i caratteri. La sua austerità dava alla sua testimonianza maggiore potenza.

L'argomento base della sua predicazione, il fatto che il regno di Dio fosse vicino (Mat. 3:1-2) era tale da colpire le menti. L'imminente instaurazione del Regno non poteva fare a meno di risvegliare tutte le speranze giudaiche. Il suo pressante richiamo al pentimento era accompagnato da un segno nuovo, quello del battesimo, che doveva fare una profonda impressione al popolo. Il concetto di purificazione era ben conosciuto da essi ma era limitato alle mani e non era prevista una immersione totale nelle acque. Era un segno nuovo, per certi versi, rivoluzionario. Non cera da stupirsi che, a partire da quel momento, il popolo si recasse in massa da Giovanni, sulle rive del Giordano. Là ognuno confessava i propri peccati. Solo a questa condizione il profeta li accoglieva e li battezzava.

Tutto questo ben si addiceva a dei peccatori. Giovanni non cercava altro. Voleva che si riconoscessero tali, con una coscienza risvegliata dinanzi a Dio. Lui, non poteva perdonare né togliere i peccati. Doveva limitarsi ad mettere in luce questo aspetto.

Pur essendo di discendenza sacerdotale non ordinò nessun sacrificio. Non si appoggiò su nessun rituale. Non si richiamò al sacerdozio stabilito, non rimandò nessuno al tempio ne all'altare in Gerusalemme e non presentò il sangue espiatorio di nessuna vittima. 

La maggior parte delle persone si chiedevano se fosse lui il Messia. Queste congetture durarono poco, perché Giovanni rispose a tutti che il suo battesimo era solo una preparazione a Colui che sarebbe venuto dopo ben più grande e più forte di lui al quale non era degno neppure di sciogliere il legaccio dei calzari. Bisognava aspettare un secondo battesimo, diverso dal primo, un battesimo che nessun profeta, che per quanto grande fosse,  avrebbe mai potuto fare: era il battesimo dello S.Santo che apparteneva a Dio. 

Giovanni, con la sua missione, ci presenta il primo passo che ogni uomo deve fare prima di accettare Cristo e cioè: confessare il proprio stato di peccato e riconoscendosi peccatore dinanzi a Dio. Ecco la prima cosa da fare per rendere possibile questo incontro con il Signore. Giovanni Battista, con il suo servizio, stava preparando la strada a colui che sarebbe venuto dopo: Cristo.

Non sono poche le persone che, pur definendosi cristiane, non hanno fatto questo passo. Si ritengono giusti, vanno in chiesa ad incontrare un Dio grande, sovrano, a cantare degli inni, ma non lo conoscono come loro Salvatore. Non ne hanno bisogno, si ritengono a posto. Sì, hanno commesso qualche "peccatuccio", ma niente di che. L'inferno, dicono, è per i peccatori, cioè quelli che hanno commesso omicidi, stragi, usato violenza, sopraffazione, ma non per la gente comune. Sono simili a quell'uomo di cui parla il Signore in Matteo.

“Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze? E costui rimase con la bocca chiusa. Allora il re disse ai servitori: Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti” 22:11-14. 

Non aveva accettato il dono. Si riteneva già a posto così. Che terribile fine fu la sua.

Bisogna riconoscersi malati per aver bisogno del medico e accettare ciò che Lui ci dirà. Così per accettare il dono di Dio in salvezza bisogna prima riconoscersi peccatori. 

Il Battesimo di Giovanni non è il battesimo cristiano che ha tutto un altro significato ma, ancora oggi, resta valido il principio che quello rappresenta perché è il primo passo per preparare la via al Signore, è e rimane la confessione del nostro stato di peccato.

31 dicembre - Speranza

Il Signore stesso… scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore.

1 Tessalonicesi 4:16-17

 

Speranza

 

Tu hai promesso, Signore: Io ben presto verrò.

Son passati dei giorni d’allora, e degli anni!

Mille volte han percorso la luna ed il sole

la distesa del cielo.

Ma nel cuore è rimasta la voce: Io ben presto verrò.

 

I tuoi santi, Signore, ti hanno atteso così,

confortati nei giorni di angoscia e di pianto.

Mille volte al pensiero che Tu sei vicino

han cantato di gioia.

Perché in cuore è rimasta la voce: Io ben presto verrò.

 

Tutto il mondo in quel giorno stupefatto sarà;

non udrà né il suonar della tromba né il tuo grido;

mentre tutti i credenti, trasformati o risorti,

entreranno nel cielo.

Rendi viva per noi la tua voce: Io ben presto verrò.

 

(dal C.D. “Al di là delle nuvole”)

 

“È come la luce mattutina, quando il sole si alza in un mattino senza nuvole…” (2 Samuele 23:4).

venerdì 30 dicembre 2022

Assenza di pace nel cuore

“Il suo animo è saldo; tu gli assicurerai la pace, pace perché in te ha fiducia” (Isaia 26:3)

Molte persone sono inquiete riguardo alla pace della loro anima. Una tale incertezza può essere dovuta ad una visione imperfetta e poco chiara dell’evangelo, all’ignoranza della pienezza di Cristo o all’assoluta mancanza di certezza del perdono dei peccati.

Vi è anche un’altra causa, di natura ben più grave e seria: è un cammino negligente e una mancanza di coscienza. Ciò conduce spesso a degli stati molto più gravi e, talvolta, a una vera disperazione. Tali esempi ci insegnano come è importante cercare di realizzare un cammino fedele vicino a Dio. “Egli veglierà sui passi dei suoi fedeli” (1 Samuele 2:9); ma essi sono chiamati a custodire il loro cuore “più di ogni altra cosa” (Proverbi 4:23). Lo Spirito rivela Cristo e se non è contristato dal peccato e dalla mondanità, renderà stabile l’anima nella sua pienezza e la stabilirà nella pace di Dio che sorpassa ogni conoscenza (Filippesi 4:7). Ma ecco che quando la coscienza è alterata, quando noi pecchiamo contro la luce lasciando entrare il mondo nei nostri cuori, allora la nostra vista spirituale s’indebolisce e la nostra intelligenza si oscura. A meno che la nostra anima non sia interamente addolorata dal sentimento di peccato e restaurata per mezzo della grazia di Dio, è probabile che Satana l’attirerà nell’ingranaggio distruttore della carne e della mondanità. Può accadere che il Nemico la spinga nel dominio pauroso dell’infedeltà.

Se questa pagina cade sotto gli occhi di qualcuno che sta soffrendo questa situazione lo prego di fermarsi subito. Dopo aver riconosciuto la causa reale del triste e basso stato in cui si trova, per un sincero giudizio su sé stesso, lo porti davanti al suo Padre che è nel cielo: confessi il suo male che, giudichi e lo rigetti. “Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi” (1 Giovanni 1:9).

“Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case. Il popolo si inginocchiò e si prostrò” (Esodo 12:27)

Non c’è nessuna ragione perché il credente debba rimanere in uno stato di debolezza spirituale a meno che, di proposito, non agisca con leggerezza rattristando lo Spirito di Dio. Il suo privilegio è di avere Cristo, in tutta la pienezza divina, nella sua anima e in tutte le altre cose: il peccato, le infermità, le circostanze …

Quando il nostro sguardo resta fisso su Cristo e si è ripieni di Lui, niente può ostacolare la nostra pace. Ma la causa segreta del cattivo stato spirituale di un così gran numero di figlioli di Dio è che si sono allontanati da Cristo ed hanno permesso ad altre cose di occupare il loro cuore. Cristo non ha più il Suo posto; questi credenti hanno perduto la freschezza del sentimento di ciò che Cristo è e sono caduti, di conseguenza, in un freddo formalismo. Di più: le loro affezioni non avendo più l’oggetto al quale attaccarsi, si sono alleate con il mondo.

Solo un occhio semplice diretto verso Cristo custodirà il cuore nella libertà e nella pace. Molte cose possono provare a rattristare il cuore, ma la pace rimane. “Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Giovanni 16:33). Il Signore Gesù non ci promette di essere risparmiati dalle prove; no, ci promette la pace per sopportarle e questo è molto più prezioso. Egli si è presentato in mezzo ai Suoi discepoli tremanti ed ha detto loro: “pace a voi” (Giovanni 20:19). Non ha modificato le loro circostanze, ma ha dato pace in mezzo ad esse; è una cosa divina. Il credente dovrebbe, come l’Israelita, sedersi all’interno della sua casa e nutrirsi di Cristo, perché sa che il sangue dell’agnello è la sua protezione. Il peggio che poteva capitargli era la morte ed il giudizio, ma quello era già stato eseguito. Il sangue sugli stipiti e sull’architrave lo testimoniava. Era impossibile che qualcuno potesse nuocere a coloro che si erano riparati sotto il sangue dell’agnello.

30 dicembre - Dio vi aspetta

Il Signore… è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.

2 Pietro 3:9

 

Venite a me; ascoltate e voi vivrete.

Isaia 55:3

 

Dio vi aspetta

Parabola del figlio prodigo (Luca 15:11-24)

 

Dal profondo della sua miseria, dopo aver riflettuto, il giovane di cui parla la parabola decide di agire, cioè di ritornare a casa, da suo padre. Era uscito qualche tempo prima dopo aver preteso la sua parte di eredità, e aveva sperperato tutto vivendo dissolutamente. Ora, affamato e pentito, vuole tornare e dire al padre: “Ho peccato contro il cielo e contro di te”. E così fa, e il padre lo accoglie a braccia aperte. Con questo bel racconto, Gesù ci insegna come ritornare a Dio. Ci dice che Dio è pronto a riceverci, perché ci ama come un padre. “Ho peccato contro te”, sono le parole che si aspetta da tutti noi, perché tutti abbiamo peccato contro di Lui (Romani 3:10).

Il vostro passato o il vostro presente vi opprimono? Vi sentite soli, scoraggiati e perduti? O forse pensate di essere andati troppo lontano nel peccato e nell’ingiustizia? Forse siete vissuti come se Dio non esistesse, voltandogli le spalle. Ebbene, ancora oggi Dio vi tende le braccia e, allo stesso modo di quel padre che aspettava il ritorno del figlio indegno, vi aspetta con un cuore pieno di misericordia. Il Suo perdono è gratuito. Dio, nella Sua grazia, vuole perdonarvi. Non tardate ad aprirgli il cuore.

Venite a Cristo che vi chiama, venite al Salvator Gesù;

voi non sapete quanto vi ama; per voi soffrì quaggiù!

Oh! sì, venite; il Salvatore in questo dì vi chiama a Sé,

e nell’eterne Sue dimore vedrete il Re dei re.


giovedì 29 dicembre 2022

Come amministriamo la nostra salute

Oggi, mentre ero nel supermercato per fare la spesa, ho incrociato due signore che si stavano salutando usando quella formula tipica e consueta che udiamo spesso: Ciao come stai? Risposta: Grazie a Dio bene. 

Grazie a Dio? Devo dire che, questa cosa udita non so quante volte, mi ha fatto riflettere. Sarà che ultimamente sono circondato da notizie di fratelli e sorelle che essendo avanti negli anni hanno problemi di salute e di conseguenza cesseranno di svolgere anche il loro servizio.

Nessuno può negare che la salute sia un grande dono di Dio. Paradossalmente, essa è più apprezzata da coloro che ne hanno poca.

Io che scrivo sono un uomo in buona salute che si indirizza ad altre persone, che, in buon numero, potrebbero dire la stessa cosa. Noi che stiamo bene, almeno fino ad oggi, non abbiamo bisogno che altri si occupino di noi come avviene per coloro che sono sofferenti e malati. Il mondo è pieno di libri e di articoli cristiani scritti da fratelli e sorelle che hanno conosciuto le pene e l'angoscia di una lunga e grave malattia. Chi soffre è stato spesso incoraggiato dalle esperienze e dalla fede di questi autori e proprio grazie a queste che hanno potuto essere di consolazione ad altri. 

“il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione” 2 Cor. 1:3-4.

Ma noi che oggi stiamo bene non potremmo forse fermarci ad ascoltare qualche insegnamento per noi stessi? Conoscendo le sofferenze di altri saremmo stimolati ad avere un cuore più riconoscente per la nostra salute attuale, ma vorrei spingermi oltre prendendo in considerazione il fatto che la salute, come il denaro, sia un bene da amministrare.

“Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele” 1 Cor. 4:2. Non sarebbe una cattiva idea analizzare ogni tanto con quanta fedeltà stiamo amministrando la buona salute che Dio ci ha concessa. Non vorremmo certo venire a trovarci  nella stessa situazione di quel cattivo servitore della parabola dei talenti, che invece di far fruttare quel talento che il suo signore glia aveva affidato, lo aveva messo sotto terra.

E' chiaro che la salute è un dono così prezioso che non va sottovalutato, e non sarebbe una buona amministrazione usarla male rendendola infruttuosa. La buona salute deve essere usata bene fin tanto che ci è concessa perché essa ha dei limiti di tempo precisi. Limiti che noi non conosciamo. Verranno per tutti “i giorni cattivi” di cui parla il libro delle Ecclesiaste, riferendosi alla vecchiaia. Giorni nei quali non potremmo più godere di quel bene che è la salute. 

Oggi, che ancora la possediamo, poniamoci questa domanda: Come la sto amministrando?

29 dicembre - “Abbà! Padre!”

Dio mandò suo Figlio… affinché noi ricevessimo l’adozione. E, perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: “Abbà! Padre!”.

Galati 4:4-6

 

Carissimi, ora siamo figli di Dio.

1 Giovanni 3:2

 

“Abbà! Padre!”

 

Una delle prime parole che il bambino ebreo imparava a pronunciare era Ab, padre. Una breve sillaba che esprime intimità, affetto. In aramaico c’è un termine simile che significa padre: Abbà. L’apostolo Paolo, sebbene abbia scritto in greco la Lettera ai Romani, utilizza anche questo termine quando dice a quelli dei quali Cristo è diventato il Salvatore: “Avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: Abbà! Padre!” (Romani 8:15).

Quanto è dolce da ripetere questo nome di Padre! Non essere più orfani, ma avere un appoggio, un protettore, una famiglia. Questa sola parola riassume tutte le grazie portate al mondo da Gesù Cristo. Egli è venuto per darci un Padre, il Suo stesso Padre. “Come il Padre mi ha amato, così anch’io ho amato voi”, ha detto ai suoi discepoli, e lo dice anche a noi, ancora oggi (Giovanni 15:9). Dopo la Sua risurrezione, ha annunciato a Maria Maddalena: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17).

La nostra disubbidienza ci aveva allontanato da Dio, ma Gesù è venuto per avvicinarci a Lui. Non solo siamo stati perdonati ma abbiamo, per la Sua grazia, una relazione intima e profonda con Dio. Gesù mette la nostra mano in quella del Padre e questo è motivo di felicità e di sicurezza per tutti quelli che credono e accettano questo dono meraviglioso.


mercoledì 28 dicembre 2022

Due cortei

Due gruppi diversi di persone percorrono la stessa via ma in direzioni diverse. Uno sta entrando in città, l'altro sta uscendo. Non potrebbero essere più diversi. Quello che sta entrando discorre allegramente mentre segue il Signore, sono sereni, tranquilli, il maestro è la loro guida e si prende cura di loro proprio come un pastore farebbe con le sue pecore. Quello che sta uscendo è solenne, pieno di tristezza e sta seguendo dei portatori che trasportano un corpo freddo, privo di vita: è quello di un giovane.

“Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e molta gente della città era con lei.  Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: Non piangere! E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: Ragazzo, dico a te, alzati! Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: Un grande profeta è sorto tra di noi; e: Dio ha visitato il suo popolo. E questo dire intorno a Gesù si divulgò per tutta la Giudea e per tutto il paese intorno” Luca 7:12-17.

La donna che sta dietro ai portatori è la madre. Ha già percorso quella strada una volta, è già stata colpita, le sembra ieri che ha seppellito il corpo di suo marito e ora la morte ha visitato di nuovo la sua casa e le ha portato via il suo gioiello più prezioso, l'unico rimastole.

La morte è lì presente e domina la scena di quel corteo è come sempre porta con se i suoi regali: sconforto, disperazione, dolore, fino a quando... non si avvicinò loro il Signore.

Gli altri non vedono ciò che essa vede, non è la voce del nazareno quella che ode, non è il figlio del falegname quello che le sta davanti, non ascolta la voce di un uomo, essa ode l'ordine di Dio.

Chi le sta davanti ha autorità su tutte le cose, non è in potere della morte trattenere il giovane, non contro l'ordine di Dio: “Ragazzo, dico a te, alzati! Il morto si alzò”.

Il Signore diede alla donna molto di più che suo figlio, Egli le donò un segreto, un sussurro che giunge fino a noi, è una parola di speranza, una voce di vittoria.

“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà... Credi tu questo?” Giovanni 11: 25:26.

28 dicembre - Finalmente libero!

Il SIGNORE… mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi.

Isaia 61:1

 

Finalmente libero!

 

La sensazione di essere prigioniero, Kevin l’ha sperimentata fin dall’infanzia. È cresciuto in un piccolo appartamento di un palazzone anonimo, dove liti e vessazioni hanno lacerato la sua famiglia. Anche a scuola non aveva nessun amico ed era schivato da tutti.

Diventato adolescente si è ritrovato senza lavoro e completamente solo. Si è legato all’ambiente della droga ed è rimasto travolto da una spirale dalla quale non poteva uscire. Arrestato dalla polizia, è stato internato in un penitenziario per minori, sovente insultato e umiliato dai suoi compagni di cella. Era disperato…

Una domenica ha assistito al servizio religioso che si teneva nel carcere. La sala era alta e spaziosa: un po’ di sollievo per il suo cuore oppresso. Potrà il cappellano venirgli in aiuto? Gli ha parlato di Gesù, venuto per quelli che sono tormentati dal loro passato, dalle loro colpe, per quelli che sono senza speranza nella vita. “Che il mondo ti consideri un vincitore oppure un vinto, Gesù ti ama; Egli toglie il peso dei tuoi peccati e ti libera. La Bibbia dice che Gesù ti ascolta adesso, digli tutta la tua disperazione, parlagli delle tue colpe. Sulla croce, dov’è morto, ha subito al tuo posto la punizione che meritavano i tuoi peccati. Credi che Gesù Cristo ti perdona e ti fa diventare un figlio di Dio”.

Kevin si è trattenuto a lungo col cappellano e ha capito che era proprio Gesù colui che stava cercando già da tanto tempo. Aveva l’impressione che i muri della prigione, che lo rinchiudevano da anni, stessero lentamente crollando, per fargli intravedere, finalmente, un angolo di cielo azzurro: era l’amore del Signore nelle cui braccia si è finalmente gettato!

martedì 27 dicembre 2022

Nazireato

“Il SIGNORE disse ancora a Mosè: «Parla ai figli d'Israele e di' loro: “Quando un uomo o una donna avrà fatto un voto speciale, il voto di nazireato, per consacrarsi al SIGNORE, si asterrà dal vino e dalle bevande alcoliche; non berrà aceto fatto di vino, né aceto fatto di bevanda alcolica; non berrà liquori d'uva e non mangerà uva, né fresca né secca. Per tutto il tempo del suo nazireato non mangerà alcun prodotto della vigna, dagli acini alla buccia. Per tutto il tempo del suo voto di nazireato il rasoio non passerà sul suo capo; fino a che siano compiuti i giorni per i quali egli si è consacrato al SIGNORE, sarà santo; si lascerà crescere liberamente i capelli sul capo”  Numeri 6:1-5.


Tutto i linguaggio del Vecchio Testamento è figurativo e certamente fornisce spunti necessari per la vita di ogni credente anche nella dispensazione attuale.

Il termine nazireo deriva da una radice verbale che significa “separare”.

Il voto di nazireato era un voto volontario con cui un uomo o una donna intendeva consacrarsi al Signore.

Il voto prevedeva tre condizioni:

1) Astenersi dal mangiare o bere del prodotto della vigna. Questo ci parla del principio secondo il quale per essere veramente felici, coloro che intendono servire volontariamente il Signore devono astenersi dai “piaceri di questo mondo” di cui l'uva o il vino ne sono una figura.

2) Non tagliarsi i capelli. Per essere “forti” (es. Sansone era un nazireo) bisogna essere sottomessi al Signore. I capelli lunghi erano un ornamento della donna che era chiamata da Dio ad essere sottomessa. 

3) Non contaminarsi con il contatto con un morto. I “morti” nella Scrittura sono coloro che vivono nel peccato e quindi “morti” perché proprio la morte è la conseguenza del peccato. Avere contatto non significa semplicemente toccare ma avere una relazione, condividere uno stile di vita o altro.

Sappiamo che solo il Signore Gesù è stato il prefetto “nazireo” separato dal peccato, in Lui non vi era peccato, ma ciascuno dei noi è chiamato a seguire il Suo esempio. Il Signore Gesù si è fatto uomo per dare la sua vita qual prezzo di riscatto per molti, ma oltre a questo ha voluto lasciare un esempio per noi affinché possiamo seguire le sue orme.

27 dicembre - Che amore!

Dio è amore… Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.

1 Giovanni 4:8-10

 

Che amore!

 

Abbiamo riflettuto qualche volta sull’amore che Dio ha avuto per noi? “Dio… mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8). L’apostolo Paolo dice che questo amore “sorpassa ogni conoscenza” (Efesini 3:19).

Solo Dio può amare in questo modo. L’amore umano può manifestarsi verso una persona degna di essere amata, ma l’amore di Dio si è manifestato anche verso quelli che gli voltavano le spalle, i peccatori, suoi nemici, quali tutti noi siamo. Egli si è prodigato verso “insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri” persone odiose e che si odiavano a vicenda (Tito 3:3). È per tali uomini che Dio ha donato il Figlio Suo, unico e amato. Egli “non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti” (Romani 8:32).

Solo Gesù Cristo poteva espiare il peccato, e lo ha fatto una volta per sempre. Ancora oggi offre il Suo perdono a chiunque crede, e introduce il credente in una relazione intima con Dio, la relazione di un figlio col Padre. È per questo che l’apostolo Giovanni può esclamare: “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio!” (1 Giovanni 3:1).

Il credente conosce un tale amore, privilegio immenso in mezzo a un mondo così egoista e crudele. Non volete anche voi osservare da più vicino? Leggete la Bibbia; sarà il Signore stesso e rivelarvi il Suo infinito amore.

lunedì 26 dicembre 2022

Il paese di Goscen

L'Egitto è stato testimone di avvenimenti straordinari; e non mi riferisco alla sua arte, alle scienze o conquiste, ma ai grandi prodigi che Dio ha accordato a questo popolo.

Leggiamo nella Bibbia: “Gli Egiziani sapranno che io sono il SIGNORE quando avrò steso la mia mano sull'Egitto e avrò fatto uscire i figli d'Israele di mezzo a loro” Esodo 7:5. Come sarebbe stata diversa la storia se, invece di costringere Dio ad esercitare i suoi castighi, gli Egiziani avessero fatto tesoro delle molte testimonianze della sua grazia e della sua potenza.

Giuseppe fu inviato in quel paese come strumento di benedizione e per lungo tempo i discendenti d'Israele vi soggiornarono. Mosè, nel suo tempo, ha compiuto prodigi che hanno sbalordito gli Egiziani e costretto i loro savi ad ammettere che in quelle manifestazioni vi era “il dito di Dio” (Esodo 8:19), ma continuavano ad adorare altri dei.

Ma Faraone e il suo popolo hanno fatto l'inimmaginabile: hanno dimenticato il loro salvatore e angariato il suo popolo. Il rifiuto della grazia porta Dio a stendere la sua mano contro chi è ostinato. Allora l'annuncio delle dieci piaghe e con l'ultima anche questa sentenza: “Colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto...e farò giustizia di tutti gli dei d'Egitto” Esodo 12:1.

Dio mandò delle piaghe per mostrare loro quanto fossero inutili gli dei che essi adoravano.

Le divinità: Ra, Api, Iside, Osiride, il Nilo, le rane, lo scarabeo, e gli altri non potranno fare nulla per soccorrerli perché sono falsi dei creati dall'uomo. L'idolo più terribile degli Egiziani, comunque, si trovava in loro stessi, nel loro ostinazione. Pur possedendo migliaia di dei, e gli Egiziani ne avevano tanti, nel cuore loro c'era ancora posto per un ulteriore idolo: l'orgoglio che è e rimane uno dei più terribili.

“Egli mutò i loro fiumi e i loro ruscelli in sangue, perché non vi potessero più bere” Salmo 78:44.  Il Nilo, il fiume sacro che gli egiziani adorato come un dio, li stava avvelenando.

“Mandò contro di loro mosche velenose a divorarli e rane a molestarli” Gli egiziani adoravano anche Belzebub, dio delle mosche ma queste stavano contaminando tutto e le rane erano associate al dio della fertilità e di conseguenza della gioia ma in realtà queste stavano guastando e molestando.

“Diede il loro raccolto ai bruchi e il frutto della loro fatica alle cavallette” Salmo 78:46.

Si facevano continui sacrifici al dio Serapide per evitare che questi insetti venissero ma questi vennero e distrussero, ma nel paese di Goscen, dove abitava il popolo di Dio, tutto questo non avvenne.

Quante “divinità” inutili e inefficaci si crea l'uomo. Eppure le “adora” e le serve con dedizione. Vive sperando che esse gli consentano di prosperare durante la sua vita, ma quando sopraggiungono le difficoltà esse non possono fornire loro nessun aiuto. Sarebbe già un successo se solo si rendesse conto dei benefici che si hanno ad abitare nel paese di Goscen. Il paese del popolo di Dio, dove non dominano le tenebre ma c'è luce e soprattutto, dove si è al riparo dai giudizi di Dio.

26 dicembre - Cosa rappresenta il Natale?

Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori.

1 Timoteo 1:15

 

Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore.

Luca 2:11

 

Cosa rappresenta il Natale?

 

Nel quarto secolo, l’imperatore romano Costantino diventò un grande protettore del cristianesimo. Da allora, il potere politico e quello religioso hanno cercato di “cristianizzare” le feste pagane. È così che si è iniziato a celebrare la nascita del Signore Gesù nel giorno della festa del solstizio d’inverno che cadeva, all’epoca, proprio il 25 dicembre. In realtà, sia la celebrazione sia la data non hanno alcun riscontro biblico.

Resta il fatto che la persona di Gesù è cara al cuore di tutti i cristiani. Più di sette secoli prima della Sua nascita, il profeta Isaia aveva annunciato: “Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele (Dio con noi)”. E di quel fanciullo, che alla nascita è stato coricato in una mangiatoia, dice anche: “Sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace” (Isaia 7:14; 9:5).

Nel giorno di Natale si usa ricordare “la buona notizia di una grande gioia” annunciata dall’angelo ai pastori di Betlemme (Luca 2:8-20). Accogliamo nel nostro cuore questo meraviglioso messaggio: Dio è venuto tra gli uomini. Gesù, pur essendo “sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno” (Romani 9:5), si è abbassato ed è sceso sulla terra come un piccolo fanciullo. La Sua vita perfetta, la Sua morte sulla croce e la Sua risurrezione, dovrebbero essere per noi un motivo di pace, di gioia, di speranza e di adorazione, non soltanto il giorno di Natale ma tutti i giorni dell’anno!


domenica 25 dicembre 2022

La pace. Un rifugio nelle tempeste

Sto osservando un interessante dipinto: una tempesta sul mare. Flutti scatenati, onde impetuose che si infrangono contro gli scogli, nuvole minacciose, rottami di imbarcazioni naufragate qua e là... E fra le onde una barca in pericolo.

Nulla manca in questo drammatico dipinto. E' tanto realistico che mi sembra di assistere personalmente a questa scena. Eppure il titolo del quadro è ancora più sorprendente del suo realismo: La pace. Stupito chiedo spiegazioni ad un addetto alla sala dipinti, e lui mi fa notare un uccellino raggomitolato al riparo in un anfratto della roccia. Non lo avevo notato.

Il suo rifugio sembra insignificante in confronto all'immensità del mare, eppure quel piccolo esserino può stare tranquillo perché ha saputo scegliere l'unico posto dove sentirsi al sicuro. Allora ho capito. Quel dipinto ha un titolo davvero appropriato: La pace, la pace del piccolo uccellino nonostante l'uragano che impervia intorno a lui.

Le bufere nella nostra vita non mancano. Presto o tardi ognuno di noi si trova a affrontare, suo malgrado, situazioni difficili, malattie, disgrazie, abbandoni. Forse anche tu che stai leggendo questo articolo ti trovi nel mezzo di una tempesta e vorresti trovare una soluzione o almeno la forza per affrontare i problemi con maggiore serenità. Vorresti trovare la pace in mezzo alla bufera, un rifugio che ti dia protezione.

A chi rivolgersi? Agli enti di assistenza, agli psicologi, a parenti o amici? Tutto questo è possibile, ma gli aiuti umani, quand'anche dessero sollievo, sono sempre limitati e imperfetti.

Nella Bibbia possiamo leggere dell'esperienza di un uomo di Dio : “Ho cercato il SIGNORE, ed egli m'ha risposto; m'ha liberato da tutto ciò che m'incuteva terrore... Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare la mia forte rocca e il mio rifugio sono in Dio. Confida in lui in ogni tempo...apri il tuo cuore in sua presenza” Salmo 34:4 e 62:6-8.

Dio è potente e ascolta chi si affida a Lui. E' un Dio d'amore che non abbandona la sua creatura che umilmente lo cerca. Se non lo hai fatto fino ad ora, invoca l'aiuto del Signore, Lui è il solo che possa farti gustare quella pace che niente e nessuno in questo mondo può dare.

“...colui che viene a me, non lo caccerò fuori” Giov. 6:37.

25 dicembre - Coricato in una mangiatoia

Ed ella (Maria) diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.

Luca 2:7

 

In lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità.

Colossesi 2:9

 

Coricato in una mangiatoia

 

La “mangiatoia” è una sorta di cassone dove si mette il foraggio per gli animali, ed è lì che il bambino Gesù è stato posto alla Sua nascita. “Non c’era posto per loro nell’albergo”, scrive l’evangelista (Luca 2:7). Una mangiatoia è un luogo insolito per un neonato, ma era un segno premonitore di quella che sarebbe stata in seguito l’accoglienza che gli uomini avrebbero riservato al Salvatore, venuto in terra per compiere un’opera che avrebbe potuto salvare l’intera umanità. Nei tre anni del Suo ministero, Egli è stato oggetto di contestazione e di ostilità da parte di quelli che amava ed era venuto a salvare. E alla fine si è raggiunto il culmine del rifiuto quando, inchiodandolo su una croce, ci si è voluti liberare di Lui. Ma Dio non l’ha abbandonato in balia della malvagità e lo ha prima risuscitato, e poi elevato in cielo, nella gloria.

Il fatto straordinario è che anche a quelli che l’hanno accolto così male, il Signore propone un posto presso di Sé nel Suo cielo, se si pentono dei loro peccati e credono in Lui. “Colui che viene a me, non lo caccerò fuori” (Giovanni 6:37). Che grazia! L’abbiamo rifiutato quando è venuto in terra ed Egli ci apre il Suo cielo.

Perché Gesù sulla terra incontrava,

Lui santo e puro, e il disprezzo e il dolore,

e l’uomo in croce alla fin lo inchiodava,

benché innocente, qual vil malfattore?

Il sacrificio suo santo ora toglie

tutte le colpe a chi crede al Vangelo;

e chiunque crede il Signore lo accoglie,

gli fa gustare le gioie del cielo.


sabato 24 dicembre 2022

La Bibbia, il libro per i vivi

“Siccome Paolo parlava di giustizia, di temperanza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e replicò: “Per ora va’; e quando ne avrò l’opportunità, ti manderò a chiamare”  Atti 24:25.

Un credente si era recato in ospedale per far visita ad un familiare da poco ricoverato in cardiologia. La conversazione al capezzale era impostata sul Signore Gesù e sulla comune speranza riguardo al futuro. Nel letto vicino un signore si mostrava incuriosito dalla conversazione. Perciò il visitatore chiese: “Vuole che le legga qualcosa dalla Bibbia?” – “No, grazie” rispose il paziente, “non sono cattivo come pensa”. E con un sorriso aggiunse: “Per oggi non ho bisogno dei sacramenti. Il dottore mi ha detto che sono migliorato”.

Colto di sorpresa il credente disse: “Si sbaglia. La Bibbia non è un libro per moribondi! In essa apprendiamo che Dio ha dato Suo Figlio per farci essere felici durante la vita”.

Il malato si stupì. Aveva sempre pensato che la Parola di Dio fosse solo per i morenti, e in questo grave errore incorrono molte persone. Il Vangelo non indica soltanto la via per entrare in cielo, ma ci introduce in relazione con Cristo che ha sacrificato se stesso per salvarci. Attraverso la nuova nascita inizia per noi una nuova vita.

“Bisogna che nasciate di nuovo”, disse Gesù (Giovanni 3:7). Un vero cristiano è una persona nuova. Egli serve il Dio vivente e vero e aspetta Suo Figlio dal cielo (1 Tessalonicesi 1:9, 10). Appartiene a un altro mondo, e nella Parola di Dio trova ciò che il mondo presente non può offrirgli: pace, gioia, pieno appagamento nel cuore. Il suo futuro è già preparato per lui nel Paradiso di Dio.

Tutto questo possiamo scoprirlo nella Bibbia, il libro per oggi, il libro per i vivi. In essa è contenuto il messaggio che Dio vuole trasmettere a tutti gli uomini perché vivano una vita felice.

24 dicembre - Fautori di pace

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.

Romani 5:1

 

Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Matteo 5:9

 

Fautori di pace

 

“Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra”. Così diceva la lode degli angeli alla nascita di Gesù. Ma il Principe della pace è stato rifiutato dall’umanità che continua a cercare la pace senza mai riuscire a trovarla. Intorno a noi, i dissidi e le liti fanno parte della quotidianità: litigi fra vicini di casa, coniugi, eredi, colleghi... E che dire dei conflitti economici, delle guerre civili, di quelle fra nazioni, etnie, religioni…

Se ci sentiamo disarmati di fronte ai grandi problemi politici e sociali, dovremmo sforzarci di creare un clima di pace almeno con le persone che ci circondano. Ma come posso essere in pace con chi mi sta vicino se sono agitato da conflitti interiori? E come posso essere in pace con me stesso, se non sono in pace con Dio?

Ebbene, questa pace Dio ce la offre, adesso. Rifiutata dal mondo nel suo insieme al momento della venuta di Gesù, la vera pace è a disposizione di chiunque riceve Lui nel proprio cuore. Il Signore invita ognuno di noi ad andare a Lui così come siamo, coi nostri peccati, i nostri conflitti e le nostre amarezze, per ricevere la pace che solo Lui può dare. E quando siamo in pace con Dio potremo diventare una sorgente di pace tra gli uomini, ed essere dei “fautori” di pace riflettendo i caratteri di Cristo nell’umile ricerca della Sua volontà.

Gesù disse: “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà” (Giovanni 14:27).


venerdì 23 dicembre 2022

Evoluzione?

Ho letto un libro di recente scritto da Michael Behe, professore di scienze biologiche della Lehigh University. Il titolo, La scatola nera di Darwin, mi aveva incuriosito, pare che le sue convinzioni atee siano state fortemente minate proprio dallo studio sulle cellule.

La teoria Darwiniana dell'evoluzione si fonda su alcuni assoluti, uno di questi, il primo, è che quanto più a fondo si fosse proceduto nell'analisi della materia, tanto più questa si sarebbe dimostrata semplice. Così semplice si riteneva la struttura della cellula che per tutto l'Ottocento si continuò a ritenere che essa potesse originarsi per “generazione spontanea”. Per il celebrato evoluzionista tedesco Ernst Haeckel, contemporaneo di Darwin, la cellula non era altro che “un globulo omogeneo di citoplasma”. Nessuna difficoltà quindi a immaginarne l'origine per “generazione spontanea”.

Questo assoluto della scienza pre-evoluzionista è stato smentito. In primo luogo, la cellula risultò di una complessità altissima. Prima furono individuati i cromosomi (Strasburger 1875), poi i geni (Mendel 1865) poi fu scoperta la struttura a doppia elica del DNA ( Crick, Watson, Wilkins, 1950-60) e la struttura tridimensionale delle proteine. Ogni cellula risultò contenere, in termini di nucleotidi, miliardi di “lettere” ordinate. In termini di geni (genoma), ne comprendeva decine di migliaia, in termini di proteine (proteoma) dieci volte tanto, organizzate in una rete elaborata. Anche le altre strutture molecolari risultarono di una complessità inimmaginabile. La biochimica ha sfatato il mito della semplicità dell'origine.

Un singolo flagello batterico, visibile solo al microscopio elettronico è un elaborato motore la cui complessità elude la descrizione.

Anche il noto Fisico teorico Michio Kaku un po' di tempo fa aveva affermato che Dio esisteva e la sua esistenza era visibile nel creato stesso. L'universo ha una struttura talmente precisa e straordinaria che non può in alcun modo essere stata generata dal “caso”.

L’informazione ha creato molto scalpore nella comunità scientifica perché Kaku è considerato uno degli scienziati più importanti dei nostri tempi, uno dei creatori e degli sviluppatori della rivoluzionaria teoria delle stringhe ed è quindi molto rispettato in tutto il mondo. 

Ci viene continuamente detto che l'evoluzione è scientifica, che è un fatto provato e che la Bibbia è solo una raccolta di miti. Tuttavia, per quanto strano possa sembrare, è l'evoluzione che è una raccolta di miti e la Bibbia che è un fatto provato. 

L'evoluzione sembra fornire più domande che risposte. Se ogni creatura si è evoluta senza Creatore, ci sono numerosi problemi. Prendi ad esempio il primo uccello. L'uccello ha respirato? Ha respirato prima di evolvere i polmoni? Come ha fatto questo? Perché ha evoluto i polmoni se sopravvive felicemente senza di loro? Come faceva a sapere cosa doveva essere evoluto se il suo cervello non si fosse ancora evoluto? L'uccello aveva un becco? Come faceva a mangiare prima di aver sviluppato un becco? Dove mandava il cibo il becco prima che si sviluppasse lo stomaco? In che modo l'uccello aveva energia se non mangiava, dato che non aveva ancora il becco? Come faceva l'uccello a vedere cosa c'era da mangiare prima che i suoi occhi si evolvessero? L'evoluzione è un suicidio intellettuale, è imbarazzante! 

Il professor Louis Bounoure, direttore della ricerca al centro nazionale di ricerca scientifica, ha affermato: “L'evoluzione è una favola per adulti. Questa teoria non ha aiutato a nulla nel progresso della scienza. È inutile." 

T.N. Tahmsisian, della commissione per l'energia atomica ha detto: "Gli scienziati che insegnano che l'evoluzione è un fatto della vita sono grandi truffatori e la storia che raccontano potrebbe essere la più grande bufala di sempre."

Malcom Muggeridge, giornalista e filosofo britannico ha dichiarato: "Sono convinto che la teoria dell'evoluzione, specialmente nella misura in cui è stata applicata, sarà una delle grandi barzellette nei libri di storia del futuro. I posteri si meraviglieranno che un'ipotesi così fragile e dubbia possa essere accettata con l'incredibile credulità che ha."

Ricordo che la Scrittura non ha alcun bisogno di essere accreditata dagli uomini, ma ci vuole più fede per credere che Dio non esista di quella che necessita per credere che Egli è ed è il creatore di tutte le cose.

23 dicembre - Il tempo dei miracoli è finito?

La preghiera del giusto ha una grande efficacia.

Giacomo 5:16

 

Il tempo dei miracoli è finito?

 

Spesso si dice che il tempo dei miracoli è finito. Indubbiamente, i segni miracolosi del periodo apostolico non sono più così evidenti; ma se ognuno di noi potesse ripercorrere nei minimi dettagli la propria vita, scoprirebbe di quanti miracoli è stato testimone diretto.

«Da giovane ero commesso in una farmacia racconta un nostro amico – e spesso venivo chiamato durante la notte per fornire dei medicinali urgenti. Una notte, dopo essere sceso in laboratorio per la terza volta, mi ero sdraiato sulla branda e mi ero appisolato. Poco dopo, suonò il campanello: era un ragazzo venuto dai dintorni che portava una prescrizione del medico per la madre gravemente malata. Gli consegnai la medicina e lui partì. Poco dopo, però, mi accorsi, terrorizzato, di essermi sbagliato: nella mia sonnolenza, avevo dato al giovane una medicina che avrebbe potuto far morire quella donna. Allora gridai angosciato: “Signore, si dice che il tempo dei miracoli è passato, ma non potresti farne uno per preservarmi dalla colpa di avere, per negligenza, ucciso una persona?” Stavo pregando con grande fervore quando il campanello suonò di nuovo; aprii la porta in gran fretta e potete immaginare cos’ho provato quando mi trovai davanti quel povero ragazzo, che poco prima avrei voluto raggiungere se avessi saputo dove. Era tutto tremante e mi disse: “Non si arrabbi, la prego, ma nell’oscurità sono inciampato e cadendo ho rotto il flacone del medicinale. Per favore, me ne dia presto un altro perché la mia mamma non muoia!”

Gli feci un’accoglienza molto calorosa e, riconoscente a Dio, gli consegnai la medicina giusta.

Non è questo forse un miracolo della Sua misericordia?»

giovedì 22 dicembre 2022

Coraggio, sono io

Coraggio, sono io; non abbiate paura! (Marco 6:50)

I discepoli sono soli nella barca e stanno attraversando una forte tempesta sul lago di Tiberiade. Il Signore è a terra. “La barca lontana da terra era sbattuta dalle onde perché il vento era contrario” (Matteo 14:24). Il Signore si è forse dimenticato dei suoi? No. Il Signore vede che i discepoli si affannano a remare e in un preciso momento decide di intervenire. E’ la quarta vigilia della notte. Va verso di loro camminando sul mare. Quando lo vedono, quegli uomini sono sconvolti, pensano che sia un fantasma, gridano! Il Signore però li rassicura subito dicendo loro: “Coraggio, sono io; non abbiate paura!”.

Queste parole risuonano in modo potente in mezzo alla tempesta. Quanto dovevano parlare profondamente al loro cuore! Sono io! Colui che vi ha chiamato per farvi dei pescatori di uomini (Matteo 4:19). Sono io! Colui che ha operato davanti ai vostri occhi potenti miracoli e guarigioni (Matteo 8:1-17). Sono io! Colui che vi ha già dimostrato che, con una sola parola può calmare la tempesta (Matteo 8:23-27). Sono io! Colui che ha da poco sfamato 5000 uomini oltre le donne e i bambini con 5 pani e 2 pesci (Matteo 14:13-21). Potete prendere coraggio e non avere paura, perché sono io, qui, presente nella tempesta al vostro fianco.

E noi ascoltando queste parole che cosa ci dobbiamo ricordare? Che significato possono avere oggi? Viviamo momenti nei quali vi è un vento forte e contrario. Tutto il mondo sta attraversando una tempesta globale: pandemia, guerra, crisi energetica, economica. Molti passano per burrasche personali, malattie, prove morali, amarezze profonde del cuore. Il rischio è quello di essere impauriti, scoraggiati, perplessi disorientati. I discepoli credevano di vedere un fantasma, noi potremmo pensare che il Signore sia una presenza impalpabile nella nostra vita. Sbagliamo! Ancora oggi il Signore fa udire la Sua voce grazie alla Sua Parola e, in mezzo alle nostre tempeste udiamo la sua voce dolce e forte: “Coraggio, sono io; non abbiate paura!”. Sono io! Colui che è venuto dal cielo per portare i tuoi peccati alla croce e donarti la vita eterna. Sono io! Colui che ti ha aperto il cielo. Sono io! Colui che ti ha già fatto sperimentare tante liberazioni quotidianamente! Sono io! Colui che ha promesso di essere tutti i giorni al tuo fianco. Non ti lascerò! Non ti abbandonerò! (cfr Giosuè 1:5). Nulla potrà separarti dal mio amore! (cfr Romani 8:39).

Che grazia pensare che queste parole sono arrivate fino a noi e che hanno un valore incommensurabile, perché le ha pronunciate Colui che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, il nostro Salvatore e Signore! Allora possiamo veramente prendere coraggio in mezzo alla tempesta e non avere paura!

22 dicembre - Mimetismo

Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono quelli che la trovano.

Matteo 7:13-14

 

Mimetismo

 

Questa facoltà è abbastanza comune nel mondo animale; sappiamo, infatti, che per sfuggire ai predatori, certe specie hanno la capacità di variare le loro forme o di far assumere alla loro pelle dei colori simili a quelli dell’ambiente circostante. Il camaleonte, ad esempio, può cambiare rapidamente colore e certe farfalle riescono a modificare il loro aspetto. Negli esseri umani, invece, è molto diffuso il mimetismo comportamentale, cioè la tendenza ad assumere un modo di essere simile a quello delle persone fra le quali vivono; lo fanno perché non vogliono essere diversi, e così cercano di uniformarsi alla massa. Questo è facilmente verificabile nelle folle che si ammassano negli stadi sportivi o che partecipano a una manifestazione di piazza.

Esiste poi anche un mimetismo “spirituale”, oggi più raro, ma frequente fino a qualche anno fa; ad esempio, molti andavano a messa per far vedere che erano “come gli altri”, e accettavano di praticare dei riti, nei quali non credevano, soltanto per non apparire diversi.

Nel versetto di oggi, la Bibbia ci avverte dei pericoli che si corrono a voler imitare la massa. Magari pensiamo di trovare una certa sicurezza o una qualche agevolazione, e non riflettiamo sulle conseguenze. Rifiutiamoci di adottare certi modi di fare, di pensare e di parlare dei nostri contemporanei, e non imitiamo gli obiettivi che loro perseguono. Se abbiamo creduto al Signore non temiamo di apparire diversi dagli altri. Cristo ci invita a seguire Lui, che è “la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6). La via che ci propone l’Evangelo è una “via stretta”, oggi più che mai, ma che conduce alla vita, alla vita eterna. Ciò che conta è ubbidire agli insegnamenti della Parola di Dio, e non “fare quello che fanno gli altri”.

mercoledì 21 dicembre 2022

Un grande peccato

“Dal tempo dei nostri padri fino a oggi siamo stati grandemente colpevoli” Esdra 9:7. 

Giobbe ricorda che: “Dio non ha bisogno di osservare a lungo un uomo per portarlo davanti a lui in giudizio” (34:23). 

Ecco una prima cosa da considerare: siamo grandemente colpevoli davanti a Dio che è Santo. Dio non ha bisogno di osservarci a lungo per emettere il suo giudizio. Ma grazie a Dio, però, che subito dopo la constatazione del grande peccato, abbiamo udito una meravigliosa notizia, fonte di una grande gioia. Come non ricordare le parole dell'angelo ai pastori? “Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore” Luca 2:10.

Incapaci di risolvere il problema dei nostri peccati, avevamo bisogno di un Salvatore e Dio ce lo ha mandato. Che grande notizia! Se nulla potevamo con le nostre forze, ecco pronto per noi un Salvatore che tutto può fare e che tutto ha fatto!


Un grande amore.

Cosa ha spinto Dio, che abita una luce inaccessibile a sacrificare il proprio figlio per noi peccatori? La risposta è immediata: il suo amore. Quel “Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati”  (Efesini 2:4-5) anche se eravamo “nemici” a causa dei nostri pensieri e delle nostre opere malvagie (Colos. 1:21) “ci ha vivificati con Cristo”. L'amore del Padre si fonde con l'amore del Figlio, il quale dichiara che “Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici” Giov. 15:13.

Dio è amore, e il Signore Gesù ce lo ha dimostrato con la Sua opera; “Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi” 1 Giov. 3:16.


Una grande misericordia.

Pietro può, ora, fare questa affermazione: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti” 1 Pietro 1:3. Abbiamo dunque un futuro nel cielo in virtù dell'opera del Signore Gesù. Avevamo commesso un grande peccato, ma grazie a Dio abbiamo avuto una grande gioia nell'udire il suo messaggio indirizzato a tutti gli uomini, frutto del suo grande amore che produrrà un risultato eterno grazie alla sua grande misericordia.

“Il SIGNORE ha fatto cose grandi per noi, e noi siamo nella gioia” Salmo 126:3.

21 dicembre - Preso in parola

(Tutti quelli che credono) sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.

Romani 3:24

 

La fede senza le opere non ha valore… Per le opere la fede fu resa completa.

Giacomo 2:20, 22

 

Preso in parola

 

Nel 19° secolo, in certi quartieri delle grandi città c’era una grande miseria, ed anche i bambini erano costretti a mendicare per avere un pezzo di pane. Una sera, in un quartiere di Londra, due bambini vestiti miseramente si erano infilati in una sala dove veniva annunciato l’Evangelo. Solo il predicatore si era accorto di loro. Si erano seduti sull’ultima panca ed ascoltavano attentamente il commento del testo di Isaia 55 versetto 1: “Voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte”.

Dopo il sermone, i due bambini uscirono con discrezione, così com’erano entrati, e il predicatore rimase deluso per non essere riuscito a parlare con loro. Mentre rientrava a casa, però, sentì qualcuno che gli tirava la giacca e udì la voce di una ragazzina che diceva:

– Signore, per favore, datemene un po’ per mia madre che è ammalata.

– Darti che cosa, piccola mia?

– Del latte… Noi non abbiamo denaro, ma voi avete detto: Venite voi che non avere danaro. Noi abbiamo portato una bottiglia.

Quei bambini avevano preso alla lettera quella promessa della Bibbia che, come molte altre, ha una portata spirituale; e Dio risponde anche alla fede più semplice. Allora, il predicatore accompagnò i bambini a casa loro, vide la madre gravemente ammalata e procurò loro del latte. Però poté anche parlarle dell’aspetto spirituale del versetto udito dai suoi bambini e cioè della salvezza che si ottiene per mezzo della fede nel sacrificio di Gesù Cristo, salvezza offerta gratuitamente a tutti noi, senza alcun merito da parte nostra, e che chiunque può “acquistare senza denaro”.

martedì 20 dicembre 2022

Non c'è distinzione

“infatti non c'è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” Romani 3:22-23.

Cominciamo tutti col voler ammettere l'esistenza del peccato.

L'uomo si fa un'idea razionale della vita e crede, che, controllando i propri istinti, lavorando sulla propria educazione, facendo del bene al prossimo, tutti possano gradualmente far evolvere la propria vita fino ad un livello buono anche per Dio.

Ma con l'avanzare degli anni risulta sempre più evidente qualcosa che non abbiamo preso in considerazione, cioè il peccato; questa realtà scombussola tutti i nostri ragionamenti.

Il peccato ha reso la base di ogni cosa selvaggia e irrazionale; il peccato è uno stato di fatto non un difetto; è una rivolta mano armata contro Dio. Nella mia vita, o Dio o il peccato, entrambe le cose non possono sussistere insieme. Il Nuovo testamento ci porta ad affrontare questa prospettiva, che è unica: se il peccato mi domina, la vita che è in me andrà deperendo rapidamente, se è Dio che mi domina sarà il peccato a deperire e a perdere forza e attrattiva. 

Non esiste altra alternativa. 

Il Signore Gesù è stato crocifisso per toglier il peccato del mondo e permettere agli uomini, a tutti gli uomini, di avvicinarsi a Dio per essere accolti. 

Le due cose, il peccato e Dio, non possono sussistere assieme.

20 dicembre - “Padre, io voglio…”

(Gesù disse:) “Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati”.

Giovanni 17:24

 

(Gesù) si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi”.

Matteo 26:39

 

“Padre, io voglio…”

 

“Padre, io voglio…”, dice Gesù nella preghiera che fa salire a Dio per i Suoi discepoli, prima di lasciarli. Queste tre parole rivelano, in maniera toccante, chi è Colui che parla.

– “Padre”: Gesù, uomo umile in mezzo agli uomini, si rivolge al Dio del cielo con una perfetta intimità. Lo chiama “Padre”, perché Lui è il Figlio, amato da Dio ancora “prima della fondazione del mondo” (v. 24).

– “Io voglio…”. Quale uomo avrebbe il diritto di dire a Dio: “Io voglio”? Nessuno, se non Dio stesso nella persona del Figlio! Egli esprime a Dio il desiderio di avere i Suoi con Sé nel cielo!

Qualche ora più tardi, Gesù è in ginocchio in un giardino. In una profonda angoscia, si rivolge ancora una volta al Padre. Ma le parole che usa non sono le stesse; non dice io voglio, ma “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice” (Luca 22:42). Gesù, uomo ubbidiente, è prostrato davanti al Suo Dio. Lui, santo e puro, prova un’angoscia profonda all’idea di subire, al posto nostro, il giudizio di Dio sul peccato. Tuttavia dice: “se vuoi”, e ancora: “Non la mia volontà, ma la tua sia fatta”. Il “se vuoi”, risponde al “io voglio” della preghiera di Giovanni 17. E la Sua volontà era perfettamente uguale a quella del Padre.

Adesso che l’opera di Gesù è compiuta, in risposta a quel “Padre io voglio”, i credenti aspettano con certezza il giorno del Suo ritorno per essere con Lui nel cielo. “In virtù di questa volontà noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre” (Ebrei 10:10).

lunedì 19 dicembre 2022

Due uomini, due strade

“Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!. Ma l'altro lo rimproverava, dicendo: Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male. E diceva: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno! Ed egli gli disse: Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso” Luca 23:39-43. 

Sulla croce accanto al Signore Gesù si trovavano due uomini. Due uomini accomunati da una vita dissoluta, costellata di cattive azioni. Due uomini che avevano condiviso la stessa scelta di vivere dissolutamente e che erano giunti alla tragica conclusione della loro vita con la medesima condanna e la stessa morte. 

Ma questi due uomini non ebbero lo stesso destino eterno. Infatti uno dei due, di cui non sappiamo il nome, proprio nelle sue ultime ore di vita passò attraverso la benedetta esperienza del ravvedimento, del pentimento, della confessione e della fede.

Vediamo qui come il Signore sia pronto a perdonare qualunque uomo, in qualsiasi momento della sua vita, se si pente con sincerità dei propri peccati. Tuttavia è chiaro che per nessuno è consigliabile attendere di essere prossimo alla morte per interrogarsi circa il proprio destino eterno, se non altro perché non conosciamo la nostra ultima ora. E' della massima importanza pensarci al più presto, anche per poter godere anticipatamente, fin da questa vita, la pace e la gioia della salvezza eterna.

Il nostro “malfattore” riconobbe senza esitazione che Colui che era crocefisso insieme a loro era privo di colpa e stava subendo ingiustamente quella condanna, ammise i suoi precedenti errori, capì di essere un peccatore e nello stesso tempo identificò nel Signore Gesù il giusto, il perfetto, che donava la Sua vita per i colpevoli e quindi anche per lui. La sua confessione di fede culminò in una fiduciosa preghiera per ottenere il perdono e la certezza della vita eterna.

19 dicembre - Il tuo Dio ti riscalderà

Beato l’uomo che non… si siede in compagnia degli schernitori.

Salmo 1:1

 

Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà.

Galati 6:7

 

Il tuo Dio ti riscalderà

 

Erino Dapozzo (1905-1974) era un credente convinto. Lavorava come operaio in un cantiere edile e, a causa della sua fede, era oggetto di frequenti angherie da parte dei compagni di lavoro. Il suo padrone, in particolare, non aveva alcun rispetto per Dio e non perdeva occasione per affermarlo. Un giorno in cui faceva particolarmente freddo, il capo andò al cantiere per ricuperare gli operai e riportarli in sede col furgoncino. Tutti si sbrigarono a prendere posto all’interno dell’abitacolo, ma mancava un posto. Il padrone indicò a Dapozzo il cassone del mezzo e gli disse con ironia: “Il tuo Dio ti scalderà!”.

Così  Dapozzo prese posto nel cassone, all’esterno del furgone, e partirono. Il tragitto durava più di mezz’ora, ed Erino tremava dal freddo, sotto lo sguardo schernitore dei colleghi. “A cosa gli serviva la fede? Noi almeno siamo al riparo, al caldo”; così pensavano.

Quando il furgone arrivò al fiume e dovette attraversare un ponte provvisorio, il conducente fece una manovra sbagliata e perse il controllo dell’automezzo che, urtato il parapetto, cadde in acqua. Gli occupanti della cabina non ebbero il tempo di uscire e morirono tutti annegati. Dapozzo, caduto bruscamente nel fiume, nuotò per raggiungere la riva e, giunto a terra, unico superstite, poté finalmente riscaldarsi!

Amici credenti, non abbiate paura di sventolare la vostra bandiera. Anche se la fede a volte sembra perdere la partita, Dio avrà sempre l’ultima parola. Egli prepara la liberazione per quelli che mettono la loro fiducia in Lui. Il nostro Dio è un Dio fedele!

domenica 18 dicembre 2022

Voltarsi indietro

“Ma la moglie di Lot si volse a guardare indietro, e diventò una statua di sale” Genesi 19:26.

Una statua di sale cristallizzata, immobile, senza vita. E' la moglie di Lot. Suo marito era andato avanti, lo sguardo fisso verso la montagna dalla quale mai avrebbe dovuto scendere. Forse anche lui desiderava voltarsi. Anche lui lasciava a Sodoma cose alle quali era fortemente legato. Ma è andato dritto, terrorizzato dal giudizio di Dio che stava per abbattersi. Lei, invece, si è voltata. L'attaccamento alle cose che doveva lasciare era stato più forte dell'ubbidienza all'ordine degli angeli. Ed ora si trovava lì, spettatrice inanimata del fuoco e dello zolfo che trasformava in fornace la città, monumento della follia di chi non vuole sottomettersi a Dio nemmeno quando il giudizio è alle porte. Ordine di Dio era stato preciso: “Metti la tua vita al sicuro: non guardare indietro e non ti fermare in alcun luogo della pianura; cerca scampo sul monte” ver. 17.

“Vuoi fissare lo sguardo su ciò che scompare?” Prov. 23:5. Vogliamo voltarci a guardare, con amaro rimpianto, cose condannate a morte, quando Dio ci mette davanti prospettive di vita? Se rimpiangiamo il mondo e i suoi piaceri è segno che abbiamo dimenticato i vantaggi della fede e i castighi di Dio che stanno per cadere sulla terra.

“Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo avviluppare in quelle...” 2 Pietro 2:20.

La nostra condizione diventerebbe peggiore della prima e allora ci sarebbe da mettere in questione la realtà della nostra fede.

Molto più tardi, per bocca del profeta Geremia, Dio, riassumendo la travagliata storia del popolo d'Israele, dovrà dire: “Ma essi non ascoltarono, non prestarono orecchio, ma camminarono seguendo i consigli e la caparbietà del loro cuore malvagio, e invece di andare avanti si sono voltati indietro”  Geremia 7:24.

Il Signore Gesù riprenderà questo argomento com'è che bisogna seguirlo: “Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio” Luca 9:62.

E' necessario avere gli occhi fissi “sul monte”, continuando spediti nel nostro cammino perché: “le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” 2 Cor.5:17.

18 dicembre - Il nostro Padre che è nei cieli (2/2)

Dacci oggi il nostro pane quotidiano; rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno.

Matteo 6:11-13

 

Il nostro Padre che è nei cieli (2)

 

Le priorità sono dunque chiare: prima di tutto l’onore e gli interessi di Dio, e poi i nostri bisogni: dacci… perdonaci… liberaci. Noi dipendiamo da Lui sotto ogni aspetto. Non è per i nostri meriti che otteniamo il cibo di cui abbiamo bisogno, perché Lui è il padrone di tutto; la terra con tutto ciò che contiene è di Sua proprietà.

Se il nostro corpo ha bisogno di nutrimento, lo stesso vale anche per la nostra anima. In questo senso il pane ci parla anche della Parola di Dio. La nostra anima ha bisogno di perdono, perciò dire che Dio rimette i nostri debiti significa che ci perdona. Ma noi non possiamo chiedere a Dio il perdono senza, allo stesso tempo, aver perdonato quelli che potrebbero averci offeso.

“Non ci esporre alla tentazione”. Quest’ultima richiesta viene spesso dimenticata nelle nostre preghiere, eppure è molto importante. Essere protetti dalla tentazione significa essere preservati da quelle cose che potrebbero farci deviare dal sentiero che Dio vuole per noi. E poi, “liberaci dal male”. Questa richiesta scaturisce dal cuore con gli accenti di una fede vittoriosa, perché reclama qualcosa che ci è già stato conquistato dalla vittoria di Gesù, vittoria sul male, sul tentatore, sul mondo. Anche se viviamo ancora con la sofferenza e la malattia, e se qualche volta, purtroppo, cediamo al peccato, se abbiamo davvero creduto al Signore Gesù possiamo essere certi che il male non avrà l’ultima parola, perché Lui, con la Sua morte e la Sua risurrezione, ha vinto. “Nel mondo avrete tribolazione – ha detto ai discepoli – ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:33). “Noi siamo più che vincitori in virtù di Colui che ci ha amati” (Romani 8:37).