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giovedì 31 marzo 2016

31 Marzo

Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato.
Luca 24:5, 6

Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti.
Luca 24:46, 47

“Chi ci rotolerà la pietra?”

Dopo essere stato crocifisso, Gesù fu messo in un sepolcro, un’apertura scavata in una parete rocciosa. Una pesante pietra circolare ne chiudeva l’entrata. Il terzo giorno dopo la Sua morte, delle donne che avevano seguito Gesù vanno al sepolcro per imbalsamare il Suo corpo. Lungo la strada si chiedono: “Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del sepolcro?”. Esse non avevano certo la forza di spostarla. Ma che stupore al loro arrivo! L’entrata è aperta, la pietra è stata rotolata, e il corpo di Gesù non c’è più. Perplesse, alcune di loro ritornano a casa, ma Maria Maddalena, in lacrime, resta lì. Non ha capito che la pietra è stata rotolata per mostrare che la tomba era vuota, che Cristo era risuscitato.
Dio ha mostrato la sua piena soddisfazione nell’opera compiuta dal suo Figlio Gesù Cristo risuscitandolo dai morti. Egli è morto per regolare una volta per sempre e per l’eternità la questione del peccato che ci teneva lontani da Dio; ma oggi è vivente e dichiara: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me non morirà mai” (Giovanni 11:25, 26).
Vicino alla tomba vuota, il Signore Gesù si presenta allora a Maria e le rivela le grandiose conseguenze della Sua morte e della Sua risurrezione: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17).

Dio può essere conosciuto come Padre. L’accesso al cielo è aperto; Cristo vi è entrato quale precursore e ben presto vi entreranno anche quelli che hanno creduto in Lui. 

mercoledì 30 marzo 2016

30 Marzo

Egli (Cristo) ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce.
1 Pietro 2:24

Una sofferenza unica

Il Signore ha sofferto da parte degli uomini; è stato deriso, frustato, inchiodato alla croce. Erano le sofferenze “per la sua giustizia”. Ma ha sofferto anche da parte di Dio che puniva su di Lui i nostri peccati e le nostre colpe di cui volontariamente si era caricato.
Durante le tre ore di tenebre, Gesù sulla croce è stato il perfetto “sacrificio per il peccato”, “una cosa santissima” per Dio, raffigurato dai sacrifici che offrivano gli Israeliti il cui sangue era portato fino nel luogo santissimo del tabernacolo. Il valore del sacrificio di Cristo è alla presenza di Dio per sempre (Ebrei 13:11-12, Levitico 6:8, 7:12, 16:15).
Il Signore Gesù si è reso responsabile dei nostri peccati, ma Lui era innocente e perfettamente giusto. “Egli non commise peccato, e sulla sua bocca non si è trovato inganno” (1 Pietro 2:22-24, Ebrei 9:28). Così, Dio “ha fatto diventare peccato per noi” Colui che “non aveva conosciuto peccato”, “affinché noi diventassimo giustizia di Dio in Lui” (2 Corinzi 5:21).
Oh, quanto Tu soffristi, Agnello crocifisso!
Con l’infinito sguardo scrutasti il cupo abisso,
e sopra l’infinito tuo cuore, in quel momento,
tutto gravò l’eterno nostro mortal tormento.
Il Suo amore è stato “forte come la morte... I suoi ardori sono ardori di fuoco, fiamma potente… i fiumi non potrebbero sommergerlo” (Cantico dei Cantici 8:6-7). Così noi possiamo proclamare: “A Lui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue, e che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti al suo Dio e Padre, a Lui siano la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.” (Apocalisse 1:5-6).

(tratto da “Ecco l’Uomo!” Edizioni Il Messaggero Cristiano))

martedì 29 marzo 2016

29 Marzo

Gesù gridò a gran voce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Matteo 27:46

Gesù Cristo abbandonato da Dio

Cosa dev’essere stato per Dio abbandonare il proprio Figlio! Distogliere il suo volto da Lui che era il perfetto servitore, che era venuto per fare la Sua volontà e l’aveva pienamente fatta (Ebrei 10:9, Salmo 40:8).
Un giorno Dio, per provare la fede di Abraamo, gli chiese di offrirgli il proprio figlio, il suo “unico”, colui che amava; ma poi era però intervenuto perché non mettesse la mano “contro il ragazzo” e non gli facesse alcun male (Genesi 22:1-18). Al Calvario, invece, Dio non è intervenuto! Nessun angelo è stato mandato per liberare il Signore Gesù, o anche solo per fortificarlo, com’era avvenuto nell’angoscia del Getsemani (Genesi 22:11-12, Luca 22:43). Mistero inscrutabile! Qui, alla croce, Dio deve distogliere il suo volto dal proprio Figlio. Dio, “ha voluto stroncarlo con i patimenti” (Isaia 53:10).
Ciò che ha reso quel momento così doloroso per il Signore è il fatto di essere abbandonato da Dio. Lui, innocente, pagava per noi peccatori! “Tu mi hai messo nella fossa più profonda, in luoghi tenebrosi, negli abissi... Io porto il peso dei tuoi terrori e sono smarrito” (Salmo 88:6-15). Le sofferenze fisiche, pure grandissime, erano poca cosa in confronto all’angoscia di quelle ore supreme!  
Alla fine della sua vita Davide aveva scritto: “Non ho mai visto il giusto abbandonato” (Salmo 37:25); ma il Signore ha dovuto gridare: “Non allontanarti da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è alcuno che m’aiuti” (Salmo 22:11). Che scena impressionante! Il solo giusto che sia mai esistito è abbandonato da Dio in un momento di terribile angoscia.
(segue)

lunedì 28 marzo 2016

28 Marzo

Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche. E la pace di Dio… custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. 
Filippesi 4:6-7

In mezzo alla tempesta
(Vangelo di Matteo 14:24-33)

È notte. Il mare di Galilea è agitato a causa del forte vento, e la barca, già lontana da terra, è sbattuta dalle onde. I discepoli faticano a remare. Ed ecco che Gesù arriva, camminando sul mare. Pietro si tranquillizza vedendolo, ma vuole qualcosa di più. Vuole vivere un miracolo, fare un’esperienza straordinaria, toccare con mano la potenza e la gloria di Dio. Allora chiede a Gesù di poterlo raggiungere camminando anche lui fra le onde.
Era un grande atto di fiducia nel Signore, certamente, ma anche di fiducia in se stesso, nella propria fede. “Vieni”, gli dice Gesù, e Pietro cammina sull’acqua! Peccato che poi, “vedendo il vento” si spaventa e incomincia ad affondare. È vero che Gesù lo prende per la mano e lo salva, ma se Pietro avesse avuto fede solo in Lui non sarebbe affondato.
Anche tu, se Gli racconti le tue difficoltà, se metti il Signore al centro della tua vita, dei tuoi interessi, delle tue aspettative, farai delle esperienze meravigliose, e dalla Sua potenza riceverai così tanta forza da sormontare vittoriosamente il mare agitato delle tue difficoltà e dei tuoi problemi.
“Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” dice il Signore a Pietro. E “quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò”! 

domenica 27 marzo 2016

27 Marzo

Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e molta gente della città era con lei. Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: “Non piangere!”
Luca 7:12-13

L’eccellenza di Gesù Cristo (4)
 In presenza della morte (Luca 7:11-16)

Due gruppi di persone s’incontrano nei pressi della città di Nain. Uno, che sta uscendo dalla città, è un lungo corteo funebre: si andava a seppellire il figlio unico di una vedova. L’altro, che si sta avvicinando alla città, è composto da Gesù coi Suoi discepoli, e molta altra gente. La morte e “colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo” (Ebrei 2:14) si trovano di fronte al “Principe della vita” (Atti 3:15), venuto sulla terra per vincere la morte e Satana.
Il racconto del Vangelo ci dice che Gesù esprime anzitutto la Sua compassione per quella vedova, poi si avvicina, tocca la bara e si rivolge al morto: “Ragazzo, dico a te, alzati!”. Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. “E Gesù lo restituì a sua madre”.
Oltre a predicare le esigenze della giustizia di Dio e il Suo amore per gli uomini, Gesù scacciava i demoni e risuscitava i morti dimostrando così che le potenze demoniache e la morte stessa erano rese impotenti già prima di essere da Lui vinte alla croce (esse saranno poi totalmente distrutte alla fine dei tempi).
E’ scritto che “tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: Un grande profeta è sorto tra di noi”. Gesù non era soltanto un profeta, ma molto di più: era il Figlio di Dio che, come uomo, era venuto a donare la Sua vita sulla croce, e a uscire poi dalla morte, vittorioso, tramite la risurrezione. Cristo “ha distrutto (annullato) la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il Vangelo” (2 Timoteo 1:10).

(segue domenica 7 aprile)

Apparenze salvate - 2 Samuele 11:14/27

La strategia di Davide per riordinare le cose dopo l’adulterio è fallita. Occorre pensare ad un'altra,  ma anche questa finirà per aggiungere un peccato all’altro: l’omicidio all’adulterio.
Tutto viene portato a termine con la complicità di Joab e delle circostanze e l’apparenza, almeno in un primo momento, viene salvata.

Tra Davide e Joab la connivenza  è completa. Il generale prevede la reazione del re quando il messaggero riporterà la tattica pericolosa usata per la battaglia (20/21), ma l’argomento decisivo per calmare il re si riassume in poche parole: “Uria, l’Ittita è morto” (21). Davide concluderà questa scena tranquillizzando il generale con una parola consolante parlando della cosa come di qualcosa di accidentale quanto di inevitabile.

Anche Bat-Sceba piangerà il marito (26) in un lutto di convenienza verso colui che è morto a causa sua. Ella piange la perdita del marito, ma non una sola lacrima è versata per il suo peccato. Finito i giorni del lutto Davide la prenderà per moglie (27) e, anche in questo caso, all’apparenza tutto sembrerà essere a posto.

Che quadro terribile! Come ha potuto il re Davide, il dolce salmista di Israele, essersi lasciato cadere così in basso? Un po’ d’indolenza, uno sguardo di troppo sono stati i primi anelli di una catena che lo hanno portato in questo stato.

Il racconto di questa vicenda termina con parole solenni: “quello che Davide aveva fatto dispiacque al SIGNORE” (27). Potrà Dio passar sopra al peccato del suo servo? No! Dio interverrà e la voce del profeta Natan si farà presto udire.

Se Dio ha voluto che questa triste pagina della storia di Davide arrivasse fino a noi la cosa deve farci riflettere. Se un grande servitore di Dio come Davide è caduto nel peccato quanto più, ciascuno di noi, deve vegliare sulla propria vita! Chiediamo al Signore di renderci sempre più vigilanti ed attivi per non cadere in una delle mille trappole che Satana ci tende sul cammino (1 Pt 5:8 – 2 Co 11:4).


D.C.

sabato 26 marzo 2016

26 Marzo

In ogni cosa rendete grazie.
1 Tessalonicesi 5:18

Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile!
2 Corinzi 9:15

Rendere grazie a Dio

Ringraziare Dio per i suoi doni è il privilegio del cristiano, in ogni circostanza (Romani 14:6).
– Per quelli che hanno creduto, i quali, quando erano “schiavi del peccato”, hanno “ubbidito di cuore” all’insegnamento del Vangelo (Romani 6:17), il primo motivo per rendere grazie è il fatto di essere stati salvati per grazia, mediante la fede. Infatti, il motivo principale di ogni ringraziamento è il dono supremo del Figlio di Dio, il Salvatore del mondo: “Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile!” (2 Corinzi 9:15).
– Il credente è liberato dal potere del peccato sul quale è vincitore; per questo è scritto: “Ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo” (1 Corinzi 15:57).
– Il credente ama e segue il suo Signore, lo serve e combatte “il buon combattimento della fede” (1 Timoteo 6:12), non con armi umane, ma con la Parola di Dio. Egli ringrazia per le vittorie, a volte sofferte, che Dio gli concede. “Grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo” (2 Corinzi 2:14).
– Ma chi può produrre lo zelo per il Signore e la devozione per compiere il bene, se non Dio stesso? Questo è un altro motivo di riconoscenza: “Ringraziato sia Dio scriveva l’apostolo Paolo che ha messo in cuore a Tito lo stesso zelo per voi” (2 Corinzi 8:16).
Ringraziamo Dio per l’energia e la prontezza che dà ai Suoi figli per annunciare nel mondo la buona notizia del Vangelo e per aiutare i loro fratelli e sorelle nella fede!

Uno sguardo in una notte insonne - 2 Samuele 11:1/13

Non possiamo che essere profondamente impressionati nel leggere una pagina così triste della vita di Davide. In essa troviamo tutta la debolezza della carne, ma anche tutte le cure del favore divino e lo sviluppo di tutta la grazia per il suo ristabilimento.

Per Davide sarà sufficiente un’occasione favorevole, “un malvagio pensiero” che viene dal cuore naturale (Mr 7:21), perché il seme della concupiscenza degli occhi produca in lui adulterio, ipocrisia, menzogna e omicidio con tutte le conseguenze che questo comporterà.

G  Una sera insonne
Mentre il suo esercito è impegnato nella guerra il re rimane a casa. Ha preferito non essere impegnato alla testa dei suoi uomini, delegando a qualcun altro la responsabilità del comando.
Ma ecco che uno sguardo in una notte insonne gli sarà fatale.
Questo momento di pigrizia e di inattività ha reso la sua vigilanza più vulnerabile. La concupiscenza degli occhi lascia presto il posto all’adulterio che darà a Davide un piacere effimero della durata di una notte, ma che pagherà a caro prezzo per tutto il resto della vita benché la grazia lo ristabilirà nella comunione con Dio.

G  Uria l’Ittita
A fronte di un re che non fa il proprio dovere Uria, il marito di Bat-Sceba, è un vero soldato. Consapevole delle privazioni che l’esercito e l’Arca (11) passano in quel momento, rifiuta ogni privilegio, se pur temporaneo, rifiutando il piacere momentaneo che quella circostanza gli potrebbe concedere.
Davide cercherà, offrendogli dei regali (8) e intrattenendolo alla sua mensa (13), di offuscare in ogni modo il suo giudizio senza riuscirvi.
La fedeltà di Uria è messa a dura prova, ma egli sa resistere perché il suo pensiero è per il popolo e l’Arca.

G  Contrasti
Come brillano i caratteri morali e la condotta di Uria che fanno di lui un “valoroso guerriero” (23:39), in contrasto alla condotta colpevole di Davide.
Davide si era dispiaciuto di vedere l’Arca in una tenda (7:2), ma ora il suo cuore è occupato di altro ed è Uria che riprende questo pensiero (11), ma forse con molta più consacrazione. Il Signore ci dia di assomigliargli.


D.C.

venerdì 25 marzo 2016

25 Marzo

Astenetevi da ogni specie di male.
1 Tessalonicesi 5:22

Impegnatevi a cercare… la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore.
Ebrei 12:14

Chiamati alla santità

Che significato ha la parola “santità”? Nella Chiesa Cattolica è un titolo onorifico che spetta alle cariche religiose più elevate, oppure è il riconoscimento ufficiale attribuito a personaggi ritenuti meritevoli per una sorta di elevatezza spirituale o di potenza da essi raggiunta. Ma nel pensiero di Dio le cose stanno diversamente.
Nella Bibbia vediamo che la santità è il fatto di essere legati, per mezzo della fede, al Signore Gesù, di appartenergli da ora e per sempre, di essere impegnati ad imitare il Suo cammino. Questa santità si potrebbe definire “fondamentale”. Ogni vero credente è reso “santo” perché Dio lo ha ricevuto come figlio, gli ha fatto la grazia di appartenere alla Sua famiglia. Paolo inizia la sua prima Lettera ai Corinzi così: “Paolo… ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo”.
C’è poi la santità pratica che è il modo di vivere del credente che cerca in ogni modo di evitare il male per glorificare il suo Signore e dare nell’ambiente dove vive una testimonianza coerente.

La santità pratica, ottenuta mediante l’azione dello Spirito Santo, non esclude la responsabilità personale: io devo vegliare su me stesso (Matteo 5:28), sulle mie parole (Efesini 4:29) e impegnarmi a “custodire” il mio cuore (Proverbi 4:23). La santità che mi separa dal male mi rende più sensibile all’insegnamento della Parola di Dio. Essa mi libera dal potere del peccato e mi stimola a servire Dio e gli altri. 

giovedì 24 marzo 2016

24 Marzo

(Cristo) con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini.
Efesini 2:17

Siate riconciliati con Dio!

Valentina, la giovane segretaria dell’ufficio, è sempre più triste. Cerco di parlarle. Esitando, mi racconta la sua sventura. Le chiedo: “I suoi genitori non possono aiutarla?”
– No, li ho lasciati quando avevo 17 anni.
– Ma non potrebbe ritornare da loro?
– No, mi dice con voce triste, non è più possibile.
– Lei sa che la Bibbia ci insegna che Dio può ristabilire le relazioni spezzate? Egli è un Dio di pace e di riconciliazione!” Valentina ha preso coraggio ed è tornata dai suoi.
Riallacciare delle relazioni interrotte a volte sembra impossibile. Ma Dio è il Dio dell’impossibile e è pronto ad aiutarci, a condizione che siamo anzitutto riconciliati con Lui. Sovente in noi c’è indifferenza o ostilità nei Suoi confronti, e questo è alla sorgente di tutte le nostre miserie. Se gli chiediamo perdono dei nostri peccati e crediamo in Lui e nel sacrificio del Suo Figlio, Dio ci riconcilia con Sé.
Le religioni pensano di dover placare l’ira dei loro falsi dèi e conquistarne il favore. All’opposto, la Bibbia ci rivela che Dio, il solo vero Dio, odia il peccato ma non è nostro nemico. Dio ci ama!

“Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo, nel nome di Cristo, siate riconciliati con Dio. Colui che non ha conosciuto peccato (Gesù), Egli (Dio) lo ha fatto diventare peccato per noi affinché noi diventassimo giustizia di Dio in Lui” (2 Corinzi 5:20).

mercoledì 23 marzo 2016

23 Marzo

“Beato l’uomo… il cui diletto è nella legge del SIGNORE e su quella legge medita giorno e notte… Tutto quello che fa prospererà”.
Salmo 1:1-3

La ruminazione

Secondo la Legge data anticamente al popolo d’Israele per mezzo di Mosè, c’era una distinzione da fare fra gli animali: i “puri” erano quelli che si potevano mangiare e offrire a Dio, gli “impuri” erano assolutamente da evitare (Levitico 11:2-23). Fra le caratteristiche che rendevano puri i mammiferi erbivori (v. 6), la ruminazione era la più importante. La ruminazione è come una seconda digestione, un ripassare alimenti già utilizzati per trarne ulteriore nutrimento.
È quello che noi dobbiamo fare con la Parola di Dio: “mangiarla”, e assimilarla, come ha fatto il profeta Geremia che dice: “Appena ho trovato le tue parole, io le ho divorate; e le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore” (15:16); e poi meditarla, ritornarci su, approfondirne gli aspetti che possono essere passati inosservati, per trarre da essa il maggiore vantaggio possibile. Questo aiuta anche a memorizzare i testi biblici, il che ha la sua importanza sia per noi stessi sia quando parliamo ad altri del Signore. Se poi verranno momenti tristi, come la malattia o il lutto, quello che avremo immagazzinato della Parola di Dio sarà in noi una sorgente incredibile di serenità e di forza.

Questo mi è di conforto nell’afflizione, che la tua Parola mi fa vivere” (Salmo 119:50)

martedì 22 marzo 2016

22 Marzo

Ti ho supplicato con tutto il cuore: “Abbi pietà di me, secondo la tua parola”. Ho esaminato le mie vie e ho orientato i miei passi verso le tue testimonianze.
Salmo 119:58-59

Fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti.
Filippesi 4:6

Ezechia non fu riconoscente

Il re Ezechia, quando seppe che la sua malattia l’avrebbe portato alla morte, ebbe momenti di disperazione. In un’accorata preghiera ricordò a Dio le buone cose che aveva fatto, la propria fedeltà e saggezza. Egli pensava di meritare una lunga vita, secondo le promesse dell’Eterno al suo popolo, e invece vedeva la sua vita come “una tela arrotolata”, si sentiva “tagliato via dalla trama” (Isaia 38:12). Dio udì la sua preghiera, ebbe pietà di lui e gli concesse altri quindici anni (Isaia 38:1-5). Da quel momento, Ezechia poteva fare il conto esatto dei suoi giorni.
Quei quindici anni, che non erano tantissimi ma erano comunque un dono della grazia di Dio, avrebbe dovuto usarli con umiltà e riconoscenza. Purtroppo, invece, non seppe approfittare di quel prolungamento di vita. 2 Cronache 32:25 dice esplicitamente che “Ezechia non fu riconoscente del beneficio ricevuto”. Agli inviati del re di Babilonia mostrò con orgoglio tutte le cose preziose del suo palazzo senza pensare che di lì a poco le avrebbe lasciate. Anche noi potremmo essere tentati di avere lo stesso atteggiamento con ciò che possediamo!
Ringraziamo Dio dei giorni di vita che ci concede e approfittiamo per ascoltare ciò che Lui ha da dirci leggendo la Bibbia attraverso la quale Dio si fa conoscere e fa conoscere i Suoi pensieri. Sarà Lui stesso a darci poi la saggezza, l’umiltà e la capacità per metterli in pratica.

lunedì 21 marzo 2016

21 Marzo

(Gesù disse:) “L’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna”.
Giovanni 4:14

Il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno.
2 Corinzi 4:16

Esplosione di vita

Chi può restare insensibile assistendo al rinnovamento della primavera? È come un’esplosione di vita. Quando gli alberi da frutto si ricoprono di fiori, i prati rinverdiscono e gli uccelli cantano di primo mattino, siamo come afferrati da questa forza di vita che scaturisce dal creato.
Ebbene, un rinnovamento può prodursi anche nella nostra vita. Gesù parla d’una nuova nascita per chi crede in Lui (Giovanni 3: 7, 16). Dopo un lungo “inverno” senza Dio, possiamo gustare una pienezza di vita e di gioia.
Non si tratta evidentemente d’una nuova vita fisica, ma d’una vita spirituale, con desideri, motivazioni, pensieri differenti. Essa si produce quando siamo coscienti di essere peccatori davanti a Dio, “morti nei peccati” (Efesini 2:5), e che Dio vuole agire nelle nostre vite.
Questa vita nuova si sviluppa quando beviamo alla sorgente, cioè quando leggiamo la Bibbia. Per l’azione dello Spirito Santo, i nostri pensieri si armonizzano con quelli di Dio.
Tu, lettore, hai provato questo “rinnovamento dello Spirito Santo” (Tito 3:5, 6)? Hai conosciuto Gesù? Lo ami?

Questo rinnovamento produce degli effetti visibili nella vita di una persona. A poco a poco, l’egoismo fa posto all’amore, l’ira alla pazienza, l’orgoglio all’umiltà… La vita di Gesù si manifesta ed è una testimonianza per quelli che non Lo conoscono ancora. 

domenica 20 marzo 2016

20 Marzo

Gesù… era tentato dal diavolo. Durante quei giorni non mangiò nulla; e quando furono trascorsi, ebbe fame. Il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: Non di pane soltanto vivrà l’uomo”.
Luca 4:1-4

L’eccellenza di Gesù Cristo (3)
 La tentazione

La voce di Dio riguardo a Gesù si era fatta udire al battesimo di Giovanni Battista: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto” (Luca 3:22). Perché, dunque, era necessario che Gesù, senza cibo e in un deserto per quaranta giorni, fosse tentato da Satana? Perché doveva mettere in evidenza la sua perfezione di fronte alle tentazioni del nemico e dimostrare a tutti che la Parola di Dio è la sola arma per ottenere la vittoria. Il primo uomo, Adamo, era caduto per la sua disubbidienza; invece Gesù, Uomo perfetto davanti a Dio e agli uomini, ha trionfato con la Sua ubbidienza.
Gesù non cede né agli attacchi diretti né alle insinuazioni mascherate del diavolo: se tu hai fame – insinua il nemico – tutto è a tua disposizione, puoi far valere la tua potenza divina anche senza ubbidire a Dio. Sono molti i pensieri che il maligno suggerisce anche a noi e ai quali spesso diamo ascolto. Ma Gesù, dipendente e sottomesso al Padre, mostra la Sua saggezza perfetta opponendo la Parola di Dio alle tentazioni del nemico. Tre volte replica: “Sta scritto”, o “È stato detto” (Luca 4: 4, 8, 12). Con umiltà, come Figlio dell’uomo, usa soltanto l’arma potente della Bibbia per costringere il nemico alla fuga.
Una volta che la Sua perfezione è pienamente manifestata, Gesù entra nel Suo ministero pubblico in favore degli uomini.

(segue domenica prossima)

sabato 19 marzo 2016

19 Marzo

Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell’ignoranza; ma come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta.
1 Pietro 1:14-15

Separiamoci dal male!

“Voi siete figli per il SIGNORE vostro Dio”, è scritto in Deuteronomio 14:1 riguardo agli Ebrei del tempo di Mosè. L'appartenenza di quel popolo a Dio non era solo una questione di elezione, di scelta; c’era un legame profondo, molto stretto, come quello che unisce un padre al proprio figlio; ma il mantenimento di quel legame era condizionato all’ubbidienza.
Anche noi credenti cristiani siamo legati a Dio da un rapporto di figliolanza: siamo stati fatti “partecipi della natura divina” (2 Pietro 1:4), siamo “nati da Dio” (Giovanni 1:13), siamo tutti “figli di Dio per la fede in Cristo Gesù” (Galati 3:26). È un rapporto benedetto che implica grandissimi privilegi e che, ovviamente, comporta anche delle responsabilità. Prime fra tutte la “santificazione” personale e la “consacrazione”, vale a dire il separarsi dal male e darsi a Dio per servirlo, poiché è giusto che Egli possa, attraverso i suoi figli, portare a compimento la sua opera e i suoi progetti per la salvezza di molti.

Israele non doveva, per nessuna ragione, imitare le usanze abominevoli dei popoli pagani, perché era un popolo “santo”, separato per Dio. A loro Dio diceva: “Santificatevi, dunque, e siate santi, perché io sono santo” (Levitico 20:26). E a noi, che crediamo al Signore Gesù, sono ripetute le stesse parole: “Siate santi, perché io sono santo” (1 Pietro 1:16).

venerdì 18 marzo 2016

18 Marzo

“La mia parola non è forse come il fuoco”, dice il SIGNORE, “e come un martello che spezza il sasso?”
Geremia 23:29

La parola di Dio non è incatenata.
2 Timoteo 2:9

La Bibbia murata (2)

Il muratore, convertito dalla lettura di quella Bibbia scoperta fra i mattoni, decise di lasciare il suo lavoro per andare nelle varie fiere paesane a vendere Bibbie. Un giorno, Antonio passò davanti al suo stand e si fermò. “Oh! di nuovo le Bibbie! Non ne ho bisogno! Mi basta andare a Glaris. Là ne ho nascosta una in un muro e neanche il diavolo potrebbe trovarla!” Il credente, sorpreso e stupito, guardò l’uomo con serietà. “Un momento; che ne diresti se ti facessi vedere quella Bibbia che dici di aver murata?”. “Non ci casco, amico. La riconoscerei subito”.
L’ex muratore diventato credente trasse la Bibbia dalla tasca e gliela mostrò. Antonio la prese, la rigirò. Era proprio quella! Rimase muto per la sorpresa. “Sta’ pur tranquillo, non è il diavolo che l’ha trovata; è Dio! Egli mi ha salvato per mezzo di questa Bibbia e vuole salvare anche te”. La rabbia di Antonio esplose. Chiamò dei compagni, schernitori come lui, e nel giro di qualche minuto il piccolo stand fu devastato.

Trascorsero alcuni mesi. Un giorno, Antonio cadde da un’impalcatura e fu gravemente ferito. Il venditore di Bibbie lo venne a sapere e gli fece visita all’ospedale. Incoraggiato da una discreta accoglienza, ritornò altre volte. Leggeva all’infortunato una porzione della Bibbia, poi pregava. La Parola di Dio spezzò il cuore duro di Antonio. Egli riconobbe la sua colpevolezza davanti a Dio, confessò a Lui i suoi peccati e ricevette Gesù come suo Salvatore personale.

giovedì 17 marzo 2016

17 Marzo

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Matteo 24:35

Ogni carne è come l’erba… L’erba si secca… ma la parola del nostro Dio dura per sempre.
Isaia 40:6-8

La Bibbia murata (1)

Alcuni decenni fa, Antonio, giovane muratore italiano, decise di andare a lavorare in Svizzera, dove avrebbe guadagnato molto di più che al suo paese. Fece la valigia e si diresse verso la frontiera. In treno incontrò un’anziana signora che gli parlò di Gesù. Egli replicò seccamente: “Io ho già la mia religione”. La signora gli offrì una Bibbia che lui accettò, ma si guardò bene dal leggerla.
Arrivato a Glaris, lavorò alla costruzione di un palazzo. Antonio si faceva beffe delle cose di Dio ed era solito bestemmiare, come la maggior parte dei suoi compagni. Un giorno portò quella Bibbia in cantiere e disse loro: “Ah! Ecco un bello scherzo! Vedete questa Bibbia? La metto in questo buco”. Detto fatto e la Bibbia, un po’ consunta, fu messa tra due mattoni. “Un po’ di calce e vedremo se il diavolo saprà scovarla”, disse fra le risate dei compagni.
Qualche anno dopo, un violento incendio devastò Glaris e furono distrutte circa cinquecento case. Quando iniziarono i lavori di ricostruzione, grande fu la sorpresa di un operaio, anche lui italiano, quando scoprì fra le macerie di un muro quel libro perfettamente conservato. Pensò che poteva avere del valore; allora lo prese, lo lesse e non tardò a capire di essere un peccatore e che Dio lo amava e lo voleva salvare. Credette al Signore Gesù e ricevette la sicurezza del perdono dei suoi peccati e della vita eterna che il Vangelo promette a chi crede.

(segue)

mercoledì 16 marzo 2016

16 Marzo

Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.
1 Giovanni 2:17

“Io (Gesù) sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via”.
Giovanni 15:1-2

Usiamo bene i giorni della nostra vita

Un modo per usare bene i giorni di vita che ci sono concessi è quello di approfittare delle occasioni per far conoscere agli altri l’amore di Dio e dare gloria al Signore; questo è il privilegio di chi conosce Dio. “Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni”, esorta l’Ecclesiaste (12:3). Un giorno, il Signore Gesù raccontò di un tale che “aveva piantato un fico nella sua vigna; andò a cercarvi del frutto, ma non ne trovò”. E non era la prima volta. Da ben tre anni il fico non faceva frutti. Ordinò quindi al contadino di tagliarlo perché sfruttava il terreno inutilmente. Il contadino gli rispose: “Signore, lascialo ancora quest’anno; gli zapperò intorno e gli metterò del concime. Forse darà frutto in avvenire; se no, lo taglierai” (Luca 13:6-9).

Ancora un anno! Credo che raffiguri il tempo che il Signore, nella sua infinita pazienza, concede ancora a qualcuno di noi per vedere se, riflettendo sui pochi giorni che ci rimangono da vivere, acquistiamo un cuore saggio e ci impegniamo a portare quel frutto che Egli si aspetta. 

martedì 15 marzo 2016

15 Marzo

“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!”
Matteo 23:37

“Voi non avete voluto!”

Molto tempo fa, Dio aveva avvertito il suo popolo Israele, sia per mezzo dei profeti sia con severi castighi, per ricondurlo ad essere fedele a Lui, ma ha dovuto constatare con tristezza: “Voi non avete voluto”. Nel libro del profeta Amos, capitolo 4, questa frase è ripetuta ben cinque volte!
Otto secoli dopo, il Signore Gesù ha rivolto lo stesso rimprovero ai Giudei: “Voi non volete venire a me per aver la vita!” (Giovanni 5:40). Ancora oggi, l’ostinazione del cuore umano a non voler tener conto degli appelli di Dio rimane invariata; esattamente come allora prevale l’indifferenza: “Vi abbiamo sonato il flauto e non avete ballato; abbiamo cantato dei lamenti e non avete pianto” (Matteo 11:17). Gli avvertimenti sono sottovalutati e la parola della grazia non è ascoltata.
Così, la responsabilità dell’uomo nei confronti di Dio è chiaramente dimostrata. La maggioranza non ascolta, non vuole ascoltare; eppure Dio offre a tutti il tesoro più prezioso, la salvezza dell’anima. Per potercela offrire, Dio ha pagato un prezzo altissimo: ha dovuto sacrificare il Suo unico Figlio, Gesù Cristo.

Dio è paziente e vi parla ancora. Vi dice: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Ebrei 3:15). Lasciatevi convincere. Credete che è a voi personalmente che quel Dio pieno di bontà si rivolge, perché non vuole la vostra perdizione ma la vostra salvezza. Siate consapevoli che il Suo è un messaggio d’amore!

lunedì 14 marzo 2016

14 Marzo

Questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.
Giovanni 20:31

Hai letto i Vangeli?

Leggendoli scoprirai che Gesù di Nazaret è vissuto come noi, ma era così tanto diverso! Essendo Dio, era perfetto, santo, senza peccato. Le sue parole toccavano le coscienze e i cuori, ed erano parole d’amore; anche se pronunciate tanti anni fa, esse sono straordinariamente attuali; se le leggi, non possono lasciarti indifferente. Scoprirai il racconto della sua vita umile, della sua condanna ingiusta e della sua morte, ma anche delle sue opere potenti, dei suoi miracoli, della sua risurrezione. Se Gesù si è lasciato inchiodare su una croce l’ha fatto per amore, per te e per me.
Gesù è vivente. A chi cerca la strada per arrivare a Dio, e nello stesso tempo ha timore di doversi trovare di fronte a Lui, Egli dice anche oggi: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6). A chi riconosce le proprie colpe e le confessa a Dio, Egli concede il suo perdono. A chi ha paura della morte, Egli promette la vita, la vita eterna. A chi sente un vuoto d’affetto nel proprio cuore, Egli fa conoscere Dio come Padre. Non si tratta di illusioni o di fanatismo religioso; si tratta di realtà che potrai sperimentare tu stesso.
Gesù non è lontano, non è inaccessibile; anzi, Egli vuole rivelarsi a tutti quelli che lo cercano con sincerità, umiltà e preghiera. “Colui che viene a me non lo caccerò fuori”, ha detto (Giovanni 6:37).
Se attraversi un momento difficile, sappi che per Lui nessuna situazione è senza via d’uscita, perché ti ha creato, ti ama ed è potente. Se credi in Lui e ti affidi al suo amore, Egli ti darà il Suo aiuto e la Sua pace; e in qualche modo trasformerà anche le situazioni difficili della tua vita.

domenica 13 marzo 2016

13 Marzo

Ora, mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche Gesù fu battezzato; e, mentre pregava, si aprì il cielo, e lo Spirito Santo scese su di lui in forma corporea, come una colomba; e venne una voce dal cielo: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto”.
Luca 3:21-22

L’eccellenza di Gesù Cristo (2)

Al battesimo di Giovanni
Erano venuti in molti da Giovanni Battista per farsi battezzare. Erano persone che, con più o meno sincerità, riconoscevano le proprie colpe; c’erano uomini e donne del popolo e anche qualche capo religioso. Vedendo Gesù che si univa a loro e chiedeva di essere battezzato, Giovanni si stupì: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?” Ma Gesù gli rispose: “Sia così ora, poiché conviene che noi adempiamo in questo modo ogni giustizia” (Matteo 3:14-15).
Che incoraggiamento per quei penitenti! In Gesù Cristo, che era senza peccato, e non aveva nulla di cui pentirsi, brilla una perfetta umiltà; ed ecco che Dio Padre interviene e dichiara dall’alto dei cieli: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto” (Matteo 3:17).
Gesù, uomo perfetto, l’unico in cui Dio poteva trovare piacere, era venuto a vivere fra gli uomini e s’identificava con loro dando il buon esempio e incoraggiandoli a praticare il vero bene. Il Suo piacere era di fare sempre la volontà del Padre; ecco il perché della Sua risposta a Giovanni Battista: “Sia così ora, poiché conviene che noi adempiamo in questo modo ogni giustizia”.
Questa identificazione di Gesù con l’uomo perduto era il preludio di un’identificazione ben più completa, quando, sulla croce, accetterà di caricarsi dei nostri peccati (2 Corinzi 5:21) e di subirne la condanna perché noi potessimo essere perdonati.

(segue domenica prossima)

sabato 12 marzo 2016

12 Marzo

“Io ti mando per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati”.
Atti 26:18

La conversione: un’inversione a U

Si può passare da una religione a un’altra senza che questo sia una conversione. Si può far parte di una chiesa e seguirne i riti e le regole senza aver sperimentato la vera conversione. Si potrebbe persino realizzare un cambiamento morale, un miglioramento della propria condotta, senza che si tratti di una conversione nel senso biblico.
Secondo la Bibbia, convertirsi significa letteralmente invertire direzione, distogliersi da una cosa per volgersi verso un’altra. Se il pentimento è un cambiamento interiore completo nei pensieri più profondi, la conversione ne è il risultato nelle azioni, così come l’atto accompagna il pensiero. Quando il pentimento si accompagna alla fede c’è la conversione. È il passare dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dal potere di Satana a Dio (Colossesi 1:12-13; Giovanni 5:24). A Tessalonica, quelli che avevano creduto, cioè i convertiti, avevano abbandonato gli idoli “per servire il Dio vivente e vero” (1 Tessalonicesi 1:9).

Convertirsi consiste dunque nel voltare le spalle a tutto ciò che ha a che fare con le tenebre, l’errore e il peccato, per volgersi risolutamente verso Dio; nel rinunciare alle nostre concezioni errate, ai nostri ragionamenti distorti, per credere alla Bibbia e imparare a conoscere Gesù Cristo come Salvatore e Signore. Questa “conversione” è la dimostrazione pratica della salvezza che si è trovata per la fede in Gesù. Egli stesso ha detto: “Se non cambiate (o vi convertite) e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18:3).

“Fa come hai detto” - 2 Samuele 7:18:29

Davide aveva voluto fare qualcosa per Dio, ma la risposta che gli era stata data era: “sono stato io che ho fatto tutto per te”. Che grande lezione da imparare anche per ciascuno di noi!È Dio che si è occupato del nostro passato e del nostro futuro (9) così come del nostro presente (Ge 28:15) e veramente possiamo dire con Paolo: “quanto in scrutabili sono i tuoi giudizi e ininvestigabili le tue vie!” (Ro 11:33). Che cosa resta a Davide se non chiedersi: “Chi sono io … perché tu mi abbia fatto arrivare a, questo punto?” (18) e ringraziare semplicemente per tutto ciò che ha ricevuto. Davide si presenta davanti al SIGNORE (18) proprio come può farlo oggi ogni credente, con quella tranquilla sicurezza di avere il diritto di trovarsi lì per godervi il riposo e le benedizioni divine. Chi sono io … e cos’è la mia casa”. Né Davide un semplice pastore (8) né Israele tratto dall’Egitto (6) hanno dei diritti o dei meriti propri per occupare una tale posizione. Solo la grazia ha potuto far arrivare entrambi “fino a questo punto” e la preghiera di Davide, espressione di una perfetta comunione  si riassume nelle parole: “fa come hai detto” (25). Le parole di Davide esprimono riposo, gioia e riconoscenza. Ora il suo parlare non è più: “io abito .. io farò …” ma: “tu conosci il tuo servo” (20). Se in passato è stato benedetto sa che il futuro che lo attende sarà migliore (19). Sa che la sorgente di tutto è il cuore di Dio (21) e alla lode ed alla riconoscenza si aggiunge la preghiera che si fonda sulle promesse divine (27) alle quali egli si aggrappa saldamente (29). Le parole scritte da Davide nel Salmo 23 ben si adattano a questo momento della sua vita: “… nulla mi manca … Egli mi fa riposare … mi guida … mi ristora  … mi conduce …  la mia coppa trabocca … e io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni”.

D.C.


venerdì 11 marzo 2016

11 Marzo

(L’apostolo Paolo disse:) “In pubblico e nelle vostre case… ho avvertito solennemente… di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù Cristo”.
Atti 20:20, 21

Il pentimento: un cambiamento interiore

Nel vangelo di Marco, la prima frase di Gesù è un invito a pentirsi: “Ravvedetevi e credete al vangelo” (Marco 1:15). Anche i primi cristiani invitavano al pentimento (Atti 20:20-21). Ma cos’è il pentimento? e perché la Bibbia insiste tanto a questo riguardo?
Il pentimento non è una sorta di autopunizione per espiare le proprie colpe. Non è neppure un rimorso o una dolorosa mortificazione, e nemmeno semplice tristezza o rincrescimento, ma è un ritorno pieno di speranza verso Dio, il Dio giusto e salvatore che ci chiama ad andare a Lui (Isaia 45:22).
Quando ho letto la Bibbia e ho creduto al suo messaggio, è come se un potente riflettore fosse venuto a rischiarare la mia coscienza e a mostrarmi che sono un peccatore davanti a Dio. Allora, come il giovane profeta Isaia, mi sono reso conto di essere perduto (Isaia 6:5). Questa presa di coscienza, questa accettazione di ciò che Dio ha visto in me è il pentimento; io ho riconosciuto giusto il Suo giudizio sulla mia condotta e sui miei atti passati e ho creduto col cuore nella “buona notizia” del Suo perdono.

È la bontà di Dio che mi ha spinto al pentimento (Romani 2:4); e poiché il vero pentimento è come un “dietrofront”, adesso, invece di seguire la mia volontà, mi impegno a seguire quella di Dio e a mettere in pratica ciò che la Bibbia mi insegna. 

giovedì 10 marzo 2016

10 Marzo

Vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero.
1 Tessalonicesi 1:9

L’amore di Cristo ci costringe.
2 Corinzi 5:14

Un sacerdote trasformato da Cristo

“Ho studiato con cura la Bibbia, capitolo dopo capitolo, per tre anni. Mi sentii molto scosso scoprendo che, pur facendo parte d’un clero, ero nell’errore. Ho constatato che molte credenze che insegnavo agli altri, in realtà mi avevano allontanato dalla Bibbia. Ero disgustato perché avevo aderito a pensieri umani sbagliati invece di attaccarmi all’insegnamento di Dio.
Fu la lettura attenta della Bibbia a risvegliare la mia coscienza e a farmi capire che ero lontano dal Signore. Ero un sacerdote, quindi curavo la mia immagine di santità, ma in realtà prestavo il fianco al peccato e la mia vita non aveva nulla di celeste… Nessuna pratica religiosa mi dava quella pace a cui aspiravo: né i sacramenti, né le preghiere a Maria e ai santi, né la penitenza, né la confessione dei miei peccati a un confessore.
Avevo più di cinquant’anni quando ho dato il mio cuore a Dio. Mi sono inginocchiato davanti al Signore che, sebbene invisibile, era diventato per me vivente e vero. Cosciente della mia nullità, col cuore rotto, mi sono pentito della mia vita passata. Ho visto la croce su cui il Suo sangue prezioso è colato per purificarmi e liberarmi dal castigo che meritavo. Cristo ha trasformato la mia vita. Mi ha chiamato fuori dalla tomba delle mie tenebre spirituali, mi ha fatto vivere un’esperienza profonda, e mi ha dato di conoscerlo quale veramente Lui è.”

B. Zuniga

mercoledì 9 marzo 2016

9 Marzo

Così dice il SIGNORE: Io rendo sane queste acque, ed esse non saranno più causa di morte né di sterilità.
2 Re 2:21

Le acque rese sane dal sale (II)
(2 Re 2:19-22)

Gli abitanti della città ebbero la fede necessaria per beneficiare della grazia che Eliseo dispensava. Li vediamo andare da lui per presentargli le loro necessità (2:19-22); e il profeta volle che gli portassero una scodella nuova, vi fece versare del sale, simbolo della sapienza divina che preserva dalla corruzione, e poi “andò alla sorgente delle acque, vi gettò il sale e disse: “Così dice il SIGNORE: Io rendo sane queste acque, ed esse non saranno più causa di morte né di sterilità”.
Avverrà così anche nel futuro, quando il Signore Gesù verrà a regnare su tutto il mondo: la maledizione della terra, pronunciata all’inizio, quando Adamo ed Eva disubbidirono a Dio, sarà tolta. Allora non ci sarà più né morte né maledizione perché le “cose vecchie” saranno “passate” (2 Corinzi 5:17).
Com’è prezioso sapere che i veri credenti in Cristo sono già ora delle nuove creature, una nuova “creazione” (1 Corinzi 5:17)! Però, non dimentichiamo ciò che il Signore disse ai Suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini” (Matteo 5:13).
Amici cristiani, riflettiamo seriamente sulla realtà della nostra vita cristiana e sulla testimonianza che diamo attorno a noi!

(da: Il profeta Eliseo – Edizioni Il Messaggero Cristiano)

martedì 8 marzo 2016

8 Marzo

(Gli abitanti di Gerico dissero): “Il soggiorno in questa città è gradevole…; ma le acque sono cattive, e il paese è sterile”.
2 Re 2:19

Le acque cattive  di Gerico (I)
(2 Re 2:19-22)

Il mondo nel quale il profeta Eliseo fu un testimone della grazia di Dio era un mondo incredulo e, di conseguenza, sotto la maledizione di Dio. Così, molto a proposito, la missione di grazia di Eliseo incomincia a Gerico, una città che era stata maledetta e distrutta, e che poi era stata ricostruita contrariamente alla volontà di Dio; infatti, Giosuè aveva detto: “Sia maledetto davanti al SIGNORE l’uomo che si alzerà a ricostruire questa città di Gerico! Egli ne getterà le fondamenta sul suo primogenito, e ne rizzerà le porte sul più giovane dei suoi figli” (Giosuè 6:26). E così infatti avvenne; ai giorni di Acab, un uomo, sfidando Dio, si era messo a riedificare Gerico, e aveva perso i suoi due figli, “secondo la parola che il SIGNORE aveva pronunziata per bocca di Giosuè, figlio di Nun” (1 Re 16:34).
Il soggiorno nella città era gradevole, ma le acque erano malsane, e la terra sterile. Un po’ com’è il mondo oggi, talvolta esteriormente gradevole, ma contrassegnato dalle conseguenze del peccato; un mondo che promette molto, ma che non può rispondere ai veri bisogni dell’essere umano; le sue risorse non danno una vera soddisfazione.
Il profeta Eliseo è lì, e con lui c’era la grazia di Dio che guarisce. Qui lo vediamo anche come una magnifica figura di Cristo, che non aveva nulla dei beni di questo mondo, ma che dispensava dappertutto la benedizione, mettendo la sua grazia al servizio degli altri.

 (segue) 

lunedì 7 marzo 2016

7 Marzo

Quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di dedicarsi a opere buone. Queste cose sono buone e utili agli uomini.
Tito 3:8

Fede, testimonianza, servizio

Il Signore Gesù, nel capitolo 7 del Vangelo di Giovanni, si presenta come la sorgente del fiume dell’acqua della vita. Chiunque crede in Lui è chiamato a lasciar scorrere le acque benefiche, di cui è il “canale”, a favore di quelli che gli stanno intorno; e più seminerà liberalmente più riceverà liberalmente; com’è scritto: “C’è chi offre liberalmente e diventa più ricco, e c’è chi risparmia più del giusto e non fa che impoverire” (Proverbi 11:24).
Il credente è posto in una posizione di dolce privilegio e, nello stesso tempo, di solenne responsabilità; è chiamato ad essere il testimone costante della grazia di Colui in cui crede e a manifestare questa grazia in ogni suo atto e in ogni sua parola. Più si nutrirà di Cristo, col cuore rivolto a Lui e occupato della Sua persona adorabile, più la sua vita renderà una testimonianza vera, e non equivoca, alla grazia che gli è stata rivelata.

La fede è la potenza del servizio e la potenza della testimonianza. Se non vivo “nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20), come scrive Paolo, non sarò né un servitore utile né un testimone fedele. Potrò fare molte cose, ma senza servire Cristo; potrò parlare molto, ma senza rendere testimonianza a Cristo; potrò dimostrare molta pietà e molta devozione, ma il mio servizio non sarà né vero, né spirituale.

domenica 6 marzo 2016

6 Marzo

Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma… noi predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio.
1 Corinzi 1: 23-24

Cristo non compiacque a se stesso.
Romani 15:3

L’eccellenza di Gesù Cristo (1)

L’infanzia
L’esistenza storica di Gesù di Nazaret è generalmente riconosciuta. Molti autori, anche pagani, ne parlano, ma non ci aiutano a conoscerlo. Ammettere soltanto l’esistenza di qualcuno non vuol dire conoscerlo. Soltanto la Bibbia ci fa conoscere Gesù per quello che veramente è. E se noi, con uno spirito di preghiera, ci lasciamo penetrare dall’insegnamento saremo meravigliati da ciò che scopriremo della sua persona.
In questa pagina e in quelle che seguiranno nelle prossime domeniche, evidenzieremo alcuni aspetti delle Sue perfezioni tratti dai Vangeli.
Il Vangelo ci racconta la sua nascita, ma non ci dà alcun dettaglio sulla sua vita di quand’era bambino. Ci è solo detto che, all’età di dodici anni, quand’era coi genitori a Gerusalemme, “tutti quelli che l’udivano si stupivano del suo senno e delle sue risposte” (Luca 2:47). Con queste poche parole il Vangelo ci mostra già la divina sapienza del Signore. Dopo il rimprovero di sua madre perché si era intrattenuto nel tempio a loro insaputa, Gesù aveva risposto a lei e a Giuseppe: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?” (v. 49). Gesù era Figlio di Dio e, nello stesso tempo, Uomo perfetto!

(segue domenica prossima)