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mercoledì 31 maggio 2017

31 maggio

Esèrcitati invece alla pietà, perché l’esercizio fisico è utile a poca cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella futura.
1 Timoteo 4:7-8

Mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini.
Atti 24:16

La pietà, una disciplina

Nessuno contesta l’utilità di buone norme di vita: mangiare con sobrietà, dormire un certo numero di ore e fare regolarmente esercizi fisici, non fosse altro che camminare. È indispensabile prendersi cura del proprio corpo.
Ma è ancora più vantaggioso esercitarsi alla pietà, proprio come si pratica uno sport, perché così si vigila sulla propria anima. La pietà, è una relazione con Dio, una vita di fede, mantenuta per mezzo della lettura della Parola di Dio e della preghiera. Coltivare questa relazione richiede degli sforzi continui, una disciplina quotidiana. Il termine greco usato qui per la parola esercitare è quello da cui è stata tratta la parola ginnastica.
Lo sportivo ha uno scopo e si impegna totalmente per raggiungerlo. Egli vive sobriamente, si allena regolarmente. È determinato e rispetta le regole. Lascia nello spogliatoio ciò che potrebbe ostacolarlo.

Allo stesso modo il cristiano che vuole piacere al Signore deve sviluppare diverse qualità: energia spirituale, dedizione, dipendenza, sottomissione alla Sua volontà, e senso della sua missione. Egli fissa i suoi occhi su Cristo, lo scopo della sua vita. Ha un solo obiettivo e conosce le sue priorità. L’apostolo Paolo è l’esempio di un eccellente atleta: “Una cosa faccio – diceva – dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù” (Filippesi 3:13-14).

martedì 30 maggio 2017

30 maggio

Vi ho detto queste cose affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.
Giovanni 16:33

Fatti coraggio

È una frase pronunciata sovente dal nostro Signore, e spesso abbiamo bisogno di prenderla per noi. Consideriamo alcune di queste frasi. “Figliolo, coraggio, i tuoi peccati ti sono perdonati” (Matteo 8:48). Gesù conforta così chi si sente accasciato per la propria condizione di peccatore perduto. Egli promette un perdono pieno a chi crede semplicemente nella sua opera tramite la quale Dio ci dà la vita eterna.
Ascoltiamo anche le parole che confortano i credenti con la rassicurazione della sua presenza: “Coraggio, sono io, non abbiate paura” (Matteo 14:27). Così scompaiono l’inquietudine e la paura; ritroviamo la pace, confortati dalla certezza della presenza del Signore.
Infine, ecco il “coraggio” della vittoria. “Fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:33). Satana contro di noi, il mondo intorno a noi, il nostro cuore malvagio dentro di noi, tutto ciò ci dà l’occasione di realizzare la vittoria di Gesù, quella che lui ha riportato al prezzo delle sofferenze e della morte.

Questi tre incoraggiamenti coprono l’insieme della vita, in quanto sono legati al nostro passato, al nostro presente e al nostro avvenire. I peccati del passato sono cancellati per chi ha creduto in Cristo; la sua compagnia ci è assicurata per il presente; e l’avvenire rivelerà Gesù come il potente Vincitore del diavolo, del mondo e della morte. 

lunedì 29 maggio 2017

29 maggio

Astenetevi da ogni specie di male.

1 Tessalonicesi 5:22


Prestate ora le vostre membra a servizio della giustizia per la santificazione.
Romani 6:19

Essere retrogradi?

Sui muri delle nostre città, nelle pagine dei nostri giornali e dei periodici, sono esibite con compiacimento delle immagini provocanti e sconvenienti. Esse riflettono un disordine morale che fa incancrenire progressivamente la nostra società occidentale. “Bisogna censurare la pubblicità? – si chiedeva recentemente un noto pubblicitario, mettendo in evidenza che la libertà d’espressione in questo campo non ha fatto altro che accompagnare l’evoluzione dei costumi. – Sono piuttosto quelli che si scandalizzano che dovrebbero chiedersi se non sono retrogradi”!
Questo modo di pensare non ci sorprende; la Parola di Dio ci avverte che “negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno… insensibili… senza amore per il bene… amanti del piacere” (2 Timoteo3:1, 3, 4). In realtà, ciò che conta non è tanto il fatto di dirsi cristiani e di rispettare dei valori d’ispirazione cristiana, ma seguire il vero Maestro, Gesù Cristo, al quale dobbiamo cercare di piacere. “Come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta” (1 Pietro 1:15).

La società, l’epoca, i costumi possono cambiare, ma c’è qualcosa di assolutamente stabile e permanente: è la santità di Dio. Ciò implica per i suoi figli un comportamento che non deve fare concessioni né alle mode né ai costumi corrotti della sua epoca.

domenica 28 maggio 2017

28 maggio

Giuda Iscariot, uno dei dodici, andò dai capi dei sacerdoti con lo scopo di consegnar loro Gesù.

Marco 14:10


Veri discepoli 


Conosciamo tutti il nome di Giuda Iscariot e la sua storia. Egli commise un vergognoso tradimento. Nel capitolo 3 del Vangelo di Marco leggiamo che Giuda fu chiamato da Gesù insieme con altri undici. Tutti insieme costituivano “i dodici discepoli”. Per tre anni Giuda ebbe il privilegio di stare nella presenza immediata di Gesù Cristo, di udire le sue parole e di essere testimone dei suoi miracoli. Giuda non aveva l’aspetto di un furfante. Esteriormente, quantomeno, era un seguace di Gesù. Ma in realtà non riconobbe mai Gesù come il suo Signore. Avrà sperato che il suo Maestro diventasse un giorno il Re d’Israele, così avrebbe avuto la possibilità di rivestire una posizione elevata nel regno. Gesù era veramente una persona speciale. Il suo modo di predicare aveva qualcosa di straordinario. Tuttavia, Giuda non aveva fede in Gesù, il Figlio eterno di Dio, il Salvatore del mondo.
Quando le cose presero una piega diversa da quella che egli si aspettava e i capi della nazione rifiutarono il Maestro, tanto che divenne chiaro che non lo avrebbero accettato come re d’Israele ma lo avrebbero ucciso, Giuda andò dai capi dei sacerdoti e tradì Gesù per denaro! Che perfidia! Di lì a poco la sua coscienza cominciò a tormentarlo: si rese conto di aver tradito il Puro, l’Innocente! Aveva giocato con la grazia e aveva perso!

La vita di Giuda terminò in modo orrendo: col suicidio. La sua anima è nel luogo del buio eternamente lontano da Dio (Marco 14:21). Per noi la figura di Giuda Iscariot è un avvertimento del pericolo che c’è nell’essere cristiani solo esteriormente. Possiamo diventare dei veri discepoli di Gesù solo per mezzo della fede nella sua morte che ci redime!

sabato 27 maggio 2017

27 maggio

Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?

Romani 8:31-32


Dio è per me


Poiché Dio è amore, mi ama così come sono, si occupa di me con tenerezza e fedeltà.
Poiché è sovrano, il suo amore e la sua benevolenza verso di me si esercitano continuamente, sempre e dappertutto.
Poiché è saggio, sa meglio di me ciò di cui ho bisogno.
Poiché è luce, rischiara gli angoli oscuri della mia vita per metterli in armonia con ciò che egli è.
Poiché è onnisciente, sa cosa penso di lui; conosce i miei bisogni interiori, i miei problemi, i miei dolori, ancor prima che io li avverta.
Poiché è onnipotente, mi protegge in ogni circostanza, può liberarmi dalle tentazioni, da qualunque parte provengano, e può rendermi vincitore.
Poiché è onnipresente, si trova lì, proprio dove mi trovo in questo momento, per dirmi: “Coraggio, sono qui e capisco tutte le ferite che la vita ti infligge; non sono forse io che ti do la calma, la pace, la gioia? Sono vicino a te, sono al tuo fianco”.

Poiché è misericordioso, Dio dona senza porre condizioni, ma si rallegra di vedere se apprezzo le benedizioni di cui mi colma gratuitamente e abbondantemente.

venerdì 26 maggio 2017

26 maggio

Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce.

Giacomo 4:14


Domani


Questa parola è carica di speranza, d’incertezza, a volte d’apprensione o anche di angoscia. Domani, è la speranza di giorni migliori. Domani, può anche essere l’incertezza dell’ignoto. In genere, se si conosce bene il proprio passato, per l’avvenire ci si limita a delle ipotesi, ai “forse”, ai “speriamo…”. La sete di conoscere il futuro divora gli uomini. Essi cercano di prevedere al massimo gli avvenimenti per evitare l’imprevisto.
Domani, a volte significa paura della malattia, della disoccupazione o della precarietà.
Ma questa ricerca di previsioni si limita troppo spesso alla vita terrena; eppure, avere delle certezze per quel che riguarda l’avvenire eterno è molto più importante che sapere ciò che accadrà nei prossimi giorni. Molte persone manifestano una totale noncuranza riguardo a ciò che avverrà di loro dopo la morte. “Perché preoccuparsene – pensano molti – dal momento che nessuno può sapere ciò che vi è dopo la morte?”
Solo Dio conosce l’avvenire come pure il passato e il presente. Egli è il solo autorizzato a parlarne, e lo fa chiaramente nella Bibbia. Egli offre un avvenire con lui a chi mette la sua fiducia nella persona di Gesù Cristo e nella salvezza che offre.

Chi rifiuta questa salvezza deve temere l’avvenire. Ma per chi accetta oggi Gesù Cristo come personale Salvatore, il domani è la certezza di essere eternamente alla sua presenza.

giovedì 25 maggio 2017

25 maggio

L’amore è forte come la morte… Le grandi acque non potrebbero spegnere l’amore, i fiumi non potrebbero sommergerlo.

Cantico dei Cantici 8: 6-7


Dio è amore.

1 Giovanni 4:8


L’amore secondo Dio


La morte strappa l’uomo ai suoi affetti e a tutti i legami che può avere nel mondo. Ma l’amore di Dio lo strappa alla miseria e alla morte. Nulla può resistere alla morte quando essa arriva, non c’è rimedio, né scienza, né ricchezza che sia in grado di fermarla. Allo stesso modo, nulla ha potuto resistere all’amore di Dio, nemmeno l’ostacolo insormontabile costituito dai nostri peccati che si frapponeva fra noi e lui. È l’amore che ha spinto Dio a dare il suo unico Figlio per salvare dei peccatori e farli diventare suoi figli. È l’amore che ha spinto Gesù Cristo a venire nel mondo a incontrarci, e ad accettare di essere messo in croce dove è morto in mezzo a terribili sofferenze per espiare fino in fondo le nostre colpe. È sempre l’amore che spinge Dio a sostenerci giorno dopo giorno. Sì, veramente, l’amore è forte come la morte.

Affidiamoci a Dio che ci ama tanto. Se accettiamo il suo amore, che ci offre un perdono completo, realizzeremo come l’apostolo Paolo che nulla potrà separarci “dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù” (Romani 8:39). No, veramente nulla, mai. Questo amore resiste in mezzo a qualsiasi tempesta e ci aiuta ad attraversarla. Noi siamo talmente amati da Dio che, a nostra volta, possiamo amare lui e, con la forza che ci dà, amare gli altri, dimostrando loro ciò che Egli ha messo nel nostro cuore. 

mercoledì 24 maggio 2017

24 maggio

Crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. A lui sia la gloria, ora e in eterno.
2 Pietro 3:18

Vivere da cristiano


Signore, grazie, perché tu non ci chiedi di avere una grande fede, ma di credere in un grande Dio.
……….
Quando Satana trova Cristo in noi, trova il suo vincitore; non può fare nulla, quindi ci lascia.
……….
Negare l’invisibile, l’imperscrutabile, è come negare la sorgente di un fiume che si vede scorrere. Sarebbe come se un cieco negasse l’esistenza del sole che riscalda le sue membra.
……….
La pura ragione conduce la mente in un vicolo cieco. Bisogna rinunciare a capire tutto, e credere a Dio che è così grande e al di sopra di tutti i nostri pensieri. La sua Parola dichiara: “Affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1 Corinzi 2:5).
……….
Il credente non è insensibile ai colpi della prova, ma conosce la mano che lo colpisce: quella di Dio, pieno d’amore e di saggezza, che lo educa perché è il suo Padre.
……….

“Se uno soffre come cristiano, non si vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome” (1 Pietro 4:16). 

martedì 23 maggio 2017

23 maggio

Gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo… Perché il Dio che disse: ”Splenda la luce fra le tenebre”, è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.

2 Corinzi 4:4, 6


Il tuo quadrante è ben illuminato?


Ritorniamo su una frase già citata il mese scorso, che abbiamo letto su una meridiana di pietra in una valle delle Alpi: “Io, senza il sole, non sono nulla. Tu, senza Dio, non puoi nulla”. Infatti, senza un raggio di sole, l’asta del quadrante non proietta nessuna ombra sulla pietra e pertanto non indica l’ora. Il quadrante, senza il sole, non è che una semplice pietra tagliata come tante altre, ma inutile.
L’uomo nella sua condizione naturale non conosce Dio, ma nel corso della sua vita Dio gli parla in molte maniere. Forse lo fa per mezzo di svariate circostanze, o mostrandogli la sua potenza e la sua saggezza nell’opera della creazione (Salmo 19:1). Ma lo fa soprattutto per mezzo della sua Parola, la Bibbia. Se qualcuno non ascolta e non riceve queste testimonianze, resta senza Dio. “Chi non crede a Dio, lo fa bugiardo… Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita” (1 Giovanni 5:10-12).
Senza Cristo, senza Dio, senza speranza! Così sono gli esseri umani (Efesini 2:12). Forse qualcuno avrà una forma di pietà simile al quadrante senza il sole o a una fontana senz’acqua (2 Pietro 2:17). Ma Cristo, venendo nel mondo, è stato “la vera luce che illumina ogni uomo” (Giovanni 1:9).

Caro amico, questa luce brilla oggi per te nell’Evangelo. Lasciala penetrare nel tuo cuore.

lunedì 22 maggio 2017

22 maggio

Alcuni si unirono a lui (Paolo) e credettero; tra i quali anche Dioniso l’aeropagita, una donna chiamata Damaris, e altri con loro.

Atti 17:34


Qual è la nostra reazione?


L’apostolo Paolo aveva predicato il Vangelo ai cittadini di Atene, la capitale dell’antica cultura e della filosofia. Aveva presentato Dio come il Creatore e il Sostenitore di tutte le cose e affermava che Dio ordina a tutti gli uomini di pentirsi, cioè di riconoscere la propria vita di peccato davanti a Dio, e fare ciò che Egli gradisce, cioè convertirsi.

La conversione non è qualcosa che Dio consiglia, ma è un comandamento che dà all’umanità. Ignorare il suo comandamento può solo portarci alla condanna personale ed eterna.

Come reagirono gli Ateniesi in presenza del messaggio di Dio? In tre modi.

Alcuni, i devoti degli idoli, si beffarono del Dio vivente. Anche oggi, persone molto superstiziose deridono la fede in Dio.

Altri avrebbero voluto ascoltare Paolo un’altra volta. Rimandare è il tranello preferito dal diavolo. La speranza di poter sempre ricuperare ciò che è stato rimandato, può diventare pericolosa quando si tratta della salvezza eterna. Potrebbe essere troppo tardi! Forse non potrà più esserci un’altra possibilità per udire di nuovo il Vangelo: il nostro destino potrebbe essere già stato deciso.


Ma ad Atene ci furono anche delle persone che credettero, fra loro un giurista chiamato Dionisio e una donna sconosciuta di nome Damaris. Essi ricevettero la Parola di Dio. L’insieme di persone che un giorno sarà nella gloria del cielo proviene da ogni classe sociale. Nel libro della vita di Dio c’è posto per il nome di ognuno! (Apocalisse 20:15).  

domenica 21 maggio 2017

21 maggio

E Pietro a lui (Gesù): “Quand’anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. E lo stesso dissero pure tutti i discepoli.

Matteo 26:35


Paolo allora rispose: “…Sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù”.

Atti 21:13


Abbiamo dato tutto a Gesù?


Ecco due versetti che, benché in un contesto diverso, affermano la stessa verità. Pietro si rivolge a Gesù stesso, e Paolo ai discepoli di Cesarea. È vero che in un primo tempo Pietro rinnegò Gesù, ma alla fine, né lui né Paolo rifiutarono il martirio per amore per lui.
Anche se non dovremo fare una fine così drammatica, per noi credenti resta valido che, da un punto di vista più generale, dobbiamo letteralmente “dare” la nostra vita a Gesù; e non solo il giorno della nostra conversione, ma durante tutto il nostro cammino con lui. Morire per il nome di Gesù non significa soltanto accettare soprusi come reazione alla nostra testimonianza, anche se è già molto; vuol anche dire darsi anima e corpo a Dio, senza porre condizioni o restrizioni, senza aver timore di ciò che questo può produrre. Significa non temere di perdere qualcosa che ci è caro come, ad esempio, la nostra salute, la nostra posizione sociale, professionale o religiosa. Gesù stesso ha parlato di questa rinuncia quando ha detto: “Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Matteo 10:39).

Forse c’è ancora, ben nascosto in un angolo del nostro cuore, qualcosa che non vogliamo cedere a Gesù? Siamo disposti a dargli tutto, in risposta all’amore di cui ci ha amati? “La vita che vivo…, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20).

sabato 20 maggio 2017

20 maggio

Gesù fece questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.

Giovanni 2:11


                                                                   Il primo dei suoi miracoli                                                                                                                                        Leggere Giovanni 2:1-11


Gesù è invitato a nozze con Maria, sua madre, e i suoi discepoli. In quell’occasione, alla parola dell’umile figlio del falegname di Nazaret l’acqua è trasformata in vino. Non c’è bisogno d’uva, né di alcun processo di vinificazione per fornire vino della miglior qualità. Come avvenne alla creazione “egli parlò, e la cosa fu” (Salmo 33:9). Prerogativa divina! Gesù è Dio.
I miracoli del Signore Gesù spesso sono chiamati “segni”. Infatti il miracolo è un segno per la fede (Giovanni 20:30-31), e testimonia la grandezza del Figlio di Dio, il nostro Signore Gesù Cristo.
Ogni minimo dettaglio della vita di Gesù rivela qualcosa del mistero della sua persona. I suoi miracoli sottolineano la sua natura divina e la sua compassione per l’umanità sofferente. Il Signore, con la moltiplicazione dei pani, ci ha fatto capire che Lui è il pane della vita; quando rende la vista al cieco nato, egli dimostra di essere la luce del mondo. La risurrezione di Lazzaro rivela il Signore come la risurrezione e la vita.

Qui, alle nozze di Cana, questo primo dei suoi miracoli simboleggia la gratuità e l’abbondanza della vita e della gioia che Dio offre agli uomini. Il maestro di tavola si stupisce che quel vino sia migliore di quello che era stato offerto fino ad allora. Egli riscontra il fatto, ma la grandezza di Gesù, fatta d’umiltà e di bontà accompagnata dalla potenza divina, è stata percepita? Solo la fede nel Figlio di Dio può farci scoprire le meraviglie contenute nel Vangelo. Leggiamolo fissando gli occhi su di Lui.

venerdì 19 maggio 2017

19 maggio

Nella chiesa che era ad Antiochia c’erano profeti e dottori: Barnaba, Simeone… Lucio… Manaem, amico d’infanzia di Erode il tetrarca.

Atti 13:1


Manaem e Erode

Ecco due nomi, il primo dei quali è praticamente sconosciuto, mentre il secondo è molto noto storicamente. Dio stesso mette in evidenza questi due uomini in un versetto della Scrittura. Manaem era un dottore nella primitiva chiesa cristiana di Antiochia. Egli aveva ricevuto Gesù Cristo come suo Salvatore e Signore, e aveva imparato ad amarlo. Perciò Dio poté usarlo come strumento di benedizione in quella chiesa.
E Erode? Aveva conosciuto personalmente il Figlio di Dio. In Luca 23 leggiamo che il Signore fu condotto davanti a lui come prigioniero, e il versetto 11 afferma: “Erode, con i suoi soldati, dopo averlo vilipeso e schernito, lo vestì di un manto splendido, e lo rimandò da Pilato”. In questo caso, gli istigatori non erano i soldati, ma Erode in persona. Poiché Gesù non aveva operato alcun miracolo come egli avrebbe sperato, il suo desiderio di vedere qualcosa di sbalorditivo non fu soddisfatto. Così Erode umiliò il Signore per mostrargli il suo disappunto.
Caro lettore, qual è la tua stima personale del Figlio di Dio? Segui l’esempio di Manaem o quello di Erode? Questi due uomini, cresciuti insieme da bambini, una volta diventi adulti operarono una scelta molto diversa: uno fu una benedizione per il popolo di Dio; l’altro disprezzò Colui che avrebbe potuto salvarlo dal giudizio futuro.

“Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita” (Deuteronomio 30:19). Questa scelta è alla portata di tutti ancora oggi. Ubbidiamo a Dio e scegliamo la vita per la benedizione nostra e di quelli che ci stanno vicino!

giovedì 18 maggio 2017

18 maggio

Ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti.

2 Timoteo 2:8


Ha lasciato il ricordo dei suoi prodigi.

Salmo 111:4


La prima domenica


Per molte persone, la domenica è un giorno qualsiasi; per altri è un giorno di riposo che dev’essere osservato per il proprio benessere, includendo all’occorrenza il dovere religioso.
Ma Dio ci dice nella Bibbia che la domenica è il giorno in cui, circa duemila anni fa, il Figlio di Dio, dopo essere stato crocifisso e sepolto, è risuscitato. Tutte le precauzioni umane prese dalle autorità per chiudere e sorvegliare la tomba sono state vane: Gesù Cristo è uscito dalla tomba vincitore.
Quella prima domenica ci parla dunque della vittoria sulla morte, vittoria di Gesù che apre la strada della vita eterna a tutti coloro che credono in lui.
Gesù risuscitato va verso i suoi prima di essere elevato al cielo. Dapprima si manifesta individualmente a parecchie persone, poi, la sera, si ritrova coi discepoli intorno a sé: “La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana… Gesù venne e si presentò in mezzo a loro” (Giovanni 20:19).
Non è più “l’uomo di dolore”. Egli si presenta ai suoi con queste parole meravigliose: “Pace a voi!”, poi mostra loro sul suo corpo i segni delle sofferenze patite alla croce. “I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono”.

La domenica è il giorno del Signore. Senza essere obbligati da un comandamento, i suoi riscattati hanno la gioia di consacrargli questa giornata per ricordarsi di lui e annunciare ciò che Egli ha fatto per loro.

mercoledì 17 maggio 2017

17 maggio

Come può dunque l’uomo essere giusto davanti a Dio?

Giobbe 25:4


L’uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo.

Galati 2:16


Per l’ubbidienza di uno solo (Cristo), i molti saranno costituiti giusti.

Romani 5:19


                                                                      Dio è colui che giustifica                                                                                                                                                  (Romani 8:33)


È grave che qualcuno possa credere di essere giustificato dalle proprie opere, perché significa che non sente il bisogno di un Salvatore. Egli pensa che le sue “buone opere” saranno sufficienti per controbilanciare i peccati che ha commesso, e che quelle gli apriranno il paradiso. Ragionare così, vuol dire disconoscere ciò che Dio dice nella Bibbia: “Dalle opere della legge nessuno sarà giustificato” (Galati 2:16). Se anche tu pensi di essere giustificato dalle tue opere, pensa che sarai esaminato da un Dio santo che non ammette alcun peccato, alcuna impurità. Sappi in anticipo che sarai condannato.
“Non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:22-23).

Riconosci davanti a Dio di essere un peccatore che merita solo la condanna. Ricordati che Gesù, il Figlio di Dio, è venuto personalmente su questa terra per espiare i tuoi peccati. Lui, che non aveva commesso alcun peccato e nel quale non c’era peccato, ha voluto caricarsi dei peccati di tutti coloro che credono e subirne il giudizio sulla croce. Ora, Dio dichiara giusto colui che crede, e non si ricorderà mai più dei suoi peccati. È con gioia e certezza che il credente può dire: “Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi li condannerà?” (Romani 8:33-34).

martedì 16 maggio 2017

16 maggio

Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori.

1 Timoteo 1:15


 Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore.

Salmo 95:7


Irritato dal Vangelo


Da quando è andato in pensione, Marco mette un banchetto nei mercati per offrire la Bibbia. Una mattina, mentre occupa il suo posto, un venditore di abiti sembra molto contrariato. Più volte, nella mattinata, passa davanti al suo banchetto mostrando il suo dissenso. Verso l’ora di chiusura, quando la maggior parte dei venditori ambulanti se ne sono già andati, gli si avvicina e dà sfogo alla sua collera: “Tu non hai diritto di stare qui; se torni brucerò il tuo furgoncino”. Marco gli risponde con queste parole: “Sono qui per dirti che Gesù ti ama così come sei”.
La settimana successiva, ognuno ritorna con la propria bancarella. L’atmosfera è piuttosto tesa, ma il mercato termina senza incidenti. Poi le settimane passano, ma Marco non rivede più quel venditore. Un giorno però, l’uomo ritorna e gli dice: “Perdonami per come mi sono comportato al nostro primo incontro. Allora ero un uomo malvagio, ero pieno di cattivi pensieri verso Dio, ma egli mi ha trovato e mi ha liberato. Ora, sai, credo in Gesù”.

Se la lettura di certi foglietti di questo calendario vi irrita, specialmente quelli che parlano del peccato o del giudizio, allora dovete riflettere. La vostra vita è in regola con Dio? Ecco in che modo le vostre lotte interiori possono fare posto alla pace con Dio: dichiarando proprio a lui con semplicità i nostri cattivi pensieri, per ottenere il suo pieno perdono. Perché Gesù ha fatto la pace con Dio mediante il sangue versato alla croce.

lunedì 15 maggio 2017

15 maggio

Fuori di me non c’è altro Dio, Dio giusto, e non c’è Salvatore fuori di me. Volgetevi a me e siate salvati.

Isaia 45:21-22


Credi nel Signore Gesù e sarai salvato.

Atti 16:31


Dottore, non sto bene!


Il dolore non tende a regredire. La febbre è alta, la tosse persistente, c’è malessere generale. I calmanti non hanno fatto niente, il male non è passato! Il medico consultato ha fatto la sua diagnosi e ha prescritto una cura, ma il consulto di per sé non ha guarito la malattia. Ora bisogna prendere le medicine, rispettando la prescrizione.
Il malato ha percorso alcune tappe obbligatorie:
- si è reso conto di essere malato
- ha consultato un medico
- ha accettato la sua diagnosi
- ha seguito con precisione la sua cura.
È esattamente lo stesso procedimento che bisogna seguire per guarire la malattia spirituale di ogni uomo. Infatti l’uomo è malato. Fin dalla nascita è stato contaminato da un “virus” che si attacca alla sua anima e porta in lui la morte spirituale. Questo virus è il peccato, l’incapacità di fare il bene, di sottomettersi a Dio.
Qual è la diagnosi? “Tutti hanno peccato… Il salario del peccato è la morte” (Romani 3:23; 6:23).
Chi può curare questa malattia? Solo Dio. “Dio, nostro Salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1 Timoteo 2:3-4).
Qual è la cura? “Credi nel Signore Gesù…”.

Come guarire? Seguendo personalmente la cura prescritta; e così “… sarai salvato”. Poiché “il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù” (Romani 6:23).

domenica 14 maggio 2017

14 maggio

Tu sei un Dio pronto a perdonare, misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di gran bontà, e non li hai abbandonati.

Neemia 9:17


Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.

Romani 5:1


Un Dio che perdona


“Mi perdonerai per quel che ho fatto?” chiede un adolescente a suo padre. “Cosa devo perdonarti?” Il ragazzo ripete: “Quello che ho fatto!” Il padre insiste: “Se vuoi che ti perdoni, bisogna che tu mi dica che cosa hai fatto”.
È lo stesso quando cerchiamo il perdono di Dio. Dobbiamo riconoscere di che cosa ci siamo resi colpevoli, non vagamente, ma in modo preciso, chiamando male ciò che è male; mettiamo il dito sulla piaga! Alcuni diranno che se parliamo di peccato si genera un complesso di colpa. Ma la realtà è che siamo colpevoli davanti a Dio. Non serve negarlo, dobbiamo riconoscerlo.

In che modo essere liberati dalla nostra colpevolezza, dal rimorso di aver agito male? Non certo provando a riscattare noi stessi, ma guardando con fede al Dio d’amore. Il suo perdono è per quanti credono nel Signore Gesù. Che liberazione ricevere il perdono di Dio! È una pace nuova, profonda che rischiara ogni nostra giornata, ogni nostro pensiero. Se serbiamo sentimenti di rancore verso quelli che ci hanno fatto dei torti, non potremo gustare veramente questa gioia. La Bibbia ci dice: “Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo” (Efesini 4:32).

sabato 13 maggio 2017

13 maggio

La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta i consigli è saggio.
Il cuore dell’uomo intelligente acquista la scienza, e l’orecchio dei saggi la cerca.
Proverbi 12:15; 18:15

Ascolto reciproco

“Se abbiamo due orecchie e una sola bocca, è segno che dobbiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo!” È solo una battuta, ma è significativa. L’ascolto è alla base della comunicazione, ed è la comunicazione che nutre e arricchisce tutte le relazioni.
Marito e moglie devono ascoltarsi l’un l’altro, cercando di comprendersi, facendo attenzione a non rompere la comunicazione con giudizi categorici o avventati. Due coniugi che non comunicano più, a poco a poco si allontanano.
I bambini e gli adolescenti sono invitati ad ascoltare i loro genitori. “Ascolta, figlio mio, l’istruzione di tuo padre e non rifiutare l’insegnamento di tua madre” (Proverbi 1:8). Però i genitori devono anche ascoltare i loro figli. Senza questo, come potrebbero ottenere la loro fiducia?
L’ascolto dei nostri vicini, dei conoscenti, dei collaboratori ci mette a conoscenza del loro stato di insoddisfazione e del bisogno che hanno di trovare Dio. Mostriamo loro del reale interesse perché a loro volta accettino di ascoltarci quando parliamo di Gesù Cristo. E nella chiesa locale, come posso incoraggiare, consolare, aiutare il mio fratello o la mia sorella in fede se non sto ad ascoltarli? Solo l’amore che Dio versa in noi mediante il suo Spirito può insegnarci ad ascoltare gli altri.

venerdì 12 maggio 2017

12 maggio

Sono simile al pellicano del deserto, son come il gufo dei luoghi desolati. Veglio e sono come il passero solitario sul tetto.

Salmo 102:6-7


La solitudine 

Sei solo? senza famiglia? soffri per l’incomprensione o l’isolamento, anche se ti trovi in mezzo alla folla? Gesù ha conosciuto questo tipo di sofferenza: è stato solo e incompreso, anche dai suoi discepoli più vicini. Ma Gesù non vuole che tu sia solo; Egli ha detto: “Io sono il buon pastore… Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano… e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:14, 27-30). C’è la mano del Padre che ti sostiene e quella del Figlio che ti protegge. Che cosa puoi temere?
Il Signore è giunto fino alla morte per salvare coloro che credono in lui. Lui, il Santo e il Giusto, è stato abbandonato da Dio quando, sulla croce, espiava i nostri peccati. Ora, nulla può separare da Dio colui i cui peccati sono stati cancellati.

Un credente può sentirsi solo, ma in realtà non lo è poiché, anche se non se ne rende conto, Gesù è sempre accanto a lui. Il Signore dice a ciascuno dei suoi riscattati: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Ebrei 13:5). “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20). È come un percorso su una strada con un filare di alberi. Tu puoi scegliere di camminare al sole o all’ombra, ma quando sei all’ombra, non senti più il calore del sole che, tuttavia, continua a brillare. 

giovedì 11 maggio 2017

11 maggio

Non gli spezzarono le gambe (a Gesù)… affinché si adempisse la Scrittura: “Nessun osso di lui sarà spezzato”.
Giovanni 19:33, 35

Cristo e le Scritture (II)

La venuta di Gesù sulla terra era annunciata dall’Antico Testamento. Egli venne per compiere ciò che era detto di lui in queste “Scritture”.
Le Scritture compiute anche senza l’intervento di Gesù
Qualcuno potrebbe pensare che Gesù abbia potuto darsi da fare per compiere le profezie dell’Antico Testamento, con lo scopo di apparire come il Messia annunciato. Ma parecchi avvenimenti nei quali non c’è stata un’azione di Gesù smentiscono questa ipotesi. Gesù è nato a Betlemme, come il profeta Michea aveva annunciato (5:1). Alla sua crocifissione, i soldati romani hanno tirato a sorte la sua tunica, come annunciato dal Salmo 22 (v. 18). E l’espressione “nessun osso di lui sarà spezzato”, usata in relazione all’agnello che gli Israeliti dovevano uccidere per essere al riparo dal giudizio di Dio (Esodo 12:46), è ricordata al momento del sacrificio dell’“Agnello di Dio”. La tomba nuova, nella quale è stato posto il corpo di Gesù, è indicata in Isaia 53:9. E Zaccaria 12:10 preannuncia il tipo di supplizio patito dal Messia.
Gesù cita le Scritture
Come figlio di un falegname, pur non avendo mai studiato le Scritture nelle scuole rabbiniche, Gesù insegna nel tempio fra lo stupore generale (Giovanni 7:14-15). Egli cita 19 volte dei passi dell’Antico Testamento e ne ricorda parecchi personaggi attestandone così la reale esistenza. Durante la tentazione nel deserto, Gesù trionfa su Satana citando per tre volte passi del libro del Deuteronomio (Luca 4:1-12).

Quale invito per noi a conoscere meglio e ad apprezzare sempre più questo messaggio divino!

mercoledì 10 maggio 2017

10 maggio

(Gesù disse:) “Investigate le Scritture! Esse son quelle che rendono testimonianza di me”.
Giovanni 5:39


Si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente per capire le Scritture.

Luca 24:44-45


Cristo e le Scritture (I)

Nella Bibbia, il termine “Scritture” sta a significare molto di più di un semplice documento scritto. Innanzitutto designa i 39 libri dell’Antico Testamento, poi anche i 27 libri che formano il Nuovo Testamento. Tutti questi libri ispirati da Dio formano un tutto unico: la Bibbia. Anche se più tardi molte opere interessanti sono state scritte da autori cristiani, non si tratta assolutamente di scritti ispirati e non possono essere considerate “Scritture”.
L’Antico Testamento ci parla in anticipo di Gesù
Un lettore attento noterà che tutto l’Antico Testamento ci annuncia Gesù e la sua opera alla croce per mezzo di personaggi, oggetti, simboli o allusioni dirette. Dopo la sua risurrezione, il Signore si unisce a due discepoli che si recano a Emmaus e spiega loro la necessità delle sue sofferenze e della gloria che ne sarebbe seguita. A questo scopo, Egli inizia dai cinque libri di Mosè, poi continua con i profeti e i Salmi, e così per mezzo delle Scritture spiega loro tutto ciò che lo riguardava (Luca 24:13-46).
Gesù compie le Scritture

Egli dichiara di essere venuto per compiere la legge e i profeti (Matteo 5:17). Inizia il suo ministero in Galilea, predica la parola senza fare comizi, guarisce i malati, libera gli infermi, si scontra con l’incredulità del popolo, poi parla in parabole in conformità alle profezie di Isaia (Isaia 9:1; 42:1; 35:5; 53:1; 6:9). Che meraviglia considerare la Parola diventata carne e venuta ad abitare in mezzo a noi! (Giovanni 1:14).

martedì 9 maggio 2017

9 maggio

Se dunque il Figlio (di Dio) vi farà liberi, sarete veramente liberi.

Giovanni 8:36


La ricerca della libertà

Il solo principio sul quale si è tutti più o meno d’accordo è quello della libertà. Ma quanti sanno che il messaggio cristiano si propone come una buona notizia di liberazione? “La verità vi farà liberi”, dice Gesù. “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi”, scrive l’apostolo Paolo (Galati 5:1). E Giacomo ricorda “la legge di libertà” (Giacomo 2:12). Resta da scoprire quale sia la vera natura di questa libertà. Per molti, essere liberi significa sbarazzarsi di ogni costrizione, di ogni autorità. C’è un motto ben conosciuto: “Né Dio, né padrone”.

Secondo la Bibbia, invece, la libertà si può trovare solo in una relazione di fede con Dio. La vera libertà, più che una cosa da conquistare, è un dono da accettare. Questo dono lo otteniamo quando ci affidiamo all’amore di Colui che ci ha creati e desidera salvarci. Noi vi entriamo realmente nella misura in cui abbandoniamo la nostra vita nelle mani di Dio. In questo si rivela pienamente il paradosso della parola di Gesù: “Chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà” (Matteo 16:25). In altre parole, chi vuole preservare e difendere a tutti i costi la propria libertà, la perderà, poiché resta schiavo dell’“io”; ma chi accetterà di “perderla”, rimettendola con fiducia nelle mani di Dio, la salverà. E gli sarà restituita, infinitamente arricchita, come un meraviglioso regalo della tenerezza divina. Nessuno può toglierla, poiché Dio ne è la sorgente e il garante.

lunedì 8 maggio 2017

8 maggio

(L’apostolo Paolo disse:) Non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine con gioia la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù.

Atti 20:24


Baruc, il segretario


Baruc visse 25 secoli fa. Era scriba a Gerusalemme, vale a dire segretario di personaggi importanti. Inoltre, Baruc era un credente fedele. Per questo motivo si era attaccato a Geremia, il grande profeta, e lo serviva.
Ma il periodo era oscuro. Geremia annunciava che Gerusalemme a causa dei suoi peccati stava per essere distrutta dai nemici. Il popolo rifiutava di crederci e non sopportava più Geremia a causa dei suoi messaggi minacciosi. E anche Baruc, che scriveva e leggeva pubblicamente tali messaggi, era perseguitato.
Allora Baruc cominciò a lamentersi della sua sorte: “Guai a me! – diceva – poiché l’Eterno aggiunge tristezza al mio dolore, io mi consumo tra i gemiti e non trovo riposo” (Geremia 45:3). Certamente avrebbe preferito scrivere messaggi di vittoria e di pace.
Un giorno, tuttavia, Baruc ricevette da Dio un messaggio che era per lui. In poche parole l’Eterno gli diceva: “Vedi, Baruc, questa città sarà distrutta, allora non ricercare grandi cose per te. Accontentati di fare ciò che ti do da fare, e della mia promessa: tu vivrai!”

Cristiani, siamo soddisfatti di ciò che il Signore ci dà? Abbiamo la tendenza di auto-commiserarci per la nostra sorte? No, scacciamo questo stato d’animo, perché è come se dicessimo che il Signore è ingiusto verso di noi. Il Signore Gesù, mentre era incompreso e rifiutato, era capace di lodare il Padre per tutte le sue decisioni. Cerchiamo di imitarlo!

domenica 7 maggio 2017

7 maggio

(Gesù fa queste domande): “Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?… E voi chi dite che io sia?”

Matteo 16:13, 15


Chi dite che io sia?


Questa domanda posta da Gesù ai suoi discepoli è rivolta personalmente a ciascuno. Chi è Gesù per te? Inutile trincerarsi dietro l’opinione di tale filosofo o di tale storico.
Alcuni dicono di lui: “è un profeta”, “è un benefattore”, che ha proposto una nuova morale, pura e nobile. Lo considerano fra coloro che hanno fatto onore alla razza umana. Si parla della sua dottrina, del suo amore, talvolta dei miracoli che ha compiuto mentre viveva sulla terra. Ma non si tratta solo di questo. Chi è per te?
È il tuo Salvatore, colui che ha sofferto per te, colui che ha portato i tuoi peccati e, che per mezzo del suo sacrificio alla croce, ha compiuto l’opera che ti mette al riparo dal giudizio di Dio? È egli realmente Gesù, il Dio Salvatore, l’Inviato del Padre venuto sulla terra per rivelare l’amore di Dio?
È il tuo Signore, colui al quale è dovuto il rispetto e l’ubbidienza, colui che deve dirigere la tua esistenza, colui per il quale devi vivere, poiché è morto per te, acquistandoti così per se stesso? Cammini per il sentiero in cui ti ha preceduto e in cui ti chiede di seguirlo, anche se nella debolezza?

Chiunque tu sia, Egli ancora oggi ti pone questa domanda-chiave: “E tu, chi dici che io sia? Chi sono per te?”

sabato 6 maggio 2017

6 maggio

V’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede.

Luca 15:10


Il più grande miracolo


È un miracolo quello che Dio compie per liberare i suoi due testimoni, Paolo e Sila, incatenati nella prigione della città di Filippi. Un forte terremoto scuote le fondamenta dell’edificio, le porte si aprono e le catene dei prigionieri si spezzano (Atti 16:22-34). Ma il miracolo più grande non è questa dimostrazione di potenza divina; ciò che è ancor più straordinario è il fatto che un uomo perduto sia salvato.
Questo intervento di Dio coinvolge il guardiano della prigione. A spaventarlo non è più il timore di essere condannato dai magistrati per aver fallito nel suo incarico, ma è il pensiero di dover incontrare Dio con i propri peccati. Così, nella disperazione, chiede: “Che debbo fare per essere salvato?” La risposta di circa venti secoli fa è valida ancor oggi: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato”.

Questo miracolo Dio continua a compierlo tutti i giorni verso migliaia di persone. Caro amico, anche tu sei uno di coloro che Egli vuole salvare conducendoti a Gesù, il Salvatore. Fai attenzione a non rifiutare colui che ti parla (Ebrei 12:25); infatti come scamperai nel giorno del giudizio se disprezzi una salvezza così grande (Ebrei 2:3)? “In nessun altro è la salvezza”, afferma la Parola di Dio (Atti 4:12). E noi tutti siamo dei peccatori che hanno bisogno di essere salvati.

venerdì 5 maggio 2017

5 maggio

Cristo… non commise peccato, e nella sua bocca non si è trovato inganno.

1 Pietro 2:21, 22


L’esempio da seguire


Due passeggeri nello scompartimento di un treno iniziarono a parlare di argomenti religiosi. Uno di loro, oppositore del cristianesimo, cercava di spiegare il suo rifiuto della fede criticando con sarcasmo le debolezze dei cristiani.
Un altro, un anziano credente, ascoltava attentamente la conversazione. Sapeva troppo bene che molti rimproveri di quell’uomo erano veri e quindi giustificati. Perciò per un po’ rimase in silenzio. Tuttavia, quando lo schernitore si rivolse all’altro passeggero per essere appoggiato, l’anziano intervenne: “Vedo che lei ha occhio per vedere gli errori dei cristiani e che è molto bravo a individuare i loro difetti. Bene, io sono un cristiano, amo il Signore Gesù Cristo e i suoi seguaci. Non oso dire una parola in difesa dei cristiani, ma la invito a trovare qualcosa da ridire contro Gesù Cristo stesso”. Il primo interlocutore fu colto alla sprovvista, ma ammise: “No, non posso dire nulla contro di lui”.
“Giusto – riprese l’anziano credente –. È questo ciò che mi ha attirato verso di lui; più ho imparato a conoscerlo, più mi sono reso conto di quanto io fossi diverso da lui, di quanto fossi debole con tutti i miei errori. Ora mi dica: non era giusto che io lo amassi quando ho scoperto che era morto per cancellare i miei peccati? Da quel momento ho iniziato a servirlo, e tutto il male che può essere commesso da coloro che asseriscono di seguirlo non mi allontanerà mai da lui. La mia salvezza dipende da ciò che Egli ha fatto, non da ciò che fanno coloro che si definiscono cristiani”.

giovedì 4 maggio 2017

4 maggio

V’è un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti.

Efesini 4:6


Il Padre stesso vi ama.

Giovanni 16:27


Il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno.

Matteo 6:8


Dio, un cuore di padre


Anche se sai che Dio esiste, che è onnipotente e creatore di tutte le cose, lo conosci come Padre? Forse hai recitato il “Padre nostro”, ma tu sei veramente uno dei suoi figli, e Lui è realmente tuo Padre?
Nelle prove e nelle difficoltà, un figlio può contare su suo padre. Se è triste, suo padre lo consola; se ha paura, lo tiene per mano. Gli dà una casa, del nutrimento e dei vestiti.
E Dio sarebbe forse un Dio lontano, impersonale, che non prova interesse per le sue creature? No. Egli non è una potenza vaga e confusa. Il Dio eterno è anche un Dio pieno d’amore. Egli ha voluto stabilire delle relazioni con gli uomini, e ha mandato nel mondo il suo unico Figlio, Gesù Cristo, per rivelarsi come Padre: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”, dichiara Gesù. “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 14:9; 1:18). Uno dei compiti del Signore Gesù è quello di far conoscere il Padre.
In che modo Dio ci ha dato prova del suo amore? Mandando il suo Figlio sulla terra per liberarci dalla schiavitù del peccato e farci entrare nella sua famiglia, dandoci il diritto di essere suoi figli. “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio!” (1 Giovanni 3:1). Allora, per i suoi figli, tutti gli avvenimenti, tutte le difficoltà della vita non avvengono per caso, ma sono permessi dal Padre che veglia su ognuno dei suoi. Egli li educa, per fare loro “alla fine, del bene” (Deuteronomio 8:16).