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martedì 31 maggio 2022

Umiliò Se stesso

È questo il “sentimento” che è stato in Gesù. Potremmo pensare che esso va ben oltre quel che noi possiamo realizzare, tuttavia Paolo scrive: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Filippesi 2:5). Dovremmo sempre commuoverci, pensando a dove Lo ha condotto questo sentimento; e dovremmo anche sentirci stimolati a ripetere nella nostra vita quello che Egli ha fatto – soprattutto per quel che concerne i rapporti con i nostri fratelli. Il Signore Gesù ha percorso un sentiero che lo ha portato dalla gloria più alta all’umiliazione più profonda: svuotò se stesso; poi, vivendo nel mondo, umiliò se stesso (v- 6-8).

L’espressione “umiliò se stesso” e le altre dello stesso versetto – “facendosi ubbidiente”, “fino alla morte”, “alla morte di croce” – possono essere collegate a quattro luoghi citati nei Vangeli: la Galilea, il Getsemani, Gabbatà e il Golgota. Il Suo cammino di abbassamento è stato un lungo percorso di sottomissione; ma, considerando queste quattro località, possiamo notare la Sua immensa grazia, ed apprezzare meglio il Suo “sentimento” cercando di manifestarlo nella nostra vita. 


La Galilea

Che percorso meraviglioso fu quello del Signore, come ce lo descrivono i Vangeli!

Il Signore Gesù era nato dalla stirpe reale, nella città di Davide, Betlemme di Giuda. Giuseppe, fuggito in Egitto con il bambino, alla morte di Erode aveva avuto paura di tornare a Betlemme; poi, “avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea, e venne ad abitare in una città detta Nazaret, affinché si adempisse quello che era stato detto dai profeti, che egli sarebbe stato chiamato Nazareno” Matteo 2:22-23. 

Se Dio ha protetto in Galilea Colui che era “un ramo” uscito “dal tronco d’Isai”, questi ha fruttificato là dove era stato piantato (Isaia 11:1). Il profeta aveva annunciato: “Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo” (53:2). Luca ci ritrae in pratica queste parole, dicendo: “E il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui… E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” Luca 2:40, 52. Era ammirevole anche nella sottomissione ai Suoi genitori, Maria e Giuseppe.

La Galilea era da molto tempo una regione disprezzata. Quando Salomone aveva offerto a Chiram, re di Tiro, venti città di questa regione, “non gli piacquero; e disse: Che città sono queste che tu mi hai dato, fratello mio? E le chiamò “Terra di Cabul”, nome che è rimasto loro fino a oggi” 1 Re 9:12-13. Cabul significa “che non serve a niente”. Poiché si trovava all’estremità settentrionale d’Israele, era stata la prima regione invasa dalle nazioni del nord ed era quella che ne risentiva di più la vicinanza.

Ma Dio, nella Sua grazia, ha voluto visitare il popolo della Galilea: “Il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte la luce risplende” Isaia 9:1. 

La lebbra, i demoni e tutte le miserie umane erano la manifestazione delle conseguenze del peccato sulla creazione. In risposta a questo, il Signore “Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità fra il popolo” Matteo 4:23. Ma qual è stata la loro reazione di fronte a questo dispiegamento di grazia e di verità? All’inizio “tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”, ma presto “udendo queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni d’ira… lo cacciarono fuori dalla città, e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale era costruita la loro città, per precipitarlo giù” Luca 4:22,28-29. Il profeta Isaia illustra il loro comportamento verso Gesù, quando scrive: “Non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna” Isaia 53:2-3.

Il Signore Gesù sapeva bene che un profeta non è stimato in casa sua (Matteo 13:57), tuttavia proprio in Galilea abitavano molte delle persone di cui Dio si era compiaciuto: là viveva la giovane donna adatta a diventare sua madre (Luca 1:26, 27); là alcuni discepoli Gli hanno chiesto: “Dove abiti?” ed Egli ha risposto:; “Venite e vedrete” Giovanni 1:39-40. Di là veniva Natanaele, scettico sulle prime, ma che Gli ha poi reso ogni onore (v. 48-50). Dalla Galilea venivano anche quelle donne fedeli che lo avevano seguito e che troveremo ai piedi della croce, quando anche i Suoi discepoli lo avevano abbandonato fuggendo (Matteo 27:55; Luca 23:55). Sempre in Galilea Gesù ha compiuto il primo miracolo, mutando l’acqua in vino e manifestando così la Sua gloria (Giovanni 2:11). È ancora in Galilea che Egli dà appuntamento ai discepoli, dopo la Sua risurrezione: “Vi precederò in Galilea” (Matteo 26:32). Alla Sua ascensione, gli angeli si rivolgono ai discepoli, dicendo: “Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che vi è stato tolto ed è stato elevato in cielo, tornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo” Atti 1:11.

Sforziamoci di rimanere in questa attitudine di umile virtù morale di cui ci parlano questi passi, aspettando il ritorno del Signore Gesù che verrà a prenderci per portarci con Sé.


Il Getsemani

Questo è uno dei numerosi giardini citati nelle Scritture. In genere erano dei luoghi piacevoli, recintati, irrigati, curati per il piacere dei proprietari. Dio aveva piantato un “giardino in Eden, a oriente” e aveva fatto “spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi” Genesi 2:8-9. I giardini del Cantico dei Cantici erano pieni di fiori, frutti e spezie (4:12-16). Questi luoghi isolati si prestavano molto bene sia alla meditazione solitaria sia alle gioie della compagnia. Getsemani aveva questo carattere per il Signore Gesù; Egli “si era spesso riunito là con i suoi discepoli” Giovanni 18:2.

Così, dopo aver mangiato la Pasqua, “andò, come al solito, al monte degli Ulivi, e anche i discepoli lo seguirono” (Luca 22:39; Giovanni 18:1). Quella notte, però, le cose dovevano andare in modo diverso dal solito. Invece della gioia, il Signore è oppresso dall’angoscia più profonda. Il Getsemani merita davvero il suo nome di torchio per l’olio. Turbato oltre ogni misura nell’anima, Gesù “cominciò a essere triste e angosciato” e disse ai discepoli: “L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me” Matteo 26:37-38. Il Signore Gesù dice: “Ho aspettato chi mi confortasse, ma invano; ho atteso dei consolatori, ma non ne ho trovati” Salmi 69:20. Da un lato le Sue sofferenze erano troppo profonde per i Suoi discepoli - è per questo che Egli “si staccò da loro circa un tiro di sasso” (Luca 22:41) e, d’altra parte, non avevano l’energia che avrebbero dovuto avere, dopo tre anni e mezzo trascorsi un Sua compagnia. Si addormentano quando Lui s’inginocchia e “essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente” Luca 22:44. Che scena! Il Signore della gloria, con la faccia nella polvere, ha davanti il calice che il Padre Gli porge, colmo di tutto quel che dovrà subire a causa del peccato e del giudizio su di esso. Prega tre volte, e il Suo sudore diventa “come grosse gocce di sangue che cadevano in terra” Luca 22:44. Contempliamo con meraviglia la Sua sottomissione: “Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà” Matteo 26:42.

Che contrasto con Adamo! Il giardino di Eden era quel che il suo nome indicava: un luogo di delizie. Tutto quel che vi si trovava era fatto perché l’uomo potesse godere della bontà del Creatore. Adamo doveva semplicemente obbedire a Dio; ma purtroppo è caduto nella trappola tesagli dal diavolo. Quando il Signore Gesù, all’inizio del Suo ministero pubblico, è stato portato dal diavolo nel deserto per essere tentato, non ha lasciato la dipendenza da Dio e l’obbedienza alla Sua volontà: dipendeva da Dio e da Dio soltanto. Pieno di Spirito Santo, si è servito della Parola di Dio per vincere il diavolo. La Sua vita è stata caratterizzata dalla preghiera e dall’obbedienza fino alla fine – “Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime, egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà. Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì” Ebrei 5:7-8.             

Alzandosi dal luogo in cui aveva pregato, il Signore Gesù va verso il luogo in cui si offrirà in sacrificio. Ma in Getsemani dovrà subire ancora un dolore: Giuda, che conosceva il posto, arriva alla testa di una folla e lo “tradisce con un bacio” Luca 22:48. Il giardino all’improvviso è animato da lanterne e torce, da spade e bastoni. Pietro tenta d’intervenire, ma il Signore lo riprende: “Rimetti la spada nel fodero; non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?” (Giovanni 18:11). Gesù si lascia prendere dai Suoi nemici e intercede per i Suoi: “Se dunque cercate me, lasciate andare questi” (v. 8); ma tutti l’abbandonano e fuggono.

Che dolore per il tradimento da parte di colui che Egli chiama “mio compagno e mio intimo amico” (Salmi 55:13). Si erano incontrati “con piacere”, ma ora quello di cui si era fidato e con cui aveva spartito il pane “si è schierato contro di me” (Salmi 41:9). Queste espressioni di tenerezza, rivolte ad un cuore freddo e calcolatore, sono strazianti; ma Gesù ha sopportato tutto per obbedienza e per amore. Questo doveva precedere la potenza e la gloria di un giorno che sorgerà presto sul monte degli Ulivi (Zaccaria 14:4). Quanto amore è colato dal torchio delle olive in quella notte! 

Quanto a noi, imitiamo il Suo esempio, come ha fatto Paolo, che si è sottomesso alla volontà del Suo Signore, dopo aver pregato tre volte per essere liberato da una “spina” (o “scheggia di legno”, figura di un’infermità fisica dolorosa – 2 Corinzi 12:8-10).     

          

Gabbata

Gabbatà significa luogo elevato; là aveva la sua sede il governo romano a Gerusalemme. Qui è stata decisa la morte del Signore Gesù, il Creatore della vita, nonostante il governatore stesso, Pilato, avesse riconosciuto: “Egli non ha fatto nulla che sia degno di morte” (Luca 23:15). Trattenuto per un momento dalle parole di Gesù “tu non avresti alcuna autorità su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto; perciò chi mi ha dato nelle tue mani ha maggior colpa” (Giovanni 19: 11), Pilato ha anche cercato di liberarlo. “Ma i Giudei gridavano, dicendo: “Se liberi costui non sei amico di Cesare” (v. 12)”. “Pilato dunque, udite queste parole, condusse fuori Gesù e si mise a sedere in tribunale nel luogo detto Lastrico, e in ebraico Gabbatà” (v. 13). A quel punto, anziché emanare un giusto giudizio, Pilato si lavò ostentatamente le mani per far cadere sul popolo la colpa del sangue di Gesù, e lo consegnò nelle loro mani. Il nostro Salvatore “umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte” (Filippesi 2,8).

Il comportamento del nostro Salvatore, in quella situazione terribile, è meraviglioso, ma ricordiamoci che noi siamo chiamati ad imitarlo! “Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandoci un esempio perché seguiate le sue orme. Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno. Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi, soffrendo non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2: 21-23).


Il Golgota

“Svuotò se stesso… fino alla morte… di croce”. Nel Vangelo di Marco, gli uomini portano Gesù al Golgota, il luogo del Teschio (15:22); in quello di Giovanni, Egli esce e va “portando la sua croce” (19:17). “Egli fu crocifisso per la sua debolezza“ (2 Corinzi 13:4), ma quando rimette il Suo Spirito a Dio, lo fa “con gran voce” (Matteo 27:50).

Pietro dice ai Giudei, il giorno della Pentecoste: “Voi, per mano d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste” (Atti 2:23). E Paolo scrive, ai Gentili: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno” (Galati 3:13).

Vediamo i sacerdoti e Pilato discutere per l’iscrizione nel cartiglio posto sulla croce del nostro amato Signore (Giovanni 19:19-22). Nessuno dei “dominatori di questo mondo” ha conosciuto la sapienza di Dio – quella nascosta – “perché, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria” (1 Corinzi 2:7-8). La sapienza di Dio si trovava là in persona: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Corinzi 1:23,24). Egli ha imparato l’ubbidienza attraverso le cose che ha sofferto, come uomo sottomesso, ed è diventato, per la morte sulla croce, “per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna” (Ebrei 5:9). Che Salvatore!


La gloria

E dopo la Galilea, il Getsemane, il Gabbatà e il Golgota, che cosa c’è? La gloria!

Là il Signore Gesù è entrato: “Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre” Filippesi 2:9-11. 

“Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?” Luca 24:26.

31 maggio - Anima mia, benedici il Signore

La pace di Cristo… regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti.

Colossesi 3:15

 

Ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

Efesini 5:20

 

Anima mia, benedici il Signore

Estratto dal Salmo 103 – di Davide

 

“Benedici, anima mia, il SIGNORE, e tutto quello che è in me,

 benedica il suo santo nome.

Benedici, anima mia, il SIGNORE,

e non dimenticare nessuno dei suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità,

salva la tua vita dalla fossa,

ti corona di bontà e compassioni…

Il SIGNORE è pietoso e clemente, lento all’ira e ricco di bontà…

Egli non ci tratta secondo i nostri peccati

e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe.

Come i cieli sono alti al di sopra della terra,

così è grande la sua bontà verso quelli che lo temono.

Come un padre è pietoso verso i suoi figli,

così è pietoso il SIGNORE verso quelli che lo temono…

Ma la bontà del SIGNORE è senza fine per quelli che lo temono,

e la sua misericordia per i figli dei loro figli…

Il SIGNORE ha stabilito il suo trono nei cieli

e il suo dominio si estende su tutto…

Benedite il SIGNORE,  voi tutti gli eserciti suoi…

voi tutte le opere sue,in tutti i luoghi del suo dominio!

Anima mia, benedici il SIGNORE!

lunedì 30 maggio 2022

Ci ha visto

“Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato...Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà...Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati” Matteo 26:36-40.

Non era possibile che il calice passasse oltre, il Signore doveva berlo. Non poteva rifiutarlo. 

Non poteva farlo perché ha visto i discepoli e ha visto noi. Proprio là, nel mezzo al giardino, addormentati.

Così deboli. Ci ha visti nel mezzo ad un mondo ingiusto. Ci ha visto con un corpo che si ammala e un cuore che cresce debole. Ci ha visti schiavi delle nostre passioni, piccoli uomini privi di speranza. Ci ha visti camminare sulla voragine dei nostri fallimenti e fissare la bocca della nostra tomba. Ci ha visto nel giardino dei Getsemani e non ha voluto che rimanessimo soli.

Voleva che sapessimo che anche Lui è stato là e lo ha fatto per noi.

30 maggio - I nostri affanni

Getta sul SIGNORE il tuo affanno, ed egli ti sosterrà.

Salmo 55:22

 

Nella calma e nella fiducia sarà la vostra forza.

Isaia 30:15

 

I nostri affanni

 

In certi palmeti, in Arabia, c’è l’abitudine di mettere sulla corona di foglie delle giovani piante una pesante pietra per impedire loro di crescere troppo in altezza. Il tronco diventa più grosso, il legno più duro e i frutti più abbondanti.

Le prove che talvolta ci sono mandate dal Signore sono sempre per il nostro bene spirituale. Se le attraversiamo con Lui, ci rendono più forti, più capaci di resistere alle cattive influenze. Siamo portati a pregare più spesso. Può accadere che non comprendiamo subito l’utilità di una tale afflizione, ma col tempo vediamo che abbiamo fatto dei progressi, che la prova ha prodotto come risultato “un frutto di pace e di giustizia” (Ebrei 12:11).

Si dice anche che in alcune tribù dell’Africa Centrale, chi deve guadare un fiume lo fa portando un pesante carico sulla testa. Questo peso rende più sicuri i loro passi e li aiuta a mantenersi in equilibrio. Non è forse ciò che a volte sperimentiamo quando attraversiamo una prova? Il peso non ci schiaccia, ma ci mantiene in piedi in mezzo alla corrente impetuosa della nostra vita se abbiamo la compagnia del Signore, che è indispensabile. Invece di affannarci e di sforzarci per liberarci al più presto dei nostri problemi e delle nostre preoccupazioni, domandiamo al Signore la forza e la pazienza per sopportarli e attraversarli con Lui.

domenica 29 maggio 2022

Cuore malato

In gioventù ho praticato molti sport e ricordo che l'istruttore di nuoto ci consigliò di passare una visita dal medico sportivo, si trattava semplicemente di fare un elettrocardiogramma. Eravamo in cinque nella saletta, l'esame era semplice ma se mettete insieme le parole battito e irregolare vedrete che la cosa si complica improvvisamente. 

Erano rivolte ad un ragazzo del mio stesso corso, gli era stata riscontrata una tendenza alla tachicardia. Certe palpitazioni rientravano nella normalità ma, a preoccupare il medico era l'aritmia dei battiti. 

Era impossibile trovare un medico più gentile. Fece del suo meglio per rassicurarlo, asserendo che fra tutti i disturbi cardiaci il suo era davvero roba di poco conto.

“Se parliamo di problemi al cuore, il tuo non è dei peggiori” gli disse.

La notizia  non lo rese di certo entusiasta. Era come dire ad un paracadutista che stava per lanciarsi: “il tuo paracadute ha un difetto ma non è della peggiore specie”.

Ma è così di tutti noi. Possediamo un cuore malato.

“Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?” Geremia 17:9.

Il cardiologo spirituale esamina il nostro cuore e scopre una grave malattia: “perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l'uomo” Marco 7:21-23. 

Immaginiamo ora che questo cardiologo, prendendo atto della nostra condizione ci avesse fatto un offerta strabiliante: “Hai bisogno di un cuore nuovo e io sono venuto qui apposta per questo. Sono qui per te. Ho lasciato tutto, tutti i miei impegni, la mia casa, per venire ad aiutarti  e ho un cuore nuovo da offrirti. Ho pensato alla tua vita, alla tua felicità e hai assolutamente bisogno di questo cuore. Non ti costerà niente, ho pensato a tutto io, vedrai la tua vita sarà completamente diversa e ti dirò un altra cosa che ti sorprenderà: il cuore che ti darò è simile al mio”.

Non è un offerta strabiliante?

Non è la notizia più entusiasmante che potreste ascoltare?

Bene, l'Evangelo parla proprio di questo. Non si limita a diagnosticare agli uomini una malattia terminale ma presenta loro una soluzione, l'unica. La vita eterna in Cristo Gesù.

29 maggio - “Non piangere”

Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: “Non piangere”.

Luca 7:13

 

Cristo Gesù… ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il vangelo.

2 Timoteo 1:10

 

“Non piangere”

Lettura proposta: Luca 7:11-17

 

Una donna cammina lentamente dietro la bara. Quelli che le stanno accanto le dimostrano affetto e simpatia. È una povera vedova che porta a seppellire il suo unico figlio! Per lei la vita si è di nuovo fermata… Dopo la morte del marito era riuscita a ripartire grazie all’affetto di quell’unico figlio, ed ora anche lui non c’è più. Mentre si svolge il funerale, un altro corteo, una folla che accompagna Gesù e i Suoi discepoli, si avvicina. E’ il corteo della vita che incrocia quello della morte; e in questo incontro sarà la vita a trionfare!

Qual è la prima cosa che Gesù, mosso a compassione, dice a quella madre? “Non piangere!”. Poi si avvicina e tocca la bara. I portatori si fermano e il Signore dice al morto: “Ragazzo, dico a te, alzati!” Il morto si solleva, si mette a sedere e comincia a parlare. Un rispettoso timore s’impadronisce degli astanti.

“Gesù lo restituì a sua madre”, dice il Vangelo. Per tutti, questa risurrezione è un segno che Dio è venuto incontro al Suo popolo per aiutarlo e liberarlo. Il miracolo è l’avvenimento del giorno; tutti ne parlano nella regione circostante. Così, la gioia che occupa il posto del dolore, nel cuore di questa madre, diventa un motivo di allegrezza per molti.

Gesù operò in seguito altre risurrezioni, ma la prima è questa, la risurrezione del figlio di un’anonima vedova. La risurrezione del ragazzo non è dipesa dal grado di fede di sua madre, ma dall’amore di Gesù. La Sua compassione particolare per le vedove non è cessata da allora.

sabato 28 maggio 2022

Verità

“Allora Pilato gli disse: Ma dunque, sei tu re? Gesù rispose: Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce. Pilato gli disse: Che cos'è verità?” Giovanni 18:37-38.

Questo brano della Scrittura ci presenta il quadro di un conflitto unico nel suo genere in tutta la Parola di Dio.

Ne è teatro l'anima di Pilato. I diritti della verità e la voce della coscienza da un lato, il timore dell'uomo e l'amore del mondo dall'altro, entrano in lotta.

Qui Pilato viene posto in diretto contatto col Signore Gesù Cristo. 

Condotto dall'abitazione di Caiafa al pretorio, Gesù sta davanti al governatore romano. I suoi accusatori non entrano dietro di lui, per paura di contaminarsi entrando in contatto con i Gentili e di non poter così mangiare la pasqua. Questo particolare ci offre uno degli esempi più significativi dell'accecamento completo in cui l'uomo religioso può cadere: essere lo strumento di Satana pur gloriandosi nella stretta osservanza di riti esteriori!

Anche oggi, come in quei giorni, il Signore rende testimonianza alla verità. Allora col suo ministerio personale, ora lo fa per mezzo dei suoi servitori, che usano la Sua Parola nella potenza dello Spirito Santo. In questa Parola troviamo la Verità nella sua perfezione, essa ci rivela ciò che siamo noi e ciò Che Lui è.

Pilato, dunque, pone la domanda: “Che cos'è verità?” Giovanni 18:38. 

Non attese neppure la risposta, Pilato temeva forse la risposta alla sua domanda. Un combattimento terribile si svolgeva nel suo animo in quei momenti. Era intimorito al pensiero al pensiero di trovarsi troppo in contatto con la santa e misteriosa potenza della testimonianza del Signore, e, benché non avesse voluto attendere la risposta, uscì dichiarando di “non trovare alcuna colpa in lui” (Giovanni 18:38).

Pilato ritornò nel pretorio si trovò di nuovo in presenza del Signore di gloria. La Parola non ci rivela quali fossero i suoi sentimenti in quel momento, ma possiamo essere certi che mai nessun uomo si trovò davanti al Signore, “Dio benedetto in eterno” senza sentirsi sondato profondamente nel cuore e nella coscienza.

Poi aggiunse: “Che hai fatto?”, era una domanda di prassi, ben sapeva che il Signore gli era stato consegnato dai capi religiosi per invidia (Matteo 27:18) e conosceva bene tutte le cose che si dicevano di Lui; tempo prima, il popolo stesso, aveva dovuto ammettere: “Egli ha fatto ogni cosa bene; i sordi li fa udire, e i muti li fa parlare” Marco 7:37.

Il Signore fece dinanzi a Pilato anche questa dichiarazione: “io son nato per questo, e per questo son venuto nel mondo, per testimoniare della verità. Chiunque è per la verità ascolta la mia voce” Giovanni 18:37.

All'uomo scegliere!

La verità non dipende dal numero di coloro che l’accettano, né dal numero di coloro che la rifiutano. E' la fonte da cui proviene che deve essere “sana” “vera”. La Parola di Dio è la verità (Giovanni 17:17), e Gesù è la verità (Giovanni 14:6). 

“La Parola è divenuta carne e ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità” Giovanni 1:14. 

Non possiamo chiudere gli occhi dinanzi alla manifestazione stessa della Verità.

La parola chiave di questo versetto è fra. Egli visse fra noi. Indossò la più folle delle vesti: un corpo umano. Fece di una mangiatoia un luogo straordinario per tutta l'umanità. Prese individui ordinari e rese santi anch'essi. Avrebbe potuto vivere su noi o lontano da noi. Ma non lo fece. Visse fra noi. Per testimoniare della Verità.

Divenne fratello dei poveri camminò in mezzo ai peccatori. Toccò le loro ferite sentì le loro lacrime e pagò per i loro errori. Entrò in un sepolcro e ne uscì e ci assicurò che lo avremmo fatto anche noi. Non è facile credere che Dio possa spingersi a tanto pur di portarci nella sua casa. 

Come rispondiamo noi? 

Pilato se ne lavò le mani! Qual è la nostra scelta?

28 maggio - La nostra unica speranza di fronte al male

Abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.

2 Corinzi 4:18

 

Cristo in voi… la speranza della gloria.

Colossesi 1:27

 

La nostra unica speranza di fronte al male

 

Il male è presente fra noi, nei conflitti, nelle guerre e anche nei nostri cuori. È presente col suo seguito di sofferenze, di relazioni interrotte, di vite sciupate.

Gesù non ha abolito il male del mondo; non ha potuto farlo perché è stato odiato e respinto. Durante la Sua vita ha denunciato il male coi Suoi discorsi, il Suo comportamento, le Sue azioni. Sulla croce, al colmo della sofferenza, ha pronunciato ancora parole di speranza per coloro che gli stavano attorno, parole di perdono per chi lo condannava, parole d’amore per il malfattore crocifisso con Lui, parole di conforto verso i Suoi. Poi, ha preso su di Sé, durante le tre ore di tenebre quando era in croce, la condanna di tutto il male che noi avevamo commesso. In questo modo è diventato il nostro Salvatore; nostro, e di tutti coloro che credono!

Con la Sua risurrezione, ecco una nuova promessa: risuscitando Gesù dai morti, Dio introduce una speranza di fronte alla morte, una certezza di vita per tutti i credenti. La vittoria di Cristo e le sue conseguenze sono acquisite per tutti quelli che confidano in Lui. Questa è l’essenza della speranza cristiana.

Amici cristiani, talvolta potremmo essere come schiacciati dall’avanzata del male. Non scoraggiamoci; la nostra speranza è legata a un Salvatore risuscitato. Essa non ci esonera dallo svolgimento delle attività che ci competono, ma ci permette di compierle guardando a Lui che, come ha promesso, tornerà presto a prenderci per portarci in cielo. Questa prospettiva ci fa volgere gli sguardi verso il Dio di gloria e ci incoraggia ad impegnarci per le cose che sono eterne.


venerdì 27 maggio 2022

Non manca nulla?

“Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise” Gen. 4:8.

Per gelosia Caino diventa l'uccisore del giusto Abele. Quando, più tardi, il Signore Gesù venne sulla terra, i Giudei lo misero a morte perché gelosi della sua perfezione; infatti questa metteva in rilievo le loro cattive azioni. Invece di pentirsi del suo delitto, Caino si adagia nel mondo nel modo più confortevole. Costruisce una città per sé e per i suoi discendenti e ognuno vi trova una buona occupazione. Inizia l'allevamento del bestiame, la poligamia, la costruzione di strumenti musicali, la lavorazione del metallo e l'omicidio.

“Caino si allontanò dalla presenza del SIGNORE ...si mise a costruire una città...Lamec prese due mogli...Iabal fu il padre di tutti quelli che suonano la cetra e il flauto.Zilla a sua volta partorì Tubal-Cain, l'artefice d'ogni sorta di strumenti di bronzo e di ferro. Lamec disse alle sue mogli: ascoltate la mia voce; mogli di Lamec, porgete orecchio al mio dire! Sì, io ho ucciso un uomo” Ge. 4:16-23.

Nulla manca loro. 

Hanno dimenticato Abele, è acqua passata. Ma Dio non ha dimenticato.

Fu la stessa cosa dopo la morte del Signore, gli uomini hanno proseguito come nulla fosse avvenuto. L'uomo si è organizzato comodamente come se il fatto della croce non avesse mai avuto luogo. Non manca nulla sulla terra: scienze, arti, musica e persino religione. Il Signore solo ne è assente. Ma Dio non ha dimenticato. Se il sangue di Abele parla ancora (Ebr. 11:4) tanto più lo fa il Sangue di Cristo.

27 maggio - Silenzio, non assenza

Oh, se faceste silenzio! Esso vi sarebbe contato come saggezza.

Giobbe 13:5

 

Giobbe rispose al SIGNORE e disse: “… Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto”.

Giobbe 42: 1, 5

 

Silenzio, non assenza

 

La Bibbia ci racconta la storia di Giobbe, un uomo che è stato provato dal silenzio di Dio. Colpito all’improvviso dal lutto, dalla perdita dei beni e dalla malattia, Giobbe per un’intera settimana ha taciuto. Poi si è trovato a dover controbattere le accuse ingiuste dei suoi amici che cercavano di trovare, in eventuali peccati, che lui non aveva commesso, la causa delle sue disgrazie.

Quante parole inutili diciamo a volte alle persone che soffrono! Quante parole senza senso, che mostrano la nostra incapacità di capire! Per Giobbe è stato difficile tacere quando avrebbe voluto poter condividere i propri pesi e trovare la comprensione degli amici.

Ma davanti al silenzio di Dio, Giobbe non può più tacere. Così si ribella, grida, manifesta a Dio ira, sofferenza… Poi tace, e Dio gli parla. Giobbe comprende allora di essersi fatto un’idea limitata di Dio e della Sua grandezza, e lo esprime con queste parole: “Ne ho parlato; ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco… Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento…” (Giobbe 42:3-6).

Nel corso dei nostri conflitti interiori, Dio vuole condurci a guardare a Lui, a fare l’esperienza della Sua pace “che supera ogni intelligenza” (Filippesi 4:7). Il silenzio di Dio non è la Sua assenza. La prova che ci fa attraversare ha lo scopo di produrre in noi un profondo cambiamento. Nel silenzio della prova, pensiamo al silenzio di Dio che Gesù ha conosciuto quando moriva sulla croce, abbandonato da tutti, per amore per noi e perché noi non fossimo mai più soli.

giovedì 26 maggio 2022

Abbandonato

“Trovarono per la campagna un Egiziano e lo condussero a Davide. Gli diedero del pane, che egli mangiò, e dell'acqua da bere; e gli diedero un pezzo di schiacciata di fichi secchi e due grappoli d'uva passa. Quando egli ebbe mangiato, si riprese, perché non aveva mangiato pane né bevuto acqua per tre giorni e tre notti. Davide gli chiese: A chi appartieni? Di dove sei? Quegli rispose: Sono un giovane egiziano, servo di un Amalechita; il mio padrone mi ha abbandonato perché tre giorni fa mi ammalai” 1 Samuele 30:11-13.

In questo passo vi è riportata la storia di questo giovane egiziano trovato nella campagna mezzo morto di fame e di sete. Il suo padrone, un Amalechita, lo aveva abbandonato li perché era ammalato. Servite pure questo mondo che non conosce Dio, ma sappiate che, dal momento in cui non potete più essergli utile, sarete messi da parte. Questo è il mondo che usa, spreme, solo chi ha qualcosa da dare. Sia perché giovane, intelligente, ricco o attraente, ma statene certi che appena queste cose verranno a mancare non sarete più di nessuna utilità.

Scena ben diversa quella del figliol prodigo. Quando giunse all'ultimo grado di miseria, nessuno volle più saperne di lui e nessuno gli dava nulla, neppure i baccelli che i porci mangiavano (Luca 15:16). Il principe di questo mondo non conosce certo la misericordia ne può esercitarla.

Nel condurre questo egiziano a Davide, umanamente parlando, non c'era da sbagliarsi. Che meritava egli? Solo la morte. Era un nemico reo della distruzione delle proprietà di Davide. Suo padre era un Egiziano e il suo padrone un Amalechita. Entrambi appartenevano a dei popoli nemici. Il giovane ne è consapevole e riconosce tutto questo; confessa la sua condizione e ciò che ha fatto: “abbiamo incendiato Siclag”  ver.14.

E' una buona cosa riconoscere davanti al Signore ciò che noi siamo e ciò che abbiamo commesso. Lo avete fatto?

La storia di questo giovane è brevissima. Si presenta in tre fasi distinte:

La prima. La sua profonda miseria per la quale non meritava alcuna pietà, in quanto nemico.

La seconda. La grazia inspiegabile.

La terza.. La completa liberazione di questo giovane, chiamato ora a seguire e servire l'Unto di Dio.

26 maggio - Chi governa il mondo?

Il disegno benevolo che (Dio) aveva prestabilito dentro di sé… consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra.

Efesini 1:9, 10

 

Il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.

Isaia 9:5

 

Chi governa il mondo?

 

“Domani, chi governerà il mondo?” È il titolo del libro di Jacques Attali, nel quale l’autore presenta le sue riflessioni sulla possibilità di un “governo mondiale”. Oggi, i grandi equilibri fra le nazioni sono incrinati. La globalizzazione degli scambi ha messo sotto sopra il commercio in modo tale che certi Stati hanno accumulato dei debiti enormi. Le istituzioni in carica fanno fatica a riportare l’ordine nel mondo attuale e sembrano ormai superate. Ma se gli uomini inventano e ipotizzano delle soluzioni, Dio ha il Suo piano, già previsto dall’eternità. Quando l’umanità sarà stata giudicata con terribili castighi per tutte le abominazioni commesse (e non manca molto che questo avvenga), Dio stabilirà Gesù Cristo come re di tutto l’universo. Il Suo diritto a regnare gli è riconosciuto fin d’ora, non solo perché è il Figlio di Dio, ma anche perché ha mostrato con la Sua vita e nella Sua morte che solo Lui è degno di ricoprire questo ruolo. Solo allora la terra conoscerà un periodo di pace e sarà governata in modo perfetto. In quest’attesa, Egli continua con pazienza a invitare gli uomini al pentimento affinché siano salvati.

I credenti sono felici di sapere che Gesù, il loro Salvatore, che è stato disprezzato e crocifisso alla Sua prima venuta, è stato anche elevato in gloria (Atti 2:36) e sarà presto stabilito Re dei re su tutto l’universo. Ogni ginocchio si piegherà davanti a Lui e “ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore” (Filippesi 2:10-11). 

mercoledì 25 maggio 2022

Come scegliere

Quale fu la scelta di Lot? Sodoma, proprio il luogo su cui stava per cadere il giudizio. Perché fece una tale scelta? Perché guardava all'apparenza e non vedeva né il vero carattere né il destino del luogo. Il carattere di Sodoma era la malvagità, il suo destino era la distruzione. Dio ben sapeva ogni cosa, ma Lot volle scegliere da sé e ritenne che Sodoma fosse una buona scelta.

E che dire di Sansone? “Sansone scese a Timna e vide là una donna tra le figlie dei Filistei. Tornato a casa, ne parlò a suo padre e a sua madre, e disse: Ho visto a Timna una donna tra le figlie dei Filistei; prendetemela dunque per moglie. Suo padre e sua madre gli dissero: Non c'è tra le figlie dei tuoi fratelli in tutto il nostro popolo una donna per te? Devi andare a prenderti una moglie tra i Filistei incirconcisi? Sansone rispose a suo padre: Prendimi quella perché mi piace” Giudici 14:1-3.

Fu un grande privilegio per Sansone di venire al mondo in una famiglia dove Dio era personalmente conosciuto e temuto. Forse avete avuto anche voi lo stesso privilegio.

Allora badate bene alla storia di questo personaggio.

Comincia bene ma, purtroppo, giunto all'età di prendere moglie, la scelse fra i Filistei (nemici del popolo di Dio) contro il consiglio dei suoi genitori. Esperienza amara! Quanti giovani l'hanno fatta. Si sono incamminati sul sentiero del matrimonio con un congiunto che “piaceva loro” senza sentire ragioni e soprattutto senza preoccuparsi se piaceva al Signore.

Molto spesso nella vita abbiamo delle scelte da fare. Quale facciamo? Quella che piacciono al nostro cuore o quelle che ci indica Dio?

25 maggio - Non ci sarà nessuna sorpresa

Le sue qualità invisibili (di Dio), la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi (gli uomini) sono inescusabili.

Romani 1:20

 

Non ci sarà nessuna sorpresa

 

Guglielmo non è né credente né ateo. Di carattere è un ottimista. Egli dice a un suo amico cristiano: “Non sono credente come te. Ma se il buon Dio esiste veramente, conto su una bella sorpresa dopo la morte, e non mi preoccupo. Dio non condannerà certamente un brav’uomo come me. Non sarebbe il buon Dio!

Ha ragione Guglielmo? Quando si tratta dell’avvenire eterno della propria anima, è saggio essere semplicemente ottimisti e sperare in una “bella sorpresa”? La pace dell’anima non può appoggiarsi su una così vaga speranza!

In realtà, per chi vuole ascoltarlo, Dio parla chiaramente. Non ci ha lasciati con le nostre supposizioni riguardo un argomento così fondamentale. Per prima cosa, Egli rivela la propria esistenza per mezzo del creato, in modo che, chiunque rifiuta questa testimonianza (come detto nel versetto in testa), è inescusabile. Ma Dio ci ha anche parlato inviandoci il Figlio Suo. I Vangeli raccontano la vita perfetta di Gesù, il Suo amore, i Suoi miracoli, la Sua morte e la Sua risurrezione confermata da numerosi testimoni. Queste testimonianze, del creato e del Vangelo, s’impongono alla coscienza.

Dio non aggiungerà nulla; tutto è stato scritto nella Sua Parola, la Bibbia. Riguardo all’aldilà: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27); d’altra parte però: “Chi ascolta la mia parola – ha detto Gesù – e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24).


martedì 24 maggio 2022

Un cristiano chi è?

Una signora con la quale ho avuto dei contatti in questi ultimi giorni mi confessava di essersi avvicinata (di nuovo) al cristianesimo proprio per paura di questa guerra in Ucraina e di tutte le notizie in rapporto ad essa di cui i telegiornali sono pieni. Era spaventata per i risvolti futuri e per il fatto che più volte si era fatto menzione di uno scenario da “terza guerra mondiale”. Ma il cristianesimo è forse una specie di salvagente da richiedere nei momenti del bisogno? Un bottone da schiacciare quando ci fa comodo?

Si pensa di mitigare le paure rifugiandosi nella “religione”. In fondo Dio, nella Bibbia, promette pace e un luogo sicuro nel cielo. Non sono pochi coloro che si definiscono cristiani e continuano a vivere la loro vita accontentandosi di possedere una “scatola”, ben confezionata, ma vuota. Il cristianesimo è Cristo se non lo si possiede nel cuore ciò che resta è solo una scatola vuota.

Il cristiano chi è?

Molti pensano che un cristiano sia qualcuno che è stato battezzato. Ma non ci si fa battezzare per diventare cristiani, ci si battezza perché lo siamo già.

Altri diranno che si è cristiani quando ci si sforza di ubbidire ai comandamenti della Bibbia.

Altri ancora penseranno che essere cristiani significhi essere membri di una chiesa.

Ma il mezzo più sicuro per trovare la risposta esatta è cercarla nella Bibbia che è la Parola di Dio.

Quand’era sulla terra, Gesù diceva a Nicodemo, un capo dei Giudei: “Se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio… Bisogna che nasciate di nuovo”  Giovanni 3:5,7.

Dunque, non divento cristiano aderendo a un sistema religioso, o semplicemente cambiando comportamento. Divento cristiano (cioè “di Cristo”) se riconosco di essere peccatore e accetto che Gesù Cristo ha portato al mio posto, sulla croce, il giudizio che io meritavo a motivo dei miei peccati. Allora Gesù, il Figlio di Dio, diventa il mio Salvatore personale, e io sono un cristiano. Sono nato di nuovo.

La nuova nascita è un nuovo inizio. Quando divento cristiano, prendendo coscienza di quale amore Dio mi ha amato dando per me il suo Figlio, non posso più vivere come prima.

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” 2 Cor. 5:19.

24 maggio - Domenica

La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre le porte del luogo in cui si trovavano i discepoli erano chiuse per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: “Pace a voi!”

Giovanni 20:19

 

Domenica

 

È una domenica, il giorno della risurrezione di Cristo. Di buon mattino, Maria Maddalena si reca al sepolcro, dove il corpo del Signore è stato deposto. La grossa pietra che ne chiudeva l’accesso era stata rotolata e la tomba era vuota! Gli apostoli Pietro e Giovanni vanno ad assicurarsene: il corpo del loro Maestro non è più lì. Così ritornano a casa, ma Maria resta lì a piangere. Ad un tratto, qualcuno si avvicina, la chiama per nome. Che emozione straordinaria! E’ il suo amato Maestro che la incarica di trasmettere un messaggio di portata incalcolabile a coloro che Egli definisce “Suoi fratelli”: il Padre Suo è diventato il loro Padre; il Suo Dio il loro Dio (Giovanni 20:17).

La sera dello stesso giorno, i discepoli sono riuniti in una stanza, le cui porte essi hanno prudentemente chiuso perché i nemici del loro Signore potrebbero far del male anche a loro. Di che cosa stanno parlando? Senz’altro di Colui che hanno visto crocifisso e che è stato poi deposto in un sepolcro ben custodito. Ma il Suo corpo non era più lì. Dove sarà? “Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: ‘Pace a voi!’ E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono” (v. 20). La presenza del Signore può essere sperimentata ancora oggi dai credenti riuniti, secondo la Sua promessa: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Matteo 18:20).


lunedì 23 maggio 2022

23 maggio - Autocontrollo

L’uomo che non ha autocontrollo, è una città smantellata, priva di mura.

Proverbi 25:28

 

Autocontrollo

 

L’autocontrollo è la capacità di dominare e controllare i propri istinti e le proprie azioni. Cosa significa allora il versetto di oggi? Vediamo spesso uomini e donne, ragazzi, bambini, che hanno un brutto carattere e sono pronti ad andare in collera, a irritarsi pur di ottenere ciò che vogliono. E noi? Non abbiamo mai reagito in questo modo? Non è facile controllare le proprie reazioni! Ebbene, chi si comporta così, è paragonato a una città distrutta, che non ha più mura per essere difesa; dunque, mancando di autocontrollo, apriamo la porta ad altri nemici e possiamo essere spinti a commettere altri peccati. Il Salmo 37, al versetto 8, dice: “Cessa dall’ira e lascia lo sdegno; non adirati; ciò spingerebbe anche te a fare il male”. Chiediamo al Signore l’aiuto quando stiamo per inveire contro qualcuno, e lasciamo che sia Lui a lavorare il nostro carattere.

Ricordiamoci che, insieme all’amore, alla gioia, alla pace, alla pazienza, alla benevolenza, alla bontà, alla fedeltà e alla mansuetudine, l’autocontrollo è una manifestazione del frutto dello Spirito (Galati 5:21). Chi sa controllarsi mostra buon senso, calma gli animi. Come abbiamo visto, l’uomo privo di autocontrollo è paragonato a una città smantellata, ma abbiamo, sempre nel libro dei Proverbi (cap. 16 v. 32), un incoraggiamento per chi sa dominarsi: “Chi ha autocontrollo vale più di chi espugna città”. Che ciascuno di noi possa desiderare di onorare il Signore anche in questo modo. 



domenica 22 maggio 2022

22 maggio - Pace con Dio: la nostra priorità

(Gesù disse:) “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà”.

Giovanni 14:27

 

Pace con Dio: la nostra priorità

 

Pirro, re dell’Epiro (306-272 a. C.), è famoso per le sue vittorie sui Romani. Una di queste vittorie fu conquistata a prezzo di tali perdite che egli esclamò: “Un’altra vittoria così e saremo finiti!” Da qui deriva l’espressione “vittoria di Pirro” per indicare un successo ottenuto a caro prezzo.

Pirro conversava spesso col filosofo Cinea. Quando questi gli chiese che cosa si aspettasse dalle sue guerre contro i Romani, egli rispose: “Spero di conquistare tutta l’Italia”. “E poi?” continuò il filosofo.

– “Prenderemo Cartagine, l’Africa, la Grecia, la Macedonia e molti altri paesi”.

– “E quando avrete conquistato il mondo intero cosa farete?”

– “Allora vivremo in pace”.

– “O re, perché non cominciare adesso a vivere in pace?”

La pace è sempre stata il grande obiettivo delle nazioni ed anche, diciamolo pure, l’illusione di quegli uomini che rifiutano di sottomettersi a Dio. Per contro, esiste una pace che non dipende dagli sforzi umani, ma che viene esclusivamente da Dio: è la pace che il peccatore riceve da Dio stesso, la pace fatta da Gesù Cristo grazie al Suo sangue sparso alla croce, come leggiamo nella lettera ai Colossesi: “…avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce” (1:20).

Caro amico, ricerca questa pace interiore e profonda che può essere ottenuta ricevendo personalmente Gesù come Salvatore, come Colui che ti ama e vuole farti conoscere la vera felicità!


sabato 21 maggio 2022

La rocca

“O Dio, ascolta il mio grido, sii attento alla mia preghiera. Dall'estremità della terra io grido a te, con cuore affranto; conducimi tu alla rocca ch'è troppo alta per me” Salmo 61:1-2.

Il salmista si trova in una situazione di estremo bisogno “estremità della terra” in cui la liberazione e il ristoro sembrano lontanissimi, in quel luogo dove regna l'angoscia. Fisicamente ed emotivamente stremato, Davide sa nondimeno che Dio starà attento al suo grido. Nessuna distanza e nessuna difficoltà estrema può “bloccare” una preghiera.

Davide grida e lo fa rivolgendosi alla Rocca che, naturalmente, è Dio. E' consapevole che è troppo alta, troppo grande, per ogni uomo. Eppure sa che presso di essa troverà riparo e protezione. 

“Abiterò nella tua tenda per sempre, mi riparerò all'ombra delle tue ali” ver.4. Egli è ben consapevole della grandezza, della sicurezza che questa Rocca possa offrirgli. Questa fede semplice gli fa anche comprendere che Dio non è solo un rifugio momentaneo ma è un rifugio eterno.

Nel salmo successivo tornerà ancora a parlare della Rocca e dirà: “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio” Salmo 62:5-6. Dio è l'unico e vero rifugio. La ripetizione di questa parola “solo” sottolinea che l'esclusiva è di Dio; solo Lui merita la nostra assoluta e totale fiducia. Nessuno al pari del Signore può offrire sicurezza e perdono. Davide, nelle suo pellegrinaggio, in fuga da Saul, si era spesso nascosto in caverne, ma nessuna di esse era paragonabile al Signore.

Poi il salmista fa menzione alcune realtà su cui la gente fa spesso affidamento:

“Gli uomini del volgo” ver. 9a. La gente comune. Gli amici i parenti. Fidarsi di loro è un illusione. Poiché, nonostante sembrino offrire aiuto sono vanità, cioè qualcosa privo di utilità. Non sono in grado di offrire qualcosa di stabile o duraturo.

“gli uomini di alto rango” ver 9b. Sono i personaggi facoltosi. Posti sulla bilancia, non hanno alcun peso, solidità. Niente in confronto alla Rocca.

“violenza e rapina” ver 10a. Potrebbero sembrare delle vie brevi verso il potere ma il guadagno illecito non potrà soddisfare il nostro cuore ed è solo destinato ad una più severa condanna da parte di Dio.

“le ricchezze” ver. 10b. Anche se ottenute con attività oneste non potranno mai prendere il Posto del Signore.


Quante volte abbiamo inutilmente cercato aiuto dagli uomini e dal denaro. Dio invece non ci ha mai deluso.

21 maggio - Voi conoscete il Padre

Carissimi, ora siamo figli di Dio.

1 Giovanni 3:2

 

Voi… avete ricevuto lo Spirito di adozione mediante il quale gridiamo: “Abbà! Padre!” Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio.

Romani 8:15, 16

 

Voi conoscete il Padre

 

Una signora aspetta il marito all’uscita dal lavoro. Accanto a lei, un bimbo di circa un anno sonnecchia nel passeggino. Gli impiegati escono, una folla di sconosciuti sfila davanti al piccolo. All’improvviso, il suo viso s’illumina. Egli si agita, tende le braccia verso qualcuno che sta arrivando. Rispondendo a questa richiesta muta, ma altrettanto chiara, il nuovo arrivato si china su di lui e se lo prende in braccio.

Si sono forse fatti tanti discorsi per indicare a quel piccolo chi era suo padre? Gli si è insegnato l’atteggiamento adatto? Certamente no! Il suo slancio spontaneo dimostra che conosce suo papà, benché ignori tutti i suoi impegni. Il suo essere figlio di quel padre rimarrà una realtà anche negli anni futuri, quando sarà in grado di capire e di parlare. Egli è figlio, a tutti gli effetti, fin dalla nascita.

È la stessa cosa per un credente. L’apostolo Giovanni quando si rivolge ai giovani nella fede usa queste rassicuranti parole: “Ragazzi… avete conosciuto il Padre” (1 Giovanni 2:14). Una persona appena convertita al Signore è nella condizione di quel bambino. Forse non sa ancora come “parlare” a Dio, le sue preghiere sono un po’ esitanti. Deve ancora imparare molto, ma lo Spirito di Dio gli comunica questa nuova conoscenza di Dio come Padre. Dal momento della sua conversione è come “nato di nuovo” ed è diventato un figlio di Dio a tutti gli effetti. Che dolce privilegio!


venerdì 20 maggio 2022

Certezze

L'uomo ha bisogno di certezze. Dove le troverà se non nella Parola di Dio?

Il primo “certo” pronunciato da Dio si riferisce al salario del peccato: la morte. “Per certo morrai” Gen.2:17. Satana invece ha subito affermato il contrario: “No, non morirete affatto” (3:4). Chi aveva ragione? I nostri cimiteri sono lì per rispondere. Siamo dunque sicuri che anche gli altri “certo” si adempiranno.

Il salmo 39 ne contiene alcune desolanti:

“certo, ogni uomo, benché saldo in piedi, non è che vanità” (v.5). Benché in piedi oggi, anche lui domani sarà nella tomba. L'uomo è re solo per un ora. Vivrà vantandosene, ma come un attore che ha appena recitata la sua parte, sarà costretto a togliersi la corona, il travestimento e il trucco.

“Certo, l'uomo va e viene come un'ombra” (v.6a). (letteralmente: vive fra ciò che è inconsistente). In questo caso non abbiamo solo l'attore ma anche lo scenario. Il mondo è solo apparenza. Anche questo passerà.

“Certo, s'affanna per quel ch'è vanità” (v.6b). In questo passo abbiamo l'opera stessa dell'uomo. Di tutta questa folle agitazione che cosa resterà? Niente, perché niente si potrà portare dietro.

Noi ricordiamo, senza stancarci, la buona notizia: “Certa è questa parola e degna d'essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo” 1 Tim. 1:15. Il Signore è venuto nel mondo per salvare dei peccatori. Dio si compiace ancora oggi di salvare tutti coloro che crederanno in Lui (1 Cor.1:21). Dio vi apre la porta del cielo. Rimarrete fuori?

E' vero che potrete fare un'altra scelta e deviare dalla via che Dio vi indica, ma questo significa “calpestare il Figliolo di Dio” Ebrei 10:29. In questo caso renderete conto a Dio del  rifiuto del dono che vi è stato fatto. La più grande accusa scritta contro di voi nel libro del giudizio, non sarà l'enumerazione delle vostre colpe, per quanto gravi possono essere, ma sarà il fatto che avete rifiutato la salvezza offerta in Cristo. Avete disprezzato il dono di Dio.

Badate bene il giudizio è alla porta. Non chiudete gli occhi. Davanti a voi stanno due vie: o rimanere “nei vostri peccati” come dice il Signore (Giovanni 8:24) e allora, sappiatelo, “è cosa spaventevole cadere nelle mani dell'Iddio vivente” Ebrei 10:31.

O accettare la salvezza che Dio vi offre. Questa scelta comporta la felicità per oggi, domani e in eterno. Mai nella vostra vita siete stati posti dinanzi ad una scelta così importante. Tutto questo riguarda cose certe. Trovate il tempo, fin da ora, per riflettere e accettare il Suo dono.

20 maggio - “Dammi da bere”

Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: ‘Dammi da bere’, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva”.

Giovanni 4:10

 

“Dammi da bere”

Lettura proposta: Giovanni 4:1-30

 

Gesù “doveva passare per la Samaria”. Non era l’unico itinerario possibile per andare dalla Giudea in Galilea, ma Gesù “doveva” incontrare una donna, presso un pozzo, a Sicar. Tutta la vita del Signore era espressione della Sua grazia e della Sua premurosa bontà nei confronti di chi incontrava. La donna samaritana è sola ed è lì per attingere acqua. Probabilmente è disprezzata a causa della condotta. Umilmente, il Signore le chiede di rendergli un servizio: “Dammi da bere”, le dice. La donna è stupita e non nasconde la sua sorpresa. Il dialogo prosegue con semplicità e fiducia, e il Signore le promette che sarebbe stato Lui a darle un’acqua viva che disseta per sempre.

La delicatezza che Gesù usa per raggiungere la sua coscienza e il suo cuore traspare quando le dice: “Va’ a chiamare tuo marito”. Questa frase la colpisce più di qualsiasi discorso moralizzatore. “Non ho marito”, risponde. Gesù non la condanna, ma la porta progressivamente alla confessione. Il dialogo non ha nulla di superficiale, anzi mette in luce il suo cattivo stato morale; la coscienza di quella donna è sconvolta.

Avendo scoperto che quell’Uomo era nientemeno che il Messia, la Samaritana è presa da un forte desiderio che tutti lo conoscano e trovino in Lui quella “fonte d’acqua viva” alla quale essa stessa ha bevuto. “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto”! E molti suoi concittadini hanno creduto al Signore.

giovedì 19 maggio 2022

Avere il senso delle cose di Dio

Ascoltare senza capire

“Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: «Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai. Ma Gesù, voltatosi, disse a Pietro: Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” Mt 16:21-23.

Che bello qui vedere come a Dio piace sempre spiegare ai suoi amici, a coloro che gli stanno vicino, il senso delle cose che fa.

Dio non si nasconde, non ci lascia all’oscuro di quelli che sono i suoi “meravigliosi” piani. Lo vediamo sin dalla Genesi quando Dio stesso si domanda “nasconderò io ad Abramo quello che sto per fare?”, a proposito della distruzione di Sodoma (Genesi 18:17).

Già da tempo Pietro accompagnava ed udiva Gesù, eppure ancora gli sfuggiva il senso di molte cose che Gesù diceva, faceva o si proponeva di fare!

Dio parla, ma altra cosa è la nostra capacità umana di ascoltare o addirittura capire ciò che Dio dice.

A volte noi ascoltiamo, ma non capiamo o addirittura ci fa comodo non sentire quello che Dio dice attraverso la sua Parola.



Il rifiuto di un Messia sofferente e crocifisso

Quanto somiglio spesso anche io a Pietro! Come lui sto spesso accanto a Gesù e da lungo tempo lo conosco ma non sempre afferro il senso delle cose di Dio e spesso non le capisco, e che dire poi del metterle in pratica!

Abbiamo, oggi più che mai, bisogno invece di recuperare questo profondo desiderio e necessità di “avere il senso delle cose di Dio”, di discernere le cose di Dio e la sua volontà, sicuramente in vista di un cammino di ubbidienza e santificazione.

Fra le cose che Pietro non comprendeva troviamo il senso della prossima sofferenza e morte di Gesù e forse capiva ancor meno il senso della sua resurrezione. “Non sia mai che questo ti accada!”, diceva.

Gesù qui rimprovera Pietro perché non aveva il senso delle cose di Dio.

Pietro che pochi momenti prima si era sentito “lodare” dal Signore stesso perché aveva avuto una “rivelazione”, sul Cristo stesso quale Messia, ora invece riceve un rimprovero.

Com’è facile passare da un momento di “gloria” accanto al Signore ad un momento di dura delusione e sconforto, non vi è mai capitato?

Tra la frase su Pietro che aveva ben compreso il “fondamento” (v. 18) e la dura parola su Pietro indicato come “Satana” (v. 23) c’è in mezzo l’annuncio dell’imminente passione di Gesù (v. 21).

La ragione è evidente: perché Pietro rifiuta l’idea che Gesù, il quale egli stesso aveva poco prima riconosciuto e confessato come Messia, dovesse soffrire e morire.

Il Messia – così rifletté Pietro – non deve morire e soffrire, deve vincere e regnare.

Che senso avevano il dolore e le sofferenze che il Signore avrebbe patito di lì a poco?

Eppure erano necessarie! Perché?

Era necessario, indispensabile, fondamentale, essenziale che ciò accadesse perché dovevano compiersi quelli che la Parola chiama “i misteriosi piani di Dio”.



Attratti dal successo, non dalla testimonianza

Come siamo lontani io e Dio!

È vero che nella Scrittura c’è scritto che “le sue vie non sono le mie vie”, oppure che “i suoi piani sono troppo alti per me”, ma possibile che io sia così, come dire, distante da Dio, così come lo è stato Pietro?

Si è possibile e vedremo come!

Come spesso accade anche a noi, ci piace l’idea di un Cristo vittorioso e trionfante, così come ci piace l’idea dell’appartenere alla famiglia di un gran re, forse ci piace appartenere ad una grande chiesa ma non ci piace per niente l’idea di soffrire, di dover “pagare un prezzo” per seguire questo Signore e Salvatore.

Nel mondo oggi assistiamo alla predicazione e al preteso successo di un (altro) Evangelo teso al successo e alla continua benedizione, così come alla prosperità.

Ma che Vangelo è questo? Cosa ha a che fare questo Evangelo con la CROCE?

Che cosa ha tutto questo a che fare con l’umiliazione e l’annichilimento di Gesù il Cristo?

Ma prima di giudicare Pietro riflettiamo su cosa c’è dietro tali pensieri o ragionamenti?

Esattamente il ragionamento di un uomo, appunto Pietro che in quel momento “non aveva il senso delle cose di Dio” e quindi, oserei dire, inevitabilmente segue un’altra “strada” e cioè quella proposta da Satana.

Quello di Pietro è un ragionamento umano, molto umano, troppo umano, che scandalizza Gesù: “Tu mi sei di scandalo!”.

Gesù scandalizza Pietro annunciando la sua passione e Pietro scandalizza Gesù contestandola. Anche l’apostolo Paolo dirà che la croce è “scandalo per i Giudei” (1Co 1:23).

“Scandalo” qui significa “pietra d’inciampo”, “ostacolo sul cammino”, “occasione di caduta”. Pietro, la pietra, la roccia, è diventato la pietra d’inciampo, l’ostacolo che vorrebbe far cadere, se fosse possibile, anche Gesù.

Perché la “pietra” è diventata “pietra d’inciampo”? Perché Pietro vuole distogliere Gesù dalla via della croce, vuole sì il Messia, ma non il Messia crocifisso.

Come siamo simili a Pietro anche noi. Vogliamo essere credenti in Dio, e ci piace esserlo quando tutto va bene, ma non ci piace l’idea della sofferenza, non ci piace la strada dell’umiliazione, non ci piace la croce.

In questo ragionamento Pietro è in piena sintonia con il movente che ispirò al diavolo la terza tentazione, quando propose a Gesù di regnare anziché di servire, di percorrere la via della gloria anziché la via della croce (Mt 4:8-10). Ecco perché Gesù lo chiama “Satana”: perché lo vuole allontanare dalla croce.

Ed ecco cos’è l’avere il “senso delle cose degli uomini”: è tutto ciò che ci allontana da Dio, dalla sua volontà, dalla sua Parola e dai suoi piani. È tutto ciò che ci allontana dalla croce di Gesù, perché è lì, e non altrove, che in ogni tempo Dio ci dà appuntamento per incontrarlo, per conoscerlo e per riconoscerlo.


È l’uomo naturale che non può afferrare il senso delle cose di Dio

La creatura umana, che pure era stata fatta per essere in comunione con Dio, ora si trova così lontana da Lui, a causa del peccato, che sempre più "non ha il senso delle cose di Dio".

Anche questa è una tragedia, perché non comprendendo più il senso delle cose di Dio, travisiamo il senso stesso delle cose umane, a cominciare dalla nostra stessa vita, che Dio ci ha dato. Ciò che sembra privo di logica (la Croce) è invece l’unica possibilità per l’uomo.

Se Gesù il giusto non avesse dato la vita per noi ingiusti, nessuno di noi con la propria giustizia sarebbe stato in grado di rendersi accettabile agli occhi di Dio.

Quando consideriamo il piano di salvezza di Dio, rivelato nella Bibbia, rimaniamo a bocca aperta perché nessuna religione umana avrebbe potuto pensare ad un piano simile per risolvere il vero problema dell’uomo: cioè il peccato.

Quale religione avrebbe mai potuto inventare che il suo Dio potesse dare (sacrificare) il suo figlio unico per ottenere la salvezza degli uomini? Cristo ha accettato di morire per darmi la vita, ha preso su di sé la mia iniquità per darmi la sua santità e giustizia.

Gesù è morto al mio posto! Il mio posto l’ha preso lui! Infine Cristo non solo è morto per me, ma è risorto per vincere la guerra con l’avversario che lo voleva fermare!

L’uomo naturale, non rigenerato, non riesce ad afferrare le cose di Dio perché tra lui e l’Eterno Dio esiste la barriera del peccato.

Per questo, anche oggi, molti considerano la croce una assurdità.

Eppure Dio ha scelto la croce per salvare l’uomo e, solo quando lo spirito Santo lo illumina, l’uomo si rende conto che la pazzia di Dio è più saggia della sapienza umana.


“Le cose di Dio”

Proviamo assieme a fare qualche esempio di quelle cose degli uomini, cioè di ciò che ci allontana dalla croce:

•  Il nostro io, il nostro orgoglio, la nostra carne, i nostri peccati;

•  La nostra concezione di Dio=falsa religione/falsa fede /falsa morale;

•  I nostri idoli (lavoro, famiglia, successo, sport, ecc.).

Tutto ciò non ci permetterà MAI di conoscere Dio, di accettarlo nel cuore e di diventare suoi figli!

E che cos’è avere “il senso delle cose di Dio»: è tutto ciò che ci avvicina a Dio e alla croce di Gesù, sapienza e giustizia di Dio.

Ma cosa sono “le cose di DIO”:

•  Tutto ciò che ci viene dall’alto: lo Spirito Santo, la Parola di Dio, la sua sapienza ed intelligenza, le sue promesse, ma soprattutto la sua presenza. Qualcuno ha giustamente detto: “Stare alla sua presenza è l’unico modo per tendere alla perfezione divina. Se vogliamo essere come lui è (perfetto e santo) dobbiamo stare di più in comunione con lui, cioè «spendere del tempo con lui»”.

•  Tutto ciò che alla luce della Parola di Dio rispecchia i suoi principi, ad esempio quelli che troviamo in 1Corinzi capitolo 6 e 10, ed è proprio qui che abbiamo la possibilità di verificare se LE COSE a cui miro o ambisco sono spirituali, utili, lecite oppure se mi dominano! (1Co 6:12). Ed ancora se ciò che vivo è utile e lecito, ed inoltre è qualcosa che “edifica” (1Co 10:23). Senza trascurare se quello che faccio è “utile” alla testimonianza o porta gloria a Dio.

Infine questo è un buon test per verificare se ciò che faccio (o farò) è ciò che farebbe Dio. 

• Tutto ciò che Dio permette od opera, per il mio bene, secondo quanto Paolo esprime in Romani 8.

Quante cose avvengono che noi non comprendiamo! Eppure ci sono sempre un motivo, una ragione e uno scopo: nulla avviene per caso, e dobbiamo imparare che “le cose di Dio” sono a volte incomprensibili per noi, ma affidarsi a Dio totalmente equivale ad avere il senso più vicino alle “cose” sue.


 

Precise promesse



1. “Il piano di Dio è quello che sussiste” (Pr 19:21).

2. “Affida al Signore i tuoi piani ed avranno successo” (Pr 16:3).

3. “Dio ha dei piani di pace, per noi, per darci un avvenire ed una speranza” (Gr 29:11).


Che bello catturare e fare nostre, per fede, queste preziose e meravigliose “promesse”, parole che sono una garanzia di aiuto ed intervento divino a nostro favore, per sempre.


Grazie al Signore, che prima di ogni cosa si è avvicinato a noi e ci ha cercato, per farci suoi. Grazie a lui perché, per mezzo della fede in Cristo e nella sua opera, abbiamo ricevuto Grazia. Solo credendo nella persona e nell’opera di Gesù Cristo possiamo avere la sua vita e, attraverso di essa, egli si rivela!

Ci parla (in molti modi e molte maniere!) e ci trasmette le sue cose. Dio ha un obiettivo per tutti i suoi figli, nessuno escluso: che essi (tutti, tu ed io inclusi) divengano simili a lui (Ef 5:1), come Cristo era ed è uno con lui.


Solo in questo modo e, attraverso la sua rivelazione contenuta nella Bibbia, possiamo dare un senso alla nostra vita e iniziare a comprendere, (finalmente), Dio stesso e possiamo discernere il senso di molte “cose” di Dio!