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martedì 31 gennaio 2023

Carezze migliori del vino

“Mi baci egli dei baci della sua bocca, perché le tue carezze sono migliori del vino. … noi celebreremo le tue carezze più del vino” (Cantico dei Cantici 1:2; 4)


L’inizio di questo cantico è magnifico, pieno di parole di fiducia. “Mi baci egli dei baci della sua bocca”, dice l’amata, perché è vicina al re come a colui nel quale trova tutta l’attrattiva più pura. È tuttavia istruttivo vedere che essa si riposa su un fatto perfettamente stabile: le sue carezze sono migliori del vino. In questa bella immagine di relazione che unisce il Signore (il re) a ciascuno dei Suoi riscattati e alla Sua chiesa (l’amata), il vino è una tipica figura della gioia e, quali che siano le gioie pure e reali che riempiono il nostro cuore di felicità, la più grande di queste gioie non può essere, tuttavia, comparata all’amore perfetto di Gesù Cristo, il nostro adorabile Salvatore.

Rimarchiamo che non è detto: “io voglio donargli dei baci” ma: “mi baci egli dei baci della sua bocca”. Questo ci fa pensare al padre del figliol prodigo quando questo figlio torna a casa dopo aver per lungo tempo sprecato la sua vita nel peccato: “suo padre … gli si gettò al collo, lo baciò e lo ribaciò” (Luca 15:20). Questi baci ci parlano di riconciliazione di cui ciascuno ha bisogno nel momento in cui torna a Dio, e che il Padre è felice di accordare.

Ma è, soprattutto, dopo questo versetto 2 che leggiamo le parole toccanti: “noi celebreremo le tue carezze più del vino”. Dal momento in cui noi siamo portati al Signore in una perfetta riconciliazione, sicuri di essere salvati per l’eternità in virtù della Sua grazia infinita, noi proviamo, in effetti, una gioia meravigliosa. Ma la gioia è la cosa più importante della nostra vita? No, anche questa gioia non durerà sempre uguale. Benché il vino, simbolo di questa gioia, possa essere rinfrescante e rallegrarci per un tempo, sarebbe impossibile viverlo sempre.

E allora? In ogni circostanza è veramente meglio ricordarsi dell’amore del nostro Signore infinitamente più grande delle nostre gioie (il vino). Il giorno del Signore, quando ci raduniamo per la frazione del pane in memoria di Lui, come è dolce ricordarsi del Suo amore, ben più della nostra gioia per quanto grande essa sia. Ecco quello che darà a Lui della gioia.


L.M. Grant

31 gennaio - Le sette frasi pronunciate dal Signore sulla croce (4/7)

All’ora nona, Gesù gridò a gran voce: «… Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

Marco 15:34

 

Le sette frasi pronunciate dal Signore sulla croce

4. Il grido della sofferenza suprema

 

Durante le prime tre ore della crocifissione, Gesù è rimasto in silenzio davanti a quelli che lo deridevano e lo sfidavano. All’improvviso, “dall’ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese”. Le voci ingiuriose tacciono. Dio stende come un velo sulla sofferenza del Figlio.

Alla fine di queste sofferenze, Gesù grida con forte voce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” È l’eco di una tremenda solitudine, una frase misteriosa e solenne!

Alcune ore prima della crocifissione, Gesù aveva accettato di farsi carico dei nostri peccati, e aveva detto: “Non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?” (Giovanni 18:11). E sulla croce ha subito il giudizio di Dio, tutto il castigo che i nostri peccati meritavano.

Dio solo sa ciò che Gesù ha provato in quel momento. E noi, con rispetto ed emozione, colpiti dal Suo grido di dolore, ci prostriamo per adorare. Lasciato solo anche da Dio che Egli aveva amato e ubbidito in ogni istante della Sua vita sulla terra, ha dovuto gridare: “Perché mi hai abbandonato?”

Gesù è stato abbandonato per noi. Ha sopportato al nostro posto le conseguenze del nostro rifiuto di Dio. “Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro 2:24). “Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio” (3:18).

Questa frase di Gesù è centrale. Il giudizio di Dio sull’Uomo perfetto permette che moltitudini di peccatori che si pentono ricevano il perdono dei peccati e la vita eterna.

domenica 29 gennaio 2023

Servire

“La parola del SIGNORE mi fu ancora rivolta in questi termini: «Va', e grida alle orecchie di Gerusalemme: "Così dice il SIGNORE: 'Io mi ricordo dell'affetto che avevi per me quand'eri giovane, del tuo amore”  Geremia 2:1-2. 

Leggete con attenzione questi versetti. E' come se il Signore ci chiedesse teneramente: Ti ricordi di quel tempo felice che seguì alla tua conversione? Come ardevi allora di zelo e di riconoscenza! Allora io ti bastavo interamente. Ora tu hai dimenticato quel tempo.

Ma ahimè, dice il Signore: “Ma il mio popolo ha cambiato la sua gloria per ciò che non giova a nulla” v.11. 

Siate sinceri, voi che vi siete allontanati dal Signore, vi ha questo giovato?

Egli è la sorgente di acque vive.

“Il mio popolo infatti ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua” v.13. 

A che vi servono le cisterne screpolate? Vi siete accorti che esse non tengono l'acqua?

L'abbandono del primo amore è sempre il primo punto di partenza, ne seguirà una moltitudine di altri mali. Dio aveva chiamato il suo popolo fuori dall'Egitto perché lo servisse (Esodo 4:23). Ed ecco che essi dichiarano apertamente: “Non voglio servire” v.20. Questa è la realtà di numerosi cristiani se bene non osino formularla ad alta voce.

29 gennaio - Guarita dalle ferite (2/2)

Beati quelli le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti.

Romani 4:7

 

2. Guarita dalle ferite

 

“Un giorno ho detto nel mio cuore: «Ecco, Gesù, ti accetto come mio Salvatore», e ho provato una grande pace. Ho pregato per il perdono dei miei peccati, e so che Dio mi ha perdonato perché Gesù ha pagato per le mie colpe.

Da allora, anche se dentro mi sentivo felice, sono passata per molte prove. Anzitutto, la rottura con la mia famiglia. Non avrei mai potuto mentire nascondendo la mia conversione. I miei erano molto contrariati e mi hanno fatto sapere che non volevano più vedermi. Per questo e per altre difficoltà mi sono sentita come schiacciata da un grosso peso; però, proprio attraverso queste esperienze il Signore mi ha formato e mi ha fortificata. Per ogni caso difficile, Egli aveva in serbo una soluzione! Mi ha anche insegnato a combattere il nemico della mia anima, e questa lotta interiore è stata la più dura perché Satana era contro di me. Ma il Signore ha vinto.

Mi premeva tanto gustare un po’ di serenità che ho chiesto ripetutamente al Signore di aiutarmi e di darmi altri insegnamenti. Egli aspettava questa mia richiesta e la Sua mano è stata pronta a donare. Volevo conoscere meglio chi era questo Gesù che mi aveva salvato, e come potevo amarlo; così, un po’ alla volta, mi ha rivelato la Sua natura, e ora ho un solo desiderio: assomigliargli sempre di più.

Gesù mi ha perdonato. Ha purificato e guarito il mio cuore da tutte le ferite. Voglio ringraziarlo e lodare sempre il Suo nome. Come ha salvato me, così cercherà ancora altre pecore smarrite per fare conoscere anche a loro il Suo infinito amore.”

Nadia

sabato 28 gennaio 2023

Seguire l’esempio di Barnaba

“Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba (che tradotto vuol dire: figlio di consolazione) … (Atti 4:36)

Alla sua nascita il suo nome era Giuseppe, ma poiché la sua vita era stata segnata dall’amore e dalle cure per gli altri, ha ottenuto il nome di figlio di consolazione (o: figlio che incoraggia). Gli apostoli avevano osservato il suo modo di vivere ed avevano constatato che Barnaba era stato occupato degli altri e non di sé stesso.

Ogni volta che Barnaba è nominato nel Nuovo Testamento, constatiamo che incoraggia altri. Prima di tutto lo fa dopo aver venduto la sua proprietà; con questo dono che fa al Signore (Atti 4:36/37) Barnaba è anche un amico che incoraggia Saulo. Quando questi viene a Gerusalemme dopo essere stato salvato i credenti lo temono non potendo credere che sia un discepolo del Signore, ma Barnaba lo prende con sé e lo porta dagli apostoli (Atti 9:26/28). I due, Paolo e Barnaba, hanno lavorato in collaborazione percorrendo insieme delle lunghe distanze per il servizio del Signore.

Barnaba ha ugualmente incoraggiato suo nipote Giovanni, soprannominato Marco (Colossesi 4:10); questo giovane, che aveva accompagnato Barnaba e Paolo nel loro primo viaggio missionario, si era poi ritirato (Atti 13:1/13). Più tardi, Barnaba desidera dare a Marco una nuova occasione, ma Paolo non sarà d’accordo a prenderlo con loro. Così Barnaba partirà con Marco per un’altra direzione (Atti 15:36/41). Paolo riceve l’approvazione dei fratelli, ma il resto dei fatti mostra che Barnaba è stato una guida per Marco il quale è diventato un servitore attivo per Cristo (Colossesi 4:10/11), di modo che Paolo potrà dare queste istruzioni a Timoteo: “prendi Marco e conducilo con te; perché mi è molto utile per il ministero” (2 Timoteo 4:11). Sarebbe stato facile dire: Marco è stato inutile l’altra volta come potrebbe svolgere il servizio? Ma l’attitudine di Barnaba sembra dire: che cosa posso fare per lui?

Che soprannome potremmo ricevere da coloro che ci riconoscono? Sarà: “figlio di consolazione”? C’è qualcuno che possiamo incoraggiare oggi?

T.P. Hadley

28 gennaio - “Cerca e Dio ti risponderà” (1/2)

(Gesù disse:) “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa.”

Luca 11:9-10

 

1. “Cerca e Dio ti risponderà”

 

“Sono nata in Belgio in una famiglia marocchina e musulmana. I miei genitori non mi hanno costretto a seguire le loro abitudini religiose, ma io sentivo il bisogno di Dio nella mia vita. Però, se mi capitava di pronunciare qualche preghiera, il mio cuore restava freddo. Il mio pensiero era: non sono cattiva, non faccio male a nessuno, non ho nemici, non rubo… Ma col tempo ho incominciato a fare delle cose che senza dubbio mi condannavano davanti a Dio.

Un giorno ho preso coscienza dei miei peccati, ed è stato quello il momento che Dio ha scelto per rivelarsi a me. Attraversavo un periodo tormentato e pensai di aprire una nuova fase della mia vita: lasciai la famiglia e andai a vivere da sola.

In quel periodo, un cristiano che avevo conosciuto mi parlava sovente di Gesù. Questo mi infastidiva e non vedevo l’ora che terminasse le sue conversazioni. Mi diceva sempre: Cerca Dio, e Dio ti risponderà. A un certo punto mi sono arresa ed ho accettato di cercarlo, e da quel momento qualcosa mi ha impedito di vivere come prima. Era come se, inconsciamente, avessi fatto un passo troppo lungo, senza poter tornare indietro.

Quando cominciai a leggere la Bibbia, lo feci col sentimento di commettere un peccato. Eppure Dio mi dava delle risposte attraverso quelle letture. Decisi di pregare, chiedendo a Dio di farmi conoscere la verità. Così, poco per volta, il mio cuore si è aperto, e Dio ha potuto farvi entrare la sola e unica verità, quella delle Sue parole.”

(segue e si conclude domani)


venerdì 27 gennaio 2023

L' Alfa e l'Omega

“Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine”, dice il Signore “che è, che era e che ha da venire, l'Onnipotente” (Apocalisse 1:8)


Questo versetto, benché corto, è straordinario perché descrive qualcosa che richiama la nostra attenzione, ci porta alla lode e ci riempie di adorazione. Queste cose sono menzionate per descrivere alcune delle glorie di Colui che ha catturato i nostri cuori e li ha guadagnati a Dio: Gesù, il nostro Signore. Che Nome prezioso nel quale è contenuta quella grazia che Lo fa scendere e camminare in questo cammino di infinita perfezione! Egli è interamente sottomesso alla volontà di Dio ed agisce in pieno accordo con essa. Nel Suo cammino di devozione al Padre, il Signore ha portato agli uomini benedizione su benedizione.

“L’Alfa e l’Omega”, la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco ci parlano di quello che è scritto della rivelazione divina. Questa espressione distende davanti a noi la gloria del Signore che è la Parola, il Verbo. Nel principio “la Parola era con Dio”, una persona distinta, e “la Parola era Dio” (Giovanni 1:1). Era dunque qualificato per esprimere tutti i pensieri di Dio.

È per mezzo del Signore Gesù che Dio è stato rivelato in tutta la Sua natura: luce e amore. Anche la vita eterna, nella quale sono introdotti i credenti ed il cui tratto distintivo è “che era presso il Padre” ci è stata manifestata (1 Giovanni 1:2). Tutte queste benedizioni sono state portate e rivelate all’uomo per mezzo di Gesù.

Se noi consideriamo la santità di Dio che esige l’eliminazione, attraverso il giudizio, di tutto quello che è a Lui contrario, constatiamo che questa trova ugualmente la sua manifestazione nell’Alfa e l’Omega. Che Dio si esprima in grazia o in giudizio è in Gesù che lo fa, Lui che è la Parola eterna, l’Alfa e l’Omega, la prima e l’ultima parola che ha da dire.

In Lui i piani di Dio trovano la loro origine e la loro realizzazione finale, completa e definitiva.

“Il principio e la fine”. Questa espressione suggerisce il pensiero dell’attività, del lavoro. L’opera della creazione è attribuita al Figlio. L’universo è apparso per la parola della Sua potenza. Noi leggiamo: “poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui” (Colossesi 1.16).

Egli è “il principio”, l’autore di tutto quello che è stato creato. La creazione dell’uomo è stata il risultato di una decisione divina. Dio, Eloim, (Padre, Figlio, Spirito Santo) vi ha partecipato la trinità tutta insieme, ma l’atto della creazione del mondo è attribuito al Figlio. Egli è “il principio e la fine”. È l’oggetto per il quale tutto è stato creato. Sarà onorato, in tutto l’universo fino ai limiti di questa creazione.

Quanto alla nuova creazione, il Figlio, è il principio in quanto è “il primogenito dai morti” ed è la fine in vista del fatto che “in ogni cosa abbia il primato” (Colossesi 1.18).

“Il primo e l’ultimo”. L’opera di Dio, la parola di Dio si è realizzata in Lui, ma noi arriviamo qui a quello che Lo eleva in tutta la gloria e la maestà del Suo essere. Egli è il grande “IO SONO” (Esodo 3:14). Quello che è per natura nella Sua persona ci viene trasmesso in questa espressione: “il primo e l’ultimo”. Colui che ha rivestito l’umile apparenza di uomo, Colui nel quale e per il quale Dio ha agito e parlato, è stato attaccato da Satana che ha cercato di abbassarLo al livello di una creatura considerandoLo come tale. Ma questo era impossibile: egli è “il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno” (Romani 9:59). È l’Onnipotente che esiste da Se stesso, il solo che può dire: “Io vivo in eterno” (Deuteronomio 32:40).

Allora davanti a Lui, il Figlio di Dio, con gli occhi aperti, noi crediamo e ci prostriamo ai Suoi piedi adorandoLo.

27 gennaio - Ciascuno – anche tu

Non c’è uomo che non pecchi.

2 Cronache 6:36

 

È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio.

Ebrei 9:27

 

“Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato”.

Atti 16:31

 

Ciascuno – anche tu

 

Molte volte la Bibbia afferma che tutti gli uomini hanno agito male nei confronti di Dio. “Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti” (Salmo 14:3). “Non c'è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:22-23). Dio deve punire il peccato; quindi, per ciascuno di noi, il giudizio divino è inevitabile. Abbiamo dunque tutti bisogno del perdono delle nostre colpe, altrimenti non potremmo reggere di fronte a un Dio assolutamente giusto. La nostra colpa dev’essere cancellata, annullata, affinché non siamo condannati. Ed ecco che la morte di Gesù Cristo, venuto sulla terra come un uomo, risponde perfettamente a questa necessità; Egli è l’unico mezzo di espiazione che può soddisfare le giuste esigenze di Dio. Così, per essere salvati, è necessario che ciascuno, con una fede personale, accetti Gesù Cristo come proprio Salvatore.

Forse tu non l’hai ancora fatto, ma sei ancora in tempo!

– Invoca il nome del Signore pregando Dio, l’unico che può e vuole fare grazia;

– confessagli sinceramente i tuoi peccati, riconoscendo che meritano il Suo giusto giudizio;

– credi che, per cancellarli, Gesù ha subito sulla croce il castigo che essi meritavano, e che, su questo fondamento d’amore infinito, Dio ti concede il Suo perdono e ti riceve come figlio.

giovedì 26 gennaio 2023

Fede - Opere

“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti;”  Efesini 2:8-9.


Nell'epistola ai Galati l'apostolo Paolo demolisce tutto il sistema della giustificazione attraverso le opere della legge, egli dimostra in modo irrefutabile che nessun uomo può essere giustificato da Dio per la sua ubbidienza alle imposizioni della legge, siano esse morali o rituali. In altre parole se ci poniamo in qualche modo su un terreno legale, dobbiamo abbandonare il cristianesimo rinunciando a Cristo, allo Spirito Santo, alla fede.

Però è sempre necessario esaminare i due risvolti di un soggetto come questo.

Se professiamo di possedere la vita divina, questa vita deve manifestarsi non soltanto con le parole. 

Nella Scrittura troviamo le “opere della fede”  (2 Tessalonicesi 1:11) cioè opere che sono una dimostrazione della nostra fede.

“A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?” Giacomo 2:14-16

Quello che ci è richiesto è dimostrare attraverso le opere della fede quanto essa sia concreta, senza le quali bisogna concludere che la vita in noi è assente.

“Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l'amore di Dio essere in lui?” 1 Giovanni 3:17.

L'apostolo ci propone una lezione elementare, il caso di un fratello nel bisogno, niente di più spontaneo, ne di più ovvio diremo, ma qual è il nostro atteggiamento difronte a un caso simile?

E' increscioso vedere fra noi tanta vana professione, tante parole superficiali.

L'amore è la volontà di abbandonare ciò che ha valore per la nostra vita per arricchire la vita di un altro, è una fiamma che si accende, è un impulso a dare e ovviamente inizi con la cosa più preziosa che possediamo: l'Evangelo.

Un mondo in continuo peggioramento, un cristianesimo screditato, chiese anemiche, un gran numero di cristiani assuefatti e così poco propensi a farsi “riconoscere”.

“Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi.” Matteo 7:16-17.

26 gennaio - Ciò che la Bibbia mi ha mostrato

Mostrami tu quel che non so vedere.

Giobbe 34:32

 

O Dio, crea in me un cuore puro.

Salmo 51:10

 

Ciò che la Bibbia mi ha mostrato

 

Ero bambino, e ho visto i miei genitori litigare furiosamente. A scuola, ho visto dei compagni picchiarsi per una matita a colori. Nell’adolescenza, ho visto la violenza dei ragazzi di strada. Nel mondo del lavoro, ho visto le lotte per il potere, la viltà, le promesse non mantenute, le menzogne, le ipocrisie. Nella vita di coppia, ho visto inganni, intolleranze e tradimenti. Non ho avuto occasione di vedere da vicino gravi fatti di delinquenza, non ho vissuto la guerra, ma ho sofferto per le gravi conseguenze di chi l’ha attraversata. In ogni ambiente della società come in molte famiglie, sia fra le persone agiate che fra i poveri, ho visto uomini, in preda alle loro passioni, diventare orgogliosi, presuntuosi, bugiardi, infedeli, violenti, avidi…

Poi la Bibbia è comparsa nella mia vita e in essa ho visto me stesso, quello che c’era nel mio cuore. Avevo visto chiaramente le cattiverie degli altri, ma non le mie! La Bibbia mi ha presentato anzitutto il Dio creatore, santo e perfetto, che non può sopportare il male. Poi mi ha mostrato Gesù, l’uomo secondo il pensiero di Dio, il Suo Figlio. Mi ha parlato del peccato e io, come in uno specchio, per la prima volta, mi sono visto come sfigurato dai segni del peccato. La Bibbia mi ha chiaramente mostrato la mia sporcizia interiore e mi ha dimostrato che ero incapace di migliorarmi da solo. Allora mi ha presentato l’unico e ultimo rimedio: la fede in Gesù Cristo che ha pagato per me sulla croce!”

Bruno


mercoledì 25 gennaio 2023

Onnipotente

“Beato l'uomo che Dio corregge! Tu non disprezzare la lezione dell'Onnipotente” Giobbe 5:17.


Ho letto un commento sarcastico sull'Onnipotenza di Dio. 

Un lettore, evidentemente non “credente”, poneva la seguente domanda: “Se Dio è onnipotente può fare un peso che lui stesso non può sollevare?”.

Ovviamente se non lo può fare non è onnipotente e se lo può fare e poi non lo può sollevare non è ugualmente onnipotente.

L'onnipotenza di Dio si rivela sotto molti aspetti, in protezione, in soccorso, in potenza, in benedizione, ecc...

Ma ci sono delle cose che Dio non può fare, ad esempio non può andare contro la sua stessa natura. Non può rinnegare se stesso (2 Timoteo 2:13).

In Tito ad esempio ci è detto che non può mentire, è atto che non può fare perché contrario alla sua natura essendo Dio un Dio di verità e che è la Verità. “nella speranza della vita eterna promessa prima di tutti i secoli da Dio, che non può mentire” Tito 1:2.

Giovanni ci dirà che in Lui non ci sono zone d'ombra, perché Dio è Luce.

“Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre” 1 Giovanni 1:5.

Dio è totale assenza di tenebre.

Esiste di già un peso che Lui non può sollevare, un peso che grava sulle spalle di ogni uomo: il peccato. 

Dio non può, semplicemente con un atto di autorità togliere il peccato facendolo sparire una volta per tutte dalle spalle degli uomini. Ciò sarebbe ancora una volta contrario a ciò che Lui è, cioè un Dio di Giustizia. E' per questo che il Signore Gesù è venuto su questa terra, Egli si è fatto carico dei nostri peccati pagandone il prezzo dinanzi a Dio. Non c'era altro mezzo qualcuno doveva pagare.

“Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti” Isaia 53: 4-5.

25 gennaio - Questione di costumi?

Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adulteri.

Ebrei 13:4

 

Questione di costumi?

 

La cosiddetta “libertà di costume” fa passi da gigante, i mezzi d’informazione fanno da cassa di risonanza e la legislazione si adegua… Ma non è una novità! La Bibbia denuncia già da oltre tremila anni le perversioni e gli abusi sessuali (Genesi 19), gli adulteri (2 Samuele 11), gli incesti e altri simili peccati (Levitico 18).

La Bibbia è perentoria in proposito. Riguardo alla vita di coppia, già la Legge ordinava: “Non commettere adulterio” (Esodo 20:14). Nessuno può dire di non capire questo comandamento! E nessuno può negare i danni che derivano dalla sua inosservanza, anche se molti non ci fanno più caso. Ma chi può chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza dei bambini, vittime innocenti dell’egoismo e dell’indifferenza di certi genitori?

È vero che la Bibbia ci mostra un livello molto elevato da raggiungere: Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa (Efesini 5:25). Modello magnifico e impegnativo, se si considera l’immensità dell’amore di Cristo per noi! Che cambiamenti ci sarebbero se si ritornasse ad osservare questi principi morali ritenuti da molti superati, eppure più attuali che mai! Proviamo a pensare a cosa succederebbe se ogni coniuge che ha tradito chiedesse perdono all’altro, se ogni bambino ritrovasse il suo papà e la sua mamma uniti da un tenero amore, se ogni spettacolo o comportamento pubblico contrario ai comandamenti divini fosse fermamente condannato!

Impossibile, si dirà. Ma ciò che è possibile, anzi necessario, è almeno che ognuno, personalmente, riconosca davanti a Dio i propri errori, cambi comportamento e cerchi presso di Lui direttive e aiuto.

martedì 24 gennaio 2023

Di passaggio

“Sara morì a Chiriat-Arba, che è Ebron, nel paese di Canaan, e Abraamo venne a far lutto per Sara e a piangerla. Poi Abraamo si alzò, si allontanò dalla salma e parlò ai figli di Chet dicendo: Io sono straniero e di passaggio tra di voi; datemi la proprietà di una tomba in mezzo a voi per seppellire la salma.” Genesi 23:2-4.

Abramo, straniero e pellegrino, non possedeva nulla di quel paese di Canaan, ad eccezione di quel sepolcro. Questo fu l'unico suo acquisto di terra nella sua lunga vita di pellegrinaggio. Così pure i credenti non posseggono veramente nulla sulla terra. Per loro è solo un luogo di morte.

Essere stranieri e pellegrini non è cosa facile ma è lo statuto spirituale che ogni credente ha. Tutti vogliono delle certezze e una dimora stabile; l'insicurezza e la provvisorietà ci mettono a disagio ma dobbiamo ricordarci che noi “aspettiamo la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio” Ebrei 11:10.

Le tende erano le abitazioni tipiche dei popoli nomadi. I patriarchi vivevano in tende e ai tempi di Geremia, la famiglia dei Recabiti tornò all'ideale nomade abitando in tende e rifiutando di costruirsi delle dimore stabili. Questo modo di vivere vuol dire essere sempre pronti a disfarle in qualsiasi momento per raccogliere le masserizie e ripartire ed è l'attitudine che dovrebbe caratterizzare ogni credente. 

Su questa terra siamo di passaggio e ci deve rallegrare e confortare la prospettiva che ci attende.

24 gennaio - Le sette frasi dette dal Signore sulla croce (3/7)

Gesù (in croce) dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua.

Giovanni 19:26-27

 

Le sette frasi dette dal Signore sulla croce

3. La parola dell’affezione

 

Maria, madre di Gesù, è là, vicino alla croce; una presenza silenziosa e amorevole.

Malgrado le sofferenze, Gesù pensa a lei e le dice, indicando Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio!” Poi affida lei a Giovanni, “il discepolo che egli amava”: “Ecco tua madre!” Chi meglio di Giovanni, che si era lasciato penetrare a fondo dall’amore del Signore, poteva essere in grado di venire in aiuto ad altri? Che scena d’amore, in mezzo alla malvagità e all’odio che stava imperversando!

Questa terza frase sottolinea l’amore, la fedeltà e la tenerezza di Gesù, mentre stava per dare la propria vita per rendere possibile la salvezza di quelli che credono in Lui. Maria era una di questi. Gesù in croce dice questa terza frase prima di entrare nelle tre ore di tenebre. Anche i legami più intimi, come quelli di un figlio con la madre, stavano per essere spezzati.

Nella Sua umanità perfetta, solo Gesù poteva offrire Se stesso in sacrificio a Dio per la remissione dei peccati degli uomini. Lui è l’unico Salvatore. Le parole che pronuncia prima di morire a Sua madre e al discepolo Giovanni suonano anche come l’annuncio dei legami di una famiglia nuova, di un popolo nuovo; un popolo di credenti che sperimenterà la liberazione mediante la parola di Cristo, la presenza del Suo Spirito e il conforto reciproco fra fratelli e sorelle nella fede. E nella Chiesa che stava per nascere, di cui anche lei avrebbe fatto parte (Atti 1:14), Maria troverà compassione, consolazione e gioia nel Cristo risuscitato.


lunedì 23 gennaio 2023

Amministratori

“Così ognuno ci consideri servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele” 1 Cor.4:1-2.


Un amministratore è un servitore che si prende cura di proprietà altrui. Queste proprietà sono i misteri di Dio che erano precedentemente celati e, successivamente, rivelati da Dio agli apostoli e ai profeti nell'era neotestamentaria. Un requisito fondamentale degli amministratori è di essere trovati fedeli. L'uomo tiene in alta considerazione l'intelligenza, la sapienza, ma Dio cerca delle persone che siano fedeli a Cristo in ogni cosa.

“A me poi pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppure da me stesso”. Le persone fanno fatica a valutare correttamente la fedeltà richiesta agli amministratori. Per questa ragione, Paolo, dice a lui importa pochissimo di essere giudicato dagli uomini. Egli aggiunge: non mi giudico neppure da me stesso perché riconosce di essere venuto al mondo, come tutti gli altri uomini, con la propensione di favorire la propria persona.

“Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio” ver. 5. Alla luce di tutto ciò, dovremmo essere prudenti a valutare il servizio cristiano. Noi tutti siamo portati a esaltare ciò che è spettacolare o di impatto, mentre tendiamo a considerare scarsamente ciò che è umile e poco appariscente. Il Signore solo, quando verrà, saprà giudicare non soltanto ciò che è visibile all'occhio umano, ma altresì le ragioni del cuore, ossia non soltanto ciò che è stato fatto, ma perché è stato fatto. Egli manifesterà i pensieri dei cuori e su tutto ciò è stato fatto per mettere in mostra noi stessi per la nostra gloria non riceveremo ricompensa.

Tutti coloro che meritano la lode la riceveranno da Dio e non dagli uomini.

23 gennaio - Dio al centro della famiglia

Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza.

Efesini 6:18

 

Dio al centro della famiglia

 

In certi paesi, la religione legata alla tradizione induce le famiglie ad adorare delle divinità protettrici del focolare; era così nel passato ed è così, purtroppo, anche oggi. In molte abitazioni c’è un altarino dedicato a un idolo o comunque a qualcuno che non è il vero Dio.

Ma noi che abbiamo il privilegio di conoscere il Dio vivente e vero domandiamoci: che posto ha Dio nella nostra casa? Sappiamo bene che il nostro nutrimento quotidiano, la salute, le gioie della famiglia, tutto ci viene dato gratuitamente dalla Sua bontà. Ci ricordiamo di ringraziare Colui che ci colma dei Suoi doni, e di chiedergli di disporre ogni cosa per il domani? Qualcuno ha scritto: “Una famiglia senza preghiera è come una casa senza tetto, aperta ed esposta a tutte le tempeste. La preghiera della famiglia, alla sera, chiude la porta e lascia fuori i pericoli e, al mattino, la apre per permetterci di ricevere i benefici divini”.

Nei momenti di preghiera pensiamo alla nostra famiglia, senza trascurare però tutti i bisogni che ci sono intorno a noi. Preghiamo per i nostri vicini ancora increduli, per i colleghi di lavoro, i compagni dei nostri figli, le autorità, la pace del nostro paese, i poveri e gli oppressi. Pregare insieme apre il nostro cuore agli altri, rinsalda i membri della famiglia e ci prepara per la riunione di preghiera collettiva nella chiesa locale.

Forse il ritmo della vita moderna ci ha portati a trascurare questa buona abitudine? Allora, umilmente, cerchiamo di ricominciare a partire da adesso.


domenica 22 gennaio 2023

Camminare in modo diverso

“Aggiungete alla fede vostra la virtù”  2 Pietro 2:1


Aggiungere! Si tratta quindi di un'azione che dobbiamo fare noi. Il pericolo maggiore per i credenti è quello di riposarsi interamente su quello che Dio ha fatto per noi. Certo Egli ha compiuto quello che noi non potevamo fare, ma ora Dio non farà quello che spetta a noi.

Siamo stati messi in condizione di camminare rettamente.

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” 2 Corinzi 5:17.

La vecchia natura svanisce, le cose vecchie sono passate insieme ai suoi valori, priorità, obbiettivi, passioni, progetti. Ecco, queste cose sono cambiate, sono diventate nuove,  sono diverse, totalmente diverse. 

Dio ci ha messo in condizione di praticarle ma sta a noi farlo.

22 gennaio - Il giorno della sventura (3/3)

 Lo invocai con la mia boccae la mia lingua lo glorificò.

Salmi 66:17

 

Il giorno della sventura (3)

 

Qual è il fine di Dio per il nostro “giorno della sventura”? Egli ha in vista ben più di una semplice liberazione, ed è questo: noi lo glorificheremo! La nostra liberazione arriverà in modo tale che Egli sarà glorificato, nel momento della liberazione e anche dopo. Possiamo desiderare qualcosa di più? Il fatto che Dio stia lavorando nella nostra vita e attraverso di essa, non è forse un motivo di sicurezza e di pace? La sventura è forse un errore se porta alla gloria di Dio? Quando vediamo il fine, possiamo disapprovare il mezzo che ha portato a quello scopo? Non solo non è stato un errore; era una necessità!

Molti dei più brillanti uomini di Dio hanno conosciuto a fondo il significato del “giorno della sventura”. Penso a Giuseppe, il figlio di Giacobbe, odiato dai suoi fratelli, venduto come schiavo e imprigionato ingiustamente. Penso a Mosè quando gli Israeliti, nel deserto, si ribellarono e minacciarono di ucciderlo; o a Davide che soffrì per anni, in fuga dal re Saul. Potremmo pensare anche al profeta Elia, al profeta Daniele, all’apostolo Paolo e a molti altri che soffrirono nello stesso modo. Tutti furono liberati, e Dio fu glorificato.

La cosa più straordinaria di tutte è pensare che il Signore Gesù stesso non fu esentato dal “giorno della sventura”. Lui che era “famigliare con la sofferenza” (Isaia 53:3) attraversò il giorno più tragico, e per noi incomprensibile, con una fiducia incrollabile in Dio. Mai Dio fu glorificato come nel giorno della condanna e della morte del Suo amato Figlio.

Non può esserci niente di più bello, per il cuore che conosce Dio, che questa conclusione: “… e tu mi glorificherai”! Chi avrebbe mai pensato che “il giorno della sventura” possa portare un frutto così ricco?

sabato 21 gennaio 2023

Il Signore viene!

“Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino. Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni». E chi ode, dica: «Vieni». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita. … Colui che attesta queste cose, dice: «Sì, vengo presto!». Amen! Vieni, Signore Gesù!” (Apocalisse 22:16/17, 20)


Un anno è terminato, un anno in più della vostra vita, un anno in più nella storia dell’uomo, un anno in più di grazia e di pazienza di Dio. Un altro anno ha inizio. Che cosa vi aspettate?

Cari lettori, la Parola di Dio ci annuncia positivamente un evento molto prossimo benché la data non ci venga precisata. Evento capitale, che cambierà la faccia del mondo e di cui, tuttavia, il mondo non si preoccupa. I sapienti non ne tengono conto né nei loro calcoli né nelle loro previsioni; gli uomini politici non dicono una sola parola a questo proposito né nei loro discorsi né nei loro piani o nei loro programmi. Gli articoli dei giornali non vi fanno mai allusione.

Questo avvenimento è LA VENUTA DI GESU’. Egli ritorna, è Colui che è morto sulla croce ed è risuscitato. Egli ritorna per prendere con Sé coloro che hanno creduto in Lui. Egli stabilirà in seguito il Suo regno come Principe di pace dopo i giudizi che conoscerà questo mondo che non ha voluto saperne di Lui. Il dramma del mondo attuale è che non attende il Maestro e non Lo serve.

Questo nuovo anno vedrà il Suo ritorno? Non lo sappiamo ma quello che sappiamo è che ci dice: “Si, vengo presto”.

Il cuore dei riscattati si rallegra aspettandoLo e lo Spirito e la sposa dicono: Vieni!

Voi che Gli appartenete, ma che non avete ancora considerato il valore della promessa, unitevi a noi per dire “vieni”!: Che questo sia il grido di tutta la Chiesa: “Amen, vieni Signore Gesù”

Ma voi che ancora non Lo conoscete ascoltate l’appello della grazia: “Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita”

“Siate pronti; perché, nell'ora che non pensate, il Figlio dell'uomo verrà” (Matteo 24:44).

21 gennaio - Il giorno della sventura (2/3)

Ho cercato il SIGNORE, ed egli mi ha risposto;mha liberato da tutto ciò che mincuteva terrore.

Salmo 34:4

 

Il giorno della sventura (2)

 

Che cosa farà Dio in risposta al nostro grido? Ci libererà. Non dice “potrei” o “forse”, ma “Io ti salverò”. Però non ci dice quando. Spesso noi fissiamo un termine che il più delle volte è subito! E a volte rimaniamo delusi. Non ci dice nemmeno come. A noi piacerebbe che risolvesse tutto a modo nostro; e se ci sembra che non agisca come, secondo noi, dovrebbe fare, potremmo essere tentati di ribellarci.

Forse noi ci siamo già costruiti nella mente quello che vorremmo ottenere, ma Dio può avere qualcosa di meglio per noi. Lasciamo a Lui il come e il quando, riposandoci sulla certezza del fatto che Lui ci salverà. Ci sono certamente dei motivi se la liberazione è rimandata.

Dio ha i Suoi scopi per la tua vita, oltre all’immediata liberazione che tu vai cercando. Egli sa in che modo può usare il tempo dell’attesa per raggiungere quegli scopi. Forse tu hai aspettato giorni e settimane, o mesi o anni, e ancora stai aspettando. A volte sei addirittura tentato di pensare che Dio si sia dimenticato di te. Ricordati che Dio non ha fretta. Egli ha gli occhi su tutto l’insieme della tua vita, compresa l’eternità.

Impariamo ad avere una prospettiva più vasta. La risposta di Dio può prendere la forma di una vera liberazione, ma può anche giungere sotto forma di una tale abbondanza di grazia che, come l’apostolo Paolo, anche noi potremmo essere capaci di compiacerci “in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amore di Cristo” (2 Corinzi 12:10).

(segue e si conclude  domani)


venerdì 20 gennaio 2023

Un giudizio evitabile

“Poiché se fan queste cose al legno verde, che sarà egli fatto al secco?” (Luca 23:31)


Fra le altre parafrasi di questa suggestiva domanda, la seguente risulta assai ricca d’insegnamenti: “Se io, l’innocente sostituto dei peccatori, soffro questo, cosa accadrà quando il peccatore vero, il legno secco, finirà nelle mani di un Dio adirato?”. 

Quando Dio vide Gesù in quel luogo destinato al peccatore, Egli non Lo risparmiò; e quando vedrà uomini non rigenerati, senza Cristo, Egli non li risparmierà. 

Peccatore, come Gesù fu portato via dai Suoi nemici, così tu stesso sarai trascinato nel luogo che ti è stato assegnato. 

Gesù fu abbandonato da Dio, e se Lui, che fu soltanto “considerato” peccatore, venne lasciato solo, quanto più lo sarai tu? “

Eloì, Eloì, lamà sabactanì!”. Che terribile grido di dolore! Ma quale sarà il tuo grido quando anche tu esclamerai: “O Dio! o Dio, perché mi hai abbandonato?”. La risposta non potrà che essere: “Poiché non hai minimamente seguito il mio consiglio, e nessuno dei miei ammonimenti, anch’io riderò della tua calamità, e mi befferò della tua paura”. 

Se Dio non ha risparmiato il Suo Figliuolo, quanto meno risparmierà te! Che rimorso bruciante sperimenterai quando la tua coscienza ti condannerà, con tutto il suo seguito angoscioso. 

Voi peccatori ricchi, voi peccatori felici, voi peccatori soddisfatti della vostra giustizia, chi sarà al vostro posto quando Dio infliggerà il Suo giudizio? Gesù ricevette gli sputi: peccatore quale sarà la tua vergogna! 

Non possiamo sintetizzare in una parola tutto il dolore che si addensò sul capo di Gesù che morì per noi, quindi è impossibile descriverti quali fiumi, quali oceani di sofferenza inonderanno il tuo spirito, se non dovessi cessare di vivere nello stato in cui ti trovi ora. Per le agonie di Cristo, per le ferite del Signore e per il Suo sangue, non attirare su di te l’ira di Dio! Confida nel Figlio di Dio e non morirai mai!

Il giorno della sventura (1/3)

“Non nascondermi il tuo volto nel giorno della mia sventura”.

(Dio risponde:) “Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò e tu mi glorificherai.”

Salmo 102:2; 50:15.

 

Il giorno della sventura (1)

 

Cosa fare quando arriva la sventura?

Dio dice: “Invocami”. È un immenso sollievo poter parlare con qualcuno delle nostre disgrazie, soprattutto quando quel qualcuno è Dio. “Invocare” non è semplicemente parlare con Lui. È un richiamo, una supplica, una pressante richiesta di aiuto. Un bambino in pericolo, o impaurito, chiama il suo papà e lo fa con serietà e fiducia, convinto della necessità del suo intervento. Ora, sebbene Dio conosca ogni cosa e possa leggere nei nostri pensieri, il Suo ordine è “invocami”.

Non ci dice quante volte dobbiamo “chiamarlo”. Se hai già chiamato molte volte e non hai ancora ricevuto risposta, continua ad invocarlo. La risposta arriverà di sicuro, in un modo o in un altro, ma nel frattempo la benedizione per la tua anima sarà immensa perché imparerai a buttarti nelle braccia del Signore e a conoscerlo meglio.

Per chi non conosce Dio, “il giorno della sventura” non può essere altro che un giorno di disperazione e senza via d’uscita. Se tu lo stai vivendo, rivolgiti al Dio di ogni consolazione, confessagli i tuoi peccati, cerca il Suo perdono attraverso la fede in Gesù. Egli ha promesso di salvarti e manterrà la Sua promessa.

(seguirà domani)


giovedì 19 gennaio 2023

Guai a me, sono perduto

Il profeta Isaia ha una visione, egli vede “il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava. L'uno gridava all'altro e diceva: Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti!” Isaia 6:1-2. Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta e la casa fu ripiena di fumo. Scena gloriosa, che manifesta in una maniera unica la santità di Dio.

Dio è santo. Dalle pagine dell'Antico Testamento “io sono il SIGNORE, il vostro Dio...io sono santo” (Lev. 11:44) alle ultime del Nuovo “e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente” (Apoc. 4:8), Dio si è rivelato come l'Iddio santissimo. Ed ecco che, davanti alla scena solenne e gloriosa alla quale il profeta assiste, egli prende coscienza del proprio stato. Con voce angosciata esclama allora: “Guai a me, sono perduto!” poiché è un peccatore. E potrebbe dire come il salmista: “O Eterno se tu poni mente alle iniquità, Signore chi potrà reggere?” Salmo 130:3.

La sua voce raggiunge quella di Giobbe che diceva: “Ho orrore di me stesso, e mi pento nella polvere e nella cenere” Giobbe 42:6.

E tu lettore, ti sei riconosciuto un peccatore perduto?

Attenzione ho detto perduto! Senza dubbio riconoscerai con meno fatica di essere un peccatore, ma hai forse qualche difficoltà ad ammettere che davanti a Dio sei colpevole e perduto. Ma bisogna che tu arrivi a questo punto. Puoi esporre davanti a Dio tutte le tue buone opere, come lo faceva Zaccheo (Luca 19:8), ma come lui riceverai questa risposta: “Il Figliolo dell'uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto” ver. 10.

Le tue opere possono essere umanamente lodevoli, ma in nessun modo potranno contare per il tuo riscatto. La tua anima è troppo preziosa per essere riscattata a quel prezzo. Soltanto il sangue del Signore Gesù può farlo.

La scena posta davanti a noi in questo capitolo ci ha presentato due quadri che ci hanno colpito: il primo è la gloria magnifica di Dio in tutto lo splendore della sua santità; il secondo è l'angoscia di un uomo che, davanti all'Iddio santo, si riconosce perduto poiché sa di essere un peccatore. Quale sarà il risultato di un tale incontro fra l'Iddio santo e un uomo peccatore? Vale la pena per ognuno di noi di seguire attentamente il racconto.

“uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall'altare. Mi toccò con esso la bocca, e disse: Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato” (ver.6-7).

Un altare, evidente che c'è stato un sacrificio. Un carbone ardente...la vittima è stata consumata.

Quale è il risultato? Che in virtù del sacrificio l'iniquità è tolta e il peccato espiato. Dio perdona il peccatore.

Ma dove è dunque questo altare e quale è stata la vittima che ha risposto a tutte le esigenze della santità di Dio? E' al Golgota che dobbiamo andare per trovare l'altare e la vittima. Cristo sulla croce, fatto peccato per noi e Lui che ha conosciuto il fuoco del giudizio di Dio. E adesso non rimane che l'attesa di un meraviglioso incontro con Dio. Quel Dio che invece di condannare coloro che si sono visti perduti, tramite la fede in Cristo e nella Sua opera, adesso li perdona.

19 gennaio - Uguaglianza fra il Figlio e il Padre

(Gesù) chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

“Tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato”.

Giovanni 5:18, 23

 

Uguaglianza fra il Figlio e il Padre

 

Gesù ha dichiarato apertamente la Sua assoluta unità col Padre, anche se il fatto di farsi uguale a Dio indignava i Giudei. Possiamo considerare questa unità sotto molti aspetti:

Unità nella volontà e nell’azione: la volontà di Gesù si dimostra perfettamente compiendo quella del Padre. Il Padre ordina e il Figlio ubbidisce: due volontà perfettamente unanimi. Dio ha mandato il Figlio sulla terra a compiere l’unico sacrificio in grado di salvare l’uomo, e il Figlio ha lasciato la gloria del cielo, è venuto sulla terra ed ha accettato di morire su una croce.

Unità nell’amore: l’amore del Signore si è manifestato nei miracoli da Lui compiuti in favore dei sofferenti, ma soprattutto quando ha accettato volontariamente di caricarsi dei peccati degli uomini per dare una salvezza eterna a chi gli crede (Giovanni 10:17-18).

Unità nel giudicare: il giudice di tutta la terra è Dio (Genesi 18:25) ma ha affidato questo compito al Figlio Gesù costituendolo “giudice dei vivi e dei morti” (Atti 10:42).

Unità nel diritto all’onore: Dio ha il diritto di essere onorato dalle Sue creature, ma anche il Figlio è degno del medesimo onore: “…affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre” (Giovanni 5:23). “Degno è l’Agnello che è stato immolato di ricevere la potenza… l’onore, la gloria e la lode” (Apocalisse 5:12).

“Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:9-11).

mercoledì 18 gennaio 2023

Gesù risuscitato, fondamento della nostra pace

“Gesù venne e si presentò là in mezzo, e disse loro: “Pace a voi!”. E, detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato” (Giovanni 20:19/20)

Tutte le onde del giudizio di Dio sono passate su Cristo. La tempesta si è esaurita su di Lui. La spada del soldato romano ha forato il costato. Risuscitato ed uscito dalla tomba, Gesù ha detto ai Suoi discepoli: “Pace a voi!”. Una pace stabilita dalla potenza della risurrezione, una pace assicurata per l’eternità. Dopo aver annunciato la pace, il Signore mostra le prove divine di quello che è stato fatto: le sue mani ed il Suo costato.

Poi, invita i Suoi discepoli a riguardare a Lui. Noi contempliamo il Signore risuscitato dai morti e vediamo nelle Sue mani, nei Suoi piedi e nel Suo costato che sono stati forati, le prove che i nostri peccati sono stati portati e che la giustizia di Dio ha risuscitato dai morti Colui che ha portato i nostri peccati. Non esiste migliore prova che questa pace sia stata fatta dalla Persona stessa che l’ha realizzata.

Quello che sconfigge l’odio del cuore dell’uomo verso Dio è l’amore di Dio che opera cose meravigliose con il dono del Suo Figliolo, il miracolo della grazia manifestata nel sangue di Gesù versato sulla croce per l’uomo peccatore. L’attrazione per il peccato si erigeva tra i nostri cuori e Dio e, per mezzo delle nostre opere, noi eravamo nemici di Dio, ma il sangue del Signore è stato versato per i nostri peccati; l’amore di Dio per noi, mentre eravamo ancora nei nostri peccati, ha attratto i nostri cuori verso di Lui per amarLo. Gesù ha fatto “la pace mediante il sangue della croce” e Dio ci ha riconciliati con Lui per la morte del Suo Figliolo (Colossesi 1:20/22). L’odio è scomparso dai nostri cuori e, per mezzo della giustizia di Dio, noi impariamo a conoscere il Suo amore.

Così, molti secoli prima che noi nascessimo, la pace è stata fatta. Secondo la maestà del Suo essere insondabile, il Dio d’eternità ha portato a termine il Suo piano. Nella Sua saggezza profonda ha posto il fondamento ammirabile perché la pace potesse essere stabilita e il Figlio è venuto quaggiù per eseguire questo piano meraviglioso. Adesso, parlando del Salvatore che è stato un tempo crocifisso e che ora è risuscitato, la fede si esprime così: “Lui, infatti, è la nostra pace” (Efesini 2.14).

18 gennaio - Sentimenti e aspirazioni comuni

Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili.

Romani 12:16

 

Sentimenti e aspirazioni comuni

 

In questo versetto il “medesimo sentimento” non è tanto uno stesso modo di interpretare certi passi della Bibbia, ma piuttosto avere obiettivi e aspirazioni comuni, dettati dalla fede e dall’amore per il Signore. Non è sempre facile, perché spesso le nostre idee prendono più posto dei Suoi interessi. “Ora, fratelli, vi esorto nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, ad avere tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma a stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire” (1 Corinzi 1:10). È chiaro, comunque, che vi sono verità fondamentali, specialmente riguardo la persona e l’opera di Cristo, ed altri insegnamenti molto espliciti, sui quali non possiamo avere pensieri opposti; e se siamo tutti sottomessi alla Parola i pensieri saranno concordanti.

L'ambizione di cose grandi porta a desiderare onori, a mettersi in vista, ad amare la compagnia di persone influenti. Se il Signore avesse avuto tali obiettivi non avrebbe certo lasciato la gloria del cielo per venire a salvare dei miseri peccatori come noi! Se invece siamo attirati dalle cose umili, saremo riconoscenti della posizione nella quale il Signore ci ha messi e delle cose che abbiamo, e godremo anche della compagnia di fratelli e sorelle umili. L'ambizione, nel senso buono del termine, dobbiamo averla nelle cose di Dio, nel progresso spirituale, nel servizio. Per Lui e per la Sua gloria dovremmo desiderare grandi cose!


 (tratto da “L’Epistola di Paolo ai Romani” – commentario

Edizioni Il Messaggero Cristiano)


martedì 17 gennaio 2023

Alla Sua destra

“Allora il re dirà a quelli della sua destra: Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”  Matteo 25:34-36.

Qual è il segno dei salvati?  La loro preparazione?

Il loro desiderio di andare in terre straniere?  La loro abilità nel predicare?

La loro capacità di scrivere volumi pieni di insegnamenti?

I loro miracoli?

No!

Il segno che contraddistingue i salvati è il loro amore per chi è nel bisogno, iniziando dai suoi per giungere a tutti gli uomini.

E' la loro capacità di nutrire, dissetare, coprire. Vero è che questi versetti oltre ad essere intesi in senso letterale hanno un loro significato figurativo. 

Portale la Parola a quanti ne hanno bisogno, essere delle fonti di acqua viva ed essere pronti a rivestire di Cristo ogni uomo.

Avete notato come sono semplici le parole del Signore Gesù?

Non dice avevo sete e mi avete dato delle indicazione dove andare. Non dice avevo fame e mi avete dato consigli sull'alimentazione. Non dice ero in prigione e mi avete elargito buoni consigli.

Costoro hanno dimostrato vero amore per gli ultimi, perché quando facciamo del bene a coloro che sono nel bisogno facciamo del bene a Dio.

La destra nella Scrittura tipifica la forza e la forza di Dio sta nel suo amore per gli uomini.

17 gennaio - Le sette frasi pronunciate dal Signore sulla croce (2/7)

E diceva: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».

Luca 23:42-43

 

Le sette frasi pronunciate dal Signore sulla croce

2. La parola della salvezza

 

Questa seconda frase di Cristo sulla croce è una risposta alla richiesta del malfattore crocifisso accanto a Lui.

Si direbbe che i nemici del Signore abbiano trionfato. La Sua crocifissione era il contrario di tutto ciò che ci si aspettava da un Messia potente e trionfante. Malgrado ciò, uno dei due malfattori crocifisso accanto al Signore si rivolge a Lui dicendogli: Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!”

Anche lui, come il suo compagno, aveva ingiuriato Gesù; ma poi, toccato nella sua coscienza, arriva a questa confessione: “Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male” (Luca 23:41). Come sarà riuscito a comprendere che quel Gesù che stava per morire era il Re che sarebbe ritornato per regnare, e sperare che prestasse attenzione proprio a lui, un criminale giustamente punito?

Il malfattore è un escluso dalla società, e presto sarebbe stato dimenticato. Ma lì, vicino a lui, si trova Colui al quale osa rivolgere la supplica: “Ricordati di me”. La risposta di Gesù è immediata: “Oggi tu sarai con me in paradiso”. Una risposta che ci rivela il Suo amore e la Sua potenza per salvare anche il peggiore dei peccatori.

Qualunque sia la nostra condizione, Gesù è pronto ad accoglierci. Il Suo amore, come pure il Suo potere, sono infiniti!