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sabato 31 gennaio 2015

31 gennaio

Vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti
1 Tessalonicesi 1:9-10

Servire e aspettare

I cristiani di Tessalonica si erano  convertiti da poco tempo, ma l'apostolo Paolo aveva validi motivi per elogiarli. Egli ricordava nelle sue preghiere "l'opera" della loro fede, le "fatiche" del loro amore e la "costanza" della lo speranza (1 Tessalonicesi 1:3). Tutta la regione ne aveva sentito parlare. Tutti sapevano che quei cristiani, dopo aver lasciato il culto degli idoli, erano impegnati a servire Dio ad attendere il ritorno di Gesù Cristo. Questo stesso programma è proposto ad ogni credente. Servire ed aspettare devono andare di pari passo.

Il Signore è contento se lo serviamo e, nello stesso tempo, aspettiamo con trepidazione il suo ritorno. Col cuore pieno di gioia al pensiero di vederlo presto, animati dal desiderio di piacergli, potremo fare tranquillamente e con cura le cose che ci chiede.

Non aspettiamo nell'ozio. La mente ed il cuore non possono rimanere vuoti; se non siamo occupati a lavorare per il nostro Signore, le cose della terra prenderanno un posto sempre più grande nella nostra vita, il nostro amore per lui perderà di freschezza, e il nostro desiderio di essere con Lui si affievolirà.

Ogni mattina, quando ci alziamo, pensiamo che il Signore può arrivare quel giorno stesso; e questo ci sosterrà e motiverà tutte le occupazioni della nostra giornata. Avremo così a cuore di non sciupare il tempo che ci resta, e di fare in modo che un giorno Egli ci possa dire: "Sei stato fedele... entra nella gioia del tuo Signore" (Matteo 25:21).

venerdì 30 gennaio 2015

30 gennaio

L'anima mia è sazia di mali... Sono come un uomo che non ha più forza... e sono smarrito.
Salmo 88:3, 4, 15 

Voi siete da Dio, figlioli... Colui che è in voi (lo Spirito Santo) è più grande di colui che è nel mondo (il maligno).
1 Giovanni 4:4

Il credente e la depressione

 Il credente che attraversa un momento di depressione ha la tendenza a combattere con la propria coscienza.
Riguardo a questo problema ho imparato a non farmi opprimere dai sensi di colpa che mi assalivano, perché so che il diavolo è un eccellente accusatore (Apocalisse 12:10) e fa tutto per scoraggiarci.
Ma come sapere se un sentimento di colpa è il frutto di una falsa accusa che Satana insinua in noi, oppure se viene dallo Spirito Santo che vuole riprenderci?
Le accuse del diavolo colpiscono ad ampio raggio e non toccano le nostre azioni, bensì la nostra persona, convincendoci, ad esempio, di non essere degni dell'amore di Dio.
Lo Spirito Santo, invece, agisce in maniera completamente diversa: è diretto ed attira la nostra attenzione su un errore preciso che abbiamo commesso, mostrandoci che dobbiamo giudicarlo ed abbandonarlo e assicurandoci, se facciamo così, il perdono di Dio.
Quando vi sentite colpevoli, se dopo un serio esame di coscienza non riuscite a determinarne la causa, non esitate a vedere in quello che sentite una manovra meschina del Diavolo, e non  tenetene conto.
Ho anche imparato a non credere a tutto ciò che viene detto. Se vi dicono: "la depressione è un peccato", non credeteci. La depressione può anche essere la conseguenza di un peccato, ma non è un peccato, è una malattia.
Nel libro dei Salmi, certe espressioni, sembrano proprio quelle di una persona depressa che poi trova consolazione in Dio. Il Signore ci parla anche quando siamo nella debolezza e non ci dirà mai che ci abbandona; anzi, la sua dolce voce ci rassicura del suo amore e della sua presenza.


D. Baker

giovedì 29 gennaio 2015

29 gennaio

"il Signore... mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.
2 Corinzi 12:8-9


Accaduto in Brimania

Saw Ba Thite era a caccia vicino al villaggio birmano dove risiedeva, quando un cinghiale infuriato lo attaccò e lo morse ad una gamba provocandomi una profonda ferita.
Curata male la piaga si infettò e si dovette giungere alla soluzione estrema, l'amputazione, che venne praticata dell'ospedale del capoluogo.
Con quella grave menomazione, come poteva essere la sua vita?
Poco dopo la fidanzata lo lasciò e Saw Ba Thite cadde nella più totale disperazione.
Trascorse qualche tempo, e quell'uomo decise di mettere fine ai suoi giorni gettandosi in un pozzo. Ma mentre era per strada sentì alla radio una trasmissione cristiana; il messaggio lo stupì perché parlava di un Dio d'amore capace di portare conforto e speranza.
Saw aveva bisogno di saperne di più.
Senza aspettare, si informò ed entrò in contatto con i responsabili della Stazione emittente.
Iniziò a leggere il Vangelo, si mise a pregare, Gesù entrò nella sua vita.
Fu la fine del suo oscuro progetto e della sua disperazione.

Saw Ba Thite, malgrado il suo grave handicap, percorrerà il suo paese per annunciare l'amore di Dio che aveva trasformato la sua vita.
La testimonianza resa da quell'uomo alla potenza di Dio ed il miracolo della sua conversione trionfarono sull'opposizione dell'idolatria locale.

Molti missionari vennero poi espulsi da quel paese, ma ancora oggi la propagazione dell'Evangelo, che è "la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Romani 1:16),  prosegue per mezzo di tanti​ credenti​.

mercoledì 28 gennaio 2015

28 gennaio

Li esortò tutti ad attenersi al Signore con cuore risoluto.
Atti 11:23

...affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini.
Efesini 4:14

Chi seguite?

Negli evangeli, molte volte troviamo l'invito di Gesù a seguirlo. Quale significato ha questa frase per noi? Evidentemente seguirlo oggi non vuol dire percorrere il paese d'Israele con lui come quando era sulla terra. Significa invece entrare in una relazione di fede con lui, come hanno fatto i suoi discepoli; attaccarci in modo definitivo a lui, orientare la nostra vita guardando a lui, vivere seguendo ciò che lui ci indica... Il messaggio cristiano non ha in vista solo delle azioni o una morale, ma un modo di vivere del tutto nuovo, una conversione, un dietro front. Seguire Gesù significa rinunciare ad ogni pretesa di essere ciascuno il padrone di se stesso per mettersi sotto la sua autorità.
Per seguire Gesù, bisogna ascoltare la sua voce. Lui, il buon Pastore, ci dice: "Le mie pecore ascoltano la mia voce" (Giovanni 10:27). Oggi Gesù non ci parla in un modo udibile, ma lo fa con il suo Spirito che, quando leggiamo la Bibbia, ci suggerisce dei nuovi pensieri e crea in noi dei nuovi affetti per il Signore. Per questo motivo una lettura regolare della Bibbia, con umiltà e fede, ci renderà più famigliare la sua voce.

Potremmo dimenticare la voce di Colui che ci ha salvato al prezzo della sua morte sulla croce? Se ci siamo allontanati, il Signore ci invita ancora oggi a ritornare. Ascoltiamo la sua voce che ci dice: "Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà" (o: ti attiro con bontà - Geremia 31:3).

martedì 27 gennaio 2015

27 gennaio

Non è dunque per la tua giustizia che l'Eterno, il tuo Dio, ti dà il possesso di questo buon paese.
Deuteronomio 9:6

È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede... Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti.
Efesini 2:8-9

Il figlio maggiore (II)
(leggere Luca 15:25-32)

Ecco l'altro figlio. Non ha lasciato la casa. È rimasto al servizio del padre durante l'assenza del fratello minore che aveva preteso la sua parte di eredità e se n'era andato a vivere dissolutamente. Ma ritornando dai campi sente le melodie e le danze organizzate dal padre. Si rallegrerà anche lui per il ritorno del fratello? No, preferisce restare fuori. Si irrita, non vuole entrare. È già troppo che si faccia grazia al colpevole. Suo padre esce e lo prega di partecipare alla festa con loro, ma non riceve altro che rimproveri e lamentele.

Perché questo atteggiamento? In realtà il motivo è che questo figlio maggiore, così come l'altro fratello, voleva sì far festa con gli amici, ma senza suo padre. Il suo comportamento illustra un fatto solenne: malgrado una vita apparentemente corretta agli occhi dei nostri simili, possiamo essere molto più chiusi di fronte all'amore di Dio di quelli che hanno conosciuto le amare conseguenze del peccato. Questo perché ciò che, in fondo, ci chiude l'accesso a Dio è il nostro orgoglio. "È per grazia che siete stati salvati" (Efesini 2:8). Naturalmente questo non ci piace. Vorremmo presentarci a Dio coi nostri meriti personali. Ma soltanto Dio può rivestirci con "la veste più bella", assolutamente necessaria perché possiamo essere in una felice relazione con lui. Questa veste rappresenta tutte le virtù di Cristo che ci sono attribuite gratuitamente se le riceviamo credendo semplicemente nel suo Nome. "In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati" (Atti 4:12).

lunedì 26 gennaio 2015

Le varie dispensazioni - (Cittadini o stranieri?) - Capitolo 5

di: G. Bulleri

LA POLITICA

Penso che la conoscenza del carattere delle varie dispensazioni ci indichi anche quale atteggiamento noi oggi dobbiamo avere verso la POLITICA,

Nel febbraio del 1998 il Messaggero Cristiano pubblicò un articolo sulla politica.
Chi è interessato potrà rileggerselo (pubblicato anche sul blog in data 25/01/2015).

Più che del carattere dell'attuale dispensazione, allora venne esaminato il comportamento del nostro Modello, il Signore Gesù, che noi spesso chiamiamo 'il divino Straniero'.
Straniero Lui,  stranieri noi !  =  Gli stranieri non hanno nemmeno diritto di voto...
 
Quell'articolo si proponeva di dimostrare, con la Parola di Dio, che non siamo chiamati ad avere alcun impegno politico, ma aggiungeva che abbiamo dei precisi doveri sociali.    

Ovviamente c'è qualcosa di politico anche in un Consiglio di classe, in una riunione di Condominio ecc... ma spero che il buon senso dei singoli credenti si manifesti restando entro i limiti che distinguono l'impegno 'civile' dalla vera politica.


E' sicuramente vera politica far parte di un Partito, caldeggiare per un candidato, partecipare alle votazioni.
Mi sembra che non sia difficile capire che dobbiamo astenerci da queste cose...
--
Questo capitolo 5 si propone di esaminare un aspetto assai più complicato e delicato, perché coinvolge i nostri sentimenti. Quando si presentano questi casi, pur sentendomi obbligato a segnalare quello che ritengo sia l'insegnamento del Signore, non giustifico ma comprendo bene come la voce del cuore possa giungere a superare quella della Parola di Dio, ed anche se nessun uomo può dispensare deroghe che autorizzino a 'disobbedire a Dio', azzardo che, forse, Lui stesso potrebbe mostrare molta più comprensione di me, di noi. Infatti non ho non dubbi sul fatto che la simpatia del Signore sia con coloro che vivono nell'angoscia prodotta da queste circostanze

Ecco un esempio. Buona parte della chiesa nel mondo è perseguitata.
In molti Paesi predicare l'evangelo, attestare la propria fede e vivere da cristiani fa incontrare Satana come leone ruggente. Quei credenti non si pongono il problema della partecipazione al voto, alla politica, perché 'il mondo' appare loro per quello che veramente è.
Leggiamo continuamente di cari credenti che per amore del Signore vengono privati dei loro beni, messi in prigione, torturati e condannati a lunghe reclusioni od anche alla pena di morte.
Queste notizie spesso mobilitano credenti (non sono pochi i casi che coinvolgono anche increduli) che inviano messaggi di protesta, petizioni varie, inviti alla liberazione. Pochi di noi non vi hanno mai aderito.

Quel fratello, quella sorella, sono in prigione per la loro fede e se li abbiamo nel cuore grideremo a Dio per loro.
1 Timoteo cap. 2- vv.1 e 2 ci esorta, prima di ogni altra cosa, perché facciamo suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti.. ...per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituii in autorità....affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità.
L'arma 'politica' del credente è la preghiera. Purtroppo non la usiamo spesso per chiedere a Dio di agire sui nostri governanti,  impedendo che facciano Leggi immorali, che prendano decisioni che ci renderebbero difficile condurre 'quella vita tranquilla in ogni pietà e dignità.' di cui ho appena parlato.
Al contrario, spesso tanti veri credenti rivolgono i loro appelli non a Dio ma al "ministro" di quel dato Paese; si uniscono e accumulano tante firme, perché il peso del messaggio che perverrà a quel Ministro, da Paesi "liberi", economicamente più progrediti, e militarmente più forti, ottenga l'effetto desiderato.
Sono messaggi di protesta, che insorgono contro queste ingiustizie e minacciano delle ritorsioni (cioè usano la sola arma che quel dato "ministro" può temere).

Aderendo usciamo dalla posizione assegnataci da Dio e combattiamo con le armi di quel mondo al quale non apparteniamo e nel quale siamo stranieri.
Il Signore firmerebbe queste lettere? Anche nel suo tempo i credenti venivano arrestati e messi a morte; come ha reagito? Giovanni Battista venne messo in carcere ma il Signore non radunò una folla per protestare contro Erode.
Giovanni certamente era molto caro al Signore, che non mancò di segnalarlo a tutti (Matteo capitolo 11) ma sia l'imprigionamento che la morte di Giovanni non videro il Signore fare azioni o dare insegnamenti da politico.
Lui non lo era e noi dovremmo preoccuparci solo di essere Suoi discepoli.
 --
Ma chi lo spiegherà ad una madre, una moglie, dei figli......  il cui figlio o marito o padre è in carcere? Per loro vale solo che in questo modo, con queste petizioni, qualche volta alcuni vengono liberati e quasi certamente vedrebbero solo della  mancanza d'amore in chi si rifiutasse di firmarle.


Chi scrive queste pagine, in alcuni casi, ha firmato, anche perché ritiene che persino il Signore abbia fatto alcune cose 'solo per non scandalizzare', come quando pagò le didramme per Sé e per Pietro (Matteo17 vv.24-27).

Impariamo ad avere più fiducia in Dio che nei nostri sforzi, e preghiamo tanto per questi nostri cari fratelli che soffrono per amore del Signore.

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Ho un dubbio!
Quando si chiede la liberazione di una o più persone e quel 'ministro' cede, cede per non perdere aiuti, per non perdere turisti ecc... (certamente non cede perché l'appello viene da cristiani... ), il risultato è sempre positivo?
Sono a conoscenza di casi, più di quanti pensereste, nei quali per un credente liberato ce ne sono stati molti maggiormente perseguitati.
Mi prendo la libertà di toccare questi punti perché so di segnalarvi cose vere, fatti che si ripetono continuamente e che spesso peggiorano la vita di molti credenti. Potrei fare dei nomi, citare almeno alcuni casi nei minimi particolari, ma me ne astengo e resto nel generico....
Oggi, come ieri, il mondo è diviso in blocchi, in due grandi parti. In una parte Satana usa la persecuzione mentre nell'altra (da noi) usa altre armi, non meno pericolose e le voci di protesta rappresentano, per la parte che le riceve, il messaggio politico, l'ingerenza dell'altra parte.
Risultato! Si libera un prigioniero e si accentua l'odio verso tanti che accettano il Signore come Salvatore, si aumentano i controlli doganali perché non entrino Bibbie, si fanno leggi più severe per impedire le riunioni....

E' difficile credere che usando armi improprie si possano vincere le battaglie del Signore.

Se vivessimo veramente da stranieri, tutte le nostre azioni avrebbero sempre e solo un risultato positivo. 

Il Modello è Lui, il Cristo di Dio, il nostro Salvatore.

26 gennaio

"Mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto, ed è stato ritrovato".
Luca 15:23-24

"Io provo forse piacere se l'empio muore?" dice il Signore, l'Eterno. "Non ne provo piuttosto quando egli si converte dalle sue vie e vive?"
Ezechiele 18:23

L'evangelo nell'evangelo (I)
(leggere Luca 15:11-24)

È così che viene chiamata la parabola del figliuol prodigo (o, meglio, del padre misericordioso). La storia comincia quando il figlio più giovane chiede la sua parte di eredità. Ne ha diritto, ma la vuole prima del tempo. Avanza la sua pretesa senza rispetto, insensibile all'affetto del padre che, comunque, acconsente alla sua domanda. Così il padre lascia il figlio libero di partire, ben provvisto di ciò ha ricevuto da lui.
Dio lascia che l'uomo faccia uso di tutto ciò che ha ricevuto da lui: la vita e tutto ciò che vi è collegato. Dio è paziente e non costringe nessuno. Desidera che tutti trovino la strada della vera felicità, ma questo è impossibile se voltiamo le spalle a lui, il Dio d'amore.
Quando il figlio ha dilapidato tutti i suoi beni, pieno di amarezza decide di ritornare dal padre, e si prepara in anticipo le parole per implorare la sua pietà: "Trattami come uno dei tuoi servi". Ma quando arriva a casa, tutto procede in altro modo. Fa la sua confessione, riconosce il suo peccato, si pente: "Padre, ho peccato conto il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio"; non riesce a dire di più. La grazia del padre che gli è corso incontro, che lo abbraccia e lo copre di baci, lo confonde.

Aveva pensato di essere trattato come un servo, a casa di suo padre. No, il padre sarà soddisfatto soltanto quando il figlio avrà ritrovato il suo posto; aveva preparato in anticipo i più bei vestiti per rivestire quel figlio, ritornato coperto di stracci, e una festa per dividere la sua gioia in famiglia. Dio è amore. Questa scena parla della gioia di Dio che trova il suo piacere nel perdonare e accogliere chi ritorna a lui. 

domenica 25 gennaio 2015

La politica è cosa da cristiani?

di: G. Bulleri

Si sente dire spesso : La politica è una cosa sporca. Se questa definizione fosse esatta un cristiano capirebbe subito che non deve fare azioni politiche.
Nell'affrontare questo importante argomento, diciamo subito che noi non abbiamo questo preconcetto e che cerchiamo di vedere nella politica anche dei lati positivi.
La persona onesta che si occupa di politica mostra interesse verso il Governo del proprio Paese (allargando il pensiero, potremo dire che si preoccupa del bene del mondo intero); lo loda quando ne approva leggi e decisioni, lo biasima quando non le ritiene giuste, si dà da fare per eleggere rappresentanti che portino buone proposte e fa udire la sua voce contro ogni forma di malgoverno, di corruzione e di ingiustizia.
Nei modi "pacifici" consentiti dalle leggi (riuscirà sempre ad opporsi a mezzi non pacifici?) si adopererà perché agli uomini vengano riconosciuti pari diritti e possano vivere in libertà, e premerà per ottenere un'equa distribuzione di beni. 
Se ne ha l'opportunità, si presenterà come candidato per occupare un posto che gli consenta di far beneficiare i suoi concittadini del suo lavoro "onesto" come politico.
Potremmo continuare; un vero politico scriverebbe pagine e pagine sul programma del suo partito e sul bene comune che ne deriverebbe se quel programma fosse adottato dal Governo.

Ciò che accade nel mondo è quasi tutto frutto della politica. 
Per questo, credendo alla sua utilità, molti cristiani sono convinti di doversi impegnare politicamente per fare del bene; e se sono dei veri credenti in Cristo certamente lo farebbero con onestà ed impegno. 
Ma questo è giusto? È quanto Dio richiede a noi credenti?
Dobbiamo davvero riunirci tutti in un unico partito per far sentire così la voce del Signore?
Abbiamo detto "unico partito" perché non sarebbe pensabile che , se la cosa venisse da Dio, uno sia chiamato a scegliere un partito di destra, un altro di sinistra, un altro di centro...
Dovremo forse avere incontri nei quali i fratelli "politicamente" più illuminati spieghino le "motivazioni bibliche" per aderire a un a corrente piuttosto che a un'altra?
Non diciamo questo per fare dell'ironia. Se la politica deve far parte dell' attività del credente non si deve credere che si tratti di una cosa marginale.

Come sempre, riteniamo che la risposta debba venirci dal Signore. La sua vita è riassunta dall'apostolo Pietro con queste parole: "Cristo ha sofferto per voi lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme " (1 Pietro 2:21). 
Il Signore fu un uomo politico? 
Nel suo tempo, Israele era un popolo senza libertà, oppresso dai conquistatori Romani. 
Si è mai ribellato? Ha formato un partito per riottenere i diritti civili?
Sappiamo che non ha mai fatto niente del genere. 
Fece forse valere la sua autorità morale, che era grande tanto che le folle pendevano dalle sue labbra, per avere giustizia sociale?
Quando uno gli chiese di intervenire perché il fratello dividesse con lui l'eredità, Egli rispose semplicemente che nessuno l'aveva costituito su di loro giudice o spartitore (Luca 12:13-14).
Quando gli riferirono dell'oltraggio fatto da Pilato al sentimento religioso di Israele (aveva mescolato ai sacrifici il sangue di quelli che li offrivano ! Luca 13:1) non si è indignato, ma ne ha tratto un serio invito al ravvedimento, valido per tutti.
Quando Giovanni Battista venne messo in carcere, il Signore, che pure lo amava, non radunò una folla per protestare contro Erode, non fece azioni né diede insegnamenti da politico.
Nel caso del tributo da pagare a Cesare, un politico avrebbe ben espresso la propria posizione; ma il Signore si limitò a dire la famosa frase: "Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio" (Luca 20:25) . Le cose di questo mondo, le "cose di Cesare" in quel momento, e così è anche oggi, non rientravano nella sfera della sua autorità e della sua missione.
Come cristiani, e quindi appartenenti al regno di Dio, noi tutti siamo chiamati a proclamare e a sottometterci alle leggi che sono promulgate nel Cielo, e non nei Parlamenti terreni. Alle leggi terrene ci assoggettiamo, come la Parola insegna, anche se non sono buone leggi; se lo faremo coscienziosamente saremo lodati per la nostra buona condotta (Romani 13:13).
Quando sarà Lui a governare il mondo, ci renderemo conto che averlo già oggi "eletto" nei nostri cuori è il solo "voto" che Dio si aspetta da noi; e che presentarlo oggi come Salvatore e futuro Re dei re e Signore dei signori è la sola attività "politica" alla quale facciamo bene di dedicare tutte le nostre energie. 

Oggi nei programmi dei partiti non c'è la sua dottrina, nelle liste dei candidati non c'è il suo Nome, e questo ci serve a ricordare che siamo cittadini del cielo, che viviamo in terra straniera come pellegrini, e che la nostra "politica", la nostra patria, la nostra vera cittadinanza sono celesti (Ebrei 11:13, Filemone 3:20).
Purtroppo, non è difficile autoconvincersi che sia possibile essere cittadini del mondo per la vita terrena, e cittadini del cielo per la vita eterna! Ma non è questo l'insegnamento della Parola. Non illudiamoci di riuscire a contribuire al bene terreno del prossimo e quindi a migliorare così il mondo. I nostri sforzi non porterebbero alcun beneficio a questo mondo che accelera il suo
passo verso il giudizio, allontanandosi sempre più da Dio.

Dio oggi ha "voluto scegliersi un popolo consacrato al suo nome" (Atti 15:14), ma come si concluderà questo tempo della sua pazienza? Pietro dice che la sua divina pazienza avrà un termine, e che i cieli e la terra di adesso "sono riservati al fuoco per il giorno del giudizio
e della perdizione degli empi" (2 Pietro 3:7). 

Ma è bene che facciamo una distinzione tra impegno politico e impegno sociale. 
Come siamo convinti che dobbiamo evitare l'impegno politico, siamo altrettanto convinti che dovremmo essere in prima fila nell'impegno sociale, nel senso di amare e soccorrere il prossimo, donare ai poveri, fare del bene a tutti, come la Parola di Dio ci invita continuamente a fare. 
Nel nostro operare, la salvezza delle anime deve avere il primo posto e dev'essere lo scopo finale di ogni nostra azione. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo lavorare fra gli uomini, conoscerli, aiutarli con tutto ciò che disponiamo.
Impegno sociale non significa far parte di associazioni umanitarie. Troverete difficilmente associazioni che abbiano come scopo finale del loro programma di aiuti l'annuncio del Vangelo per la salvezza delle anime, e che vi permettano di operare in veste di veri cristiani.
Le associazioni filantropiche possono anche avere un'impronta religiosa, ma il più delle volte sono totalmente distaccate da ogni forma di fede. E queste ultime, secondo l'idea di molti, sono le migliori perché aiutano l'uomo in nome dell'uomo, escludendo però l'unico Uomo che veramente ama tutti gli uomini, che è  morto per loro, per dare la vita eterna e un'eterna felicità.
Può un vero credente trovarsi in associazioni di quel genere?
Un'opera che riunisca solo credenti sarebbe certamente il miglior modo per servire il prossimo, ma la disponibilità del singolo a praticare le buone opere "che Dio ha precedentemente preparate" (Efesini. 2:10) dev'essere alla base di tutto.
3 Giovanni 7 insegna che 1'opera di Dio dev'essere fatta dai credenti, non dagli increduli, perché Dio non può accettare nessun'opera da un uomo se questi prima non accetta il Signore come Salvatore. Ci dispiace che tanti cari credenti lavorino "per il Signore" usando mezzi e
sostegni economici forniti da increduli. Non permettiamo al mondo e a Satana di lavorare con noi nel campo del Signore! Raccoglieremo non solo grano ma anche zizzania. Paolo non ha accettato questa collaborazione (Atti 16:16-18) e crediamo sia bene seguire il suo esempio.
Studiamoci di essere sempre in una condizione che ci permetta di vivere in pace con tutti gli uomini, e ricordiamoci che qualunque cosa facciamo dobbiamo poterla fare nel nome del Signore Gesù. 

Militare in un partito politico escluderebbe praticamente la possibilità di parlare del Signore a chi milita in un partito diverso.
Nelle Epistole, che racchiudono tutta la dottrina cristiana, Dio ci insegna come comportarci da mariti e mogli, da genitori e figli, da padroni e servi, da giovani e  vecchi, da ricchi e poveri. Ma non dice una parola che preveda il cristiano come presidente, o senatore, o deputato, o prefetto, o militare, a meno che non fosse già quella la sua posizione prima della conversione. Si è forse
Dio dimenticato di istruire i suoi figli che si sono fatti eleggere nel governo di questo mondo? No. Il fatto è che Dio non vuole che i suoi figli vadano a mettersi in situazioni tali che non permettano loro di portare l"'abito" di veri cristiani.

25 gennaio

(Gesù disse:) "Sforzatevi di (o: lottate per) entrare per la porta stretta.
Luca 13:24

Stretta è la porta... che conduce alla vita.
Matteo 7:14

"Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato".
Giovanni 10:9

Una sola porta

Per mettere il suo insegnamento alla portata di tutti, Gesù lo illustrava sovente con degli esempi tratti dalla vita di tutti i giorni, o con degli oggetti di uso corrente: la lampada, il sale, la strada, il chicco di grano, il pane, una moneta...
Nei versetti citati oggi, il nostro Signore paragona se stesso alla porta, quella che conduce alla vita, che introduce nel cielo. Per accedervi bisogna necessariamente passare attraverso lui. Questa porta è stretta, ma conduce alla vita. Finché resta aperta, Dio offre la sua grazia a tutti quelli che vogliono varcarla con umiltà. Però il tempo passa; fra poco essa sarà chiusa, e nessuno potrà aprirla.
Gesù vuole liberare dal peccato, e in questo senso "la porta" è come una frontiera, un limite da raggiungere e varcare per sfuggire ed essere protetti, una salvaguardia. Per il credente, Cristo è allo stesso tempo l'accesso al Padre e la protezione contro al male.
Gesù dichiara: "Io sono la porta", il solo mezzo anche per uscire dalle situazioni più disperate. Una via d'uscita dalle difficoltà che ci sembrano insormontabili, dai pericoli che incombono, dai peccati che ci ostacolano.

Sovente ci dibattiamo nei nostri problemi personali irrisolti. Ma a fianco di questi vicoli ciechi, esiste una strada libera: il Signore Gesù! la grande risorsa per tutti i vostri problemi personali, coniugali, famigliari e sociali. Lui solo può e vuole aiutarvi.

sabato 24 gennaio 2015

24 gennaio

Benedetto l'uomo che confida nell'Eterno, e la cui fiducia è l'Eterno! Egli è come un albero piantato vicino all'acqua, che distende le sue radici lungo il fiume; non si accorge quando viene la calura e il suo fogliame rimane verde; nell'anno della siccità... non cessa di portar frutto.
Geremia 17:7-8

L'importante sono le radici

Se facessimo questa domanda: Cos'è più importante in un albero? riceveremmo delle risposte molto varie. Alcuni diranno: il fogliame; altri, il frutto. Ma questo passo della Bibbia mette in evidenza l'importanza delle radici: esse danno all'albero stabilità e solidità, e assicurano il suo nutrimento. Hanno delle funzioni vitali per la crescita e la produttività dell'albero.
Quest'albero è la figura di un uomo che si confida in Dio e la cui fiducia è l'Eterno.
Credere a Dio significa tenere per vero ciò che Egli dice. Dargli fiducia implica inoltre sentire che Egli è ben disposto verso di noi, che vuole il nostro bene, che ci ama. Quante ragioni abbiamo per dare fiducia al nostro Dio! Alla croce, ci ha mostrato in modo meraviglioso che ci ama e che vuole il nostro bene.
Il paragone con l'albero mostra chiaramente da dove provengono la fiducia nell'Eterno e ciò che essa produce. C'è una relazione fra le radici, l'acqua e lo stato di salute dell'albero; questo stato non si altera quando sopravviene la prova. In questo paragone, l'acqua, o il fiume, rappresenta la Parola di Dio.

Chi si è rivolto a Dio e ha accettato per mezzo della fede il Signore Gesù come Salvatore personale è stato, in certo modo, "piantato vicino all'acqua". La Parola di Dio ha agito nel suo cuore e lo ha portato alla fede nel Redentore. Questa fiducia non può essere delusa.

venerdì 23 gennaio 2015

Le varie dispensazioni (Cittadini o stranieri?) - Capitolo 4

di: G. Bulleri

PENE ETERNE
            
Due domande:
DIO E' SOVRANO?   Certamente ! Non sarebbe Dio se esistesse qualcuno in grado di imporGli dei limiti.
L'UOMO E' LIBERO?  Si! - No! 

Dio è sovrano eppure, col rispetto dovutoGli, credo di poter dire che Dio non può fare tutto.
Dio non può fare il male, non può compiere ingiustizie, non può mentire ecc. (Tito 1-2) e questo perché sono cose contrarie alla Sua Natura.
Dal canto suo l'uomo (peccatore) non può fare il bene perché è contrario alla sua natura.
Dio non si prende gioco dell'uomo quando, letteralmente, gli ordina di ravvedersi (Atti 17-30), quando gli offre il perdono e la salvezza, quando lo pone al bivio della vita e della morte e gli dice di scegliere la vita (Deuteronomio 30/29), quando la Parola dichiara che Egli ha tanto amato il mondo (tutti gli uomini, non una parte) fino a dare il Suo Unico Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Dio parla all'uomo e la sua 'libertà di scelta' esiste, ma esiste solo nel fatto che nessuna forza esterna lo obbliga a rifiutare l'evangelo, il dono di Dio, la salvezza. 
Se rifiuta, se anziché la vita sceglie la morte, non avrà alcuna scusa, non potrà giustificarsi dicendo che Satana lo ha ingannato, che la società lo ha travisato, che le condizioni sociali lo hanno influenzato negativamente ecc...
Satana, la società umana e le condizioni sociali sono realtà che rappresentano ostacoli all'accettazione dell'evangelo ma nessuno di questi ostacoli è tale da rendere impossibile, per ogni uomo, dire di si.
Il definitivo NO all'evangelo è sempre un NO responsabile. Per questo nessun uomo avrà delle valide giustificazioni.
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Non è nel lato divino che troveremo mancanze, mentre purtroppo queste abbondano se esaminiamo attentamente
la responsabilità umana, e le sue eterne conseguenze.
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Mi sono incamminato in un ragionamento che mi sembra razionale, mi sembra rispetti Dio e la Sua sovranità, mi sembra esaltare il valore della morte in croce del nostro Signore, mi sembra in armonia col principio che la punizione sia proporzionata alla colpa.
Soprattutto mi sembra suggerito da precisi passi della Parola di Dio e questo mi incoraggia a proseguire, senza abbandonare la necessaria prudenza.


Ecco la nostra storia!
Noi abbiamo ricevuto, da Adamo già caduto nel peccato, una natura portata al male; siamo peccatori per natura e per pratica, una razza ormai caratterizzata dal peccato, che distingue fra bene e male ma che non sa fare il bene.

L'uomo, durante la sua vita, si macchia di colpe che meritano una punizione eterna?                 
Che cosa tormenterà gli uomini nell'eterna separazione da Dio?
Sarà il rimorso di essere 'nati' con una natura peccatrice? Dubito che qualcuno si senta veramente responsabile solo a causa della 'cattiva natura' con la quale è venuto in questo mondo.
(Circa questa cattiva natura noi stessi diciamo che i bambini in età da Dio ritenuta 'di non responsabilità', come anche gli adulti che non avessero una razionalità che permetta loro di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, vengono automaticamente posti a beneficio dell'opera del Signore e avranno un posto nel cielo. In questo modo affermiamo che 'bambini' ed assimilati non hanno colpe personali, cioè non hanno commesso peccati ed ancora meno sono responsabili di aver consapevolmente rifiutato la grazia di Dio... e in pratica escludiamo che vengano condannati per il solo fatto di essere discendenti di Adamo, cioè dell'uomo che ha introdotto il peccato nel mondo) 
Ma Dio dice anche che gli uomini (escluso bambini ecc.) sono tutti peccatori per pratica, che hanno personalmente e consapevolmente fatto quello che è male, cioè commesso dei peccati, trasgredito le Sue leggi (come minimo quelle universali, che Lui ha scritto nella nostra coscienza), pertanto ci domandiamo: "saranno questi peccati, che implicano la nostra responsabilità personale, la fonte del rimorso di coloro che saranno eternamente condannati?"

Dio dice la verità e giustamente ci segnala e descrive la nostra condizione di peccatori. Ma potevamo non peccare mai?
La Parola di Dio non attesta forse che 'un albero cattivo non può fare frutti buoni'?
Se dunque non potevamo fare il bene, saremo eternamente infelici e condannati da Dio perché abbiamo fatto una cosa (peccare) che non eravamo capaci di evitare?
Torno a ripetere che la nostra natura peccatrice, i nostri peccati personali e la capacità dell'uomo di discernere il bene ed il male sono argomenti seri, da non trattare con leggerezza e che ne parlo solo col desiderio di ben comprenderli e poi usarli come mi sembra che Dio stesso li usi, cioè per raggiungere il Suo scopo, ed il Suo scopo è il bene delle Sue creature.
Il Giusto Dio ci illumina sulla nostra reale condizione, perché possiamo vederci come con i Suoi occhi, e ci definisce malati e senza i mezzi per curarsi.
Noi abbiamo una doppia facoltà: la capacità di discernere il male (per capire che ne siamo ripieni) e la capacità di discernere il bene (per riconoscere che Dio è Amore).
Dio poteva 'passar sopra' la nostra natura ed i nostri peccati? No! Siamo tutti convinti che non fosse possibile (Matteo 26 v.39 e 42).
Tutto il piano di salvezza di Dio è centrato sulla Persona e opera del Signore ed è solo l'efficacia della Sua morte a costituire il fondamento dell'evangelo. 
Il pieno evangelo mi fa conoscere che il Signore Gesù, il Salvatore, per amor mio, proprio per me, è stato colpito dal giusto giudizio di Dio, che ha sofferto, che è morto sulla croce e che lo ha fatto per pagare il mio debito.
Dio mi rivolge la parola, mi invita a usare la mia capacità di discernere il bene ed il male, per riconoscere e confessare che in me non si trova nessun bene, ma anche per credere a quello che Lui, in Cristo, ha fatto per me. Accetto il suo invito o lo rifiuto?
Ho un libero arbitrio perché posso accettare la Sua Parola, riconoscere il Suo bene, come posso anche rifiutarla, non riconoscere il mio male.
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Dio non ha bisogno di avvocati, ancor meno che proprio io Gli metta in bocca delle parole perché possa giustificarsi davanti agli uomini.
E' più saggio ascoltare quello che Lui dice:

Ebrei 10-28
"chi trasgredisce la legge di Mosè viene messo a morte (giudizio terreno?) senza pietà... 'di qual peggior castigo (giudizio eterno?), a vostro parere, sarà giudicato degno colui che avrà...
·calpestato il Figlio di Dio,
·considerato profano il sangue del patto (con il quale è stato santificato)
·disprezzato lo Spirito della grazia?

Giovanni 3
·'chi non crede è già giudicato, perché ha rifiutato di credere...
·'la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre...

2 Tessalonicesi 2-10
'quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della verità (la verità di Dio, che è amore) per essere salvati.

Apocalisse 20-15
'E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco'

Sono in grado di dimostrare come Dio fa giungere il Suo evangelo a ogni singola creatura? Ebbene no, io non so come Dio faccia sempre giungere un Suo messaggio agli uomini, proprio a ciascuno di loro, ma conoscendo Dio sono certo che - prima di giudicare un uomo - gli offra la grazia, perché per meritare la morte eterna bisogna aver prima rifiutato la vita eterna.

Dio parla sempre! Il messaggio sarà la voce della coscienza, la testimonianza del creato, un sogno premonitore od altro, perché dove non giunge il chiaro messaggio dell'evangelo Dio parla con altri mezzi. Il Suo amore trova, nelle Sue vie infinite, il modo di parlare a tutti e quando lo ha fatto l'uomo è responsabile del no che oppone.
In Giovanni 16-8 si legge che lo Spirito Santo convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio
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Dio, nel Suo amore, ci ha fatto conoscere il criterio che usa nel giudicare l'uomo.
Si pecca in due modi:
            - volontariamente, e per questo peccato non esiste perdono (Esodo 21-14 / Ebrei 10-26)
            - per ignoranza o involontariamente (Esodo 21-13) e questi peccati sono perdonabili.
Crediamo che sia per questo motivo che Dio, con una misura di grazia che ci confonde, considera sempre tutti gli uomini come peccatori per ignoranza, quasi che fossero ciechi, incapaci di distinguere il bene dal male.
Quando si legge come il Signore è stato processato e crocifisso siamo portati a dire che i Suoi accusatori e giudici erano perfidi, iniqui e perfettamente coscienti di condannare un innocente.
Eppure il Signore stesso ha detto sulla croce..
Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno (Luca 23/34). 
Che misura di grazia !
Pietro predica al popolo che aveva gridato: "sia crocifisso" e dice...
"Ora, fratelli, io so che lo faceste per ignoranza" Atti 3-17.
Dio giunge fino a definire qualunque colpa un peccato di ignoranza, perché solo così lo può perdonare, ma il perdono è la parte solo di chi accetta l'evangelo di Dio, perché se uno lo rifiuta Dio stesso non ha altra via per salvarlo.

Il rifiuto dell'evangelo è il vero, unico peccato volontario.
(E' il peccato contro lo Spirito Santo, perché è solo lo Spirito Santo che 'convince')

Col rispetto dovuto all'Onnipotente ed alla Sua sovranità, credo di dover dire che Dio è costretto, dalla Sua giustizia, dalla Sua perfetta Natura, a condannare chi rifiuta il perdono.

Gli uomini che hanno rifiutato di accettare il Salvatore o, come ho appena detto, il messaggio che Dio ha fatto loro pervenire, compariranno davanti al grande Trono bianco dove tutto sarà messo in luce, tutte le loro azioni saranno ricordate, dove i libri saranno aperti.
Io penso che quei libri contengano proprio la storia della vita di tutti quelli che compariranno davanti a quel trono.
Tutti gli uomini sono peccatori perché hanno effettivamente commesso dei peccati, e se i peccati risulteranno molti e gravi, chi li ha commessi dovrà riconoscere quanto era malvagio, addirittura più malvagio di altri uomini pure peccatori**, e che ne era stato reso consapevole dal messaggio pervenutogli da Dio. 

Allora, perché non ha accettato il perdono di Dio?
Era un perdono totale, offerto ad un uomo che sapeva di essere perverso.
Perché ha detto NO al dono della vita eterna?
Se avesse detto SI, i suoi peccati sarebbero stati cancellati dai libri ed il suo nome sarebbe stato scritto nel libro della vita. Ma i peccati sono rimasti 'nei libri' ed il nome manca 'nel libro della vita'. 
Che rimorso!

Mi sembra che 'questo capo d'accusa' peserà sull'uomo e ne costituirà il rimorso eterno. Poteva essere salvato e ha scelto la perdizione eterna.

Se sto ben usando la bilancia divina posso dire che Dio stesso, il Giusto Giudice, userà un criterio proporzionale fra colpa e pena quando decreterà sentenze di 'giudizio eterno (Ebrei 6-2) e 'punizione eterna' (Matteo 25-46)



Nota**
Dio è giusto e la punizione sarà proporzionata alla gravità della colpa, alla responsabilità legata anche alle condizioni in cui si trovava chi ha opposto il rifiuto; quindi pene eterne si ma.... con delle differenze.

Infatti, (spero proprio di aver ben capito queste gravi parole del nostro Signore), la sorte di Tiro, Sidone, persino di Sodoma, sarà più tollerabile di quelle città di cui è detto: “guai a te Corazin... guai a te Betsaida...Capernaum..."  ma, ancora di più..." guai a voi scribi e farisei..." e, forse come responsabilità massima, "guai a quell'uomo (Giuda)".
Nell'inferno molti porteranno una pena 'più tollerabile' di quella di Satana, Giuda e....solo Dio, lo Spirito Santo, potrebbe completare questa lista, con i nomi di coloro che nel modo più sprezzante... hanno 'crocifisso di nuovo, per conto loro, il Figlio di Dio e Lo hanno esposto ad infamia'

(Matteo 11, Luca 10 – Matteo 23, Luca 11 – Matteo 26, Marco 14, Luca 22 - Ebrei 6)