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mercoledì 30 novembre 2016

30 Novembre

(Gesù) Gridò ad alta voce: ”Lazzaro, vieni fuori!” Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare”.
Giovanni 11:43-44

Di fronte alla morte

Negli Evangeli troviamo tre episodi in cui Gesù risuscita un morto:
- Iairo, uno dei capi della sinagoga, chiede a Gesù di recarsi a casa sua per salvare la figlia morente. Prima che il Signore giunga alla casa, il padre viene informato che era troppo tardi: sua figlia nel frattempo era morta. Gesù subito si rivolge al padre con parole rassicuranti: “Non temere; solo abbi fede, e sarà salva” (Luca 8:50); poi va dalla fanciulla e la riporta in vita.
- Un’altra volta, accompagnato dai discepoli e seguito da una folla numerosa, Gesù incontra un corteo funebre: si trattava di una vedova che portava al cimitero il corpo del suo unico figlio. Gesù, sensibile al dolore di quella donna, “vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: Non piangere!” (Luca 7:13); poi risuscita il ragazzo, gli ordina di alzarsi, e lo restituisce a sua madre.
- Marta e Maria fanno sapere a Gesù che Lazzaro, loro fratello, è ammalato: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato” (Giovanni 11:3). Gesù lascia passare due giorni prima di recarsi da loro, e quando raggiunge le due sorelle, Lazzaro era già stato posto in un sepolcro. La simpatia e l’amore che provava di fronte alla sofferenza umana si esprime in due parole: “Gesù pianse” (Giovanni 11:35); poi chiamò Lazzaro, che subito uscì dal sepolcro.

Ancora oggi, mentre il Signore Gesù è nel cielo, sentiamo la sua partecipazione al nostro dolore, anche nelle situazioni più tragiche. Gesù ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Giovanni 11:25). 

martedì 29 novembre 2016

29 Novembre

Larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione… Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita.
Matteo 7:13-14

Scegliete oggi chi volete servire… quanto a me e alla casa mia, serviremo l’Eterno.
Giosuè 24:15

Salvato o perduto

Ero stato allevato in una famiglia di credenti e abitavo in un piccolo paese dove, apparentemente, tutti avevano un certo timore di Dio. Fin da giovane avevo creduto agli insegnamenti della Parola di Dio, però non mi sentivo tranquillo; avevo la sensazione di essere più o meno come gli altri. Alle volte, confrontandomi con loro, concludevo: “Allora tutte le persone sono salvate!”. Ma sapevo che questo non era l’insegnamento della Bibbia.
All’età di 17 anni, dovetti lasciare la famiglia e mi trovai in mezzo a persone indifferenti e ostili alla fede cristiana. In quel contesto, compresi la differenza che c’è tra chi si accontenta di credere superficialmente all’esistenza di Dio, e chi è consapevole della propria colpevolezza e si umilia davanti a Lui. Chi si pente ha capito ciò che meritava: una giusta condanna. Ma, allo stesso tempo, ha capito che Gesù, l’amato Figlio di Dio, ha subito al suo posto quel giudizio. Inoltre, ha creduto che Dio gli dà il suo perdono in virtù del sacrificio del suo Figlio alla croce.
Ci sono quindi solo due situazioni in cui gli uomini si trovano:
- quelli che credono in Gesù sono salvati e camminano per la via che porta alla vita eterna;
- quelli che non credono sono perduti e camminano per la via che porta alla morte eterna.

Scegli dunque la vita, affinché tu viva” (Deuteronomio 30:19).

lunedì 28 novembre 2016

28 Novembre

Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni… corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta.
Ebrei 12:1-2

Partire
Leggere Filippesi 1:23

Un credente aveva servito il Signore per molti anni; poi, per l’età avanzata e le infermità, era diventato ospite di un ricovero per anziani. Stava per compiere cent’anni, e il personale della casa di riposo aveva preparato un festicciola per quel giorno. Ma lui non aspettava questo; gli auguri e i complimenti che gli avrebbero fatto non gli interessavano, perché il suo desiderio era di andarsene ancor prima di quel giorno; aspettava di udire nel segreto le parole che Gesù aveva pronunciato riguardo a un suo servitore: “Entra nella gioia del tuo Signore” (Matteo 25:23). E fu esaudito!
Aveva fatto sue le parole dell’apostolo Paolo: “Preferiamo partire dal corpo e abitare col Signore” (2 Corinzi 5:8). Ed ora potrebbe anche confermare quello che diceva lo stesso apostolo: “Morire è guadagno” (Filippesi 1:21).

“Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; e considerando quale sia stata la fine della loro vita, imitate la loro fede” (Ebrei 13:7). Essi non desiderano attirare i nostri sguardi sulle loro persone, ma sul Maestro che hanno servito durante la loro vita di fede. Perché i servitori passano, ma il Signore resta.

domenica 27 novembre 2016

27 Novembre

Vedendo le folle, (Gesù) ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore.
Matteo 9:36

Il Signore è pieno di compassione e misericordioso.
Giacomo 5:11

Gesù pieno di compassione

Quando ci troviamo vicino a qualcuno che soffre, siamo spesso disorientati e incapaci di comprendere realmente la sua angoscia. Simpatizzare significa soffrire insieme a chi soffre, piangere con chi piange, sentire profondamente la sua pena ed il suo dolore.
Uno solo è stato capace di avvicinarsi sempre agli afflitti con un cuore pieno di compassione, di amare veramente senza pregiudizi: è Gesù, che, “vedendo le folle, ne ebbe compassione”. “Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie” (Matteo 8:17). Egli condivideva le sofferenze umane, non si stancava mai di fare del bene e di guarire coloro che erano sofferenti. Se ha pianto davanti alla tomba del suo amico Lazzaro, prima di risuscitarlo, è perché partecipava alla tristezza che assale l’uomo di fronte alla morte.
Ma il Signore Gesù è venuto anzitutto per liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato. È andato di luogo in luogo facendo il bene, mostrando quanto fosse pieno di compassione per la sua creatura stanca e travagliata; col suo cuore puro e sensibile, di fronte alle conseguenze del peccato nell’umanità, ha portato la grazia e la salvezza.
“Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13:8). Anche se oggi non è più presente fisicamente sulla terra, desidera sempre prendersi cura di chi passa per la prova; prima di tutto per dare la pace nel cuore, poi per consolare, sostenere, incoraggiare. “Le sue compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina” (Lamentazioni 3:22-23).

sabato 26 novembre 2016

26 Novembre

“Come sono stato con Mosè, così sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Sii forte e coraggioso… Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte”.
Giosuè 1:5-8

Coraggio!

Ci sono dei momenti in cui l’impegno, l’ottimismo o anche una grande voglia di vivere non sono sufficienti per trovare il coraggio per affrontare le difficoltà e le prove. La fede diventa così l’unica fonte di soccorso.
Ma come una leva ha bisogno di un solido punto di appoggio, così la fede dev’essere appoggiata su Dio, sul “nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:13). Bisogna conoscere lui e le sue promesse: dove possiamo trovarle se non nel libro che ci ha dato, la Bibbia? Leggiamola, non ogni tanto ma ogni giorno, e soprattutto ascoltiamola e accettiamo ciò che ci vuole dire. Allora, ancorati saldamente su quel libro meraviglioso, la nostra fede sarà forte.
Nel passo letto oggi, Dio stesso si rivolge a Giosuè, che se ne rendeva ben conto. Ma tutti quelli che credono in Gesù Cristo comprendono che la promessa che Dio fece a Giosuè è valida anche per loro. Le prove possono rendere difficile la nostra esistenza, ma Dio non ci abbandona mai.

Amici lettori, avete messo la vostra fiducia in Dio, che vi ama al punto di sacrificare il suo amato Figlio per strapparvi alla disperazione e alla morte eterna, e che vi ama ancora e sempre? Non volete anche voi sperimentare la realtà della sua presenza nella vostra vita

venerdì 25 novembre 2016

25 Novembre

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire… Per ogni cosa c'è un tempo e un giudizio.
Ecclesiaste 3:2; 8:6

Cristo è morto per noi.
Romani 5:8

(Gesù disse:) Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”.
Giovanni 5:24

Il tempo passa…

“Un fiore che viene tagliato, non può più essere riattaccato allo stelo”. Questo proverbio asiatico mostra la fragilità e l’irreversibilità della nostra vita terrena. Giobbe, il patriarca, diceva: “I miei giorni se ne vanno più veloci della spola… Me ne andrò per una via senza ritorno” (Giobbe 7:6; 16:22).
Il tempo passa, e nessun istante può essere recuperato e rivissuto; come un fiume scorre verso il mare, così il tempo trascina ognuno di noi verso la morte.
La morte è entrata nel mondo a causa del peccato e ha colpito tutti gli uomini (Romani 5:12). “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27). La morte quindi è seguita dal giudizio di Dio; sono due realtà con le quali bisogna fare i conti.
Quale eternità si apre davanti a te, lettore? Dio parla di due possibili eternità: per tutti ci sarà la risurrezione; per gli increduli sarà una risurrezione di giudizio, mentre per i credenti sarà una risurrezione di vita (Giovanni 5:24).
“Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23). “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).

Fai parte anche tu, come me, di quei “chiunque” che hanno creduto? 

giovedì 24 novembre 2016

24 Novembre

Sta' in silenzio davanti all’Eterno, e aspettalo.
Salmo 37:7

Gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.
1 Pietro 5:7

La fede compie imprese impossibili
Leggere Atti 12:1-17

L’apostolo Pietro è in prigione; deve passarvi la notte prima di comparire davanti al popolo, secondo l’ordine di Erode. Incatenato tra due soldati, non può fuggire; delle guardie vigilano alla porta. Nonostante ciò, Pietro dorme sereno. Durante la notte, Dio interviene e lo libera miracolosamente: un angelo lo sveglia, le catene cadono, e la porta della prigione si apre davanti a lui. Pietro crede di sognare, invece si ritrova in strada: libero. Che liberazione meravigliosa!
L’apostolo si reca direttamente nel luogo dove sapeva di trovare i fratelli e le sorelle credenti che, angosciati, stavano pregando Dio con tutto il cuore per la sua liberazione. Pietro bussa alla porta, e una serva di nome Rode, andando ad aprire, riconosce la sua voce che viene da fuori; è piena di gioia, e non ha bisogno di vederlo per credere che Dio ha risposto alle preghiere dell’assemblea. Tutta felice, corre ad annunciare agli altri la bella notizia. I presenti, udendola, dubitano che colui che sta dietro alla porta possa essere veramente Pietro in carne ed ossa, e libero. Come potrebbe un uomo uscire vivo dalle prigioni di Erode? Impossibile! Ma “ogni cosa è possibile a Dio” (Marco 10:27). Quando per l’uomo non c’è più alcuna speranza, Dio dà la sua risposta.

La fede fa intravedere il sole al di là delle nuvole più nere. Una prova? Il dubbio mi assale e l’angoscia mi sommerge. Posso io dubitare della potenza e dell’amore di Dio? “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” (Giovanni 20:29). 

mercoledì 23 novembre 2016

23 Novembre

Scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza, amando l’Eterno, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui, poiché egli è la tua vita.
Deuteronomio 30:19-20

Dovevano cadere dalla chiesa

È la fine dell’anno 1995. A Faget, città della Romania, approfittando della nuova libertà religiosa si sta costruendo una chiesa. Un membro di quella comunità e due operai non credenti stanno lavorando sul tetto. All’improvviso si verifica un terribile incidente: l’impalcatura sulla quale lavoravano i tre uomini, fissata male, crolla sotto i loro piedi, facendoli precipitare a terra da oltre sei metri di altezza.
In un incidente del genere si poteva morire o restare paralizzati, ma ecco che tutti e tre si rialzano senza aver subito alcun danno! Dio non solo aveva mandato il suo angelo per proteggere quegli uomini, ma voleva trasformare in benedizione ciò che sarebbe potuto essere una terribile sciagura. Infatti, poco dopo, i due operai non credenti dichiararono al pastore che era accorso sul luogo: “Ora noi vediamo chiaramente che Dio è un Dio vivente, e vorremmo conoscerlo anche noi”.
Questo fatto avvenne di venerdì, e la domenica successiva quei due uomini erano presenti al culto con le loro famiglie. Qualcuno commentando l’accaduto disse: “Era proprio necessario farli cadere dalla chiesa per farli entrare!”

I mezzi di cui Dio si serve per farsi conoscere sono diversi, e ognuno ha la sua storia, ma il suo scopo è sempre il medesimo: ricordare che Egli è vivente, che è potente e che si interessa di ognuno di noi personalmente. Oggi forse sta chiamando proprio te. 

martedì 22 novembre 2016

22 Novembre

Ecco una donna… era tutta curva e assolutamente incapace di raddrizzarsi. Gesù, vedutala, la chiamò a sé e le disse: “Donna, tu sei liberata dalla tua infermità”. Pose le mani su di lei, e nello stesso momento ella fu raddrizzata e glorificava Dio.
Luca 13:11-13

Nessun peccatore è imperdonabile

Un giovane credente aveva ottenuto il permesso di presentare l’Evangelo ai detenuti della prigione locale. Percorrendo il corridoio principale del carcere, percepì da parte loro della diffidenza e della reticenza nei suoi confronti; pensò allora che l’inizio del discorso che aveva preparato non era adeguato per quel tipo di pubblico. Mentre saliva i pochi scalini che portavano al palco della sala di riunione, pregando Dio che gli mostrasse come incominciare, inciampò e cadde a terra tra le risa dei presenti. Il predicatore si alzò, prese il microfono, e disse: “Amici miei, è proprio per questo che sono venuto: per dirvi che un uomo può cadere, ma può anche rialzarsi!”

Quello che è meraviglioso della grazia di Dio è che non esclude nessuno, neanche il peggior criminale. “Venite, e discutiamo, dice l’Eterno. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana” (Isaia 1:18). Lettori, chiunque voi siate e qualunque cosa abbiate fatto, non siete dei peccatori imperdonabili. “Dio, nostro Salvatore… vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1 Timoteo 2:4), e “il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7). Dio vuole risollevare l’uomo, anche quello caduto più in basso; gli chiede solo di confessare i suoi peccati e credere che Gesù è morto sulla croce per lui, perché lo ama e vuole salvarlo. 

lunedì 21 novembre 2016

21 Novembre

Che cos'è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce.
Giacomo 4:14

Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo.
Giovanni 17:3

Effimero ma eterno
Breve commento su Isaia 40:6-8

Con una voce potente Dio ordina al profeta: “Grida!”. Il profeta gli domanda: “Che griderò?” Allora Dio gli dichiara che l’uomo non è che poca cosa: “Ogni carne è come l'erba e tutta la sua grazia è come il fiore del campo”.
Cosa meglio dell’erba descrive la natura effimera dell’uomo? L’erba, sotto il calore del sole, può seccare in meno di un’ora, o può essere falciata in un istante! Tutti gli uomini, senza alcuna eccezione, “ogni carne”, sono caratterizzati da una fragilità estrema.
“Tutta la sua grazia è come il fiore del campo”. Per bello che possa essere un fiore, in breve tempo appassisce e scompare; allo stesso modo l’uomo passa, con tutto il suo orgoglio e la sua vanagloria.
“L’erba si secca, il fiore appassisce”. Come il vento toglie la vita alle piante seccandole, così è sufficiente che arrivi una malattia o una disgrazia, e la vita dell’uomo cambia radicalmente. Dio, che dona la vita con il suo “soffio” (o “alito vitale”- Genesi 2:7), sarà anche il giudice di quella vita.
“Certo, il popolo è come l’erba”. Noi, da soli, siamo fragili; e anche se ci mettessimo tutti insieme lo saremmo comunque, perché questa constatazione riguarda tutta l’umanità. Ma le parole che seguono sono consolanti: “La parola del nostro Dio dura per sempre”.

Noi, che non siamo nulla davanti a Dio, non possiamo far altro che accettare il suo giusto giudizio; ma la sua Parola, che dimora in eterno, ci indica la via del pentimento che porta alla vita. Siamo tutti effimeri, ma il cammino della fede ci porta verso un’eternità di felicità anziché di tormento.

domenica 20 novembre 2016

20 Novembre

Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima.
Genesi 15:1

Proteggersi

Proteggersi: un termine molto in voga ai giorni nostri. Assicuratori e imprenditori di ogni genere utilizzano questa parola nei loro slogan, facendo grandi affari nel campo della sicurezza. In effetti, siamo sempre assillati da qualche paura.
Gli uomini primitivi accendevano dei fuochi per tenere lontane le bestie feroci; ma ben presto gli uomini hanno iniziato a proteggersi anche dai loro simili, perché anch’essi rappresentavano una minaccia. Allora si sono fabbricati armi e armature, hanno costruito delle fortezze, hanno formato degli eserciti. Più tardi, in seguito allo sviluppo industriale, hanno ricercato la forza nell’unione, organizzandosi per proteggersi dalla miseria sociale.
Oggi l’uomo vuole proteggere ogni cosa che gli appartiene e soprattutto la sua propria persona. Sa che il nemico può essere anche infinitamente piccolo, come ad esempio un virus, che potrebbe colpire intere popolazioni e fare strage. Bisogna poi proteggere le specie animali in via d’estinzione, l’ambiente, i diritti d’autore, le auto, i conti bancari, i dati informatici; alla fine bisogna proteggere anche i sistemi di protezione!
Ma, agli occhi di Dio, tutti gli esseri umani sono peccatori; e sarebbe saggio da parte loro proteggersi dal giusto giudizio di Dio accettando la protezione unica e infallibile dell’opera della croce, realizzata in maniera perfetta da Gesù Cristo proprio per salvare i peccatori.

Cari amici, mettere la nostra fiducia in Dio, oltre che onorarlo, ci libera dalle paure, spesso inutili, che assillano il mondo di oggi; per essere completamente protetti, e per l’eternità, ci basta credere in lui. Lasciamoci proteggere oggi stesso! 

sabato 19 novembre 2016

19 Novembre

Cercate l’Eterno, mentre lo si può trovare… Lasci l'empio la sua via… Si converta egli all’Eterno che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare.
Isaia 55:6-7

Le ho dato tempo perché si ravvedesse.
Apocalisse 2:21

Tempo

Il nostro tempo è nelle mani di Dio (Salmo 31:15). “Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire…” (Ecclesiaste 3:1-2). Il tempo che ognuno di noi ha a disposizione ha i suoi limiti: prima la nascita, poi la morte; oppure, per coloro che gli appartengono, il ritorno del Signore. “Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!” (2 Corinzi 6:2). Non lasciamo passare il tempo senza regolare con Dio la questione, così solenne, dei nostri peccati. Volgiamo il nostro cuore verso di lui prima che arrivino i giorni difficili, o gli anni in cui forse avremo perso la nostra gioia di vivere; facciamolo “prima che la polvere torni alla terra com'era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha dato” (Ecclesiaste 12:3-9), perché allora sarà troppo tardi.
Un faraone, re d’Egitto, aveva “lasciato passare il tempo fissato” (Geremia 46:17); il governatore Felice, rimasto spaventato dalle parole dell’apostolo Paolo che gli parlava del giudizio, gli rispose: “Per ora va'; e quando ne avrò l'opportunità, ti manderò a chiamare” (Atti 24:25-26).
Da parte sua, Dio ha fatto ogni cosa a “suo tempo”: “Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi” (Romani 5:6).
“Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (Atti 17:30).

Oggi ancora “è tempo di cercare l’Eterno” (Osea 10:12). 

venerdì 18 novembre 2016

18 Novembre

Le sue (di Dio) qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi (gli uomini) sono inescusabili.
Romani 1:20

L’orologio e la cavalletta

Al giorno d’oggi, pensando di fare una scelta ragionevole, molte persone rifiutano di credere a Dio, e arrivano anche a rifiutare l’idea che esista un Creatore. Pensano che sia più logico attribuire alla materia, all’energia e al caso l’esistenza nostra e di tutto l’universo, anziché credere al Creatore.
Supponiamo che, camminando nel deserto, troviate per terra un orologio; vi sarà impossibile sostenere che il vento, il sole o qualche altro fattore casuale gli abbia dato forma e abbia generato il suo meccanismo. Perché? Perché il suo meccanismo, così preciso ed ordinato, testimonia che c’è stata l’opera ingegnosa del suo ideatore.
Supponiamo ora che a fianco dell’orologio ci sia una cavalletta. Visto che il funzionamento di questo animaletto è infinitamente più complicato del meccanismo di un orologio, dovrete necessariamente ammettere che sia stata opera di un creatore molto più ingegnoso ed eccezionalmente capace.
Come l’orologio testimonia dell’intelligenza umana, così la cavalletta ci fa intravedere una potenza creatrice infinita, che possiamo attribuire solo a Dio.

Leggendo la Bibbia, siamo portati a vedere la gloria e la potenza di Dio manifestate nella natura e a credere che lui è il Creatore, che la sua saggezza e la sua potenza sono infinite e senza alcun vincolo. Considerando questa verità, dobbiamo riflettere sulle nostre convinzioni, perché Dio ci ha dato un’intelligenza che ci rende responsabili. Abbinata alla fede, la nostra intelligenza ci porta a dare lode a Dio, in quanto è il nostro Creatore e il nostro Salvatore

giovedì 17 novembre 2016

17 Novembre

Gioisco della tua parola, come chi trova un grande bottino.
Salmo 119:162

Ho conservato la tua parola nel mio cuore.
Salmo 119:11

Nelle tenebre della cella sotterranea

Tre giornalisti francesi, rimasti ostaggi in Libano per tre anni in condizioni estremamente difficili, raccontano le loro esperienze spirituali fatte durante la lunga prigionia:
“I miei rapitori accettarono di lasciarmi una Bibbia… La mia prigionia è stata necessaria perché prendessi coscienza di Dio… Dio è una roccia, come dice il Salmo.” (Roger Augues)
“Ho letto non so per quante volte lo stesso romanzo, e soprattutto la Bibbia. Prima di quell’esperienza mi consideravo credente, anche se non praticante; durante la mia prigionia ho riscoperto la forza della preghiera.” (Marcel Carton)
“La Bibbia è stata il mio sostegno, ha nutrito la mia fede e l’ha rinforzata. La Bibbia si è rivelata essere anche uno straordinario veicolo per l’incoraggiamento spirituale; storie come quella di Giobbe, di Giuseppe e molte altre, parlano di gente sommersa dalle avversità, che grazie alla loro fede e alla loro speranza in Dio sono riusciti a superare. La Bibbia è stata per me un conforto e un’aiuto permanente. Io e Dio non ci eravamo mai persi di vista, ma lì, in quella cella buia, ci siamo ritrovati vicini.” (Jean Paul Kauffmann)

Non aspettiamo che arrivino i giorni difficili per scoprire che la Bibbia è un libro unico, l’unico libro che ci mette in relazione con il Dio vivente e vero che vuole farsi conoscere da tutti gli uomini, dovunque e in qualunque situazione si trovino. Specialmente quando attraversiamo dei momenti oscuri, rivolgiamoci a Dio che vuole rischiararli. “Tu sei la mia lampada, o Eterno, e l’Eterno illumina le mie tenebre” (2 Samuele 22:29). 

mercoledì 16 novembre 2016

16 Novembre

L'umiltà precede la gloria.
Proverbi 15:33

Gesù… trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio.
Filippesi 2:8-10

L’umiltà precede la gloria
Leggere Filippesi 2:6-11

“Chi si abbassa sarà innalzato” (Luca 14:11). È Gesù che ha pronunciato questa verità e l’ha perfettamente vissuta. Dall’eternità era Dio (Giovanni 1:1), ma, “non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente” (Filippesi 2:6). Non ha voluto tenere per se stesso la posizione gloriosa che gli spettava, ma è andato incontro alla povertà, alla sofferenza e alla morte. Facendosi simile alla sua creatura, lui, il Creatore, ha annientato se stesso; ha velato la sua gloria divina prendendo la forma di un uomo, e noi uomini lo abbiamo maltrattato come fosse uno schiavo. Egli è stato ubbidiente fino alla morte, accettando di compiere in questo modo la volontà del Padre che voleva salvarci. Gesù ha così sofferto la morte della croce, una morte ignominiosa e crudele, riservata ai malfattori. Avrebbe potuto abbassarsi più di così?

È per questo che Dio lo ha sovranamente innalzato, rispondendo all’umiliazione estrema con l’esaltazione più elevata. Dio ha risuscitato e fatto sedere alla sua destra Colui che gli uomini hanno rifiutato, dandogli un nome che è al di sopra di ogni nome. Il Signore Gesù, come uomo glorificato, occupa una posizione di autorità spirituale assoluta (Efesini 1:21). Nella nostra epoca, in cui Gesù viene ancora rifiutato, e in attesa del giorno in cui ogni essere vivente dovrà riconoscere che lui è il Signore alla gloria di Dio Padre, è una grande gioia per i credenti rendergli lode e onore.

martedì 15 novembre 2016

15 Novembre

Tutti cercano i loro propri interessi, e non quelli di Cristo Gesù.
Filippesi 2:21

Cristo non compiacque a se stesso.
Romani 15:3

Solidarietà

Uno studio di sociologia ha analizzato l’evoluzione della società moderna mettendo in evidenza quanto si sia sviluppato l’individualismo. Gli interessi personali prendono sempre più il sopravvento sugli interessi della collettività; ad esempio, il patriottismo e l’altruismo, per le nuove generazioni, sono ormai valori superati.
È vero che le strutture per l’assistenza sociale cercano con grandi sforzi di far fronte alle situazioni di disagio, riuscendo in molti casi a dare risposte concrete. Ma il rischio che corriamo ai nostri giorni è di scaricare su queste organizzazioni la soluzione di ogni problema. Siamo portati a pensare che non ci sia bisogno di prendersi cura di nessuno perché ci sono strutture apposite per i disagiati, gli emarginati, i sofferenti. Questa tendenza all’individualismo, non è altro che egoismo, e fa parte della natura umana.
Si dice che Napoleone, dopo aver letto la vita di Gesù nell’Evangelo, abbia dichiarato: “Ecco un uomo che non ha mai fatto nulla per se stesso!” Totalmente al servizio di Dio, durante la sua vita sulla terra Gesù si è preso cura degli altri. Per amore è persino morto sulla croce per liberarci dal peccato che ci separava da Dio. Anche mentre stava per morire crocifisso ha avuto un pensiero per gli altri, addirittura per i suoi carnefici e ha detto: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34).
Non rifiutate l’amore che Gesù vi offre oggi. Lui, che con immensa compassione andava verso i poveri, i sofferenti e gli emarginati, vi metterà in grado di seguire il suo esempio.

lunedì 14 novembre 2016

14 Novembre

Volgiti a me, e abbi pietà di me, perché io son solo e afflitto.
Salmo 25:16

L’Eterno cammina egli stesso davanti a te; egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non perderti di animo.
Deuteronomio 31:8

Ultimi giorni di vita

Quando una persona è alla fine dei suoi giorni, è normale che i suoi cari non si allontanino dal suo capezzale, cercando di non lasciarla mai sola e renderle più sereno quel momento così difficile. Ma è sufficiente mostrare tutte le nostre cure e dare il nostro incoraggiamento, lasciando da parte il Signore Gesù e le risorse che la sua grazia ci dà?
Gesù Cristo capisce lo stato d’animo di una persona sul punto di morte meglio di chiunque altro; ma non solo: egli stesso, con la sua morte, ha aperto il sentiero che porta a Dio. Quel sentiero è aperto per chiunque crede in lui, anche per quelli che credono nell’ultima ora della loro vita. Per chi crede, la morte non è più un momento tragico, perché il riscattato del Signore sa dove va; essa rappresenta la fine della sua esistenza terrena e l’inizio di una nuova realtà eterna.

Il credente non ha nulla da temere perché ha piena fiducia nelle parole inequivocabili che il suo Salvatore gli ha detto tramite la sua Parola. Accompagnato da colui che ha vinto la morte, chi ha fede può guardare avanti con serenità e fiducia, sapendo che andrà nel luogo che Gesù ha preparato per i suoi e restare con lui in eterno. Il credente può affermare come il salmista: “Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me” (Salmo 23:4).

domenica 13 novembre 2016

13 Novembre

Gesù… si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto.
Giovanni 13:4-5

Affinché anche voi facciate come vi ho fatto io.
Giovanni 13:15

Gesù: il perfetto servitore
Leggere Giovanni 13:2-17

Era tutto pronto per l’ultimo pasto che Gesù avrebbe consumato insieme ai suoi discepoli; c’era anche la bacinella e l’acqua per il lavaggio dei piedi dei commensali, come era consuetudine a quell’epoca. Ma prima di iniziare la cena, il Signore vuole mostrare loro quale sia la vera grandezza nel suo regno. “Sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava” (v. 3), si alza da tavola, si cinge di un’asciugamani e inizia a lavare i piedi ai suoi discepoli. Che strana scena! Colui che con un solo gesto poteva chiamare al suo servizio milioni di angeli, colui che poteva con dolcezza designare uno dei suoi per compiere quel servizio, si mette al posto di servitore.
Con il suo gesto il Signore non rimprovera nulla ai suoi discepoli, ma vuole insegnare loro una grande lezione di umiltà; in più, lavando loro i piedi, simbolicamente li purifica e li prepara a comprendere meglio l’amore e i pensieri del Padre (Giovanni 14 a 17).
Amici credenti, se desideriamo aiutare gli altri dobbiamo essere sempre pronti a servirli, umilmente, con amore, senza cercare di metterci in evidenza, ma aiutandoli a vivere con purezza. Una vita di devozione e al servizio degli altri si può imparare solo restando in comunione con il Signore Gesù; sarà così che il suo amore ci darà la forza per perseverare nel servizio. Più prendiamo coscienza di quanto Egli ci ama, più saremo umili e disposti a servire coloro che ci stanno intorno seguendo semplicemente il suo esempio. 

sabato 12 novembre 2016

12 Novembre

Dio… conosce i pensieri più nascosti.
Salmo 44:21

Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero… e conosci a fondo tutte le mie vie.
Salmo 139:2-3

Lo sguardo che vede tutto

Cosa sappiamo noi delle persone che ci stanno intorno, e cosa sanno loro di noi? Dietro alle apparenze, spesso ingannatrici, ognuno ha un suo mondo nascosto. Ci sono in me, come in ognuno di voi, una quantità di desideri, di sentimenti e di pensieri che nessuno intorno a noi conosce. Resteremmo meravigliati se vedessimo quanta tristezza si cela dietro a molti volti apparentemente gioiosi; non resteremmo meno meravigliati se scoprissimo che dietro alla facciata rispettabile di qualcuno, stimato da tutti, si nascondono pensieri e atti vergognosi.
Nonostante tutto, c’è uno sguardo che non possiamo ingannare, di fronte al quale nessuno può nascondersi: è lo sguardo di Dio, che vede tutto, ascolta tutto e conosce tutti i nostri pensieri, anche quelli più intimi. “Non v'è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto” (Ebrei 4:13).

A seconda della relazione che abbiamo con Dio, il suo sguardo può darci fastidio, oppure rassicurarci. Dio è il giudice di tutta la terra; come non temere il suo sguardo? Rifugiandoci tra le sue braccia, perché Dio è anche, per quelli che si rivolgono a lui, un Padre che ha dato il suo unico Figlio, Gesù Cristo, per salvarci e per mostrarci tutto il suo amore. Quindi, sapere che a Dio nulla è nascosto sarà confortante e rassicurante per chi lo conosce per fede come Padre, perché Egli vede anche tutti i nostri problemi, le nostre preoccupazioni e le nostre sofferenze, ed è pronto a intervenire se confidiamo in lui. 

venerdì 11 novembre 2016

11 Novembre

C'è un tempo per il giudizio di qualsiasi azione e, nel luogo fissato, sarà giudicata ogni opera.
Ecclesiaste 3:17

Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori.
Ebrei 3:7-8

Prendersi del tempo

Ogni mattina pensiamo di avere un credito di ventiquattro ore da spendere, e sappiamo che non abbiamo possibilità di recuperare il tempo perduto! Questa realtà ci deve forse incitare a utilizzare ogni minuto della nostra vita riempiendola di attività e di piaceri effimeri? Non dovremmo piuttosto sentire la necessità di non sprecare il tempo che ci è stato “prestato” e che passa “come un soffio” (Salmo 90:9)?
Come dobbiamo utilizzare il nostro tempo?
Nell’epoca in cui viviamo è difficile prendersi del tempo senza sprecarlo; ma fermarsi per riflettere e comprendere che cosa stiamo a fare sulla terra e quali obiettivi perseguiamo non è tempo perso. Misuriamo l’importanza di ogni nostra giornata. Utilizzare del tempo per leggere la Parola di Dio ed ascoltare quello che ci vuole dire dovrebbe essere una delle nostre priorità. Dio ci parla in molti modi; principalmente tramite la sua Parola, che è arrivata fino a noi attraverso i secoli, per farci conoscere la via della vita, per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo; poi ci parla anche attraverso le circostanze e gli eventi che attraversiamo.

Fermiamoci un momento per ascoltarlo! Il tempo non ci appartiene, quindi dobbiamo utilizzarlo prima di tutto per metterci in regola con Dio accettando Gesù come nostro personale Salvatore, ottenendo così la salvezza e la pace della nostra anima che è immortale.

giovedì 10 novembre 2016

10 Novembre

Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva; e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi.
Daniele 1:8

Non contaminarsi
Leggere Daniele 1

Daniele, con altri tre giovani Ebrei, era stato deportato a Babilonia al tempo in cui il re Nabucodonosor aveva conquistato Gerusalemme. Nonostante la loro condizione di deportati, Dio li benedisse e permise che la loro intelligenza, la loro saggezza e il loro comportamento li distinguessero dagli altri. Fu così che vennero selezionati per trascorrere un periodo (tre anni) durante il quale avrebbero perfezionato la loro cultura per essere ammessi al servizio del re.
A giudizio umano, era un’occasione eccezionale; i quattro amici avrebbero potuto finalmente vivere una vita sfarzosa, invece decisero con fermezza di non contaminarsi partecipando alle feste e ai banchetti reali, ma di mangiare solo legumi e bere solo acqua. Dopo un periodo di prova durato dieci giorni, il responsabile della loro formazione constatò che Daniele e i suoi tre amici non solo erano in ottima salute, ma avevano anche un’aspetto decisamente migliore rispetto a tutti gli altri giovani. Così poterono continuare la loro preparazione senza mescolarsi con gli altri e rimanere puri. In seguito Dio li ricompenserà abbondantemente per la loro fede e per averlo onorato con il loro comportamento.

Il mondo in cui viviamo è corrotto come quello dell’epoca di Daniele, e il credente, vecchio o giovane che sia, se non vigila rischia di contaminarsi; ma Dio è sempre lo stesso, e si compiacerà di benedirci se il nostro cuore sarà impegnato a vivere “irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo” (Filippesi 2:15).

mercoledì 9 novembre 2016

9 Novembre

Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!” Ma l'altro lo rimproverava, dicendo: “Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio?”
Luca 23:39-40

Due sguardi opposti

Visitando la Bretagna, possiamo ammirare molte chiese, testimonianza silenziosa della presenza secolare dei cristiani. Molte di queste sono decorate con magnifiche sculture, intagliate nel legno o nella pietra. Possiamo anche ammirare centinaia di dipinti che illustrano episodi che troviamo negli Evangeli.
Una di queste opere d’arte mi ha particolarmente colpito; l’artista aveva rappresentato la scena della crocifissione di Cristo. Gesù era al centro, e alla sua destra c’era un altro uomo crocifisso che guardava verso di lui, sembrava parlargli e il suo sguardo esprimeva speranza. Alla sua sinistra ce n’era un altro, condannato come lui, ma che voltava la sua faccia dall’altra parte mostrando tutta la sua durezza e la sua disperazione. Il contrasto tra questi due personaggi ci colpisce e ci fa riflettere.
Non vediamo anche noi nella società in cui viviamo i due atteggiamenti rappresentati dall’artista? Per molti la croce è un argomento di discussione o una cosa di cui beffarsi, mentre per altri la morte di Gesù produce adorazione e riconoscenza, perché hanno riconosciuto in Cristo colui che cancella i loro peccati, per introdurli con sé in paradiso.

martedì 8 novembre 2016

8 Novembre

Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita.
Apocalisse 2:10

Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno.
Filippesi 1:20-21

L’Evangelo a costo della propria vita

Il cristianesimo si diffuse molto in Boemia (l’attuale Repubblica Ceca) nel 10° secolo. Venceslao, salito al trono molto giovane, fu il primo re cristiano di quella nazione. Era stato allevato nella fede dalla sua nonna e favorì grandemente l’espansione della fede; ma fu accusato di vendere il paese ai missionari, e per questo dovette affrontare una violenta opposizione. Nel settembre dell’anno 929 suo fratello Boleslav, che era incredulo, dopo averlo minacciato, lo ferì gravemente all’uscita da una funzione religiosa. Invece di vendicarsi, il re gettò la spada e gridò: “Un cristiano non può essere fratricida”. Poco dopo morì chiedendo a Dio di perdonare suo fratello. Aveva solo vent’anni, ma il dono della sua vita non rimase senza conseguenze. Se suo fratello Boleslav I fu un re anticristiano, suo figlio, Boleslav II, fu chiamato “il Pio” e favorì l’espansione dell’Evangelo in tutto il paese.

Quante volte la fedeltà al Signore è costata la vita ai credenti! Ma il loro sacrificio non è stato vano. È sorprendente che durante le persecuzioni del 20° secolo c’è stato un numero di conversioni più alto che mai. La fede vivente si fortifica proprio durante i periodi di persecuzione perché il Cristo risuscitato mantiene ferma la fede dei suoi; e se permette che debbano anche perdere la loro vita, questo fa sì che altri prendano coraggio e proseguano nel cammino della fede. Cristo costruisce la sua Chiesa, la nutre e la purifica per poi prenderla con sé. La vita dei credenti non è per questa terra, ma per il cielo. Lì sarà il coronamento della loro vittoria. 

lunedì 7 novembre 2016

7 Novembre

Poi vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra. La terra e il cielo fuggirono dalla sua presenza… E vidi i morti… in piedi davanti al trono. I libri furono aperti… e i morti furono giudicati.
Apocalisse 20:11-12

La fine del mondo (II)

Quando Gesù ritornerà, solo i credenti, morti o viventi che siano, saranno tolti dalla terra. Tutte le persone che saranno morte nella loro incredulità e quelle viventi che non avranno accettato la salvezza che Dio offriva loro, rimarranno dove sono: gli uni nella loro tomba, e gli altri nelle loro attività quotidiane in attesa di raggiungere “i morti”. Dopo il rapimento dei credenti e prima che Cristo stabilisca il suo regno di pace e giustizia che durerà mille anni, ci saranno sulla terra delle grandi tribolazioni e dei cataclismi terribili.
Quando poi anche i mille anni del regno saranno passati, i cieli e la terra scompariranno e apparirà un gran trono bianco, e il Giudice supremo vi siederà sopra con autorità; in quel momento verranno aperti i libri che confermeranno le giuste condanne. Allora tutti i morti compariranno davanti al Giudice; rimarranno affascinati e confusi dalla maestosa gloria di Dio, ma si rammaricheranno per aver rifiutato la sua grazia, e saranno condannati ai tormenti eterni.

Le cose sono chiare: Dio non ci ha nascosto nulla riguardo alla nostra vita eterna e, ancora oggi, offre un’eternità di pace e di felicità, nel suo cielo, a tutti i peccatori che si ravvedono e credono al sacrificio espiatorio di Gesù. Tutti quelli invece che continuano a rifiutare questa salvezza subiranno le conseguenze eterne del loro rifiuto. “Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza?” (Ebrei 2:3).

domenica 6 novembre 2016

6 Novembre

In quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa saranno bruciate.
2 Pietro 3:10

Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso… e non scamperanno.
1 Tessalonicesi 5:3

La fine del mondo (I)

Alcune persone pensano che la fine del mondo sia imminente. Si direbbe che siano già arrivati i tempi in cui “la terra barcollerà come un’ubriaco” (Isaia 24:20). Ma Colui che l’ha creata la sostiene ancora con la parola della sua potenza (Ebrei 1:3), e lui solo deciderà quando verrà la fine. In ogni caso, dovranno passare ancora più di mille anni (la durata del regno di Cristo- Apocalisse 20:4) prima che i cieli e la terra attuali vengano distrutti.
Ma quello che è imminente, e che può avvenire ancor prima che abbiate finito di leggere questo foglietto, è il ritorno di Cristo, e nessun segno particolare lo preannuncerà. Il Signore Gesù verrà dal cielo in un batter d’occhio e chiamerà tutti quelli che gli appartengono; solo loro udranno la sua voce in quel momento. I riscattati, che in quel momento saranno già morti, risusciteranno, e insieme ai credenti viventi in quel momento saranno rapiti e rivestiti di un corpo glorioso. Tutti insieme andranno ad incontrare il loro Signore che li introdurrà nella casa di suo Padre, per essere con lui per sempre (1 Tessalonicesi 4:13-18). Questo momento glorioso sarà la risposta alla sua preghiera: “Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati…” (Giovanni 17:24).
Allora vi chiederete: “Che ne sarà di quelli che non hanno creduto al sacrificio di Cristo, e non hanno riconosciuto davanti a lui la loro colpevolezza?” Lo leggerete nel foglietto di domani.

sabato 5 novembre 2016

5 Novembre

Noi aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria.
Filippesi 3:20-21

Come abbiamo portato l'immagine del terrestre, così porteremo anche l'immagine del celeste.
1 Corinzi 15:49

Essere resi simili al Signore

Cosa sappiamo del cielo? Prima di tutto nel cielo c’è la presenza di Dio, dall’eternità e per l’eternità; c’è la “casa del Padre” (Giovanni 14:3). I credenti saranno con il loro Signore in una nuova condizione, uno stato di perfezione, che non possiamo nemmeno immaginare, e udranno delle “parole ineffabili che non è lecito all’uomo di pronunciare” (2 Corinzi 12:4).
Per introdurci nella casa del Padre, Gesù verrà di persona a prenderci, mostrando così la sua bontà nei nostri confronti. Ma Egli ha in vista per noi anche un altro cambiamento straordinario: trasformerà i nostri corpi rendendoli conformi al “corpo della sua gloria”.
Credenti, in quali condizioni compariremo alla presenza di Dio? Saremo simili al Signore! Non è meraviglioso pensare che i nostri corpi umani saranno resi conformi al corpo del Signore Gesù stesso? Quale segno profondo del suo amore per noi! Dio avrebbe potuto limitarsi a darci un nuovo corpo incorruttibile, invece ha voluto fare di più. Lui vuole che quando saremo alla sua presenza, siamo simili a suo Figlio.

Che gioia pensare che Cristo ben presto tornerà per renderci simili a lui! Viviamo con questo pensiero! Se i sentimenti dei nostri cuori sono orientati verso il cielo, là nella gloria dove vive il nostro Salvatore, vedremo ogni cosa terrena nella prospettiva dell’eternità.

venerdì 4 novembre 2016

4 Novembre

Vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo.
1 Tessalonicesi 1:9-10

“Ecco, sto per venire… Sì, vengo presto!”
“Amen! Vieni, Signore Gesù!”
Apocalisse 22:7, 20

Il rapimento dei credenti

Annunciando ai discepoli la sua partenza imminente verso la “casa del Padre”, Gesù aggiunse: “Tornerò e vi accoglierò presso di me” (Giovanni 14:3). Nei secoli, questa verità è andata dimenticata, forse perché sembrava impossibile che Gesù potesse risuscitare dei corpi ridotti in polvere, o che potesse dare ai viventi dei corpi gloriosi. Ma chi siamo noi per limitare la potenza di Dio? Colui che dal nulla ha creato l’universo, non può al suo ritorno portare in cielo dei corpi risuscitati o trasformati?
Il rapimento del patriarca Enoc (Genesi 5:24) è la prima testimonianza di questo grande mistero; nessun evento aveva preannunciato la data in cui sarebbe stato preso da Dio, nulla di particolare aveva preceduto quel momento. Enoc fu cercato, così come, molti secoli dopo, il profeta Elia anch’egli rapito in cielo venne cercato dai suoi discepoli, ma né l’uno né l’altro furono mai trovati (Ebrei 11:5; 2 Re 2:17).

Il ritorno del Signore è molto vicino. Non dobbiamo attendere chissà quale segno premonitore, e nemmeno preoccuparci di come avverrà; ci basta sapere che, come è scritto nella Parola di Dio, “il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore” (1 Tessalonicesi 4:16-17).