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sabato 29 febbraio 2020

“Il Padre vostro celeste sa”


(leggere Matteo cap. 5-7)

Nel testo di Matteo 5-7, conosciuto come "il sermone sul monte", il Signore espone i principi del "regno dei cieli"; ed è in quei passi che per la prima volta chiama Dio "Padre': Egli ci parla del nostro Padre numerose volte, e due volte usa l'espressione "il Padre vostro sa" (Matteo 6:8) e "il Padre vostro celeste sa" (v. 32).
Queste due espressioni caratterizzano i due aspetti della nostra vita cristiana, cioè in primo luogo le nostre relazioni intime con il Padre, la nostra vita spirituale, ciò che costituisce la "pietà"; in secondo luogo, il nostro cammino quotidiano in un mondo dove siamo stranieri. E' per questo che nel secondo caso il Signore parla del nostro Padre "celeste", per aiutarci a superare le ansie della vita e a ricercare le ricchezze di lassù.
Nel primo caso, dunque, si tratta della nostra vita spi­rituale, dei suoi bisogni e delle sue prove: la preghiera ne è una dimostrazione. Per mezzo di essa entriamo in comunione stretta con Dio, il nostro Padre "che vede nel segreto" (Matteo 6:6). a condizione che abbiamo uno spirito di dipendenza e una buona conoscenza della Sua volontà. Sappiamo allora che il Padre ci ascolta e sappiamo anche di avere le cose che gli abbiamo chiesto (1 Giovanni 5:14-15).
Grazie all'opera del Figlio, il nostro Salvatore, noi godiamo col Padre di una relazione d'amore e di fidu­cia, poiché è scritto che "il Padre stesso ci ama" (Gio­vanni 16:27). Abbiamo quindi la certezza delle Sue risposte (Giovanni 16:23-24) e la piena libertà di parla­re col nostro Padre. Questo passo mette in evidenza il carattere segreto delle nostre relazioni con Lui. Egli "è nel segreto", ed è nel segreto che lo troviamo e possia­mo aprirgli il nostro cuore.
Inoltre, sappiamo che è difficile parlare di ciò che ci sta a cuore in mezzo all'agitazione e ai rumori di questo mondo. Ciò che è profondo e vero richiede il silenzio e la pace di un luogo appartato (Matteo 6:6). Nell'angoscia, è con voce sommessa che spandiamo la nostra preghiera; e noi sappiamo che la "via" verso il "luogo santissimo" (Ebrei 10:19) ci è aperta e conosciamo la dimora segreta dell'Altissimo (Salmo 91 :1).
Notiamo pure che nei versetti 1-4 di Matteo 6 c'è l'attività dei credenti verso il prossimo, e nei versetti 16-­18 la loro attività verso Dio. Le loro opere, se sono fatte soltanto per Dio (e questo solo Lui lo sa) hanno un grande valore ai Suoi occhi. La ricompensa è allora un segreto tra il Padre e un suo figlio. Nello stesso modo, se ci umiliamo davanti a Lui - e i motivi per farlo non ci mancano - non sono "le vesti", che i nostri fratelli possono vedere, che dobbiamo "stracciare"; sono i nostri cuori che devono essere "stracciati" (Gioele 2:12-14); e quelli solo il Padre li vede e li conosce. "II vostro Padre sa le cose di cui avete bisogno", dice il Signore. La nostra benedizione, la nostra gioia e la nostra consolazione derivano dalla conoscenza che il nostro Padre ha dei nostri veri bisogni. "Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre" (Giacomo 1:16).
Nel secondo passo, "il Padre vostro celeste sa", il Signore mette in opposizione il privilegio dei servitori di Dio con le miserie di coloro che corrono con accanimento dietro il denaro e il benessere materiale. "Voi non potete servire Dio e Mammona" (Matteo 6:24). Coloro che servono Mammona non desiderano altro che mangiare, bere e godersi la vita; ma "il regno di Dio non consi­ste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Romani 14:17).
"Il Padre vostro celeste sa ...". E' il carattere celeste del regno che ci invita a pensare prima di tutto ai bisogni della nostra "nuova natura", nella certezza che le cose che quelli del mondo ricercano ansiosamente il Padre ce le darà "in più”.
Come potremo ricercare con affanno queste cose se apprezziamo l'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù nostro Signore e se c'è in noi "lo stesso senti­mento" che è stato in Lui (Filippesi 2:5)? Se ci sono degli esercizi, delle fatiche, degli impegni difficili, l'e­nergia viene solo da Dio. Il Signore dice: "Guardate gli uccelli del cielo... osservate come crescono i gigli... Cer­cate prima il regno e la giustizia di Dio..." (Matteo 6:26, 28,33). Abbiamo certamente provato più di una volta lo stesso esercizio della vedova di Sarepta, che si tro­vava nella completa miseria, quando il profeta Elia le ha chiesto di fare "prima una piccola focaccia" per lui (1 Re 17:13). Gli uccelli del cielo e i fiori dei campi! Dio dà il nutri­mento a gli uni e riveste gli altri di bellezza, ma il corpo e la vita dei Suoi valgono molto di più di quelle creatu­re, poiché li ha acquistati al prezzo della vita del Suo amato Figlio.
Il nutrimento e il vestiario sono necessari. Il nostro Padre celeste ce li dà "in più" (Matteo 6:33), e noi lo ringraziamo; ma sappiamo che il valore della vita e del corpo proviene dal fatto che i riscattati sono "viventi a Dio, in Cristo Gesù" (Romani 6:11), e che il loro corpo, che appartiene al Signore, dev'essere presentato in "sacrificio vivente, santo gradito a Dio"; e questo sarà il nostro "culto spirituale" (Romani 12:1).


G.P. Fuzier

venerdì 28 febbraio 2020

28 Febbraio


La nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.
2 Corinzi 4:17-18

Anche l’inverno ha le sue bellezze

Che meraviglia questa mattina! Ieri sera c’era una nebbia fitta, ed ora ecco un bel cielo senza nubi, un sole splendente e tutti gli alberi rivestiti di una spessa bianchissima brina. Che quadro magnifico! Eppure la brina non è altro che freddo e umidità; quegli alberi spogli di solito non sono attraenti, ma sotto la luce del sole offrono uno spettacolo fiabesco.
Amici credenti, cos’è che produce il freddo nella nostra vita? La solitudine, la malattia, l’insuccesso, l’incomprensione, la sofferenza? E cosa fare in questi momenti difficili? Se mediante la fede cerchiamo il Signore, vedremo la nostra vita illuminata dalla Sua presenza radiosa. Abbiamo tutti conosciuto dei credenti che, nella prova, hanno mostrato calma, coraggio, fiducia, speranza. La loro vita era come uno specchio della bellezza di Cristo.
“La nostra momentanea, leggera afflizione – scriveva l’apostolo Paolo ci produce un peso eterno di gloria”. La prova può essere fisica o morale, ma è definita momentanea e leggera, in confronto alla gloria che ci è destinata nell’eternità. Parole stupefacenti, ma che vanno ben comprese: non sono la prova e la sofferenza in se stesse ad avere del valore, ma ciò che Dio da esse ricava nella nostra vita. Guardiamoci indietro. In quelle penose situazioni Dio ci ha sostenuti, accompagnati, consolati e formati, affinché fossimo “a lode della gloria della sua grazia” (Efesini 1:6). Quanta riconoscenza gli dobbiamo, e quanto amore!

giovedì 27 febbraio 2020

27 febbraio

Cristo… ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce.
1 Pietro 2:24

Signore, ti amo e ti adoro

Ti amo, Signore, ti adoro perché
hai tanto sofferto per me.
Ti lodo, Signore, con tutto il mio cuor,
per l'incomprensibile amor!
Di porpora un manto beffardo,
di spine una vile corona,
e dentro ai tuoi occhi lo sguardo
che soffre, sopporta e perdona.
La croce, Signore, ti han dato
al posto di un trono di gloria,
ignari che il loro peccato
segnava per te la vittoria.

Ma cosa poteva la morte
di fronte a chi ha vita in se stesso?
Dell'Ades e delle sue porte
Tu tieni le chiavi e il possesso.
Or Tu sei vivente, Signore,
e io vivo in te per la fede
perché Tu, gran Dio Salvatore,
dai vita in eterno a chi crede.

E che meraviglia, che onore,
vedere il tuo volto di gloria!
Del tuo sacrificio d'amore
per sempre serbar la memoria!
Veder le tue mani e i tuoi piedi
che un dì sanguinarono in croce
e a Te, che sul trono già siedi,
ridire, cantando a gran voce:
Ti amo, Signore, ti adoro perché
hai tanto sofferto per me.
Ti lodo, Signore, con tutto il mio cuor,
per l'incomprensibile amor!
(dal CD “Al di là delle nuvole”)

mercoledì 26 febbraio 2020

26 febbraio


Dio è luce.
Dio è amore.
1 Giovanni 1:5; 4:8

Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere.
Giovanni 1:18

Conoscere Dio

La creazione ci fa comprendere l’esistenza di Dio. Lo fa in modo tanto evidente da rendere non scusabili quelli che rifiutano di riconoscere che c’è voluto un Architetto e un Artefice per concepire e realizzare una tale opera (Romani 1:20).
Ma c’è differenza fra sapere che Dio esiste e conoscerlo. Per conoscere Dio, ci vuole più dell’intelligenza e della sapienza umana, perché “l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente” (1 Corinzi 2:14). Bisogna che sia Dio a rivelare agli uomini le proprie caratteristiche in modo che questi riescano a comprenderle. E lo ha fatto tramite la Bibbia e soprattutto il Suo Figlio Gesù Cristo. E’ Lui che ha messo in evidenza due caratteristiche essenziali di Dio: la luce, che rivela il peccato che è in me, e l’amore che vuole cancellarlo. Conoscere Dio significa aver fatto personalmente l’esperienza della luce che svela il peccato e dell’amore che perdona i peccatori che si pentono.
L’esperienza del malfattore crocifisso accanto al Signore illustra bene tutto questo: una freccia penetra nella sua coscienza e lui si riconosce colpevole, e lo confessa. E subito sente dalla bocca del Signore la risposta della grazia: “Oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23:39-43).
Se credi in Dio ma ancora non lo conosci, leggi la Bibbia con umiltà ed Egli si farà conoscere. Ma incomincia subito, prima che sia troppo tardi!

martedì 25 febbraio 2020

25 febbraio


Di te mi ricordo nel mio letto, a te penso nelle veglie notturne. Poiché tu sei stato il mio aiuto, io esulto all’ombra delle tue ali.
Salmo 63:6, 7

Una Bibbia non scritta circola in prigione

Come procurarsi una Bibbia nelle prigioni di certi Paesi? Molti cristiani imprigionati per la loro testimonianza di fede hanno dovuto accontentarsi dei versetti che ricordavano a memoria. Sovente li hanno messi in comune, e così sono riusciti a ricostituire alcune parti della Bibbia. Ecco la testimonianza di una carcerata cristiana in un paese a regime totalitario nemico dei cristiani:
“Dopo il lavoro, alcune donne si avvicinavano a noi che eravamo conosciute per la nostra fede. Ci chiedevano con insistenza di recitare i testi della Bibbia che ricordavamo a memoria. Avevano sete di parole di speranza, di consolazione e di vita. Non avevamo una Bibbia. Noi stesse ne sentivamo il bisogno, più del pane. Se avessi imparato più versetti a memoria! Comunque sia, ogni giorno ripetevamo i passi che ricordavamo. Alcune cristiane avevano imparato lunghe porzioni della Scrittura mentre erano ancora libere, prevedendo che un giorno sarebbe toccato a loro di essere arrestate. Così avevano portato il loro tesoro in quella prigione.
Qualche volta, altre carcerate litigavano violentemente. Noi, coricate nei nostri giacigli, ricercavamo nella nostra memoria quelle parole che ci aiutavano a pregare e a pensare al nostro Dio durante le lunghe notti d’insonnia. Condividevamo con le nuove arrivate quello che sapevamo. È in questo modo che una Bibbia non scritta circolava in tutte le prigioni di quel Paese, portando pace e consolazione.”
(da uno scritto di Sabina Wurmbrand)

lunedì 24 febbraio 2020

24 febbraio


Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.
Romani 8:1

Quale Dio è come te, che perdoni l’iniquità? … Egli getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati.
Michea 7: 18-19

Colpevolezza

Molti psicologi sostengono che il sentimento di colpevolezza può nuocere allo sviluppo della personalità. Secondo loro, ognuno dovrebbe superare questo “complesso” per costruirsi un equilibrio psicologico armonioso.
Come cristiani, non possiamo condividere del tutto questo pensiero. Sovente gli psicologi vanno a scavare nel passato dei loro pazienti per analizzare i motivi del loro disagio. Ma in tale ricerca si rischia di dimenticare la nozione di bene e di male. Il problema non è come riuscire a non sentire più il peso delle proprie colpe. Quando si vuol tranquillizzare la coscienza ad ogni costo, ci si dimentica che ognuno di noi è responsabile dei propri atti, anzitutto davanti a Dio, e poi davanti ai propri simili.
Dio vuole togliere i sensi di colpa che pesano su ogni essere umano, e solo Lui può farlo. D’altra parte, però, data la Sua  perfetta giustizia, non può passare alla leggera sopra il male e il peccato. Ogni colpa, ogni peccato, dev’essere giudicato. Ed è proprio qui che è intervenuto l’immenso amore di Dio verso gli uomini. Gesù Cristo ha accettato di subire il giudizio di Dio al posto di tutti quelli che riconoscono il proprio stato di peccato e confidano in Lui. I sensi di colpa, che tutti noi inevitabilmente abbiamo, vanno confessati a Dio. Ai piedi della croce dobbiamo deporre il fardello delle nostre trasgressioni. E il perdono di Dio cancella le colpe e ci libera! “Non mi ricorderò più – dice Dio – dei loro peccati e delle loro iniquità” (Ebrei 10:17).
“Beato l’uomo a cui la trasgressione è perdonata e il cui peccato è coperto!” (Salmo 32:1).

domenica 23 febbraio 2020

23 febbraio


Recarono (a Gesù) tutti i malati colpiti da varie infermità e da vari dolori, indemoniati, epilettici, paralitici…
Matteo 4:24

Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme.
1 Pietro 2:21

Gesù Cristo e gli altri

William Booth, il fondatore della missione “Esercito della Salvezza”, per un contrattempo non riuscì ad essere presente a un’importante riunione della sua organizzazione. Allora fece pervenire ai delegati un messaggio con due sole parole: “Gli altri”. Era ciò che gli premeva: che in ogni decisione si tenesse conto degli altri.
Pensiamo all’atteggiamento del Signore verso gli uomini e le donne del suo tempo. Non ha mai disprezzato né respinto nessuno. Anzi, è andato contro corrente onorando quelli che la società del suo tempo disdegnava e accogliendo quelli che essa respingeva. Permetteva ai lebbrosi di avvicinarsi a Lui (Matteo 8:2-4) e ha guarito centinaia di persone nell’anima e nel corpo. Ha avuto delle cure particolari verso i poveri e gli emarginati, più aperti di molti altri al messaggio del Vangelo.
Nel Suo ministero così vario, il Signore ha sempre dimostrato una grande compassione per gli esseri umani, perché li amava! Era il Buon Pastore, un pastore che s’inoltra in zone inospitali, sfidando i rischi, affrontando i pericoli, per cercare e salvare anche una sola pecora perduta (Luca 15:3-7). Il Signore è arrivato fino a dare la propria vita per le sue pecore (Giovanni 10:11). È contemplando la croce che si misura il vero valore che l’essere umano ha per Dio.
E’ contemplando la croce che anche tu, lettore, capirai quanto hai bisogno del perdono di Dio e quanto Dio ti ama.

sabato 22 febbraio 2020

22 febbraio

Possiamo dire con piena fiducia: “Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l’uomo?”
Ebrei 13:6

Passaporto per la tranquillità

Il sindaco di una città francese ha distribuito gratuitamente a tutti i concittadini un libretto intitolato “Passaporto per la tranquillità”, che dà dei consigli su come comportarsi in caso di eccessiva calura, d’incendio o di aggressione, e suggerisce dei semplici accorgimenti per prevenire scippi, raggiri e furti nelle abitazioni e nei veicoli.
Quel libretto può essere certamente utile in molte situazioni della vita quotidiana, ma io vorrei proporvi un altro “passaporto per la tranquillità” che molti veri cristiani hanno già sperimentato. Questo “documento” è consegnato da Dio stesso: è il Suo perdono, che Egli concede – non ci stanchiamo di dirlo – a tutti quelli che mettono la loro fiducia in Gesù Cristo.
È il tuo caso, lettore? Se puoi rispondere “sì”, allora Dio si fa carico di te, completamente. Egli ti dice: “Non temere perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio!... Non temere, perché io sono con te” (Isaia 43:1, 5).
Come possiamo essere inquieti se realizziamo queste promesse del Dio sovrano, che ci ama e vuole occuparsi di noi? Nessun dettaglio della nostra vita lo lascia indifferente. Egli ci invita a parlargli di tutto ciò che ci preoccupa: “In ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Filippesi 4:7). “Chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo, senza paura di nessun male” (Proverbi 1:33).

venerdì 21 febbraio 2020

21 febbraio

Così parla il SIGNORE: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo… e il cui cuore si allontana dal SIGNORE!”
Geremia 17:5

Gesù rispose e disse loro: “Abbiate fede in Dio!”
Marco 11:22

Credere nell’uomo?

È possibile essere, come sosteneva un celebre filosofo, “un incorreggibile ottimista che continua ad avere fiducia nell’uomo, nelle sue capacità di evolversi e di diventare migliore”? Il 20° secolo detiene il record di conflitti mondiali della storia; forse che il 21° vedrà gli uomini distribuire equamente le ricchezze, venire incontro ai bisognosi, dare nutrimento e vestiario ai bambini di tutto il mondo, permettere loro di andare a scuola e di sentirsi protetti? Cesseranno le violenze, l’egoismo, l’immoralità?
Nessuno che ascolti i media o legga i giornali può farsi illusioni e stare tranquillo. La Parola di Dio è molto chiara: “Sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori… amanti del piacere anziché di Dio” (2 Timoteo 3:1, 2). “Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre… perché nazione insorgerà contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi” (Matteo 24:6, 7).
Non facciamoci illusioni. Il mondo, a causa del suo rifiuto di Dio, andrà di male in peggio fino al tempo dei Suoi giudizi. Le promesse di pace, di benessere e di gioia che Dio fa sono per l’anima del credente e si prolungano, dopo la morte, nell’eternità. Esse si basano sul sacrificio di Cristo alla croce, sul perdono dei peccati, sul libero accesso alla presenza di Dio grazie alla fede in Lui.
Lettore, non ti preoccupare degli avvenimenti. La salvezza della tua anima vale infinitamente di più di tutti i beni di questo mondo!

giovedì 20 febbraio 2020

20 febbraio


Crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra.
Uno dei malfattori appesi lo ingiuriava… Ma l’altro... diceva a Gesù: “Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. E Gesù gli disse: “Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso”.
Luca 23:33, 39-43

I due malfattori crocifissi

A Gerusalemme, tre condannati sono diretti verso il Golgota per subire l’infamante e terribile supplizio della crocifissione. Ognuno porta la propria croce. Due sono malfattori. Il terzo, Gesù, pur essendo stato riconosciuto innocente, è stato condannato dal procuratore romano per compiacere alla folla.
I due malfattori vengono crocifissi ai lati del Signore. Incredibilmente, sentono che chiede a Dio, Suo Padre, la grazia per i nemici: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34). I passanti, i capi religiosi e i due malfattori si fanno beffe di Lui e lo insultano.
Ma mentre uno dei malfattori continua a ingiuriarlo, l’altro smette. Osserva quel condannato straordinario e rimprovera il suo compagno, riconosce la propria colpa e ne accetta il castigo. Ma soprattutto riconosce l’innocenza di Gesù e lo confessa come Figlio di Dio, re di un regno futuro. Così, gli chiede umilmente di ricordarsi di lui quando sarà giunto in quel regno. La risposta della grazia del Signore va oltre la domanda: “Oggi – gli dice – tu sarai con me in paradiso”. Non aveva tempo per fare delle buone opere o per essere battezzato. Soltanto la fede nel Figlio di Dio crocifisso lo ha introdotto, perdonato, alla presenza di Dio. L’altro malfattore, invece, persiste nella sua ribellione e nei suoi insulti.
Questa scena illustra i due atteggiamenti che ogni essere umano, ancora oggi, assume di fronte all’amore del Salvatore crocifisso. Qual è il tuo, lettore?

mercoledì 19 febbraio 2020

19 febbraio


I fratelli, avute nostre notizie, di là ci vennero incontro… e Paolo, quando li vide, ringraziò Dio e si fece coraggio.
Atti 28:15

Vedersi e parlarsi

Qualche studioso asserisce che i lattanti allevati negli istituti il cui personale, per motivi igienici, porta sempre una mascherina sul volto, corrono il rischio di non crescere normalmente. Non vedono sorrisi e odono a malapena quelle paroline amorevoli che fanno parte delle cure indispensabili per i bambini piccoli.
Così, i nostri rapporti fra credenti per il nostro benessere spirituale necessitano di relazioni interpersonali spontanee e sincere, “a tu per tu”, senza nessuna maschera.
Se non ci guardiamo in viso, come trasmettere la dolcezza d’un sorriso, lo sguardo, il linguaggio dei gesti, tutti quegli atteggiamenti che esprimono affetto? E se non ci si vede, come si può pregare insieme? Quanti malintesi, divergenze, incomprensioni sarebbero evitati se uno scambio diretto prendesse il posto di una e-mail o di una breve comunicazione telefonica!
Teniamo presente l’esempio del nostro Signore. Non si è accontentato di parlarci dall’alto dei cieli. Lui, Dio da ogni eternità, è venuto in persona verso di noi, in forma umana perché noi potessimo vederlo e parlargli. Si è avvicinato alle folle, ma anche singolarmente a dei lebbrosi, a degli invalidi, a una donna colpevole. Li ha ascoltati, guardati, toccati, ha parlato con loro. Oggi non vediamo il Signore di persona, ma la fede ce lo rende vivo e presente. “Credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8).

martedì 18 febbraio 2020

18 febbraio

Quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze.
Isaia 40:31

Ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina.
2 Pietro 1:4

Le promesse divine

Col passare degli anni, o se sopraggiungono malattie, le nostre forze fisiche possono diminuire, le limitazioni aumentare, le prove farsi più pesanti. Così la delusione e lo scoraggiamento possono colpire anche il credente. Ma le promesse del Signore sono per tutte le età e per ogni circostanza. Con la fiducia e la sottomissione della fede, il credente affaticato può nutrirsi delle certezze che la Parola di Dio gli dà. Contare su di Lui giorno dopo giorno è il segreto della forza e di una pace stabile.
Il Signore Gesù, alla croce, ha compiuto l’opera che permette a ciascuno di noi, per quanto peccatore sia, di essere riconciliato con Dio mediante la fede in Lui. Questa riconciliazione è il fondamento della relazione fra Dio e la persona che mette la sua fiducia in Lui. Noi siamo portati a dimenticare questa verità quando ci troviamo di fronte alla prova. Ma la promessa che Dio ha fatto ai suoi tramite la Sua Parola rimane invariata: “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Romani 8:28).
Facciamo nostre queste dichiarazioni divine. Allora ci sarà più facile resistere allo scoraggiamento e affidarci agli interventi della Sua grazia. Le promesse di Dio sono le sole che possono sostenere il credente più debole nelle situazioni più difficili.

Sulle promesse tue, Signore,
possiamo in pace riposare;
sono fondate sul tuo amore
che noi vogliamo qui esaltare.

lunedì 17 febbraio 2020

17 febbraio


Mosè fu fedele in tutta la casa di Dio come servitore… ma Cristo lo è come Figlio sopra la sua casa; e la sua casa siamo noi.

Ebrei 3:5-6


La nuova famiglia di Dio


Le antiche popolazioni erano costituite da un certo numero di famiglie, ciascuna designata col nome del suo capo. Attorno al capo famiglia, gravitavano diverse persone riconosciute come appartenenti alla famiglia: moglie, figli, servi, "clienti" (vale a dire protetti).
I figli non avevano molti diritti più dei servi, almeno fino al momento in cui ricevevano il titolo di figlio col diritto all’eredità e alla partecipazione agli affari della casa. La considerazione e il potere che una famiglia godeva erano in rapporto alla moralità dei suoi membri, a come venivano rispettati i doveri civici, alla rettitudine negli affari e alla sua coesione nelle avversità. Il comportamento di ogni membro aveva una grande influenza sulla reputazione del capo famiglia e della famiglia nel suo insieme.
Ogni credente, oltre ad essere un membro della propria famiglia terrena, appartiene alla grande famiglia di Dio. A quelli che credono, Dio ha dato il diritto di diventare suoi figli (Giovanni 1:12), e “se siamo figli siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Romani 8:17).
Fino alla risurrezione del Signore, la casa di Dio era il popolo d'Israele di cui facevano parte soltanto i discendenti di Abraamo; i non Ebrei erano esclusi. Ma dopo la risurrezione del Signore questa barriera è caduta. L'unica condizione per essere ammessi a far parte della famiglia di Dio è la fede in Gesù Cristo. Per questo Paolo può scrivere ai credenti greci di Efeso: “Non siete più né stranieri né ospiti, ma… membri della famiglia di Dio” (Efesini 2:19). Onoriamo il nostro “Capofamiglia” e dimostriamogli, con una vita santa, l’amore che abbiamo per Lui.

domenica 16 febbraio 2020

16 febbraio


Così parla il SIGNORE… Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio… Perché tu sei prezioso ai miei occhi, sei stimato e io ti amo.
Isaia 43:1, 4

Una piena fiducia nell’aiuto del Signore


Che bell’esempio quello di Esdra! Doveva rientrare a Gerusalemme con altri Ebrei dopo settant’anni di deportazione a Babilonia, e aveva da intraprendere un viaggio lungo e pericoloso, durante il quale poteva cadere in un’imboscata nemica o nelle mani di briganti. Visto che il re Ciro era stato così disponibile da permettere che partissero, perché non chiedergli una scorta armata? Ma poiché Esdra aveva reso questa bella testimonianza, “la mano del nostro Dio assiste tutti quelli che lo cercano”, ora si vergognava di chiedere al re una scorta armata e dei cavalieri che li difendessero per strada (8:22). Così non chiesero nessuna scorta. Esdra, comunque, pur essendo convinto che la mano del suo Dio era su di lui, non si affrettò a fare i preparativi e a partire alla volta di Gerusalemme, ma incominciò con l'umiliazione e il digiuno! “Io bandii un digiuno per umiliarci nel cospetto del nostro Dio, per chiedergli un buon viaggio per noi, per i nostri bambini e per tutto quello che ci apparteneva” (Esdra 8:21). Alla fine partirono, confidando in Dio solo.
Anche noi credenti dobbiamo rendere davanti al mondo la stessa testimonianza. Noi contiamo su Dio, ed è giusto che mostriamo nella pratica, come ha fatto il fedele Esdra, che l’aiuto di Dio ci basta e che abbiamo fiducia che non ci mancherà. Non ce l’ha forse promesso?
Umiliamoci dunque per le nostre mancanze, ma poi mettiamo nel Signore tutta la nostra fiducia. “Io sono con voi tutti i giorni – ha promesso il Signore – sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20). “Noi aspettiamo il SIGNORE; egli è il nostro aiuto e il nostro scudo. In lui, certo, si rallegrerà il nostro cuore, perché abbiamo confidato nel suo santo nome” (Salmo 33:20, 21).

sabato 15 febbraio 2020

15 febbraio

Quando sentirete parlare di guerre e di sommosse, non siate spaventati; perché bisogna che queste cose avvengano.
Luca 21:9

(Gesù disse:) “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti”.
Giovanni 14:27

Minacce sull’umanità

Verso la metà del secolo scorso, un gruppo di scienziati ha previsto il rischio imminente di estinzione di ogni vita umana: “Per la prima volta dall’origine della vita sulla terra, una creatura dispone della possibilità di annientarne milioni di altre e di annientare se stessa. L’aspetto più sorprendente è che la macchina senz’anima creata dall’essere umano, chiamata civiltà, è in grado di produrre questo risultato spaventoso in tempi brevi”. Non vogliamo commentare questa triste constatazione, ma dobbiamo ammetterne l’evidenza. La Bibbia dichiara che nel principio Dio ha creato il mondo. Il suo desiderio era la felicità dell’uomo. Ma, volendo essere indipendente dal suo Creatore, l’uomo ha disubbidito, e il peccato è entrato nel mondo.
Sull’uomo pesa ormai un giudizio irrevocabile: la morte, “salario del peccato” (Romani 6:23). Da allora, conflitti e guerre non hanno smesso di colpire l’umanità. La Parola di Dio ci avverte che il mondo finirà (2 Pietro 3:10), ma questi avvertimenti, per quanto gravi, non devono avere un effetto scoraggiante, anzi, devono spingerci verso Dio. Con insistenza la Bibbia ci indica la via della salvezza. Gesù Cristo è venuto sulla terra per salvare quelli che, riconoscendo il loro stato di peccato, mettono la loro fiducia in Lui. Minacce terribili incombono sul mondo, ma chi crede è al riparo, e può riposarsi sull’amore e sulla potenza di Dio.

venerdì 14 febbraio 2020

14 febbraio


“Se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l’avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto. ‘Lavati, e sarai guarito’”.
2 Re 5:13

Chiunque crede in lui (Gesù Cristo) riceve il perdono dei peccati.
Atti 10:43

Non tornerà più nella sua casa
(Giobbe 7:10)

Nel paese, la notizia si è diffusa rapidamente: “Il signor B. è morto”. E i commenti non si sono fatti attendere.
– Non andava mai in chiesa; però era stato battezzato.
La Bibbia dice: “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato” (Marco 16.16). Il solo battesimo, senza la fede, non salva.
– Era molto servizievole; Dio ne terrà conto.
“È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede… Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9). Nessuno è salvato per le sue buone opere o la sua buona condotta.
– Ho conosciuto i suoi genitori; erano dei credenti che avevano pregato molto per lui. Ora dobbiamo noi pregare per la sua anima.
Nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto. Il riscatto dell’anima sua è troppo alto” (Salmo 49:7-8). La fede dei genitori, dei nonni o degli amici non salva nessuno. È durante la nostra vita sulla terra che dobbiamo metterci in regola con Dio.
– Non dobbiamo pensare che Dio sia troppo rigoroso.
“Dio è amore” (1 Giovanni 4:8), è vero. Dio ama il peccatore, ma non sopporta il peccato. È scritto che ha “gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male” (Abacuc 1:13), e tutti quelli che moriranno nei loro peccati saranno giudicati secondo le loro opere (Apocalisse 20:12). Ma oggi ancora il Dio d’amore offre gratuitamente la Sua grazia e il perdono a chi crede in Cristo Gesù.

giovedì 13 febbraio 2020

13 febbraio

Ecco una voce dalla nuvola che diceva: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo”.
Matteo 17:5

Il SIGNORE si è compiaciuto per amore della sua giustizia.
Isaia 42:21

“Cristo… non commise peccato”
(1 Pietro 2:22)

Il racconto della vita di Gesù Cristo è scritto nei Vangeli da testimoni dell’epoca, condotti dallo Spirito Santo. Siamo turbati constatando che, specialmente in questi ultimi anni, alcuni hanno messo in atto la loro immaginazione, le loro capacità letterarie ed artistiche con lo scopo di snaturare queste testimonianze e mettere così in dubbio la vita santa del Figlio di Dio. Tremiamo al pensiero del giudizio che una tale bestemmia comporta. Lasciamoci illuminare dalla bellezza morale di Colui che ha potuto dire: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Giovanni 14:9).
Seguiamo il Signore nella Sua vita, accompagnato dai Suoi discepoli. Venuto dal cielo, ha attraversato un mondo corrotto senza che nessuna tentazione abbia trovato eco nel Suo cuore. “È andato dappertutto facendo del bene” (Atti 10:38). È stato contrastato e ingiuriato, ma “oltraggiato, non rendeva gli oltraggi” (1 Pietro 2:23). Poiché era senza peccato, ha potuto farsi carico dei peccati di tutti quelli che credono in Lui, e li ha cancellati, avendo subito Lui al loro posto il giudizio che la giustizia di Dio esigeva. È morto crocifisso, poi è stato risuscitato ed elevato al cielo. Dio in due occasioni ha dichiarato dal cielo: “Questo è il mio Figlio diletto”.
Lettore, se qualche volta ti è sfuggita una frase che ha macchiato la figura del Signore Gesù, sappi che Egli ha interceduto per te alla croce. Per quelli che lo crocifiggevano ha pregato: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34).

mercoledì 12 febbraio 2020

12 febbraio

Mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi.
Romani 5:6

Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo.
1 Giovanni 5:11

Cercavo la morte, ho ricevuto la vita

Orfano di padre, abbandonato da mia madre quando avevo due anni, sono cresciuto in un orfanotrofio. L’educazione severa che ho ricevuto, priva di affetti, mi ha inasprito e mi ha fatto diventare un ribelle. A diciotto anni ero libero, me ne sono andato dall’orfanotrofio e sono vissuto come volevo, dandomi a ogni sorta di vizio. Alcol e droga mi hanno ridotto in miseria. Sono stato più volte in prigione e poi, per vent’anni, sono vissuto per strada, senza un tetto, senza speranza.
Un giorno ho incontrato un cristiano che mi ha offerto un Nuovo Testamento. L’ho letto, ma non ho trovato sollievo. Però, alcuni brani che parlavano di un Dio d’amore si sono impressi nella mia mente. Così mi sono messo alla ricerca di quel Dio in varie chiese, ho partecipato a pellegrinaggi, ma senza esito. Scoraggiato, mi sono dato ancora di più alla droga e all’alcol. Non vedevo altra via d’uscita che la morte. Ho anche tentato il suicidio.
Ma un giorno, che non dimenticherò mai, tutto è cambiato. Mentre chiedevo l’elemosina per strada, sono stato avvicinato da due ragazzi che mi hanno parlato di Gesù il Salvatore, il solo in grado di farmi uscire da quella miseria. Questo è stato il punto di partenza della mia nuova vita. Il mio passato era davanti a me, in tutto il suo orrore. Ma Dio, mediante la Sua Parola, mi ha fatto sperimentare il Suo perdono e il Suo perfetto amore in Gesù Cristo. Il passato è stato cancellato! I miei peccati lavati dal Suo sangue! Da quel giorno, io so che Lui mi ama; ne faccio l’esperienza ogni giorno.

Federico

martedì 11 febbraio 2020

11 febbraio

Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino… Dio attestò di gradire le sue offerte.
Ebrei 11:4

Essere graditi a Dio

All’ingresso del giardino di Eden Dio ha messo dei cherubini per impedire che l’uomo peccatore vi rientrasse. Ormai Adamo è fuori, a lavorare col sudore della sua fronte una terra ingrata che gli avrebbe prodotto spine e triboli. Caino, suo figlio, è un lavoratore della terra. Niente di male se non avesse la pretesa che Dio gradisse i frutti del suo lavoro, prodotti da quel suolo maledetto, e la presunzione che quell’offerta gli avrebbe consentito di instaurare col Creatore un rapporto di pace.
Noi non sappiamo quale fosse, allora, il livello di conoscenza che si potesse avere di Dio; ma un fatto era noto: Dio aveva ucciso un animale per procurare ad Adamo e ad Eva un “abito” che consentisse loro di sopportare la Sua santa presenza senza “vergogna” e le tristi conseguenze della loro nudità. Dunque, una vittima innocente era stata sacrificata al posto dei colpevoli e in loro favore. Non per niente Abele, l’altro figlio, offriva a Dio i primogeniti del suo gregge e il loro grasso, a conferma che i Suoi diritti gli erano ben noti. Ma era così difficile per Caino procurarsi un agnello da offrire a Dio?
Dio non tiene mai segrete le Sue sante esigenze; in ogni tempo le ha rivelate all’uomo in modo chiaro e senza equivoci. Caino è consapevole delle “preferenze” del Creatore, ed è anche esortato, consigliato, spinto a rinunciare a quel comportamento. Ma lui si oppone a Dio e inverte i ruoli. Invece di rinunciare alla propria volontà e sottomettersi a quella di Dio, pretende che sia Dio a rinunciare alle proprie sante esigenze! Alla fine, per invidia, Caino uccide Abele!
Quanta gente ancora oggi si ostina a difendere le proprie idee, e si rifiuta di ascoltare la Parola di Dio, di ubbidire a Lui e di sottomettersi!

lunedì 10 febbraio 2020

10 febbraio

“Quando peccheranno contro di te… e ti sarai sdegnato contro di loro… se tornano a te con tutto il cuore e con tutta l’anima… esaudisci dal cielo… le loro preghiere e le loro suppliche… Perdona al tuo popolo”.
1 Re 8:46-50


Dopo 37 anni di prigione


La fine del libro dei Re ci riferisce la triste storia del re Ioiachin (610 anni prima di Cristo). Diventato re a diciotto anni, regnò soltanto tre mesi, e la Scrittura dice di lui: “Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE” (2 Re 24:8-9). Il re di Babilonia, Nabucodonosor, assediò Gerusalemme e deportò il re insieme ad altri diecimila prigionieri. Ioiachin trascorrerà ben 37 anni in prigione. Finalmente, un altro re di Babilonia lo fece uscire, gli parlò benevolmente e poi lo ammise alla tavola reale (2 Re 25:27-29). Che destino incredibile per quel re vissuto prigioniero per quasi tutta la vita!

Questo racconto illustra la grazia di Dio che può ogni cosa, anche quando tutto sembra perduto. È un’immagine della grazia divina che Cristo ha portato agli uomini quand’è venuto sulla terra, adempiendo le parole del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri, mi ha inviato per annunziare la liberazione ai prigionieri, e il recupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi” (Luca 4:18).

Questo è un incoraggiamento per quelli che sono in prigione, colpevoli o innocenti. Questa promessa della grazia di Dio, ciascuno la può ricevere, senza alcun merito, qualunque sia il suo passato nella lontananza da Dio e il tempo trascorso dietro alle sbarre.
Se tu sei di quelli, basta che tu riconosca sinceramente i tuoi peccati davanti a Lui e creda nel sacrificio di Cristo. Allora troverai la pace e la vera libertà per la tua anima, e realizzerai la comunione col tuo Salvatore. Questa sarà la tua vera liberazione!

domenica 9 febbraio 2020

09 febbraio

Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio!


1 Giovanni 3:1



Il Padre stesso vi ama.

Giovanni 16:27




Come un padre





Tutti quelli che hanno ricevuto il perdono di Dio in Gesù Cristo hanno il diritto di essere 


chiamati “figli di Dio” (Giovanni 1:12). Essi custodiscono nel cuore, come una cosa preziosa, 


quella frase di Gesù ai discepoli: “Il Padre stesso vi ama”.








Nella parabola di Luca 15, l’amore del padre accoglie il figlio prodigo che ritorna a casa e 


riconosce le proprie colpe dicendo: “Ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più 


degno di essere chiamato tuo figlio” (v. 21). Dio riceve allo stesso modo chiunque viene a Lui 


nella consapevolezza della propria miseria morale, e gli concede il perdono e la vita eterna


Di lui dice, come il padre della parabola: “Era morto ed è tornato in vita” (v. 32).



Nel primo capitolo del Deuteronomio Dio dichiara, tramite Mosè: “Il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha 



portato come un uomo porta suo figlio” (v. 31). Questo paragone illustra bene l’amore e la 


tenerezza che Dio ha verso quelli che mettono la loro fiducia in Lui.



Nelle situazioni difficili, il credente sa di poter contare sulla comprensione e il sostegno di Dio 


suo Padre. “Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso Il SIGNORE verso quelli 


che lo temono” (Salmo 103:13).



Quando è necessario, Dio forma i Suoi figli con una disciplina paterna che sarà loro utile 


purché la accettino e non si scoraggino. “Qual è il figlio che il padre non corregga?” (Ebrei 



12:7).



Dio è sempre, per i Suoi figli, “il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione” (2 Corinzi 


1:3).