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martedì 30 aprile 2024

Vapore

“E ora a voi che dite: Oggi o domani andremo nella tale città, vi staremo un anno, trafficheremo e guadagneremo; mentre non sapete quel che succederà domani! Che cos'è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce” Giacomo 4:13-14.

Viviamo in un epoca ed in una società che esalta la “programmazione”. Essa viene usata come il massimo dell'efficienza. Quindi il pericolo per i credenti di essere contagiati da questo spirito è grande. Anche nella chiesa si tende sempre più a sostituire la guida dello Spirito con una pianificazione rigorosa di tutte le attività. Ciò che è interessante notare è la tendenza a voler programmare la nostra vita e le nostre attività in maniera indipendente dal Signore. Sarebbe decisamente più saggio e sicuro chiedere al Signore la sua “firma” su tutti i nostri progetti. Giacomo denuncia il peccato di chi, con presunzione  e arroganza pianifica la propria vita senza tener conto di Dio.

Stabiliamo il momento, oggi o domani. Abbiamo deciso di fare qualcosa e in tempi brevi. Abbiamo già scelto la località, andremo nella tale città. C'è un progetto mirato. Abbiamo scelto la durata, vi staremo un anno. Si stabilisce la scadenza precisa. E il tipo di impegno, trafficheremo. Cioè faremo affari. Con un obiettivo, guadagneremo, detto in altre parole faremo soldi.

Non intende qui condannare la saggia pianificazione dei propri affari, piuttosto, coloro che rilegano Dio al di fuori dei propri progetti. Quanti cristiani schiacciati dal loro stile di vita sono diventati inutili per il servizio e la testimonianza.

Ma non sappiamo che succederà domani. La vita è simile a un vapore. Questa immagine descrive bene la precarietà dell'esistenza umana. Considerando la sua fragilità quanto più opportuno sarebbe affinarsi interamente a Dio per i nostri progetti e per la nostra vita.

30 aprile - Martin Lutero (2)

Non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede… poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com’è scritto: “Il giusto per fede vivrà”.

Romani 1:16, 17

 

Martin Lutero (2)

 

Leggendo la Bibbia, Lutero scoprì dunque la grandezza di Dio, la sua assoluta santità e l’incapacità di ogni uomo di rispondere alle esigenze della Sua giustizia. Nel 1545, Lutero scrisse: “Infine Dio ebbe pietà di me. Cominciavo a capire, leggendo il versetto di Romani 1:16-17, che il termine giustizia di Dio si riferisce non alla giustizia dell’uomo, perché l’uomo non ne ha, ma a quella che Dio stesso dà, tramite la quale colui che la riceve diventa giusto e vive grazie alla fede”. Questa giustizia che ci è offerta gratuitamente e che Dio attribuisce a chi crede, è dovuta al sacrificio di Gesù Cristo alla croce, dove Egli ha subìto il giudizio dei nostri peccati come nostro sostituto. Lutero scrive ancora: “Mi sentii subito rinascere e mi sembrò di entrare in paradiso, attraverso porte spalancate… Tanto avevo detestato il termine ‘giustizia di Dio’ perché mi faceva paura, tanto mi rallegro adesso di questa parola così dolce”. Lutero comprese anche di più: la “giustificazione”, cioè il fatto che Dio renda giusto chi crede, non impedisce al credente di peccare, però da quel momento lo spronerà a compiere le opere di Dio. Poiché egli è giustificato, e dunque salvato, le opere buone diventano una conseguenza della salvezza, e non un mezzo per ottenerla.

Lutero ha riscoperto il senso della giustizia divina, così come la gratuità della salvezza per fede. Queste importanti verità, che sono le basi del vero cristianesimo, le ha scoperte nella Bibbia, Parola di Dio. Un suo detto è diventato famoso: “Sola Scriptura!” (solo la Scrittura!”).

Difendi anche tu l’autorità sovrana delle Sacre Scritture! 

lunedì 29 aprile 2024

Figli immeritevoli

“Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: Abbi pietà di me, Signore” Matteo 15:21-22.

Non sappiamo niente di lei.

Non conosciamo il suo nome...il suo aspetto...come sapesse...qual'era la sua città natale.

Apparve dal nulla.

Ma che cosa straordinaria, fece in pochi istanti quello che i suoi discepoli non avevano mai fatto in ormai due anni.

“Allora Gesù le disse: Donna, grande è la tua fede...” Matteo 15:28.

Che affermazione!

Soprattutto se consideriamo che a farla fu Dio.

Il Dio che può tenere una manciata di galassie nella sua mano. 

Che può trarre dal niente le cose che sono.

Matteo la chiamò “donna Cananea” e, così facendo, evidenziò due cose.

1. Una Cananea. Un'estranea. Una forestiera. Una mela in un albero genealogico di pesche.

2. Una donna. Viveva in una cultura che aveva poco rispetto per le donne.

Ma incontrò il Salvatore, che aveva molto rispetto per lei.

Penso che al Signore gli si riscaldasse il cuore nel vedere un po' di fede viva, tanto per cambiare.

Penso che abbia trovato ristoro nel vedere che qualcuno gli chiedesse di fare proprio ciò per cui era venuto: dare grandi doni a figli immeritevoli.

29 aprile - Martin Lutero (1)

“Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo”.

Levitico 19:2

 

Prepàrati… a incontrare il tuo Dio!

Amos 4:12

 

È terribile cadere nelle mani del Dio vivente.

Ebrei 10:31

 

Martin Lutero (1)

 

Martin Lutero nacque il 10 novembre 1483 in una cittadina della Sassonia da una famiglia modesta. La sua adolescenza fu segnata da due avvenimenti: a 19 anni, mentre viaggiava in una zona in cui erano frequenti gli assalti dei briganti, si ferì gravemente con la propria spada. L’emorragia venne fermata in tempo, ma lui si rese conto di essere per poco sfuggito alla morte e che tutto ciò che lo circondava non era altro che vanità. Un secondo incidente accade nel 1505: un violento temporale scoppiò mentre era con un amico. Un fulmine cadde sul suo compagno provocandone la morte. Lutero fu profondamente scosso e cercò la pace nell’ascetismo severo dei monaci di Sant’Agostino. In quel periodo, durato dieci anni, lesse la Bibbia e capì che Dio era il Creatore dell’universo, che era un Dio vivente e che lui avrebbe un giorno dovuto incontrarlo. Questo pensiero lo spaventò perché aveva compreso l’assoluta santità di Dio. Di fronte a un tale livello di esigenza, Lutero si domandò come un tale Dio avrebbe potuto essere soddisfatto dal pressappochismo umano. Quante buone opere doveva compiere per sperare di essere accettato da Dio? Scoprì allora con dolore che era impossibile superare la distanza che separa l’uomo peccatore dal Dio santo. E quando si rese conto che non avrebbe mai potuto soddisfare la giustizia di Dio, fu preso dalla disperazione. Più tardi dirà, riferendosi a quel periodo della sua vita: “Ero allora l’uomo più infelice di questa terra”.

(segue e si conclude domani)


domenica 28 aprile 2024

Il valore della vita

“Chi è l’uomo che desidera la vita e che brama lunghi giorni per poter gioire del bene?” Salmo 34:12.

A volte sembra davvero che nulla abbia ancora un senso. Quando i miei progetti falliscono, quando gli amici mi abbandonano, quando la malattia o la morte di una persona amata mi toglie la gioia, quando più nessuno si interessa di me, cosa mi può ancora offrire la vita?

Eppure c’è Qualcuno che si prende cura degli scoraggiati: è Dio. Davanti a Lui non siamo soltanto un numero che si perde nella massa. Dio vede ciascuno di noi e vorrebbe che la nostra vita si svolgesse in armonia con Lui, il nostro Creatore, e potessimo cosi essere felici.  Egli ha dimostrato il suo amore per noi mandando sulla terra Gesù Cristo, il suo unigenito Figlio. Tramite Cristo, Dio vuol dare uno scopo e una meta alla nostra vita.

Un prigioniero nelle carceri di Roma scrisse una lettera ai credenti di Filippi. Si tratta dell’apostolo Paolo, accusato dai suoi connazionali e abbandonato dalla maggior parte dei suoi amici. Come si sarà sentito in quella situazione? Ebbene, il soggetto di quella lettera è la gioia, la gioia nel Signore. Solo chi ha trovato in Cristo un appoggio e una meta per la sua vita può scrivere così.

28 aprile - Come leggere la Bibbia?

Filippo… udì che quell’uomo leggeva il profeta Isaia, e gli disse: “Capisci quello che stai leggendo?” Quegli rispose: “E come potrei, se nessuno mi guida?”

Atti 8: 30, 31

 

Come leggere la Bibbia?

 

È essenziale leggere la Bibbia. Ma come leggerla perché ci sia utile? Se non la conosci ancora, se non sei ancora convinto che è la Parola di Dio e vuoi incominciare a leggerla, fallo senza preoccuparti se non potrai capire tutto alla prima lettura. Domanda a Dio di illuminarti col suo Spirito. Eventualmente, tralascia i capitoli che ti sembrano più difficili; li rileggerai più tardi e li capirai grazie alle cose che avrai già afferrato dalla lettura degli altri testi. Lasciati convincere dai racconti più semplici che non hanno bisogno di spiegazione. Guardati dal rifiutare ciò che non ti sembra logico o che non è conforme a ciò che ti è stato insegnato. Non cedere alla tentazione di inventare una spiegazione. Diffida delle deduzioni affrettate che certe persone o certe sette religiose ti propongono, con la pretesa che siano le sole valide.

La Bibbia forma nel suo insieme una perfetta unità, e tutte le sue parti sono concordi. Coloro che si fondano su dottrine particolari, basate su loro personali interpretazioni, lo fanno prendendo qua e là dei testi biblici e assemblandoli secondo il loro pensiero.

Non cercare nella Bibbia una conferma a ciò che hai sempre pensato, ma cercavi la Verità. Se nella tua ricerca sei onesto, e se desideri sinceramente scoprire ciò che Dio vuole dirti, non resterai deluso. Dalla Genesi all’Apocalisse, il grande tema della Bibbia è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, annunciato in anticipo e presentato nei Vangeli e nel Nuovo Testamento come il Salvatore di chiunque crede (Giovanni 3:16).


sabato 27 aprile 2024

Non vi conosco

“Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato” Romani 10:9. 

Oggi preferiamo predicare un Vangelo accettevole, rendendolo il più indolore possibile.

Addormentando così la fede delle persone facendole poi svegliare un giorno all'inferno!

Vuoi sapere quanto vale la tua confessione di fede fatta con la bocca? Quanto vale veramente?

La tua confessione di fede non vale nulla se è fatta solo di parole.

Non importa quanto enfatizzi la tua dichiarazione di essere cristiano, non è questa la prova che la tua cristianità sia vera. Che c'è nel tuo cuore?

Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore... ma Io dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuto!”

Qual è allora il test? Più avanti questo versetto dirà: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica” Matteo 7:24. Quindi il cristianesimo non è solo ascoltare o andare in chiesa la domenica mattina ma mettere in pratica.

"C'è una via che all'uomo sembra diritta ma la sua fine sfocia in vie di morte" Prov 16:25.

Chi andrà all'inferno? Gli uomini che vivono una vita diabolica immersi ogni giorno nei peccati più riprovevoli? No. Vi saranno uomini e donne che non si aspettano affatto di finirci. Hanno condotto una vita “religiosa”, un misto di “opere meritorie”  e di qualche “funzione religiosa”. Dicono amen, possiedono la bibbia ma la loro vita non porta i segni dalla volontà di Dio quindi ciò che si sentiranno dire è questo: “Allontanatevi da me!”.

27 aprile - C’è ancora qualcuno?

L’Eterno è buono e giusto; perciò insegnerà la via ai peccatori.

Salmo 25:8

 

 (Dio) alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria.

1 Samuele 2:8

 

C’è ancora qualcuno?

 

Mefiboset, nipote del re Saul, temeva di incontrare il re Davide (2 Samuele 9). Due motivi spiegano il suo atteggiamento: il primo era il timore legittimo di rappresaglie da parte di Davide, ora stabilito come re al posto di suo padre; il secondo riguardava se stesso, in quanto era zoppo, in un’epoca in cui gli zoppi erano rifiutati dalla società. Ma Mefiboset non sapeva che il re Davide aveva detto: “C’è ancora qualcuno della casa di Saul al quale possa fare del bene?”. Davide lo fece cercare e lo accolse alla sua tavola come un figlio.

Allo stesso modo, se una persona è cosciente della sua colpevolezza, non deve nascondersi da Dio temendo di non essere accolto. Dio si rivela come colui che ci ama e che vuole salvarci. La salvezza che ci offre è completamente al di fuori di noi stessi e del nostro stato: “Quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia” (Tito 3:4, 5). Tale è l’amore di Dio, incondizionato, senza limite. Questa misericordia e questo amore sono stati manifestati in Gesù Cristo: “C’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti” (1 Timoteo 2:5, 6). Grazie a lui e al suo sacrificio, Dio perdona il peccatore, giustifica il colpevole e lo riceve come suo figlio nella famiglia dei credenti.

venerdì 26 aprile 2024

Ma...

“Ragionando Paolo di giustizia, di temperanza e del giudizio a venire, Felice, tutto spaventato, replicò: Per ora, vattene; e quando ne troverò l'opportunità, ti manderò a chiamare” Atti 24:25. 

Un noto Evangelista, durante una serie di serate tenute in Europa, ha suscitato notevole turbamento fra i giornalisti, imprenditori, economisti, mass-media, uomini e donne presenti, parlando proprio sui giudizi avvenire. 

“Il giorno del Signore verrà come un ladro: in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa saranno bruciate” 2 Pietro 3:10.

Ha iniziato leggendo questo versetto e ha illustrato un panorama di avvenimenti futuri dei quali possiamo vedere già notevoli “anteprime” o “lavori in corso” nei tempi attuali.    Guerre nucleari, caos economico, criminalità dilagante, misteriosi e nuovi virus letali, terrorismo, cambiamenti climatici, terremoti, inondazioni, carestie, guerre, distruzione e morte. 

Cose future? Avvenimenti distanti?                                                                                

Noi viviamo in tempi nei quali la profezia potrebbe diventare storia.

Ovunque questo evangelista si è recato, molte persone dopo aver ascoltato il suo messaggio, hanno chiesto: “Ma... c'è qualche speranza?”.

“Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà, mentre attendete e affrettate la venuta del giorno di Dio, in cui i cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si scioglieranno! Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia” 2 Pietro 3:13-15.

Tutto ha da dissolversi, ma... noi. Non trovate straordinaria questa espressione?

E' come dire: ci fu un grave disastro aereo ma si salvarono tutti i passeggeri delle ultime file o ci fu un terribile incendio a Bologna ma si salvarono tutti gli abitanti del quartiere Lame. 

Mentre tutti gli uomini ribelli saranno nel terrore all’arrivo di quel disastro annunciato, i suoi riscattati, hanno già da ora, una speranza ben diversa. Noi non attendiamo un evento improvviso che porterà sconforto e disperazione ma una sistemazione eterna.

E per quanto riguarda il tempo presente ricordiamoci che: “Ma voi siete una generazione eletta, un real sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s'è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce” 1 Pietro 2:9.

26 aprile - L’«io» e l’amore

Negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti.

2 Timoteo 3:1, 2

 

(Gesù disse:) “Dimorate nel mio amore”.

Giovanni 15:9

 

L’«io» e l’amore

Leggere 2 Timoteo 3:1-5

 

In questo testo biblico è tracciato, con realismo schiacciante, il ritratto morale dell’uomo degli ultimi tempi. La prima caratteristica citata è l’egoismo, sorgente di tutte le tendenze negative elencate in seguito.

Già un bambino piccolo si mette spesso al primo posto usando la parola “io”. Quanto la conosciamo bene questa piccola parola, evocatrice di egoismo, orgoglio, volontà personale! Quando notiamo questa tendenza negli altri siamo infastiditi e la disapproviamo; impariamo dunque a riconoscerla quando si manifesta in noi, anche se non la esprimiamo con parole. Che tristezza se noi credenti dessimo prova di egoismo piuttosto che di quel vero amore che non fa dell’io il centro di tutto e non si aspetta il contraccambio!

Nemmeno una volta la Bibbia lascia supporre che io debba esigere dal mio prossimo delle manifestazioni di amore; anzi, esorta me ad amare lui. L’amore si mette al servizio degli altri; è l’egoismo che vuol essere servito.

In Gesù non troviamo né una parola, né un atto dettati dall’egoismo. L’io non aveva in lui posto alcuno. “Cristo non compiacque a se stesso” (Romani 15:3). L’apostolo Paolo rivela il rimedio per il nostro innato egoismo: fare come ha fatto lui che poteva dire: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20).

giovedì 25 aprile 2024

Il problema più grande

“Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l'ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti” Romani 5:12,19.

Prima di tutto è necessario precisare che l'umanità non è colpevole del peccato di Adamo ed Eva, ma è stata coinvolta in quel peccato, in quanto ha ereditato, suo malgrado, una natura corrotta e contaminata dal male. Non si tratta, pertanto, di essere responsabili di una colpa commessa anticamente dai nostri progenitori, ma di aver ricevuto per via generazionale gli effetti, le conseguenze del loro errore.

Qualcuno ha giustamente affermato che “noi non siamo peccatori perché pecchiamo ma pecchiamo perché siamo peccatori”. Il peccato antico viene così ad essere “contratto”, ma non “compiuto”, indica cioè uno stato in cui ogni essere umano si trova, ma non un atto che implichi responsabilità. In altre parole la nostra natura, inquinata dal male, ci conduce inevitabilmente a peccare, cioè a pensare, parlare e agire in modo contrario alla volontà di Dio ed è così, a questo punto che il peccato diventa una colpa personale, responsabile e voluta, di cui ciascuno dovrà rendere conto alla giustizia di Dio.

Ma non è ancora questo “il dramma” più grande dell'uomo.

Perché il dramma più grande è quando l'uomo, che è per natura un peccatore, aggiunge al suo stato il rifiuto, il rifiuto dell'invito di Dio a ravvedersi e andare a Cristo.

Dio parla agli uomini tramite la coscienza che gli accusa mettendo a nudo i loro stato di peccatori, parla loro tramite la creazione...“L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro” Romani 1:18-19. 

Come ci viene ricordato qui, Dio ha dato prova della Sua “eterna potenza e divinità” tramite la creazione perciò gli uomini sono inescusabili. E poi la c'è rivelazione più chiara e illuminante, la Sua Parola, la Bibbia.

Non prestare ascolto alla Sua parola, voltare le spalle all'Evangelo è il dramma più grande per l'uomo.

25 aprile - Come i bambini

Gesù prese a dire: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli”.

“Se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.

Matteo 11:25; 18:3

 

Come i bambini

 

La preghiera pronunciata da Gesù e riportata nel versetto del giorno è una lode indirizzata al Padre. Il motivo di questa lode potrebbe stupirci: il Signore ringrazia il Padre perché le Sue cose sono nascoste ai sapienti e agli intelligenti, mentre sono rivelate ai piccoli.

A noi sembrerebbe più facile spiegare la Parola di Dio a uomini e donne maturi piuttosto che a piccoli bambini, perché così è per quanto riguarda le conoscenze dell’uomo. Ma per quel che riguarda Dio, le verità sono talmente al di sopra di noi che non possiamo comprenderle e approfondirle coi nostri limitati mezzi umani. Tentare di farlo vuol dire dimenticare che Egli è il Creatore, e avere l’idea che si possa trattare con lui da pari a pari. No; il solo modo per conoscere Dio è la fede, la fiducia tranquilla come quella di un bimbo nei confronti dei suoi genitori, che consiste semplicemente nel credere a qualcuno che sa e che non sbaglia mai. Anche se questo ci risulta difficile a causa del nostro orgoglio, dobbiamo abbandonare i nostri ragionamenti e accettare semplicemente ciò che Egli ci insegna, cioè che noi siamo peccatori, che abbiamo bisogno di un Salvatore e che il Figlio di Dio ha accettato per amor nostro di essere questo Salvatore tramite il suo perfetto sacrificio. Il bambino prima crede ciecamente ai suoi genitori, poi impara e capisce; così è anche per quelli che hanno creduto a Dio. Allora possono associarsi alla lode di Gesù e ringraziare Dio per questa magnifica rivelazione del suo amore.

mercoledì 24 aprile 2024

Il beffardo

“Il nome del superbo insolente è: beffardo” Prov. 21:24.

Uno degli aspetti più attraenti dei Proverbi è la sua capacità di trasmettere in una frase un grande insieme di saggezza.

E questa è una delle descrizioni che questo libro fa del beffardo. Lo si potrebbe identificare con il cinico. Si beffa delle persone e in genere le disprezza.

Un secondo versetto rivelatore afferma che i beffardi “si burlano del peccato” (14:9). In altre parole ne negano la gravità e trattano con assoluta noncuranza il bisogno di riconciliazione e di perdono.

Il beffardo non chiede ne vuole consigli. Non è disposto ad accettare quando qualcuno glieli dà, e “il beffardo non ama quando altri lo riprenda” (15:12). Ma una persona saggia invece “ascolta i consigli” (12:15). E' evidentemente una caratteristica delle persone sagge ascoltare sia il rimprovero che il consiglio. 

“Non riprendere il beffardo, per evitare che ti odi; riprendi il saggio, e ti amerà” 9:8. 

Come reagisci quando un genitore o un amico ti correggono? Il beffardo odierà, il saggio ringrazierà.

“Se sei saggio, sei saggio per te stesso; se sei beffardo, tu solo ne porterai la pena” 9:12.

Essere saggi è cosa vantaggiosa, fa bene a se stessi poi agli altri, chi sceglie di essere beffardo, subirà le conseguenze della sua scelta. 

Ma dobbiamo definire bene cosa sia la saggezza in questo libro perché essa non è una virtù naturale. La saggezza non è data all'uomo alla sua nascita. Al contrario, «la follia è legata al cuore del bambino» (22:15). La saggezza, quindi, è da ricercare ed è Dio che la dà (2:6). Questa saggezza non la si apprende sui libri di scuola ma permettendo a Dio di cambiare il nostro cuore, inoltre, «Il principio della saggezza è il timore dell'Eterno» (9:10).

“Beato l'uomo che ha trovato la saggezza, l'uomo che ottiene l'intelligenza!” 3:13. Beato l'uomo che la trova tanto più è vero se teniamo presente che la saggezza, nei Proverbi, è raffigurazione di Cristo stesso.

24 aprile - Col mio nome (2)

Così parla l’Eterno, il tuo Creatore… colui che ti ha formato! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio.

Isaia 43:1

 

Gesù lo guardò e disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni: tu sarai chiamato Cefa” (che significa “Pietro”).

Giovanni 1:42

 

Col mio nome (2)

 

Se una persona che rispetto e ammiro mi si avvicina e ricorda il mio nome, sono contento e capisco che ha dell’interesse per me.

Da quando appartengo a Cristo, sono amato e conosciuto da Lui personalmente. Gesù sa bene il mio nome, quello che porto dal giorno in cui mi ha fatto venire al mondo. Egli mi ama, non per ciò che diventerò, ma per ciò che sono, e questo a causa del fatto che in lui è la sorgente dell’amore. In un mondo in cui la vita umana è valutata in termini di produttività e di costi, il mio Salvatore mi attribuisce un valore intrinseco, immutabile, perché è legato al prezzo che Egli stesso ha pagato per salvarmi.

Il Signore mi conosce molto bene, la sua grandezza non lo allontana da me. Qualunque sia il mio stato, Egli si ricorda il mio nome e tiene conto dei suoi piani d’amore per me.

Può accadere che io perda il contatto con lui, ad esempio perché non ho ricercato la sua comunione. Allora mi viene vicino, come fece un tempo col suo discepolo Pietro, e chiamandomi per nome mi domanda: “Mi ami?” Se sono pronto a rispondergli che lo amo, senza nascondergli nulla, ritroverò la gioia della sua presenza e forse, come Pietro, anche un segno della sua fiducia nell’affidarmi un compito da svolgere in favore degli altri (Giovanni 21:15-17).


martedì 23 aprile 2024

23 aprile - Siamo semplicemente dei numeri? (1)

Egli (il buon pastore) chiama le proprie pecore per nome… e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.

Gesù le disse: “Maria!”

Giovanni 10:3, 4; 20:16

 

Siamo semplicemente dei numeri? (1)

 

La nostra civiltà governata dall’informatica tende a fare di noi degli individui anonimi. Il nostro nome, su ogni documento, sulle bollette che riceviamo, sulle comunicazioni bancarie, è sempre accompagnato da una serie di cifre che ci identificano in qualità di assicurati, di abbonati, di titolari di un conto bancario, di clienti, di contribuenti… Chissà che fra poco il numero di codice fiscale, attribuitoci fin dalla nascita, non sostituisca per tutta la vita il nostro vero nome!

Comunque sia, c’è una sfera nella quale non si potrà introdurre questa semplificazione moderna: è quella della famiglia. Chi impedirà ad una giovane coppia di genitori di pronunciare con tenerezza il nome che hanno scelto per il loro bambino?

Per coloro che ci amano avremo sempre non un numero, ma un nome. E chi ci ama più di Dio? Per lui non siamo dei numeri, delle creature anonime. Ognuno di noi è veramente quello che è, ben conosciuto da Dio in ogni minimo dettaglio, al quale Egli ha pensato prima che nascessimo (Salmo 139:15-16) e al quale non cessa di interessarsi.

In che modo rispondi tu a questo interesse che Dio ha per te? Che significato ha per te il nome di Gesù Cristo?

lunedì 22 aprile 2024

22 aprile - “Rendete a Cesare quel che è di Cesare”

Gesù disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio”.

Matteo 22:21

 

Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l’imposta a chi è dovuta l’imposta, la tassa a chi la tassa.

Romani 13:7

 

“Rendete a Cesare quel che è di Cesare”

 

Con queste parole il Signore Gesù rispose a quei Giudei che gli avevano fatto domande sull’opportunità o meno di pagare le imposte ai Romani che dominavano all’epoca sopra Israele. Gesù li invitò a sottomettersi a quell’autorità, anche se per loro era un peso non indifferente. Questa frase è diventata proverbiale. È giusto rendere a ciascuno ciò che gli è dovuto, in particolare alle autorità.

Ma nella risposta del Signore c’è una seconda parte che nessuno osa citare: “rendete a Dio quello che è di Dio”.

Forse andiamo fieri di essere dei buoni cittadini, scrupolosi nel compimento dei nostri doveri civici e nel pagamento puntuale delle imposte. Ma abbiamo pensato ai nostri doveri verso Dio? È lui che ha creato tutte le condizioni necessarie alla vita: dà il sole, le piogge, fa crescere e maturare i raccolti. È lui che chiama all’esistenza ogni essere umano. Che cosa gli diamo in cambio? Noi, che siamo sue creature, non dovremmo almeno ringraziare il nostro Creatore e comportarci correttamente di fronte alla natura magnifica nella quale si svolge la nostra esistenza terrena?

E soprattutto, qual è la nostra reazione di fronte al beneficio divino che supera tutti gli altri: il dono del suo Figlio unigenito, Gesù Cristo, come Salvatore? Rendiamoci conto della bontà di Dio verso di noi, e rendiamo a Dio l’onore e la riconoscenza che gli sono dovuti.


domenica 21 aprile 2024

21 aprile - La Bibbia: perché leggerla?

La tua parola mi fa vivere.

Salmo 119:50

 

La Bibbia: perché leggerla?

 

La Bibbia è un libro antichissimo eppure sempre attuale; nel corso dei secoli, a chi l’ha letta ha dato gioia, pace, conforto, consiglio. Nel Salmo 119, scritto circa dieci secoli prima di Cristo, sono presentate alcune sue caratteristiche, e vengono esposti i motivi per cui leggerla.

“Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te” (v. 11). Essa è quindi un mezzo per conservarsi puri.

“Prima di essere afflitto, andavo errando, ma ora osservo la tua parola” (v. 67). È la Parola che, dopo un’esperienza dolorosa, ci aiuta a cambiare vita.

“Per sempre, Eterno, la tua parola è stabile nei cieli” (v. 89). Essa è un punto fermo perché è divina e perché tutto ciò che vi è scritto permane in eterno.

“Oh, come son dolci le tue parole al mio palato! Sono più dolci del miele alla mia bocca” (v. 103). Se ci avviciniamo ad essa col desiderio di imparare, scopriremo tutta la dolcezza dei suoi insegnamenti.

“La tua parola è una lampada al mio piede, e una luce sul mio sentiero” (v. 105). La Parola ci indica il cammino, ci fa da guida ogni giorno.

“La tua parola è pura d’ogni scoria; perciò il tuo servo l’ama” (v. 140). Essa è la verità assoluta; è tutta utile, tutta importante, perciò dobbiamo amarla.

“Gioisco della tua parola come chi trova un grande bottino” (v. 162). In essa scopriremo dei tesori di inestimabile valore, primo fra tutti la conoscenza del Signore Gesù Cristo.

Impegniamoci a leggerla e ad osservarla come faceva l’autore del Salmo. La stessa Parola che ha risposto ai suoi bisogni e a quelli di tanti credenti che ci hanno preceduto, risponderà anche ai nostri.

sabato 20 aprile 2024

20 aprile - Pregare Dio

Voi… non avete, perché non domandate; domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri.

Giacomo 4:2, 3

 

Pregare Dio

 

“Non ci resta che pregare”, diceva una persona che si trovava in una situazione difficile. Aveva bussato a tutte le porte, e nessuno era stato in grado di aiutarla. Le restava solo Dio. Come ultima risorsa, si sarebbe dunque rivolta  a lui.

A volte non ci comportiamo anche noi così? Impegniamo tutte le nostre forze per uscire da soli dalla difficoltà, e quando ci accorgiamo che tutto ciò non basta, chiediamo aiuto ad un’amico; forse è ricco, intelligente, ha una buona posizione e potrà raccomandarci a sua volta presso qualche personaggio influente. E alla fine, se tutti i mezzi umani non ci hanno aiutato a trovare una via d’uscita, ci rivolgiamo a Dio. Ma a Dio dobbiamo rivolgerci per primo, e pregarlo non come si fa con gli uomini dicendo: “Tu potresti aiutarmi, per favore intervieni”. A Dio bisogna dire: “Ecco la mia situazione; tu sai ciò di cui ho bisogno. Dammi ciò che è bene per me. Sottometti il mio cuore alla tua volontà”. Non si può forzare la mano di Dio.

Ascoltiamo la preghiera di Gesù in Getsemani; preghiera fervente, fatta “con alte grida e con lacrime” (Ebrei 5:7). Che esempio di sottomissione! Gesù dice: “Padre… allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi” (Marco 14:36). La volontà del Padre aveva priorità sulla sua richiesta; e pensare che Lui era il santo Figlio di Dio! Le sofferenze della croce non potevano essere allontanate: il Signore doveva conoscere il terribile giudizio che i nostri peccati meritavano.


venerdì 19 aprile 2024

Attenzione

Durante una distribuzione di trattati e calendari biblici gratuiti, un uomo ironizzando sulla scritta, chiese: “Come vanno gli affari?”.

La risposta data fu questa: “Da un cartello stradale non si può pretendere di ricavarne un guadagno. Il cartello ha il compito di indicare una direzione, e questo è anche il nostro compito. Io sono qui per segnalare alla gente la via giusta, la direzione buona per arrivare a Dio e ottenere la salvezza, e perché nessuno si affatichi inutilmente e corra verso la rovina”.

Conosci questa direzione? E se già la conosci, la segnali anche, nell’ambiente dove Dio ti ha posto, ai parenti e ai conoscenti che forse sono ancora increduli? Presenti loro la salvezza che il Signore Gesù offre a tutti?

“Predica la Parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza.”  2 Timoteo 4:2.

Ogni credente è lasciato qua in qualità di testimone. Un punto di riferimento per gli altri affinché sia con le parole sia con il comportamento possa far riflettere coloro che gli sono vicini e per indicare la via a quanti si rendono conto di averla smarrita. E' un dovere urgente e importante.

“Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole” 3-4.

Sono parole che devono rendere attenti e vigilanti tutti i credenti, i quali sono chiamati a  riflettere su questi tre punti.

1. Non si sopporterà più la sana dottrina, cioè l'insegnamento diretto e genuino della Parola di Dio, ma si cercheranno dei “dolcificanti” capaci di rendere il messaggio più appetibile.

2. Si cercheranno “maestri” compiacenti. Si corre a destra e a sinistra per sentire gli oratori che dicono ciò che più ci piace ascoltare. Non sono pochi coloro che radunano delle folle ma la loro popolarità dipende dall'andare dietro alle mode della gente. “Non ci annunciate visioni vere. Diteci cose piacevoli” Isaia 30:10

3. Si passerà dalla verità alle favole, cioè racconti dove la verità non trova spazio. Servono solo ad attirare l'attenzione, incuriosire, emozionare. Questo non deve stupire perché quando non si vuole più ascoltare la verità si perde ogni punto di riferimento e si finisce per cadere negli errori peggiori.

19 aprile - La scatola nera

E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti, e fu aperto anche un altro libro che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere.

Apocalisse 20:12

 

La scatola nera

 

Dopo una catastrofe aerea, si cerca la scatola nera del velivolo. Quest’apparecchiatura registra tutto ciò che accade nella cabina di pilotaggio, e le sue indicazioni permettono di stabilire se si è trattato di un guasto meccanico, di un errore di pilotaggio o altro.

È la stessa cosa per la vita di ognuno di noi. Tutti gli attimi che viviamo su questa terra sono registrati nei “libri” che Dio tiene rigorosamente aggiornati. Nel versetto citato più sopra, la Bibbia parla di una seduta di tribunale dove compariranno tutte le persone morte senza aver creduto al Signore quand’erano in vita. Come la scatola nera di un aereo, quei libri saranno aperti. Allora, Dio svelerà le opere di ognuno, e nessuno potrà contestare i fatti rivelati. La schiacciante responsabilità di coloro che avranno condotto un’esistenza senza Dio sarà indiscussa, e la sentenza sarà per tutti quella di un terribile giudizio.

Ma coloro che hanno messo la loro fiducia nel sacrificio di Gesù Cristo in croce, non dovranno temere quell’ora della verità: essi non verranno nemmeno in giudizio (Giovanni 5:24)! Per tutti i peccati che potrebbero essere loro imputati, Gesù Cristo ha pagato, e Dio ha concesso il pieno perdono: “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Romani 8:1). Per loro ci sarà un altro tribunale, chiamato il “tribunale di Cristo” (2 Corinzi 5:10), ma non sarà questione di condanna; la manifestazione degli atti compiuti sulla terra darà loro l’occasione di apprezzare in piena misura tutta la grazia del loro Salvatore.

giovedì 18 aprile 2024

Investimenti

“Venuta una povera vedova, vi mise due spiccioli che fanno un quarto di soldo. Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: In verità io vi dico che questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte più di tutti gli altri: poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo, ma lei, nella sua povertà, vi ha messo tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere” Marco 12:42-44. 

La povera vedova era giunta ad avere i suoi ultimi centesimi e tuttavia anziché spenderli per comprarsi del pane decisi di investirli diversamente. Gli esperti di Wall Street l'avrebbero sollecitata a smettere di donare. Infatti i consulenti finanziari esperti di investimenti avrebbero applaudito il metodo d'investimento del fattore che aveva in progetto di costruire granai più grandi mentre avrebbero scoraggiato la generosità della vedova.

Non ponete la vostra fiducia “nelle ricchezze incerte” (1 Timoteo 6:17). Il valore del denaro si fonda su basi incerte.

Gli Stati Uniti sono la maggiore economia mondiale, un riferimento per tutte le altre economie eppure ha affrontato dieci recessioni tra il 1948 ed il 2001. Queste fasi negative hanno avuto una durata media di dieci mesi ciascuna ed hanno portato a perdite di miliardi di dollari.

Ogni cinque anni, più o meno scarica i suoi assidui seguaci e ricomincia da capo. Migliaia di persone che hanno investito somme ingenti, ricavando sul momento dei buoni profitti,  vedono, non solo azzerarsi tutto, ma si trovano a dover restituire anche quello che non avevano investito. Volendo fare un esempio pratico cosa pensereste di un uomo che ogni cinque anni scaricasse la propria moglie per corteggiarne una nuova e sposasse dieci donne nell'arco di cinquant'anni? E come definireste la decima moglie? Che cosa pensereste di lei? Estremamente incauta, una pazza. Quelli che confidano nel denaro sono dei pazzi. Stanno preparandosi ad essere ingannati e scaricati ed a vivere nell'infelicità.

Anche i cristiani non sono insensibili al richiamo delle ricchezze.

Ho avuto una strana conversazione con un “pastore” che cercava di presentarmi l'evangelo della prosperità.  E' una “nuova corrente” che promette ricche benedizioni economiche per coloro che aderiscono. Devo dire che ho ascoltato solo pochi minuti, poi ho interrotto  la conversazione affermando: “questo non è l'Evangelo”.

L'evangelo della prosperità non è l'Evangelo perché offre alla gente quello che le persone carnali vogliono.

Non serve essere nati di nuovo per desiderare la ricchezza o il benessere, non hai bisogno di convertirti, sei già così. Se il Signore Gesù avesse predicato ciò che questi “pastori”  insegnano non sarebbe mai stato crocifisso.

Chissà se anche nel nostro intimo vi è qualcosa di simile. 

Vorrei porvi una domanda: “Quanto la prosperità o la ricchezza attira i vostri cuori?”.

Pensate veramente che il miglior investimento per la vostra vita vita sia la ricerca del denaro?

“Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo”  1 Tim. 6:17.

Le ricchezze, quando le possediamo, sono con noi per breve tempo e dobbiamo stare molto attente all'uso che ne facciamo.

18 aprile - Il giorno del Signore

Gesù, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demoni.

Marco 16:9

 

Il primo giorno della settimana… eravamo riuniti per spezzare il pane.

Atti 20:7

 

Il giorno del Signore

 

L’indomani della domenica 12 Febbraio 2006, per proclamare la vittoria olimpica di uno sciatore francese, un importante quotidiano sportivo titolava così: “È il giorno del Signore”. Quest’espressione designa certamente la domenica, giorno della risurrezione del Signore Gesù Cristo, ma il giornalista la usò con molta leggerezza per un curioso gioco di parole.

C’è sempre più la tendenza a banalizzare questo giorno. Nel nostro mondo occidentale, è diventato il giorno degli svaghi. Ormai, molti esercizi commerciali e industrie lavorano sette giorni su sette, perché lo impongono la concorrenza e la produttività. Sembra che Satana, il principe di questo mondo, cerchi in un modo o nell’altro di far dimenticare tutto quello che ricorda la morte e la risurrezione del Signore Gesù Cristo.

Cristiani, non lasciamoci influenzare. Ringraziamo il Signore che concede il riposo della domenica alla maggior parte di noi, e non temiamo di essere guardati con commiserazione o stupore quando ci rechiamo in un luogo di culto. Impegniamo in modo proficuo questo tempo libero per dedicarci alla lode, alla meditazione, alla preghiera, come facevano i primi cristiani. È per noi che il nostro Salvatore ha sofferto sulla croce del Golgota, ed è a noi che Egli ha promesso la sua presenza quando ci raduniamo nel suo Nome (Matteo 18:20). Non trascuriamo un tale privilegio!


mercoledì 17 aprile 2024

Senza peccato

“Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui”  2 Corinzi 5:21.

Oltre all'espiazione del peccato, il sacrificio di Cristo sulla croce presenta anche l'aspetto della sostituzione del colpevole davanti al giudizio di Dio. Gesù Cristo ha letteralmente preso il posto del peccatore, ha subito la condanna della nostra colpa, si è presentato in giudizio al nostro posto, evitando così che fossimo chiamati noi. Infatti mentre tutti avremmo dovuto essere giudicati per rispondere a Dio delle nostre colpe, il Signore Gesù ci ha sostituiti caricandosi di ogni nostra responsabilità, come fu anticipato dal profeta Isaia: “Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti” Isaia 53:4-5.

Alla croce è avvenuta una sostituzione, uno scambio. Cristo, che non aveva nulla a che fare con il peccato, si è addossato il nostro peccato, anzi è stato considerato Lui stesso peccato, unico responsabile delle colpe commesse in ogni tempo e luogo, e noi che non abbiamo nulla a che fare con la giustizia di Dio, abbiamo ricevuto la possibilità di diventare giusti in Lui. Da un lato gli abbiamo consegnato le nostre colpe e dall'altro Egli ci ha donato la Sua giustizia.

Si tratta di uno scambio enormemente vantaggioso per noi essere umani e tutto questo, ancora oggi, avviene esclusivamente per grazia, gratuitamente, attraverso un atto di fede, di fiducia nelle promesse di Dio espresse nella Sua Parola di verità. “Il giusto ha sofferto per gli ingiusti per condurci a Dio” 1 Pietro 3:18.

Il piano concepito da Dio per la salvezza dell'uomo non ha nulla a che vedere con le varie teorie religiose, secondo le quali la persona deve impegnarsi, sacrificarsi, per ottenere il favore di Dio. Il Signore afferma di aver già compiuto tutto il necessario per l'espiazione del peccato, avendo pagato per noi e vane risultano le nostre opere. Dio ci ha imputato la Sua giustizia e non possiamo aggiungervi nulla, dobbiamo solo credere alle sue promesse e dimostrare poi nel nostro cammino la realtà della nostra fede.

17 aprile - Dimenticare

Benedici, anima mia, il Signore e non dimenticare nessuno dei suoi benefici.

Salmo 103:2

 

 

Dimenticare

 

Trovandomi nello studio di un cardiologo per una visita, notai sulla scrivania una cartolina sulla quale c’era in bell’evidenza la seguente scritta: “Come potrei dimenticare il mio salvatore?” Evidentemente quel paziente era stato gravemente malato e l’intervento del cardiologo gli aveva salvato la vita; come non esprimergli la sua gratitudine? Quella bella frase di riconoscenza mi ha fatto pensare con un po’ di rincrescimento a quante volte noi credenti dimentichiamo il nostro Salvatore! A lui dobbiamo la vita, e non solo quella terrena, ma quella eterna; eppure a volte ci dimentichiamo di lui. Se abbiamo dei bisogni è facile che ci rivolgiamo a lui per chiedergli aiuto, poi, quando abbiamo ottenuto le risposte, a volte ci dimentichiamo persino di dirgli grazie. Quando tutto va bene è facile non soffermarsi a considerare i benefici che ci elargisce e dimentichiamo di essergli grati. E quante volte ci comportiamo secondo la nostra natura umana “dimenticando” di seguire il suo esempio e di onorarlo!

Se il paziente del cardiologo non ha dimenticato il bene ricevuto, quanto più ogni credente deve ricordare il proprio Salvatore! Ringraziamolo dunque, sempre pieni di gioia e profondamente consapevoli di quanto abbiamo ricevuto e di quanto riceviamo da Lui giorno dopo giorno.

martedì 16 aprile 2024

Paura

Di recente sono stato in contatto con una giovane coppia che circa un anno fa ha subito un grave perdita in famiglia. La figlia più piccola è morta in un incidente in auto mentre si recava ad una festa di compleanno con una amica. La mail che ho ricevuto era quella di un detenuto chiuso in una prigione. La coppia era ostaggio di domande senza risposta. Tenuta prigioniera della tristezza, non poteva muovere pochi passi senza cozzare contro il muro dei perché, contro gli spigoli dei “se non avessimo fatto”. Ora vivono nel continuo terrore per l'altra figlia. Sono in angoscia ogni qualvolta esce di casa.

La paura della morte ha riempito migliaia di prigioni. Non potete vedere i muri. Non potete vedere le serrature, ma potete vedere i prigionieri, potete sentire i loro gemiti. Vorrebbero vivere ma non possono perché sono condannati a pensare a ciò che maggiormente vorrebbero evitare: il contatto con la morte.

Pochi si sentono di cantare a Dio in presenza della morte consapevoli del fatto che essa non è la fine di tutto.

“Perché piangi?” Gio. 20:15. Una domanda insolita da fare in un cimitero ma è ciò che il Signore Gesù disse a Maria in Getsemani.

Una festa era l'ultima cosa a cui Maria pensava mentre si avvicinava alla tomba quella domenica mattina. Gli ultimi giorni non avevano recato proprio niente per cui festeggiare. I capi dei giudei potevano far festa, il loro piano aveva avuto successo ma era veramente il loro piano?

Maria era stata là, aveva ascoltato la folla gridare “sia crocifisso”. Aveva pianto ai piedi della croce eppure la notizia che stava per ricevere e ciò che stava per vedere non aveva niente a che fare con il pianto ma con la gioia. La morte era stata vinta. Non era lo “stato” finale ma solo un passaggio. Però la domanda cruciale resta: come affronterò la morte? Con Cristo o senza?

Senza Cristo è veramente il re degli spaventi (Giobbe 18:14), condurrà le anime lontano da Dio nel luogo del pianto e dello stridore dei denti ma con Cristo è il passaggio che introdurrà i credenti nel luogo che ci è stato preparato. 

“Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo?” Giovanni 14:1-2.

16 aprile - Condotti a Dio tramite il Vangelo

Cercate l’Eterno, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.

Isaia 55:6

 

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.

Romani 5:1

 

Condotti a Dio tramite il Vangelo

 

“Ho cercato Dio nella mia religione e nella natura che amavo molto. Ma non riuscivo a trovarlo e il mio cuore restava insoddisfatto. Un giorno, mentre passeggiavo, sono entrata in una cappella dove si annunciava l’Evangelo. Fui profondamente toccata dalla semplicità del messaggio e per me fu come una rivelazione. Nei giorni che seguirono, era come se il Signore mi parlasse dicendomi: ‘La grazia che stai cercando da tanto tempo non lasciarla andar via. Afferrala!’ Toccata nel profondo del mio essere, piansi a lungo… Allora compresi il mio stato di peccato. Fino a quel momento mi rivolgevo a degli idoli vani, senza rendermi conto che non si può andare al Padre se non per mezzo di Gesù Cristo. Lui solo è ‘la via, la verità e la vita’ (Giovanni 14:6). Fu una grazia meravigliosa, una convinzione totale, un’illuminazione. Iniziai a capire qualcosa della grandezza di Gesù Cristo, l’uomo di dolore di cui parla il libro del profeta Isaia (53:3). Egli si è caricato dei miei peccati e delle mie infermità; mi ha perdonato tutti i peccati e mi ha accordato la sua pace che supera ogni intelligenza e domina tutte le circostanze. Ho scoperto il suo amore e ho conosciuto da quel momento una profonda gioia.”

Questo racconto, testimonianza di una religiosa carmelitana, dimostra che la “conversione” non consiste in un cambiamento di religione, ma nel ricevere consapevolmente l’Evangelo di Cristo. Essa presuppone la confessione dei peccati e l’accettazione, per fede, dell’opera espiatoria di Gesù Cristo alla croce.



lunedì 15 aprile 2024

15 aprile - Dio, io lo vedo

Quanto sono numerose le tue opere, Eterno! Tu le hai fatte tutte con sapienza; la terra è piena delle tue ricchezze.

Salmo 104:24

 

Dio, io lo vedo

 

Davanti al dipinto di un grande artista si resta meravigliati. Che talento! Che dono! Nessuno oserebbe immaginare che una tale opera d’arte si sia fatta da sola. Perché allora, contemplando un bel paesaggio, qualcuno pensa che non sia stato Dio a crearlo? Che si sia formato per la concatenazione di pure coincidenze?

Vi sono credenti e non credenti in tutti gli strati sociali, fra le persone semplici e fra quelle più colte. Citiamo ad esempio quanto diceva l’entomologo Henri Fabre: “Non posso dire di credere in Dio, io lo vedo!”

Per chi crede, la natura rivela l’intelligenza infinita del suo Autore. L’organizzazione del creato e la complessità degli organismi viventi sono una chiara testimonianza della sapienza di Dio. La terra, piccolo pianeta sperduto in una galassia, che si trova a sua volta in mezzo a miliardi di altre galassie, rende testimonianza a un Dio infinitamente grande che si interessa di esseri così piccoli quali noi siamo.

Ma Dio non si rivela soltanto per mezzo della natura; Egli è sceso fino a noi. Se la creazione rende testimonianza alla sapienza e alla potenza di Dio, Gesù Cristo, venuto sulla terra per salvare noi peccatori, rende testimonianza all’amore infinito di Dio.

Non cercate di persuadervi che Dio non esiste; cercate piuttosto di incontrarlo. Presentategli i vostri dubbi, i vostri interrogativi, e chiedetegli di rivelarsi a voi. Egli lo farà certamente, non tramite un’esperienza mistica, ma dandovi la serena sicurezza della sua presenza.

domenica 14 aprile 2024

14 aprile - Leggiamo la Bibbia?

La parola di Dio non è incatenata.

2 Timoteo 2:9

 

La Scrittura non può essere annullata.

Giovanni 10:35

 

Leggiamo la Bibbia?

 

Un bambino aveva notato che la Bibbia che avevano in casa era coperta di polvere. Un giorno la prese e chiese a sua madre: “Mamma, questo è il libro di Dio? – Sì, certamente. – Allora, perché non glielo restituiamo visto che non lo leggiamo mai?”

……..

Nel Massiccio centrale (Francia), Gerolamo Lebrat (1848-1912) aveva letto e studiato la Bibbia con assiduità. Nutrito del Vangelo, lo predicava di luogo in luogo. Le persone si ritrovavano in massa nelle fattorie e, sedute su semplici panche, bevevano le sue parole. Talvolta severe, come delle frecce acuminate, esse raggiungevano le coscienze: “Se non volete leggere le vostre Bibbie, bruciatele, perché nel giorno del giudizio testimonieranno contro di voi”. Faceva riferimento alle parole di Gesù: “Chi… non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell’ultimo giorno” (Giovanni 12:48).

Un giorno, Gerolamo Labrat si accorse che i suoi ascoltatori, senza dubbio per comodità, si recavano alle riunioni non con tutta la Bibbia ma solo con il Nuovo Testamento. Il predicatore, convinto che non si dovesse trascurare lo studio dell’Antico Testamento, decise da allora in poi di ricavare gli argomenti delle sue predicazioni da quella parte della Bibbia.

Non trascurare la lettura della tua Bibbia! Solo in essa troverai la pace, la gioia, e la forza per vivere in questo mondo da fedele testimone della grazia di Dio.