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mercoledì 31 luglio 2019

31 luglio


Il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta”.
Luca 10:41, 42

Ascoltare e servire
Gesù ci parla: leggere Luca 10:38-42

Gesù e i suoi discepoli sono ricevuti nella casa di Marta e di Maria. Il lavoro non manca e Marta è molto occupata a preparare ogni cosa, mentre Maria sta seduta ai piedi del Maestro e l’ascolta. Marta, irritata, si avvicina al Signore e gli chiede con tono di rimprovero: “Dille dunque che mi aiuti”.
Forse anche noi avremmo agito allo stesso modo, constatando in Maria l’assenza apparente di senso pratico; ma Gesù non vede le cose in quel modo. Con affetto, ma con fermezza, interpella Marta chiamandola per nome due volte, al fine di attirare la sua attenzione su un punto importante: ciò che conta non è essere attivi fino all’affanno, ma afferrare tutte le occasioni per ascoltare Lui con affetto e rispetto.
Così, “Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta”, né per il presente, né per l’eternità. La parte buona è quella che è utile. Mettersi ai piedi del Signore per ascoltarlo è la parte benedetta di ogni fedele servitore di Dio.
Marta non aveva torto di essere “tutta presa dalle faccende domestiche”, ma in quel momento non era ciò che il Signore le chiedeva. Tutte le cose che ci distolgono dal Signore guastano la qualità della nostra vita cristiana. Impegniamoci dunque ad imitare l’esempio di Maria che trovava il tempo per ricevere con gioia la parola di Gesù, e siamo zelanti come Marta per servire il Signore quando e come Lui vuole.

martedì 30 luglio 2019

30 luglio


Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.
Salmo 23:4

(Gesù gli disse:) “Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso”.
Luca 23:43

Accompagnamento

Si parla di “accompagnamento” quando si assistono persone in fin di vita. In quei momenti difficili, l’accompagnamento consiste nel non lasciare solo il morente, ma aiutarlo, prodigargli cure, ascolto, conforto, simpatia. Il personale, appositamente formato a questo scopo, tenta di rasserenare colui che se ne va…
Ma le persone che si occupano con tanta dedizione di accompagnare dei morenti sanno, loro stesse, dove vanno? E se lo sanno, possono parlare liberamente di Gesù Cristo? Accompagnare, sì, ma per andare dove? Una parola di conforto può rimanere vuota se chi la pronuncia non ha nessuna certezza riguardo all’aldilà.
Solo Gesù può accompagnare qualcuno attraverso la morte. Egli ne conosce la via: l’ha percorsa Lui stesso quando è entrato nella morte, inchiodato sulla croce. Ma bisogna avere a che fare con Lui durante la vita, prima di avere a che fare con la morte. Senza dirlo apertamente, molte persone temono questo termine ultimo della loro esistenza terrena. Gesù desidera portare ai morenti non solo parole di conforto, ma la pace della coscienza e tutte le certezze per l’aldilà.
Se sei credente, la morte è un passaggio che ti introduce, in compagnia del tuo Salvatore, fin nella casa del Padre. E davanti alla morte potrai ricordarti delle parole rivolte da Gesù al malfattore pentito crocifisso al suo fianco: “Oggi tu sarai con me in paradiso”!

lunedì 29 luglio 2019

29 luglio


Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo (il Signore,) è dal cielo.
1 Corinzi 15:47

Due uomini

Due uomini: il primo disubbidiente che, dietro istigazione di Satana, mette in dubbio la parola di Dio; il secondo perfettamente ubbidiente, che confida in Dio senza vacillare.
Adamo era stato posto in un luogo di delizie. Che cosa avrebbe potuto desiderare di più? Era nelle condizioni più favorevoli per resistere al tentatore. Ahimé! Appena commessa la colpa, dovette nascondersi e la voce di Dio echeggiò nel giardino: “Dove sei?”
La misera veste, da lui stesso confezionata con foglie di fico, non era sufficiente per stare alla presenza di Dio. Tutto quello di cui l’uomo può rivestirsi è incompatibile con la Sua santità; così Dio, intervenendo in grazia, fece per Adamo ed Eva dei vestiti di pelle di animali; ma per procurarli fu necessaria una vittima innocente!
Il secondo uomo è venuto dal cielo. Anche Lui incontrò Satana. Ma, finita ogni sorta di tentazione, il diavolo lasciò Gesù e se ne andò (Luca 4:13). Il momento sembrava ben scelto per far soccombere il Salvatore che da quaranta giorni digiunava nel deserto e aveva fame (v. 1-4). Ma il suo cibo era di fare la volontà del Padre che lo aveva mandato (Giovanni 4:34). Tutta la sua vita fu un trionfo e tale fu anche la sua morte. “Dio… lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio” (1 Pietro 1:21).

domenica 28 luglio 2019

28 luglio


Giuseppe disse ai suoi fratelli: “Avvicinatevi a me!… Io sono Giuseppe, vostro fratello, che voi vendeste”.
Genesi 45:4

(Gesù disse:) “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”. 
Matteo 11:28

Il rifugio migliore

Una lettrice di questo calendario racconta quanto l’abbia commossa la storia di Giuseppe nell’Antico Testamento.
«Penso con emozione al momento in cui ritrovò i suoi fratelli, quei fratelli gelosi e invidiosi che l’avevano venduto come schiavo per sbarazzarsene. Quando li rivede, dopo lunghi anni, è ormai diventato il personaggio più influente dell’Egitto dopo il Faraone. Eppure, invece di vendicarsi, come avrebbe potuto fare, apre con commozione le sue braccia e dice loro: “Avvicinatevi a me... Io sono Giuseppe, vostro fratello, che voi vendeste”. Quanta dolcezza in queste parole!
Questa scena mi ricorda il giorno in cui il Dio, dal quale ero stata lontana per tanto tempo, ha bussato alla porta del mio cuore per mezzo di queste parole del Vangelo: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”. Io gli ho aperto, e Lui si è presentato senza rimproverarmi. Avevo già sentito parlare di Lui, ma in fondo non lo conoscevo. Ho scoperto così quale rifugio Egli vuole essere per tutti quelli che lo cercano.
Giuseppe, vittima di un complotto, simboleggia uno più grande di lui, Gesù Cristo, venuto per amore per gli uomini e da loro tradito.
Giuseppe ha potuto provvedere ai suoi fratelli per tutti i lunghi anni di carestia, e mantenerli così in vita. Il Signore Gesù mi ha salvata per l’eternità. Io l’ho accolto e gli ho dato un posto sempre più grande nella mia vita. Non ho mai rimpianto di averlo fatto e ci tengo a dirvelo.»

sabato 27 luglio 2019

27 luglio


Uno spirito dolce e pacifico… agli occhi di Dio è di gran valore.
1 Pietro 3:4

Se soffrite perché avete agito bene, e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio.
1 Pietro 2:20

Come si formano le perle

Se un granello di sabbia s’introduce in un’ostrica, provoca una tale irritazione che questa tenta subito di sbarazzarsi del corpo estraneo. Non riuscendovi, l’avvolge di madreperla. È così che si forma una perla. Quanti “granelli di sabbia” s’introducono nelle nostre vite! Malattie, problemi famigliari, preoccupazioni di lavoro, difficoltà nei rapporti coi nostri simili… Chiediamo a Dio di agire in noi, perché ciascuno di questi problemi che ci fanno soffrire diventi “una perla” preziosa.
Mi rivolgono un’osservazione poco gradita che non ho meritato? Ecco il granello di sabbia che mi ferisce. Se rispondo con dolcezza, se accetto umilmente l’ingiustizia, produco una perla preziosa. Problemi familiari o finanziari vengono a sconvolgere i miei progetti più belli? Ecco un grosso granello di sabbia; ma, per l’opera dello Spirito Santo, posso essere in pace davanti a Dio e accettare tutto dalla sua mano: è ancora una perla che il Signore crea in me e che apprezza. Sono malato? Com’è pesante da sopportare!… Ma Dio sa tutto e desidera trasformare la mia prova in una magnifica perla. Esse si formano lentamente, in segreto, ma verrà il momento in cui saranno ammirate da tutti, “quando (il Signore Gesù) verrà in quel giorno per essere glorificato nei suoi santi e in tutti quelli che avranno creduto” (2 Tessalonicesi 1:10); e saranno il risultato di quello che la sua pura grazia avrà prodotto nei suoi riscattati.

venerdì 26 luglio 2019

26 luglio


Dalla pianta del piede fino alla testa non c’è nulla di sano in esso: non ci sono che ferite, contusioni, piaghe aperte, che non sono state ripulite, né fasciate, né lenite con olio.
Isaia 1:6

Signore,… guariscimi dunque e rendimi la vita!
Isaia 38:16

Una diagnosi infallibile

Ovunque passava, Gesù ridava la salute ai malati. Ma con che metodo agiva il Signore? Quando guariva un paralitico, iniziava col dirgli, in risposta alla sua fede: “I tuoi peccati sono perdonati” (Marco 2:3-12). Gesù era venuto per portare agli uomini la salvezza dell’anima, molto più importante della guarigione del corpo. Tuttavia, per dimostrare di avere tutta l’autorità per perdonare i peccati, ridava anche la salute, dimostrando così la sua potenza, unita alla sua compassione.
Un medico che si accontentasse di curare la febbre o i mal di testa, senza cercarne l’origine, mancherebbe sia di competenza che di coscienza professionale. Il nostro grande Medico, dalla diagnosi infallibile, ci fa vedere in questa scena quale sia il vero problema dell’uomo, la causa di tutti i suoi guai: una mortale malattia morale che si chiama peccato. Noi abbiamo la tendenza a fermarci alle sue manifestazioni visibili: malattie, violenze, disuguaglianze sociali, dolori di ogni tipo, dimenticando il vero problema a cui il Vangelo porta il rimedio divino.
Noi tutti, credenti o increduli, conosciamo le varie sofferenze nel mondo, conseguenze più o meno dirette del peccato. Gesù può ancora oggi, se lo ritiene opportuno, portare la guarigione totale a un malato, ma darà sempre, a colui che crede nel suo nome (Gesù = Dio che salva) la cosa più importante: il perdono, la pace, la gioia per l’eternità.

giovedì 25 luglio 2019

25 luglio


“Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?” Gesù rispose loro: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”.
Giovanni 6:28, 29

“Se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l’avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto: Lavati e sarai guarito?”.
2 Re 5:13

È troppo facile

Aver messo la salvezza alla portata di tutti è una prova dell’amore e della giustizia di Dio. Egli avrebbe potuto imporre all’uomo severe condizioni, perché questa salvezza gli è costata la morte del suo Figlio.  Ma non l’ha fatto. Il sacrificio compiuto da Gesù è perfetto: l’uomo non ha da aggiungervi nulla. Se per orgoglio, o per insegnamenti errati, pensate di poter partecipare alla vostra  salvezza, sappiate che la Bibbia è categorica nel mettere completamente da parte lo sforzo dell’uomo per quanto riguarda la salvezza: “E’ per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi, è il dono di Dio; non è in virtù di opere” (Efesini 2:8-9).
Per essere salvati, bisogna riconoscersi perduti e credere al valore perfetto dell’opera che Cristo ha compiuto alla croce. Quando sentiamo qualcuno dire: “È troppo facile!” proviamo un grande dispiacere. Se l’opera di Cristo fosse insufficiente, non ci sarebbe salvezza possibile!
Se la salvezza ci è offerta gratuitamente, è perché Cristo ha pagato per noi. Il peccato che ci separava da Dio doveva essere espiato e le esigenze divine dovevano essere soddisfatte; e tutto questo è avvenuto unicamente per mezzo della morte di Cristo. Soltanto il suo sangue poteva lavarci dalla nostra iniquità, e lo ha fatto perfettamente; nulla dev’esservi aggiunto.
“Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio” (Ebrei 7:25).

mercoledì 24 luglio 2019

24 luglio


Sperando contro speranza, credette.
Romani 4:18

Siamo stati grandemente oppressi, oltre le nostre forze, tanto da farci disperare perfino della vita… Egli (Dio) ci ha liberati… E abbiamo la speranza che ci libererà ancora.
2 Corinzi 1:8-10

Sperare contro ogni speranza

La depressione è una malattia molto dolorosa. E’ una grave prova che può colpire ciascuno di noi, un giorno o l’altro, perché tutti possiamo attraversare periodi di profondo scoraggiamento. La Bibbia ci dà l’esempio di Giobbe. Tutta la sua vita era caratterizzata da felici relazioni con Dio e col prossimo; difendeva la causa dei poveri, aveva cura degli infelici, e s’impegnava ad agire con giustizia tenendo conto di Dio (Giobbe 29). Era ”integro e retto, temeva Dio e fuggiva il male” (Giobbe 1:1). Eppure Giobbe ha dovuto sopportare prova su prova. Ha perso improvvisamente tutti i suoi beni, poi tutti i suoi figli, e alla fine si è ritrovato ammalato, senza capire perché gli capitasse tutto questo. Abbandonato dai parenti e incompreso dagli amici, ha detto: “Dio… ha sradicato come un albero la mia speranza” (Giobbe 19:10); però ha anche detto: “Io so che il mio Redentore vive” (19:25). Anche se si dibatteva, non dubitava di Dio. E Dio si servì di quel tempo di prova per farsi conoscere in modo più intimo e più profondo (42:5).
Amici cristiani, se stiamo attraversando momenti di scoraggiamento, o anche di disperazione, non perdiamo la fiducia in Dio. Appoggiamoci sulla misericordia insondabile del Signore e sulle sue immutabili promesse.

martedì 23 luglio 2019

23 luglio


Hanno chiuso gli occhi, affinché non vedano con gli occhi… non comprendano con il cuore, non si convertano, ed io non li guarisca.
Matteo 13:15

Una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo.
Giovanni 9:25

“Avete occhi e non vedete”

“Ci tengo come alla pupilla dei miei occhi”. Quest’espressione evoca ciò che abbiamo di più prezioso. Infatti i nostri occhi, tanto fragili, tanto complessi, fatti da più di 250 milioni di cellule, ci fanno scoprire le luci, le forme, i colori…
Ma ci sono cose che i nostri occhi non vedono. Gesù l’ha detto ai suoi discepoli: “Avete occhi e non vedete” (Marco 8:18). Essi erano stati testimoni dei suoi miracoli, ma non ne vedevano il significato e così non capivano il senso di certe sue parole.
Forse anche noi, un giorno, siamo stati colpiti e interpellati: la bellezza di un paesaggio ci ha fatto pensare al Creatore; la lettura di un testo biblico ci ha fatto riflettere. Abbiamo avuto occhi per vedere e orecchie per ascoltare? Oppure siamo tornati alle nostre abitudini, chiudendo la porta al richiamo di Dio, senza riflettere sul futuro della nostra esistenza?
Avere occhi per vedere significa essere sensibili alla luce che viene da Dio. Il nostro stupore davanti alle bellezze della natura ci inciterà a lodare il Creatore. La lettura della Parola di Dio ci porterà a conoscere Gesù, il suo Figlio, che è luce e amore. Simeone, un anziano Israelita che ha tenuto in braccio Gesù quand’era un piccolo bambino, ha esclamato: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza” (Luca 2:30). Il Dio Salvatore era lì, sotto forma di quel fanciullino. Se la potenza e la maestà di Dio si manifestano nel creato, l’amore divino splende nell’umiltà, nell’abbassamento, nella morte e nella risurrezione di Cristo. Abbiamo occhi per vederlo?

lunedì 22 luglio 2019

22 luglio


Se tieni conto delle colpe, Signore, chi potrà resistere? Ma presso di te è il perdono, perché tu sia temuto.
Salmo 130:3, 4

Tu hai salvato l’anima mia dalla morte; hai preservato i miei piedi dalla caduta, perché io cammini, davanti a Dio, nella luce dei viventi.
Salmo 56:13

Dio è santo

Ai giorni nostri la parola peccato è tenuta in poco conto, ma agli occhi di Dio, “troppo puri per sopportare la vista del male” (Abacuc 1:13), conserva tutto il suo significato. Ecco come si presenta: “adulterio, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, omicidi, ubriachezza, orge e altre simili cose” (Galati 5:19-21). Il profeta dice che “ognuno di noi seguiva la propria via” (Isaia 53:6); la sorgente si trova nella nostra volontà che vuole rendersi indipendente da Dio.
La Bibbia ci insegna quale rimedio Dio ha trovato riguardo al peccato: “Il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7). Dio cancella i peccati di tutti quelli che si riconoscono peccatori e credono al valore del sangue sparso alla croce. A questi Dio dà il diritto di essere “figli di Dio” (Giovanni 1:12).
Ma ogni giorno io, che già sono credente, devo impegnarmi a non commettere più il male. Dio mi dice: “Fuggi le passioni” (2 Timoteo 2:22), perché esse non mi spingano a peccare. A volte si sente dire: “È più forte di me; non posso resistere”. Infatti, se io fossi solo, resistere sarebbe impossibile. Dio ha mandato il suo Spirito che abita in me come in ogni credente e mi dà la forza di oppormi al peccato. Ma, perché la sua potenza divina possa agire, devo realizzare che Cristo è morto per cancellare i miei peccati e anche per tagliare il legame tra il peccato e me. Io sono morto al peccato (Romani 6:11), e non sono più costretto ad obbedirgli. Che il Signore mi aiuti a realizzarlo!

domenica 21 luglio 2019

21 luglio


Ora che son giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi!
Salmo 71:18

In te confido, o SIGNORE… Sii per me una rocca… e una fortezza.
Salmo 71:1, 3

Il Salmo dell’anziano
Leggere il Salmo 71

Con l’età, le mie forze declinano (v. 9), non posso più fare affidamento su di esse. Ma posso appoggiarmi sul Signore che è fedele; posso dirgli: “In te confido” (v. 1), “Tu sei il mio rifugio” (v. 7).
Mi sento stanco e solo, ed anche incompreso (v. 4, 13). Sovente questo mi rende triste, eppure, che rifugio trovo nel Signore! Egli è “la mia rocca”, “la mia fortezza”, “il mio rifugio sicuro” (v. 3, 7).
Non mi è più possibile svolgere un lavoro fisico, ma ho un bel servizio: testimoniare della fedeltà del Signore alla nuova generazione (v. 18). Raccontare le sue liberazioni, i suoi benefici (v. 15), le sue “meraviglie” (v. 17).
Certamente, ho conosciuto “molte e gravi difficoltà” (v. 20), ma il Signore ha fatto “grandi cose” per me e mi ha consolato. Sono certo che mi consolerà ancora e fino alla fine.
Parlerò forse della mia giustizia o delle buone cose che ho fatto? No. È meglio che io testimoni della giustizia del Signore (v. 15, 16, 24), “quella che si ha mediante la fede” (Filippesi 3:9) e delle buone cose che ha fatto Lui. Quante esperienze ho fatto delle sue cure perché io fossi “formato” per il cielo!
Nonostante la solitudine e la stanchezza estrema, posso ancora lodare il Signore (v. 14). La mia anima,  riscattata per l’eternità (v. 23), può cantare a Lui senza sosta! Presto lo vedrò, nella gloria, “con gioia” (Giuda 24). E se dovrò passare per la morte, so che risusciterò alla sua venuta (v. 20).

sabato 20 luglio 2019

20 luglio


Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, tutte le cose sono diventate nuove.
2 Corinzi 5:17

SIGNORE, tu sei nostro padre; noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi.
Isaia 64:8

La figura esiste già nel blocco

Michelangelo era uno scultore straordinario. A 89 anni scolpiva ancora il marmo con passione. Quest’uomo, piuttosto gracile, spiegava un’energia straordinaria per far uscire i suoi personaggi da informi blocchi di marmo. Pare che gli piacesse dire: “La figura esiste già nel blocco di marmo, basta saperla tirare fuori”. Si capisce meglio che cosa intendesse dire osservando la scultura intitolata “Lo Schiavo Atlante”. Essa dà veramente l’impressione che una forma umana aspetti di essere liberata dal blocco che la imprigiona. La figura esisteva già nel pensiero del grande scultore che aveva il dono di vedere i personaggi nascosti nel blocco e di tirarli fuori a colpi di scalpello.
Non è forse così che Dio agisce nelle nostre vite? Prima di incontrare il Signore, la nostra vita è come un blocco informe, spento, senza rilievo. Eppure, Dio che ci conosce e ci ama, ha un progetto per ciascuno di noi, e ha il potere di fare di un uomo senza valore una persona rigenerata, dignitosa, serena, grazie all’azione della sua Parola, ricevuta nel cuore. “Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura”.
Avete accettato di essere afferrati dallo scultore divino perché vi dia la vita, la vita eterna? Amici cristiani, dobbiamo lasciare che Lui ci trasformi, rendendoci come Egli ci vuole, liberi e felici, umili e servizievoli, amabili, sensibili, sempre più simili a Lui; “finché”, come Paolo scrive ai Galati, “Cristo sia formato in voi” (Galati 4:19). 

venerdì 19 luglio 2019

19 luglio


Perché dare la luce all’infelice e la vita a chi ha l’anima nell’amarezza?
Giobbe 3:20
“Io muterò il loro lutto in gioia, li consolerò, li rallegrerò liberandoli dal loro dolore…”, dice il SIGNORE.
Geremia 3:13, 14

La vita è assurda?

Questa è una delle scottanti domande che sembrava già porsi Giobbe, uno dei più antichi credenti dei tempi biblici, colpito da tante sventure. Perché la sofferenza? Prima o poi, ciascuno si pone questa domanda e s’interroga sul significato della propria vita, nella quale si alternano giorni di felicità e giorni di dolore, e che, sopravvenuta la morte, si conclude con un nulla di fatto…
Chi ha simili pensieri dirà che la vita è un’assurdità, ma non ne sarà mai pienamente convinto. È possibile che la vita dell’uomo sulla terra non abbia nessun significato, che il mondo morale non abbia nessuna coerenza, che il bello, la vita, l’amore, non abbiano alcun senso? Perché allora questo doloroso sentimento di solitudine e di noia, quando sento che la mia vita dovrebbe essere pienezza, comunione e amore?
A queste legittime domande hanno avuto una soddisfacente risposta generazioni di credenti. Essi testimoniano con gioia e piena certezza che il loro spirito ha trovato riposo solo in Dio, per mezzo della fede in Gesù Cristo. Quand’ho accettato Dio e il suo amore per me, sua creatura, il mio cuore assetato è stato invaso di pace e di luce. A tutti quelli che, con umiltà, chiedono a Dio saggezza e risposte, Egli le dà generosamente, senza fare rimproveri (Giacomo 1:5)

giovedì 18 luglio 2019

18 luglio


Egli riduce la tempesta al silenzio e le onde del mare si calmano. Si rallegrano alla vista delle acque calme ed egli li conduce al porto tanto sospirato.
Salmo 107:29, 30

Gesù, il grande pilota

Un poeta inglese ha scritto: “Io sono il padrone del mio destino, sono il capitano della mia anima”.
Forse direte: “Ecco una persona forte. L’avvenire sulla terra e l’aldilà non gli fanno paura. È lui solo il padrone della sua nave”. Eppure, dopo qualche tempo, questo scrittore perse la figlioletta di cinque anni e fu distrutto dal dolore. Qualche anno più tardi, negli ultimi giorni di vita, non nascondeva la propria disperazione.
Poveri esseri questi padroni del proprio destino! I loro giorni se ne vanno come portati via da un torrente in piena, e non possono nemmeno rallentarne la corsa. Pretendono di essere “i capitani della propria anima”, ma chiedete loro su quale fondale getteranno l’ancora. Probabilmente vi risponderanno che non lo sanno. Che lo vogliano o no, non potranno evitare che la loro anima compaia davanti a Dio e lì dovranno rispondere a questa solenne domanda: “Che ne hai fatto del sacrificio del mio Figlio morto sulla croce per te?” Prima di giudicare il colpevole, Dio l’ha amato e ha fatto di tutto per salvarlo; non gli chiede altro che di credergli. Se l’uomo ha rifiutato, ne subirà il castigo. È impossibile sottrarsi alla giustizia divina. L’amore di Dio è stato senza limiti, e la giustizia si eserciterà inflessibilmente.
Affidate il timone della vostra vita a Gesù, il grande pilota. Lui solo può raddrizzare la barra del timone, tenerla con mano sicura, guidare la vostra imbarcazione fino al porto. Abbiate fiducia in Lui! Non ve ne pentirete mai.

mercoledì 17 luglio 2019

17 luglio


(Gesù disse alla donna:) “I tuoi peccati sono perdonati”.
Luca 7:48

“La tua fede ti ha salvata; va’ in pace”.
Luca 7:50

La certezza di essere salvato
Gesù ci parla: leggere Luca 7:36-50

Simone, uomo molto religioso, ha invitato Gesù alla sua tavola. Durante il pasto, una donna, ben nota per la sua vita dissoluta, entra in quella casa e sparge ai piedi di Gesù abbondanti lacrime, senza dubbio lacrime di pentimento. Poi versa un vaso pieno di profumo sui suoi piedi, espressione dell’onore che gli vuole tributare. Che scena commovente! Non una parola, ma un pentimento sincero e un amore che risponde alla grazia del Salvatore. Il Signore apprezza il gesto di quella donna. Ma che contrasto con l’atteggiamento di Simone, il fariseo! Ella è cosciente del suo grande debito verso Dio e viene a Gesù con un cuore abbattuto e umiliato (Salmo 51:17). Prima di parlare a lei, il Signore si rivolge a Simone: “Simone, ho qualcosa da dirti”. Egli conosce i suoi pensieri segreti. Gli spiega che quella donna, guardata da lui con un certo disprezzo, in realtà l’aveva “superato” con il suo pentimento, la sua fede e il suo amore (cfr. Matteo 21:31).
Anche tu potrai udire il tuo nome al posto di quello di Simone. “Ho qualcosa da dirti”, ti dice il Signore. Forse ti paragoni ad altri che non hanno la buona fama che hai tu, e ti senti migliore; ma quello che conta agli occhi del Signore è l’amore che hai per Lui e le prove che gli dai di questo tuo amore.
Gesù dice alla donna: “I tuoi peccati sono perdonati”. Hai udito anche tu questa parola? Puoi prendere per te quest’affermazione di Gesù se guardi a Lui, morto sulla croce, ma vivente nel cielo dove intercede in tuo favore.

martedì 16 luglio 2019

16 luglio


Di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio.
Matteo 12:36

Signore, apri tu le mie labbra e la mia bocca proclamerà la tua lode.
Salmo 51:15

Impronte incancellabili

Scopro, con disappunto, l’impronta di un piedino sulla lastra di calcestruzzo colato da poco. Chiamo i miei quattro bambini. Chi ha camminato sul cemento, nonostante la mia proibizione? Nessuna risposta, ma la misura della piccola calzatura indica il colpevole. Traccia ormai incancellabile che gli ricorderà la sua disubbidienza tutte le volte che passerà di lì!
È così di alcuni nostri “passi falsi”. Possono lasciare, nella nostra mente e in quella di altri, segni duraturi ed impressioni penose che, in certi casi, non potranno essere cancellati per tutta la vita.
Ricordiamoci che tutti i nostri pensieri, tutte le nostre parole, tutte le nostre azioni, sono conosciuti da Dio nel cielo. Questo pensiero non è certo incoraggiante e potrebbe anche far paura senza l’illuminazione dell’Evangelo.
Una cosa è certa: da soli, non possiamo cancellare dal libro di Dio nessuno dei nostri peccati. Però, Dio stesso li toglierà per noi se andiamo a Lui confessando la nostra colpevolezza e credendo nel suo Figlio, morto e risuscitato.
Egli ha promesso: “Io, io, sono colui che per amore di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati… Io ho fatto sparire le tue trasgressioni come una densa nube, e i tuoi peccati come una nuvola; torna a me, perché io ti ho riscattato” (Isaia 43:25; 44:22).

lunedì 15 luglio 2019

15 luglio


Il suo padrone gli disse: “Servo buono e fedele;… entra nella gioia del tuo Signore”.
Matteo 25:21

Servire

Servire il Signore, che dono prezioso!
Servir fedelmente con zelo e calore.
È grande nel cielo la minima cosa
che è fatta per Cristo, che è fatta col cuore.

Servire vuol dire seguire il Maestro
E, come Egli ha fatto, così fare noi.
Beati son quelli che sanno le cose
e compiono i fatti, per lui, per i suoi.

Servirlo vuol dire all’io rinunciare
e darsi per gli altri in tutta umiltà,
amando chi soffre non solo a parole,
mostrando nei fatti la sua carità.

È dire nel mondo a tutti i perduti
che Dio, se crediamo, nel suo grande amore,
perdona i peccati, trasforma la vita
per l’opera in croce del nostro Signore.

Corona di gloria riceve il credente
che dedica a Cristo la vita quaggiù.
E tutto guadagna già qui sulla terra
godendo le gioie che son di lassù.

domenica 14 luglio 2019

14 luglio


Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: “Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.
Giovanni 8:31, 32

Cristianesimo e libertà

La ricorrenza odierna della rivoluzione francese ci ricorda che la libertà, con l’uguaglianza e la fraternità, è uno dei tre pilastri di questa nazione; ed è anche una delle nostre maggiori preoccupazioni. Giustamente si dice: la libertà dell’uno finisce dove incomincia quella dell’altro. Infatti, se ciascuno vive come vuole, presto si arriva alla catastrofe. Quante costrizioni, quanti danni sono imposti agli altri col pretesto della libertà! Nel mondo del lavoro, il rendimento imposto alle imprese dagli azionisti può rendere schiavi. Dove trovare allora il rispetto del prossimo e i limiti giusti nell’esercizio della libertà?
Molti immaginano che la religione cristiana sia una serie di “bisogna”: bisogna andare in chiesa, confessarsi, dare l’offerta, seguire i riti… Quante costrizioni! In che cosa, dunque, il fatto di essere cristiani rende liberi, come afferma Gesù Cristo?
La libertà cristiana non consiste nel seguire con rigore delle regole di comportamento. Risulta dal fatto che, liberato dalla schiavitù del peccato, il credente può vivere cercando di piacere a Dio, seguendo Gesù che, senza peccato e libero da ogni costrizione, non ha cercato di piacere a se stesso, ma ha potuto dire: “Faccio sempre le cose che piacciono al Padre” (Giovanni 8:29). Gesù ha manifestato una libertà calorosa, generosa, attenta e premurosa, cercando senza parzialità il bene di tutti quelli che frequentava.
La vera libertà promessa da Gesù a quelli che credono in Lui e lo seguono consiste nell’essere liberi di rigettare ciò che lo disonora, che fa torto agli altri e a sé stessi, e nell’amare i propri nemici con lo stesso spirito di grazia del Signore Gesù.

sabato 13 luglio 2019

13 luglio


È… nel nome di Gesù Cristo… che quest’uomo compare guarito in presenza vostra… In nessun altro è la salvezza.
Atti 4:10, 12

Una salvezza perfetta

Ogni pratica religiosa, che pretenda di portare una risposta alla coscienza tormentata e la pace con Dio, è illusoria se propone all’individuo di giungervi con i propri mezzi. È una lusinga per  l’orgoglio, facendo credere che si è capaci di meritare e di guadagnarsi la propria salvezza. Ma la salvezza può venire unicamente da Dio.
Dio odia il peccato e lo condanna, ma ama il peccatore e vuole riconciliarlo con Sé. Poiché Egli è giusto, non può semplicemente chiudere gli occhi sulle nostre colpe e cancellarle “con un colpo di spugna”. La giustizia divina condanna il peccato ed esige la sua giusta retribuzione. L’uomo è colpevole e deve subirne le conseguenze, poiché nessuno può pagare a Dio il riscatto dei propri peccati. La Bibbia dice che bisogna che l’uomo vi rinunci per sempre (Salmo 49:8).
Ma Dio, nel suo amore, ci ha dato un Salvatore, Gesù Cristo, il suo Figlio. Sulla croce Egli è stato il mio sostituto, ha preso il mio posto. Ha sopportato la mia pena e pagato il prezzo per le mie colpe. Ha subìto la giusta ira di Dio che i miei peccati meritavano.
Se anche tu lo credi, Dio ti concede il suo perdono e ti libera. Te lo dà gratuitamente, poiché il prezzo è già stato pagato!

venerdì 12 luglio 2019

12 luglio


Figliola, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace.
Luca 8:48

Contatto vitale
(leggere Luca 8:43-48)

Quella donna, che aveva una perdita di sangue da dodici anni e che non era riuscita ad ottenere dai medici nessun miglioramento, aveva piena fiducia nei poteri del Signore. Pensava: “Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva” (Marco 5:28).
Così avvenne. Il Signore risponde sempre alla fede. Ma perché Lui, che conosce ogni cosa, chiede: “Chi mi ha toccato?” Pietro e i discepoli non comprendono il senso della domanda, perché non distinguono il contatto fisico dal contatto vitale. Poco dopo, la donna dichiara davanti a tutti il suo stato passato e la sua guarigione istantanea.
Anche a noi occorre un contatto vitale e non esteriore con il Signore. Non basta una lettura  superficiale della Parola di Dio; questa deve imprimersi profondamente nelle nostre anime (Giacomo 1:21), esercitare tutto il suo peso sulle nostre coscienze e portare i suoi frutti.
Quella donna fu guarita, ma Gesù volle che rendesse testimonianza davanti a tutti della sua liberazione (leggere Romani 10:9).
Noi siamo salvati per grazia, mediante la fede. Dio ha fatto quanto era necessario perché i nostri peccati fossero perdonati: questa è la grazia, Inoltre, per mezzo della fede, confidiamo nel nostro perfetto Salvatore. Ma la piena salvezza, la pace dell’anima, implicano che la nostra guarigione sia “visibile”, non solo nelle nostre parole, ma anche e soprattutto nel nostro modo di vivere.
Allora il Signore poté dire alla donna: “Va’ in pace”.

giovedì 11 luglio 2019

11 luglio


L’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio.
Dio è amore. In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo.
1 Giovanni 4:7-9

In nome dell’amore

L’amore. Ecco un argomento universalmente sfruttato sia nella letteratura, che nelle canzoni, nei film, nell’arte in genere. Che cosa non si fa in nome dell’amore! Si concupisce, s’inganna. Nel nome dell’amore si arriva perfino ad uccidere! Tutto questo perché l’amore umano, in fondo grandemente motivato dall’amore verso noi stessi, può facilmente sfociare nell’odio.
Il versetto citato oggi dimostra che il vero amore può venire solo da Dio e si è manifestato all’uomo quando è apparso nella persona di Gesù Cristo. Il Figlio di Dio è venuto per fare conoscere il cuore del Padre. Ma l’amore di Dio può anche essere visto nella vita di un cristiano, attraverso l’umiltà e l’abnegazione di sé. L’amore non si gloria, non si gonfia d’orgoglio, perché non pensa a sé, non si paragona con gli altri per sentirsi superiore, ma si pone al loro servizio.
Cristiani, ricordiamoci che non possediamo l’amore in noi stessi! Esso non emana dalla nostra natura umana, incapace di fare il bene secondo Dio. È Cristo che ha manifestato in tutta la sua vita cosa sia la vera umiltà, e la sua morte per degli esseri odiosi, come noi eravamo, è la più grande espressione del suo amore. È lui che ci ha fatto conoscere Dio che è amore (1 Giovanni 4:8). Ora l’amore di Dio è “stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo” (Romani 5:5), perché sia visibile intorno a noi. È responsabilità e compito di ogni cristiano far conoscere l’amore di Dio che, nella sua purezza, “gioisce con la verità” (1 Corinzi 13:6).