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venerdì 31 luglio 2015

31 Luglio

Il Padre vostro che è nei cieli… fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Matteo 5:45

Il Signore… è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.
2 Pietro 3:9

Brutto tempo

Leo e i suoi amici tornano dalle ferie delusi e scontenti: su tre settimane, è piovuto i tre quarti del tempo! Già nel mese di febbraio le vacanze erano state rovinate per mancanza di neve… Tutti pensano: “Non è giusto, meritavamo un po’ di sole!”. E senza rendersene conto, si lamentano di Dio. Infatti, è proprio Lui che comanda al sole! Il sole è Suo!
Se riteniamo che Dio ci privi di un sole meritato, è logico che ci indigniamo. Ma ci è dovuto il sole? Dio ha forse firmato con noi un contratto che lo costringa a fornirci il sole come ricompensa del nostro buon comportamento? E se anche fosse così, abbiamo rispettato le condizioni del contratto? Ci siamo preoccupati di Dio durante quest’anno di lavoro? Ognuno di noi può darsi la risposta.
In realtà, Dio è molto paziente verso di noi, verso questo mondo colpevole della morte di Suo Figlio. Quante parole di ribellione salgono a Lui ogni giorno! Quanti peccati vengono commessi senza tenere conto di quello che può pensare il Signore del cielo e della terra! (Matteo 11:25)

Eppure, il sole sorge ogni giorno su un mondo che dimentica Dio. Che testimonianza della Sua bontà e della Sua pazienza! Oggi il sole è sorto, su voi e su me, perché possiamo, in questo giorno, essergli riconoscenti; prima per la salvezza che ci offre per mezzo di Gesù, poi per la Sua pazienza e le Sue cure. 

giovedì 30 luglio 2015

30 Luglio

Credete in Dio che lo ha risuscitato (Gesù) dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio.
1 Pietro 1:21

Credere

Gesù aveva annunciato ai discepoli che stava per essere crocifisso a Gerusalemme e che dopo tre giorni sarebbe risuscitato dai morti (Luca 24:7), ricordando che i profeti l’avevano predetto. Ma i discepoli non ci avevano creduto e, dopo la Sua crocifissione, non pensavano che Gesù sarebbe risuscitato.
Alcune donne, andate al sepolcro al mattino presto, portando aromi per imbalsamare il corpo di Gesù, non l’hanno trovato. Degli angeli hanno detto loro che Gesù era risuscitato, esattamente come Lui aveva annunciato. Esse sono corse dai discepoli per comunicare loro la buona notizia, ma questi non le hanno credute (Luca 24:11). Quando, un po’ più tardi, Gesù si è presentato vivente ai discepoli, Tommaso era assente. Quando i suoi compagni gli hanno raccontato di averlo visto, è rimasto incredulo (Giovanni 20:25). Tutti si sono stupiti della risurrezione di Cristo, non solo perché non avevano capito quando il Signore ne aveva parlato, ma anche perché non ci credevano.
Sovente è così anche per noi, quando ci troviamo in presenza delle meraviglie compiute da Dio. Un uomo, cosciente della sua difficoltà a credere nella potenza del Signore, gli ha detto: “Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità” (Marco 9:24).
Quanto la ragione umana è lontana dalle meraviglie della grazia e dell'amore divini! Solo la fede permette di riconoscerli.

mercoledì 29 luglio 2015

29 Luglio

C’era un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù, vedutolo che giaceva, e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: “Vuoi guarire?”
L’infermo gli rispose: “Signore, io non ho nessuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me”.
Giovanni 5:5-7

Non ho nessuno

Vicino alla vasca di Betesda, a Gerusalemme, molti infermi aspettavano di essere guariti. Uno di loro era lì da 38 anni! Gesù conosceva la sofferenza e la miseria di quell’uomo. Gli chiede se vuole essere guarito. La domanda ci sorprende. Da anni l’infermo cercava di essere guarito. La sua risposta dice tutta la sua sofferenza: “Signore, io non ho nessuno…”. Era solo. Nessuno l’aiutava a superare l’ostacolo dovuto al suo handicap. La situazione era senza speranza. Egli pensava che non ne sarebbe mai uscito. Gesù risponde al vero bisogno: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. In quell’istante  quell’uomo fu guarito (Giovanni 5:8, 9).
Molti di noi sopportano lunghe sofferenze; la malattia, il divorzio, il lutto, la tarda età fanno sperimentare la solitudine. “Signore, non ho nessuno…”
Come allora, Gesù non è lontano. È pronto ad ascoltare il nostro grido di angoscia, a rispondere ai nostri veri bisogni.
“Io ho gridato al SIGNORE dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto” (Giona 2:3).

 “Nella mia prima difesa – scrive l’apostolo Paolo – nessuno si è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno abbandonato… Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte” (2 Timoteo 4:16, 17).

martedì 28 luglio 2015

28 Luglio

(Gesù disse:) “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”.
Matteo 20:28

“Chi è più grande, colui che è a tavola o colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve”.
Luca 22:27

Essere servito o servire?
Leggere Giovanni 13:1-17

È l’ultima sera che Gesù trascorre coi suoi discepoli. Sa che la croce è vicina… Durante la cena, si alza, depone i suoi abiti e si veste da servitore. Poi prende un recipiente con dell’acqua e, come faceva un servo di quei tempi, si mette a lavare i piedi ai suoi discepoli.
Pietro si stupisce e si oppone: “Tu, Signore, lavare i piedi a me?… Non mi laverai mai i piedi!”. Egli è cosciente della grandezza del Signore. Non vuole lasciarsi servire dal Maestro, ma vuole porsi al di sotto di Lui. In un certo senso aveva ragione di reagire, ma così facendo ha dimostrato di non aver compreso la nuova scala di valori insegnata da Gesù.
Nel regno di Dio, il concetto della grandezza è all’opposto di quello degli uomini. In questo regno è l’amore che detta legge. Chi serve per amore è più grande di colui che è servito. Abbassandosi per lavare i piedi dei discepoli, Gesù ha dato un’idea della Sua grandezza morale. Ha indicato quale sia la vera grandezza.

Chi è realmente grande non tenta di innalzarsi e rinuncia alle lodi degli uomini. Nella fede le apparenze non hanno più importanza. Se uno vuole essere grande, aspiri alla grandezza interiore, quella che si esprime nel servizio. Abbia il desiderio di seguire Gesù, l’uomo umile, dolce, vero e pieno di bontà. Questa è la vera grandezza: servire senza che se ne parli e lavorare anche se nessuno lo vede! 

lunedì 27 luglio 2015

27 Luglio

La vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo.
1 Pietro 1:6, 7

Il più grosso diamante del mondo

Nel 1905 fu trovato in una miniera dell’Africa meridionale un grosso diamante; non se ne conosceva uno così grande. Lo chiamarono Cullinan e lo donarono al re d’Inghilterra. Poiché era ancora allo stato grezzo, fu affidato a un tagliatore di diamanti di Amsterdam, il quale prese la pietra preziosa, vi praticò un minuscolo foro e poi assestò un vigoroso colpo di burino: il diamante esplose. Poteva sembrare una follia, una perdita irreparabile. Niente affatto! Il tagliatore conosceva bene la pietra: ne aveva studiato le venature e aveva riflettuto a lungo su ciò che bisognava fare per evidenziarne tutto il valore. Gli fu data fiducia, e non a caso; con un’estrema abilità egli aveva fatto l’unica cosa necessaria perché il diamante rivelasse il suo splendore.
A volte Dio agisce così nelle nostre vite. Permette un colpo terribile che può sembrare inutilmente duro. La nostra anima è ai suoi occhi un gioiello prezioso; non ci raggiungerà nessun colpo che Dio non permetta per il nostro bene. Allora, invece di ribellarci, chiniamoci sotto la Sua mano potente, avendo fiducia nella Sua sapienza e nel Suo amore. Talvolta, è solo dopo molto tempo che riusciamo a ringraziare e a lodare il Signore per le prove che ha permesso (Salmo 50:15).

Una delle pietre tratte dal Cullinan orna la corona imperiale d’Inghilterra; un’altra lo scettro regale. Lo scopo finale di Dio è che ciascuno dei suoi riscattati, modellato dal suo sapiente e paziente lavoro, contribuisca alla gloria del Suo Figlio Gesù Cristo che un giorno sarà riconosciuto dal mondo intero come il Re dei re.

domenica 26 luglio 2015

Risplendere ed attendere - Marco 4:21/34

Il Signore sembra rivolgersi a coloro che hanno udito la Parola e l’hanno accolta (20) perché desidera che prendano coscienza del loro ruolo di testimoni. L’evangelo che è stato accettato diventa, ora, “una luce” ed il credente viene paragonato ad una “lampada” il cui ruolo è quello di fare luce intorno a se. Questa lampada, per assolvere al suo compito, necessita che non vi sia nessun ostacolo alla propagazione della luce, così come ogni credente deve rimuovere tutto ciò che nella sua vita è un ostacolo alla sua testimonianza.

Abbiamo un grande privilegio: quello di avere la Parola di Dio in mano e di conoscerla ma questo implica anche una grande responsabilità. La misura in cui ce la assumiamo sarà messa in evidenza dalla nostra testimonianza e dai risultati.

Se la nostra testimonianza sarà pari alla luce emessa da una lampada messa sotto un vaso sarà pari a zero, se sarà quella di una lampada sotto il letto sarà solo un barlume che illumina una stanza, ma se sarà come quella di una lampada messa su un candeliere allora sarà tale da illuminare l’intera stanza e potrà essere spostata ovunque ce ne sia bisogno.

La nostra testimonianza deve andare di pari passo con la paziente attesa del frutto. Come in natura (28), perché il seme gettato giunga ad un frutto maturo, (28), occorre del tempo, mentre noi vorremmo vedere sempre e subito i risultati. La nostra impazienza vorrebbe vedere subito una totale maturità in coloro che confessano il Signore ed emettiamo spesso dei giudizi sbagliati sull’esitazioni e l’ignoranza dei nostri giovani.

Preghiamo che la nostra testimonianza sia efficace e chiediamo al Signore di saper attendere con pazienza i risultati di un frutto alla Sua gloria.


            D.C. 

26 Luglio

Spera nel SIGNORE! Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi; sì, spera nel SIGNORE!
Salmo 27:14

Confida nel SIGNORE con tutto il cuore!
Proverbi 3:5

Confida in lui in ogni tempo
(Salmo 62:8)

Fin dal mattino:
“O SIGNORE, al mattino tu ascolti la mia voce; al mattino ti offro la mia preghiera e attendo un tuo cenno” (Salmo 5:3).
“Al mattino fammi udire la tua bontà, perché in te confido” (Salmo 143:8).

Durante la giornata:
“Dio mio, in te confido… io spero in te ogni giorno” (Salmo 25:2, 5).
“Spera sempre nel tuo Dio” (Osea 12:7).

Quando viene la notte:
“Quando ti coricherai non avrai paura… perché il SIGNORE sarà la tua sicurezza” (Proverbi 3:24, 26).
“In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o SIGNORE mi fai abitare al sicuro” (Salmo 4:8).

Durante la prova:
“Io so, SIGNORE, che mi hai afflitto nella tua fedeltà” (Salmo 119:75).
“Sì, Padre, perché così ti è piaciuto” (Matteo 11:26).

sabato 25 luglio 2015

Lo stato del cuore - Marco 4:1/20

Il Signore espone alcune parabole e, nonostante per molti rimarranno inascoltate non per questo le Sue parole porteranno meno frutto, se cadranno “nella buona terra” (8).

Nella prima il Signore si presenta come Colui che porta e spande nel mondo la buona semenza: la Parola. Benché Egli conosca lo stato del cuore e la maniera in cui ogni uomo la riceve dà ad ogni uomo l’occasione di entrare in contatto con la parola di vita.

Per coloro che rifiutano Cristo, per coloro che hanno occhi per vedere, ma non discernono, per coloro che hanno orecchie per udire ma non comprendono, tutto il messaggio rimane un enigma (12), ma per coloro che hanno creduto vi è una piena rivelazione delle cose.

Ø  Tre terreni
Sono tre le cause che impediscono alla Parola (il seme) di portare del frutto: la durezza del proprio cuore – “la strada” (4), la leggerezza del cuore - “il suolo roccioso” (5), il cuore diviso – “le spine” (6).

Anche se siamo dei credenti dobbiamo sempre temere di assomigliare un po’ a questi tre terreni perché nella nostra vita ci sarà sempre Satana che cercherà di portare via dal  nostro cuore la Parola (15), vi saranno sempre delle tribolazioni e delle persecuzioni (17) così come “gli impegni mondani”, “l’inganno delle ricchezze” e “l’avidità” di molte altre cose (19).

Ø  La buona terra
Per coloro che sono rappresentati nella “buona terra” il Signore dice: “ascoltate!” (3). Occorre accogliere la Parola, meditarla e, soprattutto, lasciarla scendere nel cuore, nella coscienza e nel nostro operare.
Chi desidera andare più a fondo e rimane “intorno a Lui” (10) il Signore si rende disponibile a rispondere alle sue domande affinché possa comprendere ogni cosa (Pr 28.5). 
Che privilegio quello di starGli vicino affinché la Parola possa portare quel frutto crescente (20) che Dio si attende dai Suoi figli.

Chiediamoci, ogni giorno, qual è lo stato del nostro cuore e in quale modo riceviamo la Parola!


D.C.

25 Luglio

Pilato disse loro: “Che farò dunque di Gesù detto Cristo?” Tutti gli risposero: “Sia crocifisso”. Ma egli riprese: “Che male ha fatto?” Ma quelli sempre più gridavano: “Sia crocifisso!”… Dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Matteo 27:22-23, 26

Ponzio Pilato

“Credo in Gesù Cristo che ha sofferto sotto Ponzio Pilato…”
Nel mondo cristiano sono numerosi coloro che hanno pronunciato, o l’hanno udita, questa frase tratta dal “Credo Apostolico”. Essa evoca la debolezza, la paura, la viltà del magistrato romano che fu lo strumento diretto della morte cruenta del Salvatore. Nel corso dei secoli, questo nome di Ponzio Pilato illustra il conflitto tra “il dovere morale” e “l’interesse personale” che si trova nel fondo del cuore umano.
Quell’alto funzionario deteneva l’autorità quando gli hanno portato Gesù. Poteva concludere dandogli l’assoluzione oppure la condanna a morte. Agli occhi della gente Pilato aveva in mano il destino di Gesù. Ma la giustizia non ha prevalso davanti alle perfide accuse dei religiosi di quel tempo.
Quel giorno, ognuno nella folla è stato messo di fronte a una scelta: Gesù o Barabba? L’uno è il Figlio di Dio, venuto a portare agli uomini la vita e la felicità; l’altro un capo banda, un criminale. Ed è scelto Barabba da quella folla furiosa che richiede urlando che Gesù sia crocifisso! Allora Pilato dirà, lavandosi le mani: “Io sono innocente del sangue di questo giusto”… Ma l’immensa responsabilità e la colpa che ha preso su di sé non se la potrà mai scaricare.
“Che farò dunque di Gesù?” Questa è la domanda di Pilato alla folla. Domanda posta a ciascuno di noi anche adesso. Cosa ne fate di Gesù? Che posto ha nella vostra vita?

venerdì 24 luglio 2015

24 Luglio

(Il malfattore crocifisso accanto a Gesù gli disse:) “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!” Ed egli gli disse: “Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso”.
Luca 23:42-43

Dialogo all’ultima ora

Per uno dei malfattori crocifisso con Gesù la rivelazione è improvvisa: egli scopre ad un tratto che, dopo essere caduto nelle mani della giustizia umana, dovrà cadere in quelle della giustizia divina. Ancora qualche ora e varcherà il passaggio temuto da tutti gli umani. Qualche minuto prima, come il suo compagno, bestemmiava; ora riflette sulla propria sorte. Ed ecco che, nella sua angoscia, intravede un barlume di speranza. Sa che accanto a lui, crocifisso come lui, si trova un uomo eccezionale. Pur condannato ingiustamente, Gesù non si lamenta, non bestemmia, anzi, implora persino il perdono di Dio per i Suoi carnefici.
La perfezione di Gesù, in contrasto con la sua colpevolezza, tocca la sua coscienza e gli fa discernere il Suo amore e la Sua dignità regale. Così il malfattore confida in Lui e lo implora, e la risposta che riceve è una promessa straordinaria: non solo non deve più temere il castigo di Dio, ma riceve la certezza che sarà nel cielo, quel giorno stesso, con Gesù.
Che fede ha avuto quest’uomo pentito! Non può compiere nessuna opera buona, ma non ha nessun dubbio sul carattere regale di quel crocifisso, crede alla Sua risurrezione, e confida pienamente in Lui nonostante le sue numerose colpe.
Che grazia nella risposta incondizionata che il nostro Signore dà a quel miserabile, diventato in quel momento un figlio di Dio!

giovedì 23 luglio 2015

23 Luglio

Dio manda i suoi ordini sulla terra, la sua parola corre velocissima.
Salmo 147:15

Pregate per noi, perché la parola del Signore si spanda e sia glorificata.
2 Tessalonicesi 3:1

Dio veglia sulla Sua Parola

Alcune centinaia di Bibbie erano state introdotte da cristiani coraggiosi in un paese in cui ne era proibita la diffusione, e il possesso di un solo esemplare era tollerato a mala pena.
Arrivati a destinazione, a causa dei severi controlli, non hanno potuto consegnare il loro prezioso carico. Allora decidono di sbarazzarsene, sotterrandolo in un terreno in abbandono con l’intenzione di tornare a recuperarlo qualche mese dopo, al loro prossimo passaggio.
Il primo tentativo di recupero fu un fallimento: era stato aperto un cantiere proprio su quel terreno! Il suolo sconvolto non consentì più di ritrovare i punti di riferimento del nascondiglio, ma durante una seconda visita, rispondendo alle preghiere, Dio permise che fosse localizzato: era stata scavata una profonda trincea a cinquanta centimetri dalle casse contenenti le Bibbie ed era stato costruito un muro a due metri da queste, risparmiando i libri e facilitando il loro recupero! Le casse vennero dissotterrate e le Bibbie, intatte, poterono essere portate a destinazione. Il guardiano del cantiere non si accorse di nulla perché dormiva di un profondo sonno.
La Parola di Dio continua a correre. Chi la fermerà? Gesù ha detto: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24:35).

mercoledì 22 luglio 2015

22 Luglio

Noi sappiamo che siamo da Dio, e che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.
1 Giovanni 5:19

(Gesù disse:) “Io ho dato loro la tua Parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo”.
Giovanni 17:14

Essi non sono del mondo

Sono numerosi i cristiani che pensano che il cristianesimo sia un complesso di regole religiose e morali dato da Dio per migliorare il mondo. Per questo molti stimano di doversi impegnare nella politica o nella gestione degli affari sociali; tutte iniziative generose, ma che non bastano. Il mondo non può migliorare (1 Giovanni 2:17) finché non migliora il cuore di ogni singola persona. Il mondo ha crocifisso Gesù Cristo e così è senza risorse, senza speranza, tagliato fuori da ogni relazione con Dio, immerso nel male e nel potere di Satana.
Gesù non è venuto sulla terra per riformare il funzionamento della società. Non si è immischiato nella politica, ma apre a ciascuno individualmente una via di salvezza, la possibilità reale di entrare in relazione con Dio.

Il Suo sacrificio alla croce è il mezzo scelto da Dio per salvare tutti quelli che sentono il bisogno di essere perdonati. All’odio, Dio ha risposto con l’amore. I credenti sono legati a Cristo risuscitato e sono cittadini del cielo. Gesù dice: “Non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Giovanni 17:16). Quando Gesù è venuto, non ha rivendicato i Suoi diritti come Re d’Israele. È scritto: “Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo” (Giovanni 3:17). Venuto per salvare, ha seguito la Sua strada facendo il bene ed è morto per regolare la questione dei miei e dei tuoi peccati davanti a Dio; ma quando verrà per stabilire il Suo regno, allora sarà costretto a giudicare. 

martedì 21 luglio 2015

21 Luglio

Lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni parola.
2 Tessalonicesi 2:16, 17

Il Dono di Dio

– Il dono di Dio è Cristo stesso:
“Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).
– Il dono di Dio è la vita eterna:
“Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23).
– Il dono di Dio è la salvezza per grazia mediante la fede:
“È per grazia che siete salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” (Efesini 2:8).
– Il dono di Dio è la giustizia:
“Quelli che ricevono l’abbondanza della grazia, e del dono della giustizia, regneranno nella vita  per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo” ( Romani 5:17).
– Il dono di Dio è lo Spirito Santo:

“Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo” (Atti 2:38).

lunedì 20 luglio 2015

20 Luglio

Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce!
Isaia 5:20

Io dico agli orgogliosi: “Non siate superbi!” E agli empi: “… Non alzate la vostra testa contro il cielo!”
Salmo 75:4-5

Chiamiamo il male col suo nome!

Chiamare bene il male e male il bene è ciò che avviene ogni giorno sotto i nostri occhi, nel mondo. Le scale di valori sono stravolte, i peccati più gravi, che Dio definisce abominazioni, sono considerati ormai aspetti normali delle diverse inclinazioni umane e vengono provocatoriamente esaltati in una vera e propria sfida a Dio e alle Sue leggi. Giustificando comportamenti che dovrebbero essere condannati, si crede di valorizzare la libertà dell’individuo e la sua autonomia nel decidere cosa deve o non deve fare.
Alludendo a quelli che si ostinano a rifiutare i principi divini, l’apostolo Paolo dice: “Pur conoscendo che, secondo i decreti di Dio, quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non solo le fanno ma anche approvano chi le commette” (Romani 1:32).
Sono parole tristemente attuali. Sono idee che Satana insinua e suggerisce per far sprofondare l’umanità nel baratro del peccato e allontanarla sempre più da Dio. C’è riuscito con Eva in Eden, e la sua opera prosegue, instancabile e con successo. Ma ascoltiamo un’altra voce: “Cercate il Signore, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino; lasci l’empio la sua via… si converta al Signore che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare” (Isaia 55:6-7)!

domenica 19 luglio 2015

19 Luglio

Io mi rallegrerò grandemente nel SIGNORE, l’anima mia esulterà nel mio Dio; poiché egli mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto nel mantello della giustizia.
Isaia 61:10

Tutti  coloro che credono… sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.
Romani 3:23-24

La giustificazione, un dono di Dio

Ai giorni nostri si sente spesso questa parola: “giustificare”. Nelle imprese si dirà che bisogna giustificare la propria retribuzione, ossia meritarla. Nella società siamo sollecitati a giustificare il nostro valore, il nostro posto. Ma l’uso più frequente della parola riguarda il fatto di volersi giustificare agli occhi degli altri. Quante spiegazioni e discussioni, soltanto per dimostrare agli altri che abbiamo agito nel modo giusto o che non siamo colpevoli come può sembrare!
Ma la “giustificazione” della Bibbia è un’altra cosa. Significa essere considerati giusti da Dio, vale a dire non colpevoli, ed è un dono di Dio. Non è dovuta ai nostri meriti! I credenti sono “giustificati gratuitamente per la sua grazia”. Tutte le nostre colpe, le nostre mancanze, le nostre cattive parole, le nostre bassezze, tutto ciò che possiamo rimproverarci nel segreto della nostra coscienza, Dio lo cancella se crediamo in Gesù.

Nel suo amore e nella sua giustizia, Dio dichiara giusto chi crede nel Signore. Lo riveste, secondo l’espressione biblica, del “mantello della giustizia”, il che significa che è visto come giusto attraverso la perfezione di Cristo (2 Corinzi 5:21). I peccati sono perdonati, la colpevolezza è tolta, la contaminazione è cancellata. Il credente non ha più timore di incontrare Dio. Anzi, può stare  alla presenza del suo Dio e sentirsi felice!

sabato 18 luglio 2015

18 Luglio

(Gesù disse:) “Voi investigate le Scritture, perché pensate d’aver per mezzo di esse vita eterna, ed esse sono quelle che rendono testimonianza di me”.
Giovanni 5:39

Gesù Cristo nelle Scritture

Non è solo nel Nuovo Testamento che è parlato di Gesù Cristo. Tutte le Scritture parlano di Lui.
Nel libro della Genesi (cap. 37, 39-42), ad esempio, non possiamo fare a meno di riconoscere che la storia di Giuseppe è una figura del Signore Gesù. Nel libro dell’Esodo (cap. 12) Lo vediamo nell’agnello della pasqua il cui sangue ha preservato gli Israeliti dal giudizio di Dio. Nel libro del Levitico le offerte e i sacrifici ci aiutano a capire che cosa è stato il sacrificio di Cristo. Come il serpente di rame del libro dei Numeri (21:7-9) bisognava che il Figlio dell’uomo fosse innalzato, e per essere salvati dobbiamo guardare a Lui che muore per noi sulla croce. Nel Deuteronomio Gesù è il profeta più grande di Mosè e in Giosuè è il Capo dell’esercito dell’Eterno. Nel Libro di Rut, Boaz, che ha diritto di riscatto, rappresenta Gesù, il Redentore. Molti Salmi ci parlano del Suo abbassamento, della Sua obbedienza, delle Sue sofferenze, della Sua morte e della Sua gloria. Cristo è la personificazione della sapienza nel libro dei Proverbi (cap. 8) e lo sposo nel Cantico dei Cantici. Il profeta Isaia (cap. 53) ce lo presenta nel Suo cammino verso la croce e Zaccaria ci dice, a proposito di Israele quando si pentirà: “Guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio” (Zaccaria 12:10).
Il Nuovo Testamento è la storia di Gesù Cristo, uomo perfetto, crocifisso e risuscitato, glorificato da Dio.
Così, tutta la Bibbia parla di Lui. Questo è uno dei miracoli dell’ispirazione divina della Bibbia; il suo unico obiettivo è di guidarci verso di Lui.

venerdì 17 luglio 2015

17 Luglio

Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più.
Matteo 6:33

Per prima cosa

Cosa fare per prima? Ci poniamo sovente questa domanda davanti ai tanti compiti da svolgere. È essenziale, nelle piccole come nelle grandi cose, dare il primo posto a ciò che è più importante.
Sul Suo cammino, Gesù incontrò un uomo a cui rivolse la Sua chiamata: “Seguimi”, e l’uomo gli rispose: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre” (Luca 9:59). Indubbiamente, il desiderio di quell’uomo era lodevole, ma l’errore della sua risposta era contenuto in questa parola: “prima”. C’è forse qualcosa di più importante, di più urgente che rispondere alla chiamata del Salvatore? Bisogna innanzi tutto andare a Gesù e seguirlo. È in gioco la nostra salvezza eterna, e la chiamata che forse abbiamo trascurato potrebbe essere l’ultima. Gesù sta per venire, e quando avrà preso presso di Sé tutti i Suoi riscattati, la porta del cielo sarà chiusa per sempre.
Satana ti dice: “Goditi prima i tuoi giovani anni, poi penserai al tuo futuro”. Satana è bugiardo. Dio invece ti dice: “Eccolo ora il giorno della salvezza” (2 Corinzi 6:2).
Ascolta la Parola di Dio! Per appartenere a Gesù non è mai troppo presto. Rispondi subito alla Sua chiamata e avrai un Salvatore, un Pastore, una Guida per la via che devi percorrere, e una speranza che non inganna. Fai come il discepolo Levi al quale Gesù disse: “Seguimi”, e lui “lasciata ogni cosa, si alzò e si mise a seguirlo” (Luca 5:28).

Davanti a tutto ciò che, ogni giorno, fin dal risveglio, ci sollecita e ci assorbe, c’è la cosa che Dio ci invita a ricercare per prima. Egli vuole che ci occupiamo della Sua Parola che ci mostra le cose che sono in alto, là dov’è Gesù il nostro Salvatore.

giovedì 16 luglio 2015

16 Luglio

Il Dio che disse: “Splenda la luce fra le tenebre”, è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo.
2 Corinzi 4:6

Sotto la pietra

«Quand’ero bambina e vivevo in Cina, mi era rimasto impresso nella mente questo paragone di un predicatore del Vangelo: “Se lasciamo un pezzo di legno in un luogo oscuro, ogni tipo di brutti insetti si nasconderà sotto. Ma se lo esponiamo alla luce, gl’insetti fuggiranno, perché hanno orrore della luce. È così del nostro cuore. Se Gesù, la luce del mondo, non vi abita, il nostro cuore si trova nell’oscurità e nasconde ogni tipo di cattivi pensieri. Ma non appena riceviamo Lui e la Luce che Lui porta, tutti i nostri cattivi pensieri se ne vanno.”
Io, fin dall’infanzia, avevo paura degli insetti. Un giorno, mentre giocavo al croquet in cortile, vidi nell’erba una pietra bianca e liscia. La sollevai con il maglio. Fuggirono via una grossa lucertola, un millepiedi e altri piccoli animaletti, che andarono a ripararsi da quest'inondazione di luce. Allora una voce interiore mi disse: “Sei come questa pietra, liscia e bianca al di fuori, ma piena di peccati al di dentro”.

Capii così quanto fosse da ipocrita pretendere di seguire le nostre tradizioni cinesi di amore, di giustizia e di virtù, ed ebbi l’intima convinzione di essere una peccatrice. Lasciai cadere il maglio e corsi nella mia camera… Mi guardai rapidamente intorno per assicurarmi che nessuno potesse vedermi, poi mi inginocchiai vicino al letto e pregai: “Signore, perdona i miei peccati e aiutami a capire la tua Parola”. Mi alzai con il cuore che batteva forte e il viso gioioso. Dio aveva risposto. Avevo finalmente trovato la pace!»

mercoledì 15 luglio 2015

15 Luglio

Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi.
Non c’è qui… né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.
Galati 5:1; 3:28

Voi siete tutti fratelli.
Matteo 23:8

Libertà, uguaglianza, fratellanza
Leggere la Lettera a Filemone

I Francesi conoscono bene il motto della loro repubblica, ma bisogna riconoscere che siamo tutti, loro e noi, molto lontani da una tale società ideale.
Eppure, c’è un ambito in cui questi princìpi dovrebbero essere una realtà; parlo dei veri cristiani che sono il popolo di Dio. Hanno posto la loro fiducia in Gesù Cristo, il perdono di Dio li ha liberati dalla loro colpevolezza, hanno tutti gustato la grazia di Dio. Se ognuno lascia agire la potenza dello Spirito Santo nella propria vita, è liberato dai legami che rendono schiave le altre persone: desideri incontrollati, passioni, concupiscenze… Dio, che è misericordioso, li chiama Suoi figli (Giovanni 1:12), Gesù li chiama Suoi fratelli (Giovanni 20:17), e questo legame vitale dei credenti tra di loro è indistruttibile. Quindi le differenze sociali non dovrebbero contare: “Il fratello di umile condizione sia fiero della sua elevazione; e il ricco, della sua umiliazione” (Giacomo 1:9).

I primi cristiani vivevano con questo spirito. Onesimo, lo schiavo di Filemone, era fuggito. Aveva incontrato Paolo in prigione e si era convertito. L’apostolo lo rimanda dal suo antico padrone, quale latore di un messaggio che lo raccomanda come “un fratello caro”, perché Filemone lo riceva come avrebbe ricevuto l’apostolo stesso (Filemone 16, 17). Questa è libertà, uguaglianza, fratellanza.


Amici credenti, impegniamoci a vivere in quest’atmosfera; sarà una testimonianza all’amore di Dio.

martedì 14 luglio 2015

14 Luglio

Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades.
Apocalisse 1:17, 18

La morte vinta

Il corpo di Gesù è stato tolto dalla croce e deposto da mani amiche in una tomba nuova, scavata nella roccia, il cui ingresso è stato chiuso con una pesante pietra fatta rotolare all’imboccatura. Su questa triste scena è trascorsa la giornata di sabato.
Il primo giorno della settimana, la domenica, di primo mattino, alcune donne vanno al sepolcro per imbalsamare il corpo di Gesù. Quando arrivano sta sorgendo il sole. Ma cos’è avvenuto? La tomba è aperta e il corpo del Signore non c’è più… Sorpresa, spavento, meraviglia… Gesù è risuscitato!
Si succederanno testimonianze per tutta la giornata. Prima sono gli angeli a dare la notizia alle donne, poi Gesù stesso appare a Maria Maddalena. Va incontro a due discepoli sulla via di Emmaus e si fa vedere da Pietro durante un incontro rimasto segreto. Alla fine, si presenta in mezzo ai suoi discepoli riuniti in un luogo sicuro e dice loro: “Pace a voi!”, mostrando loro le mani e il costato che portano i segni delle ferite della croce (Giovanni 20:20).
Scettici ed esitanti, i discepoli non si lasciano convincere facilmente. Eppure, è proprio Lui; il Maestro, da loro pianto, è davvero lì. Aveva preannunciato la Sua risurrezione, ma il loro cuore era rimasto incredulo. Il Signore, in seguito, è stato visto nello stesso tempo da più di cinquecento credenti (1 Corinzi 15:6).

Gesù risuscitato e vivente in eterno è il fondamento della nostra fede. Per tutti quelli che credono in Lui la morte è vinta, perché Gesù l’ha vinta e può dare loro la vita eterna.

lunedì 13 luglio 2015

13 Luglio

Un uomo avveduto… ha costruito la sua casa sopra la roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia.
Un uomo stolto… ha costruito la sua casa sulla sabbia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta.
Matteo 7:24-27

Sulla sabbia o sulla roccia?

Costruire un castello di sabbia sulla spiaggia è una gioia per i bambini! Anche gli adulti a volte si cimentano, e in certe località balneari si organizzano vere e proprie gare. Ma qualunque sia il volume della costruzione, il destino di un castello di sabbia è di essere distrutto delle onde.
Gesù Cristo ha usato una metafora simile per fare una distinzione fra l’uomo “avveduto” e l’uomo “insensato”: colui che ascolta le Sue parole e le mette in pratica, e colui che ode i Suoi insegnamenti ma non li mette in pratica. Tutti e due costruiscono una casa e le intemperie che si scatenano sono le stesse. La casa del saggio resiste, quella dell’insensato crolla. Perché? È una questione di fondamenta: il savio ha costruito sulla roccia, l’insensato sulla sabbia.
Costruire sulla roccia è avere Gesù Cristo come Salvatore della propria anima e Signore della propria vita. È dipendere da Lui nella realtà di tutti i giorni, vivere come Lui, con pazienza, perseveranza, saggezza, giustizia, grazia, senza compromessi.
Costruire sulla sabbia è vivere senza Dio, scegliere la vita facile, l’assenza di costrizioni, l’immediato, a volte l’apparenza di un cristianesimo formale e senza vita.
Quando si mettono a soffiare le tempeste della vita, il lutto, le malattie, le prove svariate, resiste solo la costruzione del saggio perché niente può separare il credente dall’amore e dal soccorso del suo Signore (Romani 8:37, 39).

Qual è il fondamento della tua vita? 

domenica 12 luglio 2015

12 Luglio

Il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore!”
Luca 18:13

Pietro… disse a Gesù: “Signore, e di lui che sarà?” Gesù gli rispose: “Che t’importa? Tu, seguimi”.
Giovanni 21:21-22

Piuttosto, chiedete aiuto

Seduto con amici intorno a una tazza di tè, discuto tranquillamente delle statistiche nazionali sui casi di annegamento durante l’estate scorsa. Ne parlo, ma l’argomento non mi riguarda direttamente.
Ma supponiamo che io mi trovi nella situazione di chi, completamente esausto, sta per annegare. Allora grido con tutte le mie forze, cerco di farmi sentire, chiedo aiuto. Le statistiche m’importano poco; è di me che si tratta! È in gioco la mia vita, sto affogando! Se uno mi tende la mano per salvarmi, mi affretto ad afferrarla. 
Quando si tratta del destino eterno dell’anima, del giudizio di Dio sul peccato e della salvezza per fede, certe persone considerano la cosa in modo distaccato e teorico, come se si trattasse di aride statistiche che non li riguardano. Pongono domande sul destino di quelli che non hanno mai udito l’Evangelo e sono indignate per il fatto che non tutti gli uomini saranno salvati. Certuni ritengono ingiusto che Dio salvi allo stesso modo un malfattore e un uomo onesto, solo per mezzo della fede in Gesù Cristo… Ma quello che conta è essere cosciente che il problema riguarda me, che è urgente e avrà conseguenze eterne.

Per essere salvato non serve discutere, ma ascoltare e credere a quel Dio di cui ognuno ha bisogno.