Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

mercoledì 30 novembre 2022

Le Sue mani forate

I Giudei lapidavano i condannati a morte; i Romani crocifiggevano gli schiavi. Il Salmo 22:16 aveva preannunciato nella visione di Gesù sulla croce: "M'hanno forato le mani e i piedi".

Zaccaria 13:6 predice: "Che sono quelle ferite che hai nelle mani? Egli risponderà: Sono le ferite che ho ricevuto nella casa dei miei amici".

Gli uomini hanno posto fine al ministero di grazia dell'Uomo Cristo Gesù inchiodando quelle mani che avevano compiuto tanti miracoli e portato tante benedizioni, e inchiodando quei piedi che, infaticabili, avevano percorso le vie della Galilea e della Giudea, da Nazaret a Gerusalemme.

In Matteo 27:28-29 leggiamo che Gli mettono addosso un manto scarlatto, sul capo una corona di spine e una canna nella mano destra. Pilato voleva presentarlo così al popolo. Egli dice in Giovanni 19:2-4: "Ecco, ve lo conduco fuori"; ma la Parola ispirata aggiunge: "Gesù dunque uscì". Nessuno Lo costringeva; Egli dava volontariamente la propria vita (Giovanni 10:18). Mai Pilato avrebbe potuto farLo uscire contro la Sua volontà.

"Presero dunque Gesù ed egli, portando la sua croce, venne al luogo detto del teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme a due altri, uno di qua, l'altro di là, e Gesù nel mezzo" (Giovanni 19:17-18). I vangeli non ci danno nessuna descrizione particolareggiata della crocifissione.

Le mani del crocifisso hanno attirato l'attenzione dei discepoli. Quando ha rotto il pane nel villaggio di Emmaus, si può pensare che i due discepoli abbiano potuto vedere le Sue mani, anche se ciò non è scritto. Ma quando appare ai Suoi nella camera alta, dice loro: "Guardate e mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io ... E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi" (Luca 24:39-40).

Quando si presentò ai discepoli riuniti, è detto in Giovanni 20:19-20, che "mostrò loro le mani e il costato". Le Sue mani e il Suo costato ricordavano le sofferenze inflitteGli dagli uomini; quelle ferite da cui era uscito il sangue e che ci parlano di tutte le sofferenze sopportate per la nostra salvezza.

Toma, uno dei dodici, diffidente, non voleva credere ai suoi fratelli che gli raccontavano della risurrezione di Gesù; voleva mettere la “sua mano nel suo costato". Ma quando, otto giorni dopo, Gesù appare di nuovo, gli dice: "Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato". Non è detto che Toma l'abbia fatto, ma egli dichiara pentendosi: "Signor mio e Dio mio!". E il Signore aggiunge: "Beati quelli che non han visto e hanno creduto" (Giovanni 20:25-29).

Al momento di lasciare i Suoi discepoli "alzate in alto le mani li benedisse" (Luca 24:50).

Il Salvatore dice delle Sue pecore: "Nessuno le rapirà dalla mia mano" (Giovanni 10:28).

"Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro" (Ebrei 7:25).

30 novembre - Una casa eterna

Sappiamo che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli.

2 Corinzi 5:1

 

Colui che ha risuscitato Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Romani 8:11

 


Una casa eterna


Leggo in un giornale di annunci immobiliari: “Prenotate la vostra futura residenza di alto livello, vicino a tutti i servizi, in una bella zona…” Parecchie pagine di quella rivista sono piene di offerte per l’acquisto o l’affitto di appartamenti e di ville.

Per la vita terrena è presentata, ad alcuni privilegiati, una gran scelta di residenze; però c’è anche da scegliere una "residenza" per il nostro avvenire eterno! Ma c'è differenza rispetto alle residenze terrene: l’offerta di una casa eterna, nel cielo, è gratuita per tutti. Sta a noi accettare o rifiutarla; e nell’aldilà non ci sarà data più nessuna possibilità di modificare la decisione presa sulla terra.

“Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita…” (Deuteronomio 30:19).

Il credente sa che avrà un corpo glorioso, “una casa eterna”, che sostituirà il suo corpo terreno, (paragonato a una tenda). Questa vivificazione del corpo mortale del cristiano è basata sulla risurrezione di Cristo dai morti. Avendo dato volontariamente la propria vita, Gesù Cristo ha rivestito un corpo glorioso e il credente è destinato ad avere un corpo simile a quello del Signore risorto.

Possiamo anche noi dire, con la stessa certezza dell’apostolo Paolo, che “la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:20-21)?

martedì 29 novembre 2022

Che cos'è la verità?

Pilato fece questa domanda a Gesù; poi se ne andò senza aspettare la risposta. Perse l’occasione. Non facciamo come lui: possedere la verità è avere la chiave del futuro.

Ma dov’è la verità fra le tante voci discordanti che udiamo? Alcuni parleranno di Maometto, altri di Budda o di Confucio o di qualche moderno fondatore di religioni. Per quanto concerne Gesù, molti hanno l’idea che sia stato semplicemente un uomo; magari un grande modello, ma non abbastanza grande per mettere a tacere la ragione umana.

Ma voi non rimanete nel dubbio; accettate come vero il messaggio assolutamente unico della Bibbia, cioè che Gesù Cristo è il Figlio eterno di Dio. In Lui Dio si è messo alla nostra portata; in Lui noi contempliamo tutto ciò che Dio è nella sua perfezione morale. Egli è venuto dal cielo per compiere quaggiù la grande opera della redenzione, vale a dire per redimere, per liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato e di Satana. Bisognava che dei peccatori come me e come voi, degni della condanna eterna, potessero essere salvati. La Bibbia è una lettera che Dio ci invia perché sappiamo quello che nessun uomo ha mai potuto immaginare: la VERITÀ.


NON UNA RELIGIONE

Gesù Cristo non è un capo religioso come si intende generalmente. Il cristianesimo della Bibbia non è una delle tante religioni. Il Signore Gesù è la rivelazione visibile del Dio vivente. Gesù ha detto. «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Evangelo di Giovanni 14:9). Sì, Dio vuole essere un padre per tutti quelli che credono nel suo Figlio.

Maometto ha forse dato da mangiare a 5.000 persone avendo solo cinque pani e due pesci? Budda ha ridato la vista a dei ciechi? Confucio ha risuscitato dei morti? Tutti hanno finito la loro vita e sono stati sepolti come ogni altro semplice mortale. Uno soltanto è stato vincitore della morte; uno soltanto è risuscitato: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo; Egli ha detto: «Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Evangelo di Giovanni 11:25).

Maometto non poteva parlare così, e ha avuto l’onestà di non farlo. Gesù diceva, a quel Pilato che stava per dare l’ordine di crocifiggerlo: «Io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce» (Evangelo di Giovanni 8:37).


«ASCOLTATE E VOI VIVRETE» (ISAIA 55:3)

Udite questa voce? Gesù vorrebbe tanto darvi la vera pace, una gioia eterna, un’abitazione nella casa del Padre, ma queste cose bisogna che le accettiate da Lui, credendo in Lui! Egli non vi obbliga, ma vi illumina. «Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà». (Geremia 31:3). Questo è per voi, perché tutti gli uomini sono amati. Dio non ha preferenze, e Gesù è venuto a cercare i peccatori (Matteo 9:13). Tutti quelli che vanno a Lui sono accolti; condannato sarà solo chi avrà preferito le tenebre alla luce (Giovanni 3:19).

Non tardate dunque a prendere la vostra decisione.

«Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io ti comando oggi di amare l’Eterno, il tuo Dio, di camminare nelle sue vie,… scegli dunque la vita, affinché tu viva» (Deuteronomio 30:15-16-19).

«In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita». (Evangelo di Giovanni 5:24)

«Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? Questa, dopo essere stata annunziata prima dal Signore, ci è stata poi confermata da quelli che lo avevano udito». (Epistola agli Ebrei 2:3)

«In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati». (Atti degli Apostoli 4:12)

«Provate e vedrete quanto l’Eterno è buono! Beato l’uomo che confida in lui». (Salmo 34:8)

29 novembre - Le potenze occulte

Non si trovi in mezzo a te… né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti…; l’Eterno detesta chiunque fa queste cose.

Deuteronomio 18:10-12

 

Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò.

Salmo 50:15

 

Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.

Romani 10:13


 

Le potenze occulte


Durante il suo primo anno all’università, Pietro, giovane studente cristiano, abita temporaneamente in una casa per studenti.

Quella sera, nella camera a quattro letti, si sta discutendo su un argomento di attualità: lo spiritismo e le sue manifestazioni. Pietro ascolta, profondamente a disagio. Dopo alcuni minuti, uno dei quattro studenti si sistema vicino al tavolo centrale e prepara degli utensili per una dimostrazione. Poi pronuncia alcuni incantesimi. Gli altri trattengono il respiro, ma per Pietro la situazione diventa insopportabile. Si sente come preso al laccio. Quando vede, in mezzo al tavolo, un bicchiere sollevarsi da solo, fugge, scende le scale fino al piano sotterraneo, dove si butta in ginocchio ed esclama: “Signore Gesù, aiutami!”

Da quel momento sente che la pace gli sale in cuore e fortifica la sua fede. Un po’ più tardi ritorna nella camera, dove è stato rimesso tutto in ordine e ognuno ha ripreso le sue occupazioni.

Il nostro mondo è diretto da Satana che ha molteplici mezzi per sedurre e spaventare; l’occultismo fa parte della sua temibile armatura.

Ma il diavolo è un nemico vinto, da quando Gesù Cristo è morto sulla croce ed è risuscitato. Satana non può fare niente quando è invocato il nome di Gesù.

Fuggiamo da tutto quello che riguarda le potenze occulte e ritiriamoci da ciò che ha a che fare con esse. Ma se dovessimo trovarci in una situazione simile a quella del nostro giovane amico, ricordiamoci che la nostra unica salvaguardia è il nome di Gesù.


lunedì 28 novembre 2022

28 novembre - Rinnovamento

Egli (l’Eterno) perdona tutte le tue colpe… sazia di beni la tua esistenza e ti fa ringiovanire come l’aquila.

Salmo 103:3, 5

 

Quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile.

Isaia 40:31

 

 

Rinnovamento

 

Dotata di potenti artigli, di una vista acutissima, di un becco pericoloso, l’aquila ha come preda rettili, uccelli e piccoli mammiferi. Domina praterie e foreste, al di sopra delle quali, su vette impervie, si costruisce il nido. Però, quando invecchia, le si formano intorno al becco delle crescenze di pelle che, alla fine, le impediscono di nutrirsi. Ma l’aquila non vuole morire di fame. Con forza sfrega il becco contro le sporgenze delle rocce, finché riesce a rimuovere quelle membrane e il suo becco ne è liberato. Così può nuovamente saziarsi delle prede della prateria!

Forse è a questo che allude il versetto citato in capo al foglietto: i cristiani, giunti alla sera della vita, sono invitati a realizzare un “ringiovanimento” spirituale. Col passare del tempo, le forze fisiche vengono meno e arrivano le infermità. La stanchezza e lo scoraggiamento possono farsi strada. Ma le promesse del Signore ci sono date per tutte le età della vita, per tutte le circostanze. Con l’energia della fede, il credente stanco deve nutrirsi delle certezze offerte dalla Parola di Dio, di un Dio che non può mentire. Contare su di lui, di ora in ora, giorno dopo giorno, è il segreto di una forza sempre nuova, di una pace consolidata. Allora, come l’aquila, il credente può innalzarsi al di sopra delle circostanze della vita, invece di esserne prigioniero, e avvicinarsi al suo Dio che è sempre pronto a rinnovarne le forze spirituali.


domenica 27 novembre 2022

27 novembre - Chi era il più felice?

Non distinguono fra santo e profano.

Ezechiele 22:26

 

Voi vedrete la differenza che c’è fra colui che serve Dio e colui che non lo serve.

Malachia 3:18

 

Te beato… Chi è pari a te… salvato dall’Eterno?

Deuteronomio 33:29

 

 

Chi era il più felice?

 

In Siria, nella stessa casa, si trovavano un capo d’esercito – Naaman, molto stimato dal suo re perché aveva liberato il suo popolo che era in guerra – e una ragazzina ebrea, prigioniera in quel paese straniero, serva della moglie di quell'ufficiale (2 Re 5). Chi era il più felice? Direte che era l’ufficiale. Ebbene, no. La ragazza aveva un tesoro che Naaman non possedeva: la fede nel suo Dio. E quel Dio che lei conosceva voleva farlo conoscere ai suoi padroni, perché è il Dio salvatore.

Molti secoli dopo, a Cesarea, erano riuniti alcuni grandi di questo mondo per ascoltare con curiosità come si sarebbe difeso un cristiano accusato di sovversione. C’erano Festo, il governatore della Giudea, il re Agrippa e sua sorella Berenice (Atti 25:23, 26). Di fronte a loro, l'apostolo Paolo prigioniero. Finita l'udienza, i primi se ne ritornano ai loro piaceri; Paolo, sotto buona scorta, ritorna in cella, dove rimarrà per parecchi anni. Ma ascoltiamo che cosa può scrivere, dal fondo delle sue successive prigioni: Mi rallegro e mi rallegrerò ancora (Filippesi 1:18). Poi, più tardi, a Timoteo: “Tutti mi hanno abbandonato… Il Signore però mi ha assistito… A lui sia la gloria nei secoli dei secoli” (2 Timoteo 4:16-18)!

Chi era il più felice? Non era né il re, né il governatore; era colui che dice loro: “Piacesse a Dio che… diventaste tali, quale sono io, all’infuori di queste catene” (Atti 26:29).


sabato 26 novembre 2022

26 novembre - Comunicazione

Gesù, avvicinatosi, parlò loro.

Matteo 28:18

 

Simone, ho qualcosa da dirti.

Luca 7:40

 

Parla, Eterno, poiché il tuo servo ascolta.

1 Samuele 3:9


 

Comunicazione


Quel pomeriggio, intento ad un lavoro manuale noioso e monotono, sono stato raggiunto dalla mia nipotina di quattro anni che si è seduta accanto a me e mi ha detto con tono serio: “Nonno, io sto qui con te, così non sei solo e potremo parlare soltanto noi due”.

La semplicità e la freschezza di quelle parole mi hanno dato una grande gioia, ma mi hanno anche fatto pensare alle numerose volte in cui, al di fuori dei momenti di preghiera quotidiana, il Signore mi ha messo davanti dei momenti d’intimità con lui perché lo ascoltassi.

L’ho lasciato fare? Molto spesso non ho colto quei momenti di comunicazione, durante i quali voleva intrattenermi sui suoi pensieri, o raddrizzare i miei! Forse ha scelto un giorno in cui mi spazientivo in una sala d’aspetto, in attesa di un treno in ritardo, oppure quando ero fermo in un ingorgo stradale, o ancora durante un riposo forzato. Il Signore desidera sempre la prossimità di quelli che ha riscattato. L’apostolo Paolo poteva dire, al colmo della prova: “Il Signore mi ha assistito” (2 Timoteo 4:17).

Il nostro Signore non è cambiato. Si serve di tutte le circostanze che attraversiamo e ci parla in svariati modi, perché desidera comunicare con i suoi. Che sappiamo riconoscere ed apprezzare quegli istanti in cui, nella sua grazia, vuole avvicinarsi a noi! Rispondiamogli come il giovane Samuele quando Dio lo aveva chiamato: “Parla, o Eterno, poiché il tuo servo ascolta!”


venerdì 25 novembre 2022

Una piccola macchia biancastra

"Il SIGNORE parlò ancora a Mosè e ad Aaronne, e disse: Quando qualcuno avrà sulla pelle del suo corpo un tumore o una pustola o una macchia lucida e vi siano sintomi di piaghe di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aaronne o da uno dei suoi figli che sono sacerdoti. Il sacerdote esaminerà la piaga sulla pelle del corpo; se i peli della piaga sono diventati bianchi e la piaga appare più profonda della pelle del corpo, essa è piaga di lebbra; il sacerdote che l'avrà esaminata, dichiarerà quell'uomo impuro." Levitico 13:1-3.

La lebbra è una malattia terribile e ripugnante e questa malattia nella Scrittura tipifica il peccato come Dio lo vede. Non soltanto è una malattia che porta alla morte, ma è per cosi dire una morte graduale, lenta, poiché il corpo di colui che ne è colpito muore un po' alla volta mentre il malato continuava a vivere portando con se i segni della morte. Questa malattia raffigura il peccato e il suo inizio rassomiglia all'inizio insidioso del peccato. Niente di allarmante. Prima compare una semplice macchia biancastra e lucente. Proprio come il peccato all'inizio della sua manifestazione, non è appariscente e non preoccupa, ma i germi della morte ci sono già, perché il salario del peccato è la morte (Rom. 6:23). Così la lebbra, anche se incomincia con una minima lesione, porterà le membra a perdere man mano la sensibilità poi seguirà la morte.

Se,“la piaga appare più profonda della pelle del corpo”, il male non è superficiale ma profondo; la piaga è nel cuore. E adesso giunge la sentenza: “il sacerdote che l'avrà esaminata, dichiarerà quell'uomo impuro”. Credimi lettore: la dichiarazione del sacerdote sul tuo stato corrisponde a verità e rimane valida e immutata. Potresti anche non avere la minima idea di essere perduto, malato, impuro, ma stai percorrendo una via di morte. Potresti dire: non ho assolutamente la sensazione di essere “malato” o impuro, ma la situazione non cambia; il tuo problema non è il tuo giudizio ma quello di Dio.

Ho letto quanto è avvenuto nel secolo scorso nelle isole Hawaii ad un giovane, robusto. Una sera mentre si stava lavando, gli cadde su un piede una brocca di acqua bollente e non sentì nessun dolore anche se grosse vesciche si stavano formando sulla parte interessata. Fu allora che capì di essersi contagiato. Egli sapeva che i primi sintomi della lebbra era proprio la perdita di sensibilità. Morì alcuni anni dopo con il corpo devastato dalla lebbra.

La stessa cosa avviene al peccatore: è insensibile. Chi è nel peccato non si rende conto del suo stato. Alla dichiarazione del sacerdote qualcuno avrà ribattuto: mi sento in perfetta salute; non sono mai stato così in forma in vita mia e credo che quelli siano segni senza importanza. E il sacerdoti avrà risposto: No! Sei impuro e hai in te i germi della morte. Povero uomo la prima cosa che doveva imparare è che la sua opinione personale e quella degli altri non aveva nessun valore; l'unica che contava era quella del sacerdote.

Quando si è in questo stato, l'unica cosa da fare è recarsi dal sacerdote che è Cristo solo Lui può purificarci dal nostro peccato e dalle sue conseguenze.

“Ed ecco un lebbroso, avvicinatosi, gli si prostrò davanti, dicendo: Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi. Gesù, tesa la mano, lo toccò dicendo: Lo voglio, sii purificato” Matteo 8:2-3.

25 novembre - La più grande vittoria

L’angelo si rivolse alle donne e disse: “Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva”.

Matteo 28:5,6

 

Ora Cristo è stato risuscitato dai morti.

1 Corinzi 15:20

 


La più grande vittoria


“Una luce dal cielo, più splendente del sole” (Atti 26:13). Questo ha visto Saulo da Tarso quando Gesù l’ha fermato sulla via di Damasco. Quella luce era il riflesso della gloria divina di Gesù, il Figlio di Dio. Eppure, quando Gesù è venuto tra gli uomini, non è apparso nella maestà della sua gloria, ma l’ha velata sotto i tratti della sua umanità. Non è nato in una capitale, ma in un piccolo borgo. Non è vissuto in un palazzo, e nemmeno sempre in una casa, perché non aveva “dove posare il capo” (Matteo 8:20). Alla fine, dopo aver lavorato come artigiano e, dopo tre anni di una vita trascorsa a fare il bene pubblicamente ma senza ricercare la popolarità, Gesù è morto, crocifisso.

Quando era inchiodato alla croce, quelli che gli passavano vicino lo insultavano e lo sfidavano a scendere. Ma Gesù non ha impiegato la sua potenza divina per liberarsi. È morto per amore per noi. Due suoi amici hanno tolto il corpo dalla croce e l’hanno deposto in una tomba. Tutte le speranze che i suoi discepoli avevano riposto in lui sembravano allora ridotte al nulla.

Ma, all’alba del terzo giorno, Gesù è risuscitato. Ciò che sembrava un fallimento totale era invece la maggiore delle vittorie, quella dell’amore sull’odio, della vita sulla morte. Questo crediamo, noi che siamo cristiani. Siamo convinti che è il Figlio di Dio, perché ha vinto la morte. Possiamo testimoniare che Gesù è un Salvatore vivente.

giovedì 24 novembre 2022

Asta

Un tale era morto e tutti i suoi beni erano stati disposti sui tavoli del ristorante dove si sarebbe svolta l’asta. Un buon numero di persone era accorso per esaminare le posate, gli utensili da cucina e tutti gli altri beni della casa, prima che il battitore aprisse l’asta.

Una vecchia Bibbia con la copertina di pelle, la costola e le bordature in legno scuro risaltava per la sua poca adeguatezza fra tutti gli articoli e, sembrava essere qualcosa di estraneo in mezzo agli altri oggetti.

Presto le offerte lanciate cominciarono a incrociarsi da una parte all’altra della sala, finché non arrivò anche il turno della vecchia bibbia. Il battitore impiegò tutta la sua arte per farne aumentare il valore. 

«E’ un bel pezzo antico, in buono stato, sembra nuova è un ornamento prezioso. Chi offre di più?».

Forza! Conferiamole un buon prezzo. Chi la vuole per settanta euro?».

Silenzio. Qualcuno simulava di guardare il tetto, mentre altri fissavano lo sguardo distratto sul pavimento.

«Nessuno, signore e signori! Si tratta di un pezzo unico! E' antica, settanta euro non sono niente. Bene, chi ne offre cinquanta?».

Di nuovo nessuna reazione; però il battitore non si diede per vinto. Un po’ indignato si piegò verso i suoi due assistenti e disse loro alquanto stizzito: «Aggiungiamo qualcosa, vediamo, quel portaposate là dietro e… dai! Quella tavoletta per tagliare il pane e il mattarello».

«Signore e signori! Un mattarello e un portaposate, in regalo per questo libro antico. E’ un po’ rovinata, però che importa! Settanta euro tutto. Chi offre settanta euro?».

Un’anziana donna alzò la voce: «Settanta euro.» Un anziano rilanciò: «Ottanta» e la donna desistette.

«Ottanta e uno, ottanta e due, ottanta e tre, aggiudicato!».

La Bibbia e i regali furono assegnati all’anziano signore.

«Vedete?» disse il battitore sorridendo sollevato, «è bastato solo aggiungere qualcos’altro».

«E’ solo per le posate, sa? è un buon prezzo» si giustificò l’anziano che teneva in mano la Bibbia.

L’asta continuò. L’uomo con la Bibbia si avviò verso l’uscita. Quasi scusandosi mormorò:

«Che me ne faccio adesso di questa?».

Una donna di mezza età commentò: «con il prezzo che ha pagato per quei regali lei ha fatto un affare».

Quando l’asta terminò e le persone uscirono dalla sala, videro la Bibbia abbandonata su un gradino della scala del ristorante. Un giovane disse: «Non la vuole nessuno», ma è sempre stato così. Mezz’ora dopo, uscì il battitore e vide lì la Bibbia ormai senza padrone, così la portò via. Chissà se la metteranno all’asta di nuovo. Chissà! La gente se la porta via solo se vi si aggiunge un regalo.

E’ da parecchi secoli che la cristianità tenta di offrire la Bibbia con l’aggiunta di regalini; si cerca di attrarre la gente con lo sport, con la musica rock «cristiana», con la politica, con i buffet. Se fa al caso loro, le persone accettano i regali. La Bibbia però rimane chiusa; non la vuole nessuno. 

Se Dio realmente esiste, la Bibbia è  il suo messaggio per noi e di ciò, io, sono pienamente convinto. La Bibbia parla chiaramente del giudizio di Dio e del fatto che ogni persona dovrà comparire davanti a Dio, per rendere conto della vita che gli è stata affidata.

L’apostolo Paolo, terminò il suo famoso discorso diretto ai filosofi riuniti nell’Aeropago di Atene con queste famose parole: “Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo che egli ha stabilito e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti”  Atti 17:30-31.

La maggior parte dei suoi ascoltatori di allora reagì beffandosi di lui. Altri invece, vollero conoscere nuovi dettagli e, solo alcuni infine, trassero adeguate conseguenze da quel che ascoltarono e, presero l’unica decisione giusta.

Se avete seguito fin qui questi ragionamenti, potete reagire in diversi modi. Potete estraniarvi con un sorriso di commiserazione, perché in giro ci sono persone tanto arretrate, da credere ancora in Dio e da fidarsi di quel che è scritto nella Bibbia oppure potete iniziare a leggerla e sarà importante fare dei passi concreti cercando seriamente un contatto con Dio, facendo le cose come Lui comanda.

Parlate a Dio della vostra vita, delle vostre colpe ed empietà passate; forse parlare a qualcuno che non potete vedere, sarà strano. Immaginare che il Creatore e Sostenitore dell’universo, di cui la Bibbia dice che “chiama tutte le stelle per nome”, possa conoscermi e interessarsi alla mia vita, sembra proprio qualcosa che si pone troppo al di là del nostro orizzonte limitato. Eppure, non è certo per questo che è meno reale, anche se con la nostra piccola mente non riusciamo a comprenderlo.

24 novembre - Che terra lasceremo ai nostri figli?

Nel passato tu hai creato la terra e i cieli sono opera delle tue mani; essi periranno, ma tu rimani; tutti quanti si consumeranno come un vestito; tu li cambierai come una veste.

Salmo 102:25, 26

 

(Anche la creazione sarà) liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.

Romani 8:21


 

Che terra lasceremo ai nostri figli?


“Ghiacciai che si ritirano, disboscamento che si estende, riscaldamento della terra, buco nello strato d’ozono che si allarga sempre più. Le minacce per l’ecologia del pianeta sono note, ma sovente sembra che ci superino… Dobbiamo contribuire a uno sviluppo che risponda ai bisogni del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro. Tutto questo ha un nome: sviluppo duraturo.”

In queste righe, tratte da un editoriale, troviamo l'eco di preoccupazioni molto diffuse. Ovunque ci si rende conto che il pianeta è fragile e che occorre proteggerlo. Questa constatazione allontana il sogno di tante generazioni di vedere la scienza portare la felicità. Invece di dare sicurezza, l’accrescimento delle conoscenze e le loro applicazioni sono una minaccia per la vita! Il nostro pianeta si consuma ed è inquinato. Passerà, come l’uomo e le civiltà umane.

La Bibbia dichiara da molto tempo che la natura non dura per sempre e che Dio la cambierà. Tutto è effimero e senza fondamento stabile; solo Dio permane, e il suo regno è eterno. Ma al di là della natura, ci sono i valori spirituali che non passano.

Credenti, che cosa lasciamo ai nostri figli? C’è un’eredità spirituale da affidare loro, è quella della fede in Dio. È lui il padrone dell’universo, come pure delle nostre vite. Insegniamo ai nostri figli a vivere sobriamente sulla terra, e mostriamo loro che la nostra vera chiamata è spirituale. È per il cielo, dove si trova il Signore Gesù.


mercoledì 23 novembre 2022

23 novembre - Ho bruciato la mia Bibbia

La parola del nostro Dio dura per sempre.

Isaia 40:8

 

Ho conservato la tua parola nel mio cuore.

Salmo 119:11


 

Ho bruciato la mia Bibbia

(Tratto da “Porte aperte”, aprile 2003)


“La scena si svolge in uno stato dell’Est. Nonostante il controllo discreto delle nostre “guide”, abbiamo potuto entrare in quella piccola trattoria, gestita da una coppia cristiana. In fondo alla sala, abbiamo un breve intrattenimento con il nostro fratello in Cristo. Egli sembra molto scoraggiato. Ci spiega: “All’inizio, andava tutto bene; il ristorante era florido, poi, a poco a poco, si sono fatte sentire le pressioni. Eravamo l’unica famiglia cristiana della zona. La casa è stata perquisita parecchie volte dalla polizia. Ho avuto paura e ho bruciato la mia Bibbia”.

Comprendiamo la sofferenza e il dispiacere del nostro amico, e brevi, ma ardenti preghiere, salgono allora a voce bassa verso il Signore. Poi ci separiamo e ritroviamo i nostri “accompagnatori”.

Alcuni giorni dopo, prima di partire, abbiamo rivisto il nostro fratello, felici di constatare che aveva ritrovato fiducia nel suo Dio e che ci chiedeva di continuare a pregare per la sua famiglia.”

Amici cristiani d’Occidente, apprezziamo abbastanza il privilegio di poter possedere delle Bibbie in piena legalità? Approfittiamo della libertà che abbiamo di leggere questo libro senza timore? L’autore del Salmo 119 poteva dire: “Gioisco della tua parola, come chi trova un grande bottino” (v. 162). Non trascuriamo questo tesoro che Dio ci ha lasciato, e non cessiamo di pregare per tanti nostri fratelli in fede che ne sono stati privati!


martedì 22 novembre 2022

Il giardino dell’Amico

Il Suo giardino

“Sorgi, vento del nord, e vieni, vento del sud! Soffiate sul mio giardino, perché se ne spandano gli aromi! Venga l’amico mio nel suo giardino e ne mangi i frutti deliziosi” (Cantico dei cantici 4:16).

L’ “Amico” del Cantico dei Cantici può rappresentare una bella immagine di Cristo.

Inoltre, esaminando la descrizione del Suo giardino, possiamo scoprire in figura le cose eccellenti che Cristo trova nella Sua sposa celeste e apprendiamo, allo stesso tempo, quello che l’amore di Cristo ricerca nel cuore di coloro che compongono questa sposa.

Notiamo innanzitutto che il Diletto parla sempre del “mio giardino” così come questa fidanzata si compiace di riconoscere che è il “Suo giardino”. “Sorgi vento … soffiate sul mio giardino” dice il Diletto e la fidanzata risponde: “Venga l’amico mio nel suo giardino”. In risposta, l’Amico dice: “Sono venuto nel mio giardino” (5:1). L’applicazione è evidente: il Signore reclama il nostro cuore per Se stesso. “Figlio mio dammi il tuo cuore”, leggiamo in Proverbi 23:26.

Non è solo il nostro tempo, non sono le nostre capacità ed i nostri servizi che il Signore vuole; Egli reclama prima di tutto i nostri affetti. Noi possiamo donare tutti i nostri beni ai poveri ed i nostri corpi ad essere arsi, ma senza l’amore questo non ci sarà di alcun profitto (1 Corinzi 13:3). Il Signore ci dice ancora oggi “dammi il tuo cuore”.

Il giardino deve essere il Suo giardino, ma ancor più, se il Signore vuole il nostro cuore perché sia un giardino per il Suo piacere, il nostro cuore deve avere i caratteri di un giardino secondo i Suoi pensieri.

Un giardino serrato

“O mia sorella, o sposa mia, tu sei un giardino serrato, una sorgente chiusa, una fonte sigillata. I tuoi germogli sono un giardino di melagrani e d’alberi di frutti deliziosi, di piante di cipro e di nardo; di nardo e di croco, di canna odorosa e di cinnamomo, e di ogni albero da incenso; di mirra e d’aloe, e di ogni più squisito aroma. Tu sei una fontana di giardino, una sorgente d’acqua viva, un ruscello che scende giù dal Libano” (Cantico dei Cantici 4:12-15).

Leggendo questa bella descrizione del giardino del Signore, notiamo cinque caratteri degni di rilievo che presentano, in figura, quello che il Signore vorrebbe trovare, per Lui, nei nostri cuori. In primo luogo il giardino del Signore è un giardino serrato. Secondo è un giardino annaffiato con la sua sorgente chiusa e con la sua fonte sigillata. Terzo è un giardino fertile, un giardino di melagrani e di frutti squisiti. Quarto è un giardino profumato con tutti gli alberi da resine e tutti i principali aromi. Infine, è un giardino rinfrescante da cui sgorga una sorgente d’acqua viva e i profumi dei suoi aromi si spandono attorno e verso il mondo.

Un giardino serrato. Se il nostro cuore deve essere visto come un giardino per il piacere del Signore, questo deve essere un “giardino serrato”. Questa immagine ci parla di un cuore separato dal mondo, preservato dal male e santificato per il Signore.

Nell’ultima preghiera del Signore non scopriamo il desiderio del Suo cuore che il Suo popolo sia come “un giardino serrato”? Lo udiamo dire al Padre che i Suoi sono un popolo separato: “non sono del mondo, come io non sono del mondo”. Egli desidera che siano un popolo preservato: “non prego che tu li tolga dal mondo ma che tu li preservi dal maligno”; ma al di sopra di tutto, prega perché siano un popolo santificato: “santificali nella verità” (Giovanni 17:14-17).

Se la “cintura della verità” (cfr. Efesini 6:14) non custodisce i nostri affetti ed i nostri pensieri, i nostri spiriti saranno facilmente distratti dalle cose di questo mondo! Allora il nostro cuore cesserà di essere un giardino serrato.

Una sorgente, una fontana

"O mia sorella, o sposa mia, tu sei un giardino serrato, una sorgente chiusa, una fonte sigillata” (Cantico dei cantici 4:12)

Un giardino annaffiato. Il cuore santificato per il Signore avrà la sua sorgente nascosta per rinfrescarsi e gioire. Questo sarà un giardino con una “sorgente chiusa” e una “fonte sigillata”. Una sorgente è una riserva infinita. La fontana fa scaturire l’acqua che proviene dalla sorgente. Il profeta può dire che colui che cammina secondo i pensieri dell’Eterno sarà come: “un giardino ben annaffiato, come una sorgente la cui acqua non manca mai” (Isaia 58:11). Il Signore si è offerto di dare alla donna del pozzo di Sicar dell’acqua viva, un’acqua che sarebbe stata, nel credente, “una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:14). Il mondo dipende, per le sue gioie passeggere, dalle circostanze che vi sono intorno, ma il credente ha una sorgente di gioia interiore: la vita nascosta vissuta nella potenza dello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo, sorgente di vita, risponde a tutti i nostri bisogni spirituali e ci guida in “tutta la verità”. Come fontana di vita, fa si che il nostro cuore sia occupato di Cristo nel cielo. Il Signore ha detto: “lo Spirito della verità che procede dal Padre egli testimonierà di me” (Giovanni 15:26). Testimonia di Cristo nel nuovo posto che Egli occupa nella gloria. Così, come sorgente, egli ristora le nostre anime per mezzo della verità e, come fontana che fa zampillare l’acqua proveniente da questa sorgente, unisce i nostri cuori a Cristo.

Ricordiamoci, però, che la sorgente da cui scaturisce la benedizione è una “sorgente chiusa” e la fontana è “sigillata”. Tutto questo non ci ricorda che la sorgente delle benedizioni del cristiano è, per il mondo, “chiusa” ed è totalmente separata dalla carne? Qualche volta noi possiamo essere occupati delle cose della carne e possiamo incamminarci verso il mondo; ci renderemo presto conto di aver rattristato lo Spirito Santo (cfr. Efesini 4:30), e che il nostro cuore, invece di essere un “giardino annaffiato”, non sarà che un terreno incolto, secco e sterile.

Frutti e profumi

"I tuoi germogli sono un giardino di melagrani e d’alberi di frutti deliziosi, di piante di cipro e di nardo; di nardo e di croco, di canna odorosa e di cinnamomo, e di ogni albero da incenso; di mirra e d’aloe, e di ogni più squisito aroma” (Cantico dei cantici 4:13-14)

Un giardino fertile. La “sorgente” e la “fontana” (v. 12) trasformano il giardino del Signore in un giardino fertile, un “giardino di melagrani” e di “frutti deliziosi”. Lo Spirito produrrà liberamente il suo frutto nel nostro cuore. Paolo ci dice che questo frutto è “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5:22-23). Questo frutto prezioso dello Spirito è la riproduzione dei caratteri di Cristo nel credente. La fontana, alimentata dall’acqua della sorgente, ci occupa di Cristo e dei caratteri eccellenti e, contemplando la gloria del Signore, “siamo trasformati nella sua stessa immagine di gloria in gloria” (2 Corinzi 3:18).

Un giardino profumato. Il giardino del Signore non è un giardino solo pieno di frutti preziosi, ma un giardino pieno di aromi da cui si levano gradevoli profumi. Nelle Scritture, il frutto ci parla dell’eccellenza di Cristo, mentre gli aromi, con i loro profumi, parlano dell’adorazione di cui Cristo è l’oggetto. Nell’adorazione non c’è il pensiero di ricevere delle benedizioni da parte di Cristo, ma di portare a Cristo l’omaggio del nostro cuore. Quando i magi sono arrivati dall’oriente, alla presenza di un fanciullino, si prostrarono e gli resero omaggio. Poi gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra (Matteo 2:11). Quando Maria unse i piedi del Signore con “una libbra d’olio profumato, di nardo puro, di gran valore” (Giovanni 12:3) è rimasta ai Suoi piedi per donarGli quello che aveva preparato. Rese così l’adorazione di un cuore pieno dei sentimenti della Sua perfezione.

Una sorgente d’acqua viva

“Tu sei una fontana di giardino, una sorgente d’acqua viva, un ruscello che scende giù dal Libano” (Cantico dei cantici 4:15).

Un giardino dissetante. Il Signore vorrebbe che il Suo giardino fosse una sorgente dissetante per il mondo intorno ad esso, un giardino da cui scaturisce dell’acqua viva. Questo può parlarci del credente in cui abita lo Spirito Santo come di una sorgente di benedizione per un mondo pieno di bisogni. Egli dice: “fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Giovanni 7:38).

Così apprendiamo dal Cantico dei cantici che il Signore desidera veramente possedere il nostro cuore come un giardino di delizie per Lui. Lui sta alla porta del nostro cuore e bussa, perché desidera entrarci e abitarci. Se siamo lenti a lasciarlo entrare potrà dire come l’Amico: “Sorgi, vento del nord, e vieni, vento del sud! Soffiate sul mio giardino, perché se ne spandano gli aromi!” (v. 16a). Egli può permettere delle circostanze contrarie, delle prove, delle pene, per avvicinarci a Sé affinché possiamo dire: “venga l’amico mio nel suo giardino” (v. 16b).

Se noi gli apriamo, faremo l’esperienza della verità delle Sue stesse parole: “se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:20). È nello stesso spirito che l’Amico parla alla sua fidanzata. Lei dice: “venga l’amico mio nel suo giardino” e lui subito risponde: “sono venuto nel mio giardino, o mia sorella, o sposa mia; ho colto la mia mirra e i miei aromi; ho mangiato il mio favo di miele” (Cantico dei cantici 5:1). Il cuore che si aprirà all’adorazione verso Cristo diventerà una sorgente in benedizione per il mondo che lo attornia.

Tradotto e adattato da Le Seigneur est proche

22 novembre - Salvata sotto le bombe

Così dice l’Eterno: “Voi avete abbandonato me, quindi anch’io ho abbandonato voi…” Allora i principi d’Israele e il re s’umiliarono e dissero: “L’Eterno è giusto”. Quando l’Eterno vide che si erano umiliati (disse:) “Si sono umiliati; io non li distruggerò, ma concederò loro un mezzo di scampo”.

2 Cronache 12:5-7


 

Salvata sotto le bombe


Una giovane studentessa tedesca aveva, più di una volta, sentito l’Evangelo, ma era rimasta indifferente. Voleva vivere la propria vita, e così fece fino al giorno terribile del grande bombardamento di Amburgo, durante la seconda guerra mondiale. In poche ore la città fu trasformata in una fornace.

Nella sua fuga disperata, la ragazza, con alcune altre persone, trovò rifugio nella chiesa luterana di un paese vicino. Quelle persone, che avevano perso tutto, piangevano e si lamentavano. Il pastore scese a visitarle, ascoltò i loro lamenti e comprese la loro angoscia. Poi chiese un po’ di silenzio: “Cari amici, passando tra voi, ho sentito, nei vostri lamenti, una frase di cui vorrei parlarvi. Qualcuno di voi ha detto: Dio ci ha abbandonati! Non è vero. Vi sbagliate. Ecco la verità: Siamo noi che abbiamo abbandonato Dio!”

Raccontandoci quell’episodio, dopo cinquant’anni, colei che l’aveva vissuto aggiunse: “Ricordo solo questo delle parole del pastore, ma quella frase è stata per me come una freccia che mi ha colpita in pieno, al cuore. Al di sopra del fracasso delle bombe, Dio si rivolgeva a me, e forse era per l’ultima volta. Ho risposto alla sua chiamata e non l’ho più lasciato”.


lunedì 21 novembre 2022

Rifiutare

Normalmente quando vogliamo parlare dell'amore perfetto e unico che Dio nutre per le sue creature, citiamo passi del Nuovo Testamento. E' lì che troviamo scritto: “Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” Giovanni 3:16. Oppure:  “Iddio mostra la grandezza del proprio amore per noi, in quanto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” Romani 5:8. 

La lista potrebbe essere allungata con molti altri passi, ma ciò che non deve essere ignorato è che la realtà dell'amore di Dio e della Sua grazia, si trova descritta in ogni pagina della Bibbia. Dio è immutabile. Chi si resterà privo della Sua grazia non avrà attenuanti. 

“...hanno rifiutato di convertirsi” Osea 11:5.

Il capitolo undici di Osea è stupendo nel mettere in luce tutte queste verità.

“Quando Israele era fanciullo, io l'amai” v.1a. Dio afferma che prima che si delineasse ciò che sarebbe diventato (essendo solo fanciullo), Dio gli aveva già manifestato il Suo amore. Tutto il merito risiede nell'iniziativa divina. Dio non è stato invogliato ad agire perché eravamo soggetti “promettenti”. No! Egli ha preso la Sua decisione indipendentemente da tutto questo, mosso esclusivamente dal Suo amore.

“...e fin dall'Egitto, chiamai il mio figliuolo” v. 1b. Lo ha liberato, vedendolo schiavo e angariato, lo ha chiamato fuori dall'Egitto. Un affermazione che evoca tutte le opere potenti compiute da Dio per la sua liberazione. Abbiamo la consapevolezza che Dio ha pronunciato più e più volte il nostro nome desiderando “chiamarci fuori” dalla schiavitù del peccato e dalle angherie del principe di questo mondo?

“Egli è stato chiamato, ma s'è allontanato da chi lo chiamava” v.2. Dio, in questo passo, presenta il dolore di “un genitore” verso i propri figli, ma essi hanno disprezzato nella maniera più offensiva questo amore immeritato.

“Son io che insegnai ad Efraim a camminare, sorreggendolo per le braccia”. Osea continua a riaffermare l'interesse di Dio per i suoi, il Suo desiderio di prenderci per le braccia e insegnarci a camminare, esattamente come farebbe un padre verso i propri figli.

“... e porgevo loro dolcemente da mangiare” v.5.  Quanta tenerezza in queste parole, quante cure Dio ha in vista per i suoi. Eppure a tutto questo è stato risposto con ingratitudine e ribellione e queste parole non descrivono solo il comportamento di Israele, ma diventano uno specchio del nostro comportamento.

“Guardate, fratelli, che talora non si trovi in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che vi porti a ritrarvi dall'Iddio vivente” Ebrei 3:12.

21 novembre - La Parola è diventata carne

La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.
Giovanni 1:14
 

La Parola è diventata carne


Mistero e gloria dell’Evangelo! Il Figlio, il Verbo eterno, non ha solo preso l’apparenza umana, è diventato lui stesso un uomo. Colui che esisteva da ogni eternità è entrato nel tempo e nella storia. Ha conosciuto tutto quello che comporta la condizione umana, tranne il peccato. S’è rallegrato, ha sofferto, ha pianto, e ha anche guarito “affinché si adempiesse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie” (Matteo 8:17).

“La Parola… ha abitato in mezzo a noi”. Il verbo “abitare” deriva qui dalla parola “tenda” o “tabernacolo”. Evoca il tabernacolo costruito nel deserto perché Dio risiedesse con il suo popolo (Esodo 25:8). Colui che stava lì, in mezzo agli uomini, era Emmanuele (nome che significa: “Dio con noi”). Apparentemente, niente distingueva Gesù da un’altra persona. Eppure, Lui era Dio stesso che andava di luogo in luogo facendo il bene (vedi Atti 10:38), s’avvicinava a quelli che soffrivano, liberava gl’indemoniati, guariva gli ammalati, prendeva in braccio i piccoli fanciulli…

Tra coloro che hanno incontrato Gesù quand’era sulla terra, non tutti hanno creduto in lui. Solo alcuni hanno saputo discernere la grandezza del Figlio unico del Padre. Giovanni Battista ha dichiarato: “Io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio” (Giovanni 1:34). Pietro ha risposto a Gesù: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Matteo 16:16). Ancora oggi, se ascoltiamo Gesù, che è la Parola diventata carne, conosceremo l’azione efficace della grazia e della verità per ricevere la vita eterna.

domenica 20 novembre 2022

20 novembre - Gli dèi dello stadio

Figlioli, guardatevi dagl’idoli.
1 Giovanni 5:21
 
Perciò, miei cari, fuggite l’idolatria. Io parlo come a persone intelligenti; giudicate voi su quel che dico.
1 Corinzi 10:14-15
 
 
Gli dèi dello stadio

 

Al giorno d’oggi, l’infatuazione per la competizione sportiva ha raggiunto proporzioni sorprendenti. Intere folle dedicano un vero culto a certi sport, come il calcio o il tennis. I campioni dello sport sono i nuovi dèi. Quando uno di questi idoli segna un gol o vince una partita, si verificano fenomeni di isterismo collettivo.

Il denaro ha una parte importante in questo culto. Al di là delle culture dei vari popoli e delle loro differenze, tali idoli hanno risonanza a livello mondiale. Le imprese commerciali li associano alle campagne pubblicitarie per vendere meglio i propri prodotti. Nella nostra società, le chiese si vuotano e gli stadi si riempiono. Eppure, quel culto reso agli dèi dello sport non vincola nel tempo i suoi adepti. Se il rendimento del campione diminuisce, si cambia idolo; il che corrisponde all’instabilità propria degli uomini d’oggi. Gli idoli passano e scompaiono con la loro gloria, presto sono dimenticati e sostituiti da altri.

Quello che Gesù Cristo propone non è un’emozione superficiale ed effimera, ma una pace profonda e duratura. La fede del credente lo impegna a vivere vicino al suo Salvatore e ad assomigliargli. Non si tratta neppure dell'ammirazione di un giorno, ma di una fede solida, duratura, dalle conseguenze eterne.

sabato 19 novembre 2022

19 novembre - Una cosa sola

Vi predichiamo che da queste vanità vi convertiate al Dio vivente.

Atti 14:15

 

Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse: “Una cosa ti manca!”

Marco 10:21

 

Una cosa so, che ero cieco e ora vedo.

Giovanni 9:25


 

Una cosa sola


Gli scaffali del supermercato sono colmi di articoli che attraggono i clienti, i quali, se si lasciano tentare, spesso comprano cose superflue. Già Socrate, il filosofo greco, osservando un giorno con i suoi allievi il traffico del porto di Atene, diceva: “Quante cose di cui non ho bisogno si trovano nel nostro mondo!”

Il saggio Salomone, alcuni secoli prima, usava lo stesso linguaggio: “Vanità delle vanità, tutto è vanità!… Io ho detto in cuor mio: Andiamo!… Godrai il piacere! Ed ecco che anche questo è vanità… Di tutto quello che i miei occhi desideravano io nulla rifiutai loro… ed ecco che tutto era vanità, un correre dietro al vento” (Ecclesiaste 1:2; 2:1; 2:10-11). Ma, in conclusione scrive: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l’uomo” (Ecclesiaste 12:15).

Nel mondo ci sono tante cose inutili, ma ce n’è una di cui dobbiamo assolutamente occuparci. Gesù dice a Marta, padrona di casa attiva e sollecita: “Tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria” (Luca 10:41-42). Quello che, ancora oggi, ha la priorità, è mettersi all'ascolto della parola del Signore, come aveva fatto sua sorella Maria.

L’apostolo Paolo scriveva ai Filippesi: “Ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore… Io considero queste cose come tanta spazzatura… Una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la meta” (3:8, 14).

Vale la pena tendere verso una tale meta, non è vero?