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domenica 31 luglio 2022

31 luglio - Brutto tempo

Il Padre vostro che è nei cieli… fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.

Matteo 5:45

 

Il Signore… è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.

2 Pietro 3:9

 

Brutto tempo

 

Leo e i suoi amici tornano dalle ferie delusi e scontenti: su tre settimane, è piovuto i tre quarti del tempo! Già nel mese di febbraio le vacanze erano state rovinate per mancanza di neve… Tutti pensano: “Non è giusto, meritavamo un po’ di sole!”. E senza rendersene conto, si lamentano di Dio. Infatti, è proprio Lui che comanda al sole! Il sole è Suo!

Se riteniamo che Dio ci privi di un sole meritato, è logico che ci indigniamo. Ma ci è dovuto il sole? Dio ha forse firmato con noi un contratto che lo costringa a fornirci il sole come ricompensa del nostro buon comportamento? E se anche fosse così, abbiamo rispettato le condizioni del contratto? Ci siamo preoccupati di Dio durante quest’anno di lavoro? Ognuno di noi può darsi la risposta.

In realtà, Dio è molto paziente verso di noi, verso questo mondo colpevole della morte di Suo Figlio. Quante parole di ribellione salgono a Lui ogni giorno! Quanti peccati vengono commessi senza tenere conto di quello che può pensare il Signore del cielo e della terra! (Matteo 11:25)

Eppure, il sole sorge ogni giorno su un mondo che dimentica Dio. Che testimonianza della Sua bontà e della Sua pazienza! Oggi il sole è sorto, su voi e su me, perché possiamo, in questo giorno, essergli riconoscenti; prima per la salvezza che ci offre per mezzo di Gesù, poi per la Sua pazienza e le Sue cure.

sabato 30 luglio 2022

30 luglio - Credere

Il vangelo… è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede… poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede.

Romani 1:16, 17

 

Credete in Dio che lo ha risuscitato (Gesù) dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio.

1 Pietro 1:21

 

Credere

 

Gesù aveva annunciato ai discepoli che stava per essere crocifisso a Gerusalemme e che dopo tre giorni sarebbe risuscitato dai morti (Luca 24:7), ricordando che i profeti l’avevano predetto. Ma i discepoli non ci avevano creduto e, dopo la Sua crocifissione, non pensavano che Gesù sarebbe risuscitato.

Alcune donne, andate al sepolcro al mattino presto, portando aromi per imbalsamare il corpo di Gesù, non l’hanno trovato. Degli angeli hanno detto loro che Gesù era risuscitato, esattamente come Lui aveva annunciato. Esse sono corse dai discepoli per comunicare loro la buona notizia, ma questi non le hanno credute (Luca 24:11). Quando, un po’ più tardi, Gesù si è presentato vivente ai discepoli, Tommaso era assente. Quando i suoi compagni gli hanno raccontato di averlo visto, è rimasto incredulo (Giovanni 20:25). Tutti si sono stupiti della risurrezione di Cristo, non solo perché non avevano capito quando il Signore ne aveva parlato, ma anche perché non ci credevano.

Sovente è così anche per noi, quando ci troviamo in presenza delle meraviglie compiute da Dio. Un uomo, cosciente della sua difficoltà a credere nella potenza del Signore, gli ha detto: “Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità” (Marco 9:24).

Quanto la ragione umana è lontana dalle meraviglie della grazia e dell'amore divini! Solo la fede permette di riconoscerli.


venerdì 29 luglio 2022

29 luglio - Non ho nessuno

C’era un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù, vedutolo che giaceva, e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: “Vuoi guarire?”

L’infermo gli rispose: “Signore, io non ho nessuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me”.

Giovanni 5:5-7

 

Non ho nessuno

 

Vicino alla vasca di Betesda, a Gerusalemme, molti infermi aspettavano di essere guariti. Uno di loro era lì da 38 anni! Gesù conosceva la sofferenza e la miseria di quell’uomo. Gli chiede se vuole essere guarito. La domanda ci sorprende. Da anni l’infermo cercava di essere guarito. La sua risposta dice tutta la sua sofferenza: “Signore, io non ho nessuno…”. Era solo. Nessuno l’aiutava a superare l’ostacolo dovuto al suo handicap. La situazione era senza speranza. Egli pensava che non ne sarebbe mai uscito. Gesù risponde al vero bisogno: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. In quell’istante  quell’uomo fu guarito (Giovanni 5:8, 9).

Molti di noi sopportano lunghe sofferenze; la malattia, il divorzio, il lutto, la tarda età fanno sperimentare la solitudine. “Signore, non ho nessuno…”

Come allora, Gesù non è lontano. È pronto ad ascoltare il nostro grido di angoscia, a rispondere ai nostri veri bisogni.

“Io ho gridato al SIGNORE dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto” (Giona 2:3).

 “Nella mia prima difesa – scrive l’apostolo Paolo – nessuno si è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno abbandonato… Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte” (2 Timoteo 4:16, 17).


giovedì 28 luglio 2022

Eventi drammatici

O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?

In questi ultimi giorni ha fatto molto scalpore la notizia della frana di ghiaccio sulla Marmolada dove hanno perso la vita una decina poco più di escursionisti. Qui non staremo ad argomentare su come si poteva evitare una simile tragedia. Il fatto è avvenuto, ed anche se si volessero attuare tutte le norme di sicurezza tali tragedie sarebbero alquanto difficili da evitare. C’è un proverbio che dice…TAPPATO UN BUCO SE NE STAPPA UN ALTRO…Possiamo essere i più accorti possibile ma non riusciremo mai ad evitare certi drammi che affliggono l’intera umanità. Il Signore Gesù nei suoi discorsi ha affermato che guerre, carestie, terremoti ecc… non sarebbero mai mancati fino al giorno in cui il suo ritorno non si sarebbe verificato. Anzi, nei tempi che avrebbero preceduto il suo ritorno in gloria questi eventi drammatici si sarebbero notevolmente intensificati. E noi stiamo assistendo all’avverarsi di queste Sue predizioni, le quali hanno il compito di esortare l’uomo ad un sincero ravvedimento, vi sono molti che giocano con la fede e questo non è buono. Gesù attraverso le vicende drammatiche che caratterizzano la vita su questa terra ordina agli uomini che tutti in ogni luogo si ravvedano (At.17:30). Se tali drammi ancora non ci colpiscono di persona non crediamo che potremmo facilmente scamparcela, il nostro peccato prima o poi ci ritroverà, e quando Dio ci presenta il conto dobbiamo ben sapere che non avremo abbastanza denaro per pagarlo nemmeno ci chiamassimo Elon Musk o Bill Gates. Noi con il nostro peccato abbiamo oltraggiato la santità di Dio ed il prezzo da pagare è la condanna ai tormenti eterni dell’inferno. Ma Dio ha provveduto al pagamento di tale prezzo mediante l’Evangelo, Cristo morendo in croce versando il proprio sangue e risuscitando dai morti ha pagato ciò che Dio richiedeva per la nostra salvezza. Se pentiti delle nostre opere malvagie andiamo a Cristo confessandogliele egli ci accordera’ il suo irrevocabile perdono ed una vita ricca ed abbondante da godere da ora e per l’eternità.

28 luglio - Essere servito o servire?

(Gesù disse:) “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”.

Matteo 20:28

 

“Chi è più grande, colui che è a tavola o colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve”.

Luca 22:27

 

Essere servito o servire?

Leggere Giovanni 13:1-17

 

È l’ultima sera che Gesù trascorre coi suoi discepoli. Sa che la croce è vicina… Durante la cena, si alza, depone i suoi abiti e si veste da servitore. Poi prende un recipiente con dell’acqua e, come faceva un servo di quei tempi, si mette a lavare i piedi ai suoi discepoli.

Pietro si stupisce e si oppone: “Tu, Signore, lavare i piedi a me?… Non mi laverai mai i piedi!”. Egli è cosciente della grandezza del Signore. Non vuole lasciarsi servire dal Maestro, ma vuole porsi al di sotto di Lui. In un certo senso aveva ragione di reagire, ma così facendo ha dimostrato di non aver compreso la nuova scala di valori insegnata da Gesù.

Nel regno di Dio, il concetto della grandezza è all’opposto di quello degli uomini. In questo regno è l’amore che detta legge. Chi serve per amore è più grande di colui che è servito. Abbassandosi per lavare i piedi dei discepoli, Gesù ha dato un’idea della Sua grandezza morale. Ha indicato quale sia la vera grandezza.

Chi è realmente grande non tenta di innalzarsi e rinuncia alle lodi degli uomini. Nella fede le apparenze non hanno più importanza. Se uno vuole essere grande, aspiri alla grandezza interiore, quella che si esprime nel servizio. Abbia il desiderio di seguire Gesù, l’uomo umile, dolce, vero e pieno di bontà. Questa è la vera grandezza: servire senza che se ne parli e lavorare anche se nessuno lo vede!


mercoledì 27 luglio 2022

Valori capovolti

Il mio popolo ha come oppressori dei bambini, e delle donne dominano su di lui. Popolo mio, coloro che ti guidano ti sviano, e distruggono il sentiero per cui devi passare! (Is.3:12)

Molti dicono analizzando la società che ci circonda che viviamo in tempi in cui i valori tradizionali sono stati rovesciati, per dare spazio a forme di aggregazione alquanto innovative. La famiglia ha perso il suo impatto positivo nella società attuale, essa sembra aver smarrito la sua forza protettrice nei confronti delle nuove generazioni, le quali vengono messe di fronte a modelli di vita ed esempi alquanto discutibili. Entrambi i genitori per mantenere un buon tenore di vita e non far mancare nulla ai loro figli vanno a lavorare, i figli sono parcheggiati spesso dai nonni, educati dalla TV., dai social. Il modello biblico di famiglia dove il marito si occupava del mantenimento economico e di impartire ai figli la giusta via da seguire, la moglie di gestire le risorse finanziarie e seguire i figli nella loro crescita spirituale e fisica, sembra ormai messo da parte. Non ci meravigliamo se ormai non si celebrano più matrimoni, non siamo più in grado di costruire una vita insieme perché i valori spirituali su cui si dovrebbe basare l’unione matrimoniale sono stati soppiantati da valori tendenzialmente materialistici, bisogna avere un lavoro sicuro, una casa confortevole, la macchina o meglio il suv, poi le vacanze non possiamo farcele mancare, né tantomeno una serata al ristorante. Nel libro dei proverbi troviamo scritto…”Meglio poco con il timore del SIGNORE, che gran tesoro con turbamento”…(pr.15:16). Il Signore Gesù ha insegnato a ricercare innanzitutto le cose spirituali, le cose di lassù, sapendo che quelle sono il collante di una famiglia felice, che abbia stabilità e che duri nel tempo. Una famiglia dove l’autorità del marito è riconosciuta dai suoi membri, dove la moglie è si sottomessa a suo marito ma dove essa è amata e servita come il vaso più delicato, una famiglia dove i figli hanno dei limiti che non devono oltrepassare per il loro bene, una famiglia dove Cristo è onorato e servito dai suoi membri poiché egli ne è il vero capo, la guida infallibile che mediante la sua Parola che viene letta regolarmente dona quelle utili indicazioni ai suoi componenti. Proprio in questi tempi di decadimento morale e di azzeramento dei valori, dobbiamo ciascuno di noi nel suo farci un serio esame di coscienza, vedere se quelle pietre di confine sono state spostate in avanti, prenderle riportarle al loro posto di origine.


27 luglio - Il più grosso diamante del mondo

La vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo.

1 Pietro 1:6, 7

 

Il più grosso diamante del mondo

 

Nel 1905 fu trovato in una miniera dell’Africa meridionale un grosso diamante; non se ne conosceva uno così grande. Lo chiamarono Cullinan e lo donarono al re d’Inghilterra. Poiché era ancora allo stato grezzo, fu affidato a un tagliatore di diamanti di Amsterdam, il quale prese la pietra preziosa, vi praticò un minuscolo foro e poi assestò un vigoroso colpo di burino: il diamante esplose. Poteva sembrare una follia, una perdita irreparabile. Niente affatto! Il tagliatore conosceva bene la pietra: ne aveva studiato le venature e aveva riflettuto a lungo su ciò che bisognava fare per evidenziarne tutto il valore. Gli fu data fiducia, e non a caso; con un’estrema abilità egli aveva fatto l’unica cosa necessaria perché il diamante rivelasse il suo splendore.

A volte Dio agisce così nelle nostre vite. Permette un colpo terribile che può sembrare inutilmente duro. La nostra anima è ai suoi occhi un gioiello prezioso; non ci raggiungerà nessun colpo che Dio non permetta per il nostro bene. Allora, invece di ribellarci, chiniamoci sotto la Sua mano potente, avendo fiducia nella Sua sapienza e nel Suo amore. Talvolta, è solo dopo molto tempo che riusciamo a ringraziare e a lodare il Signore per le prove che ha permesso (Salmo 50:15).

Una delle pietre tratte dal Cullinan orna la corona imperiale d’Inghilterra; un’altra lo scettro regale. Lo scopo finale di Dio è che ciascuno dei suoi riscattati, modellato dal suo sapiente e paziente lavoro, contribuisca alla gloria del Suo Figlio Gesù Cristo che un giorno sarà riconosciuto dal mondo intero come il Re dei re.

martedì 26 luglio 2022

26 luglio - Confida in lui in ogni tempo

Spera nel SIGNORE! Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi; sì, spera nel SIGNORE!

Salmo 27:14

 

Confida nel SIGNORE con tutto il cuore!

Proverbi 3:5

 

Confida in lui in ogni tempo

(Salmo 62:8)

 

Fin dal mattino:

“O SIGNORE, al mattino tu ascolti la mia voce; al mattino ti offro la mia preghiera e attendo un tuo cenno” (Salmo 5:3).

“Al mattino fammi udire la tua bontà, perché in te confido” (Salmo 143:8).

Durante la giornata:

“Dio mio, in te confido… io spero in te ogni giorno” (Salmo 25:2, 5).

“Spera sempre nel tuo Dio” (Osea 12:7).

Quando viene la notte:

“Quando ti coricherai non avrai paura… perché il SIGNORE sarà la tua sicurezza” (Proverbi 3:24, 26).

“In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o SIGNORE mi fai abitare al sicuro” (Salmo 4:8).

Durante la prova:

“Io so, SIGNORE, che mi hai afflitto nella tua fedeltà” (Salmo 119:75).

“Sì, Padre, perché così ti è piaciuto” (Matteo 11:26).

lunedì 25 luglio 2022

I genitori di Giovanni il battista

Erano entrambi giusti davanti a Dio e osservavano in modo irreprensibile tutti i comandamenti ed i precetti del Signore.(Lc.1:6)

Il brano in esame è riferito ai genitori di Giovanni il battista, esso mette in evidenza che la loro fede era strettamente legata alle loro opere. Essi credevano nel Dio dei loro padri e questa loro fede li portava ad ubbidire a tutte le indicazioni che Dio aveva date al suo popolo terreno. La fede di per sé può essere un concetto astratto, tutti d’altronde affermano di credere in qualcosa, ma quando questa tocca le corde della nostra volontà ci spinge ad agire di conseguenza a ciò che essa implica.

Come poc’anzi ho accennato tutti agiscono in base a ciò che pensano di Dio, dell’idea che si sono fatta di Dio, l’uomo si trova in questo mondo cittadino del pianeta terra e di conseguenza si guarda intorno, vede dei suoi simili con abitudini e stili di vita alquanto contrastanti gli uni dagli altri, guarda in alto e pensa che qualcuno lassù ci sia ed in onore di questa entità costruisce templi e compie rituali per accaparrarsi il suo favore. Questo è ciò che l’uomo naturale fa con Dio, la bibbia presenta un percorso alquanto diverso o per meglio dire opposto. Nella Bibbia è Dio che si rivela all’uomo, Dio si fa conoscere, fa conoscere alla sua creatura qualcosa di se; fa conoscere all’uomo il suo piano di redenzione, il suo benevolo disegno. L’Eterno chiama l’uomo a credere al Suo piano di salvezza e ad agire di conseguenza, i dieci comandamenti sono stati dati ad un popolo redento. Leggendo l’AT notiamo un Dio che ha delle esigenze assai elevate verso la sua creatura, praticamente Dio ci chiede di essere perfetti in tutto il nostro agire, alche’ uno potrebbe scoraggiarsi e arrivare ad affermare che ciò è impossibile. Gli standard di Dio sono talmente elevati che per l’essere umano poterli raggiungere è un impresa da guinness dei primati. Leggendo il NT vediamo il Servo dell’Eterno ossia il Signore Gesù che soddisfa pienamente tutte quante le esigenze divine con la sua vita di perfetto servitore fino al sacrificio estremo di sé stesso alla croce per onorare Dio suo Padre e dare a noi mediante la fede in Lui che ci è stata così rivelata la possibilità di essere accolti presso Dio perché la scrittura afferma che…”il giusto per fede vivrà “…(Rm.1:17).

Dio dal momento che ci accoglie, perché siamo andati a Lui pentiti delle nostre colpe col vivo desiderio di volerle abbandonare, ci rinnova e mediante l’azione dello Spirito Santo produce nel tempo in noi il desiderio di volerlo ubbidire in ogni cosa, in tutto ciò che la sua Parola ci indica.

La fede dei genitori di Giovanni il battista era una fede che guardava al futuro, a ciò che il Figlio di Dio avrebbe fatto di lì a poco.

La nostra è una fede che guarda al passato a ciò che il Signore Gesù ha compiuto al Golgota per offrire al mondo peccatore una via di salvezza.

25 luglio - Ponzio Pilato

Pilato disse loro: “Che farò dunque di Gesù detto Cristo?” Tutti gli risposero: “Sia crocifisso”. Ma egli riprese: “Che male ha fatto?” Ma quelli sempre più gridavano: “Sia crocifisso!”… Dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

Matteo 27:22-23, 26

 

Ponzio Pilato

 

“Credo in Gesù Cristo che ha sofferto sotto Ponzio Pilato…”

Nel mondo cristiano sono numerosi coloro che hanno pronunciato, o l’hanno udita, questa frase tratta dal “Credo Apostolico”. Essa evoca la debolezza, la paura, la viltà del magistrato romano che fu lo strumento diretto della morte cruenta del Salvatore. Nel corso dei secoli, questo nome di Ponzio Pilato illustra il conflitto tra “il dovere morale” e “l’interesse personale” che si trova nel fondo del cuore umano.

Quell’alto funzionario deteneva l’autorità quando gli hanno portato Gesù. Poteva concludere dandogli l’assoluzione oppure la condanna a morte. Agli occhi della gente Pilato aveva in mano il destino di Gesù. Ma la giustizia non ha prevalso davanti alle perfide accuse dei religiosi di quel tempo.

Quel giorno, ognuno nella folla è stato messo di fronte a una scelta: Gesù o Barabba? L’uno è il Figlio di Dio, venuto a portare agli uomini la vita e la felicità; l’altro un capo banda, un criminale. Ed è scelto Barabba da quella folla furiosa che richiede urlando che Gesù sia crocifisso! Allora Pilato dirà, lavandosi le mani: “Io sono innocente del sangue di questo giusto”… Ma l’immensa responsabilità e la colpa che ha preso su di sé non se la potrà mai scaricare.

“Che farò dunque di Gesù?” Questa è la domanda di Pilato alla folla. Domanda posta a ciascuno di noi anche adesso. Cosa ne fate di Gesù? Che posto ha nella vostra vita?


domenica 24 luglio 2022

Non aveva tempo

“Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” Ebrei 3:7-8.

Aveva indubbiamente delle grandi qualità il governatore romano Felice di cui ci parlano i capitoli 23 e 24 del libro degli Atti. Grazie a lui il paese godeva di tranquillità, e l’avvocato Tertullo, nella sua arringa contro Paolo, lo ringrazia per le misure che aveva adottato in favore del popolo. Anche nei confronti dell’apostolo, che era in prigione per la sua fede, si mostra tollerante e magnanimo.

Lo ascolta volentieri, ordina che al prigioniero venga lasciata un po’ di libertà e che non sia impedito ai suoi fratelli di incontrarlo. Paolo approfitta dell’occasione per annunciare a Felice una verità fondamentale del cristianesimo: la risurrezione. Ma Felice rimanda a più tardi il colloquio dicendo: “Per ora va’; e quando ne avrò l’opportunità, ti manderò a chiamare” Atti 24:25.

Felice non è un oppositore e nemmeno uno schernitore, anzi nutre in sé un certo interesse verso quel prigioniero, ma non ha voglia di dedicare del tempo per ascoltare il suo messaggio. Non lo vuole rifiutare definitivamente, ma gli dice: «Per ora va’».

“Egli sperava, allo stesso tempo, che Paolo gli avrebbe dato del denaro: per questo lo mandava spesso a chiamare e conversava con lui” Atti 24:26.

Felice tenne per due anni Paolo in prigione e per due anni conversò con lui. Sperava di ricevere del denaro ma Paolo era in possesso di qualcosa di più prezioso del denaro, qualcosa che il denaro non può comprare.

Che occasione incredibile ha avuto questo governatore.

Purtroppo la Scrittura non ci da nessun indizio riguardo alla sua conversione anzi il fatto che abbia terminato il suo incarico lasciando Paolo in prigione ci fa pensare si sia limitato a soffocare la voce della coscienza mancando così l’appuntamento con la grazia di Dio.

“Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza” 2 Corinzi 6:2.

Anche voi oggi che udite la voce del Signore, lasciatelo entrare, non indurite i vostri cuori!

24 luglio - Dialogo all’ultima ora

(Il malfattore crocifisso accanto a Gesù gli disse:) “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!” Ed egli gli disse: “Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso”.

Luca 23:42-43

 

Dialogo all’ultima ora

 

Per uno dei malfattori crocifisso con Gesù la rivelazione è improvvisa: egli scopre ad un tratto che, dopo essere caduto nelle mani della giustizia umana, dovrà cadere in quelle della giustizia divina. Ancora qualche ora e varcherà il passaggio temuto da tutti gli umani. Qualche minuto prima, come il suo compagno, bestemmiava; ora riflette sulla propria sorte. Ed ecco che, nella sua angoscia, intravede un barlume di speranza. Sa che accanto a lui, crocifisso come lui, si trova un uomo eccezionale. Pur condannato ingiustamente, Gesù non si lamenta, non bestemmia, anzi, implora persino il perdono di Dio per i Suoi carnefici.

La perfezione di Gesù, in contrasto con la sua colpevolezza, tocca la sua coscienza e gli fa discernere il Suo amore e la Sua dignità regale. Così il malfattore confida in Lui e lo implora, e la risposta che riceve è una promessa straordinaria: non solo non deve più temere il castigo di Dio, ma riceve la certezza che sarà nel cielo, quel giorno stesso, con Gesù.

Che fede ha avuto quest’uomo pentito! Non può compiere nessuna opera buona, ma non ha nessun dubbio sul carattere regale di quel crocifisso, crede alla Sua risurrezione, e confida pienamente in Lui nonostante le sue numerose colpe.

Che grazia nella risposta incondizionata che il nostro Signore dà a quel miserabile, diventato in quel momento un figlio di Dio!

sabato 23 luglio 2022

Il pane di vita

“Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che Io darò per la vita del mondo è la mia carne” Giovanni 6:51.

Tutti i leader delle grandi religioni mondiali hanno diffuso messaggi, insegnato dottrine, scritto libri. È alla loro persona e ai loro insegnamenti che i loro seguaci sono invitati ad attenersi.

Ma il Signore Gesù

– non ha soltanto insegnato la parola; Egli stesso era la Parola (Giovanni 1:1).

– non ha soltanto proclamato la verità, ma ha dichiarato: “Io sono la verità” Giovanni 14:6.

– non ha soltanto indicato un cammino, ma ha affermato: “Io sono la via” Giovanni 14:6.

– non ha soltanto aperto nuove prospettive, ma ha detto: “Io sono la porta” Giovanni 10:7.

– non ha soltanto parlato della risurrezione, ma ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita” Giovanni 11:25.

– Il Signore non offre soltanto il pane che mantiene in vita, ma è Egli stesso il “pane vivente che è disceso dal cielo” Giovanni 6:51.

È questa la ragione per cui essere cristiani non consiste tanto nel seguire un insegnamento, quanto nell’incontrare Gesù

Cari amici, conoscete Gesù? Vi siete appropriati di questo “pane di vita”, credendo che con il Suo sacrificio espiatorio Egli ha pagato il vostro debito davanti a Dio e ha preso su di Sé il giudizio che gravava su di voi? Solo così si ottiene la vita eterna. Se non avete fede in Gesù, il Suo sacrificio sarà stato inutile per voi. Ma se credete in Lui, Egli diventerà indispensabile per la vostra anima, così com’è indispensabile il nutrimento materiale per il vostro corpo.

23 luglio - Dio veglia sulla Sua Parola

Dio manda i suoi ordini sulla terra, la sua parola corre velocissima.

Salmo 147:15

 

Pregate per noi, perché la parola del Signore si spanda e sia glorificata.

2 Tessalonicesi 3:1

 

Dio veglia sulla Sua Parola

 

Alcune centinaia di Bibbie erano state introdotte da cristiani coraggiosi in un paese in cui ne era proibita la diffusione, e il possesso di un solo esemplare era tollerato a mala pena.

Arrivati a destinazione, a causa dei severi controlli, non hanno potuto consegnare il loro prezioso carico. Allora decidono di sbarazzarsene, sotterrandolo in un terreno in abbandono con l’intenzione di tornare a recuperarlo qualche mese dopo, al loro prossimo passaggio.

Il primo tentativo di recupero fu un fallimento: era stato aperto un cantiere proprio su quel terreno! Il suolo sconvolto non consentì più di ritrovare i punti di riferimento del nascondiglio, ma durante una seconda visita, rispondendo alle preghiere, Dio permise che fosse localizzato: era stata scavata una profonda trincea a cinquanta centimetri dalle casse contenenti le Bibbie ed era stato costruito un muro a due metri da queste, risparmiando i libri e facilitando il loro recupero! Le casse vennero dissotterrate e le Bibbie, intatte, poterono essere portate a destinazione. Il guardiano del cantiere non si accorse di nulla perché dormiva di un profondo sonno.

La Parola di Dio continua a correre. Chi la fermerà? Gesù ha detto: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24:35).


venerdì 22 luglio 2022

Spavento e timore

L'autore della lettera agli Ebrei, nel presentare Cristo e i risultati della sua opera ne spiega alcuni caratteri uno dei quali è questi: “liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita” Ebrei 2:15.

Il Signore Gesù dovette divenire simile a noi per fare quello che noi non eravamo capaci di fare. Questo concetto può essere illustrato immaginando qualcuno che, non solo si è perso, ma è caduto anche in una buca e non ha le forze per uscirne fuori. Avrebbe bisogno di qualcuno che non si limiti ad offrirgli delle istruzioni da lontano, ma che sia pronto ad entrare con lui nella buca e lo aiuti concretamente.

Il Signore Gesù, grazie al suo intervento offre una vera liberazione a tutti quelli che non vedevano alcuna via d'uscita dalla loro situazione e che avrebbero trascorso la loro vita schiavi di questo timore e di questa paura.

Aristotele definì la morte la cosa da temere di più perché “sembra la fine di tutto ma contiene picchi inesplorati”. Il filosofo francese Rabelais pronunciò questa sua ultima frase prima di morire : “Sto andando verso il grande forse”. Shakespeare descrisse l'aldilà con le più cupe parole di Amleto: “Il terrore di qualcosa dopo la morte, l'ignota landa dai cui confini nessun viaggiatore fa ritorno”. 

Dubbi, timori, terrore e paure. Che possibilità abbiamo di affrontare questo momento con fiducia?

Supponete che la morte sia diversa da come l'hanno pensata questi filosofi. La Scrittura parla della morte come un momento da temere ma solo per coloro che poi andranno incontro al giudizio. Per i credenti? Non è una maledizione ma un passaggio, non una crisi da evitare ma un angolo da svoltare, non un ignota landa ma l'introduzione in un luogo atteso e sicuro.

“Svegliatevi ed esultate, o voi che abitate nella polvere!” Isaia 26:19.

Questa è la promessa del Signore: “Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” Giovanni 14:1-3.

Andavo regolarmente a trovare  mia zia, una sorella in fede, durante la sua lunga malattia che l'aveva provata molto e ridotta in uno stato di semi infermità . Era stata sottoposta ad una lunga lista d'invertenti chirurgici che avevano limitato tutte le normali funzioni del suo organismo, tanto da chiedersi, vista la sua cartella clinica, quali speranze potesse più avere. Eppure era sorridente e piena di fiducia riguardo al futuro, presto avrebbe, finalmente, lasciato quella “tenda” che si andava sempre più logorando. 

No! L'aspettativa della morte non aveva minato per niente la sua fiducia in Cristo anzi rendeva il tempo rimasto, un'attesa impaziente. Stava aspettando il momento di partire per essere con il Signore. Ne parlava sempre con entusiasmo ed era il momento che attendeva di più.

Si sbagliava Aristotele. La morte non va temuta.  Rabelais ha sbagliato. Non c'è un forse ma solo certezze per il credente dopo questa vita e ha sbagliato Shakespeare. Coloro che sono in Cristo sono stati liberati dal timore della morte.

“Egli (Cristo) ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma che è stata ora manifestata con l'apparizione del Salvatore nostro Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l'immortalità mediante il vangelo” 1 Timoteo 1:9-10.

Anche gli increduli, a loro modo, hanno delle certezze:  “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l'ira di Dio resta sopra lui” Giovanni 3:36. Hanno la certezza di un giudizio e di una condanna eterna.

Dio pone l'uomo dinanzi ad una scelta e gli rivolge un invito: “io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva” Deut. 30:19.

22 luglio - Essi non sono del mondo

Noi sappiamo che siamo da Dio, e che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.

1 Giovanni 5:19

 

(Gesù disse:) “Io ho dato loro la tua Parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo”.

Giovanni 17:14

 

Essi non sono del mondo

 

Sono numerosi i cristiani che pensano che il cristianesimo sia un complesso di regole religiose e morali dato da Dio per migliorare il mondo. Per questo molti stimano di doversi impegnare nella politica o nella gestione degli affari sociali; tutte iniziative generose, ma che non bastano. Il mondo non può migliorare (1 Giovanni 2:17) finché non migliora il cuore di ogni singola persona. Il mondo ha crocifisso Gesù Cristo e così è senza risorse, senza speranza, tagliato fuori da ogni relazione con Dio, immerso nel male e nel potere di Satana.

Gesù non è venuto sulla terra per riformare il funzionamento della società. Non si è immischiato nella politica, ma apre a ciascuno individualmente una via di salvezza, la possibilità reale di entrare in relazione con Dio.

Il Suo sacrificio alla croce è il mezzo scelto da Dio per salvare tutti quelli che sentono il bisogno di essere perdonati. All’odio, Dio ha risposto con l’amore. I credenti sono legati a Cristo risuscitato e sono cittadini del cielo. Gesù dice: “Non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Giovanni 17:16). Quando Gesù è venuto, non ha rivendicato i Suoi diritti come Re d’Israele. È scritto: “Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo” (Giovanni 3:17). Venuto per salvare, ha seguito la Sua strada facendo il bene ed è morto per regolare la questione dei miei e dei tuoi peccati davanti a Dio; ma quando verrà per stabilire il Suo regno, allora sarà costretto a giudicare.


giovedì 21 luglio 2022

Chi è costui?

“Chi è costui che rimette anche i peccati?” Luca 7:49.


Fu il primo interrogativo che il Signore suscitò con il suo insegnamento. La nostra riflessione sul cristianesimo non può cominciare che da Cristo per due ragioni principali. 

1. La prima è che il cristianesimo, nella sua essenza, è Cristo; la persona e l'opera di Cristo sono la roccia sulla quale si fonda la religione cristiana. Se Egli non è ciò che ha detto di essere, se non ha compiuto ciò che ha detto di essere venuto a compiere, l'intera struttura del cristianesimo crolla rovinosamente. Se togliete la figura di Cristo, il cristianesimo è svuotato; praticamente non resta niente. Il cristianesimo è Cristo, senza di lui non rimarrà che una scatola vuota.

2. In secondo luogo si può dimostrare che Cristo è una persona divina, l'essenza di Dio stesso. Tutto ciò che ha detto e insegnato è parola di Dio. La Parola fatta carne: “Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. … “E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre” Giovanni 1:1-4. Non lo possiamo semplicemente considerare come un uomo da bene o con qualità divine. Egli era Dio

Ciò che colpisce di più dell'insegnamento del Signore sono le affermazioni che Egli fa di se stesso.

Egli non si presento come gli altri “maestri” religiosi del mondo, ma Gesù affermò di se stesso: “Io sono la verità”. Nessun fondatore di nessuna religione ha mai osato altrettanto. 

Dirà ancora: “Io sono il pane della vita” (Giovanni 6:35); “Io sono la luce del mondo; chi mi seguita non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12); “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà” (Giovanni 11:25); “Io sono la via la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6).

Chi è costui? Questa è la domanda che ogni uomo deve porsi.

Se la nostra risposta è: Egli è Dio, allora se è veramente tale, dobbiamo servirlo e onorarlo con tutto l'attenzione dovuta a un simile titolo.

21 luglio - Il Dono di Dio

Lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni parola.

2 Tessalonicesi 2:16, 17

 

Il Dono di Dio

 

– Il dono di Dio è Cristo stesso:

“Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).

– Il dono di Dio è la vita eterna:

“Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23).

– Il dono di Dio è la salvezza per grazia mediante la fede:

“È per grazia che siete salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” (Efesini 2:8).

– Il dono di Dio è la giustizia:

“Quelli che ricevono l’abbondanza della grazia, e del dono della giustizia, regneranno nella vita  per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo” ( Romani 5:17).

– Il dono di Dio è lo Spirito Santo:

“Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo” (Atti 2:38).


mercoledì 20 luglio 2022

La gloria di Dio

Ne libro di Ezechiele possiamo vedere quanto questo servitore fosse preoccupato della gloria di Dio, in un tempo cattivo per il popolo d'Israele. La gloria gli appare in diversi luoghi, ma è una gloria che si sta allontanando da questo popolo sempre più idolatra.

In Isaia 6, la gloria riempiva il tempio. Isaia considerando la santità di Dio nel tempio rimarrà spaventato a motivo della sua impurità. Sarà lui il primo a parlare con insistenza della santità di Dio. Vi erano i serafini che gridano santo, santo, santo. Questa classe angelica è direttamente in rapporto con Dio e con la sua gloria, a differenza dei cherubini, essi, invece, sono esecutori in rapporto con la responsabilità dell'uomo. Erano posti a guardia del giardino dell'Eden con le spade fiammeggianti. 

Nel tabernacolo e nel tempio abbiamo osservato che le ali dei cherubini erano immobili, poiché gli esecutori del suo giudizio contemplavano il propiziatorio dove veniva sparso il sangue di una vittima innocente (Esodo 25). 

Il sedicesimo anno della cattività, circa un anno dopo la prima visione, una nuova rivelazione è fatta a Ezechiele. La gloria dell’Eterno, che gli era apparsa in Caldea, e che si trovava nel tempio a Gerusalemme (8:4), ora sta per uscire dal tempio. Per quale motivo? L'idolatria di questo popolo.

Noi ci stupiamo che il popolo di Israele sia caduto così in basso. Se valutiamo bene le cose, non è la stessa cosa oggi? Molti hanno goduto dei privilegi cristiani, nella famiglia o nei radunamenti, ma il loro cuore non è stato cambiato e la nuova nascita non ha avuto luogo. Si sono accontentati di una conoscenza intellettuale della verità, ed ecco che un idolo si è introdotto nella loro vita: forse un affetto contrario ai pensieri di Dio, una teoria filosofica o religiosa, un’amicizia fuori luogo, una passione peccaminosa. Qualcosa, qualunque essa sia, ha preso il posto del Signore, ed è diventata un idolo; e a poco a poco il cuore si è allontanato da Lui. 

Nel brano da 9:3 a 10:4, la gloria si alza al di sopra dei cherubini del santuario e va verso la soglia della casa; poi, al cap. 10 v. 18, parte di sulla soglia della casa; e, insieme ai cherubini, si ferma all’ingresso della porta orientale. Ma anche là non v’è che iniquità e male (11:2); i principi del popolo danno cattivi consigli e seguono i costumi delle nazioni lontane da Dio. La gloria non può restare nemmeno lì, sulla soglia. Al capitolo 11:23 vediamo che si innalza “di sul mezzo delle città” e se ne va sul monte che è ad oriente della città, il monte degli Ulivi.

Nella persona del Signore Gesù la gloria tornò un giorno a Gerusalemme. La folla lo acclamò: “Osanna al Figliuolo di Davide. Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!”. Si tagliarono i rami degli alberi, si stesero delle vesti sulla strada… ma cosa fece il Signore? “Come si fu avvicinato, vedendo la città, pianse su lei, dicendo: Oh, se tu pure avessi conosciuto in questo giorno quel che è per la tua pace! Ma ora è nascosto agli occhi tuoi” Luca 19:41-42.

Egli era lo splendore della gloria di Dio, l’impronta della sua essenza. Quando si trovò nel tempio, “avendo riguardata ogni cosa attorno, essendo già l’ora tarda, uscì” Marco 11:11. Nessuno era pronto a riceverlo, nessun cuore, nessuna casa lo voleva accogliere. Il Signore se ne andò a Betania, dal “piccolo residuo”, dietro il monte degli Ulivi, dove c’era chi lo amava. Dallo stesso luogo Egli salirà al cielo, dopo avere benedetto i suoi discepoli. Ma sullo stesso monte ritornerà nel giorno del suo trionfo (Zaccaria 14:4). Allora la gloria, assente da tanti secoli ritornerà finalmente nel nuovo tempio: “La gloria dell’eterno entrò nella casa per la via della porta che guardava ad oriente. Lo spirito mi levò in alto e mi menò nel cortile interno; ed ecco, la gloria dell’eterno riempiva la casa” Ezechiele 43:1-6.

20 luglio - Chiamiamo il male col suo nome!

Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce!

Isaia 5:20

 

Io dico agli orgogliosi: “Non siate superbi!” E agli empi: “… Non alzate la vostra testa contro il cielo!”

Salmo 75:4-5

 

Chiamiamo il male col suo nome!

 

Chiamare bene il male e male il bene è ciò che avviene ogni giorno sotto i nostri occhi, nel mondo. Le scale di valori sono stravolte, i peccati più gravi, che Dio definisce abominazioni, sono considerati ormai aspetti normali delle diverse inclinazioni umane e vengono provocatoriamente esaltati in una vera e propria sfida a Dio e alle Sue leggi. Giustificando comportamenti che dovrebbero essere condannati, si crede di valorizzare la libertà dell’individuo e la sua autonomia nel decidere cosa deve o non deve fare.

Alludendo a quelli che si ostinano a rifiutare i principi divini, l’apostolo Paolo dice: “Pur conoscendo che, secondo i decreti di Dio, quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non solo le fanno ma anche approvano chi le commette” (Romani 1:32).

Sono parole tristemente attuali. Sono idee che Satana insinua e suggerisce per far sprofondare l’umanità nel baratro del peccato e allontanarla sempre più da Dio. C’è riuscito con Eva in Eden, e la sua opera prosegue, instancabile e con successo. Ma ascoltiamo un’altra voce: “Cercate il Signore, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino; lasci l’empio la sua via… si converta al Signore che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare” (Isaia 55:6-7)!

martedì 19 luglio 2022

Una svolta inaspettata

L'uomo non potendo sconfiggere la morte ha deciso di non pensarci più. Questa decisione lo conduce a cercare diverse vie di fuga: evasione nel lavoro, nello sport, negli svaghi o in mille altri modi. Ma ecco che un giorno la morte sopravviene ugualmente e per l'uomo, che non è stato creato per morire, è una vera tragedia. Ma non pensarci più non è evidentemente una soluzione.

Più volte abbiamo incrociato il suo cammino. Più volte abbiamo visto i suoi effetti: Lacrime, cordoglio, grida e dolore e il versetto di oggi apre dinanzi a noi qualcosa di sconosciuto: “Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” Apoc. 21:3-4.

Non possiamo raffigurarci l'immagine del mondo che Dio ha in preparazione per i suoi, perché si tratta di un ambito interamente sconosciuto all'uomo: “Ecco io faccio nuove tutte le cose” Apoc. 21:5.

Se dovessi riassumere in cinque parole la storia del mondo, non lo si potrebbe fare meglio che per mezzo di questo versetto: Lacrime...morte...cordoglio...grido...dolore. Da quando l'uomo è stato cacciato a motivo della sua disubbidienza dal primo paradiso (Eden) non ha incontrato altro che questo. Ora Dio ci apre uno scorcio su un altro paradiso, nella nuova creazione dove abiterà la giustizia. Il mondo così come lo conosciamo è una terra che è stata contaminata dai suoi abitanti.

“La terra è in lutto, è spossata, il mondo langue, è spossato...la terra è profanata dai suoi abitanti, perché essi hanno trasgredito le leggi, hanno violato il comandamento” Isaia 24:4-5.

All'Eden dopo la caduta, il Signore aveva dovuto dire: “il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi” Gen. 3:17-18. Il mondo come lo conosciamo oggi è un luogo di lacrime. Si piange per le ingiustizie, per il lavoro o sofferenze di vario genere, ma nel nostro primo versetto abbiamo visto che, sotto il regno di Cristo, avverrà una svolta senza precedenti. Tutto sarà sottoposto ha un ordine perfetto perché il Signore stesso regnerà.

19 luglio - La giustificazione, un dono di Dio

Io mi rallegrerò grandemente nel SIGNORE, l’anima mia esulterà nel mio Dio; poiché egli mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto nel mantello della giustizia.

Isaia 61:10

 

Tutti  coloro che credono… sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.

Romani 3:23-24

 

La giustificazione, un dono di Dio

 

Ai giorni nostri si sente spesso questa parola: “giustificare”. Nelle imprese si dirà che bisogna giustificare la propria retribuzione, ossia meritarla. Nella società siamo sollecitati a giustificare il nostro valore, il nostro posto. Ma l’uso più frequente della parola riguarda il fatto di volersi giustificare agli occhi degli altri. Quante spiegazioni e discussioni, soltanto per dimostrare agli altri che abbiamo agito nel modo giusto o che non siamo colpevoli come può sembrare!

Ma la “giustificazione” della Bibbia è un’altra cosa. Significa essere considerati giusti da Dio, vale a dire non colpevoli, ed è un dono di Dio. Non è dovuta ai nostri meriti! I credenti sono “giustificati gratuitamente per la sua grazia”. Tutte le nostre colpe, le nostre mancanze, le nostre cattive parole, le nostre bassezze, tutto ciò che possiamo rimproverarci nel segreto della nostra coscienza, Dio lo cancella se crediamo in Gesù.

Nel suo amore e nella sua giustizia, Dio dichiara giusto chi crede nel Signore. Lo riveste, secondo l’espressione biblica, del “mantello della giustizia”, il che significa che è visto come giusto attraverso la perfezione di Cristo (2 Corinzi 5:21). I peccati sono perdonati, la colpevolezza è tolta, la contaminazione è cancellata. Il credente non ha più timore di incontrare Dio. Anzi, può stare  alla presenza del suo Dio e sentirsi felice!


lunedì 18 luglio 2022

Fondata su che cosa?

“Il SIGNORE ha fondato la sua città sui monti santi” Salmo 87:1. 


Archeologi e storici si domandano da tempo perché Gerusalemme sia stata costruita nel luogo dove si trova e perché sia diventata grande. Essa non ha nessuna delle caratteristiche che solitamente giocano al progresso e alla prosperità di qualsiasi città di quel tempo e del mondo. Non sorgeva su nessun gran fiume come Luxor o Menfi nell'antico Egitto che sorgevano sul Nilo o Babilonia sull'Eufrate. Non dominava alcun gran porto come Ascalon, Gaza e Asdod città dei filistei. Non si trovava all'incrocio di nessuna strada di commercio come Corinto fondata dai romani proprio per questa ragione. Non sorgeva nei pressi di particolari foreste ricche di legname e risorse idriche come Tiro capitale del Libano. A prescindere da una modesta sorgente naturale non possedeva nient'altro di particolare. Non aveva risorse minerarie. Non costituiva un punto strategico e si trovava pure distante dalle principali strade commerciali.
Il motivo della sua grandezza, ovviamente, e da ricercare nelle sue fondamenta. Dio l'ha fondata sui monti santi e ama le sue porte più di qualsiasi altra città o villaggio del paese, e la sua gloria più grande deve essere ancora manifestata.

18 luglio - Gesù Cristo nelle Scritture

(Gesù disse:) “Voi investigate le Scritture, perché pensate d’aver per mezzo di esse vita eterna, ed esse sono quelle che rendono testimonianza di me”.

Giovanni 5:39

 

Gesù Cristo nelle Scritture

 

Non è solo nel Nuovo Testamento che è parlato di Gesù Cristo. Tutte le Scritture parlano di Lui.

Nel libro della Genesi (cap. 37, 39-42), ad esempio, non possiamo fare a meno di riconoscere che la storia di Giuseppe è una figura del Signore Gesù. Nel libro dell’Esodo (cap. 12) Lo vediamo nell’agnello della pasqua il cui sangue ha preservato gli Israeliti dal giudizio di Dio. Nel libro del Levitico le offerte e i sacrifici ci aiutano a capire che cosa è stato il sacrificio di Cristo. Come il serpente di rame del libro dei Numeri (21:7-9) bisognava che il Figlio dell’uomo fosse innalzato, e per essere salvati dobbiamo guardare a Lui che muore per noi sulla croce. Nel Deuteronomio Gesù è il profeta più grande di Mosè e in Giosuè è il Capo dell’esercito dell’Eterno. Nel Libro di Rut, Boaz, che ha diritto di riscatto, rappresenta Gesù, il Redentore. Molti Salmi ci parlano del Suo abbassamento, della Sua obbedienza, delle Sue sofferenze, della Sua morte e della Sua gloria. Cristo è la personificazione della sapienza nel libro dei Proverbi (cap. 8) e lo sposo nel Cantico dei Cantici. Il profeta Isaia (cap. 53) ce lo presenta nel Suo cammino verso la croce e Zaccaria ci dice, a proposito di Israele quando si pentirà: “Guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio” (Zaccaria 12:10).

Il Nuovo Testamento è la storia di Gesù Cristo, uomo perfetto, crocifisso e risuscitato, glorificato da Dio.

Così, tutta la Bibbia parla di Lui. Questo è uno dei miracoli dell’ispirazione divina della Bibbia; il suo unico obiettivo è di guidarci verso di Lui.

domenica 17 luglio 2022

Offrire e collaborare

“Tutte le donne abili filarono con le proprie mani e portarono i loro filati di color violaceo, porporino, scarlatto, e del lino fino” Esodo 35:25.

Qui, la Scrittura, ci mette dinanzi l'esempio di queste donne che non soltanto avevano portato qualcosa per la casa di Dio, ma in più collaboravano all'attività; e lo facevano nella loro sfera.

“Tutte le donne il cui cuore spinse a usare la loro abilità, filarono del pelo di capra” ver.26.

Poi, un certo numero di donne spinte dal loro cuore “filarono del pelo di capra”. Se la separazione pratica, di cui il pelo di capra è figura, non è realizzata nella casa, nella famiglia, nelle abitudini, nell'abbigliamento, nei luoghi che frequentiamo, nell'educazione dei figli, come potrebbe poi realizzarsi nella casa di Dio?

Si possono distinguere quattro tipi di persone nel popolo:

Coloro che non portarono niente perché troppo egoisti o perché avevano già dato tutto per il vitello d'oro.

Coloro che portarono l'offerta.

Coloro che collaborarono al lavoro.

Coloro che in seguito ad uno speciale appello divino erano dotati per eseguire dei lavori particolari.

Arriverà il tempo in cui non si può più portare nulla né servire. Non lasciamo passare il nostro tempo senza aver a cuore di collaborare all'opera della casa di Dio, a seconda Dio quanto il Signore ci darà la grazia di fare.

17 luglio - Per prima cosa

 Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più.

Matteo 6:33

 


 

Cosa fare per prima? Ci poniamo sovente questa domanda davanti ai tanti compiti da svolgere. È essenziale, nelle piccole come nelle grandi cose, dare il primo posto a ciò che è più importante.

Sul Suo cammino, Gesù incontrò un uomo a cui rivolse la Sua chiamata: “Seguimi”, e l’uomo gli rispose: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre” (Luca 9:59). Indubbiamente, il desiderio di quell’uomo era lodevole, ma l’errore della sua risposta era contenuto in questa parola: “prima”. C’è forse qualcosa di più importante, di più urgente che rispondere alla chiamata del Salvatore? Bisogna innanzi tutto andare a Gesù e seguirlo. È in gioco la nostra salvezza eterna, e la chiamata che forse abbiamo trascurato potrebbe essere l’ultima. Gesù sta per venire, e quando avrà preso presso di Sé tutti i Suoi riscattati, la porta del cielo sarà chiusa per sempre.

Satana ti dice: “Goditi prima i tuoi giovani anni, poi penserai al tuo futuro”. Satana è bugiardo. Dio invece ti dice: “Eccolo ora il giorno della salvezza” (2 Corinzi 6:2).

Ascolta la Parola di Dio! Per appartenere a Gesù non è mai troppo presto. Rispondi subito alla Sua chiamata e avrai un Salvatore, un Pastore, una Guida per la via che devi percorrere, e una speranza che non inganna. Fai come il discepolo Levi al quale Gesù disse: “Seguimi”, e lui “lasciata ogni cosa, si alzò e si mise a seguirlo” (Luca 5:28).

Davanti a tutto ciò che, ogni giorno, fin dal risveglio, ci sollecita e ci assorbe, c’è la cosa che Dio ci invita a ricercare per prima. Egli vuole che ci occupiamo della Sua Parola che ci mostra le cose che sono in alto, là dov’è Gesù il nostro Salvatore.


sabato 16 luglio 2022

In alto e in basso

La vita di Abramo e quella di Lot rappresentano due modi diversi con cui posso vivere, oggi, la mia vita di cristiano. Una vita così spesso fatta di alti e di bassi, di vittorie e di sconfitte, e che fa di me, alternativamente, un Abramo o un Lot. A seconda del mio livello spirituale e della mia fedeltà.

Abramo crede, rinuncia, vive vicino a Dio. Il suo altare è a dimostrazione del suo rapporto con Dio, della sua pietà, della comunione con Lui. Così Dio gli parla, lo guida, lo aiuta. Abramo, salvo qualche eccezione, è un credente equilibrato, sereno e felice. Il mondo non gli interessa: lui è più in alto. Ha una tenda, non si sofferma e prosegue nel suo cammino.

La vita di Abramo è la mia vita quando sono “spirituale”, di quando, cioè, lascio che lo Spirito che è in me mi guidi. Sono i momenti più felici. La Parola del Signore ha un sapore nuovo e quel versetto tante volte letto e sempre rimasto muto, ora mi parla; parla al mio cuore e lo riempie di gioia. Perché la Scrittura è così: muta se camminiamo verso il basso, lontani da Dio, ma eloquente se la leggiamo salendo nella Sua presenza. La preghiera e la lode diventano allora un bisogno.

Ma ecco la città della pianura, con la sua febbrile attività, i suoi agi, i suoi innumerevoli pericoli. C'è benessere materiale e svago perché la pianura si presta allo svolgimento delle attività umane. Ma si lavora molto, ci si affatica e ci si preoccupa del continuo. 

Oh Lot non è uno scellerato, conserva i suoi principi ma tormenta di continuo l'anima sua. Vive una vita si stallo non riesce a salire è un credente che vive in basso.

Quando si è così, si prega poco, si canta poco, si gode poco delle cose del Signore, si testimonia poco dell'Evangelo. Ci sentiamo inquieti, preoccupati, portati ai contrasti e siamo consapevoli che i nostri figli avrebbero bisogno di vederci in tutt'altro modo e perché l'atmosfera in famiglia rischia di trasformarsi in una atmosfera di tensione, che risente delle ansie e delle inquietudini della vita svolta verso il basso.

Non mi è facile risalire quando siamo scesi e ci siamo invischiati nelle cose della “pianura”.

Dio, mi ama e vuole vedermi felice e chissà quanti “angeli” avrà inviato in mio soccorso per trarmi fuori dalla pianura e per poter farmi risalire. 

Io però cosa ho fatto? Ho ascoltato? Mi sono rimesso in cammino o mi sono fermato e ho guardato indietro come la moglie di Lot?