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venerdì 31 ottobre 2014

31 Ottobre

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Matteo 5:8

 Arrivederci, non addio!

In occasione del terremoto avvenuto nel Molise nel 2002, persero la vita 27 bambini. Qualche giorno dopo, in occasione dei funerali, un giornale locale titolava così: “Bambini addio!”. In questa frase si può leggere tutto il dolore e lo sconforto conseguente a questa triste separazione. Quello che può consolare il cuore di genitori e parenti, così provati, è il fatto di sapere che questi bambini, come disse la mamma di uno di loro proprio il giorno dei funerali, sono in cielo con il Signore. Benché nati con la natura peccatrice ereditata da Adamo, tutti i piccoli che muoiono prima di raggiungere l’età della responsabilità beneficiano dell’opera di Cristo compiuta alla croce e sono salvati. Un giorno proprio il Signore, riferendosi ai bambini che come ogni essere umano nascono con una natura di peccato, disse: “Il Figlio dell’uomo è venuto a salvare ciò che era perduto” (Matteo 18:11). Che parole di consolazione per i genitori che sono stati privati dei loro bimbi nel terremoto, e per quanti altri li hanno visti morire in tenera età in seguito a diverse e tristi circostanze!
Se i bambini possono beneficiare della salvezza per via della loro innocenza, coloro che sono in età adulta, per essere salvati, devono accettare il Signore come proprio Salvatore. Così anch’essi saranno certi di andare in cielo, e quelli che hanno perso i loro piccoli potranno ritrovarli lassù. Ecco allora che la dolorosa separazione portata dalla morte non è più un addio, ma un arrivederci, un arrivederci in cielo!

In questo terribile dolore, è una grande consolazione la certezza di ritrovare i propri piccoli in cielo, in un luogo dove “Dio stesso… asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Apocalisse 20:4). A questo punto, grandi e piccini, “saremo sempre con il Signore” (1 Tessalonicesi 4:17), e allora non dovremo mai più dire nemmeno “Arrivederci”!

Tre risorse per la vittoria – Giosuè 5:1/15


Questo capitolo ci presenta le tre risorse per riportare la vittoria sui nemici ed abitare nel paese conquistato:
-         essere circoncisi,
-         nutrirsi del vecchio grano del paese,
-         seguire ubbidientemente il capo dell’armata dell’Eterno.

Ø  Ghilgal e la circoncisione (2/9)
Il popolo deve essere preparato per la guerra prima di iniziare la conquista del paese. Ghilgal rappresenta il punto di partenza di ogni battaglia e, ogni volta, il popolo vincitore dovrà ritornare là per ripartire e proseguire la conquista.
Così, come Ghilgal avrebbe ricordato la liberazione dall’infamia d’Egitto, per noi, in figura, è la liberazione dalla schiavitù del mondo e dal peccato attraverso la morte e la risurrezione di Cristo. Noi dobbiamo, prima di tutto, comprendere, per fede, la nostra identificazione con Cristo nella Sua morte e risurrezione e la nostra posizione celeste in Lui (Ef 2:3) e con lui (Cl 3:1). Solo così potremo conoscere la circoncisione di Cristo per liberarci dalla schiavitù del peccato e dalla nostra condizione di uomo in Adamo.

Ø  Il grano del paese (10/12)
Appena guariti dalla circoncisione (8), e dopo aver celebrato la Pasqua in ricordo dell’uscita dall’Egitto, Dio provvede per il popolo un nutrimento che proviene dal paese stesso e che prenderà il posto della manna. È un nutrimento nuovo ma appropriato ai nuovi bisogni ed alla nuova posizione del popolo ma, se per Israele la manna e stata rimpiazzata dal grano arrostito, per i credenti, al contrario, Cristo è ora “manna”, per attraversare il deserto e “grano arrostito” per nutrire l’anima chiamata a vivere, per la fede, con Lui nel cielo.

Ø  Il Capo dell’esercito (13/15)
Colui che si presenta a Giosuè come Colui che è “il capo dell’esercito del SIGNORE” (14) sarà quelli che guiderà in battaglia il popolo o, meglio ancora, Colui che combatterà per loro (Dt 1:30 - 3:22) le battaglie della conquista del paese. Bella immagine del  nostro Signore che “è il capo di ogni principato e di ogni potenza” (Cl 2:10) a cui Dio “ha posta sotto i suoi piedi” ogni cosa “e lo ha dato per capo supremo alla chiesa” (Ef 1:22).

Questo capitolo ci dice molto nelle figure e nei simboli e, coscienti della santità dell’argomento, non possiamo che “toglierci i calzari” consapevoli della santità di queste cose. Esse sono vere per ogni credente che, però, è chiamato a viverle nella fede ed i capitoli seguenti ci mostreranno la strada.

Il Signore ci dia intelligenza per capire e zelo per mettere in pratica.


D.C.

giovedì 30 ottobre 2014

30 Ottobre

Davide disse… :“Ho peccato contro l’Eterno”.
2 Samuele 12:13

Presso di te è il perdono, perché tu sia temuto.
Salmo 130:4

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
Romani 5:1

La mia esperienza

Per anni chiesi a Dio, ripetendolo meccanicamente domenica dopo domenica, di aver pietà di me, miserabile peccatore. Per la verità non mi sentivo affatto così miserabile, e ancor meno peccatore, perché mi sforzavo di fare tutto il bene possibile. Era soltanto un'abitudine. Ma un giorno s’impose alla mia coscienza il significato di quella preghiera e fui costretto ad esclamare, come un tempo il re Davide: “Ho peccato!” Non avevo fatto nessun male particolare, ma la luce di Dio era venuta a risplendere nella mia anima. Compresi di essere colpevole e che Dio era santo.
Quando realizzai veramente che Cristo era morto per i miei peccati e che il suo sangue prezioso purificava da ogni peccato (1 Giovanni 1:7), fu come la luce del sole quando entra in una camera buia. Questa scoperta accompagnava il mio pentimento verso Dio e la mia fede nel nostro Signore Gesù Cristo, “dato a causa delle nostre offese e risuscitato per la nostra giustificazione” (Romani 4:25).
Quante benedizioni insperate: i miei peccati erano perdonati, ero giustificato da Dio, avevo la pace con lui! Era tanto semplice che ne ero stupefatto. Dopo tutti i miei sforzi e le mie preghiere per ottenere la salvezza, la scoperta che il Signore Gesù me l’aveva acquistata morendo sulla croce, mi riempì di gioia, di felicità e di una grande riconoscenza.

L’unita’ del popolo – (Giosuè 4:1/24)


Ø  Le dodici pietre
Dio parla a Giosuè dopo che tutto il popolo ha passato il Giordano per dare alcune direttive riguardo ad un monumento che avrebbe dovuto rimanere come ricordo per le generazioni future.
Un uomo per tribù avrebbe dovuto raccogliere dal fiume una pietra e portarla sull’altra sponda. Le pietre avrebbero dovute essere raccolte nel punto in cui i sacerdoti, con l’arca, si erano fermati per lasciare che il popolo passasse all’asciutto. Altre dodici pietre furono prese dall’altra sponda e messe nel Giordano esattamente nel luogo da dove erano state prese le prime.

Ø  Potenza e unità
Queste pietre avrebbero dovuto, non solo testimoniare dell’unità del popolo allorché le tribù di Ruben, Gad e la metà di Manasse sarebbero tornate indietro per possedere la loro eredità al di qua del Giordano, ma anche che Dio aveva operato un miracolo dividendo le acque all’ingresso dell’Arca (3:15). Era una testimonianza per loro, ma anche un ricordo per le generazioni future (6/7) così come il rito della Pasqua (Es 13:14/15).  Esse sarebbero state anche un segno affinché “tutti i popoli della terra riconoscano che la mano del SIGNORE è potente” (24).
La Parola parla di diversi monumenti eretti proprio allo scopo di suscitare un ricordo col passare degli anni. Essi corrispondono, oggi, ai nostri atti di testimonianza che dovrebbero stimolare l’interesse altrui e, soprattutto, dei nostri figli. Essi servono a stimolare l’interesse e preparare delle belle occasioni per parlare dell’opera del Signore in noi.

Ø  Le due tribù e mezza
Come da accordi presi con Mosè prima (Nu 32:27) e confermati a Giosuè dopo (Gs 1:16), i guerrieri di queste tribù passarono in armi il Giordano col resto del popolo pronti a conquistare il paese coi loro fratelli. Benché molto più numerosi, come risulta dal censimento all’uscita dal deserto (Nu 26), solo 40.000 (13) tennero fede alle promesse. Non è forse così ancora oggi? Quanti buoni propositi quando si prende un impegno per un servizio per il Signore, ma, poi, col passare del tempo altri impegni prendono il sopravvento e si ricerca più il “proprio interesse” che quello di Cristo (Fl 2:21)
Dio ha fatto entrare il popolo nel paese che aveva giurato di dare ad Abramo ed alla sua progenie (Es 6:8), mantenendo fede alla promessa. Ora sarebbe stato compito del popolo combattere le battaglie dell’Eterno per la sua conquista con alla testa Giosuè che prende il posto di Mosè.

Dio mantiene sempre fede alle Sue promesse! Sia nostro l’impegno di testimoniare con rinnovato zelo la potenza di Dio e l’unità del Suo popolo!


D.C.

mercoledì 29 ottobre 2014

29 Ottobre

I miei giorni se ne vanno più veloci della spola.
Giobbe 7:6

I miei giorni se ne vanno più veloci di un corriere; passano rapidi come navicelle di giunchi, come l’aquila che piomba sulla preda.
Giobbe 9:25-26

Brevità della vita

La navetta, in un telaio, è un piccolo organo che serve a far correre a grande velocità il filo della trama e ad incrociarlo con il filo dell’ordito. L’uso più moderno di questa parola indica lo spostamento avanti-indietro di alcuni mezzi di trasporto: bus, treno; si parla anche di "navetta" spaziale. Anche un corridore che si lancia sulla pista, un rapace che si abbatte sulla preda, una barca che scivola leggera sull’acqua, una nuvoletta di vapore che svanisce al sole, danno l’idea di rapidità, di brevità.
La Bibbia ci presenta queste varie immagini per illustrarci il carattere effimero della nostra vita terrena. Ma la Parola di Dio presenta anche la necessità per ogni essere umano di pensare al proprio avvenire eterno. Ascoltiamo alcune sue dichiarazioni: “Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza,… prima che giungano gli anni dei quali dirai: “Io non ci ho più alcun piacere” (Ecclesiaste 12:3).
“Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?” (Romani 2:4).

Ravvedetevi e credete al vangelo” (Marco 1:15). “Il vangelo… è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16).

Una domanda imbarazzante - Luca 20:41/47 – 21:1/4


È la volta del Signore a fare una domanda che sembra non abbia ricevuto risposta. Rispondere a questa domanda implicava conoscere tutta la storia dell’abbassamento, del rifiuto e della morte del Cristo e delle sue conseguenze gloriose.

Ø  Come mai si dice … (41)
Questa domanda metteva in evidenza la colpevolezza dei Giudei.
Secondo la carne era il figlio di Davide, ma venuto quaggiù non era salito al trono. Gli uomini anziché acclamarLo re, Lo hanno disprezzato, umiliato e messo a morte. Fu Lui stesso che accettò tutto senza aprire bocca, facendosi obbediente fino alla morte della croce (Fl 2:8).
Il Salmo citato (42/43) ci presenta Cristo nella Sua posizione attuale mentre attende il momento di esercitare la Sua potenza quando i Suoi nemici saranno ridotti a sgabello dei Suoi piedi.

Ø Guardatevi da … (46)
Ancora una volta il Signore invita i discepoli a stare in guardia dall’ipocrisia degli scribi che ricercavano gli onori e la propria soddisfazione anche a scapito delle vedove, pur facendo lunghe preghiere. Un simile comportamento presenta un contrasto assoluto con quello del Signore in mezzo agli uomini. Per noi è un bell’esempio da imitare consapevoli che siamo stati santificati per obbedire (1 Pi 1:2), cioè obbedire come Lui ha obbedito, ed è questa la condotta che deve manifestare ogni discepolo.
Il Signore poteva dire: “Io non prendo gloria dagli uomini” (Gv 5:41) ed aggiunge, più avanti, che questo è il motivo che impedisce di credere. Nella ricerca della propria gloria, Dio, non può trovare posto.

Il Signore ci eserciti ogni giorno e in tutte le cose, ad essere imitatori dell’Uomo perfetto.

Ø Poi alzati gli occhi … (1)
Il Signore vede, vede i gesti e legge nel cuore. Per gli uomini il valore dell’offerta si misura quantitativamente mentre per Dio si tratta di qualità. Questa vedova aveva messo ciò che le sarebbe stato necessario (4), aveva messo tutto ciò che possedeva (Mr 12:44).
Per dare così bisogna aver posto tutta la propria fiducia in Dio, conoscerLo come la sorgente inesauribile alla quale possiamo attingere ogni giorno (Fl 4:19).

Il Signore ci dia di realizzarlo!


D.C.

martedì 28 ottobre 2014

28 Ottobre

 (Giobbe) era integro e retto; temeva Dio e fuggiva il male.
Giobbe 1:1

Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.
Salmo 62:6

Nell’inondazione

Rachele e Matteo guardavano cadere la pioggia, da otto interminabili giorni…
– Di’, mamma, credi che sia il diluvio?
– No, Dio ha detto che non ci sarebbe mai più stato un diluvio.
Improvvisamente, un torrente di fango, enorme, s’abbatte sul paese, con un boato terribile. Al suo passaggio porta via tutto: l’auto, il canile… Genitori e figli, terrorizzati, salgono al primo piano. Sono salvati, perché la casa è rimasta in piedi. Poi sono passati i pompieri. Sono venuti i vicini; anche loro hanno perso tutto. Hanno gli occhi cerchiati, il viso smarrito. Come uscire da un tale pantano? Tutti reagiscono, rimboccandosi le maniche, con energia, aiutandosi l’un l’altro.
Quest’episodio drammatico, vissuto realmente, è come una figura del torrente di fango più potente, che vorrebbe portare via i nostri figli: quello dell’immoralità e del rinnegamento della fede cristiana. Come proteggerli?
Non si può agire direttamente sulle intemperie, ma importa innanzi tutto che la casa sia costruita su un fondamento solido.

Genitori cristiani, dobbiamo mettere i nostri figli in contatto con la Parola di Dio. È solo su di essa che dobbiamo fondare le nostre convinzioni e le nostre azioni, non sulla morale della gente. I nostri figli vedono benissimo se noi cerchiamo davvero di mettere in pratica l’insegnamento della Bibbia. Dobbiamo separarci risolutamente dal male. Insegniamo ai nostri figli a confidarsi in Colui che è “la roccia dei secoli”, “il rifugio sicuro” del credente, Gesù Cristo, il nostro Signore. È lui che ha il potere di proteggerli (2 Timoteo 1:12).

Un versetto non basta! - Luca 20:27/40


È la volta dei Sadducei, una classe religiosa, di ragionatori increduli che negavano la risurrezione. Anche il loro quesito, dal punto di vista umano, è astuto ma rivela tutta la loro ignoranza ed incredulità. Questo avviene ogni volta che oscuri pensieri entrano in contatto con la luce della Parola di Dio.

Ø  Una citazione biblica (De 25:5/10)
L’errore fondamentale dei Sadducei era di adattare le condizioni della vita terrena al cielo. Lo stato delle cose della prima creazione, puramente materiale, non continua nel cielo, dove, per entrarvi, occorre una nuova creazione, spirituale ed eterna.
È la felice prospettiva di ogni uomo nato di nuovo, le cui relazioni naturali saranno sostituite da altre celesti, gloriose ed eterne.
Il Signore dà una prova della risurrezione tratta da quella parte delle Scritture che i Sadducei riconoscevano e che sembrava conoscessero bene (37/38).  Ancora una volta la conoscenza della Parola è la chiave per rispondere e confondere l’avversario!

Ø  Un solo versetto non basta!
Spesso abbiamo a che fare con i Sadducei del nostro tempo. Persone che hanno distolto lo sguardo dalla verità biblica pur citando le Sacre Scritture a sostegno della loro verità. Sembrano, all’orecchio del profano, detentori della verità, ma potrebbero essere messi a tacere se la voce di veri credenti, che hanno fatto dell’intera Parola di Dio la loro guida, si facesse udire. Spesso si odono citazioni stravaganti che, fuori dal loro contesto, sembrano affermare strane verità dottrinali, ma che alla luce di un’indagine globale del pensiero divino non reggono per coloro che ricercano la verità.

Ø  La sana dottrina
Ciò che i Sadducei mettevano in discussione era la dottrina della risurrezione, ciò che il Signore evidenzia è che Dio non è un Dio di morti, ma di vivi, perché per Lui tutti vivono (38). Il contrasto è netto. Le epistole evidenzieranno e spiegheranno quello che il Vecchio Testamento anticipava già. I credenti, risusciteranno, secondo il loro ordine (1 Co 15:23) ed entreranno nella gioia del cielo per l’eternità. Ogni incredulo risusciterà per rendere conto a Dio del rifiuto della grazia. Perciò, a ragione, il nemico vuol distogliere gli uomini da questa grande verità affermata nelle Scritture.

 Il Signore ci dia di saper turare le bocche dei contestatori di questo secolo (1 Co 1:20) per realizzare lo scopo che il Signore raggiunse: “Maestro, hai detto bene”. E non osavano più fargli alcuna domanda” (40).


D.C.

lunedì 27 ottobre 2014

27 Ottobre

Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita.
Deuteronomio 30:19

Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni.
1 Corinzi 10:21

Halloween

Perché i cristiani dicono “no” a Halloween? Proprio perché sono cristiani! Halloween era un’antica festa pagana, in cui i druidi (sacerdoti degl’idoli) andavano di casa in casa a raccogliere denaro per il dio Samain. Quando una casa rifiutava di dare, i druidi la maledicevano e gettavano il malocchio sui suoi abitanti.
Molti genitori vedono in Halloween solo una festa innocente per i bambini, con i suoi travestimenti e divertimenti. Ma che cosa c’è dietro queste cose apparentemente innocue, dietro il corteo di streghe, fantasmi, scheletri, vampiri, demoni? Pur senza collegare forzatamente Halloween a pratiche occulte, anche sociologi e psicologi ne denunciano il carattere malsano.
Altri dicono: “In fondo, che differenza c'è tra Natale e Halloween? Non bisogna essere intolleranti e limitati, è tutto un commercio…”. Dopo la festa della mamma, del papà, degli innamorati, ora si cerca di promuovere anche nei nostri paesi la festa di Halloween. Ma, a differenza dei momenti che esaltano la tenerezza, i legami della famiglia, o che ricordano la dolce notte in cui Gesù è nato, Halloween è simbolo di maledizione, di violenza e di morte.

A costo di passare per reazionari, come potremmo non opporci a quello che supera i limiti di una festa innocente? Non abbiamo forse qualcosa di molto più prezioso da trasmettere ai nostri figli? Un messaggio di pace, d’amore e di vita: la buona notizia di Dio per la salvezza degli uomini!

L’imposta a Cesare – Luca 20:20/26


Prosegue l’odio implacabile verso il Signore. Questa volta si usano degli uomini astuti ed abili che sanno cosa chiedere per mettere in imbarazzo i loro interlocutori.

Ø  Un’ingegnosa domanda (21)
La domanda sembra essere una bella trappola, ma a cosa servono le astuzie dell’uomo malvagio in presenza dell’Uomo perfetto? Colui che aveva risposto a Satana durante la tentazione non avrebbe scoperto e smascherato la malignità dei Suoi avversari, agenti di un nemico già vinto?
Essi pensavano che, indipendentemente dalla risposta, avrebbero trovato il modo di incastrarLo, ma il Signore ha una risposta che non solo mette a tacere gli avversari ma dà, allo stesso tempo, degli insegnamenti.

Ø  Mostratemi un denaro (24)
Il popolo stava subendo la dominazione dei Romani e mal sopportava questo giogo. Il Signore conosceva lo stato delle cose esistenti sotto il governo di Dio e mostrò ai Giudei che dovevano subire le conseguenze della loro infedeltà rendendo a Cesare quello che gli era dovuto. Questo non li dispensava dai loro doveri verso Dio, ciò di cui i Romani li lasciavano perfettamente liberi di fare, perché non si ingerivano in quello che riguardava il loro culto (At 18:14/15).

Ø  La vera  saggezza (26)
È da notare che la saggezza con la quale il Signore ha sempre confuso i suoi interlocutori proveniva dalla sue perfezioni umane. Sempre in comunione, come uomo, col Suo Dio, Egli viveva delle Sue parole (Gv 14:10) in una dipendenza continua.
Ha realizzato, nella sua vita terrena, il Salmo 119 dopo possiamo trovare tutto il valore della Parola di Dio ed il posto che, l’uomo sottomesso ed obbediente, gli dà in tutta la sua vita. È vero che Gesù era Dio e, come tale, possedeva l’onniscienza e l’onnipotenza , ma non è per questi attributi divini che ha vinto il nemico, né intuito l’astuzia dei suoi avversari. Il Signore ha risposto secondo il pensiero di Dio come Uomo perfetto.


“Oh, quanto amo la tua legge! È la mia meditazione di tutto il giorno I tuoi comandamenti mi rendono più saggio dei miei nemici; perché sono sempre con me” (Sl 119:97/98).
Noi possiamo fare altrettanto se abbiamo la Parola di Dio per guida ed il Signore come Modello.
Che possiamo, giovani e vecchi, restare attaccati a questa Parola divina, nutrircene, in particolare al giorno d’oggi, per resistere alle astuzie degli uomini (Ef 4:14).


D.C.

domenica 26 ottobre 2014

26 Ottobre

L’Eterno non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al cuore.
1 Samuele 16:7

In che stato è il vostro cuore?

Un ammalato che aveva dovuto subire una complessa operazione al cuore raccontava: “Apparivo in buona salute. Esteriormente andava tutto bene. Ma, senza saperlo, ero colpito da una grave malattia, un aneurisma”. Per quanto riguarda la nostra salute, l’apparenza può ingannarci, e senza saperlo essere in pericolo. Ma questo è anche vero nel campo spirituale e morale, con conseguenze molto più gravi. Possiamo apparire a chi ci circonda come persone rispettabili, godere di una buona reputazione ed avere un’eccellente opinione di noi stessi. Dio, però, non ci giudica in base alla nostra opinione o a quella della gente che ci conosce. C’investiga il cuore e lo dichiara incurabile a causa del peccato. “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? Io, l’Eterno che investigo il cuore” (Geremia 17:9-10).

Non c’è dunque speranza di essere guariti da questo gran male che è il peccato? (Giobbe 9:2). Ringraziamo Dio: lui che ci dichiara incurabili ci dice anche: “Venite, e discutiamo: Anche se i vostri peccati fossero come lo scarlatto (rosso scuro), diventeranno bianchi come la neve” (Isaia 1:18).  Accettiamo la cura prescritta dal divino medico: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato” (Atti 16:31). Gesù solo salva il peccatore, per mezzo dell’opera da lui compiuta alla croce (Atti 4:12). Nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto (Salmo 49:7).

I diritti di Dio - Luca 20:9/19


Questa parola ci presenta il modo col quale Dio ha agito verso il Suo popolo fin dalla sua origine ed i risultati ottenuti mettendo in evidenza la responsabilità e la colpevolezza dei capi religiosi.

Ø  Costui è l’erede
Malgrado il risultato ottenuto mandando dei servi per ricevere il frutto della sua vigna, il padrone manda il figlio, quasi certo che, almeno a lui, si sarebbe dato ascolto (13).
Dio, nella Sua pazienza e bontà, ha voluto esaurire tutti i mezzi prima di agire con severità verso il Suo popolo. Il Figlio era l’ultima delle risorse, ma la Sua venuta non fece che manifestare l’inimicizia del cuore dell’uomo verso Dio, la sua rivolta e la sua indipendenza (14/15).

Molto tempo prima un faraone, un pagano, aveva detto: “chi è il SIGNORE che io debba ubbidire alla sua voce? … io non conosco il SIGNORE” (Es 5:2). Ma qui si tratta del popolo che Dio aveva liberato dalle mani di quello stesso Faraone, al quale si era rivelato in modo meraviglioso, che si rifiuta di rendere ciò che è dovuto al suo Dio e mette a morte il Suo Figliolo.

Ø  Un ammonimento per i tempi attuali
Con l’esempio di Israele Dio ha messo in evidenza che cos'è il cuore di ogni uomo.
È un cuore che non solo non vuole rendere a Dio ciò Gli spetta, ma vuole possedere l’eredità; vuole escludere Dio da tutto per essere padrone assoluto sulla terra.
Attualmente che si parla molto dei “diritti dell’uomo”, si priva Dio dei Suoi, a tal punto che, in un imminente futuro, è all’uomo del peccato (2 Te 2:3) che verrà reso ciò che appartiene a Dio solo.
I giudizi di Dio caddero sui Giudei di quella generazione per mezzo dei Romani e le benedizioni portate dal Figlio passarono alla Chiesa anche se questa, dal punto di vista della responsabilità non si è dimostrata più fedele di Israele.
Allorché i credenti saranno presi per essere col Signore i giudizi cadranno su quella chiesa che ha avuto solo una professione di fede, ma nella quale mancava la realtà della vita.
Sarà Cristo stesso, la pietra angolare, che stritolerà colui sul quale cadrà (18), sarà Lui che eserciterà ogni giudizio.

Voler togliere di mezzo il Signore è andare incontro alla caduta stessa di quella pietra per il compimento del giudizio. Tale è ogni uomo nel suo accecamento quando non vuole credere ciò che Dio gli dice.


D.C.

sabato 25 ottobre 2014

25 Ottobre

Quand’ero turbato da grandi preoccupazioni, il tuo conforto ha alleviato l’anima mia.
Salmo 94:19

Conforto

Il nostro cervello ha delle possibilità incredibili. Esso è in grado di ricevere un gran numero d’informazioni attraverso ciò che udiamo, vediamo, sentiamo, gustiamo e odoriamo. Elaboriamo questi dati nella mente, sotto forma di pensieri, li immagazziniamo nella memoria, come ricordi del passato, poi da essi formuliamo deduzioni e facciamo progetti.
A volte i ricordi e le decisioni prese ci fanno piacere, ma alcuni avvenimenti negativi, come delusioni o lutti, possono avere degli effetti devastanti sulla nostra vita interiore, causando dolori che talvolta perdurano, uniti alle preoccupazioni e ai timori per il futuro.
La quantità di pensieri che elaboriamo in un’ora è incredibilmente grande. Quanto più lo sarà in un giorno, in una settimana, in un mese! E molti di essi ci scoraggiano e ci spaventano.
Il Signore conosce tutti i pensieri dei suoi, come pure i segreti del cuore; è pieno di profonda simpatia e comprensione per quello che noi proviamo. Sì, egli conosce i pensieri che ci scoraggiano, ma sa anche che cosa si può fare per allontanarli. Come si cura una ferita, così il Signore dà ai suoi parole di conforto e d’incoraggiamento per l'anima. Si fa sentire vicino ed apre loro gli occhi perché vedano la bontà e l’onnipotenza di Dio. Chi l’ha già sperimentato, sa come un solo versetto della Bibbia possa essere un balsamo per il cuore e donare serenità, pace, fiducia .

Chi rivolge i suoi pensieri al Signore Gesù Cristo e alla sua Parola nei momenti di necessità sarà fortificato. Troverà riposo interiore perché sentirà la forza di Dio che nella sua vita farà concorrere ogni cosa per il suo bene.

La popolarità’ perduta - Luca 20:1/8


I capi sacerdoti  e gli scribi, sicuramente indignati del fatto che il Signore avesse appena purificato il Tempio,  lo sono ancora di più, nonostante non lo ammettano, per l’autorità con cui il Signore parla ed a cui non possono opporsi.

Ø  La perdita del prestigio
Ciò che più era insopportabile, per questi uomini religiosi, era sentire la loro influenza indebolita in presenza di quella che risultava dagli atti e dalle parole del Signore (Mr 1:29).
Il popolo riconosceva l’autorità del Signore, quindi, l’odio e la gelosia  di questi capi aumentava sempre più. Pretendevano di aver ricevuto la loro autorità religiosa da Dio, ma la loro coscienza testimoniava che quella del Signore era divina. Si sentivano a disagio, essendovi disaccordo assoluto fra le loro parole ed azioni e quelle del Signore, cosa che sarebbe stata impossibile se fossero derivati dalla stessa sorgente. Ciò che è di Dio si oppone sempre a ciò che è dall’uomo.
Se non ammettevano l’origine divina, ancor meno avrebbero ammesso di trovarsi in presenza di Colui che “prende gli abili nella loro astuzia” (Gb 5:13).  

Ø  Una domanda imbarazzante (3/4)
Il ragionamento che essi fanno per poter rispondere alla domanda del Signore (5/6) mette in evidenza la loro volontà di non credere e, di conseguenza la loro colpevolezza, risultato che non si aspettavano quando per primi posero una domanda. Preferiscono passare da ignoranti pur di non riconoscere la loro doppia colpevolezza, perché non avevano creduto a Giovanni così come ora non credevano al Signore.

Ø Una grande responsabilità
Quanto è grande la responsabilità di quelli che in ogni tempo hanno preso il posto di conduttori spirituali, quando non hanno mai portato un’anima a Cristo. Perché se non lo fanno, le attirano a loro stessi  oppure le lasciano errare per il mondo. Questa folla che considerava Giovanni un profeta, e che pendeva dalle labbra di Gesù (Lu 19:48), sarà la stessa che si lascerà trascinare dai capi del popolo a scegliere Barabba ed a crocifiggere Gesù, poiché senza la fede nella Parola di Dio, le suggestioni, anche le più profonde, non cambiano nulla allo stato dell’anima.


D.C.

venerdì 24 ottobre 2014

24 Ottobre

Siate… benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.
Efesini 4:32

Perdonatevi a vicenda… Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi.
Colossesi 3:13

Il perdono

Benjamin, un pastore evangelico di colore che viveva in Sudafrica, diceva sempre: “Non dobbiamo odiare nessuno, perché Gesù ama tutti”. Gli rispondevano: “Tu, che sei nero, vorresti dunque che amassimo anche i bianchi?”
Una sera lo fermarono mentre era in auto e lo picchiarono a morte. Gli assalitori gli presero la Bibbia, l’intinsero nel suo sangue e l'abbandonarono vicino al cadavere. Suo figlio, di dodici anni, riuscì a sfuggire a quell’orribile massacro.
Alcuni anni dopo, la moglie e il figlio di Beniamino, durante una riunione cristiana, resero testimonianza di quella loro terribile prova e delle consolazioni prodigate loro dal Signore. Conclusero cantando un cantico: “Padre, perdona loro!”. Gli uditori ascoltavano affascinati. Alcune persone chiesero che si pregasse per loro. Tra queste c’era un uomo, esitante. Sembrava tormentato. Ad un tratto disse: “Ho bisogno del vostro Gesù. Ho bisogno di perdono… Anch'io facevo parte di quelli che hanno ucciso il pastore”.
La vedova racconta: “Spaventata, cominciai a tremare tutta. Che cosa dovevo fare? Il Signore me l’indicò. Strinsi l’uccisore tra le braccia e gli dissi: Ti perdono, come Gesù ci ha perdonato. Ora sei mio fratello”.

Non possiamo far altro che ammirare la reazione di quella vera cristiana; ha seguito da vicino l’esempio del suo Salvatore. Ci fanno ancora più meraviglia le parole di Gesù sulla croce: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34). E allora, non dovremmo noi perdonarci gli uni gli altri?

La Grazia sovrana (2) – Luca 15:11/32


In questa parabola vediamo l’attività dell’amore del Padre verso il peccatore che ha seguito il proprio cammino, ed il modo in cui lo riceve accogliendolo con gioia.

Ø   Andarsene da casa
Il figlio più giovane è l’immagine di ogni uomo che ha voltato le spalle a Dio, per godere lontano da Lui di tutti i beni che Dio gli ha messo a disposizione nella creazione. Finché può approfittarsene, fa a meno di Dio e pensa solo a se stesso. Il cammino della propria volontà è sembrato per un tempo preferibile al regime della casa paterna, ma, presto, le risorse finiscono fino a mancare del tutto (13). Le risorse del mondo per soddisfare il cuore dell’uomo non sono inesauribili; tutto stanca, tutto sazia e può scomparire in poco tempo.

Ø   Il bisogno
Benché lontano da Dio a causa del peccato vi sono, nel cuore dell’uomo, dei bisogni che le cose del mondo non possono soddisfare. Dopo aver goduto senza Dio, giovinezza, salute, potere, ricchezza ecc., alla fine la fame si farà sentire. Tuttavia essa non basta per ricondurre l’uomo a Dio.
Non solo l’eredità è finita, ma c’è anche la carestia ed è allora che si comincia a cercare altrove. Ma anche l’alleanza con la gente del paese (15) non porta altro che ad una condizione peggiore, più miserabile della precedente che tuttavia è preludio alla riflessione ed al ricordo di quello che si è lasciato indietro. Ogni uomo deve fare questa esperienza: “rientrare in sé”. Certo quante esperienze in meno si sarebbe evitato se fosse arrivato prima a comprendere che tutto il suo male proveniva dall’aver voltato le spalle alla casa del Padre.

Ø   Il rientro a casa
In questo giovane si fa spazio un timido sentimento della bontà del padre e questo gli permette di prendere la decisione di tornare da lui.
Stabilisce, così, di dire tre cose al padre di cui solo le prime due sono poi pronunciate (21): la confessione: “ho peccato” (18) e l’indegnità: “non sono degno” (19). Sarà il padre stesso che non gli lascerà il tempo di dire “trattami come uno dei tuoi servi” (19) facendolo entrare nella nuova relazione d’amore perfetto che incontrerà.

Ø   L’accoglienza
Visto da lontano, il padre gli corre incontro manifestandogli, fin da subito, tutto l’amore di cui è capace, mettendogli a disposizione tutti i beni per una festa che fa comprendere la gioia di aver ritrovato un figlio: perciò “bisognava” far festa (32) e rallegrarsi.

D.C.


giovedì 23 ottobre 2014

23 Ottobre

Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi… né si siede in compagnia degli schernitori.
Salmo 1:1

Beffarsi di Dio

Anche se viviamo in un paese cristiano, oggi, come pure nel passato, molte persone si beffano di Dio. Infatti è facile assistere a spettacoli in cui si ridicolizza l’aldilà, vedere delle pubblicità che non sono altro che la parodia di circostanze bibliche. Gli autori di queste comicità non hanno la fede in Cristo; nessun cristiano credente si permetterebbe di fare lo spiritoso su argomenti divini.
Perché allora fare dell’umorismo su qualcosa in cui non si crede? Forse perché l’uomo, interiormente, sente profondamente l’esistenza di Dio, ma non vuole ammetterla. Molti credono che non ci sia nulla dopo la morte, ma sentono l'incertezza della propria convinzione, e allora mettono tutto su un piano comico per sdrammatizzare, per rafforzare il proprio parere e tranquillizzarsi! Possiamo ben ricordare con rammarico la frase con cui si apre il Salmo 14: “Lo stolto ha detto in cuor suo: Non c’è Dio”.
Ma la persona più semplice può avere la prova dell’esistenza di Dio guardandosi intorno, pensando al creato: “Le sue (di Dio) qualità invisibili, la sua eterna potenza si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo” (Romani 1:20).
Se ancora non avete la fede in Cristo, non siate compagni di chi si beffa di Dio; basate le vostre convinzioni sull’autorevolezza delle verità bibliche. Non lasciatevi influenzare dalla leggerezza con la quale talvolta esse vengono presentate.

In queste situazioni i veri cristiani si sentono a disagio. Perciò facciamo attenzione a ciò che ci viene presentato dai mezzi di comunicazione o più semplicemente dai nostri conoscenti: un sorrisino o un timido silenzio potrebbero accomunarci a chi tratta in modo irrispettoso le verità della Parola di Dio.

La Grazia sovrana (1) – Luca 15:1/10


Questo capitolo presenta la grazia che cerca l’uomo per salvarlo ed introdurlo nelle benedizioni per la gioia del cielo stesso.

Ø   La pecora smarrita (1/7)
I “peccatori” si avvicinano al Signore, essi hanno il desiderio di “ascoltarLo” (1) suscitando mormorii da parte degli Scribi e dei Farisei. Il Signore ha così modo di parlare a tutti con questa parabola della grazia in azione presentando la Sua attività di buon pastore nella ricerca della pecora perduta.
In effetti la pecora non possiede nessuna specie d’istinto che le permetta, una volta smarritasi, di ritornare all’ovile da sola, anzi, all’opposto, essa sfugge sempre più se scorge qualcuno che la cerchi, fermandosi solo quando si rende conto che non può andare più lontano. Così il ritrovamento è frutto solo dell’attività incessante del pastore che ama la sua pecora perché ha, per lui, un valore e sopporta tutta la fatica che questa ricerca esige. Che bella immagine dell’amore instancabile di Cristo!
Felice di averla ritrovata la porta all’ovile tenendola sulle sue spalle, facendole ripercorrere quel cammino a ritroso, ma senza farle provare stanchezza e comunica la sua gioia ad amici e vicini.

Certamente i Farisei non partecipavano a questa felicità, poiché solo chi è stato oggetto del Suo amore può, anche se debolmente, partecipare a questa gioia che è completa nel cielo (7). È la gioia di Dio sulla quale dovremmo soffermarci più spesso, perché questo distoglierebbe i pensieri da noi stessi e ci darebbe una pace profonda.

Ø   La dramma perduta (8:10)
Anche in questa corta parabola è messo in evidenza l’attività di colui che cerca. Questa donna ha un tesoro (10 dramme) e quando ne perde una vuole ritrovarla, perché il suo desiderio è quello di avere il tesoro al completo, perciò accende la lampada, spazza la casa finché non l’abbia ritrovata.
Questa dramma ci parla di una materia inerte, immagine dell’uomo che, incosciente del suo stato, è morto nei suoi peccati. È l’opera dello Spirito Santo che reca all’uomo la luce divina rovistando nella spazzatura di questo mondo per portare all’uomo l’amore di Dio.
Quanto è meraviglioso quest’amore instancabile che cerca l’uomo in questo mondo con diligenza e perseveranza fin nelle parti più basse della società umana, al solo scopo di salvare un’anima per la gioia del cielo.

Che il Signore ci faccia sempre di più gioire nei nostri cuori quando, attraverso l’annuncio dell’evangelo, un’anima viene “trovata”, partecipando, così, alla gioia del cielo.

D.C.


mercoledì 22 ottobre 2014

22 Ottobre

Siate sempre gioiosi; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie.
1 Tessalonicesi 5:16-18

Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto, rallegratevi.
Filippesi 4:4

Tre esortazioni per i cristiani

Un vero cristiano occupato del suo Salvatore ha dei motivi per essere felice e soddisfatto, mentre la gioia umana, spesso superficiale (Proverbi 14:13), dipende dalle circostanze. Possiamo rallegrarci in ogni tempo “nel Signore” (Filippesi 4:4), pensando al suo amore. Le prove della vita, i timori, le preoccupazioni possono opprimerci, ma il Signore è con noi per fortificarci (2 Timoteo 4:17). Quale esempio ci dà l’apostolo Paolo che, dalla prigione profonda, cantava le lodi del Signore!
È stato detto che la preghiera è il respiro dell’anima; per questo siamo invitati a “non cessare mai di pregare”: forse preghiere silenziose nei nostri momenti liberi, di giorno, di notte, nella metropolitana, in coda in una lunga attesa… Dio è sempre pronto ad ascoltarci. Bastano poche parole. Neemia, interrogato da un re, “pregò il Dio del cielo” interiormente, prima di rispondere (Neemia 2:4). Usiamo più spesso questa facoltà che abbiamo di parlare al nostro Padre celeste!
Rendere grazie è esprimere la riconoscenza, altra caratteristica del cristiano, inseparabile dalle due precedenti. Dio c’invita a rendere grazie “in ogni cosa”, convinti che Lui sa bene quello che è buono per noi e che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Romani 8:28). Sappiamo ringraziarlo in tutte le nostre circostanze, anche quelle che spesso consideriamo spiacevoli?

Cristiani, possano la gioia, la preghiera e i ringraziamenti essere le caratteristiche della nostra vita d'ogni giorno!