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lunedì 30 novembre 2015

30 Novembre

Sappiamo che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli.
2 Corinzi 5:1

Colui che ha risuscitato Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Romani 8:11

Una casa eterna

Leggo in un giornale di annunci immobiliari: “Prenotate la vostra futura residenza di alto livello, vicino a tutti i servizi, in una bella zona…” Parecchie pagine di quella rivista sono piene di offerte per l’acquisto o l’affitto di appartamenti e di ville.
Per la vita terrena è presentata, ad alcuni privilegiati, una gran scelta di residenze; però c’è anche da scegliere una "residenza" per il nostro avvenire eterno! Ma c'è differenza rispetto alle residenze terrene: l’offerta di una casa eterna, nel cielo, è gratuita per tutti. Sta a noi accettare o rifiutarla; e nell’aldilà non ci sarà data più nessuna possibilità di modificare la decisione presa sulla terra.
“Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita…” (Deuteronomio 30:19).
Il credente sa che avrà un corpo glorioso, “una casa eterna”, che sostituirà il suo corpo terreno, (paragonato a una tenda). Questa vivificazione del corpo mortale del cristiano è basata sulla risurrezione di Cristo dai morti. Avendo dato volontariamente la propria vita, Gesù Cristo ha rivestito un corpo glorioso e il credente è destinato ad avere un corpo simile a quello del Signore risorto.

Possiamo anche noi dire, con la stessa certezza dell’apostolo Paolo, che “la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:20-21)?

L’EREDITA’ - Ezechiele 46:11/24

Dio regolava anche i possedimenti relativi all’eredità del paese.

Il principe poteva dare in dono solo ciò che prendeva “dal proprio possesso” (16). Avrebbe potuto darlo ai figli (16) come ai servi (17) ma con la sola differenza che quello dato ai figli sarebbe rimasto loro per sempre, mentre, i servi, alla loro morte, avrebbero, per così dire, “restituito” ciò che era stato loro regalato in modo che l’eredità intera potesse appartenere solo ai figli (17). Inoltre, il principe non poteva “prendere nulla” di quella che era l’eredità del popolo perché Dio voleva che nessuno del Suo popolo fosse “scacciato dal suo possesso” (18).

Questo ci offre lo spunto per una riflessione, soprattutto per coloro che hanno un posto di preminenza nel popolo di Dio.  Pietro, parlando a coloro che erano chiamati a “pascere il gregge”, li invita a non “dominarli”, ma, piuttosto, ad essere nei  loro confronti più un esempio (1 Pt 5:1/4).

La cura e la gestione della propria “eredità” deve comunque esercitare ciascuno di noi. Le cose che il Signore ci ha affidato, sia materiali che spirituali, devono essere gestite secondo il pensiero di Dio, con saggezza e diligenza.

Dobbiamo avere tutti maggiormente a cuore quello che il Signore ci mette nelle mani come “nostra eredità” soprattutto nelle cose spirituali, possiamo “farne dono” ai nostri figli, o “dare in prestito” ai nostri servi, ma non deve essere fatto niente che porti alla perdita definitiva o pregiudichi l’eredità affidata ad altri.

Come sarà possibile riuscire in questo intento? Il principe era chiamato ad offrire ogni giorno un olocausto (13). Siamo ogni mattina occupati del Signore e di ciò che Egli è per il Suo Dio? “Un olocausto, un sacrificio di odor soave” (Le 1:13).

Essere occupati di Cristo ogni giorno ci darà la saggezza necessaria per gestire le cose che Lui ci ha affidate!    


D.C.

domenica 29 novembre 2015

29 Novembre

Non si trovi in mezzo a te… né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti…; l’Eterno detesta chiunque fa queste cose.
Deuteronomio 18:10-12

Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò.
Salmo 50:15

Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.
Romani 10:13

Le potenze occulte

Durante il suo primo anno all’università, Pietro, giovane studente cristiano, abita temporaneamente in una casa per studenti.
Quella sera, nella camera a quattro letti, si sta discutendo su un argomento di attualità: lo spiritismo e le sue manifestazioni. Pietro ascolta, profondamente a disagio. Dopo alcuni minuti, uno dei quattro studenti si sistema vicino al tavolo centrale e prepara degli utensili per una dimostrazione. Poi pronuncia alcuni incantesimi. Gli altri trattengono il respiro, ma per Pietro la situazione diventa insopportabile. Si sente come preso al laccio. Quando vede, in mezzo al tavolo, un bicchiere sollevarsi da solo, fugge, scende le scale fino al piano sotterraneo, dove si butta in ginocchio ed esclama: “Signore Gesù, aiutami!”
Da quel momento sente che la pace gli sale in cuore e fortifica la sua fede. Un po’ più tardi ritorna nella camera, dove è stato rimesso tutto in ordine e ognuno ha ripreso le sue occupazioni.
Il nostro mondo è diretto da Satana che ha molteplici mezzi per sedurre e spaventare; l’occultismo fa parte della sua temibile armatura.
Ma il diavolo è un nemico vinto, da quando Gesù Cristo è morto sulla croce ed è risuscitato. Satana non può fare niente quando è invocato il nome di Gesù.
Fuggiamo da tutto quello che riguarda le potenze occulte e ritiriamoci da ciò che ha a che fare con esse. Ma se dovessimo trovarci in una situazione simile a quella del nostro giovane amico, ricordiamoci che la nostra unica salvaguardia è il nome di Gesù.

sabato 28 novembre 2015

28 Novembre

Egli (l’Eterno) perdona tutte le tue colpe… sazia di beni la tua esistenza e ti fa ringiovanire come l’aquila.
Salmo 103:3, 5

Quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile.
Isaia 40:31

Rinnovamento

Dotata di potenti artigli, di una vista acutissima, di un becco pericoloso, l’aquila ha come preda rettili, uccelli e piccoli mammiferi. Domina praterie e foreste, al di sopra delle quali, su vette impervie, si costruisce il nido. Però, quando invecchia, le si formano intorno al becco delle crescenze di pelle che, alla fine, le impediscono di nutrirsi. Ma l’aquila non vuole morire di fame. Con forza sfrega il becco contro le sporgenze delle rocce, finché riesce a rimuovere quelle membrane e il suo becco ne è liberato. Così può nuovamente saziarsi delle prede della prateria!

Forse è a questo che allude il versetto citato in capo al foglietto: i cristiani, giunti alla sera della vita, sono invitati a realizzare un “ringiovanimento” spirituale. Col passare del tempo, le forze fisiche vengono meno e arrivano le infermità. La stanchezza e lo scoraggiamento possono farsi strada. Ma le promesse del Signore ci sono date per tutte le età della vita, per tutte le circostanze. Con l’energia della fede, il credente stanco deve nutrirsi delle certezze offerte dalla Parola di Dio, di un Dio che non può mentire. Contare su di lui, di ora in ora, giorno dopo giorno, è il segreto di una forza sempre nuova, di una pace consolidata. Allora, come l’aquila, il credente può innalzarsi al di sopra delle circostanze della vita, invece di esserne prigioniero, e avvicinarsi al suo Dio che è sempre pronto a rinnovarne le forze spirituali.

ALLA SUA PRESENZA - Ezechiele 46:1/10

Considerando questi versetti non possiamo fare a meno di notare l’ordine con cui tutto è regolato. L’ingresso al Tempio del principe, dei sacerdoti e del popolo è definito da precise disposizioni.

Quando si ha a che fare con le cose sante, Dio esige dai fedeli che ogni cosa si svolga secondo il Suo pensiero. Egli è un Dio santo e la santità si addice alla Sua casa.
C’è un giorno, il Sabato, che Dio ha scelto e che ha santificato sia  perché il fedele si riposi dalle sue opere come Dio ha fatto in creazione (Es 20:11), ma anche perché si ricordi della schiavitù dal quale è stato liberato con mano potente (Dt 5:15); è il riposo di Dio nel quale anche il credente è chiamato ad entrare (Eb 4:10).

Anche le offerte del principe sono regolate per ordine divino e sempre accompagnate da un’offerta volontaria di “quello che vorrà dare” (5), ma sempre proporzionato dalla “misura dei suoi mezzi” (7).

Siamo consapevoli di ciò che il Signore richiede quando siamo alla Sua presenza? Paolo scriveva ai credenti di Corinto: “ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine” (1 Co 14:40) e li esortava a dare “ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore generoso” (2 Co 9:7).

Essere alla presenza del Signore è un privilegio dei credenti. Essi possono offrire, così, la lode e la riconoscenza del loro cuore. Più saremo ricchi, dei veri “principi”, più essa sarà alla gloria di Cristo.

Il Signore ci dia di riflettere sul nostro modo di essere e su quello che portiamo quando siamo radunati alla Sua presenza.

D.C.



venerdì 27 novembre 2015

27 Novembre

Non distinguono fra santo e profano.
Ezechiele 22:26

Voi vedrete la differenza che c’è fra colui che serve Dio e colui che non lo serve.
Malachia 3:18

Te beato… Chi è pari a te… salvato dall’Eterno?
Deuteronomio 33:29

Chi era il più felice?

In Siria, nella stessa casa, si trovavano un capo d’esercito – Naaman, molto stimato dal suo re perché aveva liberato il suo popolo che era in guerra – e una ragazzina ebrea, prigioniera in quel paese straniero, serva della moglie di quell'ufficiale (2 Re 5). Chi era il più felice? Direte che era l’ufficiale. Ebbene, no. La ragazza aveva un tesoro che Naaman non possedeva: la fede nel suo Dio. E quel Dio che lei conosceva voleva farlo conoscere ai suoi padroni, perché è il Dio salvatore.
Molti secoli dopo, a Cesarea, erano riuniti alcuni grandi di questo mondo per ascoltare con curiosità come si sarebbe difeso un cristiano accusato di sovversione. C’erano Festo, il governatore della Giudea, il re Agrippa e sua sorella Berenice (Atti 25:23, 26). Di fronte a loro, l'apostolo Paolo prigioniero. Finita l'udienza, i primi se ne ritornano ai loro piaceri; Paolo, sotto buona scorta, ritorna in cella, dove rimarrà per parecchi anni. Ma ascoltiamo che cosa può scrivere, dal fondo delle sue successive prigioni: “Mi rallegro e mi rallegrerò ancora” (Filippesi 1:18). Poi, più tardi, a Timoteo: “Tutti mi hanno abbandonato… Il Signore però mi ha assistito… A lui sia la gloria nei secoli dei secoli” (2 Timoteo 4:16-18)!

Chi era il più felice? Non era né il re, né il governatore; era colui che dice loro: “Piacesse a Dio che… diventaste tali, quale sono io, all’infuori di queste catene” (Atti 26:29).

giovedì 26 novembre 2015

26 Novembre

Gesù, avvicinatosi, parlò loro.
Matteo 28:18

Simone, ho qualcosa da dirti.
Luca 7:40

Parla, Eterno, poiché il tuo servo ascolta.
1 Samuele 3:9

Comunicazione

Quel pomeriggio, intento ad un lavoro manuale noioso e monotono, sono stato raggiunto dalla mia nipotina di quattro anni che si è seduta accanto a me e mi ha detto con tono serio: “Nonno, io sto qui con te, così non sei solo e potremo parlare soltanto noi due”.
La semplicità e la freschezza di quelle parole mi hanno dato una grande gioia, ma mi hanno anche fatto pensare alle numerose volte in cui, al di fuori dei momenti di preghiera quotidiana, il Signore mi ha messo davanti dei momenti d’intimità con lui perché lo ascoltassi.
L’ho lasciato fare? Molto spesso non ho colto quei momenti di comunicazione, durante i quali voleva intrattenermi sui suoi pensieri, o raddrizzare i miei! Forse ha scelto un giorno in cui mi spazientivo in una sala d’aspetto, in attesa di un treno in ritardo, oppure quando ero fermo in un ingorgo stradale, o ancora durante un riposo forzato. Il Signore desidera sempre la prossimità di quelli che ha riscattato. L’apostolo Paolo poteva dire, al colmo della prova: “Il Signore mi ha assistito” (2 Timoteo 4:17).

Il nostro Signore non è cambiato. Si serve di tutte le circostanze che attraversiamo e ci parla in svariati modi, perché desidera comunicare con i suoi. Che sappiamo riconoscere ed apprezzare quegli istanti in cui, nella sua grazia, vuole avvicinarsi a noi! Rispondiamogli come il giovane Samuele quando Dio lo aveva chiamato: “Parla, o Eterno, poiché il tuo servo ascolta!” 

mercoledì 25 novembre 2015

25 Novembre

L’angelo si rivolse alle donne e disse: “Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva”.
Matteo 28:5,6

Ora Cristo è stato risuscitato dai morti.
1 Corinzi 15:20

La più grande vittoria

“Una luce dal cielo, più splendente del sole” (Atti 26:13). Questo ha visto Saulo da Tarso quando Gesù l’ha fermato sulla via di Damasco. Quella luce era il riflesso della gloria divina di Gesù, il Figlio di Dio. Eppure, quando Gesù è venuto tra gli uomini, non è apparso nella maestà della sua gloria, ma l’ha velata sotto i tratti della sua umanità. Non è nato in una capitale, ma in un piccolo borgo. Non è vissuto in un palazzo, e nemmeno sempre in una casa, perché non aveva “dove posare il capo” (Matteo 8:20). Alla fine, dopo aver lavorato come artigiano e, dopo tre anni di una vita trascorsa a fare il bene pubblicamente ma senza ricercare la popolarità, Gesù è morto, crocifisso.
Quando era inchiodato alla croce, quelli che gli passavano vicino lo insultavano e lo sfidavano a scendere. Ma Gesù non ha impiegato la sua potenza divina per liberarsi. È morto per amore per noi. Due suoi amici hanno tolto il corpo dalla croce e l’hanno deposto in una tomba. Tutte le speranze che i suoi discepoli avevano riposto in lui sembravano allora ridotte al nulla.

Ma, all’alba del terzo giorno, Gesù è risuscitato. Ciò che sembrava un fallimento totale era invece la maggiore delle vittorie, quella dell’amore sull’odio, della vita sulla morte. Questo crediamo, noi che siamo cristiani. Siamo convinti che è il Figlio di Dio, perché ha vinto la morte. Possiamo testimoniare che Gesù è un Salvatore vivente.

Una domanda, una risposta - Salmo 115

Il salmista invita a dare gloria al SIGNORE allo scopo di esaltare la bontà e la fedeltà di un Dio che è aiuto e scudo (11), che si ricorda dei Suoi (12) per benedirli insieme ai loro figli (14).

Ø    Dov’è Dio?
Gli uomini ci osservano e tutto ciò che accade nella nostra vita è sottoposto al loro commento. Non potendo comprendere le vie di Dio verso di noi finiscono sempre col chiederci: “dov’è il vostro Dio?”.
È la domanda tipica del mondo ai credenti quando, dopo aver testimoniato della bontà e della fedeltà di Dio, vengono a trovarsi nelle difficoltà della vita.  È sempre il mondo che fa questa domanda (cfr. Sl 42:3 – Gl 2:17) perché guarda le circostanze della vita, le difficoltà e, inevitabilmente perde di vista Dio.
Il mondo ha messo la sua fiducia nei suoi idoli che sono il denaro, l’arte la tecnica, i divertimenti, i piaceri della vita. Si è fatto questi idoli ed è finito per diventare esattamente come loro (8)!


Ø    È nel cielo!
Il credente, al contrario, sa che anche quando sembra che Dio non gli risponda la sua causa Gli sta davanti (Gb 35.14) e attende pazientemente che risponda dal cielo e manifesti la gloria di un Dio potente ed unico.
Il nostro Dio è nei cieli” (3) è la risposta del credente consapevole di non aver a che fare con idoli fatti da mani d’uomo, che non parlano, non vedono, non odono (4/7). Essi mettono la loro fiducia in Colui che non mancherà di venire in loro aiuto e di proteggerli (9, 10, 11).
È la certezza della fede che gli fa godere delle benedizioni divine indipendentemente dalla sua età (13), personalmente e con la famiglia (14), e che lo porta alla lode presente ed eterna (18)

Testimoniamo a tutti chi è veramente il nostro Dio. Facciamo in modo che sia conosciuto dalle persone che ci circondano. Questo sarà possibile nella misura in cui ricercheremo la Sua gloria piuttosto che la nostra (1).


D.C.

martedì 24 novembre 2015

24 Novembre

Nel passato tu hai creato la terra e i cieli sono opera delle tue mani; essi periranno, ma tu rimani; tutti quanti si consumeranno come un vestito; tu li cambierai come una veste.
Salmo 102:25, 26

(Anche la creazione sarà) liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.
Romani 8:21

Che terra lasceremo ai nostri figli?

“Ghiacciai che si ritirano, disboscamento che si estende, riscaldamento della terra, buco nello strato d’ozono che si allarga sempre più. Le minacce per l’ecologia del pianeta sono note, ma sovente sembra che ci superino… Dobbiamo contribuire a uno sviluppo che risponda ai bisogni del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro. Tutto questo ha un nome: sviluppo duraturo.”
In queste righe, tratte da un editoriale, troviamo l'eco di preoccupazioni molto diffuse. Ovunque ci si rende conto che il pianeta è fragile e che occorre proteggerlo. Questa constatazione allontana il sogno di tante generazioni di vedere la scienza portare la felicità. Invece di dare sicurezza, l’accrescimento delle conoscenze e le loro applicazioni sono una minaccia per la vita! Il nostro pianeta si consuma ed è inquinato. Passerà, come l’uomo e le civiltà umane.
La Bibbia dichiara da molto tempo che la natura non dura per sempre e che Dio la cambierà. Tutto è effimero e senza fondamento stabile; solo Dio permane, e il suo regno è eterno. Ma al di là della natura, ci sono i valori spirituali che non passano.

Credenti, che cosa lasciamo ai nostri figli? C’è un’eredità spirituale da affidare loro, è quella della fede in Dio. È lui il padrone dell’universo, come pure delle nostre vite. Insegniamo ai nostri figli a vivere sobriamente sulla terra, e mostriamo loro che la nostra vera chiamata è spirituale. È per il cielo, dove si trova il Signore Gesù.

lunedì 23 novembre 2015

23 Novembre

La parola del nostro Dio dura per sempre.
Isaia 40:8

Ho conservato la tua parola nel mio cuore.
Salmo 119:11

Ho bruciato la mia Bibbia
(Tratto da “Porte aperte”, aprile 2003)

“La scena si svolge in uno stato dell’Est. Nonostante il controllo discreto delle nostre “guide”, siamo potuti entrare in quella piccola trattoria, gestita da una coppia cristiana. In fondo alla sala, abbiamo un breve intrattenimento con il nostro fratello in Cristo. Egli sembra molto scoraggiato. Ci spiega: “All’inizio, andava tutto bene; il ristorante era florido, poi, a poco a poco, si sono fatte sentire le pressioni. Eravamo l’unica famiglia cristiana della zona. La casa è stata perquisita parecchie volte dalla polizia. Ho avuto paura e ho bruciato la mia Bibbia”.
Comprendiamo la sofferenza e il dispiacere del nostro amico, e brevi, ma ardenti preghiere, salgono allora a voce bassa verso il Signore. Poi ci separiamo e ritroviamo i nostri “accompagnatori”.
Alcuni giorni dopo, prima di partire, abbiamo rivisto il nostro fratello, felici di constatare che aveva ritrovato fiducia nel suo Dio e che ci chiedeva di continuare a pregare per la sua famiglia.”

Amici cristiani d’Occidente, apprezziamo abbastanza il privilegio di poter possedere delle Bibbie in piena legalità? Approfittiamo della libertà che abbiamo di leggere questo libro senza timore? L’autore del Salmo 119 poteva dire: “Gioisco della tua parola, come chi trova un grande bottino” (v. 162). Non trascuriamo questo tesoro che Dio ci ha lasciato, e non cessiamo di pregare per tanti nostri fratelli in fede che ne sono stati privati!

La volpe e la chioccia - Luca 13:31/35

Dei Farisei vennero ad avvertire il Signore che Erode voleva farLo morire, ma era vera benignità nei Suoi confronti?

Il Signore definisce Erode “una volpe”, ma non è affatto preoccupato delle sue intenzioni perché porterà a termine il compito che Dio Gli ha affidato. Egli “morirà” a Gerusalemme non un momento prima di quello stabilito e non per volontà di Erode o di Pilato (At 2:23 – 4:27/28)

Il Signore, che è sempre il modello perfetto in ogni circostanza, ci mostra qui come niente e nessuno può distoglierLo dai Suoi propositi e, noi come Lui, dovremo essere capaci di portare sempre a termine il compito affidatoci da Dio senza essere preoccupati delle circostanze, spesso avverse, che ci circondano e tentano in ogni modo di non farci arrivare allo scopo finale.
Spesso sarà un cammino di sofferenze, ma anche di ubbidienza e comunione col Signore.

Abbiamo sempre più bisogno, al giorno d’oggi, di avere nel cuore tali principi in un mondo che vive sempre di più nell’egoismo e dove l’opinione degli altri sembra avere un ruolo preponderante nelle decisioni del singolo individuo. Avere la certezza di essere sul sentiero tracciato da Dio ed avere il fermo desiderio di compiere la Sua volontà sono il segreto per contare sul Suo aiuto, per vincere le difficoltà che si presentano sulla via dell’obbedienza.

Il Signore è arrivato allo scopo del compito affidatogli da Dio: essere la “chioccia” per i Suoi pulcini. Una chioccia contro la quale quella “volpe” di Erode non avrebbe potuto far nulla.

Come la chioccia raccoglie i suoi pulcini …” (34) è l’esempio toccante che il Signore fa delle Sue cure verso questo popolo e che sono le stesse che offre a tutti coloro che vogliono mettersi al riparo del Suo amore.
Ma voi non avete voluto” è la terribile sentenza che graverà su ogni uomo che ha rifiutato l’amore di Dio e del Suo Figlio. Responsabilità che non potrà essere evitata.


D.C.

domenica 22 novembre 2015

22 Novembre

Così dice l’Eterno: “Voi avete abbandonato me, quindi anch’io ho abbandonato voi…” Allora i principi d’Israele e il re s’umiliarono e dissero: “L’Eterno è giusto”. Quando l’Eterno vide che si erano umiliati (disse:) “Si sono umiliati; io non li distruggerò, ma concederò loro un mezzo di scampo”.
2 Cronache 12:5-7


Salvata sotto le bombe

Una giovane studentessa tedesca aveva, più di una volta, sentito l’Evangelo, ma era rimasta indifferente. Voleva vivere la propria vita, e così fece fino al giorno terribile del grande bombardamento di Amburgo, durante la seconda guerra mondiale. In poche ore la città fu trasformata in una fornace.
Nella sua fuga disperata, la ragazza, con alcune altre persone, trovò rifugio nella chiesa luterana di un paese vicino. Quelle persone, che avevano perso tutto, piangevano e si lamentavano. Il pastore scese a visitarle, ascoltò i loro lamenti e comprese la loro angoscia. Poi chiese un po’ di silenzio: “Cari amici, passando tra voi, ho sentito, nei vostri lamenti, una frase di cui vorrei parlarvi. Qualcuno di voi ha detto: Dio ci ha abbandonati! Non è vero. Vi sbagliate. Ecco la verità: Siamo noi che abbiamo abbandonato Dio!”

Raccontandoci quell’episodio, dopo cinquant’anni, colei che l’aveva vissuto aggiunse: “Ricordo solo questo delle parole del pastore, ma quella frase è stata per me come una freccia che mi ha colpita in pieno, al cuore. Al di sopra del fracasso delle bombe, Dio si rivolgeva a me, e forse era per l’ultima volta. Ho risposto alla sua chiamata e non l’ho più lasciato”.

sabato 21 novembre 2015

21 Novembre

La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.

Giovanni 1:14


La Parola è diventata carne


Mistero e gloria dell’Evangelo! Il Figlio, il Verbo eterno, non ha solo preso l’apparenza umana, è diventato lui stesso un uomo. Colui che esisteva da ogni eternità è entrato nel tempo e nella storia. Ha conosciuto tutto quello che comporta la condizione umana, tranne il peccato. S’è rallegrato, ha sofferto, ha pianto, e ha anche guarito “affinché si adempiesse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie” (Matteo 8:17).
“La Parola… ha abitato in mezzo a noi”. Il verbo “abitare” deriva qui dalla parola “tenda” o “tabernacolo”. Evoca il tabernacolo costruito nel deserto perché Dio risiedesse con il suo popolo (Esodo 25:8). Colui che stava lì, in mezzo agli uomini, era Emmanuele (nome che significa: “Dio con noi”). Apparentemente, niente distingueva Gesù da un’altra persona. Eppure, Lui era Dio stesso che andava di luogo in luogo facendo il bene (vedi Atti 10:38), s’avvicinava a quelli che soffrivano, liberava gl’indemoniati, guariva gli ammalati, prendeva in braccio i piccoli fanciulli…

Tra coloro che hanno incontrato Gesù quand’era sulla terra, non tutti hanno creduto in lui. Solo alcuni hanno saputo discernere la grandezza del Figlio unico del Padre. Giovanni Battista ha dichiarato: “Io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio” (Giovanni 1:34). Pietro ha risposto a Gesù: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Matteo 16:16). Ancora oggi, se ascoltiamo Gesù, che è la Parola diventata carne, conosceremo l’azione efficace della grazia e della verità per ricevere la vita eterna.

La porta stretta - Luca 13:22/30

Il Signore prosegue il viaggio verso Gerusalemme e insegna in ogni città e villaggio che attraversa. Momento solenne per chi ascolta: forse è l’ultima volta che il Signore passa di là e uno degli ascoltatori chiede, forse preoccupato, se i salvati saranno pochi.

La domanda fatta al Signore è molto opportuna ma ciò che è ancora più importante è di sapere chi sarebbe salvato e come lo sarebbe stato. Egli risponde dicendo che per entrare occorre uno sforzo, perché la porta è stretta, che qualcuno cercherà di entrare ma non potrà, che la porta non rimarrà aperta all’infinito  perché arriverà il momento in cui, il padrone di casa, si alzerà e la chiuderà.

Allora non si tratterà di avere privilegi, di avere goduto qualche attimo della compagnia del Signore (26) ma della realtà del cuore e il solo che li legge sentenzia: “io non so da dove venite” (25), allontanatevi da me … malfattori” (27). Occorre che ogni uomo creda col cuore riconoscendo il suo stato di peccato perché la porta è stretta e non si può passare attraverso di essa con il fardello dei peccati, ma solo spogliati di tutto ciò che fa l’orgoglio dell’uomo naturale.

Buone opere, religiosità, sapienza umana e mille altre cose possono sembrare, in apparenza, un ingresso più facile, ma la porta stretta di un Cristo crocifisso non dà accesso a chi non si è sbarazzato di queste cose. Possiamo frequentare dei credenti, partecipare a delle riunioni cristiane, essere nati da genitori credenti, ma nessuno di questi privilegi ci permetterà di entrare per quella porta.

Non ci sono due porte come non ci sono due modi per entrare prima che la porta sia chiusa. Pietro lo ricorda ai Giudei: “in nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (At 4:12).

Questa porta è ancora aperta. È il Signore che ha aperto questa porta e  nessun altro potrà chiudere ma, quando la chiuderà, nessuno potrà aprirla di nuovo (Ap 3:7).


D.C.

venerdì 20 novembre 2015

20 Novembre

Figlioli, guardatevi dagl’idoli.

1 Giovanni 5:21


Perciò, miei cari, fuggite l’idolatria. Io parlo come a persone intelligenti; giudicate voi su quel che dico.

1 Corinzi 10:14-15

Gli dèi dello stadio

Al giorno d’oggi, l’infatuazione per la competizione sportiva ha raggiunto proporzioni sorprendenti. Intere folle dedicano un vero culto a certi sport, come il calcio o il tennis. I campioni dello sport sono i nuovi dèi. Quando uno di questi idoli segna un gol o vince una partita, si verificano fenomeni di isterismo collettivo.
Il denaro ha una parte importante in questo culto. Al di là delle culture dei vari popoli e delle loro differenze, tali idoli hanno risonanza a livello mondiale. Le imprese commerciali li associano alle campagne pubblicitarie per vendere meglio i propri prodotti. Nella nostra società, le chiese si vuotano e gli stadi si riempiono. Eppure, quel culto reso agli dèi dello sport non vincola nel tempo i suoi adepti. Se il rendimento del campione diminuisce, si cambia idolo; il che corrisponde all’instabilità propria degli uomini d’oggi. Gli idoli passano e scompaiono con la loro gloria, presto sono dimenticati e sostituiti da altri.
Quello che Gesù Cristo propone non è un’emozione superficiale ed effimera, ma una pace profonda e duratura. La fede del credente lo impegna a vivere vicino al suo Salvatore e ad assomigliargli. Non si tratta neppure dell'ammirazione di un giorno, ma di una fede solida, duratura, dalle conseguenze eterne.

giovedì 19 novembre 2015

19 Novembre

Vi predichiamo che da queste vanità vi convertiate al Dio vivente.
Atti 14:15

Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse: “Una cosa ti manca!”
Marco 10:21

Una cosa so, che ero cieco e ora vedo.
Giovanni 9:25

Una cosa sola

Gli scaffali del supermercato sono colmi di articoli che attraggono i clienti, i quali, se si lasciano tentare, spesso comprano cose superflue. Già Socrate, il filosofo greco, osservando un giorno con i suoi allievi il traffico del porto di Atene, diceva: “Quante cose di cui non ho bisogno si trovano nel nostro mondo!”
Il saggio Salomone, alcuni secoli prima, usava lo stesso linguaggio: “Vanità delle vanità, tutto è vanità!… Io ho detto in cuor mio: Andiamo!… Godrai il piacere! Ed ecco che anche questo è vanità… Di tutto quello che i miei occhi desideravano io nulla rifiutai loro… ed ecco che tutto era vanità, un correre dietro al vento” (Ecclesiaste 1:2; 2:1; 2:10-11). Ma, in conclusione scrive: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l’uomo” (Ecclesiaste 12:15).
Nel mondo ci sono tante cose inutili, ma ce n’è una di cui dobbiamo assolutamente occuparci. Gesù dice a Marta, padrona di casa attiva e sollecita: “Tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria” (Luca 10:41-42). Quello che, ancora oggi, ha la priorità, è mettersi all'ascolto della parola del Signore, come aveva fatto sua sorella Maria.
L’apostolo Paolo scriveva ai Filippesi: “Ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore… Io considero queste cose come tanta spazzatura… Una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la meta” (3:8, 14).
Vale la pena tendere verso una tale meta, non è vero?

Il grande albero ed il lievito - Luca 13:18/21

Queste due parabole ci presentano il lato esteriore del regno di Dio.
Il Signore, in questa parabola, lo paragona a un “granello di senape” che cresce e diviene un albero dove trovano rifugio gli uccelli del cielo, poi, come al “lievito” messo in tre misure di farina.

Un “grande albero”, nella Parola, tipifica sempre una grande potenza o un grande personaggio (cfr. Ez 31:1/9 – Da 4:20/27) ed è quello che è diventato il regno di Dio quando, in assenza del Re, è cresciuto ed con l’ombra dei suoi rami ha dato rifugio ad ogni sorta di persone.

Un altro carattere di questo regno è presentato dal “lievito” messo nella farina.
Il “lievito” ci presenta le dottrine degli uomini che si mischiano a ciò che viene da Dio. Anziché dimorare attaccati alla Parola di Dio che ha formato il regno, gli uomini vi hanno introdotto i propri pensieri e le loro dottrine. All’inizio del cristianesimo sono stati introdotti falsi insegnamenti che si sono sviluppati e, come il lievito, hanno svolta la loro azione e “lievitato” tutta la farina.

Ecco come può apparire il cristianesimo oggi: un “regno” nel quale vi trovano rifugio e protezione ogni sorta di uomini con pensieri e dottrine che non sono conformi al pensiero di Dio.

È proprio la consapevolezza di questo stato generale delle cose intorno a noi che dovrebbe spingerci a parlare con sempre più fermezza delle verità che sono nella Parola di Dio, senza lasciarci sopraffare dal “così fan tutti”. Il fatto che su altri “rami” vi si posino degli uccelli non significa che debba essere così anche sul il nostro e questo vale sia a livello personale sia a livello collettivo.
Abbiamo, nella Parola, tutte le risorse che ci permettono di vegliare affinché nella nostra farina non vi venga introdotto del lievito che, inevitabilmente, farà la sua azione.

Vegliamo chiedendo al Signore di darci quella saggezza e quel discernimento necessari per essere vigilanti a queste cose.


D.C.

mercoledì 18 novembre 2015

18 Novembre

Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.

Giovanni 1:1-3


Nel principio era la Parola


Quale lettore della Bibbia non è stato sorpreso – ed in seguito meravigliato – dall’inizio del vangelo di Giovanni? È come un inno che celebra “La Parola”, “il Verbo”. Ci apre uno scorcio sul passato, tanto lontano quanto lo possa immaginare l’uomo, fino all’origine dei tempi, quando non c’era ancora niente di creato, quando c’era solo Dio. Ebbene, questi versetti ci dicono che già allora c’era la Parola. Così è proclamata la sua esistenza eterna; e non solo l’esistenza, ma anche la sua posizione e la sua natura. La Parola era con Dio, distinta da Dio e, nello stesso tempo, la Parola era Dio.
Ma possiamo chiederci: che cos’era questa Parola? Il testo del vangelo ci dice che è una persona. E i versetti che seguono ci rivelano che questa persona è il Signore Gesù.

Il suo nome, la Parola, sottolinea parecchi aspetti della sua gloria. Egli è il Creatore, è colui che rivela il Padre, che dà ai credenti la vita di Dio. Nell’Antico Testamento vediamo quanto sia potente la Parola di Dio: “Egli parlò e la cosa fu” (Salmo 33:6). Il Nuovo Testamento ci dice che tutto è stato creato dalla Parola, il Figlio di Dio (Giovanni 1:3; Colossesi 1:16). Attraverso la sua parola, Dio fa conoscere i suoi pensieri. E Gesù rivela il Padre e i suoi piani d’amore e di gloria. “La tua parola mi fa vivere”, diceva l’autore del Salmo 119 (v. 50). Il Nuovo Testamento ci fa conoscere Gesù, per mezzo del quale Dio dà, a chi crede, una vita nuova: la vita eterna (Giovanni 5:26).

martedì 17 novembre 2015

17 Novembre

Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.

1 Giovanni 1:5-7
 


Vivere nella luce

Dio è luce. Conosce tutti i pensieri degli uomini, e questo deve far riflettere sia il credente sia chi non ha ancora realizzato il perdono di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo.
Questo pensiero della luce di Dio rende serio e tranquillo il credente. Con la sua grazia, Dio vuole insegnargli a lasciarsi illuminare dalla verità, a evitare le vie di morte e di menzogna che ha seguito prima di diventare credente. Egli sa molto bene di essere portato a peccare e che nel suo cuore possono nascere cattivi pensieri. Allora può, come Davide, chiedere al Signore d’illuminarlo e guidarlo: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23-24).
Quanto all’incredulo, non pensi di poter sfuggire all’occhio di Dio. Bisogna che impari a dire, come la donna incontrata da Gesù vicino a un pozzo: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?” (Giovanni 4:29).

Credenti, rimaniamo nella luce di Dio, che è la conoscenza della sua Parola. Essa mette in luce i nostri moventi più segreti e ci mantiene nell’umiltà. La Bibbia mette pure in evidenza il vero carattere del mondo, che è diretto da Satana, e ce ne tiene separati. Soprattutto essa è la luce di vita che ci rivela la bontà e la misericordia del nostro Dio, che desidera che viviamo vicino a lui e con lui, per la nostra felicità e sicurezza.