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domenica 31 dicembre 2017

31 dicembre

Insegnaci dunque a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio.
Salmo 90:12

Il Signore… è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.
2 Pietro 3:9

Bilancio

Un altro anno è finito. Alcuni avranno dovuto sopportare più prove di altri. Per qualcuno, forse, esso è stato segnato dal lutto, dalla malattia, dalla disoccupazione o da altre difficoltà; ma ogni credente ha potuto sperimentare la potenza e la grazia di Dio.
Certo, dobbiamo riconoscere che abbiamo compiuto molti passi falsi e ci rincresce di non aver fatto tutte le opere buone che erano state preparate per noi, di aver chiuso gli occhi troppo spesso di fronte al dolore degli altri e di non aver pregato abbastanza.
La soluzione però non sta nel fare buoni propositi per l’anno prossimo, ma piuttosto nel fare appello alle risorse divine che il Signore ci mette a disposizione, per vivere come piace a lui.
Non dobbiamo poi dimenticare l’altra parte del bilancio: quella della bontà di Dio. Essa è ripiena dei benefici che Dio rinnova per noi ogni giorno, delle sue liberazioni e dei suoi incoraggiamenti.
Anche chi non crede è stato, senza rendersene conto, oggetto della grazia di Dio, perché nella sua pazienza Dio ha continuato a invitarlo a volgersi a lui.

Lettori, non manchiamo l’occasione che ci viene offerta per credere in Gesù Cristo; e se siamo credenti, non manchiamo le occasioni che abbiamo di testimoniare il suo amore, facendo del bene al nostro prossimo.

sabato 30 dicembre 2017

30 dicembre

“Del luogo dove io vado, sapete anche la via”. Tommaso gli disse: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?” Gesù gli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.
Giovanni 14:4-6

Gesù stesso… cominciò a camminare con loro.
Luca 24:15

In cammino con Gesù

Quando organizziamo il viaggio delle nostre vacanze, la prima domanda che ci poniamo è: “Dove andiamo quest’anno?” e in seguito: “Che itinerario seguiamo?”
Per i grandi viaggi della vita, Gesù ci invita a camminare con lui e a seguirlo. Egli cammina al nostro passo, così come ha fatto con i due discepoli che stavano andando verso Emmaus. Ogni credente, con la sua storia, le sue difficoltà, i suoi dubbi e le sue sofferenze, è sul sentiero di Cristo.
Gesù ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6). L’associazione di queste tre parole ci mostra che la verità non è una fortezza nella quale possiamo rinchiuderci, ma una via, un percorso, un tragitto, un passaggio che apre alla vita, la vita eterna.

La vera via la si percorre camminando per la via eterna, in compagnia del Signore Gesù. Il punto di partenza è il nostro incontro personale con Lui, e il proseguimento del viaggio consiste nel seguirlo senza mai perderlo di vista. Lo scopo del viaggio è raggiungerlo e vederlo “faccia a faccia” (1 Corinzi 13:12), “com’Egli è” (1 Giovanni 3:2). Restiamo del continuo in compagnia di Gesù, colui che ci ha “fatto conoscere le vie della vita” (Atti 2:28); leggendo la Bibbia e mettendo in pratica ciò che dice potremo, come allora quei due discepoli, esclamare con gioia: “Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?” (Luca 24:32).

venerdì 29 dicembre 2017

29 dicembre

L’uomo… spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un’ombra, e non dura. E sopra un essere così, tu tieni gli occhi aperti.
Giobbe 14:1-3

Queste cose dice il Figlio di Dio… le ho dato tempo perché si ravvedesse.
Apocalisse 2:18, 21

L’orologio verrà fermato

Ero di passaggio a casa di nostra figlia. Il vecchio pendolo che era stato di mia nonna suonava l’ora. All’improvviso, sentendo quel suono mi sono bloccato, quasi impietrito. Mi rividi bambino in vacanza dalla nonna, poi più adulto a casa dei miei genitori… Da cinque generazioni, lo stesso orologio batteva inesorabilmente le ore con lo stesso identico suono e la stessa regolarità.
Se abbiamo confessato davanti a Dio il nostro stato di peccatori e se abbiamo messo la nostra fiducia nella persona di Gesù Cristo, morto e risorto, possiamo attendere con tranquillità il ritorno del Signore, che ci porterà in cielo. Allora saremo con lui per sempre, in un luogo dove il tempo non avrà più fine, un luogo dove la nostra lode si eleverà verso Colui al quale dobbiamo la nostra salvezza eterna.
I miei avi, che hanno sentito i rintocchi di quel pendolo per tutta la loro vita, sono morti e per loro il tempo non ha più alcun valore. Anche per ciascuno di noi un giorno il tempo si fermerà, perché la nostra vita terrestre avrà fine.
“Se un albero cade… dove cade, là rimane” (Ecclesiaste 11:3). Con questa figura, la Bibbia ci vuole dire chiaramente che bisogna, oggi stesso, essere pronti ad incontrare Dio, perché dopo la morte non sarà più possibile.

“Volgetevi a me e siate salvati… poiché io sono Dio, e non ce n’è alcun altro” (Isaia 45:22).

giovedì 28 dicembre 2017

28 dicembre

Ricordati di tutto il cammino che l’Eterno, il tuo Dio, ti ha fatto fare.
Deuteronomio 8:2

Ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti.
2 Timoteo 2:8

Il dovere di ricordare

Si parla molto dell’importanza del ricordo e dell’obbligo di trasmettere alle nuove generazioni i grandi momenti della nostra storia passata.
Nell’Antico Testamento, Dio chiedeva agli Israeliti di ricordarsi dei fatti che avevano segnato la loro storia e di insegnarli ai loro figli. La celebrazione della Pasqua e il passaggio del Mar Rosso ricordavano che erano stati liberati dalla schiavitù che li opprimeva in Egitto (Esodo 12:27). Dovevano anche ricordare il passaggio del Giordano, le cui acque furono fermate da Dio per lasciare passare il popolo. Dal letto di quel fiume furono tolte dodici pietre che vennero messe una sull’altra sulla riva raggiunta. “Queste pietre sono per i figli d'Israele un ricordo per sempre” (Giosuè 4:7).
La Pasqua e il Giordano non riguardano solo il popolo d’Israele, ma sono la figura di un fatto che interessa tutta la storia dell’umanità, del quale anche noi dobbiamo serbare la memoria. L’agnello della Pasqua è una figura di Gesù Cristo che è stato sacrificato, subendo il giudizio di Dio al nostro posto, per liberarci dai nostri peccati (Giovanni 1:29; 1 Corinzi 5:7). Il Giordano è un simbolo della morte che Gesù Cristo ha attraversato per noi e ha vinto.

Quindi, se dobbiamo ricordarci di Gesù Cristo, lui che è venuto dal cielo e che ha sofferto per noi fino a morire per le nostre colpe, non è per onorare un Salvatore morto, perché Dio lo ha risuscitato. Ricordarci di lui significa conoscerlo come il nostro personale Salvatore vivente nel cielo e seduto alla destra di Dio (Ebrei 1:3). 

mercoledì 27 dicembre 2017

27 dicembre

Egli comanda, e fa soffiare la tempesta che solleva le onde. Salgono al cielo, scendono negli abissi; l'anima loro vien meno per l’angoscia. Traballano, barcollano come ubriachi e tutta la loro abilità svanisce. Ma nell’angoscia gridano all’Eterno ed egli li libera dalle loro tribolazioni.
Salmo 107:25-28

Previsioni

La scossa di terremoto era stata registrata, i satelliti avevano visto l’immensa onda che avanzava inesorabilmente verso la costa; eppure, in seguito per lo tsunami del 26 dicembre 2004 si contarono oltre duecentomila vittime. Anche i mezzi tecnologici più sofisticati hanno mostrato i loro limiti. In seguito a quei fatti, per scongiurare altre catastrofi simili sono stati installati dei dispositivi che avvisano la popolazione in tempo utile per mettersi in salvo. Può anche darsi che un giorno il progresso tecnologico riesca a prevedere i terremoti, i cicloni, le tempeste, ma quando saranno azionati i dispositivi, faranno tutti attenzione agli avvertimenti?
Dio, che è al di sopra di ogni cosa, ci parla dei castighi che presto si abbatteranno sulla terra. “Il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: Pace e sicurezza, allora una rovina improvvisa verrà loro addosso” (1 Tessalonicesi 5:2-3). Ma Dio ci indica anche il modo per essere salvati: “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato” (Atti 16:31). Egli si rivolge ancora oggi ad ogni creatura umana perché ci ama e ci vuole salvare dalla morte eterna.

La vera saggezza è confidarsi in lui. È per questo motivo che Dio mostra all’uomo quanto sia impotente e lo incita ad andare a lui, perché tutti lo conoscano non solo come il grande Dio creatore, ma anche come il Dio che “vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1 Timoteo 2:4).

martedì 26 dicembre 2017

26 dicembre

Metti la tua vita al sicuro: non guardare indietro e non ti fermare in alcun luogo della pianura; cerca scampo sul monte, altrimenti perirai!
Genesi 19:17

Noi… abbiamo cercato il nostro rifugio nell'afferrare saldamente la speranza che ci era messa davanti.
Ebrei 6:18

Fuggire per salvarsi la vita

È il 26 dicembre del 2004. Su una spiaggia del Sud-Est asiatico c’è una ragazzina inglese con i suoi genitori. All’improvviso la piccola avvisa tutti coloro che le sono vicini: bisogna fuggire dalla spiaggia immediatamente! Qualche minuto dopo, un’onda gigantesca si abbatte sulla baia devastando cose e persone, ad eccezione di quelli che, ascoltando l’avvertimento, avevano abbandonato la spiaggia.
Come ha potuto, quella ragazzina, prevedere il pericolo? Durante una lezione di geografia, la sua insegnante aveva parlato dello tsunami, descrivendo dettagliatamente i segni che lo precedono. Rimasta colpita dall’argomento, la giovane allieva, vedendo che il mare si stava ritirando in maniera anomala, aveva compreso il pericolo e dato l’allarme.
E noi, abbiamo preso sul serio i segni che preannunciano i giudizi di Dio? Non si tratta solo di eventi catastrofici, ma la Bibbia dice chiaramente che Dio giudicherà il male che c’è sulla terra e lo farà all’improvviso; ma prima che ciò avvenga, si potranno vedere dei segni premonitori nel degrado morale dell’umanità, nell’immoralità, nella violenza, nell’egoismo, in maniera particolare nelle famiglie (2 Timoteo 3:2-9). Dio permette che delle voci si levino per avvertire e per annunciare la sua grazia per mezzo di Gesù Cristo, prima che sia troppo tardi. Andiamo dunque al Salvatore per ottenere la vita eterna, rifiutiamo che il male domini la nostra vita personale, evitiamo ogni contatto con Satana che regna attualmente nel mondo.

Siete voi tra quelli che hanno ascoltato, creduto e che sono… fuggiti, per essere salvati?

lunedì 25 dicembre 2017

25 dicembre

L'angelo disse loro (ai pastori): “Io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore”.
Luca 2:10-11

Il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell'ombra della morte, la luce risplende.
Isaia 9:1

La Natività (2): cosa significa Natale?

Che significato diamo al giorno di Natale? È per noi un’occasione per ricordare la venuta di Gesù Cristo sulla terra (anche se la data non è precisata negli Evangeli), oppure è semplicemente un giorno che permette alle famiglie e agli amici di ritrovarsi, per fare festa e scambiarsi dei doni? In questa ricorrenza il nome di Gesù spesso non è onorato, ma piuttosto svilito.
Eppure, a distanza di venti secoli, quell’avvenimento unico mantiene tutto il suo significato. Che grande mistero l’incarnazione di Gesù Cristo! Il Figlio di Dio, creatore dei cieli e della terra, si è abbassato fino a condividere la condizione più debole e umile della sua creatura. È entrato nel mondo sotto forma di un bambino coricato in una mangiatoia, prendendo l’ultimo posto, quello che l’uomo gli ha riservato, mostrando fin da subito il suo rifiuto e la sua indifferenza. Erode ha perfino cercato di ucciderlo, ma Dio ha mandato dei pastori e degli stranieri a prendere atto dell’inestimabile valore di quel bambino. Hanno così potuto adorare colui che è il Salvatore, la luce, il Cristo, il Signore.
Che la venuta del Figlio di Dio nel mondo sia un argomento di grande gioia che illumina ancora i nostri cuori e li apra affinché lo accolgano come Salvatore e Signore.

“Il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio” (Giovanni 1:10-12).

domenica 24 dicembre 2017

24 dicembre

L'angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù”.
Luca 1:30-31

Un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: “Giuseppe,… non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio,… che salverà il suo popolo dai loro peccati”.
Matteo 1:20-21

La Natività (1): cosa dice la Bibbia?

Ritorniamo alla semplicità e alla ricchezza degli Evangeli per rivivere l’evento straordinario della nascita di Gesù Cristo. Alcuni personaggi accolgono quel piccolo fanciullo appena nato e coricato in una mangiatoia a Betlemme in Giudea. Chi sono costoro?
- Maria, umile giovane donna, che riceve l’immenso privilegio di far nascere il bambino Gesù, concepito dallo Spirito Santo, così come aveva preannunciato l’angelo Gabriele. Cosciente del favore di Dio e della sua indegnità, ella esprime la lode al suo Salvatore con un canto che inizia così: “L’anima mia magnifica il Signore” (Luca 1:46-55).
- Giuseppe, uomo giusto e pio, che seguendo le parole dell’angelo diventa suo marito e si prende cura di Maria e del fanciullo, fedele all’incarico che Dio gli ha affidato (Matteo 1:19-20; 2:13-14, 19-23).
- I pastori che facendo pascolare i loro greggi nei dintorni, sono i primi ad essere avvertiti della nascita di Gesù. Un angelo appare loro e vedono l’esercito celeste che loda Dio. Immediatamente si mettono in cammino e vanno a vedere il neonato, e se ne tornano glorificando Dio per tutto ciò che avevano visto e udito (Luca 2:8-20).
- Più tardi arrivano i magi d’oriente che, guidati da una stella particolare, arrivano a quella stalla, dove adorano il Figlio di Dio e gli offrono i loro preziosi doni: oro, incenso e mirra (Matteo 2:1-12).

- Gli angeli, al servizio di Dio, che contemplano il loro Creatore in quel fanciullo appena nato, in “Dio manifestato in carne”, e si rallegrano e annunciano il piano di Dio (Luca 2:10-14).

sabato 23 dicembre 2017

23 dicembre

In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo.
1 Giovanni 4:9

Salvatore adorabile

Perché suo Padre il Signore lasciava
e nostra sorte voleva subir?
E perché mai questa terra guardava
E vi scendeva a soffrire e a morir?
Per noi, discese dal cielo infinito
dove splendeva d’eterno splendor,
e sulla croce il giudizio ha subito,
vittima santa, il divin Salvator.

Perché Gesù nasce in tale indigenza,
Lui che del mondo è il sovran possessor?
E in una reggia ed in somma opulenza
qual Re dei re non riceve gli onor?
Nacque Gesù, dai regnanti ignorato,
in una stalla ed amò povertà,
per insegnare, o Maestro adorato,
a noi credenti la vera umiltà.

Perché Gesù sulla terra incontrava,
Lui santo e puro, e il disprezzo e il dolor?
E l’uomo in croce alla fin l’inchiodava,
benché innocente, qual vil malfattor?
Il sacrificio suo santo ora toglie
tutte le colpe a chi crede al Vangel;
e chiunque crede il Signore lo accoglie,

gli fa gustare le gioie del ciel.

giovedì 21 dicembre 2017

22 dicembre

Gesù ad alta voce esclamò…: “Io son venuto come luce nel mondo”.
Giovanni 12:44,46

Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori.
1 Timoteo 1:15

“È venuto nel mondo”
(Efesini 2:17)

Per Dio, il tempo non si misura, perché non ha né inizio né fine. Il tempo ha avuto inizio quando Dio ha creato il giorno e la notte, i mesi e gli anni, ed è stato contrassegnato da grandi avvenimenti come la creazione dell’universo, il diluvio, la confusione delle lingue; nel prossimo futuro ci saranno il rapimento dei credenti, il regno di mille anni di Cristo e il giudizio finale. Tuttavia, il susseguirsi dei secoli è diviso in due sole parti, il cui centro è un evento unico e straordinario: la venuta di Cristo sulla terra, “Dio manifestato in carne” (1 Timoteo 3:16). Anche l’umanità divide la sua storia in “avanti Cristo” e “dopo Cristo”.
Il Figlio di Dio è venuto sulla terra per portare a compimento il grande disegno di Dio, cioè riconciliare con sé l’uomo peccatore. Concepito dallo Spirito Santo e nato da una donna, si è fatto uomo per poter morire per la salvezza di tutti coloro che credono. “Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio” (Galati 4:4), ed Egli è venuto. Fino a quel momento, gli uomini di fede vivevano con la promessa della sua venuta; la donna Samaritana disse a Gesù: “Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa”. Gesù le disse: “Sono io, io che ti parlo!” (Giovanni 4:25-26).

Lo avete incontrato anche voi lettori? Avete ascoltato e creduto alla sua parola? Vi siete appropriati della salvezza che ancora oggi Egli vi offre?

21 dicembre

Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel terreno, e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come.
Marco 4:26:27

Lavoro misterioso

Gesù fece un meraviglioso paragone perché i discepoli capissero in cosa consiste attualmente il “regno di Dio”. Esso è come il granello di frumento che germoglia in modo invisibile, e che fa spuntare prima gli steli, poi le spighe mature della futura raccolta.
Gesù stesso ha seminato con fatica, come dice il Salmo 126:6: “Se ne va piangendo colui che porta il seme da spargere…” Ha faticato e ha sofferto sotto il peso delle nostre miserie, spingendo la sua attività fino al punto di dare la sua vita per noi, fino ad essere Egli stesso quel granello di frumento che, caduto in terra, muore per dare vita a dei nuovi esseri (Giovanni 12:24).

Da allora, il mondo è sempre più alla deriva, e il peccato con le sue conseguenze continuano a farsi strada in ogni luogo. Il regno di giustizia e di pace che Gesù aveva annunciato non si è ancora stabilito in modo visibile, ma ogni giorno un lavoro misterioso si compie; la potenza di una vita nascosta, ma vittoriosa, agisce: è lo Spirito di Dio che fa “nascere di nuovo” tutte le anime di quelli che credono al Vangelo. Esse entrano così per fede a far parte di questo “regno di Dio”, che non attira l’attenzione delle folle ma che si va completando, fino al giorno in cui Gesù ritornerà per prendere tutti i suoi riscattati e introdurli nella casa del Padre. Dopo questo evento straordinario, Egli trionferà definitivamente sui suoi nemici, stabilendo sulla terra un regno visibile. Fino a quel momento, i credenti sono, come è stato lui, stranieri in questo mondo.

mercoledì 20 dicembre 2017

20 dicembre

(Gesù Cristo) il Figlio di Dio… mi ha amato e ha dato se stesso per me.
Galati 2:20

Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi.
Efesini 5:2

Getsemani (2)
(Giovanni 18:1-11)

L’evangelista Giovanni ci descrive Gesù come il glorioso Figlio di Dio. Diversamente da Luca, Giovanni non ci parla di Gesù in preghiera, né dell’angoscia del Getsemani, ma ci mostra solo con quale dignità, ben al di sopra delle circostanze e della bassezza mostratagli dagli uomini, Egli esce da quel giardino.
In quella notte, dei soldati lo attendevano con lanterne torce e armi. A guidarli c’era Giuda, che darà nelle loro mani il suo Maestro tradendolo con un bacio. Gesù sarebbe potuto fuggire lasciando quegli uomini attoniti e confusi, oppure avrebbe potuto farli morire all’istante; ma era venuto per offrirsi in sacrificio e ha compiuto la sua opera fino in fondo. Egli andò loro incontro chiedendo: “Chi cercate?” Gli risposero: “Gesù il Nazareno”. Gesù rispose: “Sono io.” Allora, come annunciato dalle profezie (Salmo 27:2), i soldati indietreggiarono e caddero a terra. Perché non riconoscevano la gloria di colui che stavano arrestando? La sua potenza che li fa cadere a terra e il suo amore che li risparmia, non doveva farli riflettere? Ma erano accecati dall’odio e dalla ribellione contro Dio.

Gesù, determinato nel suo cammino di ubbidienza a Dio suo Padre e pieno d’amore per i suoi discepoli, dichiara: “Se dunque cercate me, lasciate andare questi”. A quel punto, padrone della situazione, Gesù va verso di loro. Non sono gli uomini che lo prendono, ma è lui che si è dato per andare poi su quella croce che lo ha fatto diventare il Salvatore di tutti coloro che credono in Lui.

martedì 19 dicembre 2017

19 dicembre

“Ecco, vengo… per fare, o Dio, la tua volontà”.
Ebrei 10:7

(Gesù Cristo) imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì.
Ebrei 5:8

Getsemani (1)
(Luca 22:39-44)

L’Evangelo secondo Luca ci presenta il Signore Gesù sotto un aspetto particolare: quello di un uomo perfettamente ubbidiente. Qualche ora prima di quel processo sommario che si concluse con la sua condanna, il Signore Gesù si recò coi suoi discepoli in un giardino chiamato Getsemani. Allontanatosi un po’ da loro per pregare il Padre, si immerse in una preghiera così intensa che “il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue”. Per salvare gli uomini, lui che è senza peccato, accettò dalla mano del Padre quello che Lui definisce “un calice” al quale doveva bere, simbolo di tutto ciò che avrebbe dovuto soffrire sulla croce a causa dei nostri peccati. Dalla sua morte in croce, Dio ne sarebbe uscito glorificato, e Satana vinto.
Gesù sapeva che per espiare il peccato doveva pagare il prezzo dell’abbandono di Dio. Che angoscia ha provato al pensiero che Dio, che aveva servito così fedelmente, stava per abbandonarlo! “Con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte” (Ebrei 5:7). Egli ha anche chiesto a suo Padre di essere risparmiato da quel “calice” di sofferenza, ma ha aggiunto, in perfetta sottomissione: “Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta”. Il Signore Gesù, dopo quel momento di intensa comunione con il Padre, si rialzò, pronto a compiere l’opera per la quale era venuto.
Come i suoi discepoli, che erano presenti ma addormentati, anche noi non riusciamo a comprendere l’angoscia del Signore, ma possiamo ringraziarlo e adorarlo con tutto il cuore.

(segue e si conclude sul foglietto di domani)

lunedì 18 dicembre 2017

18 dicembre

E Paolo: “Piacesse a Dio che… non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di queste catene”.
Atti 26:29

Un prigioniero più felice dei suoi giudici

L’apostolo Paolo, incatenato, era davanti a un tribunale presieduto dal governatore romano Festo e dal re Agrippa. Egli rendeva testimonianza della sua fede in maniera così convincente che il re, nascondendo il proprio turbamento con l’ironia, gli disse: “Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?” (Atti 26:28). L’intrepido apostolo ribatté: “Piacesse a Dio che, con poco o con molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di queste catene” (Atti 26:29).
Il prigioniero era più felice di tutti quelli che lo ascoltavano, perché avendo creduto nel sacrificio di Cristo, era felice dello stato in cui si trovava e dell’opportunità che aveva di testimoniare della sua fede.
Quest’uomo felice, Paolo, era stato un tempo, come egli stesso scrive, il peggiore dei peccatori. Non era stato un immorale o un irreligioso; anzi, osservava la legge giudaica, nella quale era stato educato nel modo più rigoroso, con la convinzione di essere gradito a Dio, ma perseguitava accanitamente coloro che erano fedeli a Gesù.

Ebbene, è proprio da una tale persona che Dio ricava un fedele messaggero della sua misericordia, e allo stesso tempo un esempio di umiltà e di attaccamento a Cristo.

domenica 17 dicembre 2017

17 dicembre

Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato… Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.
Isaia 53:4-5

“È grave, dottore?”

A nessuno piace ammalarsi, e coloro che sanno di essere affetti da una malattia che può portare alla morte, hanno ben motivo di essere inquieti. Alcuni si sforzano di essere ottimisti per non pensarci, ma nessuno prenderebbe alla leggera la diagnosi se sapesse che esiste un rimedio veramente efficace per il suo male.
La Bibbia ci dice che siamo tutti malati per aver disobbedito a Dio, e che la nostra malattia, il peccato, è mortale. Non è una buona notizia, ma che lo vogliamo o no, che lo riconosciamo o no, siamo tutti sotto il peso di una terribile condanna. Dobbiamo allora, come il pesce preso all’amo, dimenarci per salvarci la vita? Tutti i nostri sforzi risulterebbero vani.
Perché negare l’evidenza e rifiutare l’avvertimento di Dio, che ha messo a nostra disposizione il rimedio per guarire la nostra malattia? Egli ha dato Gesù Cristo il Salvatore, che si è caricato dei nostri peccati. È lui che ha accettato di essere punito al nostro posto ed ha confessato i nostri peccati come fossero i suoi. Gesù Cristo è stato “fatto peccato per noi”, è stato condannato da Dio sostituendosi all’uomo colpevole e subendo come conseguenza la morte sulla croce.
Gesù però non è solo morto, ma è anche risuscitato. Per chi crede in lui, la morte non ha più potere perché la sua colpa è scomparsa, per sempre. Davanti al credente si apre un orizzonte di grazia perfetta e illimitata.

Se sono legato a Gesù per l’eternità, troverà Egli la mia vita di ogni giorno coerente col mio nuovo stato di figlio di Dio?

sabato 16 dicembre 2017

16 dicembre

Colui che ha fatto l’orecchio forse non ode? Colui che ha formato l’occhio forse non vede? L’Eterno conosce i pensieri dell’uomo.
Salmo 94:9,11

Così parla l’Eterno, Dio…: “Ho udito la tua preghiera”.
2 Re 20:5

Dio ci ascolta

Pregare non significa recitare a memoria delle frasi ben confezionate. La preghiera è tale quando ci rivolgiamo spontaneamente a Dio, come un bambino parla con suo padre, con fiducia e rispetto. In ogni parte del mondo, milioni di persone possono parlare al Signore contemporaneamente; nessun nostro pensiero, nessuna parola, sfugge alla sua onniscienza. Questo concetto lo troviamo in molti salmi di Davide: “Tu comprendi da lontano il mio pensiero... conosci a fondo tutte le mie vie. Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua che tu, Eterno, già la conosci appieno” (Salmo 139:2-4). “L’Eterno guarda dal cielo; egli vede tutti i figli degli uomini; dal luogo della sua dimora osserva tutti gli abitanti della terra” (Salmo 33:13-14).
Pregare, vuol dire esporre a Dio i nostri pensieri, i nostri problemi ed anche dirgli grazie. Pregare, è avere la certezza che Egli ci ascolta e che risponderà ai bisogni secondo la sua perfetta conoscenza di ciò che è bene per ciascuno dei suoi. Egli ci parla per mezzo della sua Parola, la Bibbia, e vuole che noi gli parliamo per mezzo della preghiera. Dio è amore, e il fatto che ci ascolta ne è una prova.

Gesù Cristo, incarnazione di Dio, è l’unico mediatore (o intermediario) tra Dio e l’uomo (1 Timoteo 2:5). I credenti sono felici di indirizzare le loro preghiere a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Gesù insegna ai suoi anche ad indirizzarsi a Dio come al Padre che ha loro rivelato, e li incoraggia dicendo: “Il Padre stesso vi ama” (Giovanni 16:27).

venerdì 15 dicembre 2017

15 dicembre

Si grida per le molte oppressioni… ma nessuno dice: “Dov’è Dio, il mio Creatore, che nella notte ispira canti di gioia?”
Giobbe 35:9-10

Grida senza seguito

“Chi tra di voi che gridate a gran voce le miserie del mondo, sarebbe disponibile a mettersi in gioco personalmente, dedicando la propria vita a lavorare, e pagare, per il benessere dei bisognosi che gli stanno attorno? Invece, solo delle grida non portano a nulla!” (tratto da un editoriale)
Nella nostra società, molte voci si levano per denunciare le ingiustizie, le violenze e le guerre, e a volte siamo sconvolti e reagiamo di fronte a tali cose. Certe opere di generosità, che conosciamo attraverso i media, mostrano una reale attenzione per i problemi del mondo, ma spesso restano senza seguito.
Il problema principale di tutta l’umanità, quello che sta alla base di ogni miseria e ingiustizia, è la presenza del peccato nel cuore di ogni essere umano. Gesù Cristo, Figlio di Dio, uomo perfetto e senza peccato, è stato pieno di compassione verso gli uomini, ma non ha dato loro solo dei buoni consigli o proposto delle soluzioni astratte. No, Gesù Cristo è venuto dal cielo per immedesimarsi nella nostra condizione di uomini, e la nostra miseria gli è costata la vita.
Egli è morto affinché noi fossimo liberati dal peccato e perché Dio potesse adottarci come suoi figli tanto amati. Il suo grido a Dio, per chiedere il perdono dei colpevoli, non è rimasto senza risposta. Oggi, tutti quelli che mettono la loro fiducia in Gesù Cristo, credendo nel suo sacrificio d’amore, sono salvati per l’eternità, e possono sperimentare, fin da subito, la vittoria sul male che c’è in loro e la forza di compiere il bene per mezzo dello Spirito Santo.

giovedì 14 dicembre 2017

14 dicembre

Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l’uccise.
Genesi 4:8

(I fratelli di Giuseppe) dissero l’uno all’altro: “Uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne”.
Genesi 37:19-20

Essi mi hanno reso male per bene, e odio in cambio di amore.
Salmo 109:5

Odio in risposta all’amore

Di uomini come Caino, o come i fratelli di Giuseppe, ne troviamo lungo tutta la storia dell’umanità. Da sempre la gelosia, la cupidigia e la sete di potere hanno spinto certi uomini a commettere omicidi. Anche ai giorni nostri i media sono pieni di simili drammi, che colpiscono sia l’individuo che la collettività.
Ma un giorno si scatenò il più grande gesto di odio contro l’amore più grande. Il Figlio di Dio è venuto nel mondo per salvare gli esseri umani; ha fatto loro del bene, li ha nutriti, guariti e consolati, ma com’è stato accolto? Dicevano tra loro: “Costui è l’erede; venite, uccidiamolo… Così lo presero, lo uccisero" (Marco 12:7-8). Gli uomini hanno inventato delle false testimonianze per condannarlo, lo hanno offeso e lo hanno maltrattato; poi lo hanno inchiodato su una croce come un malfattore. Nel culmine della sua follia il popolo, che stava attorno alla croce, ebbe il coraggio di dire: “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli” (Matteo 27:25).

Ma la cattiveria dell’uomo non ha prevalso sull’amore di Dio, perché quel sangue reclamato dall’odio e dalla ribellione ha portato la salvezza a chiunque crede. Gesù ha dato la sua vita per espiare i peccati di tutti coloro che mettono la loro fiducia in lui. “In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia” (Efesini 1:7). Quanto è meraviglioso l’amore di Dio!

mercoledì 13 dicembre 2017

13 dicembre

Il Figlio dell'uomo (Gesù) sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi. Essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, i quali lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e l’uccideranno; ma, dopo tre giorni, egli risusciterà.
Marco 10:33-34

Non hai saputo le cose che sono avvenute a Gerusalemme?
Luca 24:13-35

Due giorni dopo la crocifissione di Gesù, due discepoli lasciarono Gerusalemme per tornarsene al loro villaggio. In cammino discutevano tra loro sui fatti appena accaduti ed erano tristi, perché si aspettavano un Messia glorioso, che invece era stato ucciso.
Eppure, qualche giorno prima, Gesù aveva avvertito i suoi discepoli, come leggiamo nel versetto di oggi, ma essi non avevano capito. Il Signore, li lascerà in quello stato? No, li raggiunge e unendosi a loro sulla via di Emmaus fa delle domande: “Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?” Uno dei due risponde: “Tu solo, tra i forestieri, stando in Gerusalemme, non hai saputo le cose che vi sono accadute in questi giorni?” Allora il Signore pazientemente spiega loro che tutto ciò che era accaduto era stato annunciato molto tempo prima dalle Scritture. Mostra loro che il Cristo doveva soffrire prima di entrare nella gloria, e che la sua morte faceva parte del piano di redenzione di Dio.
Allora i loro occhi si aprono e lo riconoscono: Gesù Cristo è risuscitato! La loro tristezza scompare perché comprendono che Gesù si era lasciato crocifiggere per la loro salvezza, e che la sua risurrezione era la garanzia della loro vita eterna.

Questo avvenimento non è semplicemente un fatto storico; ma a Gerusalemme, su quella croce, Cristo è morto anche per voi e per me. Qual è il vostro apprezzamento di questa grandiosa opera d’amore?

martedì 12 dicembre 2017

12 dicembre

“Va’, proclama queste parole verso il settentrione, e di’: Torna, o infedele Israele”, dice l’Eterno; “io non vi mostrerò un viso accigliato, poiché io sono misericordioso, dice l’Eterno, e non serbo l'ira per sempre”.
Geremia 3:12

Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te”.
Luca 15:18

Ritornare a Dio

Nel giardino di Eden, al principio della storia dell’umanità, Adamo ed Eva parlavano liberamente e senza alcuna paura con il loro Creatore. Poco dopo infransero l’unica regola che Dio aveva loro dato, e da quel momento cercarono di evitare di incontrarlo nascondendosi.
Può darsi che anche noi abbiamo lo stesso atteggiamento, ma fintanto che fuggiamo da Dio la nostra vita rimane vuota e priva di significato. Ma Dio, che non vuole lasciarci in quello stato, come ha fatto con Adamo fa lo stesso con noi; ci cerca e ci dice: “Dove sei?” Vuole correggere la nostra tendenza a sfuggirlo e ci invita a ritornare.
Per ritornare a Dio, bisogna prima di tutto rientrare in sé stessi. “Ritorna al tuo cuore e da lì a Dio, poiché la strada è breve tra il tuo cuore e Dio”, scrisse Sant’Agostino. Non dobbiamo aver paura di fare queste due tappe, perché non possiamo vivere solo di fughe nel lavoro, nelle distrazioni, nella ricerca della ricchezza. È fondamentale fare il punto della nostra vita per capire dove siamo.

Però, non fermiamoci lì rischiando di rimanere tristi e amareggiati, ma mettiamoci all’ascolto di Dio, leggendo la Bibbia e pregando. Crediamo nel suo amore e riceviamolo in noi; solo così potremo confidare pienamente in lui e non sentiremo più la necessità di nasconderci. La relazione che vivremo con Dio sarà una fonte di pace e di serenità durante tutta la nostra esistenza, e cammineremo finalmente nel sentiero della vera libertà. 

lunedì 11 dicembre 2017

11 dicembre

(Gesù disse:) “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”.
Giovanni 5:24

Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male.
2 Corinzi 5:10

Bisogna avere paura del tribunale di Dio?

I due versetti di oggi affermano che il credente dovrà comparire davanti al tribunale di Cristo, ma non per essere giudicato. Come conciliare questi versetti? Notiamo che il secondo parla solamente di una comparizione, e non di un giudizio.
Solo colui che non ha creduto in Cristo dovrà comparire in giudizio davanti al tribunale di Dio (Romani 14:10; Apocalisse 20:12), e là sarà condannato. Le opere buone che avrà fatto in vita non potranno in alcun modo cancellare il male che avrà commesso.
Invece chi ha accettato Gesù Cristo non andrà in giudizio, perché il castigo che meritavano i suoi peccati lo ha già subìto il suo Salvatore alla croce. Ciononostante, ogni credente comparirà davanti al tribunale di Cristo affinché tutta la sua vita, tutte le sue azioni palesi o nascoste, siano messe in luce. Nessuna condanna, ma una perdita di premio proporzionata al male commesso e una ricompensa per tutto il bene che avrò fatto per Lui, persino un semplice bicchiere d’acqua dato nel suo nome.
Il pensiero del tribunale non terrorizza i credenti, perché il Giudice che vi siederà sarà il loro Salvatore, colui che ha pagato per i loro peccati. In presenza della sua grazia perfetta, comprenderò la gravità del peccato, ma anche l’immensità del suo amore divino.

Questa prospettiva dev’essere uno stimolo per me, perché mi fa prendere coscienza della serietà della vita, e mi incoraggia a vivere più vicino al Signore.

domenica 10 dicembre 2017

10 dicembre

Ecco, vengono i giorni, dice il Signore, DIO, in cui io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete d'acqua, ma la fame e la sete di ascoltare la parola dell’Eterno… correranno qua e là in cerca della parola dell’Eterno, ma non la troveranno.
Amos 8:11-12

Dove sono le Bibbie?

In molti paesi non c’è libertà religiosa, la Bibbia è un libro raro. Certi credenti cristiani sarebbero disposti a pagare diversi mesi di salario pur di procurarsene una, così ricopiano a mano qualche pagina del santo Libro.
Nel nostro paese, invece, in una casa possono esserci anche cinque o sei Bibbie; ma dove sono? Una forse è dentro a uno scatolone in soffitta, un’altra nel baule dei ricordi del nonno, un’altra in libreria ma non si sa bene dove…
Ma la domenica, quando si va in chiesa, bisognerebbe pure averne una! La domenica? Non pensateci nemmeno! È l’unico giorno in cui si può dormire fino a tardi e poi approfittare per svagarsi.
E la sera dopo cena non si dovrebbe fare una lettura in famiglia? Impossibile; i ragazzi hanno da finire i compiti, e poi c’è sempre un programma in televisione che non si vuole perdere.
Si prende in mano il portafogli dieci volte al giorno, per mettervi o togliervi denaro, ma la Bibbia non la si tocca mai. Eppure tutti, un giorno, lasceranno i loro soldi, le loro automobili, la loro casa confortevole… ma avranno trascurato la Parola che dimora in eterno. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, ha detto Gesù Cristo (Matteo 24:35).
Non è possedendo una Bibbia che si è salvati, ma è credendo e ubbidendo a ciò che quel libro contiene.

Dov’è la vostra Bibbia? La leggete?

sabato 9 dicembre 2017

9 dicembre

Dio è amore.
1 Giovanni 4:8

Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto.
1 Giovanni 4:16

Credo in Dio che mi insegna ad amare
Testimonianza

«Io credo in Dio, del quale conosco la presenza sorprendentemente costante. Egli mi è vicino nei miei interrogativi e nei miei dubbi. Sì, proprio lui, il Dio che si è fatto uomo, il Dio vivente che ha vinto la morte con la risurrezione.
Io credo in lui perché vivo della gioia che accompagna la consapevolezza dei suoi doni. Gioia che non è intaccata dalla conoscenza delle mie colpe, perché metto la mia fiducia nella compassione e nella fedeltà di Gesù Cristo il Redentore.
È principalmente nella sofferenza che ho imparato a confidare interamente in Dio; nella sofferenza più dura, quella che proviamo quando soffrono coloro che amiamo, ma non possiamo far nulla per aiutarli. Di fronte a tali situazioni, ogni capacità umana diventa assurda e inefficace. Con questa sensazione di impotenza, ho potuto trovare la pace solo nell’amore di Cristo, accettando di seguirlo. Da soli, pur amando, non riusciamo a dare ciò che vorremmo. Ho bisogno di sottomissione oltre che di amore.
Non posso vivere senza amore, ma senza l’aiuto di Dio non posso sperare di poter amare. Anche “se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente” (1 Corinzi 13:3).
La mia speranza in Dio si esprime con la preghiera che, per quanto debole essa sia, è l’esperienza della comunione che porta al Dio che cerco, a Lui che mi insegna ad amare.»

M.M.

venerdì 8 dicembre 2017

8 dicembre

L'amore non invidia.
1 Corinzi 13:4

Anche noi un tempo eravamo insensati… vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
Tito 3:3

Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell’ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza.
1 Pietro 2:1

L’amore non è invidioso

Semplice riflessione: Amare qualcuno, significa volere il suo bene. Non amarlo, significa volere il suo male, o semplicemente essere indifferenti a ciò che gli capita. Essere invidiosi (o gelosi), significa desiderare per sé ciò che un altro possiede, o perfino adoperarsi perché l’altro ne venga privato. Se c’è amore, invece, quando si vede qualcuno che riesce bene, o che è pieno di talento, si è felici per lui. L’amore si rallegra del bene degli altri. Amare, vuol dire mettere gli altri prima di sé, mentre essere invidiosi è pensare prima di tutto a sé stessi.
L’invidia non è una colpa minore o inoffensiva, perché può avere conseguenze terribili. È perché erano gelosi di Giuseppe che i suoi fratelli lo vendettero schiavo in Egitto (Genesi 37; Atti 7:9); sempre per invidia i capi religiosi diedero Gesù in mano a Pilato (Matteo 27:18). Possiamo trovare molti altri esempi nella Bibbia, ma vi sono migliaia di casi simili nella vita delle famiglie, delle aziende e dei governi delle nazioni.

Amici credenti, ogni volta che ci rendiamo conto di avere un sentimento di invidia nel nostro cuore, possiamo stare certi che non è l’amore che lo fa nascere. Dobbiamo respingerlo, e sarà più agevole se pensiamo al Signore Gesù, “il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso… facendosi ubbidiente fino alla morte” (Filippesi 2:6-8). Che modello d’amore e di rinuncia abbiamo in lui!