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domenica 31 luglio 2016

31 Luglio

Il diritto non riesce ad avvicinarsi; la verità è scomparsa, e chi si allontana dal male si espone ad essere spogliato.
Isaia 59:14-15

Dal più piccolo al più grande, sono tutti quanti avidi di guadagno…; tutti praticano la menzogna.
Geremia 6:13

Trasparenza

Quelli che occupano posizioni di responsabilità ci assicurano trasparenza in tutte le loro attività. Eppure emergono sempre nuovi scandali, e tanti altri non saranno mai svelati, che toccano talvolta persone molto stimate. L'uomo preferisce le tenebre alla luce (Giovanni 3:19). Pecca e si nasconde. Si nasconde agli occhi dei suoi simili, ma non riuscirebbe a nascondersi agli occhi di Dio: "Potrebbe uno nascondersi in luogo occulto in modo che io non lo veda?" dice l'Eterno (Geremia 23:24). “Non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto” (Ebrei 4:13). Pensiamo allo sguardo di Dio piuttosto che a quello degli uomini. Verrà il giorno in cui Dio metterà in luce le cose nascoste e manifesterà i profondi moventi che ci hanno fatto agire (1 Corinzi 4:5).
Per il credente, questa rivelazione davanti al tribunale di Cristo manifesterà l’immensità della grazia divina che, in virtù del sacrificio di Cristo, ha perdonato tutti i suoi peccati. Ma quando l’incredulo sarà davanti al giudizio supremo, dovrà rendere conto di tutti i suoi peccati, poiché avrà rifiutato la grazia di Dio.
Ancora oggi, questa grazia ci spinge al ravvedimento. Non dobbiamo temere di lasciarci penetrare da questa luce divina, la sola che produce una trasparenza reale. È Gesù che ce l’ha rivelata. Per tutti quelli che si lasciano penetrare, essa è grazia e verità.




sabato 30 luglio 2016

30 Luglio

(Gesù disse:) “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva”.
                                                      Giovanni 7:37

“Chi crede in me non avrà mai più sete”.
Giovanni 6:35


Conversazione vicino a una fontana

Leggere Giovanni 4

“Gesù, affaticato dal viaggio, stava seduto sull’orlo della fontana. Era circa la sesta ora (mezzogiorno). Una donna samaritana viene ad attingere acqua.- Dammi da bere, le chiede Gesù.- Come? Tu che sei Giudeo, chiedi da bere a me che sono samaritana?- Se tu conoscessi chi è che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva.- Signore, tu non hai nulla per attingere…; da dove avresti dunque quest’acqua viva?- Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete.- Signore, dammi di quest’acqua.- Va’ a chiamare tuo marito e vieni qua.- Non ho marito- Hai detto bene… perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora non è tuo marito.- Vedo che tu sei un profeta. Io so che il Messia, che è chiamato Cristo, deve venire.- Sono io, io che ti parlo” (dal vangelo di Giovanni 4: 6-42).Quella donna aveva cercato la felicità in questo mondo, ma aveva trovato solo delusioni, e forse si vergognava anche di se stessa. Uno Straniero, venuto dal cielo, l’aspettava per recarle la vera felicità, e quell’uomo era il Figlio di Dio. Voi, l’avete incontrato?

venerdì 29 luglio 2016

29 Luglio

Ascolta, o Eterno!… Sii tu il mio aiuto. Tu hai mutato il mio dolore in danza… e mi hai rivestito di gioia, perché io possa salmeggiare a te, senza mai tacere. O Eterno, Dio mio, io ti celebrerò per sempre.
Salmo 30:10-12

La cantante che non poteva cantare

Claudia è nata in Cile, in una famiglia povera, ma cristiana. Lì aveva udito parlare di Dio, ma non aveva veramente creduto a Dio. Già nella scuola elementare era appassionata di canto; in seguito, diventò cantante d’opera ed ebbe successo nel suo paese.
Una sera doveva cantare “Il Messia” di Handel, magistrale opera musicale composta in inglese, sulla vita di Gesù. Ma Claudia era preoccupata perché le sarebbe piaciuto essere sincera in quello che doveva cantare. Inoltre la maggior parte del suo uditorio non avrebbe capito il testo. Claudia fece dunque delle pratiche perché le fosse data una traduzione in spagnolo, ma non ebbe successo. Queste delusioni la portarono a riflettere sulla sua vita e capì che Dio le stava parlando. Chiese dei libri cristiani a suo padre e, poco dopo, trovò la fede.
Ormai la corsa alla celebrità non le interessava più. Non desiderava più cantare per essere adulata dalle folle. Insistendo, riuscì a liberarsi da tutti i suoi contratti, tranne uno. Allora supplicò il Signore: “Tu sai che ho ancora un contratto, ma sai anche che non voglio più cantare” Due giorni prima del concerto, gli organizzatori le telefonarono che avevano dovuto annullarlo. Che felicità! Dio aveva udito la sua preghiera.
Così Claudia ha rinunciato a cantare le “opere” del mondo. Dio desiderava molto di più per lei. Oggi ella mette il suo talento nel cantare al servizio del Signore: canta la sua gioia, una gioia che viene da Dio.

giovedì 28 luglio 2016

28 Luglio

L’Eterno chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”
Genesi 3:9

“Dove hai spigolato oggi? Dove hai lavorato?”
Rut 2:19


Siamo nel posto in cui Dio ci vuole?

Lot, seduto alla porta di Sodoma, sapeva bene di non poter essere approvato da Dio. “Si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta” a causa delle azioni ignobili degli uomini della città (2 Pietro 2:7-8). Eppure rimaneva lì. È stato necessario l’intervento di due angeli per farlo sfuggire al giudizio che stava per abbattersi su quella gente.
- Davide, inseguito da Saul, si è rifugiato addirittura da Achis, un re nemico; non ha trovato altro mezzo che fingere di essere pazzo per salvarsi la vita (1 Samuele 21:11-15).
- Giona, mandato dall’Eterno a Ninive per predicare il pentimento, ha disubbidito ed è fuggito in nave verso Tarsis. Conosciamo il seguito della storia: Dio ha mandato una tempesta e preparato un grosso pesce per salvare la vita di quel profeta disubbidiente, gettato in mare dai marinai.
- Pietro, trattenendosi con quelli che avevano catturato Gesù, ha nascosto la propria identità, ha rinnegato il suo Maestro (Giovanni 18:12-27). Dopo la risurrezione, il Signore l’ha incontrato parecchie volte per perdonarlo e ristabilirlo nella pace e nella comunione.

- Ma noi siamo dove ci vorrebbe Dio, nel nostro ambiente famigliare, nella nostra attività professionale, nel nostro servizio per lui? Il nostro Dio è pieno di grazia, e non vorrà lasciarci in una situazione che ci privi della sua benedizione o che lo disonori. Non obblighiamolo ad impiegare dei “mezzi pesanti” per liberarci. “Esaminiamo la nostra condotta, valutiamola, e torniamo al Signore” (Lamentazioni 3:40).

mercoledì 27 luglio 2016

27 Luglio

Sappiate che il Figlio dell’uomo (Gesù) ha sulla terra autorità di perdonare i peccati.
Matteo 9:6

Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.
1 Giovanni 5:13

Non sapete?

Dio non era obbligato a far conoscere agli uomini peccatori i suoi piani. Avrebbe potuto lasciarli nell’ignoranza; essi avrebbero così trovato un pretesto per discolparsi. Ma Dio si è fatto conoscere. Ha parlato agli uomini in parecchi modi e parla loro ancora.
L’uomo deve innanzi tutto riconoscere l’esistenza di Dio. L’uomo è inescusabile se non la discerne nel creato (Romani 1:20). “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani” (Salmo 19:1).
L’uomo deve anche sapere che Dio, santo e giusto, non può ricevere il peccatore. “Le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio” (Isaia 59:2).
La Bibbia, Parola di Dio, ci insegna anche che Dio è amore, e che ha tanto amato gli uomini da volerli salvare. Ma per salvare e giustificare dei peccatori e renderli adatti per abitare nella dimora santa di Dio, occorreva un’opera di riscatto che manifestasse perfettamente tutti i caratteri di Dio, la sua santità, la sua giustizia e il suo amore. Quest’opera è stata compiuta da Cristo, il giusto morto per gli ingiusti, per condurci a Dio (1 Pietro 3:18). “Dio ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo… Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo… Vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio” (2 Corinzi 5:18-20).

Se sapete queste cose, siete beati se le fate” (Giovanni 13:17).

martedì 26 luglio 2016

26 Luglio

Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che egli ha reso al Figlio suo.
1 Giovanni 5:9-10


L’opera di Dio

La grazia non migliora il peccatore, lo salva. Il peccato, che rende l’uomo schiavo, lo separa da Dio; la grazia lo libera da questa schiavitù e lo conduce a Dio.

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Quando l’uomo ha guastato tutto e, di conseguenza, perso tutto, il Signore agisce in questa situazione per rivelare le proprie risorse. Gesù trasforma il deserto dell’uomo in un campo fertile.

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Il dubbio non è umiltà; invece è orgoglio. Non credere quello che Dio afferma nella Bibbia è pretendere di saperne più di lui, è farlo bugiardo.

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Il sangue di Gesù Cristo purifica da ogni peccato e trasforma un ingiusto in qualcuno che può sostenere lo sguardo di Dio, perché ricoperto dalle perfezioni di Cristo.

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In questo mondo non c’è niente di gratuito. Per trovare qualcuno che dia, bisogna venire a Dio. La sua grazia non ha limite. Per quanto siamo colpevoli, Dio ci ama. Possiamo cercare in tutto il mondo: solo Gesù può soddisfare pienamente e definitivamente il nostro bisogno di affetto.

lunedì 25 luglio 2016

25 Luglio

Questi (miracoli) sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.
Giovanni 20:31

Ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani.
Atti 11: 26


Sei cristiano?

Un capo di stato, oggi deceduto, dichiarava a un giornalista: “Sono un cristiano. Probabilmente morirò da cristiano. Nel frattempo, chissà…?”
Indubbiamente intendeva dire di essere nato in una famiglia praticante, di essere stato battezzato e che, in occasione dei suoi funerali, si sarebbe celebrato un servizio religioso; però tra questi due avvenimenti sarebbe vissuto a suo piacere. È il punto di vista di molte persone nei nostri paesi detti cristiani. Ma è proprio questo essere cristiani?
Riferiamoci alla Bibbia, la Parola di Dio: in nessun passo vediamo che si sia cristiani per eredità o per cultura, né che lo si diventi per il fatto di essere stati battezzati, di assistere a delle funzioni religiose, e neppure per avere un comportamento irreprensibile. No, essere un cristiano autentico è essere discepolo di Gesù Cristo.
Per diventarlo, c’è una doppia condizione riconoscere, da un lato, che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, morto sulla croce per espiare i peccati da me commessi, e, d’altra parte, che la sua morte e la sua risurrezione mi permettono di essere riconciliato con Dio. È una nuova nascita spirituale e il punto di partenza di una vita nuova, di una relazione personale con Dio, che fa di ognuno di noi una persona diversa, trasformata, che ha trovato un senso alla sua vita.

Se non hai ancora questa convinzione, questa fede, chiedi a Dio di farla nascere nel tuo cuore. Egli esaudirà la tua preghiera se fatta con sincerità.

domenica 24 luglio 2016

24 Luglio

Confida nell’Eterno con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri.
Proverbi 3:5-6

A colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perché in te confida.
Isaia 26:3


Ho fiducia

Vicino a un letto d’ospedale, ascolto un malato parlare del suo stato di salute e descrivere le varie cure che gli stanno somministrando. Conclude: “Ma ho fiducia…”
Aspetto un seguito che non viene. Fiducia sì, ma in chi e in che cosa? Quel malato ha fiducia nella sua robusta costituzione, nell’efficacia delle cure, nella competenza dei medici o forse nella sua buona stella?
Io, dove ho posto la mia fiducia? In me stesso, nella mia intelligenza, nelle mie forze, nelle mie ricchezze, o in qualche assurda superstizione? Oppure sono cosciente che Qualcuno, al di sopra di me, si occupa della mia vita, s’interessa dei particolari della mia esistenza? Non accade nulla senza la sua volontà: “Egli parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve” (Salmo 33:9). “È meglio rifugiarsi nell’Eterno che confidarsi nell’uomo!” (Salmo118:8).

La vita cristiana è stata paragonata a un tappeto di cui sulla terra possiamo vedere solo il rovescio. I fili e i colori sembrano aggrovigliati senza coerenza, ma un giorno Dio ce ne mostrerà il diritto. Allora comprenderemo lo scopo che Egli perseguiva, il senso di tutte le circostanze della vita. Anche se attualmente tutto appare confuso, se ci sono fili tagliati e nodi, è bene confidare sempre in Colui che vuole il bene di quelli che l’amano.

sabato 23 luglio 2016

23 Luglio

Il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione… ci consola… affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione.
2 Corinzi 1:3-4

Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono.
Romani 12:15


Essere consolati per poter consolare

Il grande predicatore inglese C. H. Spurgeon passò dei periodi di depressione legati a gravi problemi di salute. Quell’uomo di Dio che poteva predicare l’Evangelo e coinvolgere i suoi uditori con grande potenza, arrivò a dire di se stesso: “Ero così ammalato che il mio spirito affondò in me e dovetti gridare a Dio dalla profondità dell’abisso”. Tali accessi di depressione intralciarono il suo ministero, ma Spurgeon ritenne che Dio lo formasse perché potesse comprendere ed aiutare le persone afflitte dagli stessi problemi. “Ho potuto, più di un centinaio di volte, portare conforto ai miei fratelli e sorelle nella fede che erano nella mia condizione, unicamente perché io stesso avevo sperimentato il loro profondo scoraggiamento”.
Sentirsi compresi, compresi da altri che hanno conosciuto la stessa sofferenza (lutto, malattia o altre prove), è un grande conforto. Le parole che queste persone trovano sono più giuste, suonano più vere, l’aiuto portato è più appropriato. E il credente che ieri ha ricevuto un conforto speciale da parte del Signore Gesù Cristo in una determinata circostanza, saprà portare questo incoraggiamento a chi, oggi, conosce la stessa sofferenza: parlare, o tacere, o piangere con chi piange.

La camera del malato, la casa del lutto, sarà come visitata dal Dio di ogni consolazione, con la mediazione di un suo figlio che Dio ha consolato in passato. Sarà come perle di rugiada sparse su terra arida.

venerdì 22 luglio 2016

22 Luglio

Non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno.
Matteo 6:13

Chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere… Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, affinché la possiate sopportare.
1 Corinzi 10:12-13


“Non ci esporre alla tentazione” (VII)

Gustare il perdono di Dio non ci rende noncuranti nei confronti del peccato. Anzi, più siamo coscienti della grazia di Dio, più dobbiamo temere di disonorarlo. Per questo Gesù ci insegna ad implorare la protezione divina per non essere vinti dalle tentazioni.
Sorgono tentazioni quando vi sono circostanze avverse: la malattia, la povertà, l’umiliazione. Corriamo il rischio di indurirci, di dubitare della bontà di Dio. Ma le tentazioni sono in agguato anche quando la vita ci sorride. Allora grande è il pericolo di cadere nell’orgoglio e nell’egoismo.
Effettivamente, la tentazione ci pone di fronte a una scelta: o facciamo la nostra volontà, o ci confidiamo in Dio per ubbidirgli, costi quel che costi. Ognuno si sente fragile in presenza di tale scelta. Per questo motivo chiediamo umilmente a Dio di non essere esposti alla tentazione, di non essere coinvolti in situazioni in cui correremmo il rischio di essere dominati dal male. Così cercheremo noi stessi di evitare tali occasioni, conoscendo la nostra debolezza.

Ma talvolta Dio permette la prova per fortificare la nostra fede. Pertanto aggiungiamo alla nostra preghiera: “Liberaci dal male”. Questa domanda non è solo ispirata dalla gravità del pericolo; essa sgorga dal cuore animato da una fede vittoriosa. Infatti,  chiediamo un beneficio che è a nostra portata, grazie alla vittoria di Gesù. Vittoria sul male, sul tentatore, sul mondo.

giovedì 21 luglio 2016

21 Luglio

Perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore.
Luca 11:4

Perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.
Efesini 4:32

Cristo ha sofferto per voi… Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi.
1 Pietro 2:21-23


“Perdonaci i nostri peccati” (VI)

Abbiamo tanto bisogno di perdono per le nostre anime, quanto di cibo per i nostri corpi. Ricordando la preghiera citata sopra, come chiediamo a Dio di non farci portare le conseguenze dei nostri peccati, così noi stessi dobbiamo perdonare a quelli che ci hanno fatto dei torti.
Ebbene, noi che siamo tanto sensibili alle offese, pensiamo a quelle che facciamo a Dio. Esse lo disonorano e ci impediscono di godere del suo amore. Il peso della nostra colpevolezza, anche se la respingiamo, grava sulla coscienza, ed è sorgente di tante sofferenze. Ma ecco il messaggio essenziale del Vangelo: Gesù Cristo ha pagato il debito delle nostre offese! Ma non basta supplicare per ottenere il perdono; dobbiamo riconoscere le nostre colpe e andare al Signore, così come siamo.

Quando gustiamo il perdono di Dio, diventa anche chiaro che dobbiamo perdonare quelli che ci hanno fatto dei torti. Ma come rispondere a un’offesa? Non possiamo negare ciò che è avvenuto, e neppure riconciliarci a buon mercato senza trattare a fondo il problema. Che fare? Andare da quelli che ci hanno offeso, con uno spirito umile, pronti anche a riconoscere i nostri stessi torti. Questo procedimento non è facile, ma permette la guarigione. Portare il perdono è imitare Gesù e rendere quello di cui noi stessi abbiamo beneficiato.

mercoledì 20 luglio 2016

20 Luglio

Benedici, anima mia, l’Eterno e non dimenticare nessuno dei suoi benefici.
Salmo 103:2

Siate riconoscenti.
Colossesi 3:15

 
Dire grazie a Dio
 

Grazie! Questa parolina “magica” è una delle prime che ci sono state insegnate. Quante volte la pronunciamo in una giornata? E in una vita? Essa esprime riconoscenza. Quando non è pronunciata macchinalmente o come semplice formula di buona educazione, è accompagnata da un sorriso e fa del bene. Noi pensiamo a ringraziare i nostri simili per ogni tipo di favore, ma pensiamo a ringraziare Dio?
Perché dirgli grazie? Per il magnifico creato che ammiriamo e nel quale e grazie al quale viviamo. Per la vita che Dio regola e mantiene, giorno per giorno: “Il Dio vivente ha fatto il cielo, la terra, il mare… facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza e letizia nei vostri cuori” (Atti 14:15-17). Ma a maggior ragione dobbiamo ringraziarlo per il dono magnifico di suo Figlio Gesù Cristo che offre la salvezza eterna a chi crede: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). “Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (Romani 8:32). Quanti motivi di riconoscenza!
Forse voi ritenete, sentendovi soddisfatti, di non aver alcun debito di riconoscenza verso di lui. Dio vi pone una domanda diretta: “Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza... non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?” (Romani 2:4).

martedì 19 luglio 2016

19 Luglio

Chi ascolta la mia parole e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
Giovanni 5:24
 Chi crede in me, anche se muore, vivrà… Credi tu questo?
Giovanni 11:25-26


Ammirato… ma non c’era più!

 Marc-Vivien Foe era un calciatore di talento nella squadra nazionale del Camerun. Si era allenato con molto impegno per un incontro con la Colombia; tutto il suo paese faceva affidamento su una brillante prestazione da parte sua. Già dal 9° minuto la sua squadra segnava e tutti intravedevano ormai la vittoria. Ma ecco che al 28° minuto del secondo tempo, senza nessun motivo apparente, Marc-Vivien crolla sul campo. Rimane disteso, con gli occhi sbarrati. I medici accorsi tentano di rianimarlo. Inutilmente. Muore lì, sotto gli occhi spaventati di alcuni milioni tra spettatori e telespettatori. Aveva 28 anni.La vita ci costringe continuamente a prepararci per un esame, un mestiere, un viaggio, una visita, il matrimonio e altro ancora. Ma, attraverso le età, risuona lo stesso avvertimento: “Preparati… ad incontrare il tuo Dio” (Amos 4:12). Forse pensate che tutto finisca con la morte? Allora, non appena avrete chiuso gli occhi alla luce, capirete il vostro errore. Ma sarà troppo tardi.Ma ecco una buona notizia: colui che, avendo riconosciuto davanti a Dio i propri peccati e le proprie colpe, crede al sacrificio espiatorio di Gesù, non solo non sarà condannato, ma entrerà nella vita eterna!

lunedì 18 luglio 2016

18 Luglio

Dov’è la via che guida al soggiorno della luce?
Giobbe 38:19
 Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura.
Giovanni 10:9

 La porta della grazia

Il cielo è il soggiorno della luce, la Casa del Padre, un luogo di felicità assoluta dove si trova Gesù, il Salvatore, circondato da una moltitudine di angeli. Chi non vorrebbe andarci? Ma, dov’è la porta del cielo? Ce n’è una sola. È stretta (Matteo 7:13) e la si oltrepassa uno alla volta; è la porta della grazia. Una madre cristiana non può far entrare con lei suo figlio. Può indicargli la via del cielo, pregare per lui, ma questo accesso rimane personale.
Per entrare occorre una “chiave” che apra la porta. Gli uomini, nel corso degli anni, ne hanno forgiato centinaia. Hanno nomi molto noti: buone opere, pellegrinaggi, sofferenze autoimposte, svariati sacrifici, fino al dono della propria vita. Tutte queste chiavi non aprono la porta del cielo! Una sola può farlo, la chiave della fede personale. “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato” (Atti 16:31). “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). “È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede” (Efesini 2:8).
Dio ci ha aperto la porta, accettando che il suo Figlio venisse sulla terra per portare il castigo che i nostri peccati meritavano. Dio fa grazia a tutti quelli che si avvicinano a lui confidando nel sacrificio di Gesù Cristo. Gesù stesso è “la porta”. Si entra nel cielo solo per mezzo di lui.

domenica 17 luglio 2016

17 Luglio

Hai preservato i miei piedi dalla caduta
Salmo 56:13
 L’Eterno veglierà sui passi dei suoi fedeli.
1 Samuele 2:9
 
 C‘è mancato poco…


“Quasi inciamparono i miei piedi; poco mancò che i miei passi non scivolassero” (Salmo 73:2); sono parole di Asaf, un salmista. Indubbiamente Davide avrà pensato questo quando Nabal, uomo duro e malvagio, rifiutò di dare un po’ di nutrimento a lui e a quelli che lo seguivano. Davide aveva il diritto di aspettarsi un gesto di riconoscenza perché i suoi uomini avevano protetto il gregge di quell’uomo. Ma non ottenne nulla. La malvagità e l’ingratitudine di quel ricco proprietario offesero Davide che avrebbe voluto vendicare l’ingiuria. L’uomo che, nella caverna di En-Ghedi, aveva risparmiato la vita di Saul, suo nemico, avrebbe fatto morire tutta la famiglia di Nabal! Ma Dio volle liberare il suo servitore da un passo falso e mandò Abigail, donna di fede e di buon senso, per impedirgli di spargere sangue e di farsi giustizia da sé (1 Samuele 25). Poco mancò che i suoi piedi scivolassero.
Quante volte Dio, nella sua grazia, ha trattenuto i nostri passi quando stavamo per scivolare! Quando compariremo davanti al tribunale di Cristo, tutto questo ci sarà ricordato o rivelato, affinché magnifichiamo la grazia di Colui che ha espiato le nostre colpe e ci ha preservati quando si presentava la tentazione. Ma è bene che già ora sappiamo apprezzare la sollecitudine del nostro Dio, che abbiamo a cuore di ringraziarlo, e che vegliamo con il suo aiuto su ogni nostro passo.

sabato 16 luglio 2016

16 Luglio

Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Matteo 6:11
 Dividi il tuo pane con chi ha fame.
Isaia 58:7

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (V)
 

Quando iniziamo a guadagnarci da vivere, crediamo che questo avvenga grazie ai nostri propri sforzi, al nostro lavoro; pensiamo di averlo meritato. Ma non dobbiamo dimenticare che tutto ciò che abbiamo è un dono di Dio. Non solo è lui che dà la salute e le forze per lavorare e nutrirsi, ma dà fertilità alla terra. L’uomo può seminare e innaffiare, ma è Dio che fa crescere (1 Corinzi 3:6)
Chiediamo dunque a Dio di sovvenire ogni giorno ai bisogni dei nostri corpi (Matteo 6:11). E non dimentichiamo di ringraziarlo per quello che ci dà. È un Padre benevolo, fedele alle sue promesse. Perché essere inquieti? Un bambino non si preoccupa per il suo nutrimento; sa che i genitori gli daranno ciò di cui ha bisogno. Dobbiamo contare sul nostro Dio con la stessa fiducia. Per quanto possano essere difficili le condizioni della nostra esistenza, un giorno potremo dire come Davide: “Io sono stato giovane e sono anche diventato vecchio, ma non ho mai visto il giusto abbandonato” (Salmo 37:25). Allora loderemo Dio per la sua fedeltà, lui che ha cura dei suoi con tutte le loro necessità, fisiche e spirituali.
Ma nessuno può chiedere il nutrimento per sé, dimenticando quelli che non l’hanno. Il Signore, nella sua saggezza e nella sua grazia, ci renda capaci di chiedere, di ricevere e di condividere il “nostro pane quotidiano”.


(segue il 21 luglio)

venerdì 15 luglio 2016

15 Luglio

Anche noi… non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio.
Colossesi 1:9
 
Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.
Romani 12:2
 
“Sia fatta la tua volontà” (IV)
 “Sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo” (Matteo 6:10). Questa domanda sottintende che noi desideriamo quello che Dio vuole. Nel cielo, la volontà di Dio si compie, senza ostacolo né dilazione. Sulla terra, questa volontà è in un certo senso legata a quella dell’uomo. Dio accetta che il proprio agire dipenda da lui, che Egli stesso considera libero e responsabile.Ma l’uomo si ostina ad opporsi a Dio, e lo fa in modo aperto o subdolo. È una ribellione che è incominciata molto tempo fa, e s’intensifica a mano a mano che la creatura si inorgoglisce per il progresso della tecnica e crede di essere indipendente dal suo Creatore.Eppure, la volontà di Dio è “buona, gradita e perfetta” (Romani 12:2). Anche per noi cristiani non è sempre così facile desiderarla veramente. Questo a causa della nostra volontà indipendente, che non riusciamo a mettere da parte. Abbiamo la tendenza a fare soltanto parzialmente la volontà di Dio, e così la nostra vita diventa mediocre.Seguiamo l’esempio del Signore Gesù che trovava piacere nel fare la volontà di suo Padre. Possa la nostra felicità consistere nel porre la volontà del nostro Padre prima della nostra! Potremo allora vivere in comunione con Dio, sia nei momenti di preghiera che in tutte le altre attività della giornata.

giovedì 14 luglio 2016

14 Luglio

Agli increduli… il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo.
2 Corinzi 4:4
 
Chi servi?
 Gesù, nella sua persona, nelle opere e nelle parole, è stato deliberatamente respinto dai Giudei. Hanno scelto e preferito il micidiale Barabba a colui che aveva sparso benefici su benefici. Inoltre, hanno rigettato Dio crocifiggendo il Salvatore, e si sono posti così dalla parte del diavolo. Gesù, da allora, nella notte in cui fu tradito, chiamò Satana Principe di questo mondo.Cristo, “luce del mondo”, sarà ormai nascosto agli occhi del mondo, dove “il potere delle tenebre” regnerà più terribile di prima. Satana è anche chiamato “il dio di questo mondo”. Infatti, non solo guida il mondo a suo piacimento e lo trascina alla perdizione, ma ogni creatura umana è, a causa del peccato, schiava di questo padrone duro e crudele; lo serve come colui a cui tutto è dovuto: corpo, anima e spirito… a meno che, accettando di essere liberata per mezzo del sangue di Cristo, quest’anima non cambi padrone per sempre, passando dal potere di Satana al Dio d’amore.Lettore, chi servi? Forse il diavolo, Satana, chiamato, dalla parola di Dio, il micidiale, il bugiardo, il padre della menzogna, il serpente, il leone, il distruttore, il nemico, il malvagio, il dragone, il seduttore, il tentatore, il capo dei demoni, il principe e dio di questo mondo?Oppure servi Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, che ti ha riscattato, al quale quindi appartieni? Non si può non appartenere a nessuno: o si appartiene all’uno o all’altro.

mercoledì 13 luglio 2016

13 Luglio

Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno.
Luca 24:46

Leggiamo nel libro di Dio

Pietro… alzò la voce e parlò loro così:
…Ascoltate attentamente le mie parole… Gesù il Nazareno, l’uomo che Dio ha accreditato fra di voi, mediante opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete, quest’uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto. Davide dice di lui: “Tu non lascerai l’anima mia nell’Ades e non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione. Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita. Tu mi riempirai di gioia con la tua presenza”…
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò noi tutti siamo testimoni. Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite. Davide infatti non è salito in cielo; eppure egli stesso dice: “L’Eterno ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici per sgabello dei tuoi piedi”. Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso.
"Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore, e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Fratelli, che dobbiamo fare? E Pietro a loro: “Ravvedetevi e che ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati” (Atti 2:14-38).

  

martedì 12 luglio 2016

12 Luglio

L’Eterno vi ha pure mandato tutti i suoi servitori, i profeti… ma voi non avete ubbidito.

Geremia 25:4


Una donna di nome Lidia, che temeva Dio, stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo.

Atti 16:14


Come ascoltiamo?


Il professore impartisce la sua lezione, sforzandosi di farla capire bene. Ma talvolta l’attenzione della scolaresca è turbata da qualche scherzo, e le parole dell’insegnante fra tante risa sono soltanto un rumore tra gli altri. All’improvviso tace, e quel silenzio di riprovazione ristabilisce l’attenzione degli alunni.Dio agisce nello stesso modo nei nostri confronti. Vuole istruirci con la sua Parola, la Bibbia. Desidera attirare la nostra attenzione sull’aiuto che ci serve per le cose di ogni giorno, e sull’avvenire a cui ci destina. Ma noi, invece di essere sempre in ascolto, siamo sovente distratti dalle voci, le immagini, le occupazioni e tante cose offerte dal mondo in cui viviamo. “Dio parla… ma l’uomo non ci bada” (Giobbe 33:14). Allora, talvolta, Dio tace.Il profeta Isaia ci riferisce un silenzio di Dio a causa del cattivo stato del suo popolo: “Non me ne sono io rimasto in silenzio e da molto tempo? Per questo tu non mi temi più” (Isaia 57:11). Triste situazione quando il nostro Dio è costretto a tacere per ricondurci a sé. Il suo silenzio deve interpellarci, indurci a ricercare le cause di questa mancanza di comunicazione con lui, e farci dire come Davide: “Io grido a te, o Eterno; rocca mia! Non essere sordo alla mia voce” (Salmo 28:1). Samuele, fanciullo, pienamente fiducioso nel suo Dio, viveva già in costante ascolto: “Parla, poiché il tuo servo ascolta” (1 Samuele 3:10), e ne conosceva la contropartita: “Chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo, senza paura di nessun male” (Proverbi 1:33).

lunedì 11 luglio 2016

11 Luglio

L’uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo.
Galati 2:16
 È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede… non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti.
Efesini 2:8-9


Il figlio prodigo

 Nelle tre parabole del Signore Gesù, riferite in Luca 15, tutto il cielo è in attività per la salvezza di ciò che è perduto: il buon Pastore (Gesù Cristo) non ha requie finché non trova la pecora smarrita; la donna (figura dello Spirito Santo) cerca la moneta perduta, di notte tra la spazzatura della casa; il padre (Dio) non cessa di amare il figlio disubbidiente e aspetta pazientemente il suo ritorno, pronto a stringerselo al cuore.Non è niente, per noi peccatori, il fatto che Dio ci cerca con tanto amore e pazienza?Dio vuole la nostra felicità. Ci siamo allontanati da lui come il figlio prodigo, ma Egli aspetta che, coscienti della nostra colpevolezza, ritorniamo a lui. Ha fatto tutto il necessario perché sia possibile questo ritorno, per perdonarci pur non venendo meno alla sua giustizia, alla sua santità e al suo amore. Cristo è morto per espiare i peccati di tutti quelli che credono.

Il figlio prodigo è uno di questi. Se un tempo ha disprezzato l’amore di suo padre, ora ha preso una decisione: “Io mi alzerò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato” (Luca 15:18). Ha fatto delle esperienze terribili, ridotto al punto di mangiare il cibo che dava ai porci. Così ritorna. Il padre lo riceve e lo abbraccia. È salvo.

E i suoi compagni di miseria che continuano a vivere nel peccato? Sono perduti. E il fratello maggiore che fa valere le sue buone opere e pensa di meritare la salvezza? È perduto anche lui, a meno che rinunci ai propri meriti per conoscere l’amore del padre. 

domenica 10 luglio 2016

10 Luglio

Non vi è sotto il cielo nessun altro nome (tranne il nome di Gesù), che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati.
Atti 4:12
 

Salvare la propria anima
 
Nel suo libro “Salvate il vostro corpo” la dottoressa Caterina Kousmine ha voluto “convincere i suoi lettori della gravità dell’evoluzione attuale della nostra salute”. Ha tentato di persuaderli della “possibilità di sfuggire a quel destino disastroso” seguendo i metodi prescritti nella sua opera.
Preservare il proprio corpo dalle malattie è appunto il desiderio di ogni essere umano. Tuttavia, presto o tardi, la morte raggiunge tutti gli uomini, come lo dichiara la Bibbia: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27). Questo giudizio è la condanna che Dio farà cadere su tutti quelli che non avranno ricevuto il suo perdono mediante la fede in Gesù Cristo. Dunque è importante per ognuno di noi occuparsi, finché si è ancora in vita, della sorte eterna della propria anima, ancora più che di aver cura della salute fisica.
È nella Bibbia che Dio ci rivela il mezzo per ottenere la vita eterna. Vogliamo citare alcuni versetti che costituiscono la certezza e la tranquillità del credente:
– “Cristo morì per i nostri peccati” (1 Corinzi 15:3)
– “Chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati” (Atti 10:43)
– “Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Romani 10:13)
– “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24).
– “Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1 Giovanni 5:13).

sabato 9 luglio 2016

9 Luglio

Il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo.
Romani 14:17

Alleluia! Perché il Signore, nostro Dio, l’Onnipotente, ha stabilito il suo regno. Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello.
Apocalisse 19:6-7

“Venga il tuo regno” (III)

Sì, Signore, venga il tuo regno! (Matteo 6:10). Questa preghiera sale spontaneamente dai nostri cuori, quando sentiamo parlare di guerra e di oppressione. Aspiriamo alla venuta del regno di Dio che porterà la giustizia, la pace, la prosperità!
Tuttavia, non illudiamoci; questo non capiterà prima che sia giudicata l’umanità che ancora oggi è contro Dio. Ciò significa che questa preghiera sia solo per il futuro? No, ha già una portata presente. Chi si sottomette a Cristo entra, fin da ora, in un campo morale nuovo, nel regno di Dio, e ne gusta le benedizioni: “Giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (1 Corinzi 14:17).
Entrare nel regno di Dio è rinunciare alla propria indipendenza. È un atto difficile, perché l’autorità del Signore fa andare in frantumi il trono del nostro “io”, e infrange il nostro tenace desiderio di governarci senza di lui. Ma è anche un atto vitale. Invece di vivere per noi stessi, sempre insoddisfatti, si gusta la gioia di vivere per il Signore Gesù. E non saremo più preoccupati, poiché Egli dirige la nostra vita con saggezza e amore.
Cristiani, desideriamo che il Signore ci guidi? Glielo chiediamo ogni giorno? Allora il suo Spirito ci farà conoscere ed apprezzare le sante leggi del regno di Dio contenute nella sua Parola, e ci renderà capaci di metterle in pratica.

(segue il 15 luglio)

venerdì 8 luglio 2016

8 Luglio

Gesù disse queste cose: ”Padre… io ho fatto loro conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere, affinché l’amore del quale tu mi hai amato sia in loro, e io in loro”.
Giovanni 17:1, 26

Quelli che conoscono il tuo nome confideranno in te, perché, o Eterno, tu non abbandoni quelli che ti cercano.
Salmo 9:10

“Sia santificato il tuo nome” (II)

Pronunciando il nome di Dio dobbiamo subito pensare al supremo onore che gli è dovuto (Matteo 6:9). Nessuno ha esaltato il nome di Dio meglio di Gesù. Egli l’ha fatto conoscere sia attraverso le sue parole sia con le sue azioni, con la sua vita come con la sua morte. Ha rivelato Dio con la sua santità, il suo amore, la sua giustizia. E ha fatto risplendere la sua gloria al momento della risurrezione.
Santificare il nome di Dio è riconoscerlo come santo, completamente diverso da tutto ciò che caratterizza l’uomo. È dargli il posto che gli è dovuto in tutta la nostra vita, i nostri pensieri, le nostre scelte e le nostre parole.
Nel mondo in cui viviamo, il nome di Dio è tutt’altro che santificato. Invece di essere rispettato, è sovente bestemmiato. Questo manifesta il decadimento morale degli uomini, che cercano la propria gloria e vogliono farsi un nome sulla terra senza tener conto del loro Creatore (Genesi 11:4).

Anche tra i cosiddetti cristiani, il nome di Dio è sovente disonorato. Che possiamo fare nostra questa commovente preghiera di un monaco sconosciuto, trovata in un vecchio manoscritto: “Padre diletto, sia il tuo nome santificato in me! Riconosco di aver spesso profanato il tuo nome e che, con il mio orgoglio, travolto dalla preoccupazione per il mio onore e la mia reputazione, ho disonorato il tuo santo nome. Soccorrimi con la tua grazia e che in me non ci sia altro che il tuo nome e la tua gloria.”

giovedì 7 luglio 2016

7 Luglio

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra, come è fatta in cielo.
Matteo 6:9-10

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo.
Efesini 1:3

“Padre nostro…” (I)

In risposta alla loro domanda, Gesù ha dato ai suoi discepoli un modello di preghiera chiamata il “Padre nostro”. Non per ripeterla meccanicamente, senza fede né fervore, ma perché il suo contenuto orientasse la loro vita di preghiera.
Il “Padre nostro” si divide in due parti. La prima si riferisce a Dio, al suo nome, al suo regno, alla sua volontà. La seconda riguarda i nostri bisogni: il pane, il perdono, la protezione. Quest’ordine è importante. Dio deve occupare il primo posto nei nostri pensieri e nei nostri desideri.
Gesù incomincia invitando i suoi discepoli a chiamare Dio ”Padre nostro”. Non è più conosciuto soltanto come l’Eterno, il Dio del popolo d’Israele. È il Padre, il protettore celeste di quelli che seguono Gesù. Ancora di più, è colui che ci chiama suoi figli. Ognuno di noi può gustare il privilegio di avvicinarsi a Dio in completa libertà e fiducia. Possiamo godere della misericordia del Padre (Luca 6:36), del suo perdono (Marco 11:25), delle sue cure (Matteo 6:32) e della sua benefica disciplina (Ebrei 12:5-6).

Il nostro Padre è nei cieli. Il Dio che, per mezzo di Gesù, è venuto fino a noi, rimane infinitamente al di sopra di noi. Infine, tutti i poteri, tutti gli avvenimenti sono nella sua mano. E questo Dio tanto grande è nostro Padre. È a lui che possiamo parlare. Che privilegio!