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lunedì 31 luglio 2023

Separare la luce dalle tenebre

“La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque. Dio disse: Sia luce! E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre” Genesi 1:2-5.

Nella Parola di Dio troviamo la luce associata:

Al Signore Gesù: “In lei [la Parola=Gesù Cristo] era la vita, e la vita era la luce degli uomini” (Giovanni 1:4); “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12).

Alla Parola di Dio: “La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero… La rivelazione delle tue parole illumina; rende intelligenti i semplici” (Salmo 119:105, 130).

Alla nuova vita in Cristo: “Perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo” (2 Corinzi 4:6).

Ai credenti: “Voi siete la luce del mondo… Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5:14, 16). “Ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce” (Efesini 5:8).

Alle benedizioni: “Il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo, finché sia giorno pieno” (Proverbi 4:18).

Le tenebre invece sono associate:

A Satana (Efesini 6:12)

Al peccato (Matteo 6:23; Giovanni 3:19-20)

Alla morte (Giobbe 3:4-6)

Al giudizio divino (Matteo 8:12)

Questo spiega chiaramente perché, fin dal principio, Dio abbia separato la luce dalle tenebre: sono due cose che non hanno nulla in comune, che vanno separate in modo netto e inequivocabile. “Che rapporto c'è tra la giustizia e l'iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre?” (2 Corinzi 6:14).

31 luglio- Insistere sui propri diritti?

Cristo Gesù... umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato… affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio… e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.

Filippesi 2:5-11

 

Insistere sui propri diritti?

 

Con mio padre, ingegnere forestale, ci eravamo avviati lungo un sentiero vietato alla circolazione. Poco oltre, la nostra auto si trovò di fronte un enorme veicolo che trasportava alcuni tronchi. L’autista ci apostrofò: “Non avete visto il cartello?”, e con rabbia espresse la sua collera in modo davvero esagerato. Mio padre, allora, gli mostrò con calma i suoi documenti. Molto imbarazzato, quell’uomo si rese conto di aver insultato un suo superiore e balbettò alcune parole di scuse. Senza scomporsi, mio padre fece retromarcia sino a un punto in cui era possibile l’incrocio tra i mezzi.

Quando Gesù era sulla terra, la Sua identità era misconosciuta alla maggior parte dei Suoi contemporanei. Avrebbe potuto ridurre al silenzio coloro che lo disprezzavano, rivelando la Sua gloria divina, ma non l’ha fatto. Pur essendo Dio, Gesù ha umiliato Se stesso per diventare un uomo e, diventato uomo, si è abbassato fino a morire su una croce. Quando è stato insultato, non ha replicato. Non ha mai fatto valere i propri diritti.

Se avesse mostrato “i suoi documenti”, che titoli avremmo potuto leggere! “Figlio di Dio” (Luca 1:35), “Creatore dell’universo” (Ebrei 1:2), “Re dei re e Signore dei signori” (Apocalisse 19:16), “Dio potente” (Isaia 9:5), “Giudice dei vivi e dei morti” (Atti 10:42).

L’umiltà di questa gloriosa Persona ci attira e ci viene comunicata affinché anche noi la viviamo: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Filippesi 2:5).

domenica 30 luglio 2023

Il tempio

“...ho sempre insegnato nelle sinagoghe e nel tempio” Giovanni 18:20.

Il Signore aveva fatto udire la voce di Dio in questo luogo. Aveva insegnato nelle sinagoghe, visitato il tempio ma tutto ciò non aveva prodotto nessun cambiamento.

“Mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli osservare gli edifici del tempio. Ma egli rispose loro: Vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata. Mentre egli era seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si avvicinarono in disparte, dicendo: Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell'età presente?” Matteo 24:1-3. 

Il fatto che la distruzione del tempio e la fine dell'età presente siano trattate insieme in questo capitolo sta ad indicare che esse sono strettamente collegate fra loro.

Il tempio era il luogo dell'incontro fra Dio e l'uomo. Rappresentava il sacerdozio, i sacrifici. Era la struttura che rappresentava il cuore del popolo. Uscire dal tempio rappresentava la fine della connessione con Dio.

“Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta” Matteo 23:38.

Qui, il contesto nel quale si collocano queste parole, indicano un chiaro riferimento al tempio perché è qui che sono state pronunciate. La casa sarebbe rimasta deserta.

Il Signore esce dal tempio e si reca sul monte degli ulivi. Questa scena ci ricorda molto un altro passo della Scrittura: “La gloria del SIGNORE s'innalzò in mezzo alla città e si fermò sul monte situato a oriente della città” Ez. 11:23. La Gloria di Dio aveva lasciato il tempio e si era fermata sul medesimo luogo.

L'attenzione dei discepoli era tutta per la bellezza della costruzione e la loro preoccupazione per la sorte di quell'edificio. Il Signore voleva che questo popolo, posando lo sguardo sul tempio, non provasse ammirazione ma vergogna. “Tu, figlio d'uomo, mostra questa casa alla casa d'Israele e si vergognino delle loro iniquità. Ne misurino il piano e, se si vergognano di tutto quello che hanno fatto” 43:10-11.

Il tempio era dedicato alla gloria di Dio.

“Misurare il piano” vuol dire prendere coscienza di ciò che Dio voleva che questo tempio rappresentasse e quale funzione avesse. E poi...si vergognino.

E' interessante inoltre osservare questa relazione del tempio con la fine dell'età presente. La sua distruzione avrebbe segnato l'inizio della fine. Quando i suoi falliscono, quando l'ago della bilancia pende in modo inequivocabile dalla parte opposta a Dio, allora ha inizio il tempo della fine.

Sorgeranno seduttori, vi saranno guerre, persecuzioni e l'avvento dell'Anticristo (Mat. 24:15).

30 luglio - Come un bambino

Se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

Matteo 18:3

 

Come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza.

1 Pietro 2:2

 

Come un bambino

 

I bambini, nella Bibbia, servono da riferimento in tre ambiti fondamentali:

La conversione. Non si può entrare nel regno di Dio se non rinunciando alle proprie pretese. È la risposta data da Gesù ai Suoi discepoli. Nicodemo, esperto di religione ebraica, dovette imparare che il suo sapere, anche in quel campo, non poteva aiutarlo a capire il messaggio del Cristo. Bisognava “nascere di nuovo”, diventare spiritualmente come un fanciullo, e ricevere la vita.

La crescita spirituale. Come il neonato ha bisogno del latte per crescere, allo stesso modo il credente ha bisogno di essere nutrito della Parola di Dio (1 Pietro 2:2). È per mezzo della sua lettura che la fede si fortifica (Romani 10:17). È per mezzo di essa che si possono fare le scelte giuste (Salmo 119:105). Infine, è per mezzo suo che si può trovare la vera gioia (Salmo 119:162).

La lode. Quando Gesù entra nel tempio di Gerusalemme, i capi religiosi si indignano udendo la lode dei bambini (Matteo 21:15) che, senza saperlo, compiono la profezia del Salmo 8:2 richiamata in Matteo al v. 16: “Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode". Coloro che sono investiti dell’autorità ufficiale non capiscono chi è Gesù né l’onore che gli è dovuto, ma Dio vuole una testimonianza e per questo impiega degli strumenti imprevedibili: i bambini!

Nascere di nuovo e crescere nella fede portano naturalmente a quella lode che Dio si aspetta da ciascuno di noi (Giovanni 4:23).

sabato 29 luglio 2023

Giacobbe vincitore a Peniel

Leggere Genesi 32:24-31


Per Giacobbe, i vent'anni trascorsi nella casa di Labano erano stati una pesante disciplina. Ed ora, nel momento in cui quel periodo particolarmente difficile della scuola di Dio sta per terminare, deve sostenere una sorta di esame finale, una verifica impegnativa. Giacobbe intraprende il viaggio di ritorno verso la casa paterna, e possiamo notare delle somiglianze fra le vicissitudini legate alla sua partenza e quelle relative al suo ritorno: per esempio, fra la notte trascorsa a Betel e quella memorabile al guado del torrente Iabboc, fra la visione di angeli che salivano e scendevano sulla scala e la visione di angeli a Maanaim; e c'è anche un nuovo incontro con l'Eterno, così com'era avvenuto a Betel dove Dio gli era apparso e gli aveva fatto delle promesse. Purtroppo, però, riscontriamo delle somiglianze fra le due circostanze anche nello stato d'animo del patriarca.

Giacobbe era partito di casa tremante per paura della vendetta di suo fratello Esaù; vent'anni dopo vi ritorna, ma sempre con la stessa paura e la stessa cattiva coscienza. Anche noi, a volte, lasciamo passare degli anni senza mettere in pratica l'esortazione del Signore di riconciliarsi col fratello prima di fare l'offerta (Matteo 5:2) Non stupiamoci allora se i nostri rapporti con Dio non sono quelli che dovrebbero essere. Certo, vediamo Giacobbe che prega, ma lo fa soltanto dopo aver preso delle decisioni sue personali, sulle quali sembra contare di più che sul pensiero dell'Eterno. In questo anche noi sovente gli assomigliamo.

Nel racconto di Genesi 32 ecco Giacobbe di nuovo solo, e di nuovo di notte. Aspettava di incontrare Esaù e invece è "un uomo" misterioso a sbarrargli la strada in quel posto strategico, al guado dello Iabboc, come per opporsi al suo passaggio. E' con lui che Giacobbe ingaggia un combattimento che durerà fino all'alba.

Per tutta la notte l'esito della lotta è incerto; è la prima manche, se così possiamo esprimerci, di questo "corpo a corpo" nel quale sembra che nessuno dei due prevalga sull'altro.

Poi, ecco la seconda fase del combattimento: lo strano avversario sferra all'improvviso un colpo imparabile, e l'anca di Giacobbe, appena toccata, si sloga. Ecco allora che i suoi occhi si aprono. Colui che ha lottato con lui e al quale ha osato resistere non era un uomo come gli altri: era il Signore in persona, che Osea 12:5 definisce "l'Angelo", e i versetti 28 e 30 di questo capitolo 32 di Genesi designano come Dio stesso.

C'è poi una terza fase, forse la più difficile da comprendere di tutta questa scena, nella quale vediamo la vittoria finale di Giacobbe.

Consideriamo la lotta nel suo insieme: all'inizio le ore passano, senza vincitore né vinto; e noi che sappiamo chi è che si oppone a Giacobbe, fatichiamo a immaginare come il combattimento possa essersi prolungato per tanto tempo senza la vittoria di Dio. È evidente che non era Giacobbe il più forte, ma il fatto che Dio non abbia potuto prevalere su di lui può essere compreso solo se ci si rifà all'applicazione spirituale di questo racconto straordinario.

La lotta di Giacobbe contro l'Eterno è l'immagine della sua vita. Lottare senza tregua con Dio, contrattare con lui, ricercare il profitto e il tornaconto anche con l'inganno, è stata la parte di quest'uomo nel quale forse qualcuno di noi si riconoscerà. Anche noi abbiamo tendenza a combattere "contro sangue e carne" (Efesini 6:12), cioè contro persone e circostanze, a entrare in conflitto con "un uomo", senza discernere subito che dietro a lui c'è il Signore che si mette con ogni evidenza contro un nostro progetto. E non ci è forse capitato di tentare di farlo cedere, di cercare di essere più forti di lui? Triste e temibile vittoria sarebbe, quand'anche riuscissimo nel nostro intento! Vorremmo forse piegare Dio ai nostri capricci? Questo avrebbe il solo risultato di prolungare la lotta, di ritardare la scadenza, e di dover comunque affrontare il Signore più tardi, perché con lui non avremo mai l'ultima parola. Egli ci ama troppo per lasciarci fare di testa nostra.

Va dunque da sé che, alla fine, Giacobbe non può avere il sopravvento. Ma leggiamo bene il v. 25: l'Angelo "vide che non poteva vincerlo". Fatto sorprendente, che peraltro si spiega sia con la Parola sia riflettendo sulle nostre esperienze. La "carne" non può essere domata da nulla: né dalla morale umana, né dai vincoli delle convenzioni sociali, né dai nostri sforzi personali (Romani 7:19). Nemmeno Dio può modificare la nostra carne perché è incorreggibile; solo la morte è la parte che le spetta. "Per quale ragione colpirvi ancora? - diceva l'Eterno a Israele (Isaia 1:4-5) - Aggiungereste altre rivolte... Dalla pianta del piede fino alla testa non c'è nulla di sano in esso".

A questo corrisponde la seconda fase del combattimento. Il dito divino si posa sull'articolazione dell'anca di Giacobbe, e da quel momento ogni suo passo zoppicante gli ricorderà che non ha alcuna forza in se stesso e che tutto il suo cammino dipende dal sostegno di Dio. Ecco ciò che impara qui Giacobbe, e che dobbiamo imparare anche noi: la croce di Cristo è la fine della forza dell'uomo in Adamo ed è quella che dà la sua impronta a tutte le nostre vie.

Ma, Dio sia benedetto, il combattimento di Iabboc comporta un terzo e ultimo episodio, l'unico di cui fa menzione il passo di Osea 12:5 già citato: "Lottò con l'Angelo e restò vincitore (o prevalse)". Sì, abbiamo letto bene: la vittoria finale è l'uomo battuto che la riporta. Quel Giacobbe dall'anca lussata reclama e ottiene la benedizione di colui che aveva appena avuto il sopravvento. Così, all'improvviso, la situazione si capovolge e il vinto di un momento prima diventa ora il vincitore. Dio riconosce questo fatto, e lo immortala nel nuovo nome che dà a Giacobbe: Israele, ossia vincitore (o principe) di Dio!

Com'è stata ottenuta la vittoria, alla fine? Mediante la preghiera! Osea ci dice: "Egli pianse e supplicò", e il v. 26 di Genesi 32 descrive i termini di questa supplica accompagnata da lacrime: "Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto". Giacobbe sarà benedetto da Dio ma prima è necessario che confessi il suo vecchio nome (v. 27) che significa ingannatore, uno che fa lo sgambetto per far cadere gli altri, e che comprenda che i suoi sotterfugi e i suoi espedienti disonesti non hanno posto nel piano di Dio per lui. A questo è servita l'esperienza di Peniel.

Il sole si leva (v. 31), il sole di Peniel, che significa "faccia di Dio". Sì, è proprio la luce della faccia di Dio che brilla sul patriarca, benedizione per lui e che diventerà anche quella di tutto Israele: "L'Eterno faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio. L'Eterno rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!" (Numeri 6:25). La benedizione tanto desiderata da Giacobbe è stata ottenuta, alla fine, nel modo giusto: reclamata con l'ardire della fede a un Dio che non chiede altro che di lasciarsi vincere! Il nostro Dio ama questo; per lui la fede non è mai troppo audace, non richiede mai troppo. Ad una piccola fede corrisponde una piccola risposta; ma a una grande fede, una grande risposta!

"Principe" e claudicante, Giacobbe riprende il suo pellegrinaggio. Ha sempre Esaù davanti a sé, e Labano dietro. Non è liberato dalle circostanze avverse e delle quali ha paura. Ma, cosa ben più importante, è la sua anima che è stata liberata, anche se il suo corpo porta ormai l'impronta evidente dalla sua impotenza. Quell'infermità sarà per lui, come per Paolo, come per ciascuno di noi quando la realizziamo, l'occasione per il Signore di mostrare la sua potenza. Giacobbe si allontana dal torrente "zoppicando dall'anca"; e quello è il solo risultato visibile, per il momento, del suo incontro con l'Eterno!

Neppure lui, come del resto anche i suoi padri e come tutti gli uomini di fede che gli succederanno, ha ricevuto le cose promesse; non può far altro che "salutarle da lontano" (Ebrei 11:13); ma ormai egli porta il nome glorioso che ne garantisce il possesso.

In verità, a quel torrente di Iabboc e ai primi bagliori di quel mattino trionfante, Israele ha iniziato la sua storia!

29 luglio - Non tenete niente per voi

Gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.

1 Pietro 5:7

 

Beati tutti quelli che confidano in lui!

Salmo 2:12

 

Non tenete niente per voi

 

Dopo lo shock che fece seguito all’annuncio di una grave malattia del nostro nipotino, trascorsi giorni di grande sconforto. Durante una conversazione, un amico mi disse con molta semplicità: “Non potete portare da soli un simile peso, dovete affidarlo a Dio”. Trovai molto giuste quelle parole, ma lì per lì non mi soffermai a considerarle.

Una notte mi dibattevo sotto il peso di quella prova senza rendermi conto che stavo cercando inutilmente di portarla da solo; ed ecco che, a un certo punto, mi fu chiaro il significato di quell’incoraggiamento: non avevo messo il mio peso nelle mani del Signore! Mi stavo lasciando guidare dai miei ragionamenti, che ondeggiavano tra l’ansietà e una sorta di vaga speranza. Facendo così, dubitavo dell’amore perfetto di Gesù e restavo turbato.

Cari lettori, siete oppressi, abbattuti sotto il peso dei vostri dolori e delle vostre preoccupazioni? Andate al Signore e affidategli ogni vostra pena, ogni inquietudine, senza tenere nessun peso sulle vostre spalle. Deponete ogni cosa ai Suoi piedi e lasciate che sia Lui ad agire, soltanto Lui. Il Signore ci chiede di porre la nostra fiducia in Lui non di tanto in tanto, ma sempre e per ogni cosa, soprattutto per ciò che ci turba e ci mette in ansia. Senza Cristo non possiamo far nulla; Egli vuole che facciamo il nostro cammino con Lui, passo dopo passo, giorno dopo giorno. Diamogli fiducia e la pace di Dio custodirà i nostri cuori e i nostri pensieri (Filippesi 4:6-7).

venerdì 28 luglio 2023

28 luglio - Contento di me?

Tu dici: "Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!" Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo.

Apocalisse 3:17

 

«Se qualcuno ha sete, venga a me e beva».

Giovanni 7:37

 

Contento di me?

 

Immaginiamo una persona che conduce una vita onesta, assiste alle funzioni religiose, fa del bene al prossimo e si vanta di avere anche qualche conoscenza della Bibbia. Gli permetteranno, queste qualità, di presentarsi davanti al Dio santo?

La Bibbia ci dice che nessun uomo è perfetto, ma Dio lo è. Si può essere migliore del collega o della vicina di casa, e si può pensare: Se nel mondo tutti vivessero come me, le cose andrebbero molto meglio.

Quella persona contenta di sé sarà valutata da Dio con benevolenza? Se lo pensa, s’inganna. È proprio a lui che il Signore Gesù, il “testimone fedele”, dice: “Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo”. Le nostre pretese, i nostri sforzi, le nostre attività religiose e una conoscenza intellettuale della Bibbia non bastano per presentarsi davanti a Dio. Ogni peccato, per quanto minimizzato nella società, ostacola il nostro accesso a Lui; dobbiamo riconoscerlo, anche se è difficile farlo. Invece di continuare ad essere contenti di noi stessi, e finire così lontani da Dio per l’eternità, confessiamo di non avere niente da offrirgli; e questo ci dà accesso alla Sua grazia.

Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è morto sulla croce per offrirci il Suo perdono gratuito. La sicurezza di ogni credente si fonda sul prezzo pagato da Cristo che lo ricolma delle “insondabili ricchezze” (Efesini 3:8) della Sua grazia.

giovedì 27 luglio 2023

27 luglio - Potenza della Parola di Dio

Questo mi è di conforto nell’afflizione, che la tua parola mi fa vivere.

Salmi 119:50

 

Le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore.

Geremia 15:16

 

Potenza della Parola di Dio

 

Ero giovane e un po’ esitante nel credere a Dio e a Gesù Cristo. Un giorno, in una riunione cristiana, udii questa considerazione: “Che cosa può fortificare la tua fede? Le tue riflessioni? Le considerazioni sull’attualità? Quello che pensano gli altri? No: è soltanto la Bibbia. Leggendola, la tua anima sarà nutrita e fortificata”. Ho capito allora che solo la Parola di Dio avrebbe potuto cancellare i miei dubbi. Infatti “la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:17).

La Bibbia è il primo mezzo che lo Spirito Santo utilizza per suscitare e fortificare la nostra fede. Quando siamo turbati, alcuni ci dicono: “Non abbatterti, tieni duro!”, ma niente di più. È la Parola di Dio che ha il potere di incoraggiarci e di istruirci perché possiamo andare avanti e superare gli ostacoli. Leggendola e meditandola, il nostro cuore si attacca al Signore; da essa riceviamo luce e forza. Per incoraggiarci l’un l’altro può essere utile raccontare esperienze personali, a conferma che possiamo condividere le difficoltà degli altri. Però solo la Bibbia, che è “vivente ed efficace” (Ebrei 4:12), ha il potere di trasformare le nostre vite.

Se non sono pieno dell’amore divino, il mio messaggio non avrà alcuna eco positiva nel cuore di chi voglio incoraggiare, perché non è in nostro potere penetrare nei cuori; invece, possono farlo le parole della Sacra Scrittura, che è “ispirata da Dio” (2 Timoteo 3:16). Lasciamoci impregnare da quelle parole e non rifiutiamo la guida dello Spirito Santo per vivere e comunicare ciò che è stato d’aiuto a noi e che potrà essere d’aiuto anche ad altri nei giorni difficili.

mercoledì 26 luglio 2023

26 luglio - Morire in pace

È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio.

Ebrei 9:27

 

(Gesù disse:) «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà».

Giovanni 11:25

 

Morire in pace

 

Un articolo descriveva con ironia la frenesia e l’ansia degli uomini d’oggi. Il testo terminava più o meno così: “Se vi date una mossa e se per le 13.30 avete terminato di pranzare, alle 14.15 potreste già riuscire a schiantarvi contro un muro con la vostra auto, e potreste essere in ospedale per le 14.30! Insomma, se vi sbrigate arriverete in orario alla vostra sepoltura”.

Ovviamente, la mia sepoltura non potrà avvenire senza di me. Nella nostra vita potremmo affrettarci senza sosta, impegnarci a non perdere neanche un’occasione, evitare tutto ciò che potrebbe essere sgradevole… ma niente impedirà alla morte di coglierci a colpo sicuro quando Dio avrà deciso di mettere fine alla nostra vita; niente impedirà la nostra sepoltura, e nemmeno il giudizio di Dio. Questo è quello che ci dice il primo versetto di oggi.

Si pone perciò una domanda: come sfuggire al verdetto di condanna di Dio? Come morire in pace nella certezza che non saremo giudicati?

La risposta a questa domanda sta tutta in un nome: Gesù Cristo! Lui, il Figlio di Dio, è venuto sulla terra ed è morto in croce per portare i peccati di coloro che credono e subirne la condanna al loro posto. “Chi crede in lui non è giudicato” (Giovanni 3:18). Il credente è così liberato dal giusto giudizio di Dio e può vivere con la pace nel cuore.

Gesù ha detto: Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” (Giovanni 14:27).


martedì 25 luglio 2023

25 luglio - L’ultima predica

Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio!

2 Corinzi 5:20

 

L’ultima predica

 

Quando il Titanic si inabissò nell’Atlantico, nell’aprile del 1912, a bordo si trovava un giovane cristiano, John Harper, che si preparava a partire come missionario. Quando il transatlantico cominciò ad affondare, Harper aiutò i passeggeri a salire sulle scialuppe di salvataggio, ma si rifiutò di salirci: “Donne e bambini prima – diceva – e poi i credenti”. All’ultimo momento diede ad un ragazzo anche la sua cintura di salvataggio. E il Titanic s’inabissò.

Un passeggero scozzese che si trovava tra i superstiti raccontò quanto segue: «Stavo galleggiando in quelle gelide acque aggrappato a un pezzo di legno quando un’ondata portò vicino a me John Harper, anche lui aggrappato a qualcosa che galleggiava. Mi gridò: “Sei un credente?” “No”, gli risposi. Allora continuò, ad alta voce: “Credi al Signore Gesù, e sarai salvato!”. Le onde lo allontanarono; poi lo riavvicinarono a me e mi ripeté la stessa domanda: “Sei un credente, sei un salvato?” Purtroppo dovetti rispondergli di no, che non ero salvato. Allora di nuovo giunsero alle mie orecchie, in mezzo alle grida e al frastuono delle onde, quelle stesse parole “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato!

Furono le ultime parole di John Harper. Un istante dopo scomparve tra i flutti.

Allora, in pieno oceano, nelle ore tragiche che seguirono, mi rivolsi al Salvatore e misi la mia vita nelle Sue mani. Fui l’ultimo uomo condotto a Dio per mezzo della predicazione di John Harper.»

lunedì 24 luglio 2023

24 luglio - La vera nobiltà dell’uomo

Dio creò l’uomo a sua immagine... li creò maschio e femmina. Dio li benedisse.

Genesi 1:27-28

 

Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio!

1 Giovanni 3:1

 

La vera nobiltà dell’uomo

 

L’uomo ha una “nobiltà” naturale che lo distingue dagli altri esseri viventi? Alcuni ritengono che la facoltà che lo rende superiore sia l’intelligenza, altri la capacità di esprimersi per mezzo di un linguaggio complesso, altri ancora le sue qualità artistiche. La Bibbia presenta l’essere umano come la più nobile delle creature. Per quale ragione? Perché è stato creato ad immagine di Dio, che gli ha soffiato nelle narici un alito di vita. Solo l’uomo può avere una relazione intelligente con Lui. La sua coscienza associata all’intelligenza e la sua natura spirituale e morale lo distinguono.

Purtroppo, però, dopo la disubbidienza di Adamo, l’uomo ha perso ogni relazione fiduciosa e felice col suo Creatore. È combattuto tra il rifiutare Dio e la sua intima aspirazione verso l’armonia perduta. Privato della presenza di Dio e senza comunicazione con Lui, ne conserva inconsciamente una profonda nostalgia.

Ma Dio avrebbe potuto lasciare la Sua creatura in questa situazione d’inimicizia e di ribellione? No: Dio “ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). Chi coglie questo atto di grazia e confessa il suo allontanamento da Dio riceve la vita eterna. Questa nuova vita gli permette di entrare in relazione col suo Creatore.

Dal momento che accetta per fede la salvezza che Dio gli offre, l’uomo riceve una nuova nobiltà; non solo quella di una creatura in buone relazioni col suo Creatore, ma quella di un figlio, un figlio di Dio amato dal Padre. Gesù Cristo, il suo Salvatore, diventa il suo Modello e gli permette di riprodurre nella propria vita qualcosa della Sua bellezza morale.


domenica 23 luglio 2023

23 luglio - Che mi dice la Bibbia?

Non c'è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.

Romani 3:22-23

 

Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori.

1 Timoteo 1:15

 

Che mi dice la Bibbia?

 

Mai la Bibbia è stata così diffusa come adesso, mai è stata tradotta in così tante lingue e dialetti. In molti paesi è a disposizione di chiunque la voglia leggere e ascoltare. Qual è il nostro atteggiamento davanti a quel Libro? Cos’ha di più di un qualsiasi altro libro?

A differenza di tutti gli altri scritti, essa ci mette direttamente in contatto con Dio, che così si rivolge a ciascun lettore. La Bibbia ci rivela la valutazione di Dio sulla nostra vita; dichiara che gli uomini sono tutti peccatori e che sono tutti in cammino verso il giudizio, verso un avvenire lontano da Lui.

Che cosa dobbiamo fare leggendo queste cose? Semplicemente, accettare questa constatazione di Dio, riconoscendo che siamo proprio meritevoli del Suo giudizio perché colpevoli nei Suoi confronti. Non dobbiamo però fermarci qui. Dobbiamo leggere il seguito, per scoprire che Dio ha preparato un mezzo per salvarci, e credere a Gesù Cristo. Ciascuno è responsabile di accettarlo o no. Solo Lui può liberarci dal giudizio e darci la vita eterna. Sulla croce si è sostituito a noi e ha portato il peso dei nostri peccati. Ci dice: “Questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna” (Giovanni 6:40). L’amore di Dio ha voluto avvicinarsi a me. La potenza di questo messaggio e l’impatto che ha sulla mia vita mi danno la convinzione che la Bibbia è davvero la Parola di Dio.


sabato 22 luglio 2023

22 luglio - Meglio le tavole o le anime?

Voi avete udito che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente". Ma io vi dico: non contrastate il malvagio… a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello… Amate i vostri nemici… affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli.

Matteo 5:38-45

 

Meglio le tavole o le anime?

 

L’evangelista Dapozzo, di cui abbiamo già parlato, rientra a casa di buon mattino dopo alcuni giorni di assenza, e si trova davanti degli uomini che gli stanno rubando delle belle tavole di legno alle quali teneva molto. Il suo primo impulso è di telefonare alla polizia, ma poi pensa: questi ladri hanno un’anima, ben più preziosa delle tavole! Pieno d’amore per quegli uomini, Dapozzo si fa avanti e si offre di aiutarli, e questi, senza immaginare che lui sia il proprietario, accettano con stupore. Dapozzo sceglie per loro le tavole più belle, e quando il veicolo dei ladri è stracolmo, offre loro qualcosa da bere. Sceglie il vino migliore e lo versa nei bicchieri più belli. Alla fine, spiega tranquillamente chi lui effettivamente sia, parla loro del suo Salvatore, e li invita a rientrare in casa per ascoltare il Vangelo…

Sedici anni dopo, uno dei ladri ritorna, chiede che gli si parli del Vangelo e accoglie il messaggio della grazia di Dio. Dapozzo ha perso delle tavole, ma ha guadagnato un’anima per l’eternità. Nessun rimpianto!

Diciott’anni più tardi, Dapozzo ha bisogno di costruire una casetta per la propria famiglia, ma non ha denaro. Come procurarsi i materiali necessari? Un amico, sembra incredibile, gli fa consegnare una fornitura di belle tavole che fanno proprio al caso suo. Dio non ha dimenticato il passato! Una preziosa anima è stata salvata e Dapozzo stesso, per finire, non ha perso nulla!


venerdì 21 luglio 2023

Oggi...Domani

“Oggi se udite la sua voce non indurite i vostri cuori” Ebrei 4:7.

Oggi, dice colui che vuole salvare la sua anima. Domani, dice colui che vuole perderla.

Non dimenticate che non ci si beffa di Dio. Ignorando il suo appello, non tenendo conto della sua pazienza, gli uomini dimostrano di non volere accettare la salvezza che Dio sta porgendo loro in grazia. Perciò raccoglieranno ciò che hanno seminato. “Poiché, quando ho chiamato avete rifiutato d'ascoltare, quando ho steso la mano nessuno vi ha badato, anzi avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere, anch'io riderò delle vostre sventure” Prov. 1:24-26.

Non dimenticare queste cose. Non dimenticate che la morte arriva e che dopo la morte vi è il giudizio (Ebrei 9:22).

Che cosa pensereste di un commerciante che , facendo i conti, dimenticasse volontariamente gran parte dei suoi debiti e si persuadesse così che i suoi affari vanno bene? Direste: Guarda che sciocco, non si accorge di correre verso la rovina.

Quanto più è insensato l'uomo che dimenticando le cose fondamentali per la sua anima si limita a considerare solo quelle che piacciono al suo cuore.

21 luglio - Ravvedetevi!

Giovanni il battista… predicava… e diceva: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Matteo 3:1-2

 

Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Matteo 4:17

 

Ravvedetevi!

 

Giovanni Battista e Gesù iniziano la loro predicazione con le stesse parole. Perché questo pressante invito a pentirsi? Perché è il punto di partenza del Vangelo, una sorta di passaggio obbligato. Cosa significa “ravvedersi o pentirsi?” Il verbo evoca, in generale, il concetto di dispiacersi di aver agito male, accompagnato dal desiderio di rimediare allo sbaglio e di non ripeterlo più. Eppure questa definizione è incompleta.

Nell’originale greco, il termine significa letteralmente “cambiare modo di pensare”. Non si tratta solo di dispiacersi di ciò che si è commesso, ma di un cambio fondamentale di prospettiva, del nostro modo di considerare Dio e noi stessi.

Il pentimento non è dunque un attacco di rimorso e di condanna su noi stessi, ma è soprattutto una conversione, un dietro-front, un nuovo sguardo sulla nostra vita e su come Dio la vuole. E’ allontanarci dal cammino della nostra volontà per volgerci verso il Dio vivente che si rivela nella sua Parola. È convertirsi “dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio” (Atti 26:18). Quando la luce dell’amore di Cristo entra nel nostro cuore, allora incominciamo a comprendere il nostro stato di peccato e a separarci dal male. Pentirsi è trovarsi d’accordo con Dio su ciò che il peccato è, rendersi conto dei propri peccati – dei miei peccati – per confessarglieli e abbandonarli.

giovedì 20 luglio 2023

Ciò che è scritto ovunque

“Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” 2 Corinzi 4:16.

L'uomo esterno è questo corpo d'argilla. Le malattie, le fatiche, i dolori e le preoccupazioni ci affliggono, la semplice fuga di anni, lo vanno inesorabilmente consumando e disfacendo.

Se c'è qualcosa che ci dovrebbe colpire quando lo consideriamo, non è tanto il suo vigore e la sua bellezza “Una voce dice: Grida! E si risponde: Che griderò? Grida che ogni carne è come l'erba che tutta la sua grazia è come il fiore del campo. L'erba si secca, il fiore appassisce” (Isaia 40:6-7), ma la sua morte progressiva. 

Quella parola morte la vediamo scritta ovunque: nelle declinanti energie della nostra giovinezza, nelle prime infermità degli anni maturi, nelle rughe precoci della nostra fronte, nel tremito delle nostre mani, nella rigidità dei nostri movimenti, nei passi incerti...

Ma se l'uomo esterno muore di giorno in giorno, l'uomo interno, l'anima rigenerata, si rinnova di giorno in giorno. Quanti credenti hanno fatto questa esperienza! 

Mentre l'uomo esterno s'infiacchiva per le malattie che lo insidiavano o per il semplice peso degli anni, mentre la stanchezza del corpo aumentava gradatamente, mentre le infermità si facevano più minacciose ed appariva più vicina la morte; l'uomo interno acquistava man mano delle forze inaspettate, i suoi affetti si andavano purificando, il suo senso spirituale si faceva più acuto, la sua visione reale diventava più chiara e luminosa, la gioia nel Signore più intensa e profonda. “Perciò non ci scoraggiamo”

Il Signore vuole che il nostro cuore sia riscaldato del continuo dal suo amore.

“Il vostro cuore non sia turbato” Giovanni 14:1. Qui il Signore stava alludendo a un problema che nessun cardiologo al mondo può curare e di cui tanto il mondo soffre. Ma il Signore, rivolgendosi ai suoi poteva aggiungere: “abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me!”.

20 luglio - Al riparo dai giudizi

Gesù… ci libera dall’ira imminente.

1 Tessalonicesi 1:10

 

Non temere; soltanto continua ad aver fede!

Marco 5:36

 

Non temete ciò che esso teme, e non vi spaventate.

Isaia 8:12

 

Al riparo dai giudizi

 

Le prospettive economiche ed ecologiche sono preoccupanti, e i conflitti in corso ne fanno temere degli altri… Certo, i timori di molta gente circa il futuro sono più che fondati.

La Bibbia preannuncia avvenimenti terribili quando i giudizi di Dio saranno esercitati sulla terra. Ma c’è un annuncio della massima importanza per tutti noi, ed è questo: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27). Non è forse solenne? Chiunque nella sua vita non avrà accettato Gesù come Salvatore dovrà comparire davanti al Dio giusto e santo per essere giudicato “secondo le sue opere” e “gettato nello stagno di fuoco” (Apocalisse 20:13,15). Il desiderio di Dio, che ama la Sua creatura, è di attirare l’attenzione di ognuno sul futuro che Egli stesso gli offre, un futuro felice alla Sua presenza che sarà eterno. Finché siamo in vita, Dio ci spinge ad accettare il mezzo per sfuggire alla condanna. Quel mezzo è la fede in “Gesù che ci libera dall’ira imminente”. Per coloro che credono in Gesù, Dio fa molto più che sottrarli alla Sua giusta ira contro il peccato: li adotta come Suoi figli. La Sua pace, il Suo favore appartengono loro sin dal momento in cui pongono la fiducia in Gesù Cristo. Possono allora dire: “Il SIGNORE è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò? Il SIGNORE è il baluardo della mia vita; di chi avrò paura?" (Salmo 27:1).

mercoledì 19 luglio 2023

Il cuore dell'Evangelo

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”  Giovanni 3:16.

Abbastanza breve da poterlo scrivere su un memo o un fazzoletto di carta eppure così granitico da resistere a duemila anni di tempeste e domande. 

Se non sai nulla della Bibbia inizia da qui.

Abbiamo bisogno tutti di ricordarlo.

Egli ama.

Egli ha dato.

Noi crediamo.

Noi viviamo.

Le parole di queste versetto sono per l'uomo ciò che l'acqua è per un terreno arido: vita.

Queste poche righe contengono un alfabeto di grazia, un sommario di speranza cristiana, ogni singola parola una cassetta di sicurezza piena di gioielli.

Leggilo di nuovo attentamente.... Dio ha tanto amato il mondo, ci saremmo aspettati un Dio pieno di collera. Un Dio che punisce il mondo, abbandona il mondo...ma un Dio che ama il mondo?

E poi il mondo? Questo mondo? I dittatori infuriano. I violenti infliggono. Gli uomini si allontanano. Gli schernitori aumentano. Ma Dio ama.

E ama al tal punto che ha dato.

Dichiarazioni?

Regole?

Editti?

No!  Ha dato il suo unigenito Figlio.

Un affermazione sconvolgente che lascia attoniti. Non abbiamo capito Dio, ne la gravità dei nostri peccati e ne la loro conseguenza. Il Signore, alla croce è stato il nostro sostituto.

Affinché chiunque...una parola universale.

Perisca...questo deve fare riflettere. All'uomo questo termine non piace, non è convito che questo avverrà, vorrebbe cancellarlo perché qui non si parla della vita del corpo che dura pochi anni ma di quella dello spirito che è eterno. Due sole possibilità o la morte eterna o la vita eterna, ebbene Dio vuole donare a ogni uomo quest'ultima.

“Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” v.17.

Fra noi è Dio  vi era un zona off limits, piena di cartelli su ogni centimetro quadrato con su scritto: Vietato l'accesso. Il Signore è venuto per essere la Via che conduce al cielo.

Presentiamoci a Dio cosi come siamo, con i nostri peccati, dichiariamoci peccatori, Egli ha mandato Suo Figlio proprio per noi. Il Signore è venuto a cercarci è venuto a salvarci e ci vuole ne cielo con se.

19 luglio - “Tuo fratello è là sotto!”

Quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di dedicarsi a opere buone. Queste cose sono buone e utili agli uomini.

Tito 3:8

 

Vi esortiamo, fratelli,… a sostenere i deboli.

1 Tessalonicesi 5:14

 

“Tuo fratello è là sotto!”

 

Ad est della città di Basilea si stava costruendo un canale per le acque di scolo. Si trattava di scavare una trincea profonda cinque metri, e siccome non pioveva da parecchie settimane le pareti dello scavo non erano state sufficientemente consolidate. Questa negligenza si rivelò fatale. All’improvviso, in un punto più fragile, le pareti cedettero seppellendo diversi operai.

Immediatamente furono organizzati i soccorsi, e da ogni lato accorsero dei curiosi per seguire le operazioni. Una donna si avvicinò a uno di loro e, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: “Sai che tuo fratello è sepolto là sotto?” A quelle parole l’uomo impallidì. Si tolse la giacca, prese una pala, saltò nello scavo e si mise a spalare febbrilmente insieme agli altri, finché tutte le vittime furono tratte fuori, compreso suo fratello.

Non c’è in questo una lezione per noi? Quanta gente intorno a noi è prigioniera di quella natura peccatrice che ci esclude da ogni relazione con Dio! Non siamo preoccupati per loro? Come gli operai del racconto, anche loro sono perduti e infelici, e hanno bisogno di essere liberati. Dovremmo essere pieni di compassione per i nostri parenti, i colleghi, gli amici che vivono senza Dio. Parliamo loro di Cristo, il Salvatore. Lui è la sola via per passare dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita eterna.

martedì 18 luglio 2023

Inganno

E' veramente spiacevole dover constatare come in generale gli uomini, e spesso anche i cristiani, trascurino la lettura della Parola di Dio, la Bibbia. Così facendo si privano di ciò che è essenziale per la loro istruzione e il loro cammino. Dimostrano di acconsentire a vivere nell'oscurità e nell'assenza di luce che solo la sua Parola può man mano diradare.

La rapidità con la quale gli avvenimenti più straordinari e senza precedenti s'intrecciano e si susseguono sulla scena di questo mondo, lascia perplessi e sgomenti.

L'intelligenza, l'educazione, il cuore, la coscienza, la ragione, la volontà, il buon senso, i sentimenti, le religioni, non possono contenere il fiume in piena del male che avanza e penetra ovunque invadendo il mondo intero. 

“Perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza” Marco 7:21-22.

L'essere umano è dominato dal materialismo, dalla sete di ricchezza, di potenza, di dominio è egoista, malvagio. Da quanto si ode, si vede e si legge, ci rendiamo conto che l'umanità è priva di bussola e non sa quale via seguire.

Come possiamo vedere basta scorrere solo poche pagine della Scrittura per rendersi conto di ciò che l'uomo e capace di fare.

“Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo” Genesi 6:5.

L'essere umano non è cambiato, non può farlo da se stesso. E' capace di trasformare in idoli la famiglia, la posizione sociale, la cultura, il denaro, il lavoro. Il nostro cuore deifica tutte queste cose e c'insinua la convinzione che i loro possesso sia in grado di produrre certezze, sicurezza è pace. Ma tutto questo è un inganno queste cose solo Dio le può dare.

“Il cuore dell'uomo è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?” Geremia 17:9. 

“E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un sol corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti” Colossesi 3:15.

18 luglio - Gesù Cristo, rivelazione di Dio

L’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente.

1 Corinzi 2:14

 

Chi ha visto me, ha visto il Padre.

Giovanni 14:9

 

Gesù Cristo, rivelazione di Dio

 

Robert Millikam (1868-1953), premio Nobel per la fisica nel 1928, affermava: “È infinitamente improbabile che l’uomo possa un giorno utilizzare la potenza dell’atomo. L’idea fantasiosa secondo la quale si utilizzerà l’energia atomica quando dovessero essere esaurite le nostre scorte di carbone è un sogno non scientifico e del tutto utopico”.

Eppure, meno di venti anni dopo, veniva (purtroppo) lanciata la prima bomba atomica su Hiroshima e oggi, in diversi paesi del mondo, buona parte dell’energia proviene da centrali nucleari.

Se l’uomo, pur colto e ricco di conoscenze, si mostra così limitato per comprendere il mondo in cui vive, come potrebbe comprendere il mondo spirituale? Saremmo così infantili da pensare che la creatura possa comprendere pienamente il suo Creatore? Per questo abbiamo bisogno di una rivelazione per conoscere Dio. Il creato ci mostra la Sua potenza, ma Gesù Cristo ci ha rivelato quel Dio d’amore che i filosofi hanno invano cercato di conoscere (Atti 17:27), ci ha fatto conoscere un Dio che è nello stesso tempo santità ed amore, verità e grazia. In Cristo abbiamo conosciuto questo grande Dio creatore che si è abbassato volontariamente, si è fatto uomo ed è vissuto nella povertà per arricchire noi (2 Corinzi 8:9). Un abbassamento che si è spinto sino alla morte della croce per la redenzione dei peccatori, quali noi eravamo.

Che persona, Gesù! Ci ha fatto conoscere tutti i caratteri di Dio e, col Suo sacrificio alla croce, ci permette di rivolgerci a Dio come al nostro Padre!

lunedì 17 luglio 2023

Quasi...

Quasi è una parola triste, una parola che ha il sapore delle opportunità perdute, degli sforzi falliti e delle occasioni lasciate scappare.

Come ad esempio: Sono arrivato molto vicino da essere promosso, ce l'avevo quasi fatta, o una quasi vincita al totocalcio oppure: ieri ho quasi preso un pesce enorme. 

Uno dei “quasi” più famosi si trova nella Bibbia, ed è il governatore Ponzio Pilato.

Perché vi è una così grande distanza fra “egli quasi” ed “egli fece”?

“Per la terza volta egli disse loro: Ma che male ha fatto? Io non ho trovato nulla in lui, che meriti la morte. Perciò, dopo averlo castigato, lo libererò. Ma essi insistevano a gran voce, chiedendo che fosse crocifisso; e le loro grida finirono per avere il sopravvento” Luca 23:22-23.

Le loro voci prevalsero. E, come risultato, l'orgoglio di Pilato prevalse. La paura di Pilato prevalse. La fame di potere di Pilato prevalse.

Le loro voci non erano state le sole voci. Lo sapete. C'erano almeno altre tre persone che Pilato avrebbe potuto ascoltare.

Egli avrebbe potuto sentire la voce del Signore Gesù. Pilato rimase faccia a faccia con Lui. Per cinque volte egli rimandò la sua decisione sperando di soddisfare la folla con la scaltrezza o con le frustate (Luca 23:4, 7, 17, 20, 22). Nondimeno il Signore Gesù veniva rimandato sempre a lui. Per tre volte si trovò a incrociare i suoi occhi con quell'irresistibile Nazzareno. Il silenzio del Signore fu molto più assordante delle richieste della folla ma Pilato non lo ascoltò.

Avrebbe potuto ascoltare la voce di sua moglie. Essa lo aveva pregato: “Non aver nulla a che fare con quel giusto, perché oggi ho sofferto molto in sogno per causa sua” Matteo 27:19.

Avrebbe potuto fermarsi a riflettere sull'origine di quel sogno ma Pilato non lo fece.

Oppure avrebbe potuto ascoltare la verità che ben conosceva “Perché egli sapeva che glielo avevano consegnato per invidia” Matteo 27:18.

Ma non lo fece. Preferì rimanere nella posizione neutrale, priva di scelta, del “quasi”. Lavarsene le mani anche mille volte non vi salverà dalla vostra scelta. 

La nutrita folla dei “quasi” finirà nella lista dei perdenti, dei nemici, perché le strade sono solo due, come due sono le porte per le quali si può entrare. Si può essere con Lui (il Signore) o contro di Lui, non c'è spazio per i “quasi”, non esiste nessuna posizione neutrale.

17 luglio - Quale dei due volete?

E Pilato a loro: «Che farò dunque di Gesù detto Cristo?» Tutti risposero: «Sia crocifisso».

Matteo 27:22

 

Ma voi rinnegaste il Santo, il Giusto e chiedeste che vi fosse concesso un omicida; e uccideste il Principe della vita.

Atti 3:14-15

 

Quale dei due volete?

 

Durante il processo a Gesù, il governatore romano Pilato propose una scelta al popolo di Gerusalemme: presentò due uomini, chiedendo quale dei due volevano che fosse rilasciato.

Il primo si chiama Barabba, un noto assassino e fomentatore di sommosse. Il suo nome significa “figlio del padre”, e possiamo pensare che fosse della stessa razza di quelli che cercavano di far morire Gesù ai quali Egli aveva detto: “Voi siete figli del diavolo… Egli è stato omicida fin dal principio” (Giovanni 8:44). L’altro è Gesù, il Figlio di Dio. L’evangelista precisa che Lui è la sorgente della vita (Giovanni 1:4). Gesù stesso ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita”. E Giovanni afferma: “Egli è il vero Dio e la vita eterna” (1 Giovanni 5:20).

Davanti a quella scelta, si levò un grido: “Non costui, ma Barabba!” (Giovanni 18:40). Barabba fu liberato, e Gesù fu messo a morte.

Quale scelta farebbero oggi gli uomini? La condanna del Signore mostra, in modo solenne, lo stato morale dell’umanità. Quello che vediamo nel mondo attuale conferma tristemente che la sua guida è sempre Satana, l’“omicida”.

Questa constatazione non ci deve però far disperare. Le conseguenze della morte di Gesù alla croce sono incalcolabili. Permettendo la messa a morte di Suo Figlio, Dio aveva in vista la salvezza dell’umanità colpevole. Gesù è morto, ma è anche risuscitato, e ad ogni persona che crede in Lui Dio dà la vita eterna.

domenica 16 luglio 2023

Prosperità

“Solo sii molto forte e coraggioso; abbi cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha data; non te ne sviare né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai” (Giosuè 1:7)


Il cammino di prosperità secondo Dio è un cammino di fede: “Credete nel SIGNORE vostro Dio” diceva Giosafat “e sarete al sicuro; credete ai suoi profeti, e trionferete!” (2 Cronache 20:20). Questa fede in Dio deve andare di pari passo con l’obbedienza. Si dice spesso: credere è obbedire e obbedire è credere; è sottomettersi interamente alla volontà di Dio, “buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:2); volontà di un Padre saggio e buono che ha in vista solo il bene e la prosperità dei Suoi figli.

A Giosuè, che stava per essere incaricato della guida del popolo dopo la morte di Mosè, l’Eterno raccomanda di stare attento e di fare tutto quello che la legge di Mosè ordinava; “non te ne sviare né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai” (8). Dio insiste perché Giosuè mediti su questo libro della legge giorno e notte allo scopo di conformarsi a tutto ciò che c’è scritto poiché, dice Dio: “allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai” (8). Quale esortazione, anche per noi, a leggere la Parola, a meditarla e, soprattutto, a metterla in pratica! Quanto siamo lontani da questo! Spesso siamo pigri per leggere questa buona Parola e sprechiamo le energie per conformarci alle nostre vie; ma la strada delle benedizioni è quella (cfr. Giacomo 1:22/25).

“Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, … ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà” (Salmo 1:1/3).

Se desideriamo portare del frutto per il Signore ed essere utili a coloro che ci attorniano occorre, prima di tutto, avere le nostre anime istruite da Dio. Nutrirci della Parola, dimorare in comunione con Dio e nella Sua dipendenza, cioè perseverare nella preghiera, ecco quale deve essere la nostra linea di condotta. È ciò che ha caratterizzato il nostro modello, il Signore Gesù, quando Egli era sulla terra. È stato l’Uomo obbediente e dipendente, il cui diletto era di fare la volontà del Padre Suo. Leggiamo riferito a Lui: “l’opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani” (Isaia 53:10).