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sabato 30 aprile 2016

30 Aprile

Imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova! “Poi venite, e discutiamo”, dice il SIGNORE.
Isaia 1:17-18

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.
Romani 12:21

Liberi di fare il bene!

Chi, per essere un buon cristiano, incominciasse a imporsi con la forza delle rinunce, sbaglierebbe strada e ben presto si fermerebbe. La motivazione interiore di ogni rinuncia è l’amore per Cristo. Si rinuncia perché si ha Lui, si conosce Lui. Paolo dice: “Per il quale (Gesù Cristo) ho rinunciato a tutto” (Filippesi 3:8). E poi si continua a rinunciare a tante cose per essere d’esempio nel bene, per conoscere il Signore sempre meglio e per onorarlo sempre di più.
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La “legge della libertà” di cui parla Giacomo nella sua Lettera, è quella che fa fare a un cristiano la volontà del Signore perché la conosce e trova il suo piacere nel compierla. Io ubbidisco alla legge della libertà quando la mia volontà coincide con quella di Dio.
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I valori di questo mondo e le sue ambizioni sono un nemico mortale; un nemico che si oppone all’onestà, alla giustizia, al rigore morale. E quando “sorride” e si dimostra comprensivo e condiscendente, il mondo è ancora più pericoloso di quando combatte la sua guerra.

venerdì 29 aprile 2016

29 Aprile

Poco mancò che i miei passi non scivolassero…
Ma quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio. Io ho fatto del Signore, DIO, il mio rifugio, per raccontare, o Dio, tutte le opere tue.
Salmo 73:2, 28

L’apparente assenza di Dio
Leggere il Salmo 73

Leggendo i Salmi, scopriamo dei testi singolarmente attuali! I loro autori (Davide, Asaf, e altri) hanno vissuto le nostre stesse speranze e le stesse angosce. Hanno conosciuto la povertà, la malattia, la solitudine, l’incomprensione, le beffe… Si sono posti molti problemi, come quello descritto in questo Salmo, vale a dire l’apparente assenza dell’intervento di Dio in questo mondo. Che esperienza dolorosa! Anche a noi, amici cristiani, può accadere di sentirci come feriti e quasi traditi nella nostra fiducia quando vediamo che gli increduli beffardi e malvagi prosperano, mentre tanti credenti soffrono o vivono nella povertà.
Che cosa ha fatto Asaf, l’autore del Salmo? Per capire, ha cercato di riflettere, ma il suo turbamento è aumentato… finché non si è avvicinato a Dio. Invece di guardarsi intorno, con l’atteggiamento di un giudice, si rivolge a Dio per essere illuminato (v. 17). Allora, l’amarezza si è dissolta e ha fatto posto alla pace; la percezione della realtà cambia totalmente. Accostandosi a Dio, il credente scopre di non essere solo; il suo Dio, che un giorno giudicherà i malvagi, è Colui che lo protegge e lo guida.

La soluzione alle mie sofferenze interiori non la trovo in una riflessione elaborata né in un’approfondita introspezione. Devo solo prendere conoscenza che sono profondamente amato da Dio, che le mie parole e le mie azioni non devono mai esprimere fiducia nelle mie forze o nella mia intelligenza o nei miei diritti. Per queste cose io trovo la sorgente nell’amore di Dio che non mi abbandona mai se ripongo in Lui la mia fiducia e tutte le mie speranze. 

giovedì 28 aprile 2016

28 Aprile

Vi ho prima di tutto trasmesso… che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno; secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta.

1 Corinzi 15:3-6


La risurrezione, fondamento della fede cristiana
 
Gli storici non mettono in dubbio l’esistenza di Gesù di Nazaret. Sono concordi nel dire che era un predicatore giudeo itinerante, crocifisso circa 2000 anni fa. Parecchi testi non biblici, scritti poco tempo dopo gli Evangeli, citano l’esistenza di Gesù; si possono ricordare gli scritti di Giuseppe Flavio (verso l’anno 93), e degli storici romani Tacito (verso il 100) e Svetonio (verso il 120).

Ma anche per questi autori, in definitiva, Gesù altro non era che “un certo Gesù, morto” (Atti 25:19). Essi non hanno creduto a coloro che lo avevano visto risuscitato. Il fatto che Gesù sia risuscitato è una delle verità fondamentali della fede cristiana, un punto essenziale per ciascuno di noi. “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9).

L’Evangelo è una buona notizia resa possibile dalla vita, dalla morte e dalla risurrezione di Gesù Cristo. È la notizia che Dio perdona e adotta come suoi figli tutti coloro che riconoscono in Gesù l’umile falegname di Nazaret, il Figlio di Dio. Allora, tutto si illumina. La Sua morte non è soltanto il risultato di un processo iniquo, né della viltà di Pilato, ma il compimento delle profezie. Queste preannunciavano che il Messia avrebbe sofferto e sarebbe morto, ma anche che sarebbe poi risorto dai morti.

Per questo i cristiani possono dire: “Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato…! Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” (Romani 8:34, 35).

mercoledì 27 aprile 2016

27 Aprile

Guardate con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi… Perciò, cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore.
Efesini 5:15-17

 “Carpe diem”

Quando si è giovani la vita sembra molto lunga. Le conoscenze ancora da acquisire, i progetti da realizzare e gli obiettivi da raggiungere sono tanti e lontani. Tutto è proiettato nel futuro e si intravede all’orizzonte. La via per raggiungere le mete sembra non finire mai. Poi però, col passare degli anni, queste lunghe distanze si accorciano con straordinaria rapidità e si diventa consapevoli di quanto sia breve il nostro passaggio sulla terra. “I giorni dei nostri anni arrivano a settant’anni; o, per i più forti, a ottant’anni, e quel che ne fa l’orgoglio non è che travaglio e vanità; perché passa presto e noi ce ne voliamo via” (Salmo 90:10).

Chi non conosce il Signore, sapendo che la vita è breve, approfitta per godersela. “Carpe diem”, cogli l’attimo, è la filosofia  dell’uomo senza Dio, in ogni tempo: divertirsi il più possibile, fare soldi, soddisfare le passioni, prima che sia tutto finito. Il credente, invece, ha ben altra visione; anche lui deve approfittare dell’attimo fuggente, ma con un diverso scopo: quello di “consacrare il tempo che gli resta da vivere nella carne, non più alle passioni degli uomini ma alla volontà di Dio” (1 Pietro 4:2).

martedì 26 aprile 2016

26 Aprile

Era necessario che il Figlio dell’uomo (Gesù)… fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse.
Marco 8:31

La predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma… è la potenza di Dio.
1 Corinzi 1:18

La croce di Gesù, essenza dell’Evangelo

Gli autori del Nuovo Testamento avevano capito che la croce era l’essenza dell’Evangelo. La loro convinzione si basava sulle dichiarazioni di Gesù stesso. Essi sapevano che la crocifissione aveva esposto Gesù al disprezzo pubblico. Sapevano anche che era uno scandalo per i Giudei e una pazzia per gli altri. Anche adesso dagli increduli è considerata una pazzia, come dice il versetto di oggi.
Perché allora i cristiani hanno sempre sostenuto, nonostante le opposizioni, che la morte di Cristo era al centro dei pensieri di Dio? E che Gesù ha deliberatamente intrapreso la via che lo avrebbe portato alla croce?
Tutti convengono che la sua uccisione sia stato un crimine odioso, un’ingiustizia che rivela la malvagità di cui l’essere umano è capace. E nessuno può negare che all’amore di Gesù gli uomini abbiano risposto con un odio micidiale. Ma non tutti accettano che la Sua morte è la prova più eloquente dell’amore divino. Amore del Padre che dona il suo unico Figlio, amore del Figlio che dona la propria vita per noi.

Gesù doveva morire perché, in virtù della Sua morte, Dio può perdonare il peccatore che si pente senza rinnegare la propria giustizia. Ora, “se confessiamo i nostri peccati” Dio “è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9).

lunedì 25 aprile 2016

25 Aprile

Voi siete una lettera di Cristo… scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente.
Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo.
2 Corinzi 3:3; 5:20

2. Segnali stradali

Nello scompartimento, la conversazione si prolunga. “I cristiani – dice il giovane di cui abbiamo parlato ieri – i veri discepoli, cioè coloro il cui cristianesimo non si limita a delle semplici pratiche religiose, ma corrisponde a un impegno interiore, sono come dei segnali stradali che indicano Gesù. Un segnale può essere sbiadito, messo un po’ di sbieco, ma l’importante è che ci si possa ancora leggere ciò che indica e che la destinazione proposta sia Gesù Cristo e Lui solo.
Il nostro giovane amico ricorda che Gesù non ha mai proposto di credere nei cristiani per essere salvati, ma di credere in Cristo. Ciò di cui l’uomo ha bisogno non è un cristianesimo di pratiche o d’imitazione che consisterebbe nel ricalcare la condotta di qualche suo discepolo, per fedele che sia stato. Il cristianesimo autentico è il risultato di un cambiamento interiore prodotto dall’incontro personale con Cristo. La vita del credente prende allora una nuova direzione: egli volta le spalle ai vecchi obiettivi per perseguirne dei nuovi. In un certo senso la sua vita fa la grande svolta, come quei cristiani a cui si rivolgeva l’apostolo Paolo circa 2000 anni fa dicendo: Vi siete convertiti dagli idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero” (1 Tessalonicesi 1:9).

Amici cristiani, cerchiamo di essere dei segnali chiaramente leggibili, non nascosti o male orientati! Viviamo in modo da indicare chiaramente il nome del nostro Salvatore e la direzione per arrivare a Lui.

domenica 24 aprile 2016

24 Aprile

Si sono infiltrati fra di voi certi uomini… e negano il nostro unico Padrone e Signore Gesù Cristo.
Giuda 4

Molti camminano da nemici della croce di Cristo (…ve lo dico anche ora piangendo).
Filippesi 3:18

1. Conversazione sul treno

Un giovane studente cristiano ogni fine settimana ritornava in treno a casa dei genitori, e conversava volentieri con coloro che si trovavano nel suo scompartimento. Egli sapeva cogliere le occasioni che si presentavano per parlare di Gesù, che lui conosceva come suo Salvatore e suo vero Amico.
Un giorno, circa quindici anni fa, dopo qualche scambio banale, il suo vicino gli disse ad un tratto: “Ricorda le atrocità dell’ex Jugoslavia? Non pensa che si trattasse di una guerra di religione? Si credeva che gli Occidentali fossero diventati tolleranti, invece… Anche se volessi, non potrei credere a Dio, vedendo come i cristiani si comportano!”
Quest’ultima frase era l’occasione che il giovane cristiano aspettava per parlare di ciò che gli stava a cuore: “Sì, è spiacevole vedere delle persone che si definiscono cristiane rinnegare gli insegnamenti di Cristo: «Amate i vostri nemici… benedite quelli che vi maledicono» (Luca 6:27, 28). L’apostolo Paolo scrive, in Romani 12:17, «Non rendete a nessuno male per male»; solo chi si comporta così è un vero cristiano, una persona che è per i suoi simili come un segnale stradale che indica la giusta direzione. Per essere un cristiano non basta che lei sia battezzato o che abbia fatto la comunione; non basta nemmeno una vita onesta; è indispensabile riconoscersi colpevoli davanti a Dio, credere che Gesù Cristo ha accettato di subire, alla croce, il giudizio di Dio che noi tutti meritavamo.”

(segue domani)

sabato 23 aprile 2016

23 Aprile

Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute.
Filippesi 2:14

Dall’orgoglio non viene che contesa.
Proverbi 13:10

Umiltà e mansuetudine

Un giorno tra i discepoli del Signore sorse una disputa per sapere chi di loro fosse il più grande. Gesù allora prese un bambino e lo presentò loro come espressione di umiltà, di debolezza e di dipendenza. Per entrare nel regno dei cieli bisogna diventare così (Matteo 18:2, 3).
Quasi nello stesso momento, Giacomo e Giovanni chiesero un posto d’autorità con il loro Maestro, nella gloria: “Concedici di sederci uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria” (Marco 10:35-45). E quella domanda a sproposito era appoggiata dalla loro madre (Matteo 20:20-22).
Alla fine, cosa ancora più triste, ecco sorgere un’altra disputa, proprio nella notte in cui Gesù stava per essere arrestato: “Fra di loro nacque anche una contesa: chi di essi fosse considerato il più grande” (Luca 22:24). Allora Gesù disse loro: “Chi è più grande, colui che è a tavola o colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve. Or voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io dispongo che vi sia dato un regno, come il Padre mio ha disposto che sia dato a me” (v. 27-29).

Il Signore della gloria ha preso volontariamente il posto di servo (Luca 12:37)! Senza nessun rimprovero per quei discepoli che a volte erano tanto estranei ai suoi pensieri, li riconosce come quelli che avevano perseverato con Lui nelle prove, e promette loro un posto d’onore e di comunione con lui nel suo regno. Che ammirevole condiscendenza e che gloria morale in quel modo di agire e in quelle parole! Impariamo da Lui!

venerdì 22 aprile 2016

22 Aprile

Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene.
Isaia 5:20

Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio, chi fa il male non ha visto Dio.
3 Giovanni 11

La questione del bene e del male

La questione del bene e del male è al centro di tutte le religioni. Alcune presentano Dio come essendo al di sopra del bene e del male, insensibile al bene e al male, e quest’idea porta i loro adepti a un certo fatalismo davanti alla sofferenza e ad una vaga idea di ciò che è veramente il bene.
Le fede cristiana, invece, prende sul serio la distinzione fra il bene e il male. Essa accetta ciò che dichiara la Bibbia, cioè che Dio è assolutamente “buono” e “giusto”, che è estraneo a qualsiasi forma di male (Abacuc 1:13). Dio ci insegna ciò che è il bene e condanna il male. Ecco perché vuole che ci comportiamo in modo giusto e buono.
Dio ha creato tutte le cose buone: il mondo, lo spazio e il tempo, il caldo e il freddo, i colori, i sapori, tutti gli esseri viventi, e soprattutto l’uomo. Ma molte cose sono state degradate dal peccato dell’uomo. Dio allora ci chiama, uno ad uno, per ricondurci a Sé. Era già il messaggio dei profeti dell’Antico Testamento, ed è pure quello di Gesù Cristo.

Ma il Cristo ha fatto ben più di questo: non solo ha insegnato il bene e denunciato il male ma, alla croce, si è caricato Lui di tutto il mio peccato e di tutto il male che l’uomo ha introdotto, e Dio lo ha condannato e giudicato. L’amore del Dio della Bibbia ci propone una liberazione completa dal peccato. È un atto della grazia di Dio che anche oggi ci è offerto. 

giovedì 21 aprile 2016

21 Aprile

Siete stati comprati a caro prezzo.
1 Corinzi 6:20

Il tesoro e la perla
(leggere Matteo 13:44-46)

Queste due parabole, dell’uomo che trova un tesoro e del mercante che trova una perla pregiata, non rappresentano il peccatore che trova il tesoro della salvezza o che scopre in Gesù la perla di gran valore. L’uomo e il mercante vendono tutto ciò che posseggono pur di avere quel tesoro e quella perla, ma il peccatore non ha nulla da vendere per comprare la salvezza! La grazia è offerta gratuitamente a chi vuole accettarla.
Questi due racconti, invece, ci presentano il Signore Gesù che, sapendo quale tesoro stava per ricavare da questo mondo (i veri credenti), ha “speso” tutto per acquistarlo, ha dato la propria vita.
Questo “vendere tutto” ci fa riflettere su ciò che il Signore ha lasciato quando è venuto nel mondo. Nel farsi uomo ha “spogliato” Se stesso; come uomo, s’è “umiliato”, ha rinunciato a tutti i Suoi diritti di Messia, alla considerazione che gli era dovuta da parte degli uomini, e anche alla simpatia dei discepoli. Alla fine ha dato se stesso morendo sulla croce (Filippesi 2:6-8). Dal campo del mondo ha tratto un tesoro, composto da tutti i Suoi riscattati; ognuno è un gioiello prezioso, che è stato acquistato a caro prezzo; tutti insieme formano quel “tesoro” che è la Chiesa, l’insieme di tutti i veri credenti (Galati 2:20; Efesini 5:2).

Nella parabola, il Signore si presenta anche come un mercante che cerca delle belle perle; e quando ne ha trovata una di gran prezzo vende tutto ciò che ha e la compra. Anche la perla raffigura  la Chiesa, la Sua Sposa, per la quale ha dato la propria vita (Efesini 5:25). 

mercoledì 20 aprile 2016

20 Aprile

Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni se ne beffavano; e altri dicevano: “Su questo ti ascolteremo un’altra volta”. Così Paolo uscì di mezzo a loro. Ma alcuni si unirono a lui e credettero; tra i quali anche Dionisio l’areopagita.
Atti 17:32-34

All’Areopago

L’areopago, ad Atene, era una collina dove aveva sede un tribunale di notabili, chiamato anch’esso Areopago. Lì, all’aria aperta, si poteva assistere ai processi e ascoltare dei discorsi di filosofi o di uomini politici. Un giorno, l’apostolo Paolo prese la parola. Il racconto che ne fa la Bibbia riassume l’atmosfera che regnava ad Atene nel primo secolo: la città era “piena di idoli… alcuni filosofi epicurei e stoici conversavano con lui… tutti gli Ateniesi e i residenti stranieri non passavano il loro tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare novità” (Atti 17:16, 18, 21).
Dionisio, membro dell’Areopago, era abituato ad ascoltare ogni giorno discorsi su discorsi. Che aridità e che abbattimento deve aver provato, confrontato com’era ogni giorno con tante idee strane e contraddittorie! Non ci capita anche oggi di avere la stessa impressione, di essere stanchi della povertà spirituale di tutto ciò che ascoltiamo?
Ma Dionisio udì il messaggio di Paolo, completamente nuovo: “Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo che egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti” (Atti 17:30-31). La forza della buona notizia della risurrezione non lo ha lasciato indifferente. Non si è lasciato influenzare da coloro che “se ne beffavano” e che dicevano: “su questo ti ascolteremo un’altra volta”.

Dionisio, l’areopagita, ha creduto! 

martedì 19 aprile 2016

19 Aprile

Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.
Nessuno parlò mai come quest’uomo (come Gesù).
Giovanni 8:12; 7:46

Voglio seguire Gesù

“È possibile conoscere Dio? Il Creatore si interessa davvero di me?”, si chiedeva Habiba. Un giorno si è ricordata di un Vangelo di Giovanni che le era stato regalato e che aveva nascosto in fondo ad un cassetto per paura che i suoi genitori lo scoprissero. Il suo cuore batteva forte quando ha iniziato a leggere. La potenza di quei sacri testi la toccava profondamente, la compassione di Gesù la lasciava senza parole. Giunta al capitolo 8, Habiba si è sentita stringere il cuore. Cos’avrebbe fatto Gesù davanti a quella donna accusata di adulterio? Chiaramente ella aveva peccato e Gesù non poteva che essere severo. Avrebbe ordinato di lapidarla come gli proponevano? Ma gli uomini che gliel’avevano condotta erano talmente ingiusti e ipocriti... Habiba chiude il Vangelo con un gesto deciso.
Durante la notte si alza e riprende la lettura. “E siccome continuavano a interrogarlo, egli si alzò e disse loro: ‘Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei’ . E chinatosi di nuovo, scriveva in terra. Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo. Gesù, alzatosi, e non vedendo altri che la donna, le disse: ‘Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?’ Ella rispose: ‘Nessuno, Signore’. E Gesù le disse: ‘Neppure io ti condanno; va’ e da ora in poi non peccare più’” (Giovanni 8:7-11).

Habiba è commossa, e dice: “È Lui il Signore che voglio seguire!”.

lunedì 18 aprile 2016

18 Aprile

Signore… concedi ai tuoi servi di annunziare la tua Parola in tutta franchezza.
Atti 4:29

I primi cristiani

I primi cristiani ci sembrano monumenti della fede. Essi amavano il Signore e si amavano l’un l’altro. Trascuravano i loro interessi personali e mettevano a disposizione i loro beni e la loro stessa vita per amore del Vangelo. Essi rifiutarono di adeguarsi al sistema di questo mondo, eppure raggiunsero con il messaggio del Vangelo le persone del mondo intero. Molti di loro furono condannati al martirio.
Villaggi, città, province vennero scosse dalla loro coraggiosa testimonianza. Alcuni di loro furono addirittura accusati di aver “messo sottosopra il mondo” (Atti 17:6)! In realtà si trattava di una falsa accusa; il mondo era già sottosopra, ed essi dicevano soltanto alla gente come fare per rimetterlo in piedi.

Già da allora iniziarono a dimostrare che il vero cristianesimo non è una religione da preferire alle altre, ma è la potenza di Dio che cambia la vita. Quando consideriamo la fede dei cristiani del primo secolo, il loro entusiasmo, il coraggio e l’energia nel testimoniare di Cristo, ci sembra che sia difficile per noi diventare come loro. Cerchiamo almeno, in questi tempi difficili e nei luoghi dove Dio ci ha messi, di essere dei cristiani attivi e volenterosi, che amano il Signore e si impegnano a farlo conoscere ad altri.  

domenica 17 aprile 2016

17 Aprile

Una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva speso tutti i suoi beni con i medici senza poter essere guarita da nessuno, si avvicinò di dietro e gli toccò il lembo della veste; e in quell’istante il suo flusso ristagnò. E Gesù domandò: “Chi mi ha toccato?”.
Luca 8:43-45

L’eccellenza di Gesù Cristo (6)
Il vero medico (Luca 8:43-48)

Ogni pagina dei Vangeli mette in evidenza la potenza del Signore. Questa potenza ha operato la guarigione del corpo a un’infinità di malati. Ma Gesù voleva prima di tutto la guarigione dell’anima. Ecco perché il Signore, dopo aver guarito la donna di cui parla il versetto di oggi, le chiede: “Chi mi ha toccato?”
Quella donna malata cercava la guarigione del suo corpo, e l’ha ottenuta. La sua fede si appoggiava sulla potenza e sulla grandezza del Figlio di Dio che era riuscita ad avvicinare. Ma ha potuto ricevere ben di più, come indicano le parole che Gesù le rivolge personalmente: “Figliola, coraggio, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace”. È la fede nella potenza e nell’amore del Signore che produce la guarigione morale e spirituale.
Cosa non facciamo per ottenere la guarigione da una malattia! Ma poniamoci la domanda: mettiamo lo stesso impegno per nutrire e curare la nostra anima? Gesù, il perfetto Salvatore che Dio ci ha dato, è il Salvatore delle nostre anime, capace di “guarirci” dall’incurabile malattia del peccato: ma per questo la Sua potenza non bastava; bisognava che sacrificasse la Sua vita alla croce. Là ha dimostrato il Suo amore! Credi anche tu, come quella donna, che Dio vuole guarirti da ciò che ti affligge, dalle tue ferite interiori?

Puoi rimettere nelle mani del Signore tutto ciò che ti riguarda. Egli è sorgente di vita. È vicino a te. Puoi rivolgerti a Lui con semplicità da dove ti trovi. Come a quella donna, anche a te donerà la pace e la guarigione interiore.

sabato 16 aprile 2016

16 Aprile

Dio… mostra il proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Romani 5:8

Cristo Gesù ha dato se stesso per noi.
Tito 2:13-14

Amore divino

Dio mi ama. Non perché io lo meriti, ma perché Egli è amore. Il Suo amore è insito nella Sua natura ed è infinito; non dipende da ciò che ho fatto. Il Nuovo Testamento sottolinea questa verità più volte. “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8). “In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati” (1 Giovanni 4:9-10).

Nulla in questo nostro mondo può essere paragonato a un amore che si dona, non per i propri amici, ma per dei nemici! È questo l’amore che Dio ha rivelato. Non lo si può paragonare né al sacrificio di un capitano che è disposto ad affondare con la propria nave, né a quello di una madre che muore per salvare il proprio figlio. Nelle diverse religioni, nulla può essere paragonato, nemmeno lontanamente, all’amore di Gesù. Esso è assolutamente e gloriosamente unico. Non esiste nulla in questo mondo che possa rassomigliare all’amore di Dio per i peccatori. Ecco perché devo rispondere alla chiamata di Gesù. 

venerdì 15 aprile 2016

15 Aprile

Non ti affannare per diventar ricco, smetti d’applicarvi la tua intelligenza. Vuoi fissare lo sguardo su ciò che scompare? Poiché la ricchezza si fa delle ali, come l’aquila che vola verso il cielo.
Proverbi 23:4-5

Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua?
Matteo 16:26

Un tunnel senza fine

Forse ci ricordiamo di Aristotele Onassis, il celebre armatore greco, che fu uno degli uomini più ricchi del mondo. Un giornalista scrisse di lui: “Onassis è morto a Parigi all’età di 69 anni. Certamente, molti lo hanno invidiato per la sua ricchezza e la sua potenza. Ma adesso a cosa gli serve tutto ciò? Egli stesso ha dovuto confessare che la sua esistenza e i suoi sforzi si sarebbero conclusi in un fallimento. All’inizio della malattia che gli avrebbe tolto la vita, ha confidato ad un amico: ‘In fondo sono stato una macchina da soldi. Si potrebbe credere che io abbia trascorso la mia vita in un tunnel d’oro, con lo sguardo rivolto verso l’uscita che mi avrebbe portato a una totale soddisfazione e alla felicità. Ma non c’è fine in questo tipo di tunnel. Non resterà niente dopo la morte’”.

Un tunnel che non finisce. Vi si procede, allegri e noncuranti, pensando di non aver bisogno di Dio, e più si prosegue, più si sprofonda nella notte per accorgersi alla fine che non c’è via d’uscita! Cosa fare allora? Riconoscere i propri errori, confessare a Dio i propri peccati e volgersi a Lui con convinzione e fermezza (1 Tessalonicesi 1:9). Allora si vedrà la luce che proviene dalla croce del Calvario, dove Gesù Cristo ha espiato i peccati di tutti coloro che si affidano a Lui. 

giovedì 14 aprile 2016

14 Aprile

Beato l’uomo che ripone nel SIGNORE la sua fiducia… Io sono misero e povero, ma il Signore ha cura di me.
Salmo 40:4, 17

La grazia del Signore si accompagna

Com’è triste essere soli in un mondo senza luce,
camminare nella vita se non v’è chi ti conduce.
Le sue gioie sono vane, non v’è nulla di sicuro,
il futuro è incerto e vago, l’orizzonte appare scuro.

Se rifletti, ti domandi: Che si fa su questa terra
quando sfugge dalle mani tutto quello che si afferra?
Ma la grazia del Signore è venuta incontro a me
e ho scoperto il vero amore, ho capito Dio chi è!

Il Signore mi ha parlato e ho ascoltato la sua voce;
mi ha esortato al pentimento, m’ha additato la sua croce.
Ora io non son più solo nella breve mia esistenza
perché godo notte e giorno la vivente sua presenza.

Non è buio il mio futuro, la salvezza è garantita,
sono in pace, son felice, non è vana la mia vita!
Guarda a Cristo e credi in Lui! La tua vita cambierà
e potrai, con forze nuove, fare quel che ti dirà.


(dal CD “Al di là delle nuvole” Ed. Il Messaggero Cristiano)

mercoledì 13 aprile 2016

13 Aprile

Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne.
Ezechiele 36:26

Il cuore dell’uomo

Alla radice dei problemi della società moderna c’è il “cuore” dell’uomo. Che si tratti di guerre, rivolte, povertà, pregiudizi, cupidigia, il bisogno attuale è che il cuore dell’uomo cambi. Un’educazione migliore, un migliore sistema economico possono aiutare, ma non risolvono il problema alla radice. Cos’è che può cambiare un uomo o una donna che vivono per se stessi e non si curano del prossimo? Cosa può cambiare un uomo schiavo dell’alcol, del sesso, della droga, del gioco? Cosa può cambiare un uomo che crede di appartenere ad una razza superiore?
Mentre molti fattori hanno influenzato il cambiamento delle idee, delle abitudini, degli interessi, solo una cosa può cambiare il cuore macchiato dal peccato: la potenza del Vangelo. L’apostolo Paolo ha scritto: “Non mi vergogno del vangelo di Cristo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco” (Romani 1:16). Questa potenza si manifesta ogni volta che uno si inchina davanti al Figlio di Dio e lo riconosce come suo Salvatore e Signore della sua vita.
Sono migliaia le persone che potrebbero testimoniare di aver trovato in Cristo quella potenza soprannaturale che ha cambiato la loro esistenza. Ladri, egoisti, atei, persone frustrate e depravate possono attestare che, perché ci fosse il cambiamento, è stato necessario qualcosa di più di una semplice forza di volontà: è stata necessaria la potenza di Dio.

Caro lettore, sei stato anche tu cambiato dal Vangelo di Cristo? 

martedì 12 aprile 2016

12 Aprile

Farò camminare i ciechi per una via che ignorano, li guiderò per sentieri che non conoscono; cambierò davanti a loro le tenebre in luce, renderò pianeggianti i luoghi impervi.
Isaia 42:16

(Gesù disse:) “Io sono la luce del mondo”.
Giovanni 9:5

Ero cieco e ora ci vedo

Un giorno Gesù guarì un cieco, e quel miracolo, come la maggior parte dei miracoli, ha un duplice significato. Anzitutto era il compimento della profezia che annunciava che il Messia avrebbe ridato la vista ai ciechi (Isaia 29:18, 35:5), ma è anche un segno che ci rivela Gesù come luce del mondo.
Quell’uomo era cieco fin dalla nascita, e i discepoli chiedono “chi ha peccato?” perché gli sia capitata una simile disgrazia; ma Gesù taglia corto sui loro inutili ragionamenti riguardo alle eventuali cause di quella menomazione. Egli rivela che c’è sempre un rimedio, un rimedio che viene da Dio. Dio può liberare; non c’è alcun ostacolo allo spiegamento della Sua grazia.
La cecità di quest’uomo fa eco a un’altra cecità. Gesù è venuto nel mondo “affinché quelli che non vedono vedano, e quelli che vedono diventino ciechi” (Giovanni 9:39). Le persone che “non vedono” sono quelle che riconoscono la loro miseria e la necessità che Dio li salvi; e Gesù è venuto affinché “vedano”, confidandosi in Lui. Nell’Evangelo, la “vista” è un risultato della fede. Invece le persone che pensano di vedere, che credono di sapere tutto, sono quelle le cui pretese e la cui presunta giustizia impediscono loro di credere al Signore e di ricevere la luce divina. Esse non possono discernere la bellezza della persona di Gesù.

Quel cieco fu invitato ad andarsi a lavare nella vasca di Siloe (che significa: inviato), e ubbidì, e ricuperò la vista. Bisogna prima credere per poi vedere. Ciascuno di noi è invitato ad andare a Gesù, perché Lui è l’inviato di Dio. 

lunedì 11 aprile 2016

11 Aprile

Non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.
Romani 10:12-13

Dio, nostro Salvatore… vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.
1 Timoteo 2:3-4

Gesù abbatte le barriere
Leggere Luca 7:1-10

La potenza di Gesù è stata messa in evidenza da numerose guarigioni operate fra i Giudei della sua epoca. Ma essi non pensavano che fosse disposto a farne partecipi anche uno straniero, un Romano, per esempio, o uno schiavo. Che l’amore di Dio potesse valicare i confini del popolo d’Israele era per loro un fatto del tutto nuovo. Ma Gesù si reca dall’ufficiale romano, guarisce il suo servo e dichiara davanti a tutti il suo apprezzamento particolare per la fede di quell’uomo.
Gesù è venuto a portare al mondo intero un messaggio di liberazione. Non sarebbe un “grande Salvatore” se fosse venuto per salvare soltanto una particolare categoria di persone. Egli è il “nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:13). Ancora oggi non sono soltanto i “fedeli delle chiese” che possono essere salvati, ma tutti coloro che ricevono l’offerta gratuita della salvezza per mezzo della fede in Gesù Cristo. Tutti sono chiamati in causa: uomini di cultura o illetterati, ricchi o poveri, neri o bianchi. Il sacrificio di Cristo è perfettamente sufficiente per salvare chiunque crede in Lui.

L’apostolo Paolo, parlando da giudeo a dei Giudei, dice: “Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No affatto!” (Romani 3:9). E spiega che, senza eccezione, “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (v. 23), ma che tutti coloro che credono, e soltanto loro, sono perdonati e resi giusti gratuitamente dalla Sua grazia (v. 24).

domenica 10 aprile 2016

10 Aprile

“Vedi questa donna?... Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non mi hai versato l’olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Perciò io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama”.
Luca 7:44-47

L’eccellenza di Gesù Cristo (5)
Incomprensibile abbassamento

La vera grandezza accetta di abbassarsi. Quanto è grande questo Gesù che riceve il muto omaggio di una donna peccatrice! (Luca 7:36-50). A costo di scandalizzare l’orgoglio religioso di Simone il fariseo, Egli lascia che quella donna si prostri davanti a Lui in quel modo così commovente: senza dire una parola, ella piange umilmente ai Suoi piedi, li copre di baci e li unge di profumo.
Chi di noi potrebbe stimarsi degno di uno sguardo d’attenzione da parte di Gesù? Eppure, nessuno è troppo semplice o troppo colpevole o troppo insignificante per Lui. Che si tratti di quella donna biasimata a causa della sua vita di peccato, o di Zaccheo, esattore delle imposte, bersaglio di giuste accuse, o ancora di Nicodemo, capo spirituale dei Giudei, che era andato da Lui di notte, tutti hanno libero accesso al Salvatore. Anch’io, e anche tu, caro lettore, chiunque tu sia.
La vera grandezza non spaventa e non rifiuta nessuno. Essa è umile e accetta un abbassamento totale. Gesù ne è stato la perfetta espressione. Egli, che era Dio, è venuto non come il Dio santo che giudica i peccatori, ma come il Salvatore umile e mansueto che dà la vita per tutti. Egli “prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini,… umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce” (Filippesi 2:7, 8).

(segue e si conclude domenica prossima)