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lunedì 28 febbraio 2022

Dove fuggirai?

“Eterno, tu mi hai esaminato e mi conosci. Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero... esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c'è in me qualche via iniqua, e guidami per la via eterna” Salmo 139: 1-2, 23-24.


Attualmente certi satelliti sono in grado di fotografare sulla terra dei dettagli dell'ordine di un metro quadrato. E allora ci stupiamo se Dio, che ha creato l'uomo, conosce tutto (la sua onniscienza), sonda tutto, registra tutto nella vita di ciascuno di noi? Pensiero impressionante per il peccatore, ma quanto salutare per il credente!

Una prima reazione, dopo questa presa di coscienza del fatto che Dio conosce tutto della mia vita, potrebbe essere cercare di sfuggire al suo sguardo. Impossibile! Come un fascio di luce, il suo sguardo sonda e penetra negli angoli più nascosti del mio essere interiore. Per lui, io sono trasparente. Non perdiamo degli anni cercando di nascondere a noi stessi i veri moventi della nostra esistenza (ambizione, amore per il denaro...) perché temiamo il verdetto di Dio; non sospingiamo sempre più lontano il momento d'un vero incontro con Lui.

Colui che si lascia trovare da Dio fa una nuova scoperta: Dio non è soltanto onnisciente e onnipresente, ma ripercorre tutto il mio passato fino al giorno del mio concepimento per rivelarsi come il mio creatore. Egli mi ha tratto dal nulla. Io sono la sua opera e, nella sua memoria senza limiti, tutta la mia storia è registrata.

L'espressione che troviamo in questo Salmo 139 "dove fuggirò dalla tua presenza?" (v. 7) cambia in "quanto mi son preziosi i tuoi pensieri, o Dio!" (v. 17). Ormai mi affretto a ritrovare ogni mattino, al risveglio, questa presenza di Dio che mi protegge e mi accompagna (v. 18).

28 febbraio - “Non mi parli?”

Allora Pilato gli disse: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di liberarti e il potere di crocifiggerti?” Gesù gli rispose: “Tu non avresti alcuna autorità su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto”.

Giovanni 19:10-11

 

“Non mi parli?”

 

È la domanda che un giudice ha rivolto a un accusato fatto comparire in giudizio davanti a lui. Quel giudice era Pilato, il governatore romano a Gerusalemme, che aveva diritto di vita e di morte. L’accusato era Gesù, arrestato come malfattore.

Pilato si stupisce che Gesù non risponda a tutte le sue domande e che non dica nulla a propria difesa. Allora insiste: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di liberarti e il potere di crocifiggerti?” Gesù allora si limita a dirgli che lui non avrebbe alcun potere se Dio non glielo avesse dato.

Il modo di agire del Signore ci insegna quando bisogna tacere e quando rispondere se siamo interrogati. Le poche cose che Gesù ha detto a Pilato non le ha dette per difendersi, ma piuttosto per portare il Suo giudice a riconoscere la verità. Adempiendo le profezie, il Signore è stato “come la pecora muta davanti a chi la tosa” (Isaia 53:7).

Siamo preoccupati quando stiamo per essere interrogati sulla nostra fede? Gesù sa che può essere così e per questo ha incoraggiato i discepoli dicendo: “Non preoccupatevi in anticipo di ciò che direte, ma dite quello che vi sarà dato in quell’ora; perché non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo” (Marco 13:11). Parliamo della nostra fede con coraggio e fiducia, e sperimenteremo la gioia dell’aiuto del Signore anche nelle situazioni più difficili.

“Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto” (1 Pietro 3:15-16).

domenica 27 febbraio 2022

Rifiuto

Il Signore raccontò due parabole che contengono un concetto comune, rovente di colpevolezza: la tendenza della gente a rigettare gli inviti di Dio, non una volta o due volte, ma ogni volta.

La prima parabola era quella del proprietario terriero che affidò la vigna a dei lavoratori.

“«Udite un'altra parabola: C'era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi costruì una torre; poi l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio. Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna. Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono. ”  Matteo 21:33-35.

La seconda del re che preparò una festa di nozze per suo figlio.

“Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire” Matteo 22:2.

Un proprietario terriero i cui servi vengono picchiati e uccisi. Un re i cui messaggeri vengono ignorati. Penseremo che di sicuro quel proprietario e quel re vorranno lavarsene le mani di quella gente. Senza dubbio invieranno dei soldati contro tali persone.

Sbagliato.

In entrambi i casi essi mandarono più messaggeri.

”Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo” Matteo 21:36.

“Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze". Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio” Matteo 22:3-5.

Che sorprendente pazienza! Quale inattesa perseveranza!

Servi dopo servi. Messaggeri dopo messaggeri. Parlando, il Signore Gesù, da una descrizione di Dio come di un Dio determinato. Nessun prezzo era troppo alto e nessun sforzo troppo grande per Colui che ha amato così tanto il mondo.

“Guardate di non rifiutare Colui che parla; perché, se quelli non scamparono quando rifiutarono Colui che rivelava loro in terra la sua volontà, molto meno scamperemo noi se voltiamo le spalle a Colui che parla dal cielo” Ebrei 12:25.

27 febbraio - Vivere per il Signore

Egli (Cristo) morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.

2 Corinzi 5:15

 

Vivere per il Signore

 

Vivere per il Signore non dev’essere un impegno limitato nel tempo, ma deve durare tutta la vita. Non è una costrizione o un obbligo che si deve per forza rispettare, ma un privilegio. Non comporta neppure un isolamento dal contesto nel quale viviamo normalmente (famiglia, lavoro ecc.), ma si tratta di servire Lui proprio nella vita di tutti i giorni e nell’ambiente in cui ci troviamo. Anche nelle nostre attività quotidiane dobbiamo avere in vista il Signore e agire non soltanto “nel nome del Signore Gesù”, il che mette l’accento sulla nostra responsabilità, ma “come per il Signore”, per amore per Lui e per servirlo (Colossesi 3:17, 23).

Certo, Dio può dare a qualcuno dei “doni” particolari e chiamarlo a servirlo in maniera esclusiva, con una destinazione e uno scopo specifici, come ad esempio a svolgere attività missionaria in Paesi lontani; ma il Signore chiede a tutti noi credenti di consacrare a Lui la nostra vita, di vivere per Lui la nostra quotidianità.

Il credente vive separato dal male, ma non si accontenta di questo. Oltre a non  fare il male fa il bene, secondo quanto scrive l’apostolo Paolo: “Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene”; “non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Romani 12:9, 21). La vita del credente non è una vita ascetica, contemplativa, ma una vita attiva. Il vero cristiano non vive nell’isolamento. Egli non è del mondo, e quindi non ne persegue gli scopi e non ne condivide i valori, ma è nel mondo (Giovanni 17: 14, 18), e proprio in questo mondo è chiamato a vivere per Colui che è morto e risuscitato per lui.


sabato 26 febbraio 2022

Figure

“Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: Eccomi. E Dio disse: Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò...Abraamo prese la legna per l'olocausto e la mise addosso a Isacco suo figlio, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme” Genesi 22:1-7.


Probabilmente nessun altro episodio della Bibbia, a eccezione di quello del Golgota, è altrettanto commovente; nessun altro offre una illustrazione più chiara della morte dell'unigenito, diletto figlio di Dio e sappiamo tutti che questa scena è un'immagine della croce.

In questo capitolo compaiono due straordinari  simboli che prefigurano il Cristo.

Isacco è il primo. Il figlio unico, amato dal padre e desideroso di fare la sua volontà. Le parole di Dio: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto” devono aver trafitto il cuore di Abramo come ferite lancinanti ed è di particolare interesse leggere che: i due camminarono insieme fino all'altare.

Il montone è il secondo. Una vittima innocente che muore al posto di un altro, il suo sangue sparso.

Ma ci sono anche delle distinzioni da fare, Isacco si è semplicemente sottomesso al padre, il Signore si è presentato spontaneamente dicendo “Ecco, io vengo, o Dio, per fare la tua volontà” (Ebrei 10:9), e ancora, Isacco non sapeva quello che su padre avrebbe fatto, del Signore ci è detto: “Gesù, ben sapendo tutto quel che stava per accadergli, uscì” (Giovanni 18:4). 

Infine, in questa scena vi fu un grido che fermò la mano di Abraamo ma nessuna voce si fece udire al Golgota perché ciò non era possibile.

“bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna” Giovanni 3:14-15.

26 febbraio - “Sono stata colpita dal suo impegno” (2/2)

“La mia parola, uscita dalla mia bocca (di Dio)… non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata.”

Isaia 55:11

 

2. “Sono stata colpita dal suo impegno”

 

Abbiamo letto ieri che Anna, una cristiana cinese, ha percorso in lungo e in largo tutta la Cina per parlare di Gesù durante i suoi viaggi.

Alcuni anni dopo, un cristiano in visita da un alto funzionario del Governo incontrò la moglie di questo signore e vide che stava leggendo la Bibbia. Stupito, le chiese se era cristiana. Ed ecco la sua testimonianza:

«Un giorno, mio marito viaggiava in treno verso una città lontana. Un vecchia signora ha iniziato a conversare con lui, gli ha lungamente parlato di Gesù e gli ha detto: “La ragione per cui io viaggio continuamente è perché desidero annunciare a tutti questa buona notizia”. Mio marito è stato impressionato, ma non è mai diventato cristiano. Io invece sono stata colpita dall’insegnamento di quella donna. Mi sono detta: “Cos’avrà questo Gesù di così interessante perché lei, così anziana, si senta spinta a viaggiare su e giù per la Cina per farlo conoscere?” Allora mi sono procurata una Bibbia e in poco tempo l’ho conosciuto questo Signore, ho creduto in Lui e ho trovato la salvezza.»

Suo marito, malgrado i suoi legami con un governo totalmente nemico di Dio e del Vangelo, ha sempre mostrato benevolenza verso i cristiani, facendo il possibile per evitare che, nelle regioni che dipendevano dalla sua autorità, fossero colpiti dagli eccessi della persecuzione. Così, Dio si è servito di una vecchia e fragile signora per annunciare la grazia ai potenti di quel paese come nessun altro avrebbe potuto fare. Come sono straordinarie le Sue opere!


venerdì 25 febbraio 2022

La grazia dona, la fede riceve

“Tutti coloro che credono… sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” Romani 3:22-24


Se rifiuto un dono, me ne privo e anche offendo il donatore. Più il dono è prezioso, più è grande la perdita per chi lo respinge e più grande è l’offesa fatta a chi lo ha donato. Dio ha donato nientemeno che il Figlio Suo con lo scopo di salvare tutti quelli che credono in Lui. Non credere equivale a respingere e disprezzare il dono di Dio. Che perdita per noi! Che affronto per Lui!

Eppure, molti non vogliono saperne del dono di Dio. Come mai? Qual è l’ostacolo? Spesso è l’indifferenza dovuta al materialismo nel quale viviamo. Ma c’è anche una ragione più nascosta. Dio è un Dio di bontà ma è anche santo, e la nostra coscienza non è a proprio agio a questo riguardo. Allora, alcuni pensano di poter presentare a Dio delle buone azioni, con l’idea che Lui li possa gradire e accettare come “giusti” e quindi meritevoli della salvezza. Ma la Parola di Dio dichiara: “Non c’è nessun giusto, neppure uno” (Romani 3:11). Ai peccatori, Dio deve solo fare grazia, e per definizione la grazia è un favore concesso a quelli che non meritano altro che la condanna.

Le numerose religioni inventate dagli uomini prescrivono di fare qualcosa per meritare il perdono di Dio per i peccati commessi, ma nessuno può incontrare Dio su questa base. Soltanto l’Evangelo, che annuncia il sacrificio di Gesù Cristo alla croce, indica la via per ottenere il perdono. E questa via è Lui stesso, creduto, ricevuto nel cuore, amato, ubbidito. Egli ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6).

25 febbraio - “Posso parlare di Gesù viaggiando” (1/2)

“Lei ha fatto ciò che poteva”.

Marco 14:8

 

Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti.

1 Corinzi 1:27

 

1. “Posso parlare di Gesù viaggiando”

 

Anna era nata in una colta famiglia cinese eppure non sapeva leggere. Aveva trascorso i migliori anni della sua vita ad occuparsi prima dei genitori e poi di uno dei fratelli, malato di tubercolosi, che alla morte gli aveva lasciato in eredità del denaro. Anna, che era cristiana, aveva raggiunto gli 82 anni, e si chiedeva cosa potesse fare per il Signore. Si consultò con degli amici, ma non riuscì ad avere consigli validi. A un certo punto pensò: “Avrei sempre desiderato viaggiare e invece ho passato la vita chiusa in casa, al capezzale dei miei. Non sono mai uscita da Shanghai. Visto che conosco bene il Vangelo, posso almeno parlarne ad altri viaggiando”.

Così Anna, nonostante l’età, diventò un’evangelista itinerante. Col denaro che aveva, percorreva la Cina in treno. Qualche volta viaggiava in prima classe e incontrava molti membri importanti del governo; e a loro parlava di Gesù. Alcuni s’indignavano per i suoi tentativi di evangelizzarli, ma molti le sorridevano e accettavano di discorrere con lei.

Negli cinque ultimi anni della vita, Anna ha percorso centinaia di migliaia di chilometri! È andata nel deserto all’estremità nord-ovest del paese, fino a Urumqi. Ha raggiunto in autobus l’altipiano himalaiano del Tibet, a oltre 3600 metri di altitudine. Poi è ridiscesa fino al sud della Cina, sempre parlando del Vangelo a tutti quelli che erano disposti ad ascoltarla.

(segue)

giovedì 24 febbraio 2022

La nostra responsabilità in famiglia

leggere Salmi 127 e 128


«Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori». Questo versetto si applica molto bene a colui che vuole farsi una famiglia, con l’aiuto del Signore. I figli «sono un dono che viene dal SIGNORE... un premio» (127:1-3). Il padre sarà «beato» (espressione che ricorre più volte in questi due Salmi), in quanto teme Dio e cammina nelle sue vie (128:1). Ma anche la madre sarà beata; è detto: «Tua moglie sarà come vigna  fruttifera, nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come piante d’olivo intorno alla tua tavola». Ecco la famiglia riunita: la donna, raffigurata dalla vigna, sorgente di gioia, e i figli come ulivi che producono l’olio, bella figura dello Spirito Santo di cui sono ripieni.

C’è dunque la benedizione di Dio; essa viene da Gerusalemme (figura per noi di quella che è l’assemblea). Ci saranno dei nipoti, «i figli dei tuoi figli». Tutto questo perché l’Eterno ha edificato la casa, e il padre è stato in benedizione a tutta la sua famiglia.

Questi Salmi ci fanno capire quanto è utile che ci sia una lettura della Bibbia in famiglia. Ma dev’essere una gioia per i bambini, non un peso; non devono pensare: «Speriamo che questa sera non si legga!». La lettura dev’essere alla loro portata, e bisogna che siano stimolati a prendervi una parte attiva. Quando sono piccoli si insisterà soprattutto su racconti semplici e concreti, per poi affrontare progressivamente le verità più complesse, specialmente quelle del Nuovo Testamento. Si dovrà far loro delle domande, adeguate alla loro età, che li renderanno partecipi suscitando in loro dell’interesse per le cose lette. Non basta leggere velocemente qualche versetto o la pagina di uno studio che lo spiega, e fare una preghiera. Bisogna preparare un brano, rifletterci su, meditarlo, per ricavare, con l’aiuto dello Spirito Santo, dei pensieri che siano alla portata dei bambini, per il loro bene e la loro gioia.

È una fonte di vera gioia per tutta la famiglia riunirsi attorno a un tavolo con la Bibbia in mano. Il Signore Gesù ha detto: «Lasciate che i bambini vengano a me» (Luca 18:16), ed è soltanto insegnando loro ad amare il Signore che potranno venire a Lui. Saremmo, seppure involontariamente, di grave ostacolo se rendessimo la lettura della Parola noiosa e pesante, imponendo dei soggetti o delle meditazioni inadatte alla loro età. 

Ma un torto ancora più grande lo faremo loro parlando male della chiesa locale o facendo della maldicenza verso un fratello o una sorella, verso un amico di famiglia o un parente, verso qualunque persona che loro dovrebbero invece imparare ad amare e rispettare. 

Trasmettiamo loro soprattutto il desiderio di venire a Gesù, senza imporre dei doveri o delle regole troppo rigide, ma piuttosto incitandoli ad ubbidire «poiché questo è gradito al Signore» (Colossesi 3:20). E una volta cresciuti e diventati più responsabili, i giovani avranno a cuore di esaminare personalmente «che cosa sia gradito al Signore» (Efesini 5:10).

24 febbraio - “Come in pieno giorno”

Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno.

Romani 13:13

 

“Come in pieno giorno”

 

Comportarsi “come in pieno giorno” significa agire come se si fosse visti da tutti, fare le cose, come a volte si dice, “alla luce del sole”, con la coscienza tranquilla. E significa anche parlare come se tutti ascoltassero, senza dover temere il giudizio degli altri o perdere la loro stima. Chi è moralmente onesto non ha né da nascondersi né da ricorrere a sotterfugi, non usa espedienti astuti, non si serve di proposte ingannevoli per ottenerne un vantaggio personale.

L’onestà è una dote rara ai nostri giorni. La nostra società sta diventando sempre più egoista e violenta, e fra le cause, anche se pochi lo vorranno ammettere, c’è in primo piano il rifiuto di Dio e dei Suoi insegnamenti. Si direbbe che gli esseri umani stiano mettendo fuori, senza alcun freno, tutto il male che cova nei loro cuori; perché, diceva Gesù, “è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, frode…” (Marco 7:21).

Siamo sempre più stupiti della spavalderia e dell’indifferenza di quelli che sono sorpresi a delinquere e i cui nomi compaiono sulle pagine dei giornali. Dov’è andata a finire la dignità personale? Che fine ha fatto il senso dell’onore?

Una società analoga c’era in Israele nei momenti più bui della sua storia, e Dio ha dovuto inviare a più riprese dei profeti per esortare, riprendere, invitare al pentimento; ma anche per annunciare i Suoi castighi se non si fossero ravveduti. Purtroppo non si sono ravveduti, e i castighi, anche terribili, non sono mancati. Non mancheranno nemmeno sulla Chiesa e sulla corrotta società odierna, perché la pazienza di Dio ha un limite. Ma oggi è ancora possibile ravvedersi e credere. Domani può essere  troppo tardi.

mercoledì 23 febbraio 2022

Neppure io ti condanno

“Gesù andò al monte degli Ulivi. All'alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed egli, sedutosi, li istruiva. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna colta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, gli dissero: Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?. Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra” Giovanni 8:1-11.


Una storia di un fallimento. Una storia di vergogna. E una storia di grazia.

E' lei, la donna in piedi al centro del cerchio. Quegli uomini che ha attorno sono capi religiosi. Farisei li chiamano.

Gesù stava insegnato.

Lei aveva fornicato.

E i farisei volevano fermarli entrambi.

“Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio”.

Quello che la donna aveva fatto era vergognoso, ma quello che i farisei stavano facendo era addirittura abominevole.

A loro poco importava del peccato della donna. Era una trappola. Lei non era la preda ma solo un esca.

Citano la legge. “Or Mosè, nella legge, ci ha comandato...”. Apparentemente potrebbe sembrare un elogio all'alta moralità.

Ma così non era. Così tolleranti solo verso i propri peccati.

“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. 

I giovani guardano i vecchi. I vecchi scrutano nel proprio cuore. Sono i primi a lasciare cadere le pietre. E mentre fanno per andarsene, i giovani, prima gonfi di convinzioni prese in prestito, li seguono. L'unico suono che si ode è il tonfo delle pietre che cadono al suolo, accompagnato dallo strascicare dei piedi.

La donna resta sola davanti al solo giudice. La sua vergogna è lì con lei.

A  volte è pubblica. Si è manifestata da una separazione che non volevi. O forse è giunta improvvisa da una malattia che non ti aspettavi. Magari è il risultato di una vita sregolata ma, a meno che tu non ottenga aiuto non ne uscirai mai.

“Neppure io ti condanno”.

“Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” Giovanni 3:17.

Il Figlio non è venuto per condannare. Non è questo il momento. E' venuto per raccogliere. Per salvare. Per perdonare. E ogni uomo ne ha bisogno.

Però non vi ingannate. Dio è un Dio paziente, misericordioso, lento all'ira, ma non riterrà il colpevole per innocente. Oggi lo si può ancora incontrare così. Oggi possiamo andare a Lui con i nostri peccati, le nostre mancanze e ricevere perdono. 

Possiamo portargli ogni nostro peso e ascoltare ancora il suono della sua voce.

Il Suo messaggio ha due parole: non colpevole.

Ma non lo ha scritto con un dito sulla sabbia. Lo ha scritto con il suo sangue su una croce.

23 febbraio - La simpatia divina

Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: «Non piangere!»

Luca 7:13

 

Quand’ero turbato da grandi preoccupazioni, il tuo conforto ha alleviato l’anima mia.

Salmo 94:19

 

La simpatia divina

 

Ad ogni passo, Gesù incontrava sofferenze e morte, conseguenze del peccato dell’umanità. Profondamente toccato, poteva asciugare le lacrime come fece con quella povera vedova, in lutto per la morte del suo unico figlio (Luca 7:13). In casa del fariseo (Luca 7:36-50) promise il perdono e la pace a una donna peccatrice che si era buttata ai Suoi piedi piangendo. E così in molte altre occasioni. Nei Vangeli troviamo spesso questo agire compassionevole del Signore. Quelli che lo hanno conosciuto hanno sentito la Sua profonda simpatia; nella loro angoscia, si affidavano a Lui. E ogni volta hanno fatto l’esperienza delle cure e del conforto che solo Lui può dare. Egli “misura” la prova, la comprende e se ne fa carico, e fa dono delle Sue divine consolazioni.

Sebbene non vediamo il Signore come lo vedevano i discepoli, anche noi oggi mediante la fede possiamo sentire la realtà della Sua comprensione e del Suo conforto. Per mezzo di Lui avremo la forza di lasciare la tomba in cui riposa una persona amata e deporre ai Suoi piedi la nostra tristezza. Lì non saremo delusi. Gesù comprende molto bene i cuori oppressi dal dolore. Egli è sempre in ascolto, pronto a rispondere, a soccorrere, a consolare chi si affida a Lui che di sofferenze ne ha sopportate tante!

martedì 22 febbraio 2022

Siamo in guerra

Lo sappiamo che siamo in guerra?

Sappiamo che c’è una guerra dichiarata tra Satana e Dio e che noi non siamo e non viviamo in un territorio neutrale!

Lo sappiamo che abbiamo un nemico spietato che non ci concede tregua, nemmeno un minuto, MAI?

“Sì, lo sappiamo!” dirà la maggioranza di noi, ma quanti credenti sono pronti veramente a combattere contro Satana? 

Dobbiamo sapere che quando Satana fu cacciato dalla presenza di Dio, assieme ai suoi angeli decaduti, essi furono relegati a vivere lontani dalla Luce di Dio e quindi nelle tenebre, perché “Dio separò la luce dalle tenebre” (Ge 1:4), e le tenebre non significano soltanto “zone senza luce, o senza sorgenti di luce”, ma sono anche zone GRIGIE in cui la luce confina con le tenebre. 

L’oscurità non è solo fisica, ma è anche morale, che finirà prima o poi per diventare oscurità totale. L’oscurità inizia dove la luce finisce, l’oscurità è assenza di luce, e l’assenza di luce è assenza di Dio.

È bello sapere che come credenti “siamo stati liberati dal dominio delle tenebre” (Cl 1:13) quando il Signore è venuto a “illuminare le mie tenebre” (Sl 18:28) e, se siamo nati dalla luce, non siamo prigionieri dell’oscurità. 

Se tolleriamo le tenebre, cioè l’oscurità, perché non siamo illuminati possiamo stare sicuri che prima o poi diventeremo vulnerabili agli attacchi del nemico, che ricordiamo è il padrone delle tenebre.

Chiedo a chiunque legge queste parole di fermarsi e domandarsi nel proprio profondo: “È vero che io cammino nella luce?”. Se interrogassi Dio a questo proposito, lui cosa direbbe di me?


Attenzione alla “zona grigia”!

Le tenebre non calano all’improvviso, c’è sempre un passaggio graduale che manifesta che la luce si sta ritirando, lasciando così spazio pian piano alle tenebre.

Così è per noi: se iniziamo a tollerare l’oscurità, a tollerare qualche peccato magari chiamandolo “debolezza”, ecco che allora ci rendiamo vulnerabili all’assalto del nemico.

Una disubbidienza volontaria alla Parola di Dio, ma anche la superficialità nel servizio, l’indifferenza ai richiami della Parola o dei suoi servi, costituiscono la zona grigia in cui la Luce lascia il posto alle tenebre spirituali.

È di estrema importanza ricordare il significato dell’espressione ZONA GRIGIA che ho appena indicato. 

Il Signore stesso un giorno affermò: “Sta quindi attento che la luce che è in te non diventi tenebre” (Lu 11:35).

Perché disse questo? A chi disse questo il Signore? A cosa si riferiva?

Abbiamo detto che c’è la luce in noi, che è la lampada dell’Eterno, che scruta tutti i più reconditi ambiti del nostro cuore (Pr 20:27). Stiamo parlando del nostro spirito che, se è illuminato dalla Parola di Dio, diviene la lampada attraverso il quale il Signore scruta il nostro cuore. Quando diamo spazio al peccato la luce se ne va, e probabilmente questo non accade in un batter d’occhio, ma succede, lasciando così spazio alle tenebre. 

È fondamentale per la nostra vita da credenti afferrare questo concetto. Ripeto: è fondamentale!

Il diavolo può agire liberamente in ogni area di oscurità, persino in quella area che è la sede dei nostri sentimenti, dei nostri pensieri e lo stimolo delle nostre azioni: la mente!

22 febbraio - Cristo, il servitore sofferente

Era necessario che il Figlio dell'uomo soffrisse molte cose… fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse.

Non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.

Marco 8:31; 10:45

 

Cristo, il servitore sofferente

(Il Vangelo secondo Marco)

 

Il Vangelo di Marco è il più breve e conciso dei quattro Vangeli. Esso riporta le opere di Gesù più che le Sue parole. Fin dall’inizio, Marco parla del servizio del Signore. L’avverbio “sùbito” è molto frequente e mette in rilievo la dedizione completa di Gesù nel Suo servizio in ubbidienza a Dio e in favore degli uomini.

Gesù è presentato dunque come il perfetto Servitore. Non è soltanto il Re promesso a Israele, come lo presenta Matteo, ma anche il vero Servitore dell’Eterno (vedere Isaia 42:1-9; 49:1-6; 52:13-15; Zaccaria 3:8). Non è il servitore degli uomini, ma di Dio. Però il Suo servizio per Dio si compie nel servizio verso gli uomini; così Egli fa conoscere la bontà e la misericordia del Padre.

Gesù è anche il Servitore sofferente. In questo Vangelo il racconto delle sofferenze e della morte di Gesù occupa un grande posto. “Il Figlio dell’uomo deve patire molte cose ed esser disprezzato”; “lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e l’uccideranno” (Marco 9:12; 10:34; vedere anche 8:31). Come Egli stesso ha detto, non era venuto “per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”.

Il riscatto è il prezzo che si paga per la liberazione di un prigioniero. Gesù annuncia che morirà al posto di quelli che credono in Lui, per liberarli dalla schiavitù di Satana e del peccato, e dal giudizio di Dio.


lunedì 21 febbraio 2022

E voi chi dite che io sia?

“Gesù… domandò ai suoi discepoli: Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo? Essi risposero: Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti. Ed egli disse loro: E voi, chi dite che io sia? Simon Pietro rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” Matteo 16:13-16


Gesù fa una domanda ai discepoli. “Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo (cioè Gesù stesso)?” Come risposta, essi riportano le opinioni correnti in quel momento. Sapere ciò che gli altri pensano è utile, ma non ci impegna. Allora Gesù chiede ai discepoli: “E voi, chi dite che io sia?” Così, hanno dovuto pronunciarsi, esprimere le loro convinzioni personali. Ed è allora che Pietro esclama: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

Anche a me è rivolta la stessa domanda: chi è Gesù per me? Non posso nascondermi dietro l’opinione degli altri, devo dare una risposta personale, sincera, onesta. È nei Vangeli che posso trovare questa risposta. Lì scopro che Gesù è un uomo apparentemente simile agli altri: ha provato fame, sete, fatica, tristezza, gioia. Ma è assolutamente unico, perché “in lui non c’è peccato” (1 Giovanni 3:5), ed è ben più di un uomo. Gesù è Dio stesso. Egli ha il potere di perdonare i peccati (Marco 2:7-12) e dare la vita eterna (Giovanni 10:28). Ha dato la vita per degli uomini perduti, come tutti noi siamo. Ma ha annunciato che alla fine sarà il Giudice di tutti coloro che non avranno creduto.

La questione è essenziale: chi è Gesù per me? Io lo respingo o sono invece disposto ad ascoltarlo sapendo che mi ama, e che lo ha dimostrato? Non è forse a Lui che posso parlare, anche se un po’ esitante, del male che è nel mio cuore, delle mie colpe e dei miei errori? Sì, posso farlo, con la convinzione che Egli vuol essere il mio Salvatore e la mia Guida.

21 febbraio - L’aurora boreale

Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede… sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Cristo. 

1 Pietro 1:6,7

 

L’aurora boreale

 

La notte era nera e il freddo quasi siberiano. Tuttavia i nostri amici finlandesi erano venuti ad invitarci: “Uscite dall’hotel, vestitevi con abiti caldi e venite a vedere; fuori c’è qualcosa di straordinario!” Dopo aver indossato velocemente maglie e giacconi, eccoci all’esterno, curiosi di sapere cosa avremmo visto. All’improvviso il cielo si illuminò come di potenti raggi laser. La luce andava e veniva, come un gigantesco velo luminoso sospeso sulla volta celeste. Che incanto! Era un’aurora boreale.

Questo spettacolo fiabesco fa pensare a ciò che talvolta succede nelle nostre vite. Preferiremmo restare nella nostra zona confortevole, ma eccoci di colpo nel freddo delle difficoltà e nella notte della sofferenza. Allora, anziché perdere coraggio, rivolgiamoci al Signore. È il Dio di gloria, l’autore di tutte le meraviglie del creato, compresa l’aurora boreale. Egli è anche l’autore di un’altra bellezza, di tipo morale, spirituale: la rivelazione della Sua grazia, capace di trasformare delle esistenze rovinate dal peccato o distrutte dal dolore in gioielli del Suo amore e della Sua sapienza.

Questa grazia meravigliosa non è effimera; essa accompagna il credente per tutta la vita. Un cristiano, imprigionato a causa della sua fede, scrisse: “Nella sofferenza impariamo a conoscere Gesù in un modo diverso di quando stiamo bene. La prova porta dei frutti, perché sperimentiamo che Cristo continua ad amarci e ci è vicino, nonostante tutto”. È nelle nostre notti più scure che la grazia del Signore brilla con maggiore intensità.


domenica 20 febbraio 2022

Vivrà l'uomo di nuovo?

Il grande interrogativo di tutte le epoche continua ad essere: “Se l'uomo muore, vivrà egli di nuovo?”. Sappiamo che l'uomo deve morire. “Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola” Ebrei 9:27.  Questa è un'affermazione che nessuno discute. Presto o tardi, tutti finiscono al cimitero dove tutte le opere umane hanno fine.

Tutto in questo mondo sembra migliorare, ad eccezione dell'uomo. Dall'inizio dei tempi è rimasto immutato. Ruba, uccide, mente, froda e prevarica. I servizi giornalistici ci tengono ben informati in proposito. 

Ma il problema è: “vivrà l'uomo di nuovo?”

Alcuni dicono che l'uomo è fatto che di ossa, carne e sangue. Dicono che quando si muore non avviene nulla, non si va in nessun luogo. La polvere alla polvere, la cenere alla cenere, ma il nostro versetto prosegue affermando: “dopo di che viene il giudizio”.

La diversa condizione dell’uomo rispetto agli altri esseri viventi trova la sua derivazione dal fatto che invece di essere “prodotto” dalla terra, dall’acqua o soltanto dalla Parola di Dio, come essere vivente l’uomo è stato formato e modellato dalla polvere e Dio lo ha posto in relazione diretta e immediata con Lui, in quanto nel momento in cui è diventato un essere vivente Dio ha soffiato nelle sue narici un alito di vita e questo è detto solo dell'uomo, Dio non ha “soffiato” nelle narici di nessun altro essere vivente nel momento in cui ha preso vita. 

“Quel che rende intelligente l'uomo è lo spirito, è il soffio dell'Onnipotente” Giobbe 32:8.

Consideriamo lo spirito come la parte più elevata dell’essere umano, perché è in grado di ricevere le comunicazioni divine e tornerà a Dio che lo ha dato. In che modo?  

“...quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione di giudizio” Giovanni 5:29.

20 febbraio - Guarda e ascolta!

“Nessuno parlò mai come quest’uomo!”

Giovanni 7:46

 

Ascoltate e voi vivrete.

Isaia 55:3

Guarda e ascolta!

 

Sentiamo molte voci attorno a noi: la cerchia di persone fra le quali viviamo, la scuola, il lavoro, i mezzi di comunicazione. Ma Dio, come ci parla?

Egli può farlo attraverso certe circostanze che ci obbligano a riflettere: la solitudine, la morte di un nostro caro, la malattia, la perdita del lavoro…; ma anche attraverso il semplice fatto che esistiamo, respiriamo, pensiamo, creiamo, ridiamo, amiamo, aspiriamo alla giustizia… Ma è proprio Dio che ci parla? Certo, perché nulla avviene per caso.

Non solo questo, però: la creazione, così ricca, bella, ben coordinata, non è forse il primo “biglietto da visita” di Colui che ci ha chiamati alla vita? Attraverso la straordinaria varietà di forme, colori, gusti, suoni, odori, Dio dimostra in modo evidente la Sua intelligenza e la Sua infinita potenza.

Ma è attraverso Gesù Cristo che la voce di Dio si impone, chiara e distinta. In Lui, Dio si manifesta come uomo, per venire in mezzo a noi. Gesù, onnipotente e perfetto, ma vicino agli uomini limitati e peccatori, risuscita i morti, moltiplica i pani, guarisce i malati, cammina sulle acque… Il Suo scopo non era quello di strapparci alla nostra condizione umana, ma di farsi conoscere come un Dio che ci ama e che ci vuole salvare. Dio ha parlato in Gesù Cristo, mettendo in luce le nostre colpe, ma offrendo anche il Suo perdono grazie al Suo sacrificio alla croce.

Leggiamo la Bibbia e prestiamo ascolto alla Sua voce!


sabato 19 febbraio 2022

Amore e Giustizia

Parlare solamente dell’amore non ci da un giusto concetto di Dio.

Il proposito di Cristo non fu semplicemente quello di rivelare l’amore di Dio che perdona, ma la santità di tale amore. 

Come può il santo amore di Dio venire incontro ai bisogni dell’uomo?

Come possiamo fare coincidere la maestà di Dio con il problema del perdono vista la gravità del peccato, perché Dio agisce sempre in conformità con i suoi attributi, tutti i suoi attributi.

La croce è il suo capolavoro, lì il suo amore, la sua santità e la sua giustizia si sono incontrati trovando un pieno appagamento.

“Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.” Isaia 53:6.

Dio è perfettamente giusto e la sua giustizia, come ogni altro suo attributo, non cambia ne è alterabile perché è assolutamente perfetto e ogni cambiamento sarebbe in conflitto con se stesso, è la sua natura che lo esige.

Dio deve essere se stesso e agire secondo la perfezione della sua natura o del suo nome. 

“SIGNORE, se le nostre iniquità testimoniano contro di noi, opera per amor del tuo nome; poiché le nostre infedeltà sono molte; noi abbiamo peccato contro di te.” Geremia 14:7.

In questa preghiera vi è un riconoscimento della nostra pochezza e una supplica verso il Signore ad agire per amore del suo nome, cioè restando fedele a ciò che lui è. Noi siamo mancanti e veniamo spesso meno ai nostri propositi, facciamo promesse che spesso non manteniamo siamo soggetti a sbalzi di umori, non teniamo fede ai nostri patti. Non è così di Dio.

“Perciò, di' alla casa d'Israele: Così parla il Signore, DIO: "Io agisco così, non a causa di voi, o casa d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni dove siete andati.” Ezechiele 36:22.

Nell’Antico Testamento il nome rappresentava molto di più di un semplice dato anagrafico ma dettava proprio le caratteristiche di colui al quale veniva assegnato. Rappresentava ciò che noi siamo. 

Non possiamo appellarci a te sulla base di ciò che noi siamo, possiamo farlo basandoci sulla consapevolezza di chi sei tu.

Quando agisce per amore del suo nome dimostra la decisione di essere fedele ad esso preoccupandosi della propria coerenza.

Dio perdonando i peccatori e riconciliandoli con se deve innanzi tutto essere coerente con se stesso.

Deve soddisfare ogni aspetto del suo essere incluso la giustizia e la santità. 

Nella Scrittura sono presenti alcune “dualità” difficilmente compatibili fra loro.

“La bontà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate.” Salmo 85:10.

Come è possibile? 

Gli uomini sono tutti peccatori e privi della gloria di Dio, come ha potuto la verità trovare il suo spazio in mezzo a loro?

Oh Dio agiva con bontà e perdonava gli uomini o agiva con verità e gli condannava.

La verità poteva coesistere con la bontà e la giustizia con la pace?

Dobbiamo andare alla croce per vedere tutte queste virtù trovare il loro centro e il loro compimento.

“Proclamatelo, fateli avvicinare, si consiglino pure assieme! Chi ha annunciato queste cose fin dai tempi antichi e le ha predette da lungo tempo? Non sono forse io, il SIGNORE? Fuori di me non c'è altro Dio, Dio giusto, e non c'è Salvatore fuori di me.” Isaia 45:21.

Un Dio giusto poteva salvare dei peccatori? In che modo la sua giustizia sarebbe stata soddisfatta?

“E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.” Giovanni 1:14.

Ecco il modo. La Parola si è fatta carne. Dio stesso è venuto in soccorso all’uomo e la grazia e la verità sono venute su questa terra. Colui che è ricco si è fatto povero per arricchire molti.

Dio ha conciliato quello che sembrava inconciliabile.

“Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso di te la bontà di Dio, purché tu perseveri nella sua bontà; altrimenti, anche tu sarai reciso.” Romani 11:22. 

Paolo non trova nulla di anomalo nel sovrapporre i riferimenti all’ira e all’amore di Dio.

Tutti gli attributi di Dio operano in armonia, non vi è conflitto fra la sua bontà e la sua giustizia.

“Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” 1 Giovanni 1:9.

Dio è giusto e come tale deve punire il peccato, non può semplicemente assolvere la colpa lasciando insoddisfatta la sua giustizia.

Molte persone trovano inaccettabile che si debba pagare un prezzo eterno per le proprie colpe ma Dio non tollera il peccato.

E’ assolutamente necessario avere un concetto chiaro di Dio. 

Oggigiorno vi è un concetto errato dell’amore di Dio. Un amore privo di ira nei confronti del peccato. 

Un Dio tollerante.

Molti teologi hanno fatto dell’amore di Dio la loro bandiera.

L’amore di Dio non è mai isolato dalla sua ira e viceversa. Questi due attributi non sono in antitesi fra loro ma sono attribuiti costanti della natura di Dio. La sua ira coesiste con il suo amore e non ci sono conflitti fra loro.

Vi è anche una dottrina molto “in voga”, che presenta Dio con un carattere predominante, l’amore. Questa dottrina detta universalista sostiene che Dio, non potrà condannare gli uomini ma nel suo infinito amore, finirà per perdonare tutti. 

Attenzione al falso concetto dell’amore di Dio, un amore compiacente, permissivo, privo di ira e tollerante ma la scrittura non presenta questo modello.

Il concetto del Dio che si adira è spesso collegato al passato quasi che fosse un attributo del Dio del Vecchio Testamento. Oggi però i tempi sono cambiati ed è cambiato anche Dio. Molti predicatori si guardano bene da far menzione della sua ira volendo presentare un messaggio appetibile.

Vorrei proporre i seguenti questi: 

Possiamo misurare forse la gloria di Dio?

Sondare le sofferenze della croce?

Dare le dimensioni del suo amore?

Quanto è grande l’amore di Dio? 

E’ più o meno grande della sua ira?

A volte questo suo attributo viene tenuto in sordina quasi fosse un carattere “minoritario”.

Dio è perfetto in ogni suo aspetto.

19 febbraio - «Non volete andarvene anche voi?»

Gesù disse ai dodici: «Non volete andarvene anche voi?» Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Giovanni 6:67-69

 

«Non volete andarvene anche voi?»

 

I miracoli e gl’insegnamenti di Gesù entusiasmavano le folle che accorrevano ad ascoltarlo. Ma l’entusiasmo non è la fede, e quando Gesù mostrò ciò che la fede implica, molti si allontanarono. Gesù visse con tristezza quelle defezioni, ma sapeva che per ognuno sarebbe giunta l’ora della verità. Allora chiese a quelli che gli stavano più vicini: “Non volete andarvene anche voi?”

Nell’ora delle scelte, della sofferenza e dello scoraggiamento, faremo marcia indietro noi che abbiamo inteso l’insegnamento del Signore? Ci allontaneremo da Lui? Le buone abitudini non basterebbero a trattenerci, e neppure l’affetto degli amici credenti; soltanto la fede determinerà la nostra decisione.

Spontaneamente, in uno slancio di affetto e sincerità, Pietro rispose: “Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. La sua risposta mise in evidenza i due punti su cui si fondava la sua fede.

Anzitutto, le parole del Signore, “parole di vita eterna”; per mezzo di esse aveva trovato la vita eterna, cioè una vita che lo aveva messo in relazione con Dio per sempre. Ancora oggi le parole del Signore conservano questo potere.

Poi, Pietro andò ancor più lontano, fino al cuore della propria fede: aveva creduto e di conseguenza sapeva che Gesù era molto più che un uomo. Egli era Colui che Dio aveva designato, l’unico. Era il Messia, il “Figlio di Dio”, il Salvatore del mondo.


venerdì 18 febbraio 2022

Una strada che porta lontano

I giornali e i notiziari televisivi sono diventati quasi un attacco alla nostra sensibilità. La moderna comunicazione ci bombarda con crimini terribili da tutto il mondo. Inoltre mentre assistiamo sempre più a corruzione e immoralità, siamo bombardai anche da un altro messaggio. “Vivi e lascia vivere! Nessuno ha il diritto di dire di qualcun altro che sia sbagliato, cattivo o addirittura malvagio”. Questo messaggio di tolleranza è stato così persuasivo che dobbiamo domandarci se sia rimasto qualcosa di giusto o sbagliato.

Eppure il male è male e Dio odia il male. Se non siamo più capaci di chiamarlo per nome e abbiamo perso il coraggio e la volontà di condannarlo, scivoliamo su una china da cui non risaliremo più. La strada che l'uomo sta percorrendo lo porterà sempre più lontano da Dio, sarà sempre più solo, sempre più vuoto e infelice.

Una donna di cinquantacinque anni si è buttata dal balcone del suo appartamento al decimo piano. Prima di buttarsi aveva lasciato tutto in ordine, la sala, la cucina il bagno e le altre stanze. L'unica cosa a non essere in ordine era la sua vita. Il giorno prima aveva confessato ad una vicina: Non posso sopportare più questa solitudine. Il mio telefono non suona mai! Non ricevo mai messaggi, non ho amici.

Nessuno è al sicuro dalla solitudine, nessuno è al sicuro dalla mancanza d'affetto o dallo scoraggiamento. L'uomo avverte spesso questo “vuoto” questa mancanza di peso eppure il Signore è venuto per colmarlo ed ha invitato tutti ad andare a Lui. Facciamolo andiamo a Cristo e troveremo riposo, acquisteremo saggezza e riceveremo in dono la vita, la vita eterna.

“Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo” Matteo 11:28.

C'è qualcuno di cui gli uomini non hanno voluto sapere. Egli era la Vita, la pace, era cosciente di ciò che stava portando agli uomini e diceva: “Venite a me”. Lui solo poteva dare riposo perché solo Lui ne possedeva la chiave. Possedeva la pienezza, inesauribile e divina. A chi non l'avrebbe data? Nessuno di quelli che fossero andati a Lui ne sarebbero restati privi.

18 febbraio - Gioia e pace

Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede.

Romani 15:13

 

Gioia e pace



“Cos’è che vi rende felici?” È la domanda che leggo sulla prima pagina del catalogo pubblicitario di grande magazzino di vendita . Sfogliandolo, scopro molti prodotti per arredare e abbellire casa e giardino. Certo, vivere in un ambiente accogliente e confortevole può contribuire al benessere. Ma questo privilegio è alla portata di pochi. Invece, esiste una felicità offerta a tutti, e anche gratuita!

“Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia” aveva detto l’angelo ai pastori quando Gesù era nato “oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore” (Luca 2:10-11). Il mondo di allora non ha voluto ricevere quella buona notizia, e anche oggi la stragrande maggioranza delle persone la ignora.  Ma chi si avvicina a Gesù con fede può provare la vera gioia della salvezza, del perdono e della vita eterna.

Dio dà anche la pace:Abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:1). Lui ha fatto la pace mediante il sangue della sua croce” (Colossesi 1:20). Gesù, morto e risorto, ha detto ai discepoli tristi e timorosi: “Pace a voi!” (Giovanni 20:19, 21).

Credere al Signore Gesù significa ottenere la pace nella coscienza e la gioia nel cuore. Come leggiamo nel versetto di oggi, questa felicità e questa pace i primi cristiani di Roma la possedevano, e l’apostolo Paolo desiderava che ne fossero ricolmi.

Preghiamo Dio che ci aiuti a goderne pienamente e a comunicarle a quelli che ne sono privi perché ancora lontani da Lui.

giovedì 17 febbraio 2022

Il veliero

E' assolutamente normale che una nave stia nell'acqua, ma questa è in pericolo e farà naufragio se l'acqua vi penetra e la riempie. Così è il credente, è normale essere nel mondo ma se il mondo entra in lui per impossessarsi del suo cuore, è la rovina della sua vita spirituale.

Inoltre un veliero può avanzare soltanto se ha la vela spiegata. Se essa non lo è, anche se la potenza del vento non è per niente diminuita, la nave va alla deriva. La fede è come la vela che il credente è invitato a tendere per uscire dalle tempeste che così spesso si scatenano in questo mondo e completare la traversata.

17 febbraio - Cristo, il compimento delle Scritture

Beati gli occhi vostri, perché vedono; e i vostri orecchi, perché odono! In verità io vi dico che molti profeti e giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete, e non le videro; e udire le cose che voi udite, e non le udirono.

Matteo 13:16-17

 

Cristo, il compimento delle Scritture

(Il Vangelo secondo Matteo)

 

Ciascuno dei quattro Vangeli presenta un aspetto diverso della persona del Signore. Il primo, Matteo, rivela Gesù come il Messia atteso, Colui che compie le profezie. Marco lo presenta come il servitore dell’Eterno, Luca come l’uomo perfetto, Giovanni come il Figlio di Dio.

Il Vangelo di Matteo è come un ponte fra l’Antico Testamento e il Nuovo. I profeti dell’Antico Testamento annunciavano le profezie riguardanti il Messia, il Cristo, e ne aspettavano il compimento. I discepoli le vivevano personalmente perché Gesù era proprio quel Messia promesso; essi vedevano e capivano le cose che i credenti di un tempo avevano sperato. Matteo non presenta Gesù come un nuovo profeta, ma come Colui che compie le profezie. Il Regno di Dio, promesso e per tanto tempo atteso, è arrivato nella persona di Gesù, ma non è stato accolto; la sua realizzazione è rimandata a un prossimo futuro quando gli Ebrei, sotto la pressione di terribili giudizi, si pentiranno di aver messo in croce il loro Messia.

Gesù è anche Colui che compie la Legge di Dio, rivelata nell’Antico Testamento. Certi pensavano che Gesù non la rispettasse, per esempio quando faceva guarigioni in giorno di sabato. Ma Gesù ha potuto dire: “Io sono venuto non per abolire, ma per portare a compimento” (Matteo 5:17). Gesù è andato oltre al semplice rispetto esteriore della Legge. Era questa giustizia del cuore, non di parole, che animava la Sua vita. I motivi che lo facevano agire erano quelli di Dio, che è amore e luce. Egli viveva di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio (Matteo 4:4).

mercoledì 16 febbraio 2022

Non raggiungiamo il peso

“Bevvero il vino e lodarono gli dèi d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra. In quel momento apparvero le dita di una mano d'uomo, che si misero a scrivere, di fronte al candeliere, sull'intonaco della parete del palazzo reale. Il re vide quel pezzo di mano che scriveva. Allora il re cambiò colore e i suoi pensieri lo spaventarono; le giunture dei suoi fianchi si rilassarono e le sue ginocchia cominciarono a sbattere l'una contro l'altra...E tu, Baldassar, suo figlio, non hai umiliato il tuo cuore, benché tu sapessi tutto questo... Ecco le parole che sono state scritte: Mené, Mené, Téchel, U-Parsin” Dan. 5:5-6,25. 


E' la notte memorabile in cui l'esercito persiano si prepara ad espugnare di sorpresa la città di Babilonia. A palazzo il re Belsatsar sta festeggiando con tutta la sua corte. Improvvisamente accade questa cosa spaventosa: delle dita appaiono scrivendo quattro parole sul muro, poi scompaiono.  Quattro parole che, interpretate dal saggio Daniele, indicano che Dio sta per regolare il destino di Babilonia e del suo principe. “Contato, contato, pesato, diviso”

Il numero dei giorni del re è compiuto. Pesato alla bilancia di Dio, è stato trovato mancante di peso. “messi sulla bilancia vanno su, tutti insieme sono più leggeri della vanità” Salmo 62:9.

Il suo impero sarà diviso e dato ai Medi e ai Persiani. Quella notte stessa si compie la sentenza divina. La storia non può fare altro che registrarla. Pesato e trovato troppo leggero! Non è impressionate che Dio abbia una bilancia infallibile per le nostre azioni, le nostre parole, i nostri pensieri? Non dobbiamo pensare che raggiungeremo il peso con le nostre capacità naturali, la nostra buona volontà, i buoni rapporti sociali e le nostre opere in generale. Che cosa c'è dunque di tanto grande e importante per Dio che può essere messo sull'altro piatto della bilancia? Il Signore Gesù e la sua opera. Niente di quello che viene dall'uomo può controbilanciare una tale perfezione.

La grande domanda è allora come non essere trovati mancanti di “peso”?  Andiamo a Cristo, ora, così come siamo, coscienti della nostra completa insufficienza, ma sapendo che, Lui, ha compiuto un'opera a favore nostro che, se accettata, può completare il peso.

16 febbraio - “Come leggi?”

Gesù gli disse: Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?”

Luca 10:26

 

La parola della predicazione non giovò a nulla non essendo stata assimilata per fede da quelli che l’avevano ascoltata.

Ebrei 4:2

 

“Come leggi?”

 

Un uomo che conosceva perfettamente l’Antico Testamento, in particolare la Legge data da Dio tramite Mosè, chiese a Gesù cosa bisognasse fare per avere la vita eterna. Era una buona domanda che riguarda anche tutti noi, ma chi l’aveva fatta non era sincero: voleva mettere Gesù alla prova. Allora il Signore lo interpellò su due punti: “Che cosa sta scritto?” e “Come leggi?”

Primo punto fondamentale: bisogna conoscere ciò che la Bibbia dice. Alcuni parlano di questo Libro senza nemmeno averlo letto per intero. E noi l’abbiamo letto con attenzione? Conosciamo il suo messaggio? Leggere dei libri che parlano della Bibbia non basta, ci occorre un contatto diretto col testo. Perché la Bibbia è la rivelazione scritta dei pensieri di Dio.

La seconda domanda di Gesù va ancora più in profondità: riguarda il nostro modo di leggere la Bibbia. Gesù conosceva le intenzioni di chi lo aveva interrogato e vuole toccargli la coscienza. Per leggere la Bibbia bisogna essere animati da uno spirito retto, aperto, sincero.

Leggiamola con serietà e impegno. Soprattutto, leggiamola con preghiera, in un atteggiamento di ascolto sincero, col pensiero rivolto a Dio, domandando a Lui l’aiuto per comprenderla. Lasciamoci interpellare da ciò che è scritto, prendiamolo con serietà e crediamolo. E poi, viviamo ciò che abbiamo letto e creduto. Questo trasformerà la nostra vita. Il rapporto con Dio è vivificante. La Bibbia è davvero la parola vivente e permanente di Dio” (1 Pietro 1:23).

martedì 15 febbraio 2022

La processione della morte interrotta

“E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono ed egli disse: Ragazzo, dico a te, alzati! Il morto si alzò” Luca 7:14-15. 


Soltanto il Signore Gesù può fermare la processione della morte.

Nel quinto capitolo della Genesi sembra di assistere alla marcia funebre delle varie generazioni, perché troviamo i nomi dei patriarchi da Adamo in poi, ed ogni nome è seguito dalla solenne dichiarazione, simile al rintocco di una campana funebre, “poi morì”. La campana suona sei volte e poi manca un rintocco quando leggiamo del patriarca Enoc: “poi scomparve, perché Dio lo prese” Gen. 5:24. Enoc, infatti, non passò per la morte.

Un giorno, forse più presto di quanto pensiamo, il Signore Gesù ritornerà e i morti in Cristo (cioè quelli che hanno creduto in Lui), risusciteranno per primi: poi noi viventi, che saremo rimasti fino al ritorno del Signore, saremo rapiti, come Enoc, per incontrare il Signore. Così di nuovo la marcia funebre sarà interrotta.

Quando il Signore verrà a prendere i suoi, noi credenti partiremo da questa terra senza passare per la morte. La nel cielo, dove ci condurrà, non vi sarà più la malattia, ne la tristezza, ne lo spavento, ne grida di dolore. Saremo per sempre con Colui che ci ha tanto amati. 

“Vi sono gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno” Salmo 16:11.

15 febbraio - Gesù è risorto? (2/2)

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.

1 Pietro 1:3

 

2. Gesù è risorto?

 

I discepoli del Signore, al momento del Suo arresto, erano fuggiti; dopo la Sua morte, erano scoraggiati, timorosi, delusi. Come abbiamo detto ieri, non avevano capito che sarebbe risorto. Ma dopo averlo visto, e in seguito a quanto era successo il giorno della Pentecoste quando lo Spirito Santo era sceso su loro, quegli stessi uomini e donne, prima scoraggiati, furono trasformati dalla potenza del Cristo risorto. Nel Suo nome, “hanno messo sottosopra il mondo” (Atti 17:6). Molti hanno perso la vita a causa della loro fede; altri sono stati ferocemente perseguitati. Il loro coraggio non avrebbe avuto senso se non fossero stati sicuri che il loro Signore era realmente risorto dai morti. Per loro, Cristo valeva veramente il prezzo della loro vita.

Gesù è un Signore vivente. A motivo della Sua risurrezione, quelli che lo seguono non aderiscono a dei principi di etica di un capo religioso, ma hanno una relazione vivente e personale con un Salvatore che vive. Gesù Cristo vive e si prende cura di quelli che gli danno fiducia e gli ubbidiscono. Nel corso dei secoli, moltitudini di uomini e donne hanno riconosciuto l’importanza di credere in Gesù Cristo risuscitato, quel Salvatore vivente che vuole condurci sui percorsi elevati, e a volte audaci, della fede. E per consentirci di farlo, ha fatto per noi tutto ciò che era necessario.

lunedì 14 febbraio 2022

Il conflitto con gli altri

“L'uomo rispose: La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell'albero, e io ne ho mangiato. Dio il SIGNORE disse alla donna: Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato” Genesi 3:12-13.


La presenza di Dio con le sue domande mise immediatamente in luce lo stato dell'uomo ed evidenziò che era avvenuto un cambiamento, una lacerazione nell'ambito dei rapporti umani, sì perché il peccato è un infezione della natura umana, i cui germi penetrano profondamente in noi.

L'uomo e la donna tentarono di giustificarsi: l'uomo accusando la donna e la donna accusando il serpente. E' interessante notare come nelle parole di Adamo si celi anche una velata accusa verso Dio: la donna che mi ha indotto a peccare è quella “che tu” mi hai messo accanto. Da quel momento è diventata una prassi normale tentare di scaricare le proprie responsabilità con giustificazioni che possono essere false, puerili, ridicole.

Tutti i nostri peccati sono l'affermazione del nostro io contro Dio o contro l'uomo.

Il Signore Gesù evidenziò chiaramente quella che era la più grande aspettativa della legge di Dio: “Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento? Gesù gli disse: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso” Matteo 22:37-39.

E' importante osservare che il primo comandamento si riferisce ai nostri doveri verso Dio e non già verso il prossimo; dobbiamo innanzi tutto amare il nostro Dio, poi il prossimo come noi stessi. Il peccato è il capovolgimento di questo ordine e cioè mettere noi stessi al primo posto, poi il nostro prossimo e confinare Dio in fondo, in qualche angolo remoto.

Se vi presentate con dei gelati ad un gruppo di bambini, sarete accolti da un esplosione spontanea di voci che gridano: “io, io. Prima a me, prima a me”. Con il tempo impareremo a non esprimerci più così, ma continueremo a pensarlo. L'educazione può rendere il mio egocentrismo meno disastroso ma il problema delle relazioni umane è sempre più attuale. Di continuo cogliamo in noi stessi l'atto di agire egocentricamente, sia pure solo a tavola servendoci per primi o davanti a uno sportello passando avanti a quelli che sono prima di noi. Sì l'egoismo fa la parte da leone nel nostro comportamento. Le relazioni sociali dei genitori coi figli, del marito con la moglie, del datore di lavoro con il dipendente, sono disseminate di difficoltà. 

Molte liti sono dovute al fatto che vogliamo primeggiare sugli altri e molti matrimoni rischiano di naufragare proprio a causa di questo sentimento. Ricordo di aver ascoltato due colleghi, marito e moglie il cui matrimonio era in pericolo, riferirmi fatti talmente differenti l'uno dall'altro al punto da far pensare che non si trattasse nemmeno della stessa vicenda.

L'uomo ha bisogno di un cambiamento radicale della sua natura, UNA TRASFORMAZIONE DELL'IO NEL NON IO. 

Ma l'uomo non può farlo da solo. Dobbiamo convincerci che abbiamo assolutamente bisogno del Signore Gesù. Solo dopo aver compreso e ammesso la nostra malattia e la sua gravità, ammetteremo di aver disperatamente bisogno del Medico delle anime nostre affinché possiamo smettere di portare distruzione intorno a noi, nei nostri rapporti con Dio e con il nostro prossimo.