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domenica 31 maggio 2015

Il tempio - Matteo 21:12/17

I caratteri di grazia e di dolcezza non impedivano al Signore di agire con la più grande severità allorché vedeva che i diritti di Dio erano calpestati (12).

Ø  I diritti di Dio
Questa stessa severità deve anche distinguere coloro che sono i Suoi discepoli. La dolcezza che deve caratterizzare ogni credente non deve escludere la fermezza con la quale siamo chiamati a difendere i diritti di Dio.
Dio aveva concesso di poter comprare le vittime per i sacrifici sul posto dove venivano offerti (Dt 14:24/26) ma, come spesso accade, ciò che la grazia di Dio ha disposto, viene a corrompersi a causa dell’atteggiamento malvagio dell’uomo. I cambiamonete ed i venditori avevano cercato di trarre profitto da questa disposizione divina e lo spirito di pietà era stato rimpiazzato dall’avidità di un vile guadagno (1 Tm 6:5) trasformando quella che solo il Signore poteva chiamare: “la casa del padre mio” (Gv 2:16), e che avrebbe dovuto essere una “casa di preghiera” (13) non solo  per i Giudei (Mc 11:17), in un “covo di ladri”. 

Il Signore ci accordi la forza di affrontare con coraggio la difesa dei Suoi diritti là dove il Suo nome viene riconosciuto.

Ø  Gli effetti della purificazione
La cosa essenziale fu la Sua presenza che produsse, prima di tutto, la rimozione del male stesso (12), la guarigione, in grazia, degli infermi che vennero a Lui (14), la lode dei fanciulli ed infine l’indignazione e l’opposizione dei nemici della verità (15).
Ogni volta che vediamo calpestati i diritti di Dio in qualunque circostanza, siamo capaci di prendere coraggio ed affrontare la situazione con la stessa forza e determinazione del Signore?
Se si, il male sarà rimosso producendo quella guarigione dell’animo che porterà a una lode sincera e pura come quella di piccoli fanciulli, ma attirerà su di noi gli sguardi indignati e non solo, degli uomini che sono contrari alla verità.

A noi la scelta: o compiacere gli uomini o salvaguardare i diritti Dio.

D.C.


sabato 30 maggio 2015

Il Signore ne ha bisogno - Matteo 21:1/11

Nei vangeli sinottici il passaggio da Gerico e l’entrata in Gerusalemme segnano l’ultima parte dei viaggi del nostro Salvatore su questa terra.

Ø  Impossibile non riconoscerLo
Il compimento  della profezia di Zaccaria 9:9 era, per il popolo d’Israele, un’ulteriore prova che il Messia promesso era proprio Lui: “mansueto e sopra un’asina” (5) e non poteva essere confuso con un altro. Cavalcare un asino, in Israele, era un tratto distintivo di nobiltà (Gc 5:10 – 10:4 – 12:14) ed anche questo avrebbe dovuto influire sul riconoscimento.
Quando pensiamo ad un re ce lo rappresentiamo, al contrario, aitante e fiero che fa la sua entrata trionfale nella capitale del regno seduto sul suo cavallo alla testa del suo esercito.
Quale contrasto toccante fra ciò che ci attenderemmo e l’atteggiamento del Signore, colui che poteva dire di Se stesso: “imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore” (11:29).
Ma l’umiltà e la mansuetudine sono spesso nozioni che ci sfuggono poiché sono sentimenti che sono estranei all’uomo incredulo e molto spesso non caratterizzano abbastanza neppure i credenti.

Il Signore si presentava agli uomini del Suo tempo così come le Scritture Lo avevano descritto e noi siamo capaci di presentarci al mondo secondo il modello della Parola di Dio per essere riconosciuti come veri seguaci di Cristo?

Ø   Il Signore ne ha bisogno (3)
Il Signore aveva mandato i Suoi discepoli a cercare un’asina col suo puledro; erano là che aspettavano per essere messi a disposizione di Colui che ne “aveva bisogno”. Il proprietario di questi animali si inchina davanti a queste solenni parole.
Che il Signore ci dia di avere la stessa disponibilità quando, Colui che “ha ogni cosa in mano” (Gv 3:35) e al suo servizio (Sl 119:91) ci accorda la grazia di esserGli utili.


D.C.

venerdì 29 maggio 2015

I ciechi di Gerico - Matteo. 20:29/34

Il Signore passa per Gerico mentre sale verso Gerusalemme (17).
All’inizio, questa città, era stata il baluardo del nemico, ma, crollate le mura ai tempi di Giosuè, era stata posta sotto maledizione (Gs 6:26).
Abbiamo, così, in questi pochi versetti, una bella immagine di questo mondo posto sotto la condanna divina, ma, nel quale, nella Sua grazia, Dio lavora per strappare delle anime.

Ø   Un’occasione unica
Due ciechi sono seduti presso la strada e, udito che il Signore passava di là, desiderano beneficiare di questa grazia. Essi sono là con la loro cecità, nella miseria estrema, ma consapevoli che il “Signore, il Figlio di Davide” (30) può prendersi cura di loro riconoscendo in Lui Colui che era venuto per “aprire gli occhi dei ciechi” (Is 42:7).
Colui che sta passando di là non poteva essere visto da loro, ma Lui poteva sentire il loro grido, in quella occasione, forse unica, in cui Gesù passava vicino a loro.

Ø   Un grido – una risposta
Come spesso accade negli evangeli, la folla, rappresenta un ostacolo per coloro che desiderano avvicinarsi al Signore. È una folla egoista, insensibile della sorte di questi due uomini. Ma il regno dei cieli deve essere preso con violenza (Mt 11:12) e questi, incuranti della folla, gridano ancora più forte. Il loro grido potrà rimanere inascoltato?
Ora è il Signore che si ferma, è Lui che li chiama e che chiede loro: “che volete che io vi faccia?” (32).
Il Signore sa distinguere la voce del bisogno anche in mezzo alla folla schiamazzante, verità benedetta, che ci porta a considerare come anche ciascuno di noi possa essere l’oggetto delle sue cure quando, in difficoltà, ci rivolgiamo a Lui con passione.

Ø   Ieri come oggi
Nella loro richiesta è implicita la confessione del loro stato, la consapevolezza di non poter risolvere il problema né da soli, né con l’aiuto di altri; solo Lui può renderli felici con un atto della Sua grazia.
Il Signore è sempre lo stesso  (Eb 13:8). Egli passa, forse, per un’ultima volta sulla via di ogni uomo che giace nella sua cecità morale, ma con lo stesso amore Egli vuole guarire ogni anima che grida a Lui, incurante degli ostacoli che cercano di impedirglielo.

Caro lettore, sei pervenuto a questa meravigliosa luce?


D.C.

giovedì 28 maggio 2015

Un padrone buono - Matteo 20:1/16

Ecco una bella parabola che risponde alla domanda che tanto preoccupava i discepoli: sapere chi sarebbe il primo e chi l’ultimo nel regno dei cieli.

Ø  Il salario di chi è chiamato
I primi (1) operai chiamati sono stati ingaggiati sulla base di un accordo reciproco: il prezzo di una giornata di lavoro è stata valutata in un denaro e questo salario proposto dal padrone è accettato dagli operai.
Essi lavorano per un salario, come mercenari, ma questo non è lo spirito che conviene poiché porterà, poi, anche a delle lamentale e a delle critiche contro il padrone (11).
Altri (3/5) sono stati chiamati a diverse ore del giorno. Erano lì sulla piazza a non far niente. Il padrone li chiama a lavorare nella Sua vigna e, per la paga, potranno contare sul giusto apprezzamento del lavoro svolto (4).
Il padrone esce ancora, all’ultima ora, e trova ancora persone da invitare ad andare a  lavorare  nella Sua vigna ma, con quest’ultimi  nessun accordo (6/7).
Sono lavoratori che hanno perso tempo fino a quel momento, ma la misericordia del padrone li ha cercati ed invitati a lavorare nella Sua vigna.
Ma quale sarà il loro salario, possiamo chiederci, se hanno lavorato così poco rispetto agli altri?

Ø  La stima del padrone
È sera, ogni operaio riceve il suo salario e gli ultimi sono i primi a riceverlo. Cosa ancora più straordinaria la loro paga è identica a quella di coloro che hanno lavorato fino dalla prima ora. Si è avuto, dunque, a che fare con un padrone ingiusto? Sicuramente no! Egli ha dato ai primi ciò che aveva stabilito con un accordo reciproco, ai secondi secondo ciò che aveva ritenuto giusto e, agli ultimi, che avevano servito rimettendosi fiduciosi nelle Sue mani, forse anche consapevoli di aver perso l’occasione e la gioia di servire durante la maggior parte della giornata, secondo la Sua grazia.
Le rimostranze di alcuni non cambieranno il modo di agire del padrone, anzi, Lo porteranno a mettere in evidenza la Sua sovranità che agisce in bontà: chi oserà discutere con lui (15)?

Il Signore insegna in questa parabola una grande lezione: nel regno di Dio la ricompensa non è mai un diritto.


D.C.

La vera ricchezza - Mattteo 19:23/30

Dopo aver parlato col giovane ricco, il Signore si rivolge ai Suoi discepoli avvisandoli che è impossibile, per coloro che sono schiavi delle ricchezze, entrare nel regno di Dio (23).

Ø  La ricchezza: un impedimento?
La ricchezza, tuttavia, non è un impedimento in se stessa, ma lo è in proporzione a quanto posto occupa nel nostro cuore. Dio può benedire un credente perché possa essere strumento di benedizione anche ad altri e vi sono, nella Parola, esempi di credenti che hanno messo a disposizione i loro beni materiali per i servitori del Signore che, altrimenti, non avrebbero potuto svolgere il servizio affidatogli.
Questa affermazione (23) scuote i discepoli perché per loro i beni della terra erano un favore da parte di Dio e non un ostacolo per entrare nel regno, perciò pongono la vera domanda: “chi dunque può essere salvato?”
Tutti gli uomini, ricchi o poveri, buoni o malvagi sono peccatori perduti davanti a Dio e per tutti è impossibile salvarsi da soli (26), ma tutte le risorse sono in Dio ed il Signore Gesù era venuto per salvare ciò che era perduto (18:11).

Ø  Rinuncia e ricompensa
Pietro parla a nome di tutti i discepoli che hanno lasciato tutto e hanno seguito il Signore, facendo ciò che aveva chiesto di fare al giovane ricco. Ma il Signore ne terrà conto? La risposta del Signore è molto incoraggiante: nessuno di coloro che Lo hanno seguito perderà la ricompensa. Quando il Figliol dell’uomo si siederà sul trono della Sua gloria (28), coloro che avranno sofferto regneranno con lui (2 Ti 2:12), quelli che sono stati oppressi giudicheranno il mondo (1 Co 6:2) e tutti coloro che avranno compiuto una qualunque opera per Lui e non per gli uomini, riceveranno, come ricompensa, l’eredità (Cl 3:23/24). 

Ci dia il Signore di comprendere il vero valore dei beni materiali che lui stesso ci dona e cerchiamo di farne un uso che sia secondo la volontà di Dio per il bene dei santi e di tutti gli uomini.


D.C.

mercoledì 27 maggio 2015

Sullo Spirito Santo - Capitolo 4

Cosa ha fatto all'inizio e cosa continua a fare.
                                                           
Lo Spirito Santo è sempre stato attivo in tutte le opere di Dio, iniziando dalla creazione. Lo troviamo già in Genesi 1:2 dove penso che sia descritta l'opera di Dio per preparare la terra per l'uomo e non l'atto iniziale della creazione; la Parola distingue la "creazione" del mondo, vale a dire l'azione di Dio che ha dato luogo alle cose visibili, dalla "fondazione" del mondo, cioè il Suo intervento nello stato caotico in cui il mondo si trovava, per riportare l'ordine.
Questo Suo atto è anche preso come figura dell'opera della grazia di Dio: "Il Dio che disse: “Splenda la luce nelle tenebre, è quello che risplendé nei nostri cuori" (2 Corinzi 4:6).

Lo Spirito Santo operava nei profeti, uomini che hanno parlato da parte di Dio perché sospinti dallo Spirito Santo; adoperava alcuni credenti, come Sansone (Giudici 13-25, 15:14), e persino degli increduli, come Balaam, l'indovino (Numeri 22:23-24). Anche il sommo sacerdote Caiafa profetizzò che il Signore sarebbe morto per la nazione (Giovanni 11:51).
Questo intervento di Dio, mediante lo Spirito Santo, per compiere la Sua opera fra gli uomini e in loro favore, trova la sua massima espressione nelle parole del Signore Gesù: "Se uno non è nato di nuovo... se uno non è nato d'acqua e di Spirito non può entrare nel regno di Dio" (Giovanni 3:3-5).
E' evidente che senza un lavoro interiore dello Spirito nessun uomo potrebbe accettare il messaggio del Vangelo e questo lavoro è lo stesso oggi come sempre, cioè sia prima che dopo la Pentecoste, perché nulla è cambiato o può cambiare nel modo, unico, di far "nascere di nuovo".
L'espressione "nascere di nuovo", sebbene sia la più usata per definire una vera conversione, vale a dire il passaggio per fede dalla morte alla vita, nella Parola si trova una sola volta, appunto nella conversazione del Signore con Nicodemo; sembra certo che quell'eminente giudeo ritenesse la sua "nascita" umana tale da renderlo superiore agli altri uomini e che, per contrasto, il Signore abbia dovuto insegnargli che quella nascita, di cui si faceva vanto, non aveva alcun valore, e che quindi doveva "nascere di nuovo".
La Parola ci invita a considerare i credenti come "nati da Dio", perché questo è il linguaggio universale che mette in evidenza che solo l'intervento di Dio può far passare un uomo dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce ecc.

Benché la via del cielo sia stata aperta solo mediante la morte in croce del nostro Signore e Salvatore Gesù, pure la grazia di Dio offriva il perdono agli uomini anche prima della croce, in quel lungo periodo che è definito 'il tempo della Sua divina pazienza' (Romani 3-26) ed allora, esattamente come adesso, si poteva ricevere per fede solo dopo che lo Spirito Santo aveva lavorato per produrre la consapevolezza del peccato.
Chi rifiutava o rifiuta di credere si oppone allo Spirito Santo. In Genesi 6:3 Dio dice: "Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo". E in Atti 7:51 Stefano dice: "Voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo: come fecero i vostri padri, così fate anche voi". 

Ma come è vero che il lavoro che svolge lo Spirito Santo nella conversione è identico in ogni tempo, uomo e luogo, ci sono altri aspetti della Sua attività che variano notevolmente col variare delle dispensazioni e a questo riguardo oggi, nel periodo Pentecoste-Rapimento, la Sua presenza personale nel mondo ci ha elargito alcuni benefici veramente unici. Infatti a iniziare dal giorno della Pentecoste lo Spirito Santo, quell'altro Consolatore di cui è parlato in Giovanni 14:16, ha 'iniziato' ad unire in un solo corpo, il corpo di Cristo, tutti i figli di Dio e anche oggi continua a  collocarvi ogni nuovo vero credente, nel cui corpo Egli viene ad abitare.

La Parola attesta che lo Spirito Santo venne inviato sulla terra per glorificare il Signore Gesù ed Egli, venendo ad abitare in ogni singolo credente, lo fornisce di tutto quello che gli occorre per servire con gioia il suo Signore.

Nessun uomo, in nessun tempo, ovviamente ha conosciuto o può conoscere una condizione superiore a quella del nostro Signore, che per primo e senza misura ricevette lo Spirito Santo (Matteo 3-16 e passi paralleli); Egli era veramente il Tempio di Dio, tanto che leggiamo della Parola fatta carne, che Dio era in Cristo (2 Corinzi 5-19).
Dio, nel Suo immenso amore, ha prima dato il Suo unico Figlio, e 'figlio' ci fa pensare alla Persona a Lui più cara, ma ha anche donato lo Spirito Santo, e come minimo crediamo di poter dire che sono i due doni più grandi che Dio stesso potesse fare agli uomini.
Anche se in modo diverso, tutti i credenti di tutti i tempi beneficiano di tutto l'amore di Dio ma la 'chiesa', crediamo perché associata ad un Signore rifiutato e cacciato da questo mondo, non avendo promesse o benedizioni terrene ne ha però molte, veramente grandi, che essendo solo morali e spirituali sono apprezzabili ed apprezzate solo nella misura in cui condividiamo con gioia il disprezzo di cui Lui fu oggetto.
Queste ed altre benedizioni, magari non proprio uniche ma certamente particolari del nostro tempo, dureranno fino al giorno in cui il Signore tornerà per togliere i Suoi da questo mondo e portarli nel cielo (1 Tessalonicesi 4:17).
Nemmeno gli apostoli, durante la vita del Signore, avevano lo Spirito Santo dimorante il loro, o erano uniti gli uni agli altri come lo sono i credenti di oggi; essi non formavano un solo corpo e non conoscevano ancora nulla della nuova posizione e relazione in cui lo Spirito Santo li avrebbe poi collocati. Lo stesso possiamo dire dei molti che crederanno dopo il 'rapimento' e durante il regno del nostro Signore e Salvatore Gesù (il Millennio); certamente lo Spirito Santo opererà cose meravigliose e sicuramente con grande potenza, nondimeno non abiterà  in ogni singolo credente.

Alcune grandi benedizioni personali sono rappresentate dal fatto che lo Spirito Santo è dato come sigillo (Efesini 1-13), un modo con cui Dio attesta che quel credente è di Sua proprietà e vi appone il suo "marchio", e come caparra (2 Corinzi 1-22), un vero anticipo delle eterne benedizioni future); è Lui che intercede per i santi (Romani 8-26), che contrasta la 'carne' (Galati 5, 27), che attesta insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio (Romani 8-16) e, praticamente, l'intero nostro culto (lode, preghiera, predicazione del vangelo, servizi sia verso i credenti che gli increduli) non può essere gradito al Signore se non 'offerto' mediante lo Spirito Santo.


Probabilmente sia le operazioni che le benedizioni dello Spirito Santo che ho dimenticato di elencare sono più numerose di quelle di cui ho brevemente parlato.   

martedì 26 maggio 2015

Sullo Spirito Santo - Capitolo 3

Alcune 'risposte' e/o 'commenti' sul 'lavoro' dello Spirito Santo.


*
Domanda -  spiegare versetto: "Colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del Suo Spirito" (Romani 8:11).
Risposta - Non penso che 'vivificherà' significhi 'risusciterà':
Non esiste un legame fra risurrezione e precedente presenza dello Spirito nel corpo di chi verrà risuscitato, basta pensare ai credenti morti prima della Pentecoste, dopo il Rapimento e a tutti i bambini e 'irresponsabili', che pure saranno risuscitati e - ne sono convinto - come noi avranno un corpo di gloria.
Il contesto di Romani 8 sembra suggerire che 'vivificare' significhi dare, all'uomo di Romani 7 (Chi mi libererà da questo corpo di morte?) quella energia di cui ha bisogno per compiere la volontà di Dio.
In Romani 4:19 Abramo, svigorito, trova 'forza'.. perché Dio è Colui che fa rivivere i morti' (v.17);  e da un centenne svigorito scaturirà una progenie numerosissima.... 
Ma il Nuovo Testamento va oltre, non si limita a presentare l'uomo come 'incapace', lo definisce 'morto' e se Abramo, 'svigorito',  fu 'fortificato' noi 'morti', dobbiamo essere 'vivificati'.
Penso che sia questo anche il significato di Romani 8-1...: "Non c'è dunque ora alcuna condanna, per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita...."
I cristiani non sono condannati a desiderare il bene senza avere la capacità di farlo (Romani 7), al contrario non c'è alcuna condanna all'incapacità, non per quelli che sono in Cristo Gesù, che agiscono secondo la legge dello Spirito della vita...

*
Domanda - spiegare versetto: "Avendo creduto in Lui (cioè in Cristo) avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo..., il quale è pegno della nostra eredità" (Efesini 1:13-14).
Risposta - Credo che riguardi tutti i credenti del periodo Pentecoste-Rapimento e che sia uno dei 'privilegi unici' del nostro tempo. '
E' una benedizione da non confondere con la 'nuova nascita' perché è un intervento di Dio, nei Suoi, successivo alla fede (dopo aver creduto o avendo creduto, non credendo), quindi ben distinto.
Benché, almeno nei resoconti storici del Libro degli Atti, molto probabilmente l'atto del 'sigillo' venga sempre indicato come un intervento successivo alla 'nuova nascita' e da essa separato anche nel tempo (perché Dio suggella i figli, non gli increduli), mi pare che generalmente l'insegnamento datoci nelle Epistole consideri sempre tutti i veri cristiani come 'suggellati' ed io suggerisco di 'darlo per scontato'.

*
Domanda - spiegare versetto: "Noi offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio... e non mettiamo la nostra fiducia nella carne" (Filippesi 3:3)
Risposta - Per 'culto', cioè 'servizio', si intende tutto ciò che è offerto a Dio, quindi  lode, preghiera, interventi pratici nel Nome di Dio a favore dei fratelli e di tutti gli uomini, offerta dei nostri beni, ecc... ma anche, ed anzi particolarmente, sofferenze, scherni e persecuzioni sopportate per amore del Signore, portando il Suo vituperio (Eb.13:13)..
In quel capitolo 'culto' sembra proprio indicare particolarmente il frutto del vituperio'. 

*
Domanda - spiegare versetti:         "Non spegnete lo Spirito" (1 Tessalonicesi 5:19) -
                                                           " Non rattristate lo Spirito Santo" (Efesini 4:30)
Risposta - Non spegnere (1 Tess.5-19) sembra riferirsi ad azione che possiamo fare verso gli altri, ostacolando l'azione dello Spirito nella loro vita; ovviamente solo per quanto dipende da noi, dato che lo Spirito Santo non può essere spento.

Non contristare (Ef. 4:30) è più facile da capire; temo che molto spesso noi opponiamo resistenza a questo nostro 'Ospite'. 

*
Domanda - Lo Spirito Santo è una Persona divina o una Potenza?
Risposta - E' risaputo che Testimoni di Geova ed altri, considerano lo Spirito Santo solo come 'manifestazione di potenza di Dio' e possono farlo citando molti passi nei quali lo Spirito Santo è effettivamente presentato nel Suo carattere di potenza.
Però non possiamo assolverli perché è veramente da condannare che trascurino tutti gli altri passi, e sono veramente tanti, che Lo presentano come Colui che agisce, decide, parla, ... cioè una Persona. Dio.

*
Domanda - spiegare versetto: "Lo Spirito... dice...vieni!
Risposta - Troviamo queste parole negli ultimi versetti dell'ultimo capitolo dell'ultimo Libro della Bibbia, esattamente in Apocalisse 22:17.
Per qualche 'strana' ragione viene quasi sempre spiegato dicendo che lo Spirito Santo, e la 'sposa', ed ogni singolo credente, sono protesi verso un unico obiettivo, .. chiedere al Signore di tornare, e toglierli da questo mondo.
E' ovviamente ben vero che il Signore ha promesso che tornerà a prenderci, e io credo fermamente che la beata speranza in Tito 2:13 sia proprio l'attesa di quel momento.
Aggiungo che nella bella versione Diodati in Efesini 1-13 si legge: "siete stati suggellati con lo Spirito Santo della promessa", parole che quasi certamente non significano che lo Spirito era stato promesso ma che Egli tiene viva nel cuore dei credenti probabilmente proprio questa bella promessa.

Però non penso che la grande 'missione' dello Spirito Santo, in ogni tempo, sia da identificare in un 'vieni.. Signore Gesù.. ma in un 'vieni, vieni uomo peccatore, vieni al Salvatore'!
Lo Spirito Santo, non dal giorno della Pentecoste ma dal giardino in Eden, ha sempre avuto un obiettivo che ne ha caratterizzato il lavoro, ha parlato agli uomini di perdono, grazia, salvezza, li ha convinti di peccato, ha operato in loro il ravvedimento e dato vita alla fede che guarda al Salvatore Gesù e/o comunque crede nel Dio che giustifica l'empio.
Oggi lo Spirito è Testimone, con l'Acqua ed il Sangue, del valore della morte del Signore; ha lavorato, lavora e lavorerà per la salvezza degli uomini fino alla conversione dell'ultimo peccatore che accetterà il perdono di Dio alla fine del Millennio.

Sono pertanto convinto che non abbia mai detto - e che non dirà mai: vieni... Signore Gesù, ma che ha sempre detto, e penso sempre dirà,: "vieni... uomo peccatore, vieni al Salvatore".
E' triste che il nostro scarso amore per la salvezza degli uomini cerchi giustificazione attribuendo allo Spirito Santo un sentimento egoistico sconosciuto al cuore di Dio.
Lo Spirito dice 'vieni' e la stessa cosa la Parola attesta anche della 'sposa'.
E di ciascun credente? L'invito (se non l'ordine) è: "chi ode dica vieni affinché chi vuole, chi ha sete, venga, e prenda in dono dell'acqua della vita."

Aggiungo che mai, proprio in nessun caso, nell'intero Nuovo Testamento, troviamo anche un solo credente che prega il Signore di tornare e porre così fine a questo periodo.
Ma se è Lui che dice: 'Si, vengo presto', noi non possiamo che rispondere; 'Amen, vieni Signore Gesù'.

*
Domanda - E' vero che i credenti hanno la promessa di godere ottima salute ?                          
Così mi hanno spiegato Isaia capitolo 53 v. 4. e 1' Pietro capitolo 2 v.24.
Risposta - Vari predicatori, che si definiscono evangelici, promettono guarigioni e salute fisica a tutti quelli che accettano la loro dottrina. Essi citano, a sostegno del loro insegnamento, i passi sopra elencati ed anche Matteo capitolo 8 v.17; credo doveroso smentirli categoricamente, perché il chiaro insegnamento della Parola di Dio evidenzia che, in questo tempo, non è così.

Lascio per ultimo un attento esame di Isaia capitolo 53.

Tutti sanno che gli Evangeli e il libro degli Atti parlano di guarigioni e anche di morti risuscitati ma persino il Signore non guariva sempre tutti e non risuscitava sempre tutti.
I Suoi miracoli di guarigione attestavano che Egli era entrato in casa dell'uomo forte (Satana), lo aveva vinto ed ora poteva saccheggiargli la casa (Matteo 12-29). Infatti il Signore Gesù aveva vinto Satana superando la tentazione (Matteo cap.4, non alla croce, come spesso si insegna) ed ora usava la Sua potenza per cacciare i demoni, guarire, risuscitare ecc...
Come Egli stesso diceva: con l'aiuto dello Spirito di Dio che io scaccio i demòni" (Matteo 12-28 e in Ebrei 6-5 è parlato delle potenze del mondo futuro, cioè il Regno del Signore, il Millennio; erano quelle dimostrazioni di potenza che permettevano agli apostoli ed alcuni dei primi discepoli di fare opere potenti, guarigioni ecc.
Spero che la Parola chiarirà che 'nel mondo a futuro' queste potenze porteranno ai credenti non solo ottima salute ma l'annullamento della morte.

La citazione di Isaia 53 riportata al capitolo 8 v.17 di Matteo è solo una spiegazione del carattere e della potenza che Egli mostrava nel suo ministero come Messia in mezzo al suo popolo. 

Pietro cita Isaia 53 ma senza alcun riferimento a guarigioni. Si noterà che parla di peccati, che Egli ha portato sul suo corpo, sul legno (della croce) affinché morti al peccato (non sani nel corpo) vivessimo per la giustizia.
Erano stati erranti come pecore ma ora, perché perdonati, erano tornati al Pastore e Vescovo delle loro anime (non al Medico-Guaritore dei loro corpi).
E' tipico di Pietro di mettere in contrasto la salvezza terrena (speranza di Israele e quindi comprensiva anche della salute del corpo) con la salvezza delle anime.  Così si esprime nel primo capitolo dove si legge: "ottenendo il fine della fede: la salvezza delle anime. "
Quella salvezza, cioè quella delle anime, era così poco presente nel pensiero degli Ebrei che persino i loro profeti - che tutto sapevano della salvezza terrena e del regno terreno - erano portati a indagare e fare ricerche (vedi capitolo 1 v.10).

Circa Isaia capitolo 53 le difficoltà sono più apparenti che reali.
Sono convinto che il capitolo ci presenti non solo uno sguardo su avvenimenti futuri, anticipandoci dettagli della croce di ben otto secoli, ma la confessione che farà il popolo di Israele, quando sarà pentito e riconsidererà il suo passato.
Infatti si legge: Chi ha creduto... non chi crederà - Egli è cresciuto davanti a noi... non Egli crescerà - Noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato....non noi lo riterremo colpito"
Quindi abbiamo più che una profezia della 'croce' fatta da Isaia otto secoli prima della morte del Signore, abbiamo una profezia della confessione che i credenti israeliti, particolarmente i giudei, faranno quando, al tempo della 'grande tribolazione', finalmente riconosceranno di aver crocefisso il loro Messia e Salvatore.

Isaia capitolo 53 avrà la sua piena realizzazione non otto ma almeno ventotto secoli dopo essere stato scritto. 
In Zaccaria capitolo 12 v. 10 a 14 è descritto nel dettaglio questo cordoglio.

Per loro, ed io credo di poter aggiungere per tutti i veri credenti che vivranno nel Millennio, diverranno una realtà terrena anche questi risultati della croce:
Non ci saranno malattie e non ci sarà la morte.
Mi sembra che anche indirettamente la Parola faccia capire che nel Millennio i veri credenti non morranno. Parlando della risurrezione (ovviamente dei corpi, perché solo il corpo muore e solo in corpo risuscita), sappiamo che esiste un preciso ordine:
1 Corinzi 15-23
1) Cristo, la primizia:
2a) Quelli che sono di Cristo alla Sua venuta
2b) Essi tornarono in vita (Apocalisse 20-4) Penso che si tratti di un avvenimento che completa la prima risurrezione (di vita) e che avverrà all'inizio del Millennio.
3-?) Esiste una terza fase? Non mi pare che sia prevista una ulteriore risurrezione di credenti; al contrario la Parola precisa: ...il rimanente dei morti non tornò in vita prima che fossero compiuti quei mille anni... ma in quei versetti si tratta di risurrezione di condanna, quindi dei soli increduli (Apocalisse 20-5 e da 11 a 15).

I veri credenti trascorreranno mille anni senza malattie, senza sofferenze, senza morte... poi il cielo.


lunedì 25 maggio 2015

Sullo Spirito Santo - Capitolo 2

Promesse particolari e promesse generali.
Battesimo con lo Spirito Santo e Battesimo dello Spirito Santo.


E' noto che il giorno della Pentecoste, in adempimento della promessa del Padre, lo Spirito Santo, cioè quell'altro Consolatore di cui parlava il Signore Gesù in Giovanni capitolo 14 v.16, 'scese' dal cielo, personalmente, ed un primo gruppo di credenti venne ad esserne battezzato.

Questo primo gruppo di credenti, io penso solo dodici ma per altri erano centoventi, per effetto di quel battesimo con e dello Spirito Santo, vennero anche riuniti in un solo corpo, di cui ciascuno di loro costituiva una parte, cioè un membro, al quale venne assegnato un preciso compito e venne dato il 'dono' necessario per svolgerlo.
Storicamente si formò così il 'Corpo di Cristo', cioè l'unione di tutti i veri credenti che vivono contemporaneamente sulla terra durante il tempo che va dal giorno della Pentecoste al Rapimento.
Inoltre lo Spirito Santo venne ad abitare in ciascuno di loro, proprio nel loro corpo, che in questo modo ne divenne il Suo 'tempio' (1 Corinzi 6-19).

Ho buoni motivi per pensare che il giorno della Pentecoste lo Spirito Santo non sia 'sceso' su centoventi persone ma solo sui dodici apostoli, perché un attento esame della Parola mi porta a pensare che solo i dodici fossero riuniti e aspettassero l'adempimento della 'promessa', che del resto era stata fatta solo a loro (leggere Atti 1 versetti 2 a 8).

Siamo soliti dire che quel giorno lo Spirito Santo scese ma la Parola di Dio usa termini diversi. 
In Giovanni 7-39: leggiamo "non era ancora stato dato", in Giovanni 14-26: "che il Padre manderà nel mio (del Signore Gesù) Nome", ancora in Giovanni 15-26: "che io vi manderò da parte del Padre" ed in Atti 2-33: "Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso..."
Da quanto sopra dovremmo concludere che più che 'venuto' o 'sceso', sarebbe meglio dire 'dato', mandato, donato... e con questo si accordano le parole di 1 Pietro 1-12: "mediante lo Spirito santo inviato dal cielo".
Non intendo ovviamente sminuire la Persona Divina, la Deità dello Spirito Santo, ma solo mettere in evidenza il carattere della Sua presenza nel mondo.
Ricordiamoci che Egli sostituisce il Signore Gesù (la presenza personale dello Spirito Santo sulla terra è la prova che un Uomo, il Signore Gesù, è stato accolto nel cielo) e come il Signore era stato mandato per far conoscere il Padre e darGli gloria, così lo Spirito Santo glorifica il Figlio. Infatti lo Spirito ha preso le cose del Figlio (tutte le cose che ha il Padre sono Sue) e ce le ha trasmesse.

Se questo è corretto allora è probabile che il giorno dopo la Pentecoste, cioè il lunedì mattina, Pietro e gli altri apostoli abbiano dato inizio alla predicazione dell'evangelo, esprimendosi (anche) in lingue straniere. 
Chi credeva si aggiungeva a loro mediante due 'battesimi':
- Lo Spirito li univa al 'corpo di Cristo', di cui i dodici già costituivano il primo nucleo.
- Chi li battezzava (con acqua) li accoglieva nella neonata loro comunità (leggere Atti 2/41 ma anche Atti 2/47); essi si dissociavano dalla loro precedente condizione (giudei o altro) e venivano accolti e riconosciuti come discepoli di Cristo, come 'cristiani'.
E' questo specifico lavoro di 'inserimento' nel corpo di Cristo dei nuovi convertiti che definisco come battesimo dello Spirito Santo'. (1 Cor.12 v.13) e cerco di distinguerlo da quanto avvenne il giorno della Pentecoste, quando il dono dello Spirito Santo produsse anche altri effetti non destinati a ripetersi.
Subito dopo la Pentecoste anche tutti quelli che erano già veri credenti vennero 'aggiunti' - e così avviene, ormai da quasi venti secoli, per ogni nuovo salvato.
Atti 2-47 precisa che "Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano (cioè erano già) salvati". Anche a noi oggi, come ai dodici apostoli all'inizio, lo Spirito assegna il proprio posto nel corpo di Cristo; ecco una citazione-spiegazione di quel versetto:
"nella potenza di un unico Spirito tutti i credenti vengono battezzati nell'unico corpo già esistente."
Questo battesimo è immersione nel corpo di Cristo operata dallo Spirito Santo.

Ho usato ed uso due espressioni (battesimo con e battesimo del) per distinguere quello che è avvenuto una volta per sempre da quello che si ripete e copre tutto il tempo della chiesa; non mi interessa e certamente non insisto che si usino proprio questi termini ma mi auguro che si capisca la differenza, perché sono convinto che sia utile evidenziarla, dato che circolano insegnamenti che confondendo queste due cose (e tante altre) fanno credere che tutte le promesse che il Signore ha fatte e tutto quello che è avvenuto il giorno della Pentecoste e nei primi anni della 'chiesa', valgano sempre, per tutti e in ogni tempo.

Sapete che molti veri credenti 'pentecostali', convinti che tutte le promesse valgano per tutti, concludono che tutti, uomini e donne, debbono parlare in (altre) lingue, fare miracoli ecc.. proprio perché così avvenne il giorno della Pentecoste?
Ma facciamo molta attenzione perché anche noi, pur contestando quelle manifestazioni, ci attribuiamo altri effetti, che io ritengo altrettanto sbagliati e non meno pericolosi, effetti che si riprodurrebbero tali e quali in tutti i credenti.... trasformando deboli pecore in leoni, aprendo la mente per comprendere tutta la verità, ecc...

Ripeto ancora una volta che: *Voi riceverete potenza, *Egli vi guiderà in tutta la verità, *Egli prenderà del mio e ve lo annuncerà... non valgono per tutti i credenti e che non credo che sia vero che ogni credente, solo perché riceve il dono dello Spirito Santo, diventi potente, capisca tutto, gli sia rivelato tutto, ecc...

Voi, avete veramente ricevuto potenza alla vostra conversione o ad un dato momento della vostra vita?
Avete veramente avvertito, di colpo, che stavate ricevendo rivelazioni?

Disapprovo che si insegnino queste cose ma ci sono anche altre cose che vengono insegnate e che considero semplicemente assurde. Quante volte avete udito predicare, con riferimento ai santi delle precedenti dispensazioni, ed anche ai 12 apostoli prima della Pentecoste, che loro (poveretti!) non potevano capire perché non avevano lo Spirito Santo?
Predicare che il 'dono' o il 'battesimo' dello Spirito Santo comporta conoscenza, fedeltà, energia nel servizio, ecc... è fuorviante.
Gli esempi di fede di Ebrei 11 non avevano ricevuto il 'dono' o il ' battesimo' dello Spirito Santo ma furono fedeli, molti fino alla morte; i martiri della 'grande tribolazione' non riceveranno il 'dono' e/o il 'battesimo' dello Spirito Santo (almeno non come durante questo nostro tempo) ma loro saranno fedeli... e non credo che si possa dire altrettanto di tutti noi.

Tanti veri credenti sono assaliti da dubbi (ho veramente creduto col cuore?) perché non avvertono in se stessi effetti che, così viene loro insegnato, debbono tassativamente essere la normale conseguenza del dono dello Spirito Santo e quindi ogni vero credente deve per forza avvertire.
Ripeto ancora che secondo me è molto pericoloso illudere i veri credenti insegnando che il 'dono' dello Spirito Santo trasforma agnelli in leoni, deboli in forti, ignoranti in spiritualmente sapienti e che permette di capire tutta la Parola... perché Lui, lo Spirito Santo, li guida in tutta la verità.
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Ma allora noi non siamo 'carismatici'?
Lo siamo, od almeno dovremmo esserlo, come e più di altri!

Io sono convinto che noi dovremmo predicare che la vita cristiana è una vita 'nello Spirito' e dovremmo viverla contando solo sui mezzi (doni) trasmessi dallo Spirito, lodare e pregare per lo Spirito, ed esserne ripieni.
Noi dovremmo ben capire che le maggiori benedizioni, frutto dell'azione dello Spirito Santo, non sono quelle particolari riservate solo agli apostoli ed a pochi altri credenti nei primi tempi della 'chiesa' perché questo dono, anche oggi:
·        rende tutti consapevoli che siamo figli di Dio;
·        unisce tutti in un solo corpo;
·         qualifica tutti per un servizio

perché anche oggi, come allora, lo Spirito Santo:
·       abita in ogni credente,
·        lo suggella
·        intercede per lui
·        gli è caparra dei beni futuri, gli è aiuto... in tutto!

Cari fratelli, ho iniziato un elenco di benefici che non ha fine, perché tutto, ma proprio tutto il dono dell'amore di Dio Padre, basato sull'opera del Signore, è potuto giungere a noi solo grazie all'efficace azione dello Spirito Santo.

I cristiani veramente 'spirituali' sono credenti carismatici al cento per cento.