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domenica 30 aprile 2017

30 aprile

Abraamo rispose: “Figlio mio, Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto”. E proseguirono tutti e due insieme.
Genesi 22:8

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Giovanni 3:16

Capire la Bibbia: i simboli e i tipi (I)

La Bibbia usa spesso un linguaggio figurato, ricco di simbolismi. Essa usa dei “tipi”, cioè degli oggetti o dei racconti, per illustrare delle verità astratte o degli avvenimenti futuri. Questo contribuisce a rafforzare la nostra fede. Infatti in racconti molto antichi vediamo che Dio parlava già del Signore Gesù, poiché per lui il passato è come il futuro. La Bibbia non è un libro umano, essa è ispirata da Dio.
Facciamo un esempio: per mettere alla prova la fede del suo servitore Abraamo, Dio gli chiese di offrirgli in sacrificio Isacco, suo unico figlio, colui che amava e che avrebbe dovuto dargli una numerosa discendenza (Genesi 22)! Ma appena constatò che Abraamo avrebbe ubbidito, Dio lo fermò e gli provvide un montone per offrirlo al posto del figlio. In risposta alla sua fede, Abraamo ritrovò allora suo figlio in modo nuovo, come se fosse ritornato in vita dopo la morte (Ebrei 11:19).

In questo racconto che è di circa quattromila anni fa, nulla è detto del Salvatore che Dio avrebbe donato agli uomini. Quella scena sottolinea la fede eccezionale di Abraamo. Tuttavia, vi riconosciamo, commossi, l’annuncio del sacrificio di Gesù, il Salvatore, avvenuto a Gerusalemme duemila anni più tardi. Questo racconto ci parla con forza dell’amore di Dio che non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha dato per i nostri peccati, e lo ha poi risuscitato con la sua potenza. 

sabato 29 aprile 2017

29 aprile

Dio parla una volta, e anche due, ma l’uomo non ci bada.
Giobbe 33:14

Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori.
Ebrei 3:7-8

Dio ti parla

Durante il terribile periodo dei Khmer rossi, un giovane di nome Song dovette fuggire dalla Corea del Nord per scampare al genocidio e rifugiarsi in Tailandia. Su venticinque compagni in fuga, soltanto sette riuscirono a sopravvivere e arrivarono a destinazione con lui, in condizioni pietose. Tutti gli altri morirono o furono uccisi durante il viaggio.
In seguito, soggiornò quattro anni in un campo per profughi in Tailandia, e in quel luogo tramite dei missionari cristiani fu messo in contatto con l’Evangelo. Per tre anni rifiutò con veemenza tutto ciò che riguardava la fede cristiana, al punto che la prima Bibbia che gli fu regalata la usò per… arrotolarvi il tabacco e farsi delle sigarette!
Dopo qualche mese gli fu data una seconda Bibbia. Questa volta decise di leggerla da cima a fondo, e Dio toccò la sua coscienza. La potente Parola di Dio, “come un martello che spezza il sasso” (Geremia 23:29), vinse la sua violenta opposizione. Rientrato in Cambogia, Song mise la sua vita al servizio del Signore, e s’impegna tutt’ora a far conoscere Colui che lo ha meravigliosamente salvato. Ma, nel suo caso, Dio ha dovuto intervenire due volte per farsi ascoltare.

E a te, lettore, quante volte Dio ha già parlato, per mezzo di un versetto della sua Parola, o della testimonianza di un credente, o di una circostanza particolare della tua vita? Noi preghiamo che ognuno dei nostri lettori ascolti la voce di Dio e la riceva nel proprio cuore!

venerdì 28 aprile 2017

28 aprile

Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio… l’ha fatto conoscere.
Giovanni 1:18

Dio… ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Ebrei 1:2

Padre, Signore del cielo e della terra… hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli.
Matteo 11:25

Dio si è rivelato

Per lo spirito umano è piuttosto facile crearsi un Dio a propria misura, secondo la propria immaginazione, che abbia anche le sue stesse passioni. Molte sono le credenze che tendono a tranquillizzare chi vi aderisce, e forse anche a placarne la coscienza, ma tutto ciò non porta né certezza né pace. L’Essere supremo, creatore sovrano, non è un Dio vago che si rivela in modo oscuro o incompleto. Al contrario, la sua rivelazione è chiara, alla portata di tutti.
La grandiosità del creato esprime la sua potenza, e la sua Parola, scritta in un libro, la Bibbia, ci parla del suo amore e della sua giustizia.
Questo Libro ce lo presenta come un Dio giusto e santo che non può tollerare il male e deve punirlo; poi ce lo fa conoscere come il Dio d’amore che, pur avendo orrore del peccato, ama il peccatore. La pace che deriva dalla conoscenza di un tale Dio non è un’auto-convinzione, ma si basa sul fatto che Egli ci ama e lo ha dimostrato mandando sulla terra il suo Figlio, Gesù Cristo, per salvarci e riconciliarci con sé. Dio, che nessuno ha mai visto, si è così rivelato nella sua giustizia e nel suo amore in Gesù, morto per le nostre colpe.

Questa è la meravigliosa rivelazione del cristianesimo. Essa è universale, riguarda tutti gli uomini di qualsiasi razza e di qualsiasi condizione; non esclude nessuno. Non disprezzatela! Non si tratta di favole abilmente inventate (2 Pietro 1:16), ma è la verità.

giovedì 27 aprile 2017

27 aprile

In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo unico Figlio nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo.
1 Giovanni 4:9

L’amore secondo Dio

La parola “amore” è usata in situazioni talmente diverse che non si sa più bene ciò che si intende con questo termine.
L’amore, in senso generale, è spesso selettivo; si amano solo le persone amabili. Può essere egoista, quando amiamo gli altri per convenienza. L’amore umano è molto fragile. Quanti danni fa nelle famiglie, quando ci si promette di amarsi per tutta la vita, poi un semplice malinteso è sufficiente per rimettere tutto in questione!
L’amore di Dio non ha nulla in comune con l’amore umano. Per certe persone, sentir dire che Gesù ci ama può essere incomprensibile. Tuttavia la Bibbia afferma che “Dio mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8).
Dio non ci ama in funzione di ciò che gli portiamo o di ciò che facciamo per lui, o in base alla nostra buona condotta; egli ci ama perché “è amore” (1 Giovanni 4:8). Egli ci ama così come siamo, e questo amore che trova la sua espressione nel dono di suo Figlio alla croce, è indistruttibile.

Lettore, chiunque tu sia, non dimenticare mai che Dio ti ama. Anche se non ne sei cosciente, e se sembra che ciò non ti riguardi, egli ti ama e ti amerà fino alla fine. Dio non è un uomo che potrebbe mentire; Egli non inganna mai, e aspetta che tu metta in lui la tua fiducia. Non esiste peccato più grave di rifiutare l’amore di Dio; significa esporsi alla perdizione eterna, lontani per sempre da questo amore.

mercoledì 26 aprile 2017

26 aprile

L’Eterno non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al cuore.
1 Samuele 16:7

Tu mi scruti quando cammino e quando riposo, e conosci a fondo tutte le mie vie.
Salmo 139:3

Bassa marea

Il fenomeno delle maree è il risultato dell’attrazione degli astri, in modo particolare della luna, sulle grandi masse d’acqua. Così, in riva all’Oceano Atlantico, si può osservare un cambiamento completo di paesaggio a seconda che ci si trovi con “l’alta marea” o con “la bassa marea”. Nel primo caso, il mare ricopre tutto o quasi, mentre durante la bassa marea le zone fangose o qualche scoglio pericoloso per la navigazione diventano visibili.
Paragoniamo questo fenomeno naturale alla nostra vita personale. È chiaro che preferiamo essere visti dal nostro prossimo con “l’alta marea”, tenendo al coperto il più possibile i nostri difetti. Ma se possiamo apparire ciò che non siamo agli occhi dei colleghi di lavoro o dei familiari, nessuno può ingannare Colui agli occhi del quale tutto è nudo e scoperto (Ebrei 4:13).

Questa onniscienza di Dio fa paura a chi non è in relazione con lui. Infatti, nel giorno del giudizio non ci saranno più maschere, ma soltanto la triste e lampante realtà di ciò che siamo: degli esseri peccatori degni di essere giudicati secondo le loro opere. Oggi è ancora un giorno di grazia, nel quale Dio vuole “coprire” il vostro peccato (Salmo 32:1). A Dio non serve un velo di buone apparenze per realizzare tale “copertura”; si è reso necessario il sacrificio di Gesù Cristo che si è caricato dei nostri peccati sulla croce del Calvario. Accettate quest’offerta fin da oggi. Il domani non vi appartiene.  

martedì 25 aprile 2017

25 aprile

Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.
1 Giovanni 5:13

A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome.
Giovanni 1:12

La convinzione di essere salvati

Alcuni credenti si pongono così tante domande sul loro stato spirituale che perdono la convinzione di esser salvati. Avrò capito bene il messaggio dell’Evangelo? Ho creduto veramente a ciò a cui bisogna credere per esser salvati? I peccati commessi prima della mia conversione sono perdonati, ma quelli che commetto adesso, lo sono? Tutte queste domande e molte altre turbano la loro anima e tolgono loro la pace.
A chiunque fosse così tormentato vogliamo dire questo: è vero che, quanto a voi stessi, siete, come ogni essere umano, una creatura perduta, indegna, ma Dio ha mostrato il suo amore verso di voi mandando suo Figlio per portare sulla croce la vostra colpevolezza. Gettatevi dunque nell’oceano di questo amore infinito nel quale nessuno può affondare. Tutto è stato compiuto, il debito è pagato, Satana è stato messo a tacere, tutti i vostri peccati sono espiati. Le esigenze della giustizia di Dio sono state soddisfatte. Che cosa volete di più? Sareste voi più esigenti di Dio stesso?  Vorreste ridurre il valore del sacrificio di Cristo? Certamente no!

Allora, lasciamo che Dio dissipi coi raggi del suo amore le nubi che oscurano il nostro spirito; e ci riempia di gioia e di fiducia! Ma non dimentichiamo che, ora che gli apparteniamo, dobbiamo vivere in modo degno di lui, onorandolo ogni giorno con la nostra condotta.

lunedì 24 aprile 2017

24 aprile

Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo… imparate da me… e voi troverete riposo alle anime vostre.
Matteo 11:28-29

La chiamata di un nuovo discepolo
Marco 2:13-17

Gesù incontra Levi seduto al banco delle imposte. Nel pieno del suo lavoro amministrativo, questo esattore di tributi, disprezzato dai suoi concittadini, riceve la chiamata del Maestro: “Seguimi”. Può farlo? Non è lui un funzionario al servizio dei Romani? Poco gli importa; la chiamata di Gesù supera ogni altra considerazione: “Ed egli, alzatosi, lo seguì” (v. 14).
Non è richiesta una formazione particolare; persone appartenenti a qualsiasi ceto sociale possono far parte dei discepoli di Gesù. Fra tutti i discepoli, Levi, chiamato più tardi Matteo, forse era il più istruito. Egli ha scritto il primo libro del Nuovo Testamento.

L’esattore delle tasse dà prova di grande generosità; infatti non teme di riempire la sua casa di molte persone, non tutti ospiti raccomandabili. Ma ha appena ricevuto la grazia di cui Gesù è portatore, e così desidera che molti altri possano approfittarne. Questa compagnia di commensali infastidisce gli scribi e i farisei, che si lamentano coi discepoli, senza osare ancora fare un rimprovero diretto al loro Maestro. Ma Gesù stesso risponde loro dicendo che egli è venuto a cercare dei peccatori e non quelli che pensano di essere giusti, lasciando così i suoi oppositori senza parole. La loro volontà di voler giustificare se stessi li pone al di fuori della salvezza che Gesù offre. Ma spesso non accade lo stesso anche fra gli uomini di oggi? Accettare la salvezza presuppone che ci si riconosca perduti, senza altra risorsa se non la grazia di Dio.

domenica 23 aprile 2017

23 aprile

Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: “Non piangere”.
Luca 7:13

Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate.
Apocalisse 21:4

Gesù pianse
(leggere Giovanni 11:17-44)

“Gesù pianse” (Giovanni 11:35). Che profondità in questo breve versetto! Gesù è vicino ai suoi amici nel lutto. Marta e Maria hanno appena perso Lazzaro, il loro caro fratello. Piangendo, Maria si è gettata ai piedi di Gesù per dirgli: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. È allora che, profondamente commosso, Gesù piange. In silenzio, davanti a tutti, versa delle lacrime. Che scena! Colui che presto avrebbe vinto la morte, piange davanti alla morte!
Ma perché piange? Non piange per Lazzaro; egli sa che dopo qualche istante lo richiamerà in vita. Piange per simpatia con Marta, Maria e coloro che hanno amato Lazzaro. Egli prova anche nel suo spirito la pena profonda che produce la morte, conseguenza del peccato. Ne sente tutta l’angoscia, la sofferenza, il vuoto.

Da quasi duemila anni, quelle lacrime silenziose di Gesù continuano a consolare un’infinità di credenti afflitti. Essi sanno che se piangono nel lutto, Gesù stesso ha pianto. Pianti non senza speranza, ma nella prospettiva della risurrezione. I credenti non sono “tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati” (cioè coloro che sono morti nelle fede) (1 Tessalonicesi 4:13-14). Nell’intensità della prova, abbiamo la simpatia del Signore e, in fondo al cuore, la luce della speranza.

sabato 22 aprile 2017

22 aprile

È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio.
Ebrei 9:27

Ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio.
Filippesi 1:23

È solo questione di tempo

Con lo sguardo serio, il medico chiama da parte un membro della famiglia del malato: “La malattia è incurabile, potrà ancora vivere tre mesi al massimo”. Questa diagnosi è straziante, e ciascuno augura a se stesso e ai suoi cari di essere risparmiati da una simile tragedia.
Tuttavia anche se si riesce a sfuggire a uno scenario così triste, non dimentichiamo che dalla nostra nascita è iniziato un implacabile conto alla rovescia. È solo questione di tempo. La morte colpisce ognuno di noi senza distinzione, e nessuno vi sfugge. Anche la persona più scettica nei confronti della Bibbia non può contestare il versetto che dichiara: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola” (Ebrei 9:27).
Finché la scadenza non è fissata da uno stato di salute senza speranza, molti evitano di preoccuparsene; e anche se non siamo colpiti da una grave malattia, la scadenza in ogni caso si avvicina. Ma a che serve pensarci, ritengono molte persone, dato che nessuno sa nulla di certo a questo riguardo? Tuttavia, se con la propria intelligenza nessuno può penetrare il mistero dell’aldilà, il Dio salvatore dichiara nella Bibbia, senza equivoci, ciò che accadrà.
Cosa c’è dopo la morte? Il giudizio per coloro che vivono senza speranza in questo mondo. Essendo vissuti senza Dio, passeranno l’eternità lontano da lui; sarà un’infelicità eterna!

Dopo la morte? Un’eternità di felicità vicino al loro Salvatore per coloro che hanno messo la loro fiducia in Gesù Cristo, morto per loro sulla croce (Giovanni 14:3). 

venerdì 21 aprile 2017

21 aprile

Perché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa.
Colossesi 1:10

Ciascuno di noi compiaccia al prossimo, nel bene, a scopo di edificazione.
Romani 15:2

Fare ciò che piace

Quest’espressione del linguaggio corrente esprime la voglia che tutti abbiamo di soddisfare i nostri desideri personali. Essa esprime in pratica l’aspirazione a vivere per se stessi, spesso in modo egoista e orgoglioso. Invece, la Bibbia presenta l’esempio di Gesù Cristo che “non compiacque a se stesso” (Romani 15:3). Già, “entrando nel mondo, disse… ‘Ecco, vengo… per fare, o Dio, la tua volontà’” (Ebrei 10:5-7). Il suo desiderio era di piacere costantemente a Dio suo Padre, e poteva dire in verità: “Faccio sempre le cose che gli piacciono” (Giovanni 8:29). Di fronte agli uomini che era venuto a servire, è anche stato un perfetto modello di sacrificio, facendo loro tutto il bene possibile malgrado gli scherni e l’odio.
Il credente che ha ricevuto per fede il perdono di Dio e la vita eterna, non è più incentrato su se stesso. Con il cuore stretto dall’amore di Cristo, ha il desiderio di vivere non più per se stesso ma per colui che è morto e risuscitato per lui (2 Corinzi 5:14-15). Il suo vero piacere consiste nel ricercare la volontà di Dio. Egli vuole seguire l’esempio del Signore Gesù, pensando agli altri e desiderando il loro bene.

Se apparteniamo al Signore, desideriamo certamente partecipare all’opera d’amore che egli ci affida verso il nostro prossimo. Chiediamogli di insegnarci a fare sempre ciò che gli piace (Salmo 143:10).

giovedì 20 aprile 2017

20 aprile

Il sangue di Gesù… ci purifica da ogni peccato.
1 Giovanni 1:7

Tu, nel tuo amore… ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati.
Isaia 38:17

Chi può cancellare i nostri errori?

Dio, a cui tutto è possibile, non può passare sopra al peccato senza punirlo; è la sua giustizia che lo esige. Ma per mezzo della sua Parola, c’insegna pure che vuole perdonare i nostri errori, le nostre colpe, i nostri peccati; è il suo amore che lo spinge a farlo.
Perché può perdonarci? Dio può “cancellare” il peccato dell’uomo che si pente perché il suo diletto Figlio, l’unico giusto, ha pagato per gl’ingiusti quali noi tutti eravamo. Per questo dobbiamo riconoscere i nostri peccati davanti a Dio e accettare il mezzo che dona all’uomo per cancellarli. Questo mezzo è la fede in Gesù Cristo, suo Figlio, venuto a noi per offrire la sua vita e subire al nostro posto il castigo che i nostri peccati meritavano. Come l’apostolo Pietro, ancora oggi esortiamo: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati” (Atti 3:19).
Per l’uomo, davanti a Dio, ci sono solo due posizioni, opposte fra loro: colpevole e degno di condanna, oppure perdonato e giustificato da Gesù Cristo. Questo perdono completo e definitivo che Dio offre a tutti gli uomini trasmette una pace impareggiabile alla coscienza e al cuore di coloro che lo ricevono, e assicura il cielo.

E noi credenti che abbiamo ricevuto il perdono di Dio, sappiamo esprimergli tutta la riconoscenza che gli è dovuta? “Offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode” (Ebrei 13:15)!

mercoledì 19 aprile 2017

19 aprile

L’uomo, nato di donna, vive pochi giorni… Spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un’ombra.
Giobbe 14.1-2

Insegnaci dunque a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio.
Salmo 90:12

Meridiane

Nei villaggi alpini, molte facciate di case sono ornate da meridiane. Dipinte, incise, scolpite, esse associano la ricchezza dell’arte di un’epoca alla funzione pratica. Sono anche arricchite di messaggi semplici, ma di sicuro effetto. Alcune massime sono semplicemente moraliste, altre ricordano al passante la sua fragile condizione e il suo bisogno di Dio: “Io, senza il sole non sono nulla. Tu, senza Dio, non puoi nulla”. Numerose sono quelle che ricordano la fuga del tempo: “Il tempo passa, le azioni restano”, o che richiamano nell’uomo il pensiero dell’eternità: “Tutte le ore feriscono, l’ultima uccide”, “È più tardi di quanto non crediate”. Altre infine, invitano a rallegrarsi del tempo che passa, non senza pensare alla morte: “Approfitta dell’ora odierna e pensa all’ultima”.
Questa saggezza popolare del 18° e 19° secolo ci fa pensare alla Bibbia, il grande libro della saggezza divina. Essa ci dice che Dio, nella sua bontà, ci accorda numerosi benefici perché ne godiamo (1 Timoteo 6:17), ma che l’uomo, che è lasciato libero di agire, un giorno dovrà render conto dei suoi atti davanti a Dio (Ecclesiaste 12:1).

Spesso la Bibbia ricorda la fragilità della vita, paragonandola all’erba dei campi, oggi rigogliosa, domani appassita (Isaia 40:6-7). È urgente per me pensare all’eternità, riconoscere che sono un peccatore e accettare Gesù Cristo come mio personale Salvatore. Non sappiamo ciò che ci accadrà domani; ma ricordiamoci che la nostra anima è immortale.

martedì 18 aprile 2017

18 aprile

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto.
Giovanni 1:10

Veramente quest’uomo era giusto.
Luca 23:47

L’unico giusto è stato condannato

Gesù Cristo è stato crocifisso circa duemila anni fa. Tutte le classi sociali erano rappresentate al momento della condanna e della crocifissione.
Il re Erode l’ha disprezzato e offeso. I capi religiosi giudei lo hanno perseguitato fino a consegnarlo al loro tribunale per un processo iniquo. La folla ha acconsentito gridando: “Sia crocifisso!” (Matteo 27:22). L’impero dominante dell’epoca, tramite la voce del suo rappresentante Pilato, ha condannato il Giusto, e i soldati lo hanno spregevolmente schernito, maltrattato e poi inchiodato su una croce. Anche i malfattori che erano crocifissi con lui lo hanno insultato (Marco 15:32). Ma perché tanto odio?
Gesù era l’Uomo giusto e santo, e le opere che compiva, poiché erano l’espressione dell’amore divino, non potevano che condannare quelle degli uomini. Essi non hanno sopportato quella luce che illuminava le loro azioni malvagie.
Questi sono avvenimenti passati, ma il mondo è sempre nelle tenebre morali e il cuore umano è sempre malvagio. Tuttavia l’opera di Cristo alla croce divide gli uomini in due categorie: quelli che restano nelle tenebre, e quelli che, accettando Gesù come loro Salvatore, diventano “figli di luce” (Efesini 5:8).

Da quale parte mi trovo? Dalla parte di coloro che rifiutano Cristo perché non possono sopportare la luce emanata dalla sua persona e dalla sua vita, o accetto la grazia che egli mette a disposizione di chi si riconosce peccatore?

lunedì 17 aprile 2017

17 aprile

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto.
Giovanni 1:10

Veramente quest’uomo era giusto.
Luca 23:47

L’unico giusto è stato condannato

Gesù Cristo è stato crocifisso circa duemila anni fa. Tutte le classi sociali erano rappresentate al momento della condanna e della crocifissione.
Il re Erode l’ha disprezzato e offeso. I capi religiosi giudei lo hanno perseguitato fino a consegnarlo al loro tribunale per un processo iniquo. La folla ha acconsentito gridando: “Sia crocifisso!” (Matteo 27:22). L’impero dominante dell’epoca, tramite la voce del suo rappresentante Pilato, ha condannato il Giusto, e i soldati lo hanno spregevolmente schernito, maltrattato e poi inchiodato su una croce. Anche i malfattori che erano crocifissi con lui lo hanno insultato (Marco 15:32). Ma perché tanto odio?
Gesù era l’Uomo giusto e santo, e le opere che compiva, poiché erano l’espressione dell’amore divino, non potevano che condannare quelle degli uomini. Essi non hanno sopportato quella luce che illuminava le loro azioni malvagie.
Questi sono avvenimenti passati, ma il mondo è sempre nelle tenebre morali e il cuore umano è sempre malvagio. Tuttavia l’opera di Cristo alla croce divide gli uomini in due categorie: quelli che restano nelle tenebre, e quelli che, accettando Gesù come loro Salvatore, diventano “figli di luce” (Efesini 5:8).

Da quale parte mi trovo? Dalla parte di coloro che rifiutano Cristo perché non possono sopportare la luce emanata dalla sua persona e dalla sua vita, o accetto la grazia che egli mette a disposizione di chi si riconosce peccatore?

domenica 16 aprile 2017

16 aprile

Chi crede nel Figlio (di Dio) ha vita eterna.
Giovanni 3:36

Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato.
Atti 16:31

Le certezze della fede

Che cosa c’è di più chiaro, più semplice, delle testimonianze espresse dai versetti sopra citati? Perché tante persone rifiutano l’autorità della Parola di Dio opponendo ragionamenti vani e parlando dei loro sentimenti? “Sento di non poter credere”, oppure: “Non sono abbastanza fedele, non amo abbastanza Gesù, sono troppo peccatore…”. I nostri sentimenti e i nostri ragionamenti, anche se rigorosi, non avranno mai il valore delle testimonianze della Scrittura. Così non conosceremo mai la pace. “Sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1 Giovanni 5:13). Questa frase deve dissipare ogni timore nel credente.

Credere al Nome del Figlio di Dio non significa credere soltanto all’esistenza di Dio, alla venuta di Gesù sulla terra e alla perfezione della sua condotta; è ben più di questo. Significa, dopo aver riconosciuto la propria condizione di peccatore davanti a Dio, credere alla grandezza del Figlio di Dio e al valore del sacrificio espiatorio di Cristo, alla sua risurrezione, alla sua ascensione al cielo e al suo prossimo ritorno. Significa credere tutto ciò che la Bibbia insegna, appropriarsi di questa dichiarazione dell’apostolo Paolo: “Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20). 

sabato 15 aprile 2017

15 aprile

Tu, o Eterno, sei uno scudo attorno a me.
Salmo 3:3

Nella calma e nella fiducia sarà la vostra forza.
Isaia 30:15

Una pace perfetta

Nella Bibbia, Dio chiama il re Davide “un uomo secondo il suo cuore” (I Samuele 13:14). Verso la fine del suo regno, Davide aveva dovuto fuggire lontano da suo figlio Absalom, che si era impadronito del potere e si era circondato di uomini armati pronti a ucciderlo. Con alcuni fedeli Davide sale al monte degli Ulivi. Piange. Ha il capo coperto e cammina a piedi nudi (2 Samuele 15). Giunto in cima, si prostra e si apre davanti al suo Dio. È il Salmo 3 che ci rivela i pensieri del suo cuore: “Io mi sono coricato e ho dormito, poi mi sono risvegliato, perché l’Eterno mi sostiene” (v. 5).
Davide era molto vulnerabile; era stremato e con sé aveva solo pochi uomini. Non importa. Si corica, sa che potrà dormire. Ma chi potrebbe dormire in tale situazione?

Il re sa anche che si risveglierà. Ha fiducia. Sa che Dio lo proteggerà; non è in affanno per la sua vita. Questa fiducia ci fa quasi invidia. Ma essa può essere realizzata, come lo era al tempo di Davide, anche dai credenti della nostra epoca. Il nostro Dio è sempre lo stesso, è onnipotente e ci ama. Leggiamo nella Lettera ai Filippesi: “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (4:6,7).

venerdì 14 aprile 2017

14 aprile

La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.
Ebrei11:1

Vedere per credere!

Spesso si usa quest’espressione per commentare un avvenimento eccezionale, incredibile. Molti ritengono che vedere sia un criterio valido per autenticare un fatto, e fanno riferimento all’apostolo Tommaso che non aveva creduto che Gesù fosse risuscitato prima di averlo visto vivente con i propri occhi. Ma si sa che i testimoni di uno stesso avvenimento possono raccontarlo in modo differente. E ancora, la visione rimane limitata alle realtà concrete, materiali. Ad esempio, per quanto riguarda il vento, ne vediamo soltanto gli effetti. Ma c’è anche una sfera che sfugge completamente alla vista, è la sfera morale dei sentimenti, delle emozioni, dell’astratto. Lo scrittore Saint-Exupery faceva dire al piccolo principe: “Si vede bene solo con il cuore; l’essenziale è invisibile per gli occhi”.
E che dire del campo spirituale, delle cose celesti, divine? Dio stesso si rivela per mezzo del suo Spirito: “Nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio”, e coloro che hanno ricevuto lo Spirito di Dio (1 Corinzi 2:11-14). Il credente le percepisce per la fede. Chi crede solo quello che vede, tocca, o riesce a spiegare non potrà mai avere accesso alla sfera spirituale.

“Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”, dice il Signore Gesù a Tommaso. E l’apostolo Paolo scrive che è possibile sopportare le sofferenze guardando all’eternità, avendo “lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne” (2 Corinzi 4:18).

giovedì 13 aprile 2017

13 aprile

Siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo.
Romani 5:10

Con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati.
Ebrei 10:14

Un solo sacrificio per tutti quelli che credono

Forse ci siamo chiesti: come può la morte di un solo uomo, Gesù Cristo, essere sufficiente per la salvezza di innumerevoli credenti? Gesù, alla croce, come ha potuto portare il castigo che tutti i loro peccati meritavano? Prima di rispondere bisogna affrontare un’altra domanda: Chi è Gesù Cristo? Egli non è soltanto un uomo, è il Figlio di Dio. E la morte del Figlio di Dio non può non avere un valore infinito.
Il male che commettiamo non è soltanto una mancanza verso gli uomini, ma è una mancanza verso Dio. Una tale mancanza è un peccato, è un’offesa nei confronti del Dio santo, il nostro Creatore. Nessun’opera umana può cancellarlo; il giudizio di Dio dev’essere comunque esercitato: o su chi lo ha commesso, oppure su un sostituto perfetto, in grado di sopportare interamente tale giudizio e rimanere perfetto. Gesù, il Figlio di Dio, è stato questo sostituto per tutti coloro che lo ricevono.

Un uomo, benché esemplare, non avrebbe potuto pagare il prezzo infinitamente elevato della salvezza; e se questo prezzo non è pagato totalmente, non c’è possibilità di salvezza. Inoltre, Dio, che è perfettamente santo, non può accettare le nostre buone opere per compensare le mancanze. Ma la Bibbia insegna a più riprese che Cristo è Dio stesso, manifestato nella natura umana. È per questo motivo che la sua morte ha un valore infinito, un valore tale che la grazia può essere offerta a tutti gli uomini. La sua morte è pienamente sufficiente per salvarci. Ecco perché, morendo, egli ha proclamato: “È compiuto” (Giovanni 19:30). 

mercoledì 12 aprile 2017

12 aprile

Per la mia pace… tu, nel tuo amore, mi hai liberato dalla fossa… perché ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati.
Isaia 38:17

Lui (Cristo) è la nostra pace.
Efesini 2:14

Sete di pace

Nel mondo, numerosi sono i suggerimenti che vorrebbero farci credere che l’uomo può raggiungere da solo la felicità. Ma come  si può concepire la felicità senza parlare della pace del cuore? La pace interiore è anzitutto l’assenza di conflitti con Dio, con se stessi e con gli altri, ma è anche una pienezza, una presenza. Quando si parla di questo argomento, le reazioni sono varie: “La pace? La desidero più di tutto, ma non so come ottenerla”. Oppure: “La mia situazione è all’opposto di ciò che desidero. Come potrebbe cambiare?” O ancora: “Che utopia! Che miraggio!”
Allora, ascoltiamo questa voce: “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà” (Giovanni 14:27).
L’autore di quest’affermazione straordinaria è Gesù, il Figlio di Dio, colui che ci ha amati fino a dare la sua vita per noi. Lo ha fatto per ciascuno di noi, senza eccezione, senza pretendere nulla in cambio, gratuitamente. Davanti a un Dio che non può passare sopra al peccato senza punirlo, l’uomo è colpevole. Ma il suo Figlio Gesù Cristo ha accettato di morire su una croce per riconciliarlo con quel Dio santo. “Ha fatto la pace mediante il sangue della sua croce” (Colossesi 1:20).
La pace che Dio desidera darci non ha un effetto transitorio; è fondata sull’amore di Cristo e sulla sua vittoria riportata alla croce.

Questa pace meravigliosa, Dio la offre ancora oggi a chi vuole conoscerla e gustarla.

martedì 11 aprile 2017

11 aprile

L’infermo gli rispose: “Signore, io non ho nessuno”.
Giovanni 5:7

Egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli… ma nessuno gliene dava.
Luca 15:16

Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici.
Giovanni 15:13

Nessuno

Questa parola si trova in ciascuno dei tre versetti citati. Il primo è pronunciato da un infermo che, in mezzo ad una folla numerosa, in trentotto anni non ha trovato nessuno che lo soccorresse.
Il secondo parla di un giovane che si dibatte in mezzo a gravi problemi fra l’indifferenza generale. Anche oggi, molti fra noi si sentono isolati, incompresi, abbandonati. Tu sei malato, o solo, o hai perso il lavoro, o sei senza famiglia, o senza un tetto, senza nessuno che ti aiuti, e ti disperi… Dove trovare qualcuno che ti comprenda e ti ami? Ognuno ha i propri problemi e pochi sono disposti a farsi carico di quelli degli altri. Le strutture sociali hanno i loro limiti. E poi, le tristezze più grandi restano nascoste.

Ma esiste qualcuno che manifesta interesse, compassione, amore. Di chi si tratta? Di Gesù Cristo. Egli si presenta come colui che conosce a fondo ciascuno personalmente, come colui il cui amore ha dato tutto per gli altri. Non c’è amore più grande di quello che Egli ha per i suoi, e lo ha manifestato dando la sua vita per la salvezza dell’umanità, morendo sulla croce per chiunque si affida a lui. Egli ti ama, ti cerca per salvarti. “In nessun altro è la salvezza” (Atti 4:12). Raccontagli le tue difficoltà, le tue angosce, le tue preoccupazioni. Egli non resta mai indifferente, tutto ciò che ti riguarda gli interessa.

lunedì 10 aprile 2017

10 aprile

Gioiscano ed esultino in te quelli che ti cercano; e quelli che amano la tua salvezza dicano sempre: “Sia glorificato Dio”.
Salmo 70:4

La vera gioia

Le circostanze che ci deprimono sono così numerose che è comprensibile il nostro desiderio di compensarle con altrettanta gioia. È una reazione normale. Tuttavia, dietro agli sforzi che facciamo per avere un po’ di gioia c’è sempre il pericolo di inseguire dei piaceri vuoti e vani. Anche se si tratta di un piacere innocuo, esso non dura per sempre, e “la gioia può finire in dolore” (Proverbi 14:13). Ecco perché, in relazione alla gioia, il saggio re Salomone si chiedeva: “A che giova?” (Ecclesiaste 2:2).
Il modo migliore per trovare la gioia ci è suggerito nel versetto di oggi: “Gioiscano ed esultino in te quelli che ti cercano”. È il desiderio di Dio che noi, sue creature, siamo gioiose, ma in Lui. Ciò è possibile solo per quelli che vivono in armonia con Dio. A tutti coloro che hanno regolato con lui la questione della loro colpevolezza e hanno così sperimentato il suo perdono e la sua salvezza, egli ha dato motivo di gioia senza fine. Essi possono perciò esclamare, con vera gioia nel cuore: “Sia glorificato Dio!”

Essere in comunione con Dio è ciò che rende veramente felici; è una gioia continua. È anche il mezzo migliore per fortificare la propria anima. La forza del cristiano si trova nel suo Dio. Essere in grado di rallegrarsi in lui è un privilegio  che egli può realizzare tutti i giorni della sua vita su questa terra, anche quelli più scuri e tristi. 

domenica 9 aprile 2017

9 aprile

La concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato.
Giacomo 1:15
Quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. 
Galati 6:7

Il seme cattivo

Nel 1770, quando l’Inghilterra s’impossessò dell’Australia, molte specie animali e vegetali erano ancora sconosciute in quel paese. Fu così che un emigrato scozzese, avendo nostalgia delle terre del suo paese, si azzardò a far arrivare una manciata di semi di cardo, il fiore simbolo della Scozia, e li seminò in un angolo del suo giardino. Qualche decina d’anni più tardi, disseminata dal vento, l’erbaccia aveva invaso tutto quel vasto continente.
Sappiamo anche come, più recentemente, il virus della mixomatosi, importato a sua volta dall’Australia, inoculato intenzionalmente a qualche coniglio selvatico, ha contaminato tutta l’Europa.
Il seme del peccato, introdotto nel mondo da Satana, può sembrare insignificante: una semplice disubbidienza del primo uomo. Ma vediamo bene le conseguenze drammatiche che quell’errore ha portato per tutta la razza umana: crimini, immoralità, miseria, sofferenza, morte! Il seme della disubbidienza a Dio ha portato i suoi tragici frutti. Il cuore naturale è come la terra fertile nella quale il seme del male affonda facilmente le sue radici. Cristiani, vigiliamo, diciamo il “no” deciso che impedirà al piccolo ma vitale seme di accedere nel luogo favorevole nel quale potrebbe germogliare e poi invadere tutto.

Lasciarsi coscientemente impiantare nello spirito un pensiero impuro, coltivare un risentimento, nutrire una qualsiasi concupiscenza, significa rischiare di non riuscire più a dominarsi oppure ad estirparlo.

sabato 8 aprile 2017

8 aprile

Uno dei malfattori appesi lo insultava…, ma l’altro lo rimproverava, dicendo: “Non hai nemmeno timor di Dio?… Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male”. E diceva: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!” Gesù gli disse: “Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso”.
Luca 23:39-43

Il brigante sulla croce

Erano in due ad essere crocifissi insieme a Gesù, due uomini costretti per i loro crimini a subire il peggior castigo dell’epoca. Nonostante la vergogna e le terribili sofferenze della crocifissione, essi si uniscono alla folla per insultare Gesù (Matteo 27:44), e uno dei due lo schernisce dicendo: “Salva te stesso e noi”. Che quadro della bassezza umana, e del desiderio di essere liberati dalle conseguenze del peccato senza giudicarne la causa! Ma all’improvviso cambia atteggiamento e pronuncia delle parole stupefacenti. Il suo atteggiamento può essere riassunto in quattro punti:
- Egli prende coscienza del timore dovuto a Dio. Fino a questo momento i suoi timori erano limitati ai tribunali umani. Egli capisce che, ben presto, dovrà comparire davanti al Giudice supremo nella sua condizione di miserabile peccatore.
- Riconosce che il giudizio che lo colpisce è meritato. È l’inizio di un vero pentimento.
- Egli scopre e proclama la perfezione di Gesù, mentre le apparenze sembrano dimostrare il contrario. È la fede.
- Egli attesta che Gesù è Signore e Re, e chiede di essere ricordato quando il suo regno sarà stabilito. È la speranza.

Davanti alla morte, che bilancio può fare quel brigante? Una vita condannata dagli uomini e da Dio, con l’aspettativa del giudizio eterno. Ma Gesù è venuto a morire volontariamente per salvare coloro che, come quel brigante, si riconoscono perduti e fanno appello alla grazia divina. La liberazione è allora immediata e completa.

venerdì 7 aprile 2017

7 aprile

Questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.
Deuteronomio 30:14

Gesù allora disse: “…Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.
Giovanni 8:31-32

Mettere in pratica la Parola di Dio

Avevo acquistato un libro che presentava una serie completa di esercizi fisici progressivi, dal rilassamento al potenziamento muscolare. Ho molto apprezzato la qualità di questi schemi, ma poi ho riposto il libro nello scaffale della mia libreria dopo aver fatto non più di quattro o cinque esercizi! Mi sento in imbarazzo, ma non mi faccio illusioni: non è certo la lettura del libro che ha fortificato il mio corpo!
Lo stesso si può dire nel campo della fede, dove ci si fa delle illusioni altrettanto facilmente. Ci si può accontentare di leggere la Bibbia senza metterla in pratica, e sentirsi la coscienza a posto. In realtà si inganna se stessi (Giacomo 1:22). Chi ascolta il messaggio del Vangelo e lo riceve soltanto come un’esperienza in più, resta fuori dalla presenza di Dio. Ma chi crede a questo messaggio e si confida nel Signore Gesù scopre l’amore di Dio, la sua gioia, la sua pace; e ciò dura per tutta la vita.

Noi progrediremo spiritualmente solo se osserviamo e mettiamo in pratica ciò che abbiamo già afferrato della Parola di Dio. Allora la nostra vita cambierà progressivamente. L’orgoglio a poco a poco farà posto all’umiltà, la durezza alla dolcezza, la menzogna alla rettitudine. Mettere in pratica la Bibbia è anche il mezzo per coltivare una buona coscienza, sensibile alle riprensioni, ma pienamente fiduciosa nell’amore di Dio.

giovedì 6 aprile 2017

6 aprile

Cristo Gesù uomo… ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti.
2 Timoteo 2:6

Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo pace, è caduto su di lui… L’Eterno ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Isaia 53:5-6

Il prezzo dell’espiazione

Il Salmo 22 inizia con una domanda che colpisce la nostra attenzione: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” La domanda è posta da un uomo fedele che riconosce Dio come il suo Dio. Di chi si tratta? È forse Davide, l’autore del Salmo? Se rileggiamo la sua storia nei libri di Samuele, lo vediamo attraversare grandi prove, commettere gravi errori, ma non lo vediamo mai abbandonato da Dio! Parla forse di un altro uomo fedele del suo tempo che ha conosciuto l’abbandono di Dio? No, non ne troviamo traccia.

La risposta la troviamo in Matteo 27:46. L’unico giusto abbandonato è Gesù! Egli fu abbandonato proprio nel momento in cui si trovava nella più profonda distretta, inchiodato su una croce, mentre glorificava il suo Dio nel modo più eccellente. Che mistero insondabile! Perché Dio abbandona suo Figlio? Perché Cristo prendeva su di sé tutti i nostri peccati, perché fu “fatto diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21). Tutte le nostre colpe sono state caricate su di lui e Dio ha giudicato su lui i nostri peccati. La persona del Signore Gesù ha subìto al nostro posto il giudizio che noi meritavamo. Dio voleva salvarci, ma la sua giustizia e la sua santità esigevano che il peccato fosse punito. Allora Cristo è morto per noi.

mercoledì 5 aprile 2017

5 aprile

Se tu mi ascoltassi!
Salmo 81:8
Ma tu fermati, e ti farò udire la parola di Dio.
1 Samuele 9:27

Pronto!… Non riagganci

Sollevo il ricevitore del telefono. Sento solo queste parole: “Pronto! Non riagganci”. Aspetto in compagnia di una musichetta… e il tempo passa.
Cosa fare? Riagganciare e rimandare a più tardi questo contatto, o aspettare che il mio interlocutore abbia il tempo di parlarmi?
In mezzo alle nostre febbrili occupazioni spesso non troviamo il tempo per essere disponibili.
Ma quando è Dio che mi parla, sono disponibile? Sono pronto ad ascoltarlo? Egli desidera stabilire un contatto con ciascuno di noi. Non tutti i miei contatti telefonici hanno la stessa importanza, ma la comunicazione con Dio è essenziale. Egli mi invita ad ascoltarlo, a cogliere personalmente l’offerta di stabilire una vera comunione con Lui. Gesù Cristo ha dato la sua vita perché nulla impedisse una reale comunicazione fra Dio e noi. E resta sempre disponibile. Egli è pronto ad ascoltarmi ogni ora del giorno e della notte.
Diciamogli spontaneamente tutto ciò che ci preoccupa, con una fiducia vera. Come sua risposta immediata sperimenteremo la sua pace e la sua presenza.

Al telefono, talvolta, si può lasciare un messaggio. La Bibbia, la Parola di Dio è il messaggio che Egli ci indirizza. Ma a cosa servirebbe lasciare dei messaggi a qualcuno che non li ascolta mai? Cerchiamo di trovare il tempo per ascoltare il messaggio di Dio. Esso ha avuto un’influenza decisiva sulla vita di tutti coloro che hanno creduto. Nella Bibbia, Dio parla, ed è vicino a chi la crede e la legge con rettitudine.