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giovedì 30 giugno 2022

Approfittate del tempo favorevole

In un articolo su Pompei, il direttore delle ricerche archeologiche in Campania, ricostruisce gli avvenimenti che si svolsero  il giorno tragico dell'anno 79 d.C. In cui la città di Pompei fu sepolta sotto parecchi strati sovrapposti di cenere e scorie.

Egli scrive in particolare: “Molti abitanti e specialmente la popolazione agiata, non volendo credere ai ripetuti segnali che il vulcano stava mandando, rifiutarono di abbandonare le loro belle dimore e i loro possedimenti. Essi vi si rifugiarono, sperando che l'onda d'orrore sarebbe passata. La loro decisione costò loro la vita. Il fiume di lava ardente sommerse tutto”.

Questi avvenimenti terribili sono solo un piccolo segnale di ciò che avverrà al mondo intero: “i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi” 2 Pietro 3:7. “i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa saranno bruciate” ver.10. 

Oggi è ancora il tempo della grazia. “Il Signore...è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca” ver.9.

30 giugno - Tutto o niente

La parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito… essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.

Ebrei 4:12

 

Tutto o niente

 

La Bibbia, parola di Dio, è il libro di riferimento dei cristiani. Formata da 66 libri, è stata redatta da una quarantina di autori diversi: la prima parte, chiamata Antico Testamento, è stata scritta fra il 1900 e il 400 circa a. C.; e la seconda parte, chiamata Nuovo Testamento, durante il corso del primo secolo dell’era cristiana. Spinti dallo Spirito Santo, uomini di origini molto diverse hanno parlato da parte di Dio (2 Pietro 1:21). Tutti gli scritti precedenti alla nascita di Cristo formano l’Antico Testamento. Pur imperniati sul popolo d’Israele, essi descrivono la storia dell’umanità fin dalla sua origine, sotto un aspetto storico e profetico. Molte profezie si sono già realizzate, altre riguardano tempi ancora futuri.

I primi libri del Nuovo Testamento raccontano la venuta sulla terra di Gesù, il Figlio di Dio, la Sua vita, la Sua morte e la Sua risurrezione, poi gli inizi della Chiesa. I libri che seguono espongono la dottrina cristiana e l’ultimo, l’Apocalisse, apre una finestra sul futuro.

Ogni sua pagina è ispirata da Dio che ci dà insegnamenti morali e ci chiama in causa. Non si possono accettare alcuni testi e rifiutarne altri. Non si può dissociare l’amore insondabile di Dio dalla Sua santità assoluta. Non si può pretendere la Sua grazia negando la colpevolezza dell’uomo. La Bibbia dev’essere creduta nel suo insieme, comprese quelle pagine che ci sono difficili da comprendere. È il solo approccio sensato da parte nostra, creature che scoprono ciò che il loro Creatore vuol dire loro. Dio ha parlato, bisogna crederlo. Se non lo facciamo, dovremo rendergliene conto.

mercoledì 29 giugno 2022

Bisogno di Dio?

“È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” Ebrei 9:27.


Una persona con la quale avevo contatti di lavoro di lavoro più d'una volta mi aveva detto: "Tu forse ha bisogno di Dio, ma io non ne ho bisogno". Alcuni giorni fa è stato trovato morto, ai piedi del letto.

Questa fine è angosciosa. “Il mortale spira, e deve è egli?” Giobbe 14:10. 

“La polvere torna alla terra... e lo spirito torna a Dio che l'ha dato" Ecclesiaste 12:9. 

Ora questa persona ha incontrato quel Dio da cui si era distolto durante la sua vita. 

Si può ancora pregare per lui, supplicare Dio di fargli grazia? 

No, è troppo tardi. 

“Il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati"  Matteo 9:6.

In altre parole, si può ricevere il suo perdono quando si è ancora in vita sulla terra... "Se un albero cade vero il sud o verso il nord, dove cade, là rimane"  Ecclesiaste 11:3. 

Dopo la morte, non c'è più speranza di salvezza per chi non ha creduto in Gesù Cristo.

La Bibbia ci insegna che c'è un luogo di felicità per quelli che muoiono nella fede, vale a dire che hanno riconosciuto il proprio stato di peccato e creduto al sacrificio redentore di Cristo; e un luogo di sofferenza per quelli che non hanno creduto. “È posta una grande voragine” fra questi due luoghi  Luca 16:26, e non si può passare da uno all'altro.

Dio è dunque duro e severo? No, egli ha dato il suo Figlio per la nostra salvezza e Cristo ha offerto se stesso. Quelli che non vogliono saperne di lui si chiudono la porta del cielo. Ma oggi essa è ancora aperta, ed Egli vi invita ad entrare.

29 giugno - I miracoli e la fede

Affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra il potere di perdonare i peccati, “Io ti dico”, disse all’uomo paralizzato, “alzati, prendi il tuo lettuccio, e va’ a casa tua”. E subito egli si alzò in loro presenza, prese ciò su cui giaceva e se ne andò a casa sua, glorificando Dio.

Luca 5:24-25

 

I miracoli e la fede

 

La vita di Gesù è associata nei nostri pensieri ai numerosi miracoli da Lui compiuti, e di cui solo una parte è riportata nei Vangeli. La loro dimensione soprannaturale ha impressionato profondamente chi ne è stato testimone; alcune persone andavano da Lui addirittura aspettandosi e richiedendo dei prodigi (Matteo 12:38). Ma Gesù non è mai stato ingannato dalle motivazioni spesso insidiose di coloro che andavano da Lui: Egli sapeva bene che se i miracoli stupivano, erano solo un mezzo, come altri, per condurre gli increduli alla fede e convincerli che Lui era Dio. Più volte Egli ha riscontrato che questi prodigi avevano risvegliato solo una fede superficiale e senza fondamento (Giovanni 2:24-25).

A cosa servivano quei miracoli? Erano dei “segni”, cioè delle prove della potenza divina e dell’amore di Gesù. All’inizio della storia della Chiesa essi davano anche una risonanza particolare all’annuncio dell’Evangelo, accompagnandolo e accreditandolo. Il racconto del capitolo 5 del Vangelo di Luca ne è un’illustrazione: il miracolo della guarigione che ha restituito all’uomo paralitico l’uso delle gambe attestava, nello stesso tempo, che solo Dio aveva il potere di perdonare i peccati, e che, se si occupava del suo misero stato, era solo per amore.

Dio è sempre disposto ad agire con potenza. Non è forse un miracolo che un uomo perduto sia perdonato e salvato, e passi dalla morte alla vita? Che una vita soggiogata dal male possa gustare alla fine la vera libertà?


martedì 28 giugno 2022

Generosità corrisposta

“L’anima benefica sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato” Proverbi 11:25.


Qui ci viene impartita la grande lezione secondo la quale per ricevere dobbiamo dare, per accumulare dobbiamo seminare, per essere felici dobbiamo rendere contenti gli altri, e per diventare spiritualmente forti, dobbiamo cercare il bene spirituale degli altri. Nell’annaffiare gli altri, veniamo annaffiati noi stessi. In che modo? I nostri sforzi, volti a procurare utilità ad altri, fanno emergere le nostre capacità per ciò che è utile. Noi possediamo talenti nascosti e capacità non esercitate, che attraverso l’esercizio vengono alla luce. La nostra capacità di lavorare è nascosta anche a noi stessi, fino a quando non proviamo a combattere le battaglie del Signore o a scalare le montagne della difficoltà. Non conosciamo la nostra sensibilità fino a quando non cerchiamo di asciugare le lacrime di una vedova o di alleviare il dolore dell’orfano. Spesso scopriamo che nel provare ad insegnare agli altri, acquisiamo istruzioni per noi stessi. Oh, quali lezioni benedette alcuni di noi hanno appreso presso il capezzale di un malato! Andammo per esporre la Scrittura, e tornammo arrossendo poiché ci rendemmo conto di conoscerla ben poco. Nelle conversazioni con i santi che sono in povertà, impariamo perfettamente quale sia la volontà del Signore per noi, e possediamo una visione più profonda della verità divina. In questo modo il fatto di annaffiare gli altri ci rende umili. Scopriamo quanta grazia ci sia dove non l’abbiamo cercata, e quanto un santo povero ci sorpassi nella conoscenza. Mediante il lavoro svolto per gli altri il nostro essere viene irrobustito. Noi tentiamo di rallegrarli, e la consolazione rallegra il nostro cuore. Come due uomini nella neve, uno riscalda l’altro impedendo che muoia, e in questo modo tiene attiva la sua circolazione sanguigna e salva la sua vita. La povera vedova di Sarepta offrì le sue scarse provviste per soddisfare le necessità del profeta, e da quel giorno non seppe più cosa fosse la penuria. Allora dona, e ti sarà donato, in una buona misura, pigiata, scossa e traboccante.

28 giugno - Già compiuto!

Gesù… alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre l’ora è venuta… Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare”.

Giovanni 17:1, 4

 

Già compiuto!

 

Poche ore prima di essere crocifisso, Gesù dice a suo Padre “ho compiuto l’opera che tu mi hai dato da fare”. “L’opera” che il Padre gli aveva affidato era quella di salvare degli uomini perduti per mezzo della Sua morte in croce e della Sua risurrezione. Quest’opera doveva ancora essere compiuta; perché allora il Signore ne parla come se già fosse avvenuta?

Perché Gesù è Dio, e si esprime qui come Colui che porta a buon fine i propri progetti, senza che nessuno possa impedirlo. Per un uomo qualsiasi, si tratterebbe di presunzione, perché nessuno è padrone nemmeno dell’istante che segue. Tante cose possono impedirci di portare a termine le cose che decidiamo di fare, ma quando Dio si propone qualcosa, è come se fosse già fatto.

Le parole del Signore esprimono anche, in modo toccante, la Sua determinazione ad offrire la propria vita. Qualche ora più tardi, nel giardino di Getsemani, Gesù accettò il “calice” amaro che il Padre gli porgeva, figura del giudizio che avrebbe subito per espiare i nostri peccati. Da quel terribile combattimento, però, ne è uscito vincitore, come attestano queste semplici parole: “Non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?” (Giovanni 18:11). E sapendo tutto ciò che stava per accadergli, proseguì risolutamente, dandosi volontariamente ai nemici guidati da Giuda, il discepolo traditore.

“Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare”, ha detto prima ancora della crocifissione. Sono le parole del Dio che compie ciò che decide. Sono anche quelle del Salvatore che offre volontariamente la propria vita per la gloria di Dio e per la salvezza di tutti quelli che credono in Lui.

lunedì 27 giugno 2022

27 giugno - Ascoltiamo le informazioni!

Il Potente, Dio, il SIGNORE, ha parlato e ha convocato la terra da oriente a occidente.

Salmo 50:1

 

Accostatevi, nazioni, per ascoltare! Voi, popoli, state attenti! Ascolti la terra con ciò che la riempie, il mondo con tutto ciò che produce!

Isaia 34:1

 

Ascoltiamo le informazioni!

 

L’uomo moderno è un uomo informato. Ogni mattina, il giornale gli offre il mondo, nero su bianco. Tutto l’anno, la radio, la televisione e internet fanno a gara a trasmettere in tempo reale ciò che accade sul pianeta. Ma dalle informazioni che riceviamo siamo capaci di trarre delle lezioni utili? Siamo disposti a rimettere in discussione il nostro modo di vivere?

C’è un’altra fonte d’informazione che è molto meno ascoltata eppure è la più sicura. Non dovrebbe lasciare indifferente nessuno poiché è la sola in grado di trasformare completamente il nostro comportamento. È la Bibbia, un Libro molto antico, ma più attuale che mai; essa ci informa sul nostro passato e sul nostro futuro. Non si limita a esporci dei fatti, ma ci parla anche delle loro cause e delle loro conseguenze. La Bibbia stabilisce le basi morali delle relazioni dell’uomo con il suo Creatore e con i suoi simili.

La Bibbia è sola fonte d’informazione perfettamente sicura ed è, allo stesso tempo, indispensabile. È la Parola del Dio che ci ha creati; è dunque essenziale leggerla e tener conto di ciò che dice, seguendo i suoi insegnamenti. Grazie ad essa possiamo trovare il vero senso della nostra vita, e imparare a fondarla e a costruirla su una solida base, a edificare la nostra casa sulla roccia, come dice il Signore nel Vangelo di Matteo (7:24-27).

Ascoltiamo il suo messaggio finché Dio ci dà il tempo per farlo e ci fa la grazia di avere le facoltà per comprenderlo!

domenica 26 giugno 2022

Meravigliosa grazia

“È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio” 

Efesini 2 :8.


Meravigliosa Grazia! Come è dolce il suono che salvò un miserabile come me. Un tempo ero perduto, ma ora sono ritrovato. Ero cieco, ma ora vedo. Fu la Grazia a insegnare al mio cuore il timore di Dio. Fu la Grazia che alleviò le mie paure.

Quanto preziosa mi apparve quella Grazia nell'ora in cui cominciai a credere! Attraverso molti pericoli, travagli e insidie sono già passato.

La Grazia mi ha condotto in salvo fin qui, e la Grazia mi condurrà a casa.

Il Signore mi ha promesso del bene. La Sua Parola sostiene la mia speranza; Egli sarà il mio scudo e la mia eredità in tutta la durata della vita. Sì quando questa carne e il cuore verranno meno e la vita mortale cesserà, io entrerò in possesso, oltre il velo, di una vita di gioia e di pace.

26 giugno - “Io ho Cristo”

“Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

Giovanni 6:68, 69

 

“Io ho Cristo”

 

Qualche anno fa, una credente cristiana faceva la traversata in battello da Bristol a Cardiff, nel Galles. Come sua abitudine, approfittava per distribuire degli opuscoli biblici ai passeggeri. Uno di loro, un ecclesiastico, rifiutò la sua offerta con queste parole: “La ringrazio, ma io ho la mia religione”. La signora gli rispose con dolcezza: “Io invece ho Cristo”.

Due anni dopo, la giovane donna, facendo lo stesso tragitto, lo incontrò di nuovo; quell’uomo la riconobbe e le disse: “Si ricorda che qualche tempo fa mi ha offerto un opuscolo e abbiamo avuto un breve scambio d’idee?

Sì, rispose la donna, mi ricordo.

Ebbene, rispose l’uomo, la sua risposta non mi ha lasciato in pace finché, per la grazia di Dio, non ho potuto dire con sincerità: Anch’io adesso ho Cristo nella mia vita. Sono felice di poterglielo dire.

Egli aveva riconosciuto in Gesù il Salvatore e Maestro di cui aveva bisogno. In Lui aveva trovato una pace meravigliosa, mentre la stretta osservanza della sua religione non aveva soddisfatto i bisogni del suo cuore.

La salvezza e la pace con Dio sono doni della Sua grazia che si possono ottenere solo per mezzo della fede in Gesù Cristo, morto per i peccatori e risuscitato.

Hai fatto anche tu quest’esperienza?

sabato 25 giugno 2022

Un corpo nuovo

“Ma qualcuno dirà: Come risuscitano i morti? E con quale corpo ritornano?» Insensato, quello che tu semini non è vivificato, se prima non muore; e quanto a ciò che tu semini, non semini il corpo che deve nascere, ma un granello nudo, di frumento per esempio, o di qualche altro seme...Ci sono anche dei corpi celesti e dei corpi terrestri; ma altro è lo splendore dei celesti, e altro quello dei terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna, e altro lo splendore delle stelle; perché un astro è differente dall'altro in splendore. Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale” 1 Corinzi 15:35-44. 


L'apostolo Paolo indica quattro modi in cui Dio trasformerà il nostro corpo. Essa cambierà.

1. Da corruttibile a incorruttibile.

2. Da ignobile a glorioso.

3. Da debole a potente.

4. Da naturale a spirituale.

Corrotto, ignobile, debole, naturale (fatto di carne). Quattro termini poco lusinghieri per descrivere il nostro corpo.

Gli anni passano e il nostro corpo diventa stanco, così consunto.

Hai dolore alle articolazioni e i muscoli non rispondono.

Capisci perché Paolo paragonò il corpo ad una tenda. 

“In questa tenda gemiamo” 2 Corinzi 5:2. 

La tua tenda era forte e resistente ma le stagioni sono passate e le tempeste si sono abbattute e questa vecchia tela comincia a cedere. Stremata dal gelo, piegata dal vento, la tua tenda non è più forte come un tempo.

O magari la tua “tenda” non è mai stata forte. Le tue gambe non ti hanno mai sorretto, il tuo udito è sempre stato debole o inesistente. I tuoi occhi sono sempre stati spenti o magari il tuo cuore non è mai stato regolare.

Avevo un amica, una sorella a me molto cara.

Un giorno dopo la lettura di questo passo mi disse: Il mio corpo è spezzato, ma la paralisi renderà ancora più glorioso ciò che diventerò.

Hai un artrite? In cielo non l'avrai

Hai il cuore debole? In cielo non lo sarà più.

Hai il cancro? Nel cielo il cancro non esiste.

I tuoi arti non rispondono? Ne avrai di nuovi, di potenti, di gloriosi.

Questo corpo potrebbe essere vicino alla morte, è normale, naturale.

Come un seme che viene interrato, il tuo corpo verrà calato nella fossa, se il Signore non viene prima.

Ma il seme piantato germoglierà a suo tempo e non uscirà dalla terra il seme che  è stato gettato ma una cosa totalmente diversa.

Il seme della sequoia ad esempio e grande solo pochi millimetri ma alberò che ne uscirà potrà raggiungere i cento metri di altezza e otto di diametro. 

Una cosa grandiosa imparagonabile al seme piantato.

Chi avendo questo piccolo seme in mano potrebbe immaginare una tale prodigio?

“Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità” 1 Corinzi 15: 51-53.

25 giugno - Bontà non è debolezza

Il Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in bontà e fedeltà… che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente.

Esodo 34:6, 7

 

Bontà non è debolezza

 

Talvolta si sente dire: “Dio è così buono che alla fine salverà tutti”. Non sarà così.

– Bontà non è debolezza. Noi crediamo al Dio che la Bibbia ci rivela, giusto e santo, un Dio che è amore; non al “buon Dio” del linguaggio comune. Il Dio della Bibbia è fedele nelle Sue promesse di grazia e perdono, ma lo è anche nelle Sue minacce di castigo e di giudizio.

– Bontà non è dimenticanza. Non importa quanto siano remoti i nostri peccati; finché non li confessiamo a Dio, Egli non li dimentica. Dio perdona, e quando lo fa non è per debolezza o indulgenza, ma perché abbiamo accettato che il Figlio Suo, Gesù Cristo, ha pagato per i nostri peccati. Ecco in che modo Dio può perdonarci. La fede fa sì che Dio ci consideri “giusti” e quindi tali da poterci appropriare delle Sue meravigliose promesse.

– Bontà non è neppure compromesso. Non pensiamo che Dio sia compiacente, che tenga conto delle nostre buone intenzioni, che passi sopra alle nostre piccole mancanze per punire soltanto quelle più gravi.

Dio è giusto, è amore; non è né indulgente, né debole. Coloro che oggi si pentono e accettano la Sua offerta di perdono e di riconciliazione, sono salvati.

E gli altri? Non potranno sfuggire al giudizio di Dio, poiché Dio è perfettamente santo e giusto.


venerdì 24 giugno 2022

La grazia del donare

“Ora, fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concessa alle chiese di Macedonia, perché nelle molte tribolazioni con cui sono state provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità. Infatti, io ne rendo testimonianza, hanno dato volentieri, secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi, chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi” 2 Corinzi 1:1-4.

Paolo non inizia riferendosi alla generosità delle chiese macedoni, ma alla grazia che Dio ha concessa alle chiese della Macedonia. 

Abbiamo mai pensato al donare come una grazia che Dio ci concede?

O forse lo riteniamo un peso?

Paolo ha intravisto la generosità di Dio. Il nostro Dio di grazia è un Dio generoso ed è all'opera nel suo popolo per renderlo altresì generoso.

“E non soltanto hanno contribuito come noi speravamo, ma prima hanno dato se stessi al Signore e poi a noi, per la volontà di Dio. Così, noi abbiamo esortato Tito a completare, anche tra voi, quest'opera di grazia, come l'ha iniziata. Ma siccome abbondate in ogni cosa, in fede, in parola, in conoscenza, in ogni zelo e nell'amore che avete per noi, vedete di abbondare anche in quest'opera di grazia” ver. 5-7.

La prima cosa da fare non è quella di manifestare la nostra liberalità, ma ci è richiesto “prima” di dare noi stessi al Signore. Se non abbiamo fatto questo passo tutto il resto non conta.

“Non lo dico per darvi un ordine, ma per mettere alla prova, con l'esempio dell'altrui premura, anche la sincerità del vostro amore. Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi” ver. 8-9

Paolo non stava ordinando di dare generosamente, piuttosto stava mettendo alla prova la sincerità del loro amore richiamando l'esempio di Cristo. A motivo della nostra povertà Cristo rinunciò alla sua ricchezza.

“Io do, a questo proposito, un consiglio utile a voi che, dall'anno scorso, avete cominciato per primi non solo ad agire ma anche ad avere il desiderio di fare: fate ora in modo di portare a termine il vostro agire; come foste pronti nel volere, siate tali anche nel realizzarlo secondo le vostre possibilità” ver. 10-12.

Il donare del cristiano è un donare proporzionato alle nostre possibilità ma dobbiamo essere attenti che non sia mai inferiore ad esse.

24 giugno - Il codice della strada

Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.

Romani 3:23

 

Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti.

Giacomo 2:10

 

Il codice della strada

 

Quando un automobilista supera il limite di velocità consentito, trasgredisce il codice della strada. Forse ha commesso una sola infrazione, ma ha comunque trasgredito i regolamenti. Sarebbe forse normale che un automobilista, fermato dalla polizia per eccesso di velocità, si giustificasse dicendo che non è mai passato col semaforo rosso?

Nella Bibbia, la legge di Dio data da Mosè era perfetta, e gli Israeliti dovevano rispettarne ogni punto, pena gravissime conseguenze.  Quel popolo la legge di Dio non l’ha rispettata, ma se riflettiamo bene, chi di noi sarebbe in grado di rispettarla? Non è difficile ubbidire al comandamento che ordina di “non uccidere”, ma chi può dire di non aver disubbidito a quello che ordina di “non desiderare” le cose che appartengono agli altri?

Tutti gli uomini hanno disubbidito a Dio, “tutti hanno peccato” (Romani 3:23). Tutti eccetto uno, Colui che è venuto nel mondo circa 2000 anni fa, Gesù Cristo, l’uomo perfetto che in modo perfetto ha adempiuto la legge di Dio (Matteo 5:17). Anzi, ha fatto molto più che adempiere la legge: ha accettato di morire sulla croce, per amor nostro, affinché Dio perdonasse i nostri peccati.

Dio non potrà mai considerarci “giusti” per la nostra ubbidienza alle Sue leggi perché saremo trovati sempre mancanti su un punto o su un altro. Ecco allora il messaggio del Vangelo! Dio ci dichiara giusti se crediamo al sacrificio di Gesù Cristo che “ha dato se stesso per noi” (Efesini 5:2). Questa è la “buona notizia” che noi predichiamo!

giovedì 23 giugno 2022

Le mani

Se qualcuno decidesse di girare un documentario sulle tue mani?

Se ci fosse questa possibilità?

La tua storia raccontata dalle mani, da ciò che hai fatto e da ciò che non hai fatto.

Cosa vedremmo?

Come tutti i documentari  inizierebbe dalle manine di un neonato strette intorno al dito della mamma. Ma il tempo passa e il film mostrerebbe una mano aggressiva che scaglia in aria i giocattoli e spintona i compagni.

Abbiamo imparato tutti che la mano non serve semplicemente per la sopravvivenza; è uno strumento d'espressione emotiva.

La stessa mano può aiutare o ferire, dare o trattenere, sollevare qualcuno o spingerlo giù.

E poi non contano solo le cose che hai fatto.

Noi giudichiamo noi stessi e gli altri dalle azioni che si compiano.

Hai mai pensato alle cose che non hai fatto?

“Colui dunque che sa fare il bene, e non lo fa, commette peccato” Giacomo 4:17.

Contano anche le cose che non hai fatto.

Pensa se nel nostro documentario si potessero vedere anche quelle.

Puoi stare sicuro che alla visione di questo film resterai sconcertato.

“Poi vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra. La terra e il cielo fuggirono dalla sua presenza e non ci fu più posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti, e fu aperto anche un altro libro che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere...E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco”  Apocalisse 20:11-15.

23 giugno - L’ecologia

La creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà… Sappiamo infatti che… tutta la creazione geme.

Romani 8:20

 

L’ecologia

 

Questo termine, usato per la prima volta nel 1866 da Ernst Haeckel (biologo, zoologo e filosofo tedesco), indica una scienza che studia le relazioni degli esseri viventi con l’ambiente circostante. L’ecologia ha acquisito sempre più importanza a causa della contrapposizione fra gli interessi economici dei paesi più sviluppati e la necessità di proteggere la natura. La crescita delle società moderne e lo sviluppo delle loro industrie tengono ben poco conto degli equilibri naturali del nostro pianeta. Per fortuna, oggi sono in molti a prendere coscienza della responsabilità che tutti abbiamo nell’aumento dell’inquinamento e cercano di porvi rimedio. Riconciliarsi con la natura, rispettare il pianeta, vivere in modo più naturale, ecco le preoccupazioni più correnti.

Ma il riconoscimento del conflitto che c’è fra l’uomo e l’ambiente rimanda a un problema fondamentale ben più carico di conseguenze: l’interruzione delle relazioni dell’uomo con il suo Creatore. Riconciliarsi con Dio è una necessità assoluta per ognuno di noi. Egli desidera avere con ogni essere umano una relazione vivente, ma per questo è necessaria la fede che fa del credente una creatura nuova.

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco tutte le cose sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17): è l’opera della Parola di Dio e dello Spirito Santo in chi mette la propria fiducia nel sacrificio di Cristo. Ogni tentativo di riconciliarsi con la natura è destinato a fallire non solo a causa dell’egoismo incurabile dell’uomo, ma soprattutto del suo rifiuto ad accettare l’esistenza e l’autorità del Creatore e la necessità di sottomettersi a Lui, alle Sue leggi e alla Sua Parola.

Solo la fede riconcilia l’uomo con Dio; e chi è riconciliato con Dio non può non avere rispetto per le Sue opere.


mercoledì 22 giugno 2022

Resort

Una giovane coppia in luna di miele pare sia incappata in uno spiacevole inconveniente.

Arrivata a destinazione in una località esotica a notte fonda, piena di aspettative, appena aperta la porta del bungalow si è trovata dinanzi una spiacevole sorpresa. 

Aveva prenotato scegliendo nel resort la serie top, con camera spaziosa, ampio bagno, dotata di ogni comodità, con omaggio floreale e cesto di frutta di benvenuto. Ma pare che non ci fosse niente di tutto ciò, la stanza era minuscola, il bagno privo di vasca o doccia era spoglio ed estremamente ridotto e peggio ancora, senza letto. Solo un divano pieghevole privo di cuscini e coperte, aveva solo un televisore appeso alla parete.

Non era proprio quello che si aspettavano di trovare!

La mattina dopo lo sposo con il collo indolenzito si è precipitato alla reception e ha dato sfogo alla sua rabbia. Dopo aver ascoltato con pazienza per alcuni minuti, l'impiegato gli ha chiesto: “Ma lei da che porta è entrato? Forse dall'ingresso B”.

Lo sposo, dopo aver guardato le due chiavi in suo possesso con tanto di targhetta ha ammesso di si. E' tornato in camera ed ha aperto la porta che credeva un ripostiglio. Dietro la porta si trovava una bella stanza da letto, con tanto di cesta di frutta e di cioccolatini, vi erano ovunque mazzi di fiori  e la stanza da bagno era enorme.

Un letto comodo invece di un piccolo divano.

Una parete con ampia vetrata con vista sul mare anziché una parete nuda.

Un arietta fresca invece di aria viziata.

Una stanza da bagno dotata di tutti i comfort, invece di un misero gabinetto di disimpegno.

Ma non se ne erano accorti, che tristezza.

Passare la notte in una stanza piccola e scomoda quando avevano dinanzi a loro una porta che dava accesso ad una realtà ben diversa, ma non avevano aperto quella porta.

Pensavano che la loro dimora fosse tutta lì.

Questo racconto è rivolto a tutti coloro che si sentono vincolati e soffocati in quest'anticamera chiamata terra. Non è ciò che speravamo.

Ammettiamolo nella nostra vita c'è qualcosa che non funziona.

La stanza è troppo piccola per respirare, il letto troppo duro per riposare, le pareti troppo spoglie per trovare piacere.

Forse siamo stati disattenti, forse non ci abbiamo prestato attenzione ma esiste un altra porta, un altra possibilità.

“Io prendo oggi a testimoni contro a voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, onde tu viva, tu e la tua progenie” Deuteronomio 30:19.

Scegli la vita, scegli la benedizione, non continuare a vivere nella tua “stanza”.

22 giugno - “Grande è la tua fede”

Gesù le rispose: “Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi”. E da quel momento sua figlia fu guarita.

Matteo 15:28

 

Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.

Romani 10:13

 

“Grande è la tua fede”

Lettura proposta: Matteo 15:21-28

 

“Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: ‘Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio’. Ma egli non le rispose parola” (Matteo 15:21-23).

Il silenzio di Gesù non era dovuto a una mancanza di compassione, come lo dimostra la Sua risposta alla fine del racconto. Egli voleva solo far brillare la fede di quella donna e mostrare ai discepoli che il Suo amore superava i confini d’Israele. Notiamo l’umiltà e l’intelligenza di quella madre: per prima cosa, riconosce Gesù come Signore e non si lascia scoraggiare da un rifiuto che poteva sembrare sprezzante. La sua fede viva superava quest’ostacolo e le ha suggerito le risposte giuste. Da parte Sua, il Signore non giudica la sua richiesta troppo audace o il suo atteggiamento troppo impertinente. Al contrario, Egli apprezza l’audacia della sua fede e se ne complimenta: “Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi. E da quel momento sua figlia fu guarita”.

Prima ancora di constatarlo di persona, ella sa che la figlia è guarita. “La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono” (Ebrei 11:1). Ricordiamoci del suo esempio. Un silenzio apparente di Dio può essere la preparazione per una risposta insperata. Abbiamo fiducia! Il Signore ha i Suoi tempi nel rispondere alle nostre preghiere e alle nostre attese.


martedì 21 giugno 2022

Io non sono capace

Introduzione


Vi è mai capitato di trovarvi in una situazione in cui la vostra prima reazione sia stata: “No, non fa per me... Io non sono capace”?

Credo che, prima o poi, possa capitare a tutti di trovarsi in una situazione simile. A volte potrebbero esserci ragioni oggettive per avere un atteggiamento rinunciatario. Ad esempio, se qualcuno mi dicesse che domani mattina io sarò in grado di correre i cento metri in dieci secondi netti, nonostante la mia mancanza di allenamento, la mia età e il mio fisico non proprio adatto, credo che sarebbe difficile darmi torto se affermassi:“No, lasciamo perdere! Io non sono capace!”.

A volte, però, ho incontrato persone che si bloccano anche di fronte a cose che, oggettivamente, sarebbero alla loro portata.

C’è chi rinuncia perché è convinto di non essere adatto o perché crede che altri potrebbero riuscire meglio. Altri rinunciano perché preferiscono il loro stato attuale ad una sfida nuova che appare incerta.

Questo atteggiamento può accompagnare anche il credente quando si trova davanti alla possibilità di servire Dio in un ambito specifico. Non sempre infatti Dio ci chiama a servirlo nel modo che noi pensiamo essere il più adatto alle nostre caratteristiche e a volte potremmo essere titubanti di fronte a ciò che ci mette davanti.

Anche leggendo la Bibbia, scopriamo che ci sono diversi esempi di persone che Dio ha chiamato a fare qualcosa che essi non reputavano alla loro portata.

Dalla loro storia abbiamo molto da imparare.



Sono troppo giovane


“La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: «Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle nazioni». Io risposi: «Ahimè, Signore, DIO, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo». Ma il SIGNORE mi disse: «Non dire: ‘Sono un ragazzo’, perché tu andrai da tutti quelli ai quali ti manderò, e dirai tutto quello che io ti comanderò. Non li temere, perché io sono con te per liberarti», dice il SIGNORE. Poi il SIGNORE stese la mano e mi toccò la bocca; e il SIGNORE mi disse: «Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca. Vedi, io ti stabilisco oggi sulle nazioni e sopra i regni, per sradicare, per demolire, per abbattere, per distruggere, per costruire e per piantare»” (Gr 1:4-10).

Considerando la lunghezza del suo ministero, Geremia doveva essere davvero poco più che adolescente quando Dio lo chiamò a servirlo. La sua reazione può quindi essere considerata legittima. Quanti di noi non si sarebbero spaventati di fronte ad un compito che appariva così arduo?

Ma il Signore rassicurò Geremia confermandogli che, nel suo meraviglioso piano, egli lo aveva stabilito per quel compito addirittura prima della sua nascita e, nonostante la sua giovane età, egli avrebbe avuto le parole adatte perché Dio stesso avrebbe messo le parole nella sua bocca. Egli non avrebbe dovuto temere i suoi avversari, che per altro sarebbero stati davvero numerosi negli anni successivi, perché Dio sarebbe stato con lui e lo avrebbe liberato.

Il compito che attendeva Geremia era davvero difficile perché nella corrotta società di Gerusalemme egli non avrebbe trovato molti alleati e avrebbe portato un messaggio che non sarebbe stato accettato dai suoi concittadini, un messaggio che prevedeva appunto lo sradicamento e la distruzione prima che si potesse costruire e piantare ancora dopo il ritorno dalla cattività in Babilonia.

Chiunque legga il libro di Geremia si rende conto che la vita del profeta è stata davvero difficile, al punto che egli arrivò addirittura a maledire il giorno della sua nascita (Gr 20:14). Fu tutt’altro che una passeggiata, tuttavia possiamo dire che Dio mantenne le sue promesse e diede a Geremia il coraggio, la giusta determinazione e le parole necessarie per svolgere il suo ministero; inoltre lo protesse costantemente da coloro che volevano togliergli la vita. Non fu risparmiata la sofferenza a Geremia ma in quella sofferenza il Signore fu sempre con lui.

Aveva ragione Geremia quando si considerava troppo giovane per quel compito? Non credo che possiamo biasimarlo. Probabilmente al suo posto molti di noi avrebbero avuto la medesima incertezza. Tuttavia, alla luce di come andarono le cose, possiamo dire che Geremia fu lo strumento giusto nelle mani del Signore e la sua giovane età non fu certamente un impedimento. Egli resistette più di quarant’anni e, leggendo l’omonimo libro, ci accorgiamo che affrontò diversi momenti di scoraggiamento profondo, ma con l’aiuto di Dio riuscì a portare avanti il compito che gli era stato affidato, nonostante la forte opposizione.

Vi invito anche a considerare un particolare che apprendiamo fin dalle prime righe del libro di Geremia. Egli infatti cominciò il suo ministero sotto il regno di Giosia (Gr 1:2), l’unico re di quel periodo che davvero temeva il Signore. Geremia fu chiamato nel tredicesimo anno del regno di Giosia e sappiamo che Giosia regnò trentuno anni (2Re 22:1), quindi Geremia, sebbene fosse molto giovane quando fu chiamato, esercitò il suo ministero per almeno diciotto anni in una condizione favorevole. Ebbe quindi tutto il tempo di crescere e prepararsi ad affrontare le prove più difficili sotto il regno di Eliachim e dei re successivi.

Dio fu quindi molto buono con il giovane Germia, guidando ogni circostanza nelle varie fasi della sua vita in modo che egli affrontasse le prove più difficili quando sarebbe stato abbastanza forte da poterle affrontare.



Sono troppo piccolo


“Poi venne l’angelo del SIGNORE e si sedette sotto il terebinto d’Ofra, che apparteneva a Ioas, abiezerita; e Gedeone, figlio di Ioas, trebbiava il grano con il torchio, per nasconderlo ai Madianiti. L’angelo del SIGNORE gli apparve e gli disse: «Il SIGNORE è con te, o uomo forte e valoroso!» Gedeone gli rispose: «Ahimé, mio signore, se il SIGNORE è con noi, perché ci è accaduto tutto questo? Dove sono tutte quelle sue meraviglie che i nostri padri ci hanno narrate dicendo: ‘Il SIGNO-RE non ci ha forse fatti uscire dall’Egitto?’ Ma ora il SIGNORE ci ha abbandonati e ci ha dati nelle mani di Madian»” (Gc 6:11-13)


La prima reazione di Gedeone al saluto dell’angelo del Signore fu quella di chi è pieno di dubbi per la situazione in cui si trova.

Gedeone conosceva la storia di Israele ed era affascinato dalle meraviglie che aveva sentito, ma la sua risposta tradisce una certa delusione verso Dio. Come mai il Signore, il Dio potente che ha liberato Israele dall’Egitto, sembrava non muovere un dito per cambiare la situazione difficile in cui ora essi si trovavano a causa dei Madianiti? Gedeone era convinto che il Signore avesse abbandonato il suo popolo.

Gedeone è un personaggio in cui molti di noi potrebbero rispecchiarsi. Come Gedeone siamo spesso piuttosto bravi a vedere i problemi, aspettandoci che Dio faccia qualcosa per risolverli. Ma, come accadde a Gedeone, non sempre la risposta di Dio incontra il nostro gradimento.

Infatti la risposta di Dio non fu quella che Gedeone si sarebbe atteso:

“Allora il SIGNORE si rivolse a lui e gli disse: «Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non sono io che ti mando?»” (Gc 6:14).

Gedeone avrebbe voluto che Dio liberasse Israele dalla mano di Madian, ma non si sarebbe mai aspettato di essere lui lo strumento che Dio aveva scelto per farlo!

L’angelo del Signore si era rivolto fin dal principio a Gedeone con l’epiteto di uomo forte e valoroso.

Le parole dell’angelo del Signore “Va’ con questa tua forza...” dimostrano che Dio vedeva già chiaramente ciò che Gedeone non riusciva a vedere. Gedeone era davvero forte e valoroso e lo avrebbe presto dimostrato sul campo, ma non se ne rendeva ancora conto. Infatti, egli non si sentiva all’altezza del difficile compito:

“Egli rispose:«Ah, signore mio, con che salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre» ” (Gc 6:15).

La sua famiglia non era certo una delle più nobili ed all’interno della sua famiglia egli non pensava certo di essere l’individuo più rappresentativo.

Egli si sentiva povero e piccolo per quel compito. Chi lo avrebbe mai seguito?

Notiamo che c’è una grande discordanza tra il modo in cui Dio vede Gedeone (forte e valoroso) e il modo in cui Gedeone vede sé stesso (povero e piccolo).

Non dobbiamo credere però che Dio si diverta a prendere degli individui inadatti per un compito quando ce ne sarebbero altri più adatti. Egli si compiace di prendere degli individui adatti che, però, potrebbero non sapere ancora di esserlo. In questo modo essi non avendo fiducia nelle proprie possibilità possono dipendere totalmente da lui.

Gedeone fu un personaggio piuttosto recalcitrante ad accettare l’incarico che Dio volle affidargli, infatti leggendo il prosieguo della storia vediamo che egli richiese in seguito ancora delle conferme a Dio per essere sicuro che Dio volesse salvare Israele proprio per mano sua (Gc 6:36-40).

Alla fine però Gedeone dovette arrendersi a fare ciò che Dio gli stava chiedendo.

Che Gedeone fosse davvero un uomo forte e valoroso, l’uomo giusto per quell’incarico, nonostante il suo atteggiamento rinunciatario, è evidente dal fatto che fu in grado di sconfiggere i Madianiti proprio come Dio aveva previsto.

Come nel caso di Geremia, Dio ha scelto bene.

Il successo di Gedeone, come il successo di qualunque altro uomo che Dio ha usato è dipeso da un ingrediente fondamentale. Dio lo rassicurò come fece con Geremia:

“Il SIGNORE gli disse: «Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo»” (Gc 6:16).

“Io sarò con te”.

Quando Dio garantisce la sua presenza, non abbiamo nulla da temere.



Sono incapace di parlare


Mosè è stato uno dei più grandi uomini di Dio della storia. Dio si è servito di lui per fare cose che non sarebbero mai più state eguagliate da nessuno:

“Non c’è mai più stato in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale il SIGNORE abbia trattato faccia a faccia. Nessuno è stato simile a lui in tutti quei segni e miracoli che Dio lo mandò a fare nel paese d’Egitto contro il faraone, contro tutti i suoi servi e contro tutto il suo paese; né simile a lui in quegli atti potenti e in tutte quelle grandi cose tremende che Mosè fece davanti agli occhi di tutto Israele” (De 34:10-12)

Eppure, soprattutto all’inizio, egli mostrò grande titubanza prima di accettare l’incarico che Dio voleva affidargli:

“Mosè rispose e disse: «Ma ecco, essi non mi crederanno e non ubbidiranno alla mia voce, perché diranno: ‘Il SIGNORE non ti è apparso’»” (Es 4:1).

La prima preoccupazione di Mosè, quando Dio gli indicò di averlo scelto per guidare il popolo d’Israele fuori dall’Egitto, fu piuttosto legittima se ci pensiamo. Cosa avrebbero pensato gli altri? Gli avrebbero mai creduto? Come avrebbe fatto a persuaderli?

Spesso, anche quando siamo convinti che il Signore ci stia guidando, potremmo in effetti essere titubanti perché non siamo sicuri del fatto che gli altri ci seguiranno. Mosè aveva quindi timore di essere rifiutato dagli altri.

Il Signore non fu però colto di sorpresa e gli mostrò una serie di segni che egli avrebbe potuto compiere per scardinare la loro incredulità (Es 4:2-9).

Quando Dio sceglie un uomo, gli mette anche a sua disposizione tutto ciò che occorre affinché anche i suoi fratelli condividano la sua visione. Questo è purtroppo un punto sul quale a volte non riflettiamo.

Nonostante i segni che Dio gli aveva messo a disposizione, Mosé non era ancora convinto:

“Mosè disse al SIGNORE:«Ahimé, Signore, io non sono un oratore; non lo ero in passato e non lo sono da quando tu hai parlato al tuo servo; poiché io sono lento di parola e di lingua». Il SIGNORE gli disse: «Chi ha fatto la bocca dell’uomo? Chi rende muto o sordo o veggente o cieco? Non sono io, il SIGNORE? Ora dunque va’, io sarò con la tua bocca e t’insegnerò quello che dovrai dire»” (Es 4:10-12).

Mosé sapeva che un condottiero doveva saper utilizzare la lingua per argomentare e convincere ma egli non si sentiva un oratore. Dio rassicurò Mosé anche su questo punto, in maniera simile a quanto aveva fatto con Geremia.

D’altra parte il Signore non era abbastanza grande da far parlare anche un muto? Avrebbe forse avuto dei problemi a rendere la lingua di Mosé più sciolta?

Questo è un punto interessante.

Come Mosé, a volte potremmo vedere in noi dei difetti che in qualche modo ci sembrano insormontabili.

Come dicevo al’inizio, ci sono cose che potrebbero essere oggettivamente degli ostacoli per svolgere un servizio, ma in questo caso, la lingua di Mosé era davvero un problema così grande come poteva sembrare? Chiunque abbia letto il Pentateuco, si sarà reso conto che Mosé, nonostante fosse stato così recalcitrante, fu davvero un grande condottiero e fu anche capace di parlare in maniera eloquente al popolo.

Come Gedeone non vedeva la sua forza, probabilmente Mosé non era in grado di vedere le sue qualità di oratore come in seguito avrebbe dimostrato di avere.

Comunque, neanche questa ulteriore rassicurazione di Dio bastò a convincere Mosé il quale replicò ancora:

“Mosè disse: «Ti prego, Signore, manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai!»” (Es 4:13).

Questo è davvero il colmo!

Dio gli aveva già mostrato che avrebbe voluto portare il suo messaggio attraverso di lui, eppure Mosé continuò ad insistere perché il Signore mandasse qualcun’altro! Non ci stupisce quindi ciò che leggiamo nel verso seguente:

“Allora l’ira del SIGNORE si accese contro Mosè...” (Es 4:14a).

Quando l’ira di Dio si accende, ci aspettiamo che possa accadere davvero qualcosa di terribile. Forse Dio farà scendere fuoco dal cielo per consumarlo? O gli farà venire una dolorosa malattia?

No, niente di tutto questo. Dio nella sua grazia, seppure adirato, diede a Mosé ancora una stampella per rassicurarlo.

“... ed egli disse: «Non c’è Aaronne tuo fratello, il Levita? Io so che parla bene. E, per l’appunto, egli esce a incontrarti; e, quando ti vedrà, si rallegrerà in cuor suo. Tu gli parlerai e gli metterai le parole in bocca. Io sarò con la tua bocca e con la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare. Egli parlerà per te al popolo; così ti servirà da bocca e tu sarai per lui come Dio. Ora prendi in mano questo bastone con il quale farai i prodigi»” (Es 4:14b-17).

Leggendo il resto del Pentateuco ci rendiamo conto che la presenza di Aronne servì più che altro a rassicurare Mosé soprattutto all’inizio del suo ministero, rendendolo più confidente. Come nel caso di Geremia e di Gedeone, Dio aveva visto in Mosé delle potenzialità che nemmeno quest’ultimo riusciva a vedere in sé.

Tuttavia, man mano che il tempo passò, Mosé sviluppò tutto il suo potenziale secondo le caratteristiche che Dio gli aveva dato ed egli fu trasformato nell’uomo straordinario che guidò Israele fuori dall’Egitto e lo condusse per diverse decine di anni nel deserto, mostrandosi all’altezza della situazione anche nei momenti più critici. Pensate a quale disastro sarebbe stato se Dio avesse assecondato Mosé, lasciando che un uomo così dotato rinunciasse al compito affidatogli.

Anche nel caso di Mosé, Dio aveva scelto bene.



E se Dio chiama proprio te?


Geremia, Gedeone e Mosé: nessuno di loro si sentiva adatto per il compito che Dio voleva affidargli.

Ogni persona ha le sue caratteristiche naturali, le sue inclinazioni, il suo carattere. A volte tendiamo a pensare che una persona con certe caratteristiche naturali evidenti sia necessariamente adatto per un certo compito, mentre altri li consideriamo inadatti a priori.

Alcuni credono che il modo migliore con cui possiamo servire il Signore sia quello per cui ci sentiamo più portati in maniera naturale o per il quale ci siamo preparati. Se fosse così, allora tutti coloro che hanno studiato omiletica sarebbero dei buoni predicatori e tutti coloro che hanno studiato musica dovrebbero servire il Signore come musicisti. Semplice, no?

Questo però ci porterebbe a ridurre il nostro servizio ad una mera questione tecnica e correremmo il rischio di essere pieni di noi stessi piuttosto che riconoscere ed esercitare i doni che Dio ci ha dato.

Tuttavia, ciò che impariamo dalla storia di questi personaggi è che a volte nemmeno i diretti interessati sono in grado di vedere con chiarezza quali sono le loro reali potenzialità! Dio si compiace nel fare qualcosa di speciale anche lì dove, a prima vista, l’uomo non vede nessuna possibilità. Qualunque sia il nostro carattere, possiamo essere certi che Dio è in grado di realizzare attraverso di noi cose che noi non potremmo neanche immaginare, purché ci lasciamo usare da lui.

Ciò che conta non è tanto se noi ci riteniamo all’altezza o meno di un compito, ma se Dio ci ha chiamati a svolgere quel determinato compito.

Se Dio ci ha chiamati, allora possiamo essere certi che ci ha anche equipaggiato con tutto ciò di cui abbiamo bisogno, che guiderà le circostanze, che appianerà i problemi e che ci darà la serenità per portare avanti il nostro compito nel modo migliore.

Molte volte ci facciamo un’idea precisa di cosa pensiamo di essere in grado di fare e ci dimentichiamo che è Dio a dare ad ognuno secondo il suo beneplacito. In pratica cerchiamo di piegare la chiamata di Dio ai nostri desideri piuttosto che piegare noi stessi ai desideri del divino Pastore.

Non è infrequente che ci si trovi a servire il Signore in ambiti totalmente diversi da quelli che avremmo voluto. Ci sono persone che si sono trovate ad essere missionari all’estero quando, se fosse dipeso da loro, non avrebbero mai neanche messo il naso fuori dalla loro città. Altri non avrebbero mai pensato di parlare in pubblico, eppure si sono ritrovati a servire il Signore come insegnanti!

Io ad esempio, appena convertito, più di venti anni fa, pensavo che avrei servito il Signore come musicista e attraverso la recitazione, cose che amavo molto. Invece, ad un certo punto, il Signore mi fece capire, anche attraverso i fratelli e le sorelle che mi erano vicini, che avrei dovuto fare cose che fino a quel momento non avevano mai attirato la mia attenzione.

Vista la mia timidezza, non avrei mai pensato di salire su un pulpito per dare una testimonianza, figuriamoci se avessi mai pensato di poter predicare!

Negli ultimi anni, come ben sanno i fratelli e le sorelle della mia assemblea, ho accettato con riluttanza il mio attuale incarico come uno degli anziani dell’assemblea di cui faccio parte.

Caratterialmente, ancora ora mi sento molto più a mio agio quando posso servire la chiesa seduto dietro al pianoforte.

Capisco quindi molto bene coloro che sono titubanti di fronte a sfide che sembrano oltre la loro portata. Però, in tutti questi anni, ho imparato a fidarmi di Dio e a fidarmi anche dei fratelli e delle sorelle che ho intorno.

A volte Dio ci incoraggia a percorrere strade che a noi non sembrano praticabili proprio attraverso coloro che ci circondano. Teniamo presente che, quando abbiamo un dono da parte di Dio, anche gli altri credenti se ne accorgono! Non dovremmo quindi ignorare la testimonianza dello Spirito Santo in noi, ma neanche le indicazioni che egli ci dà attraverso i nostri fratelli e sorelle.

Impariamo a fidarci di Dio e lasciamo che egli ci stupisca con ciò che può fare anche attraverso di noi. Anche se pensiamo di essere strumenti inadeguati, lasciamo che il Signore mostri la sua potenza proprio attraverso la nostra debolezza.

Quando Dio ci apre una porta, non dobbiamo essere rinunciatari pensando solo alle capacità che pensiamo di avere, infatti lui sa già ciò che troveremo dall’altra parte, una volta che avremo trovato il coraggio di attraversare la soglia.

21 giugno - Il monte degli Ulivi

Poi, uscito, andò, come al solito, al monte degli Ulivi; e anche i suoi discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo… e postosi in ginocchio, pregava dicendo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta”.

Luca 22:39-42

 

Il monte degli Ulivi

 

Il Signore Gesù ha istituito la santa Cena quand’era a Gerusalemme. Il pane e il vino dovevano essere un ricordo del Suo corpo dato alla morte per noi e del Suo sangue versato per la purificazione dei nostri peccati.

Dopo quel pasto, con gli undici discepoli il Signore si è incamminato verso il monte degli Ulivi. Sapendo di andare incontro alla morte della croce, Gesù si è gettato in ginocchio, spaventato e angosciato. Con l’anima “oppressa da tristezza mortale” (Matteo 26:38), ha supplicato il Padre di allontanare da Lui quella prospettiva spaventosa, se fosse stato possibile. Lui santo e giusto aveva davanti a Sé tutto l’orrore del peccato del mondo. Sapeva che sarebbe stato abbandonato da Dio quando avrebbe preso su di Sé il peccato dell’uomo. “Colui che non ha conosciuto peccato”, stava per “diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21).

“Con alte grida e con lacrime Egli offrì preghiere e suppliche a Colui che poteva salvarlo dalla morte”, è scritto nella Lettera agli Ebrei (5:7). La Sua sofferenza era tale che il Suo sudore diventava simile a gocce di sangue. Ma la vittoria fu completa. Gesù accettò di offrire Se stesso per fare la volontà del Padre.

Con una sottomissione e un’ubbidienza perfette, quando i soldati verranno ad arrestarlo dirà: “Non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?” (Giovanni 18:11). Egli è andato alla croce per ubbidienza e lì, al nostro posto, ha subito il castigo che i nostri peccati meritavano, e ha soddisfatto le esigenze della santità e della giustizia di Dio.

Ma solo chi ha fede in Lui può godere i risultati eterni di quest’opera d’amore infinito.


lunedì 20 giugno 2022

Sovranità

Che diremo dunque v’è egli ingiustizia in Dio? … Io avrò mercé di chi avrò mercé, e avrò compassione di chi avrò compassione. Rom. 9:14,15

Il cap. 9 contiene indubbiamente parti difficili. Proverbi 25:2 “E’ gloria di Dio nascondere le cose; ma la gloria dei re sta nell’investigarle”.

Ci sono delle parti che non sono per gli in creduli ma per i figli per coloro che sono sacerdoti e re.

Come anche Pietro scrive nella sua seconda epistola al cap. 3 v.16 parlando di Paolo:

Nelle quali epistole sono alcune cose difficili a capire che gli uomini ignoranti e instabili torcono come anche le altre scritture a loro propria perdizione.

Dio non è come noi i suoi pensieri non sono i nostri pensieri né le sue vie le nostre, né la sua sovranità la nostra; noi faremmo tutto ciò che è per il nostro tornaconto.


Ma Israele è stato messo da parte?

Israele ha goduto di privilegi era una primizia.

...in te saranno benedette tutte le famiglie della terra Genesi 12:1,3. 

Il Signore è venuto in casa sua ma non è stato ricevuto Giov. 1:11.

Ecco la tua casa sta per essere lasciata deserta (Matteo 23:38).

Cattivi vignaioli, vigna data ad altri (Matteo 21:43).

Preconosciuti, non solo conosciuti prima ma, è l’inizio di un progetto divino. Rom 8: 29,30. Predestinati ad essere conformi.


Elia parla contro Israele in riferimento ad un periodo oscuro. 

Achab e Iezebel 1 Re 16 29-35. Tempo di apostasia come non se ne era conosciuti prima tanto da provocare lo sdegno dell’Eterno.

Elia sconsolato, disperato tanto che chiede per 2 volte di morire e pronuncia la frase sono rimasto solo.

Se Dio non ha reietto il suo popolo a questo punto...

7.000 uomini, è numero simbolico; lo sarebbe stato anche 7 ma è per mostrare che le risorse di Dio sono sempre abbondanti. Non lo si può prendere impreparato.

Il v. 5 ci mostra che il residuo eletto lo è solo ed esclusivamente per grazia.

(Salmo 96) Esiste una responsabilità di chi non ha tenuto conto e addirittura profanato le cose sacre. Quando i privilegi non vengono ritenuti e apprezzati finiscono per diventare maledizione.

20 giugno - Un riparo sicuro

Il SIGNORE è colui che ti protegge.

Colui che ti protegge non sonnecchierà.

Salmo 121:5, 3

 

Un riparo sicuro

 

Si racconta che delle rondini avevano costruito il nido nella tenda dell’imperatore Carlo Magno in occasione di una campagna militare. Al momento di levare le tende, egli ordinò di non smontare la sua finché gli uccellini non avessero imparato a volare. Nessuno doveva toccarli né spaventarli. Siamo stupiti che un comandante militare avesse così tanta attenzione per quegli uccelli che si erano rifugiati presso di lui.

Forse dimentichiamo che Dio, ben più potente di un imperatore, si prende cura di tutte le Sue creature, anche delle più deboli, delle più insignificanti agli occhi degli uomini: “Anche il passero si trova una casa e la rondine un nido dove posare i suoi piccini” (Salmo 84:3). “Non uno di essi è dimenticato davanti a Dio”, dice Gesù. E poi aggiunge: “Non temete dunque” (Luca 12:6, 7). Egli è Colui che ha provveduto a tutto ciò che era necessario all’uomo prima di metterlo sulla terra, Colui che l’ha modellato con le proprie mani e conosce le sue debolezze. Ma è anche Colui che è sceso sulla terra nella persona di Cristo per incontrarci. Per amore per noi ha sofferto il rifiuto e l’incomprensione, ed ha accettato di sacrificare la propria vita. Può forse non prendersi cura di coloro che si affidano a Lui?

Il re Davide, che in certi episodi è una figura di Gesù, disse ad Abiatar che era venuto a rifugiarsi presso di lui: “Resta con me, non temere… con me starai al sicuro” (1 Samuele 22:23).

Che pace, che serenità per chi ha posto la sua fiducia in Dio e si abbandona alle Sue tenere cure!


domenica 19 giugno 2022

Stradivari

“Chi ha trovato moglie ha trovato un bene e ha ottenuto un favore dall'Eterno” Proverbi 18:22.


Sai cos'è uno Stradivari?

Probabilmente si.

La fama di questo nome è legata principalmente alla costruzione e alle qualità dei suoi violini.

Strumenti finemente costruiti la cui rarità sta raggiungendo rapidamente lo status di gioiello.

Pochi musicisti hanno il privilegio di suonarne uno e ancora meno sono coloro che possono permettersene l'acquisto.

Ho avuto, per motivi di lavoro, (la pubblicazione di una rivista) di ammirarne uno per pochi istanti.

Pensate che lo abbia sollevato per pizzicarlo?

Certo che no. Quel violino era troppo prezioso per le mie dita sgraziate.

Il giorno del tuo matrimonio Dio ti ha presentato la sua opera d'arte. Un capolavoro concepito e realizzato in modo magistrale. Ti ha affidato un opera unica capace di produrre melodie toccanti.

Davide non lo capì. Collezionava mogli come trofei e trattava i figli come ospiti estranei.

Sii fedele alla donna o al marito che hai sposato.

Dedica del tempo ai tuoi cari. Gioca a palla con i tuoi figli, se necessario, leggili dei libri.

Non commettere il suo stesso errore.

Non pagare il prezzo che Davide pagò.

Davide morì accudito da un'estranea. (1 Re 1:3-4).

Ama la persona che indossa il tuo anello e rispettala.

E cura i figli che portano il tuo nome.

19 giugno - Dio ha preso il posto del mio idolo

“Volgetevi a me e siate salvati… Poiché io sono Dio e non ce n’è alcun altro”.

Isaia 45:22

 

Vi siete convertiti dagli idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero.

1 Tessalonicesi 1:9

 

Dio ha preso il posto del mio idolo

 

«Quel calciatore di fama internazionale era il mio idolo. Il giorno in cui l’ho visto per la prima volta, è stato come se mi avessero messo davanti Dio in persona!

Poco tempo dopo, qualcuno mi ha fatto leggere nella Bibbia il testo di Giovanni 3 v. da 1 a 17. Allora ho scoperto il piano di liberazione di Dio. Fino a quel momento non immaginavo di essere un peccatore, schiavo delle mie passioni, prigioniero del mio idolo. Ignoravo cosa fosse il pentimento, e la possibilità di avere una relazione personale col mio Creatore. Quella sera ho riletto quel capitolo del Vangelo di Giovanni, e ho continuato fino al capitolo 7. Da quella notte del 24 ottobre 2008, ho la certezza che Gesù, per mezzo della Sua morte in croce, mi ha liberato, mi ha riscattato. Ho soltanto un desiderio: vivere per Lui. Non ho più paura del domani e so che se morirò andrò alla presenza del Signore.

Tu che leggi questo testo, pentiti sinceramente davanti a Dio e credi alla Sua Parola. Farai l’esperienza di ciò che è la “nuova nascita”. Cerca di avere una relazione personale con Dio. Essa ti permetterà di fare la Sua volontà, senza costrizioni. Dio ha orrore del peccato, di tutte le azioni, i pensieri o le parole della nostra vita quotidiana che lo offendono, ma ci ama e ci vuole purificare.

Io ringrazio Dio per ciò che ha fatto per me. Lo ringrazio di aver mandato nel mondo il Suo unico Figlio per salvarmi. E lo prego perché liberi dai loro idoli quelli che ancora ne sono prigionieri.»

Jean-Michel

sabato 18 giugno 2022

Tutti colpevoli.

L’uomo in generale. Pur avendo ricevuto segni sufficienti per aprirsi alle verità di Dio egli ha giustificato la sua incredulità con vani ragionamenti.

L’uomo religioso. Perché si è accontentato di conoscere la verità senza impegnarsi a viverla.

Il  proposito di Cristo non fu semplicemente quello di rivelare l’amore di Dio che perdona, ma la santità di tale amore. Parlare solamente dell’amore non ci da un giusto concetto di Dio.

Come può il santo amore di Dio venire incontro ai bisogni dell’uomo?

Come possiamo fare coincidere la maestà di Dio con il problema del perdono vista la gravità del peccato, perché Dio agisce sempre in conformità con tutti i suoi attributi.

La croce è il capolavoro di Dio, lì il suo amore, la sua santità e la sua giustizia si sono incontrati  trovando un pieno appagamento.

Dio è perfettamente giusto e la sua giustizia come ogni altro suo attributo non cambia ne è alterabile perché è assolutamente perfetto e ogni cambiamento sarebbe in conflitto con se stesso, è la sua natura che lo esige.

Dio deve essere se stesso e agire secondo la perfezione della sua natura o del suo nome.

“Se lo rinnegheremo anch'egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.” 2 Timoteo 2:13.

“Io punirò il loro peccato con la verga e la loro colpa con percosse; ma non gli ritirerò la mia grazia e non verrò meno alla mia fedeltà.” Salmo 89:32-33.

Dio giudicherà i peccatori perché deve farlo se vuole rimanere fedele a se stesso.

E non si sente mai provocato senza ragione; solo il male lo provoca. Ira di Dio si accende in risposta al male e non per capriccio. La sua collera non è incontrollata. Il fuoco dell’ira si calma solo quando il giudizio è compiuto.

Dio deve essere se stesso ciò che è dentro di lui deve esprimersi e le esigenze della sua natura e del suo carattere devono essere soddisfatte da azioni appropriate intraprese da lui stesso.

“SIGNORE, se le nostre iniquità testimoniano contro di noi, opera per amor del tuo nome; poiché le nostre infedeltà sono molte; noi abbiamo peccato contro di te.” Geremia 14:7.

Non possiamo appellarci a te sulla base di ciò che noi siamo, possiamo farlo basandoci sulla consapevolezza di chi sei tu.

“Perciò, di' alla casa d'Israele: Così parla il Signore, DIO: "Io agisco così, non a causa di voi, o casa d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni dove siete andati.” Ezechiele 36:22.

Quando agisce per amore del suo nome dimostra la decisione di essere fedele ad esso preoccupandosi della propria coerenza.

Dio perdonando i peccatori e riconciliandoli con se deve innanzi tutto essere coerente con se stesso.

Deve soddisfare ogni aspetto del suo essere incluso la giustizia e la santità.

“Il SIGNORE passò davanti a lui, e gridò: «Il SIGNORE! il SIGNORE! il Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in bontà e fedeltà, che conserva la sua bontà fino alla millesima

generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!»” Esodo 6:6-7.

Nella Scrittura sono presenti alcune “dualità” difficilmente compatibili fra loro.

“La bontà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate.” Salmo 85:10.

“Proclamatelo, fateli avvicinare, si consiglino pure assieme! Chi ha annunciato queste cose fin dai tempi antichi e le ha predette da lungo tempo? Non sono forse io, il SIGNORE? Fuori di me non c'è altro Dio, Dio giusto, e non c'è Salvatore fuori di me.” Isaia 45:21.

“E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.” Giovanni 1:14.

“Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso di te la bontà di Dio, purché tu perseveri nella sua bontà; altrimenti, anche tu sarai reciso.” Romani 11:22. 

La Pasqua costituiva l’inizio del calendario ebraico. “Questo sarà per voi il primo dei mesi dell’anno”. Esodo 12:2.

In questa festa Dio si manifesta come giudice “Mosè disse: «Così dice il SIGNORE: "Verso mezzanotte io passerò in mezzo all'Egitto e ogni primogenito nel paese d'Egitto morirà” Esodo 11:4,5.

Sia come salvatore “Mosè dunque chiamò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: «Andate a procurarvi degli agnelli per le vostre famiglie, e immolate la Pasqua. Poi prendete un mazzetto d'issopo, intingetelo nel sangue che sarà nel catino e con quel sangue spruzzate l'architrave e i due stipiti delle porte. Nessuno di voi varchi la porta di casa sua, fino al mattino. Infatti, il SIGNORE passerà per colpire gli Egiziani; e, quando vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti, allora il SIGNORE passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nelle vostre case per colpirvi” Esodo 12: 21-23.

Dio ha conciliato quello che sembrava inconciliabile.

“Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.” Isaia 53:6.

Molti teologi hanno fatto dell’amore di Dio la loro bandiera.

L’amore di Dio non è mai isolato dalla sua ira e viceversa. Questi due attributi non sono in antitesi fra loro ma sono attribuiti costanti della natura di Dio. La sua ira coesiste con il suo amore e non ci sono conflitti fra loro.

Oggigiorno vi è un concetto errato dell’amore di Dio. Un amore privo di ira nei confronti del peccato. Un Dio tollerante.

Vi è anche una dottrina molto “in voga”, che presenta Dio con un carattere predominante, l’amore. Questa dottrina detta universalista sostiene che Dio, non potrà condannare gli uomini ma nel suo infinito amore, finirà per perdonare tutti. 

Attenzione al falso concetto dell’amore di Dio, un amore compiacente, permissivo, privo di ira e tollerante ma la scrittura non presenta questo modello.

Il concetto del Dio che si adira è spesso collegato al passato quasi che fosse un attributo del Dio del Vecchio Testamento. Oggi però i tempi sono cambiati ed è cambiato anche Dio. Molti predicatori si guardano bene da far menzione della sua ira volendo presentare un messaggio appetibile.

Vorrei proporre i seguenti questi: 

Possiamo misurare forse la gloria di Dio?

Sondare le sofferenze della croce?

Dare le dimensioni del suo amore?

Quanto è grande l’amore di Dio? E’ più o meno grande della sua ira?

Avvolte questo suo attributo viene tenuto in sordina quasi fosse un carattere “minoritario”.

Dio è perfetto in ogni suo aspetto. 

Paolo non trova nulla di anomalo nel sovrapporre i riferimenti all’ira e all’amore di Dio.

Tutti gli attributi di Dio operano in armonia, non vi è conflitto fra la sua bontà e la sua giustizia.

“Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” 1 Giovanni 1:9.

Dio è giusto e come tale deve punire il peccato, non può semplicemente assolvere la colpa lasciando insoddisfatta la sua giustizia.

Molte persone trovano inaccettabile che si debba pagare un prezzo eterno per le proprie colpe ma Dio non tollera il peccato.

E’ assolutamente necessario avere un concetto chiaro di Dio. 

“Oracolo su Ninive; libro della visione di Naum l'Elcosita. Il SIGNORE è un Dio geloso e vendicatore; il SIGNORE è vendicatore e pieno di furore; il SIGNORE si vendica dei suoi avversari e serba rancore verso i suoi nemici. Il SIGNORE è lento all'ira ed è molto potente, ma non lascia il colpevole impunito. Il SIGNORE cammina nell'uragano e nella tempesta,e le nuvole sono la polvere dei suoi piedi. Egli sgrida il mare e lo prosciuga, dissecca tutti i fiumi. Basan langue, langue il Carmelo e appassisce il fiore del Libano. I monti tremano davanti a lui, si sciolgono i colli; alla sua presenza si solleva la terra e il mondo con tutti i suoi abitanti. Chi può resistere davanti alla sua indignazione? Chi può sopportare l'ardore della sua ira? Il suo furore si spande come fuoco e le rocce si schiantano davanti a lui. Il SIGNORE è buono; è un rifugio nel giorno dell'angoscia e conosce quelli che confidano in lui” Naum 1:1-7

L’intera profezia di Naum è una descrizione della maestà di Dio, un inno alla sua potenza che mette in relazione a tutte e tre le sfere della terra. 

La potenza di Dio nei cieli, l’uragano.

La potenza di Dio sulle acque, la tempesta.

La potenza di Dio sulla terra ferma, la polvere.

Naum sa che Dio è sia un giudice potente e inflessibile e allo stesso tempo è buono e un rifugio per quelli che confidano in lui, non vi è alcuna contraddizione.