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venerdì 30 settembre 2016

30 Settembre

Tutta la creazione geme ed è in travaglio.
Romani 8:22

“Anche adesso, dice l’Eterno, tornate a me con tutto il vostro cuore”.
Gioele 2:12

(Gesù disse:) “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”.
Matteo 11:28

Motivi di preoccupazione

In passato, si temevano le carestie e le epidemie. A queste minacce sempre in agguato si aggiungono ora quelle derivanti da un cattivo uso delle risorse del pianeta. Questi sono grandi timori, e nulla fa pensare a una possibile soluzione dei problemi. La scienza sembra incapace di frenare i rischi che la competizione internazionale esige. Molti vorrebbero studiare un programma mondiale per guarire la terra; ma, senza voler essere allarmisti, dobbiamo ammettere che la crisi è e sarà grave.
Dio propone ancora oggi un piano di salvezza, ma per ogni individuo, non per il mondo globalmente inteso, perché occorre un ritorno personale a Dio. L’essere umano ha perso la propria dignità e il contatto con il suo Creatore. Eppure, è sempre amato da Dio, e conserva qualcosa dell’immagine del suo Creatore (Genesi 1:26). Una vita senza Dio, in un certo senso, è una vita “contro natura”.

Ma ecco il rimedio alla portata di tutti: rispettare il Creatore e credergli, ubbidire alla sua Parola, la Bibbia; questo ci dà il diritto di diventare figli di Dio, fin da ora. Dio ha fatto delle promesse di perdono, di pace, di felicità. Per beneficiarne, occorre andare a lui e credere al suo amore. Dio ha dato il proprio Figlio, Gesù Cristo, morto per salvarci, risorto e tornato in cielo. Se l’umanità, nel suo insieme, non ha risposto al suo invito, ognuno però può rispondere. Dio non ci dimentica, ma aspetta ciascuno di noi. Ci tende la mano. Vogliamo afferrarla?

giovedì 29 settembre 2016

29 Settembre

Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.
1 Giovanni 5:19

Vi darò un cuore nuovo.
Ezechiele 36:26

Bisogna che nasciate di nuovo.
Giovanni 3:7

Un mondo di conflitti

All’inizio dell’umanità, Caino, colmo di gelosia, cede alla collera, poi alla violenza. È il primo omicidio sulla terra: “Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l’uccise” (Genesi 4:8). Così è il cuore umano, fin dall’inizio: pieno di odio verso il prossimo, fosse pure il proprio fratello. Dopo questo crimine, Caino costruisce una città (Genesi 4:17), punto di partenza di un mondo organizzato. Il mondo è dunque stato “costruito” per iniziativa di un omicida! Dopo qualche tempo, Dio constata che: “la terra è piena di violenza” (Genesi 6:13).
Ancora oggi l’essere umano manifesta odio e violenza; eppure, nello stesso tempo, i popoli hanno conosciuto civiltà, cultura, progresso. Ma qual è il risultato finale? Il cuore dell’uomo è rimasto lo stesso, con le sue concupiscenze, le gelosie, l’egoismo, la violenza; sono i moventi di tutti i conflitti della terra.

Cristiani, per aiutare i nostri contemporanei dobbiamo sapere, comprendere e spiegare che il mondo – che non ha accolto Gesù, Figlio di Dio, ma l’ha crocifisso – persisterà nella malvagità e nella violenza, senza possibilità di miglioramento. Dio non migliora il cuore dell’uomo, che è ”ingannevole”, “insanabilmente maligno” (Geremia 17:9), ma dà una vita nuova, un cuore nuovo, a tutti quelli che riconoscono in Gesù Cristo il loro Salvatore e di conseguenza, per mezzo dello Spirito, sono “nati di nuovo” (Giovanni 3:3).

mercoledì 28 settembre 2016

28 Settembre

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.
Giovanni 3:14-15

Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato

Nel versetto sopra citato, Gesù annuncia la sua morte con queste parole sorprendenti: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato”. Sì, Gesù stava per essere innalzato su una croce per lasciarvi la vita. Doveva conoscere le sofferenze della croce e l’onta della morte di un malfattore. Nella legge era scritto: “Maledetto chiunque è appeso al legno”. Sulla croce, Cristo è “divenuto maledizione per noi” (Galati 3:13).
Un tempo, nel deserto, quando i serpenti mordevano mortalmente gli Ebrei, Mosè aveva rizzato un’asta dove era appeso un serpente di rame, perché potessero essere salvati tutti quelli che erano morsi (Numeri 21:4-9). Come? Dovevano solo guardare al serpente di rame fissato sull’asta! Questa è una figura della croce.
Tutti siamo colpiti dalla ferita mortale del peccato. Per ottenere la vita eterna, basta credere al Signore Gesù crocifisso. È sufficiente un solo sguardo della fede diretto a Colui che Dio dà per la nostra salvezza. Non si tratta di fare delle opere, neppure di guardare a noi stessi, ai nostri sentimenti. Non sono gli altri, non è la Chiesa, che possono salvarci dalla morte eterna. Bisogna credere al Signore Gesù, ognuno personalmente.

Gesù è morto per darci la vita. Ora egli vive e ha cura, eternamente, di tutti quelli che hanno posto la loro fiducia in lui. Lo conoscete questo amico fedele?

martedì 27 settembre 2016

27 Settembre

Gesù… in nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati”.
Atti 4:12

Risposte della Bibbia

Forse pensate che il vostro dio sia il denaro, che il vostro scopo sia di guadagnarne il più possibile, e che questo sia l’unica cosa che conta. Sapete invece che la cosa più preziosa è la vostra anima? La Bibbia ci dice: “Che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?” (Marco 8:36).
Forse ritenete che, poiché siete giovani e la vita è breve, sia giusto approfittarne per divertirvi e godere al massimo di quello che il mondo vi può offrire. Eppure, la vera felicità si trova solo in Dio. La Bibbia vi dice: “Riconciliati dunque con Dio; avrai pace, ti sarà resa la prosperità” (Giobbe 22:21).
Forse pensate che tutte le religioni abbiano qualcosa di buono e che non vi conviene cambiare la vostra; in fondo, ognuno deve fare ciò che gli sembra meglio. Sappiate in ogni caso che solo Gesù Cristo perdona i peccati e offre vita eterna.

Vi sentite l’animo in rivolta a causa della malattia e dell’ingiustizia, colpiti dalla morte di un essere caro, rosi da un dolore segreto. C’è un solo rimedio. Gesù vi dice: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).

lunedì 26 settembre 2016

26 Settembre

26 SETTEMBRE venerdì

L’uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo.
Galati 2:16

A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?
Giacomo 2:14

Tu dici di essere credente; dimostralo!

Si potrebbe pensare che i due versetti citati oggi siano contraddittori fra loro, e che l’insegnamento dell’apostolo Giacomo si contrapponga a quello di Paolo. Niente affatto; anzi, si completano.
Il messaggio di Paolo ci rimanda alle parole ben note del Signore Gesù stesso: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). L’uomo peccatore non può acquistarsi la salvezza, ma soltanto accettare quello che Dio gli offre. Ci sono decine di versetti che lo affermano; ad esempio: “È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9).
Ma la vita nuova, ricevuta da chi crede, non può rimanere senza manifestazioni esterne. Gesù spiegava ai suoi uditori: “Ogni albero si riconosce dal proprio frutto; infatti non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi” (Luca 6:44). E lo Spirito, per mezzo della penna di Giacomo, insiste su questo punto: “Mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Giacomo 2:18).

Le opere non salvano, ma mettono in evidenza la fede interiore. Se la nostra fede è vera, e la viviamo, porteremo “frutto in ogni opera buona” (Colossesi 1:10).

domenica 25 settembre 2016

25 Settembre

Sappiate che il vostro peccato vi ritroverà.
Numeri 32:23

Davanti a te ho ammesso il mio peccato…e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato.
Salmo 32:5

Chiunque crede in lui (Gesù), riceve il perdono dei peccati.
Atti 10:43

Chi è il colpevole?
(Genesi 3)

Non ci si può sottrarre alle domande di Dio. Dio chiese a Adamo: “Dove sei? Hai mangiato del frutto dell’albero proibito?” Risposta: “La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero”. Alla donna Dio chiede: “Perché hai fatto questo?” E lei risponde: “Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato”. È come dire: non è colpa mia.
Oggi, l’uomo parla allo stesso modo. Si discolpa anche delle più gravi colpe. Che cosa ne può se è ladro, adultero, omicida? È stato allevato in una famiglia in cui nessuno si occupava di lui e si è lasciato trascinare dalle cattive compagnie. Forse il suo potenziale genetico lo portava naturalmente verso il male. Insomma, non è colpevole. Il colpevole, a suo avviso, è Dio. Accusa terribile!
Se oggi non vuoi riconoscere la tua colpevolezza e afferrare per fede la salvezza e il perdono che Dio ti offre; però, attenzione! Quando un giorno comparirai davanti a lui, avrai la bocca chiusa. Se non avrai voluto riconoscerne né l’autorità, né la giustizia, né l’amore, sarai costretto a riconoscere che il giudizio pronunciato su di te è perfettamente giusto.

Ma oggi, la bontà del Dio Salvatore ti spinge al pentimento (Romani 2:4).

sabato 24 settembre 2016

24 Settembre

Se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com’era. Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare.
Giacomo 1:23-25

 L’importante

Nella Germania meridionale, un grande albergo si è distinto per il suo particolare funzionamento rispettoso dell’ambiente: riciclaggio dei rifiuti, energia eolica, pompa di calore, materiali naturali. All’entrata, in una parete dell’atrio, c’è una piccola porta con questa scritta: “Quello che per noi è più importante”. Incuriosito, apro la porta, pensando di trovare l’elenco dei grandi princìpi ecologici a cui si erano ispirati. Sorpresa: c’è uno specchio che riflette la mia immagine! Il messaggio è chiaro: per la direzione di quest’albergo, “l’importante” è il cliente.
La Bibbia è paragonata a uno specchio. Quando l’apriamo, scopriamo la nostra immagine. Il risultato non è molto bello. La Parola di Dio ci dice la verità, senza riguardi. Il nostro egoismo, l’orgoglio, le cattive tendenze, come pure le nostre cattive azioni, sono ampiamente descritte. Anche nei racconti riguardanti dei credenti, la Bibbia non ci nasconde le loro debolezze e i loro errori.

Ma il suo messaggio va più lontano. Essa ci dice quello che è ancora più importante. La nostra persona, agli occhi di Dio, è più preziosa di tutto al mondo. Gesù ha detto: “Che serve all’uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde o rovina se stesso?” (Luca 9:25). Riflettendoci un’immagine vera sul nostro stato di peccatori, la Bibbia non vuole il nostro male, ma il nostro bene, perché, con il pentimento, ci conduce al Salvatore, a Gesù.

venerdì 23 settembre 2016

23 Settembre

Che vanto c’è se voi sopportate pazientemente quando siete malmenati per le vostre mancanze? Ma se soffrite perché avete agito bene, e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio. Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme.
1 Pietro 2:20-21

Seguire l’esempio

I cristiani di tutti i tempi si sono ispirati al supremo esempio dato da Gesù sulla croce, per sopportare con pazienza delle sofferenze immeritate. Ancora oggi ci sono esempi di persone gravemente sofferenti che si sono sottomesse alla volontà di Dio.
Molti conoscono la storia di Joni Eareckson, la ragazza colpita nel fiore degli anni. Bella e sportiva, si stava dedicando al suo sport preferito, i tuffi, quando un malaugurato incidente, capitato nel 1967, la lasciò paralizzata dalla nuca ai piedi. Jane trascorse mesi di amarezza, di disperazione e di ribellione, ma infine si sottomise alla sovranità di Dio. Imparò a dipingere servendosi unicamente della bocca.

Circa tre anni dopo il suo incidente, si rese conto che anche Gesù si era trovato immobilizzato quando fu inchiodato sulla croce del Calvario. Questo pensiero ebbe un effetto calmante sul suo spirito ed ella si sentì ancora più vicina al suo Salvatore che, sopportando gli orrori della crocifissione, era il perfetto esempio di pazienza. Da anni ella percorre il mondo rendendo testimonianza della grazia di Dio e è di grande incoraggiamento per molti.

giovedì 22 settembre 2016

22 Settembre

Qual è la nostra iniquità? Qual è il peccato che abbiamo commesso contro l’Eterno?
Geremia 16:10

Se ho peccato, che ho fatto a te?…Perché non perdoni le mie trasgressioni?
Giobbe 7:20-21

Nascondere il peccato…

Adamo ed Eva erano stati posti da Dio in un giardino meraviglioso. Era stato  proibito loro soltanto il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Dio aveva ordinato a Adamo: “Nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai” (Genesi 2:17).
Ma Eva notò che il frutto proibito era buono per nutrirsi, bello da vedere, e desiderabile per acquistare conoscenza (3:6). Ne mangiò e ne diede anche al marito. Così “per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte” (Romani 5:12). “Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte” (Giacomo 1:14-15). Il peccato di Adamo e di Eva è messo in evidenza: si sentono nudi. Non sia mai! Con alcune foglie di fico si faranno delle cinture. Pensavano ingenuamente di coprire così il loro peccato?

Improvvisamente, si fa udire la voce di Dio. Hanno paura. Hanno disubbidito al Dio che li aveva colmati di beni. Si nascondono. Ma l’uomo non può sottrarsi allo sguardo di Dio. Assolutamente no. Un giorno o l’altro – se non è sulla terra sarà più tardi – dovrà incontrare Dio: o il Dio che perdona, oggi; o il Dio che condanna, domani.

mercoledì 21 settembre 2016

21 Settembre

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
Romani 5:1

Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annunzia la pace, che è araldo di notizie liete, che annunzia la salvezza!
Isaia 52:7

La pace nelle nostre mani?

Nel 2001, le Nazioni Unite decisero che il 21 settembre si sarebbe festeggiata “la giornata internazionale della pace”. Fu organizzata una manifestazione su una piazza, davanti a un’opera d’arte rappresentante due mani che circondano il globo terrestre e intitolata: “La pace è nelle nostre mani”.
Eppure, pensando agli attentati, alle violenze, alle guerre che colpiscono tanti popoli, bisogna riconoscere che si parla molto di pace, ma la pace nel mondo non c’è. Il giornalista che riporta la manifestazione di cui sopra conclude: “Che cosa possiamo fare, di fronte a tutti questi conflitti? Denunciare, spiegare, ricercarne le cause?” Sono domande che rimangono senza risposta.

Possiamo ancora credere che l’uomo abbia la pace nelle mani e che possa portarla sulla terra, quando in tutti i campi - politico, economico, sociale, religioso – si vedono conflitti? No, la storia dell’umanità dimostra l’incapacità dell’uomo a stabilire una pace durevole, perché si dimentica il Dio di pace, quel Dio che un giorno la farà veramente regnare nel mondo. Quando il Cristo regnerà, dopo avere purificato la terra giudicando il male, “sarà lui che porterà la pace” (Michea 5:4). È a lui che oggi dobbiamo guardare. Solo con la fede nell’opera di Gesù Cristo si può sperimentare la pace. La pace è stata fatta con il suo sangue versato alla croce (Colossesi 1:20), ed egli la dà a chiunque crede (Romani 5:1).

martedì 20 settembre 2016

20 Settembre

L’amore… non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità.
1 Corinzi 13:6

Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità.
3 Giovanni 4

L’amore gioisce con la verità

Di che cosa parliamo quando incontriamo un amico? Le parole riflettono i pensieri, e i nostri pensieri sono rivolti a ciò che ci sta a cuore. Talvolta proviamo anche soddisfazione nel criticare, nel lamentarci dell’uno o dell’altro. Possiamo essere sicuri che, ogni volta che agiamo così, non è per amore. Fermiamoci e ritorniamo al Signore, confessandogli queste tendenze.
L’amore si rallegra sempre con la verità, mai per ciò che è falso. Diffondere certe voci, dire del male degli altri, non è mai il risultato dell’amore. Non si tratta di chiudere gli occhi di fronte alla falsità e all’ingiustizia, ma di concentrarsi, il più possibile, sulla verità e sulla giustizia. Ricercare il bene, sperare il bene e insistere sul bene. Rallegrarsi con quelli che insegnano il bene e vivono nella verità, questo è amore!

L’amore cammina di pari passo con la compassione e con la comprensione dell’altro, senza mai scendere a compromessi con l’ipocrisia, la menzogna e l’ingiustizia. Non si possono separare l’amore, la verità e la giustizia; essi sono interdipendenti. Amare il proprio fratello sprona a prendere posizione per la verità e per il bene. Nella nostra epoca in cui, in nome della tolleranza, prevale l’indifferenza, ricordiamoci che l’amore non parteggia mai per la menzogna. Più amiamo una persona, più desideriamo che sia liberata dall’errore. Infatti l’errore rende sempre schiavi.

lunedì 19 settembre 2016

19 Settembre

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.
Giovanni 20:29

Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia.
Romani 10:9,10

Insegnami la sapienza nel segreto del cuore.
Salmo 51:6

Credere e capire
(Leggere Luca 24:13 a 49)

Due discepoli di Gesù stanno camminando verso Emmaus. Sono tristi, perché Gesù è morto da due giorni. Eppure hanno sentito dire che è risuscitato, come aveva preannunciato egli stesso. Ma fanno molta fatica a crederlo. Hanno visto i suoi miracoli, hanno sentito le sue parole, ma non l’hanno visto risuscitato. Si trovano nella stessa situazione di molti di noi: sappiamo che Gesù è risuscitato, perché l’hanno detto dei testimoni, perché lo attesta la Bibbia, ma non lo capiamo, non lo crediamo. Occorre che Gesù si avvicini ai due discepoli ed apra loro gli occhi, e poi l’intelligenza, perché lo riconoscano e capiscano le Scritture (v. 31, 45).

Qual è dunque la vera intelligenza: quella della mente o quella del cuore? La vera comprensione ha bisogno che la parola ricevuta sia “assimilata per fede”, altrimenti non serve a niente (Ebrei 4:2). Noi, come riceviamo il messaggio di Dio? “Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio” (Ebrei 11:3). Non è con le nostre capacità intellettuali che accediamo alle verità divine, ma con il cuore, con la semplicità di un fanciullo: “Padre… hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli!” (Luca 10:21). Vi sono persone che vorrebbero capire prima di credere, ma non è così che procede Dio, perché “nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio” (1 Corinzi 2:11).

domenica 18 settembre 2016

18 Settembre

Avendo in Dio la speranza che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti… mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini.
Atti 24:15-16

Conservando la fede e una buona coscienza; alla quale alcuni hanno rinunziato, e così, hanno fatto naufragio quanto alla fede.
1 Timoteo 1:19

Una coscienza sensibile

“Non colpevolizzarti, non serve a niente, ti fai solo del male, non ne puoi nulla”. Oggi ci capita di sentire queste parole. Si pensa così di dare una risposta ai sensi di colpa che ci rodono, ma si corre il rischio di abituarsi al male. E il problema di fondo rimane.
L’importante non è ciò che pensiamo noi della nostra vita, ma ciò che Dio pensa. È per questo che dobbiamo leggere la Bibbia con fede e umiltà. Essa è la luce che illumina la nostra coscienza e ci libera dai falsi sensi di colpa, mettendo in evidenza le nostre vere colpe. Ma la Parola di Dio proclama anche il perdono di Dio; soltanto lui può dare pace alla coscienza. Allora, invece di negare o rifiutare le proprie colpe, è molto meglio confessarle a Dio e gustare così il suo perdono.
Davide scriveva: “Finché ho taciuto, le mie ossa si consumavano. Davanti a te ho ammesso il mio peccato,… e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato” (Salmo 32:3, 5). In questo salmo, Davide canta la felicità di essere perdonato.

Quanto è importante per noi cristiani coltivare una buona coscienza! Lo faremo se saremo sempre più sensibili a quello che Dio ci dice. Se il Signore ci mette a cuore di chiedere perdono a qualcuno, facciamolo subito. Più saremo coscienti dell’amore di Dio, più saremo pronti a riconoscere le nostre mancanze, e a discernere le occasioni di fare il bene. Non con le nostre forze, ma per la sola grazia di Dio.

sabato 17 settembre 2016

17 Settembre

Se… il Figlio (di Dio) vi farà liberi, sarete veramente liberi.
Giovanni 8:36

Siete schiavi di colui a cui ubbidite.
Romani 6:16
Far cadere le catene

Il motto della nostra epoca è: liberazione. Liberazione dalle costrizioni, dalle convenzioni sociali, dai tabù… Eppure non sembra che in occidente si viva in un periodo di oppressione politica o d’intolleranza. In effetti, questa liberazione che si rivendica è un miraggio. Quando uno chiede di essersi sbarazzato di un impedimento alla propria libertà, molto spesso scopre altre forme di schiavitù, forse più sottili, ma altrettanto vincolanti.
Infatti l’essere umano è come legato da catene che lo rendono prigioniero delle proprie concupiscenze, della propria ambizione o forse dell’ “immagine” che si è costruito; legami che possono anche essere degradanti, sordidi e avvilenti.
Così, di chi è prigioniero l’uomo? Indubbiamente di se stesso, ma soprattutto di Satana che lo manipola.

Chi può liberarlo da queste catene? Solo Gesù può liberare dalle passioni, che si tratti di droga, di alcol o di perversioni legate al sesso. Il segreto di una simile trasformazione non è un miglioramento o una correzione della natura umana, è un cambiamento interiore, una nuova nascita spirituale. Essa fa del credente uno che, in seguito al suo incontro con Gesù Cristo, trova nuove ragioni di vivere e di agire, al di fuori di se stesso.

venerdì 16 settembre 2016

16 Settembre

Quanto sono numerose le tue opere, Eterno! Tu le hai fatte tutte con sapienza; la terra è piena delle tue ricchezze.
Salmo 104:24

Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene.
Salmo 139:14

È tutto predisposto perché l’uomo sia felice

Nel 1993 uno scienziato esperto nello studio dei pianeti, Giorgio Wetherel, fece un’interessante scoperta nel sistema solare. Dimostrò che, senza il pianeta Giove, la Terra sarebbe colpita circa mille volte di più di quanto lo è ora dalle comete e dai loro detriti. Giove infatti attira le comete su di sé o le dirotta al di fuori del sistema solare perché è due volte e mezza più pesante di tutti gli altri pianeti messi insieme. Per riprendere le parole di Wetherel, “senza Giove non saremmo qui a studiare il sistema solare”.
Nel luglio del 1994, l’astrofisico Giacomo Laskar ha dimostrato che se i pianeti più lontani dal sole avessero delle orbite meno regolari, quelli che ne sono più vicini avrebbero orbite caotiche. In questo caso la terra subirebbe cambiamenti climatici tremendi e sarebbe inadatta alla vita.
Così l’universo, e in particolare il nostro sistema solare, è come regolato in modo che sia possibile la vita. Questo fatto ha sorpreso molti ricercatori. Alcuni sono stati così portati alla fede, e altri, già credenti, sono stati incoraggiati.

In effetti, è meraviglioso constatare come il nostro Creatore ha fatto tutto perché noi possiamo essere felici sulla terra, in campo materiale e spirituale. Dio si è rivelato nella Bibbia. Ci ha parlato della sua giustizia e del suo amore. Ci ha dato un Salvatore, Gesù Cristo. Se tutto è regolato perché sia possibile la vita, possiamo anche dire che tutto è alla gloria del Signore Gesù, il Figlio di Dio.

giovedì 15 settembre 2016

15 Settembre

Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti.
1 Corinzi 1:27

Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione.
1 Corinzi 1:21

Lazzaro
Leggere  Giovanni 11-12

È un uomo di cui non si sa molto, che compare solo in questi due capitoli del Vangelo di Giovanni. Si sa che viveva a Betania con due sorelle, e che Gesù lo amava (Giovanni 11:3, 5). La prima volta che l’evangelista ne parla è per dirci che era ammalato, vicino alla morte. Le sue sorelle fanno avvertire Gesù, certe che lui lo avrebbe guarito. A questa notizia il Signore aspetta due giorni prima di andare a Betania, non perché sia insensibile al dolore di quella famiglia amica, ma perché vuole manifestare la sua gloria in quella circostanza: non guarirà un ammalato come ne ha guariti tanti altri, ma risusciterà un morto il cui corpo ha già i segni della decomposizione. Dopo alcuni giorni, ritroviamo Lazzaro a tavola con Gesù (Giovanni 12:2), prova vivente dell’amore e della potenza del Signore. Allora i capi religiosi decidono di far morire quel testimone ingombrante, il cui esempio attira altre persone al Signore. L’Evangelo non racconta il seguito.

Essere amico di Gesù, essere strappato alla morte, essere a tavola con lui e condividere con lui l’odio dei suoi avversari, tale è la storia di Lazzaro. È anche ciò che Dio propone a ogni credente: provare la gioia di essere amato dal Signore, di essere salvato dalla morte eterna e di ricevere da lui una nuova vita; inoltre, gustare la sua comunione e condividere il suo obbrobrio, se ci considera degni di soffrire per lui. Che programma! Umile per la terra, ma glorioso per il cielo.

mercoledì 14 settembre 2016

14 Settembre

Quando i malvagi, che mi sono avversari e nemici, mi hanno assalito per divorarmi, essi stessi hanno vacillato e sono caduti.
Salmo 27:2

Gesù, ben sapendo tutto quello che stava per accadergli, uscì e chiese loro: “Chi cercate?”
Giovanni 18:4

Perché Gesù è morto?
(Giovanni 18:1-12)

Molte raffigurazioni presentano la morte di Gesù come quella di un martire, di una vittima della malvagità degli uomini. È vero che Gesù è stato condannato ingiustamente da tribunali iniqui, ma è anche vero che ha accettato liberamente di morire per compiere l’opera che il Padre gli aveva affidato, l’unica opera che poteva salvare gli uomini dai loro peccati.
L’Evangelo di Giovanni sottolinea in particolare la calma determinazione di Gesù nel momento della sua morte. Quando i soldati arrivano per arrestarlo, non tenta di fuggire. Si fa avanti, e per ben due volte chiede loro: “Chi cercate?” Essi rispondono: “Gesù il Nazareno!”, e per due volte Gesù dice: “Io sono”. Alla sua parola i soldati, messi improvvisamente in presenza della maestà di colui che sono venuti ad arrestare, indietreggiano e cadono a terra.
Poi, in quel momento estremo, Gesù protegge i suoi discepoli: “Se dunque cercate me, lasciate andare questi”. Con tali parole, Gesù accetta di essere arrestato, ma ordina di lasciare liberi i suoi.

Perché Gesù si è lasciato prendere dai nemici? Lo dice lui stesso al suo discepolo che pensava di doverlo difendere: “Non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?” Gesù si è lasciato prendere perché l’amore di Dio raggiungesse tutti quelli che vengono a lui, per mezzo della fede.

martedì 13 settembre 2016

13 Settembre

Fuggi le passioni giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l’amore, la pace, con quelli che invocano il Signore con un cuore puro.
2 Timoteo 2:22

Non v’ingannate: “Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi”.
1 Corinzi 15:33

Noi e la tentazione

Nell’epoca in cui viviamo, le nozioni di bene e di male sono talmente confuse che anche i credenti sono in pericolo di adottare i modi di fare e di pensare della società. In presenza di un lassismo morale generalizzato, ricordiamoci degli avvertimenti della Parola di Dio e degli esempi che ci dà.
Pensiamo alla fermezza e alla purezza di un Giuseppe di fronte alla tentazione (Genesi 39). È giovane, bello e gode della piena fiducia del suo padrone. Il rango della donna che lo vuole sedurre è molto elevato e la sua insistenza per trascinarlo all’adulterio è accanita. Giuseppe è solo, lontano dalla famiglia, in un paese straniero (si trovava in Egitto, dove i suoi fratelli per gelosia lo avevano venduto come schiavo).
Come si sottrarrà al laccio che si sta stringendo intorno a lui? Egli fugge lontano da quella donna impudica come si fugge in presenza di un serpente. E questa fuga è l’unico atteggiamento saggio.

Ragazzi e ragazze, il Signore vi conceda la grazia di rimanere puri (Ebrei 12:14). Abbiate il coraggio, ad esempio, di chiudere o di buttare via la rivista che vi turba, di cambiare canale se la trasmissione diventa equivoca; evitate le cattive compagnie. Abbiate in orrore il male, vivete nella presenza di Dio leggendo ogni giorno la sua Parola, e chiedetegli di aiutarvi a mantenere con fermezza i suoi insegnamenti. Il Signore è fedele e lo farà certamente.

lunedì 12 settembre 2016

12 Settembre

Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della fede produce costanza. E la costanza compia pienamente l’opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti.

Giacomo 1:2-4


Notti dello spirito e notti del cuore

Per alcuni, la “nascita alla fede” è il risultato di un passaggio tranquillo; per altri, lo spirito trova finalmente la pace con Dio dopo essersi dibattuto a lungo e attraverso circostanze dolorose.
Ma è sempre l’opera della Parola di Dio e del suo Spirito che guida alla fede. È un fatto misterioso, ma sicuro, perché porta l’impronta divina. È un segreto dell’anima, indelebile, per ogni credente.
In seguito, la vita della fede diventa realtà quotidiana, attraverso periodi tranquilli o anche difficili. Per il credente le prove non mancano e la sua fede a volte viene ravvivata. Quanto soffre, nello spirito e nel cuore, colui che è vittima di ingiustizie e che pure crede al Dio di ogni giustizia!

Notte dello spirito, notte del cuore! Quando il credente, come Asaf, si lascia andare ad invidiare “la prosperità dei malvagi” (Salmo 73); quando constato in me l’assenza di zelo, del desiderio di pregare, di leggere la Bibbia: tutto questo, è forse perdere la fede? Il sentimento di tale mancanza non dimostra invece il contrario? Riconoscerlo davanti a Dio è già un atto di fede. Parlargliene con semplicità, pregarlo, è fare affidamento su di lui perché intervenga. È imboccare la via che conduce a ritrovare la luce, la pace e la fiducia in Dio, il cui amore non è mutato.

domenica 11 settembre 2016

11 Settembre

Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della fede produce costanza. E la costanza compia pienamente l’opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti.

Giacomo 1:2-4


Notti dello spirito e notti del cuore

Per alcuni, la “nascita alla fede” è il risultato di un passaggio tranquillo; per altri, lo spirito trova finalmente la pace con Dio dopo essersi dibattuto a lungo e attraverso circostanze dolorose.
Ma è sempre l’opera della Parola di Dio e del suo Spirito che guida alla fede. È un fatto misterioso, ma sicuro, perché porta l’impronta divina. È un segreto dell’anima, indelebile, per ogni credente.
In seguito, la vita della fede diventa realtà quotidiana, attraverso periodi tranquilli o anche difficili. Per il credente le prove non mancano e la sua fede a volte viene ravvivata. Quanto soffre, nello spirito e nel cuore, colui che è vittima di ingiustizie e che pure crede al Dio di ogni giustizia!

Notte dello spirito, notte del cuore! Quando il credente, come Asaf, si lascia andare ad invidiare “la prosperità dei malvagi” (Salmo 73); quando constato in me l’assenza di zelo, del desiderio di pregare, di leggere la Bibbia: tutto questo, è forse perdere la fede? Il sentimento di tale mancanza non dimostra invece il contrario? Riconoscerlo davanti a Dio è già un atto di fede. Parlargliene con semplicità, pregarlo, è fare affidamento su di lui perché intervenga. È imboccare la via che conduce a ritrovare la luce, la pace e la fiducia in Dio, il cui amore non è mutato.

sabato 10 settembre 2016

10 Settembre

Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese.

Genesi 5:24


Per fede Enoc fu rapito perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio lo aveva portato via; infatti prima che fosse portato via ebbe la testimonianza di essere stato gradito a Dio.

Ebrei 11:5
 
Scomparsa misteriosa


Enoc, patriarca vissuto prima del diluvio, è un personaggio straordinario. È soprattutto noto perché fa eccezione alla legge universale della morte. La vita di ogni suo antenato e dei suoi discendenti si conclude con un tragico “poi morì”. Ma non la sua! Enoc “scomparve, perché Dio lo prese” (Genesi 5:24).
Enoc “camminò con Dio”, e in questo era stato “gradito a Dio” (Ebrei 11:5). Il suo comportamento, senza essere contrassegnato da avvenimenti particolari, aveva ricevuto l’approvazione divina.
Inoltre Enoc aveva un segreto. Il suo nome stesso in ebraico significa iniziato, istruito. Dio gli aveva rivelato quello che stava per fare: eseguire il suo giudizio su un mondo di empi. La sua profezia, ricordata nell’epistola di Giuda, conferma quello che lui sapeva e che condizionava il suo comportamento (Giuda 14-15). Il mondo in cui Enoc viveva era condannato. Questo faceva di lui uno straniero sulla terra.
Anche noi, cristiani di oggi, siamo stranieri. Conoscendo, dalla Parola di Dio, il futuro del mondo e il nostro, aspettiamo il ritorno del Signore Gesù per prendere i suoi. Gesù può venire oggi e quelli che l’hanno accettato come loro Salvatore non passeranno per la morte. Saranno improvvisamente mutati e portati via ad incontrare il Signore, nell’aria, con l’immensa folla dei credenti risuscitati e trasformati (1 Tessalonicesi 4:16-17). Ogni nostro lettore ha pure questo segreto e questa speranza?