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venerdì 17 maggio 2024

Una vita cambiata

(Gesù dice:) “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me”.

Apocalisse 3:20

 

Una vita cambiata

 

Carl Lewis, atleta fuori dal comune, è stato l’uomo più veloce del mondo battendo il record dei 100 metri. Ha conquistato nove medaglie d’oro e detiene tre titoli olimpici consecutivi di salto in lungo. Nel corso di un’intervista ha dichiarato:

«Nel giugno del 1981, ho fatto un’esperienza che ha cambiato la mia vita. Stavo partecipando ai campionati americani di atletica in Luisiana, quando Willy G., un caro amico, atleta di fama mondiale di corsa a ostacoli, mi invitò ad andare in chiesa con lui. Io credevo di essere un cristiano perché avevo sempre frequentato la chiesa coi miei genitori, ma quest’idea, che la maggior parte dei cristiani ha, è del tutto sbagliata. Quel giorno il predicatore parlò dell’amore di Dio verso gli uomini e raccontò la venuta di Gesù Cristo sulla terra, la sua vita senza peccato, la sua morte in croce e la sua risurrezione, invitando tutti ad avere una relazione personale con Lui.

Durante la riunione il predicatore fece questa domanda: “Se tu morissi oggi, saresti sicuro di andare in cielo?” Io sapevo di dovermi mettere in regola con Dio ricevendo Gesù nella mia vita; così lo accettai come mio Salvatore e mio Signore. Per me fu una svolta radicale. Trovai anche molti amici credenti che mi incoraggiarono e mi aiutarono a mantenere la buona direzione, quella che onora Dio.»


giovedì 16 maggio 2024

Ideale o realtà?

“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri perché l’amore è da Dio… Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” 1 Giovanni 4:7-8.

L’amore vero è per molti uomini e donne un ideale affascinante, ma irraggiungibile. Sfugge davanti a chi lo cerca, come l’orizzonte davanti a chi cammina. Quante delusioni hanno provato quelli che credevano di averlo finalmente trovato! 

La Bibbia, rivelazione di Dio, ci parla di un amore puro, reale, durevole, dimostrato dai fatti: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” Giovanni 3:16. “Dio è amore. In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo” 1 Giovanni 4:8-9. Gesù è forse morto per persone rispettabili, oneste, meritevoli? No, ma per persone che si oppongono a Dio e fanno il male. Ecco il suo amore!

Ma non è tutto qui. Non solo Dio ha dimostrato di amarci, ma è pronto a comunicare il suo amore a chi accetta il Suo Figlio come proprio Salvatore: “L’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” Romani 5:5. Ecco perché il Signore Gesù può invitarci ad amare i nostri nemici, a fare del bene a quelli che ci odiano, a pregare per quelli che ci perseguitano (Matteo 5:44).

Solo questo amore scaturito da una sorgente divina ci permette di accettare il nostro prossimo, in particolare il nostro coniuge, così com’è, e di amarlo anche coi difetti che ha. 

Chiediamo al Signore la volontà e la forza che spesso ci mancano!

16 maggio - Il timore di Dio

Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria.

Isaia 6:3

 

Gesù Cristo… è il vero Dio e la vita eterna.

1 Giovanni 5:20

 

Il timore di Dio

 

Nel corso dei secoli, i credenti, in presenza di una manifestazione di Dio, hanno provato un senso di fiducia ma anche di timore. Così Mosè, quando ha udito la voce di Dio, si è nascosto la faccia “perché aveva paura di guardare Dio” (Esodo 3:6). Questo timore, che hanno provato anche altri personaggi come il profeta Isaia e l’apostolo Pietro, non è vera e propria paura, ma piuttosto un senso di profondo rispetto, l’emozione di trovarsi in presenza di Colui che ha creato ogni cosa, il solo degno di adorazione e di ubbidienza.

Dio si è rivelato a Mosè dicendogli: “Io sono colui che sono” (Esodo 3:14); un Dio eterno e infinito, senza il quale tutto cadrebbe nel nulla.

Ma questo Dio, che con la sua grandezza ha intimorito tanti uomini fedeli, è anche un Dio di bontà la cui presenza riempie di gioia e di fiducia il cuore del credente. Per questo il credente può dire: “Quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio” (Salmo 73:28).

Rispetto e riconoscenza, questo è l’atteggiamento dell’adoratore. Inchinarsi davanti a Dio per ciò che Egli è, esprimergli stupore e meraviglia per le Sue opere. Ma soprattutto adorare al pensiero che il Dio di ogni eternità è venuto sulla terra nella persona di Cristo, il suo Figlio, che ha sofferto, è morto in croce, ma è poi tornato in vita. E tutto questo per dare a noi una vita senza fine in comunione con lui!


mercoledì 15 maggio 2024

l ritorno del Signore (1/4)

Sai tu che il Signore Gesù Cristo sta per tornare?

Da ogni parte migliaia di persone sono state rese attente a questo fatto solenne e, anche se gli schernitori degli ultimi tempi  affermano: “Dov'è la promessa della sua venuta?” (2 Pietro 3;4) e il malvagio servitore dica nel suo cuore: “il mio signore tarda a venire” (Matteo 24:48), tuttavia “colui che deve venire, verrà e non tarderà” (Ebrei 10:37), e  proprio “all'ora che voi non pensate il Figliuol dell'uomo verrà” (Matteo 24:44). Non si può dubitare che vi sia in coloro che appartengono al Signore una convinzione crescente, basata d'altronde sulla Parola, che ci avviciniamo alla fine della storia della Chiesa sulla terra e che il Signor Gesù sta per venire a prendere i suoi per introdurli nella casa del Padre.

Questo soggetto solenne con quello che ne deriva, è una cosa reale per te? Se no, voglia lo Spirito Santo servirsi di queste poche pagine per risvegliare la tua anima, “perché venendo all'improvviso non vi trovi addormentati” (Marco 13:36). Vi sono quattro cose che desidero presentare brevemente:

1) La promessa della venuta di Cristo.

2) La Persona che viene.

3) Lo scopo della Sua venuta.

4) La preparazione per la Sua venuta.


La promessa della Sua venuta

Vi fu un tempo in cui la Sua venuta come uomo dei dolori era una profezia non ancora adempiuta. Le generazioni si erano succedute, gli imperi erano sorti ed erano stati abbattuti. Israele e Giuda erano stati dispersi o condotti in cattività e un residuo di popolo era rientrato nel paese, ma il Messia promesso non era ancora venuto. La maggior parte di coloro che erano tornati dalla cattività di Babilonia si erano ristabiliti nel paese conservando solo una forma religiosa e dimenticato Colui che doveva venire.  All'improvviso ci fu un gran movimento a Gerusalemme: alcuni stranieri erano arrivati, proclamando la notizia straordinaria che il Re promesso da lungo tempo era nato. Dal palazzo di Erode ai sacerdoti nel tempio, e dai sacerdoti al popolo la notizia si diffuse rapidamente.

Ma quale fu il risultato prodotto dall'annuncio di questo fatto? Vi fu forse da parte dei figli d'Israele una voce unanime di lode a Dio, che adempiva finalmente la sua Parola  mandando il Messia? Ogni viso era forse raggiante di gioia ed ogni cuore esultante? Ahimè no! anzi la tristezza riempi la Città. “Il re Erode fu turbato e tutta Gerusalemme con lui” (Matteo 2:3). Ma perché questo? Se essi avessero tenuto conto delle Scritture a questo riguardo, avrebbero dovuto sapere che Isaia aveva annunziato che il Re sarebbe venuto e avrebbe anche regnato con giustizia. “il Re regnerebbe in giustizia” Isaia 32:1. Ma essi non erano preparati alla presenza di un Re Giusto, ne alla tagliente spada della Sua parola tanto che, dinanzi ai suoi insegnamenti, dovettero esclamare: “Nessun uomo ha mai parlato come costui” (Giov. 7:46) e “Che sapienza è mai questa che gli è data? E come mai si compiono tali potenti opere per mano sua?” Marco 6:2. Quindi ciò che avrebbe dovuto riempire ogni cuore in Gerusalemme di ringraziamenti e di gioia non produsse altro che timore, a causa dello stato del cuore del Suo popolo. La luce di Dio non può far altro che mettere in evidenza le tenebre che albergano nei nostri cuori e la luce doveva essere manifestata. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano nel paese dell'ombra della morte, si è levata una luce” Isaia 9:1. 

Egli era venuto, venuto per rivelare il Padre, venuto non solo come il Messia d'Israele ma come il Salvatore del mondo. Il seguito è noto: Il Figliuolo Unigenito di Dio fu odiato e rigettato, e la sua vita sulla terra fini al Calvario dove fu inchiodato ad una croce e messo a morte per mano di uomini iniqui. “Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più della luce, perché le loro opere erano malvagie” Giov.3:19. 

Iddio, mandando il Signore Gesù, aveva cosi adempiuto la promessa fatta ai padri e i Giudei avevano adempiuto le parole dei profeti condannandolo (Atti 13:27,32, 33). Ma, prima della Sua morte, Colui che era stato promesso lasciò egli pure una promessa ai discepoli che amava. Erano riuniti attorno a Lui, l'ombra terribile della croce era  davanti a loro e il Signore l'aveva già anticipato. Che momento solenne! Pensate al dolore ed alla costernazione, che dovevano dipingersi sulle loro facce mentre  ascoltavano le Sue parole: “Il vostro cuore non sia turbato”, diceva “abbiate fede in Dio e anche in me”. Questo è come se avesse detto loro: Voi che avete fede e fiducia in Dio, benché non lo vediate, ora che io sto per andarmene, abbiate la stessa fiducia in me. Dio vi aveva fatto una promessa per mezzo dei Profeti e l'ha adempiuta fedelmente mandando me. Io vi faccio una promessa, credete che anche io l'adempirò.

Quale era dunque questa nuova promessa? Leggete Giovanni 14:2,3, e la troverete: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore; se no, vi avrei detto che io vado a prepararvi un luogo?”. E se io me ne vado e vi preparo un luogo, tornerò e vi prenderò presso di me  affinché,  là dove io sono, siate ancora voi.


(segue)

15 maggio - Il mondo della notte

Ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio.

Colossesi 1:12, 13

 

Gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.

Romani 13:12

 

Il mondo della notte

 

“Babilonia, il mondo della notte”. Ben visibile sul lato della strada, questo pannello pubblicitario di una discoteca attira gli sguardi e ci fa riflettere. La Bibbia cita sovente Babilonia, capitale dell’Impero Babilonese il cui nome significa “confusione”, famosa nel mondo di allora per i costumi depravati dei suoi abitanti. Ma cosa si va a cercare nei locali notturni? Un momento di oblio e di eccitazione, con l’aiuto dell’alcol, della droga, del ballo sfrenato, della musica assordante… Non è forse la conferma di queste parole della Bibbia: “Gli uomini hanno amato le tenebre più della luce, perché le loro opere erano malvagie” (Giovanni 3:19)? Questo mondo della notte non è soltanto quello delle tenebre fisiche, ma è soprattutto quello delle tenebre morali nelle quali si dibatte il peccatore lontano da Dio.

Dio indirizza ai credenti questo invito: “Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele; perché è vergognoso perfino parlare delle cose che costoro fanno di nascosto” (Efesini 5:11-12). “Poiché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre” (1 Tessalonicesi 5:5). In quei locali notturni il credente non troverebbe altro che amarezza e avvilimento. Lasciamo che la Parola di Dio rischiari la nostra vita e ci preservi dal male. Spandiamo attorno a noi la luce divina: essa mostrerà agli altri la via della pace con Dio, l’unica che dà una felicità durevole, e che nulla ha a che vedere coi piaceri ingannatori ed effimeri che questo mondo offre.

martedì 14 maggio 2024

Egli ci parlava per la via

Quando udiamo i due discepoli del Signore dirsi l'uno all'altro: "Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?", vorremmo fare anche noi la stessa esperienza (Lu. 24:13-35). 

Cosa ci occorre perché il Signore si unisca a noi nelle nostre tappe quotidiane e ci parli per via? Questo racconto risponderà a tale interrogativo se, senza perdere di vista le circostanze particolari di quei due discepoli, ci soffermiamo sul carattere generale degli insegnamenti che troviamo in questo episodio.

I due erano in cammino verso un villaggio di nome Emmaus. Possiamo pensare che tornassero a casa, senza tener conto delle promesse del Maestro, sebbene occupati di quello che era capitato "in quei giorni a Gerusalemme". Non erano gli unici a stupirsi di quegli avvenimenti. La testimonianza delle donne che si erano trovate al sepolcro di buon'ora era sembrata "una favola" per gli apostoli stessi. Il Signore allora ha avuto cura di fare in modo che i suoi si riunissero, in quel primo giorno della settimana, per trovarsi poi fra di loro e agire nei loro confronti secondo i bisogni e lo stato dei loro cuori. 

Così apparve a Maria Maddalena e le parlò, mentre a Pietro e a Giovanni non lasciò altro che la testimonianza del sepolcro vuoto: "Simon Pietro entrò nel sepolcro... Allora entrò anche l'altro discepolo (Giovanni)... e vide e credette" (Gv. 20:6-8). Nei riguardi dei due viaggiatori tristi e delusi che si allontanavano da Gerusalemme, si servirà di cure speciali per ricondurli dove aveva promesso che lo avrebbero incontrato.

Il Signore aveva il desiderio di riunire i suoi intorno a Sé, nel giorno della sua risurrezione. Questo giorno è per i suoi riscattati una controfigura del giorno della Pasqua, un nuovo inizio dei mesi, che simboleggia la vita di coloro che possono dire: "La nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata" (l Co. 5:7), e che possono celebrare la festa dei pani senza lievito con la sincerità e la verità; poiché quella festa rappresentava il cammino di santità che deve seguire ogni conversione.

Gesù dava così tanta importanza alla presenza dei suoi intorno a Sé che è andato Egli stesso a fare con loro una parte del tragitto da Gerusalemme a Emmaus, e a parlare con loro per consolarli e istruirli. Il Signore, più che fare loro dei rimproveri, si stupisce della loro incredulità e della loro lentezza di cuore a credere. Subito ricorda loro che bisognava che il Cristo soffrisse quelle cose, e comincia da Mosé e da tutti i profeti per spiegare loro "in tutte le Scritture" le cose che lo riguardavano. 

E' così che si cura anche della sua Chiesa: "Ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della Parola" (Ef. 5:25-27). Forse qualche rimprovero era da fare a quei discepoli; erano increduli, delusi, non cercavano la compagnia degli altri discepoli... Ma la risposta che il Signore porta a tutte le loro difficoltà è la rivelazione di Se stesso. Egli distoglie i loro pensieri dai loro problemi e dalle loro speranze deluse, per riempire i loro cuori di Lui, scaldare i loro affetti per Lui, spiegando loro le cose che lo riguardano. 

Al termine della tappa, il Signore mette alla prova il lavoro compiuto nei suoi, facendo come se volesse andare oltre. Egli usa la prova per benedire ancora di più. Ma i due discepoli si erano già attaccati a Lui. Come Giacobbe il quale, pur non conoscendo ancora il nome dell'uomo che aveva lottato con lui a Peniel, non voleva lasciarlo andare senza prima di essere stato benedetto, così anch'essi "lo trattennero dicendo: Rimani con noi". 

Allora, a quel profondo desiderio risponde lo stesso amore che vuole solo dare e dare ancora, e che chiede solo di essere così forzato. "Ed Egli entrò per rimanere con loro". Il suo ministerio di grazia si compirà fino alla fine poiché non lascia soli i suoi che desiderano la sua presenza.

Se Gesù è soltanto uno straniero per noi, continuerà la sua strada e noi la nostra. Lui che ci ama non ci chiederà niente finché non lo conosceremo quale Egli veramente è. Ma non appena lo riconosciamo come il Figlio di Dio, il Salvatore che ci ha amati e ha dato se stesso per noi, Egli reclama un posto nei nostri cuori, nella nostra vita, nelle nostre case. Allora entra per rimanere con noi e cenare con noi. 

Colpisce il fatto che Gesù non si sia mai imposto a nessuno. Se invitato, ha accettato l'invito, senza però rinunciare alla libertà e all'autorità di rimproverare e d'insegnare (Lu. 7:36-50, l0:38-42, ll:37-54). Nel caso di Zaccheo ha anticipato Egli stesso un invito che quell'uomo non aveva osato fargli, ed è entrato in casa sua (Lu. l9:1-l0). Se respinto, se ne è andato, senza tentare di convincere quelli che lo scacciavano (Lu. 4:29-3O, 8:37, 9:52-56). Certo, un'occasione che è stata offerta e che è stata disprezzata può non ripresentarsi mai più; e per molti questo rifiuto significherà la perdizione eterna.  

Il Signore dunque, invitato dai suoi, entra con loro. Dopo aver spezzato il pane, apre i loro occhi dopo aver aperto i loro cuori. Così può scomparire, poiché il lavoro compiuto è ormai perfetto e definitivo. Anche noi siamo ogni giorno in cammino. Non possiamo rimanere sempre nelle nostre case, ai piedi del Signore, nell'ascolto della sua Parola, né essere sempre riuniti in assemblea intorno a Lui. Ma anche "in cammino", per strada, possiamo udire la sua voce, se "le cose avvenute a Gerusalemme", le cose che lo riguardano, hanno del valore per i nostri cuori. 

Oggi è compito benedetto dello Spirito di verità di guidarci nella completa verità e lo fa glorificando il Signore Gesù, perché prende quello che è suo e ce lo annuncia (Giovanni l6:l3-l4). Il Consolatore rende testimonianza al Figlio di Dio e lo fa ricordandoci tutte le cose che Egli ha dette, e che fortificano e ravvivano i nostri affetti per Signore (Gv. l4:26).

Come possiamo udire la sua voce? E' vero che spesso, durante la giornata, i nostri occhi sono impediti a causa delle preoccupazioni, della cura che abbiamo di noi stessi, del nostro lavoro, e forse anche per altri motivi meno legittimi... Il Signore che legge nei cuori lo sa. Nondimeno, Egli ci parla, vedendo anche nei nostri cuori quello che soltanto la sua grazia si è compiaciuta di operarvi, e, a nostra insaputa, ci fa giungere le sue parole che ci preparano per il momento in cui potremo dirgli: "Rimani con noi".

Anche gli oggetti che ci circondano possono avere una voce, se ci ricordiamo del modo con cui il Signore sapeva parlarne quando camminava quaggiù. La farina, il lievito, il pane, ci danno abbondanti e profonde istruzioni (Es. 2; Gv. 6: 32-5O, Gv. l2:24, l Co. 5: 6-8 ecc...). Gli uccelli del cielo ci ricorderanno che il nostro Padre celeste ha cura di noi e sa di cosa abbiamo bisogno; "l'equilibrio delle nuvole" ci parla di Colui che è perfetto in conoscenza (Giobbe 37:l6). 

Possiamo anche trarre istruzione da certe scene della giornata. Molti anni fa un fratello ci comunicava le riflessioni che gli aveva ispirato un disegno raffigurante un orologio in una vetrina. Ci diceva che le lancette erano disposte un po' prima delle 12 e che sotto era scritto: E' più tardi di quanto tu  pensi. Evidentemente si riferivano alla mezzanotte. Ed egli aggiungeva: "Noi non avremmo  posto le lancette vicino alla mezzanotte, ma molto più avanti perché sappiamo che la notte è avanzata e il giorno è vicino (Ro. l3:l2). Queste cose possono rianimare in noi, in mezzo all'agitazione del mondo che ci circonda, la beata speranza, la fiducia, la pace. "Rallegratevi sempre nel Signore... Il Signore è vicino. Non angustiatevi di nulla" (FI. 4:6-4).

Ogni essere umano ha bisogno di sapersi amato, e ognuno ha bisogno di amare. Il figlio di Dio ha la risposta perfetta a questo bisogno, poiché "l'amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio" (1Gv. 4:7-10). E' l'amore del Signore che è penetrato nelle perplessità dei due discepoli e che li ha consolati sulla via di Emmaus. E' il loro amore per Lui, ravvivato nei loro cuori, che li ha distolti dai loro pensieri e ha dato loro il desiderio di condividere quella grande gioia con quelli che, come loro, amavano il Signore.

Ora abbiamo una Persona da amare. Conoscere Lui è un privilegio talmente grande da farci mettere al loro vero posto tutte le cose che così tanto ci occupano e che dovremmo considerare come "una perdita" (Fi. 3:8).

Anche noi abbiamo il privilegio di condividere le cose che riguardano il Signore con quelli che hanno parte alle nostre stesse benedizioni. Com'è prezioso, nel culto di adorazione, rallegrarsi insieme di un Salvatore così grande e perfetto, e dirci gli uni agli altri che "abbiamo visto il Signore". E innanzi tutto, dire al nostro Dio e Padre quello che abbiamo potuto afferrare delle glorie e dell'amore del suo Figlio diletto.

14 maggio - I capostipiti di due razze

Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo.

1 Corinzi 15:47

 

Come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati.

1 Corinzi 15:22

 

I capostipiti di due razze

 

Dio presenta nella Bibbia soltanto due grandi “capifamiglia”. Dopo aver disubbidito, il primo uomo, Adamo, diventa il capostipite della razza degli uomini peccatori, come tutti noi siamo. Il secondo uomo, Gesù Cristo, perfettamente ubbidiente a Dio, diventa, dopo la sua morte in croce e la sua risurrezione, il capostipite di una nuova stirpe, quella dei peccatori pentiti, perdonati da Dio e salvati.

Questi due uomini sono i “capi” di due famiglie ben distinte: “Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e qual è il celeste, tali saranno anche i celesti” (1 Corinzi 15:48). La discendenza segue la sorte del proprio capofamiglia: “Come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati”. Ogni uomo discendente dalla stirpe di Adamo, può venire a far parte della discendenza di Cristo. “Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita” (1 Giovanni 5:12). Chi non crede in Lui partecipa alla tragica sorte della stirpe di Adamo: “l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36); ma il credente diventa un figlio di Dio (Giovanni 1:12) quando riceve Gesù come il suo personale Salvatore.

A quale famiglia appartieni? Non correre il rischio di sentirti dire nel giorno del giudizio: Non avete voluto venire a me per avere la vita (Giovanni 5:40).

lunedì 13 maggio 2024

Si abbassò

“Trovato esteriormente come un uomo umiliò se stesso ” Filippesi 2:8.

Un dono straordinario può arrivare in una “confezione” insignificante?

Uno così arrivò a Betlemme. Nessuno si aspettava che Dio arrivasse nel modo in cui lo fece.

Prima di Betlemme il Signore Gesù aveva tutti i benefici della divinità. Era infinito, eterno e sconfinato. Tutte le cose furono fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui neppure una delle cose fatta è stata fatta. (Giovanni 1:13).

Ogni roccia, albero o pianta e come se avesse una targhetta che dice: “fatta dal Signore Gesù”. Il merito della via lattea è suo, ha modellato il sistema solare. Egli chiama ogni stella per nome, ma colui che fece tutto svuotò se stesso. 

Non vide l'essere uguale a Dio come “qualcosa a cui aggrapparsi” (v.6) o da sfruttare a suo vantaggio.

Quando le persone lo derisero, non le trasformò in pietre. Quando i soldati gli sputarono non li fece tornare polvere. Quando il suo popolo gridò contro di Lui non fece scendere dodici legioni di angeli per distruggergli. Si fece “ubbidiente fino alla morte e alla morte della croce” (v.8).

La crocifissione era la forma di esecuzione più cruenta dell'impero romano. Era comunemente riservata agli schiavi o come conseguenza dei crimini più efferati.

Dio si era incarnato. Sopportò i chiodi, ricevette le frustate, portò la vergogna e subii tutte le angherie riservategli dall'uomo.

Il Signore Gesù discese la scala dell'incarnazione uno scalino alla volta.

In natura Dio.

Non si aggrappò all'uguaglianza con Dio.

Scese. Prese forma di servo.

Scese ancora. Si sottomise alla morte.

Scese di nuovo. Persino alla morte della croce.

Giù, giù, giù. Dalla gloria del cielo all'ignominia della croce.

Colui che si abbassò, adesso è innalzato. Colui che è disceso, ora è esaltato.

“Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome” (v.9).

Il nome porta prestigio. Quando il nome della regina Elisabetta viene pronunciato la gente si gira. Quando una lettera è firmata dalla Merkel ha valore. Napoleone, Cesare, Alessandro Magno, tutti questi nomi fecero voltare la testa. Ma vi è solo un nome che porterà “ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra” (v.10) a piegarsi e questo nome è quello del Signore Gesù.

13 maggio - Il disprezzo

Dio è potente, ma non respinge nessuno; è potente per la forza della sua intelligenza.

Giobbe 36:5

 

Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete Dio. Onorate il re.

1 Pietro 2:17

 

Il disprezzo

 

“Il disprezzo è più quotidiano del pane”, osserva l’umanista algerino Noureddine Aba. C’è un proverbio indiano che dice: “Il dardo del disprezzo perfora la corazza della tartaruga”, e questo mette in evidenza quanto sia grande il male che può fare. È il disprezzo del prossimo che porta alla dominazione, all’intolleranza, alle violenze di ogni genere, agli atti di crudeltà. Nella Bibbia non mancano esempi di uomini sprezzanti, e si tratta sempre di persone nemiche di Dio e ribelli. Golia, il gigante Filisteo che sfidava le truppe schierate degli Israeliti, quando vide venirgli incontro Davide, il giovane scelto dall’Eterno, lo disprezzò di fronte a tutti e si fece beffe di lui. Ma fu Davide ad avere l’ultima parola, riuscendo ad uccidere quel gigante che si credeva invincibile (1 Samuele 17:41-54).

Il disprezzo non è altro che una forma di orgoglio che proviene dal nostro cuore malvagio (Marco 7:21, 22); per combatterlo pensiamo sempre che ognuno dei nostri simili è un essere creato, come noi, a immagine di Dio, e come tale meritevole del nostro rispetto. Imitiamo il Signore Gesù che si è fatto uomo per avvicinarsi a noi, e che non ha avuto timore di schierarsi dalla parte degli emarginati e di coloro che erano disprezzati (Matteo 9:10-13; 11:19). E non dimentichiamo che “Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio” (1 Corinzi 1:27-29).

domenica 12 maggio 2024

L’asteroide 1950 DA

Chi mai dice una cosa che si avveri se il Signore non l’ha comandato?

Lamentazioni 3:37

 

Non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto.

Ebrei 4:13

 

L’asteroide 1950 DA

 

Gli asteroidi sono blocchi di materia che ruotano intorno al sole e le cui traiettorie si trovano generalmente fra quelle dei pianeti Marte e Giove; alcuni di essi descrivono orbite eccentriche che permettono loro di avvicinarsi alla Terra. In base ai calcoli degli astronomi, uno di questi asteroidi, denominato 1950 DA, il cui diametro misura circa 1 chilometro, in un lontano futuro potrebbe urtare la terra. Questa notizia, riportata dai mass media senza altre precisazioni, fa prendere coscienza che il nostro pianeta non è al riparo da avvenimenti a dir poco inquietanti.

Tuttavia, come ci ricorda il versetto di oggi, nulla accadrà senza il permesso di Dio: “Egli… sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza” (Ebrei 1:3). I movimenti degli astri sono nelle sue mani; ma verrà il giorno in cui, secondo la Sua volontà, il nostro pianeta sarà distrutto: “I cieli e la terra attuali sono… riservati al fuoco per il giorno del giudizio” (2 Pietro 3:7). Questo momento è forse più vicino di quanto si possa pensare, ma i credenti, secondo la Sua promessa, aspettano “nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia” (2 Pietro 3:13-14).


sabato 11 maggio 2024

Incorruttibile

“Siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio” 1 Pietro 1:23.

Non passa settimana senza che vengano alla luce nuovi episodi di corruzione a tutti i livelli e in ogni campo, politico, economico, religioso, sportivo. Neppure le cause più nobili ne sono esenti. Che fare? disperarsi? scivolare verso l’indifferenza? lasciarci trasportare da questa corrente? 

La Bibbia dice che “la corruzione è nel mondo a causa della concupiscenza” (2 Pietro 1:4), e che questa concupiscenza abita nel cuore di ogni essere umano (Giacomo 1:14). Dunque, siamo tutti interessati; nessuno si illuda di essere incorruttibile, di non avere desideri impuri, aspirazioni illecite, impulsi verso il male. 

Ma la Bibbia ci mostra pure come possiamo sfuggire alla corruzione che è nel mondo: ricevendo da parte di Dio la Sua stessa natura. Il seme incorruttibile della Parola di Dio, quando è accolto nel cuore, produce un frutto incorruttibile, una nuova natura. Chi crede in Gesù Cristo riceve la vita eterna e il possesso di “un’eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile… conservata in cielo” (1 Pietro 1:4). 

Appropriatevi delle promesse meravigliose che ogni giorno potete scoprire nella Bibbia e mantenete vivo il contatto con Lui mediante la preghiera. Solo così troverete la forza per sfuggire alla tentazione ed evitare il peccato.

11 maggio - Per correre bene

Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù.

Ebrei 12:1-2

 

Per correre bene

 

Il cammino di fede del cristiano sulla terra è spesso paragonato nella Scrittura ad una gara, a uno di quei campionati sportivi che si svolgevano regolarmente all’epoca dell’Impero Romano. Nel versetto di oggi ci sono presentate alcune condizioni necessarie per correre la buona “gara” nella fede. Il credente deve mettere da parte due cose: “il peccato che così facilmente ci avvolge” e “ogni peso”. Infatti, sia il peccato sia le eccessive occupazioni e preoccupazioni ostacolano la corsa della vita dell’uomo di fede. Abbiamo un esempio di questo quando i due discepoli del Signore, Pietro e Giovanni, corsero verso il sepolcro nel quale il Signore Gesù era stato posto (Giovanni 20:4). Giovanni arrivò per primo, poi giunse Pietro; che fosse rallentato nella sua corsa dal peso che portava sul cuore per aver rinnegato il Signore?

Non è detto che i “pesi” siano sempre cose cattive; qualsiasi attività o pensiero che assorbano in modo eccessivo il nostro tempo o le nostre energie possono essere degli ostacoli che frenano il nostro progresso spirituale e rallentano la nostra “corsa”. Persino un servizio per il Signore può diventare un peso se lo svolgiamo contando sulle nostre forze o avendo come obiettivo una nostra gratificazione personale. Per capire cos’è che costituisce un peso, dobbiamo solo incominciare a correre! Solo così ci accorgeremo quali sono le cose che ci ostacolano e potremo metterle da parte con l’aiuto del Signore.

venerdì 10 maggio 2024

Avvocato

“Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto” 1 Giovanni 2:1.

L'avvocato è colui che si convoca per farsi assistere nel momento del bisogno. “Parakletos” ,Dal greco, significa “chiamare accanto, al proprio fianco” e descrive chiunque sia convocato per l'assistenza di un altro; lo stesso termine si trova anche in Giov. 14:16; 15:26; 16:7, dove è tradotto con “Consolatore”.

Se non fosse per Cristo non avresti nessun avvocato nel cielo. Non verrebbe detto nulla a tua difesa. Nessuno metterebbe una buona parola per te. 

Ci sarebbe solo un accusatore. La Bibbia ci insegna che Satana è: “l'accusatore dei nostri fratelli, colui che giorno e notte li accusava davanti al nostro Dio” Apoc.12:10. 

E il verdetto sarebbe: colpevole, colpevole, colpevole.

Non avresti nessuna difesa e nessuno verrebbe in tuo aiuto. Ma Cristo ci ama e così agisce quando pecchiamo: Egli accorre puntualmente accanto al nostro fianco per ristabilire la comunione interrotta. 

Una delle grandi verità sottolineate dall'apostolo Giovanni è che grazie al Signore Gesù, un giorno incarnatosi e venuto fra noi come uomo, ora possiamo avere “comunione” con Dio ed ora che è nel cielo continua a “lavorare” per noi affinché questa comunione rimanga.

Da notare che in questo versetto c'è un elemento molto importante che non va trascurato. E' scritto: “e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre” . Non è scritto presso Dio, bensì presso il Padre. La nostra posizione di figli rimane invariata ma abbiamo bisogno di ristabilire la comunione che è stata interrotta a causa del peccato perché, questo, innalza sempre una barriera fra noi e Dio.

Notiamo che il nostro avvocato è Gesù Cristo, il giusto, qualifica unica e indispensabile per il nostro difensore davanti a Dio.

“Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio” 1 Pietro 3:18.

Siamo stati purificati da ogni iniquità per mezzo di un Salvatore “giusto” e siamo conservati nella comunione con Padre per mezzo di un avvocato “giusto”.

10 maggio - “Sciogliti le catene”

Se… il Figlio (di Dio) vi farà liberi, sarete veramente liberi.

Giovanni 8:36

 

Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla.

1 Corinzi 6:12

 

“Sciogliti le catene”

Isaia 52:2

 

Si racconta che un fabbro del Medio Evo si vantava di forgiare delle catene che nessuno poteva rompere. Ma un giorno fu imprigionato con l’accusa di tradimento e incatenato. Col suo occhio esperto cercò di trovare qualche imperfezione in quelle catene, qualche punto debole… ma purtroppo era legato con le catene che egli stesso aveva fabbricato!

Facciamo attenzione a non fabbricarci le nostre proprie catene. Il giovane ricco che si era gettato ai piedi di Gesù era pieno di buoni sentimenti, al punto che “Gesù, guardatolo, l’amò” (Marco 10:17-22). Ma si era lasciato legare da una catena che non riuscì rompere: l’amore per le ricchezze. Anche Giuda amava il denaro e, per una misera cifra, tradì Gesù, il suo Maestro (Matteo 26:15). Salomone, uomo molto saggio, si era lasciato legare da un’altra catena, l’amore per le sue numerose donne, le quali alla fine lo trascinarono all’idolatria (1 Re 11:1-8).

Alcune “catene” si rivelano subito molto pesanti: l’alcol, la droga, il fumo. Altre sono come collane piacevoli da portare: l’ambizione, la gloria, gli svaghi, la ricerca sfrenata delle comodità; si tratta di catene leggere, che sembrano facili da rompere, ma quando si impadroniscono della nostra vita ci possono legare fino al punto di renderci schiavi.

Se ci siamo lasciati avvolgere da qualche catena, gridiamo al Signore, il solo che può liberarci, e attacchiamoci a Lui; allora saremo veramente liberi!


giovedì 9 maggio 2024

Svelare

“Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba” Apoc. 1:9-10.

Su una desolata e pietrosa isola nel mar Egeo, viveva prigioniero un uomo anziano di nome Giovanni. Era probabilmente preoccupato per i credenti cristiani sul continente. Il suo cuore di pastore soffriva per questa forzata lontananza. Quanti fratelli e quante sorelle aveva lasciato là poco distanti da quell'isola. Quel piccolo numero di discepoli che avevano iniziato a seguire il Signore con lui erano morti. Secondo notizie storiche Paolo era morto di spada a Roma, Pietro era stato crocifisso a testa in giù; Giacomo fratello di Giovanni decapitato da Erode Agrippa, Marco era stato trascinato per le strade di Alessandria con un cavallo e poi messo al rogo, Luca morto martire a Tebe e Matteo ucciso ad Est della Palestina. Avrebbe avuto tutti i motivi per essere scoraggiato ma Dio aveva per lui una altra rivelazione che concerneva le cose avvenire e i giudizi che sarebbero caduti su questo mondo.

Il libro dell'Apocalisse è notoriamente uno dei più difficili e sbalorditivi libri del Nuovo Testamento. Grazie al vasto progresso tecnologico di questi ultimi anni questo libro può essere compreso più facilmente, perché molte delle cose che pensavamo fossero simboliche sono divenute realtà in questo mondo.

Ma Giovanni scrisse anche per voi e me e al tempo in cui viviamo: le sue visioni non hanno lo scopo di confonderci ne di disorientarci; dopo tutto “Apocalisse” è un parola greca che significa “svelare”, “rendere chiaro”.  Quanto abbiamo bisogno oggi di udire che il male non rimarrà impunito e che Dio giudicherà, che scegliere di rimanere lontani da Dio è una scelta terribile. 

Per qualcuno, questo ultimo messaggio di Giovanni concernente il futuro può sembrare fosco e deprimente; però Giovanni sapeva che la peggior cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stata quella di rassicurare la gente dicendo che sarebbe filato tutto liscio e che non c'era alcuna ragione di preoccuparsi della malvagità del mondo e del giudizio di Dio.

09 maggio - Senza il giorno del Signore, non possiamo vivere

Un giorno nei tuoi cortili vale più che mille altrove. Io preferirei stare sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi.

Salmo 84:10

 

Mi sono rallegrato quando m’hanno detto: “Andiamo alla casa dell’Eterno”.

Salmo 122:1

 

Senza il giorno del Signore, non possiamo vivere

 

Una domenica dell’anno 304, nell’Africa del Nord, alcuni cristiani furono arrestati perché si erano radunati per adorare Dio. Quando il giudice chiese a Emeritus, il padrone di casa, per quale motivo aveva invitato quelle persone a casa sua, egli rispose: “Sono miei fratelli e sorelle”. Ma il proconsole insisteva: “Avresti dovuto impedire loro di entrare in casa tua”. “Non potevo, rispose Emeritus. Senza il giorno del Signore noi non possiamo vivere”.

Per quei cristiani, radunarsi la domenica, vale a dire nel “giorno del Signore” (questo significa la parola “domenica”) era una necessità vitale. Senza questo la loro vita non avrebbe avuto senso.

E noi che siamo cristiani, che cosa facciamo la domenica? Siamo desiderosi, come quei testimoni coraggiosi, di radunarci coi nostri fratelli e le nostre sorelle per adorare Dio? Oppure troviamo tutte le scuse possibili per non farlo? In tutti gli stati occidentali la domenica è un giorno di riposo; usiamolo per il Signore, piuttosto che lasciarci svuotare dagli svaghi che ci fanno dimenticare Dio e che ci privano della gioia della sua comunione.


mercoledì 8 maggio 2024

La storia dell’uomo povero e saggio (2/2)

Un uomo saggio.

L’uomo che ha salvato la città non aveva beni materiali, ma aveva altre cose: possedeva la saggezza e ha potuto salvare la città (v. 15). L’esatte circostanze della liberazione di questa città non ci sono riportate, ma vediamo nella saggezza di questo uomo una bella immagine del Signore Gesù: “Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Corinzi 1:24). Il Signore Gesù è la “saggezza” impersonificata che può essere trovata da coloro che la cercano (Proverbi 8:12, 17) e riguardo a tutti coloro che l’hanno trovata Paolo scrive: “voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Corinzi 1:30).

Dalla sua infanzia, è stato detto del Signore Gesù “era pieno di saggezza” (Luca 2:40); a dodici anni si è seduto nel tempio fra i dottori della Legge facendo loro delle domande e “tutti quelli che lo udivano si stupivano del Suo senno e delle sue risposte” (Luca 2:47).

La Bibbia ci dice, quanto alla Sua giovinezza: “Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2:52) e le persone si chiedevano stupite: “Da dove Gli vengono tanta sapienza e queste opere potenti?” (Matteo 13:54).

Infine la Sua grande saggezza si è manifestata nel fatto che non ha mai fatto niente che non fosse pertinente e intelligente; ha sempre fatto quello che bisognava fare al momento e nel modo più opportuno (Luca 23:41). Tuttavia, benché molti si meravigliassero della Sua saggezza, pochi credevano in Lui.


La salvezza per mezzo della saggezza.

In che modo si è manifestata la saggezza dell’uomo povero e saggio? Non ci è detto, ma il fatto che abbia salvato la città mette in risalto tutta la sua saggezza. La nostra salvezza mostra, nello stesso modo, l’immensa saggezza di Dio. Alla croce del Golgota essa brilla con splendore; là dove Satana pensava di aver riportato la più grande delle vittorie, di fatto ha subito la disfatta finale. Il Signore Gesù è stato crocifisso in debolezza, ma sulla croce ha vinto “con la Sua morte colui che aveva il potere sulla morte, il diavolo e ha liberato tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la vita” (Ebrei 2:14-15). Quella che sembra essere una infamante disfatta è in realtà un’eclatante vittoria. Sì là dove il Signore Gesù ha sofferto ed è morto in modo così indescrivibile, ha riportato la più grande vittoria. Con Paolo possiamo esclamare: “Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono inscrutabili i Suoi giudizi e ininvestigabili le Sue vie” (Romani 11:33).

La saggezza di Dio non si manifesta anche nel messaggio dell’Evangelo e attraverso coloro che credono? Il messaggio di Cristo crocifisso è: “per i giudei uno scandalo per i gentili pazzia” ma i credenti vi riconoscono la potenza di Dio: Paolo scrive: “Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione” (1 Corinzi 1:21).

Il mondo attuale con la sua propria saggezza è incapace di comprendere la saggezza di Dio (1 Corinzi 2:8). Soltanto una fede semplice può conoscere ed ammirare questa saggezza. Così coloro che credono al vangelo sono una testimonianza vivente della saggezza di Dio. A questo riguardo Paolo scrive: “Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; …  perché nessuno si vanti di fronte a Dio” (1 Corinzi 2:26-29). Sì “In Dio stanno la saggezza e la potenza, a lui appartengono il consiglio e l’intelligenza” (Giobbe 12:13).


 Ci ricordiamo regolarmente di quello che il Salvatore ha fatto per noi?

Un uomo dimenticato.

Quando la piccola città è stata salvata dall’uomo povero e saggio, i suoi abitanti hanno dimenticato molto presto “l’autore della loro salvezza”; passato il grande pericolo il salvatore è stato completamente dimenticato: “Nessuno si ricordò di questo uomo povero” (v. 15).

È cambiato qualche cosa oggi? Il mondo che ha rifiutato il Salvatore, all’epoca della Sua venuta, lo rifiuta ancora oggi, Satana non risparmia nessun mezzo per cancellare il Suo ricordo e far credere che oggi è ancora nella tomba. Molti non conoscono neppure il Suo Nome. Chi pensa alla riconciliazione che il Signore Gesù ha fatto “mediante il sangue della Sua croce?” (Colossesi 1:20) Chi pensa all’alto prezzo che ha pagato “quale riscatto per tutti?” (1Timoteo 2:6) Anche fra coloro che conoscono il Suo Nome e si dicono cristiani pochi lo conoscono veramente come Signore e Salvatore. Alcuni apprezzano il lato caritatevole della Sua Persona ma non si curano in nessun caso delle Sue esigenze e dei Suoi interessi; “tutti cercano i loro propri interessi e non quelli di Gesù Cristo” (Filippesi 2:21). Che cosa ne è di noi, amici credenti? Ci ricordiamo regolarmente, anche durante la settimana, con cuore riconoscente di quello che il Salvatore ha fatto per noi? Ci ricordiamo della grande e difficile opera di redenzione che ha compiuto sulla croce del Golgota? Ci ricordiamo del grande prezzo che ha pagato per noi? Lui è l’oggetto della nostra lode e adorazione? I nostri cuori sono ripieni di Lui?


Essere liberati e dimenticare Colui che ci ha salvati, è possibile?

In memoria di Lui.

La fine di questo corto racconto è triste: “Nessuno si ricordò di questo uomo povero”. Com’è possibile? Essere liberati e dimenticarsi di Colui che ci ha salvato? La domanda si pone anche a noi oggi in rapporto a Cristo, di cui l’uomo povero e saggio è una debole immagine; quale è la nostra risposta verso Colui che è divenuto infinitamente povero per renderci ricchi per sempre? Quale posto occupa Colui che ci ha salvati per l’eternità grazie alla Sua grande saggezza? Prima di lasciare questa terra il Salvatore ha mostrato ai Suoi discepoli come dovevano ricordarsi di Lui durante la Sua assenza. “Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi” (Luca 22:19-20). Dopo la Sua ascensione in gloria, il Signore ha dato all’apostolo Paolo una rivelazione riguardo a questi stessi segni: “Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Corinzi 11:26). Da allora questo è il grande privilegio di tutti coloro che amano il Signore Gesù di rispondere al Suo grande desiderio e di partecipare alla cena del ricordo ogni primo giorno della settimana (Atti 20:7). Ben presto verrà il momento in cui non avremo più da rispondere a questo desiderio del Signore sulla terra perché, in effetti, quando tornerà per prendere tutti i credenti ed introdurli nella casa del Padre questo tempo sarà finito. Saremo con Lui, “Lo vedremo come Egli è” (1 Giovanni 3:2). Ma per coloro che conoscono il desiderio “dell’uomo povero e saggio”, ancora oggi l’invito del Signore si fa udire. “Fate questo in memoria di Me”.  Caro lettore se non hai ancora risposto al desiderio di Colui che ti ha salvato … che cosa aspetti?    

08 maggio - Gioia o dolore per i vostri genitori?

Un figlio saggio rallegra suo padre, ma un figlio stolto è un dolore per sua madre.

Proverbi 10:1

 

Gioia o dolore per i vostri genitori?

 

È una grande benedizione avere genitori credenti. I figli, naturalmente, pensano poco alle sollecitudini dei loro genitori e alle fatiche che affrontano perché i loro figli crescano sani e felici. Anni di sincere preghiere e amorevole interesse sono consacrati a loro. E fra tutte le loro aspettative, quella più importante è che il figlio riconosca un giorno davanti a Dio il suo stato di peccatore e possa fare l’esperienza del Suo perdono e della Sua grazia.

Che gioia per i genitori vedere che è valsa la pena occuparsi di loro con tanta dedizione! E che gioia anche per gli altri credenti, che condividono la stessa fede di quei genitori! L’apostolo Giovanni scriveva: “Mi sono molto rallegrato di aver trovato fra i tuoi figli alcuni che camminano nella verità” (2 Giovanni 4). Che privilegio quando i figli scelgono la Parola di Dio come guida della loro vita!

Ma il versetto citato oggi dimostra che le cose possono anche andare diversamente. Finché un ragazzo vive in un ambiente cristiano, la sua crescita spirituale è favorita. Ma più tardi, quando diventa indipendente, l’influenza del mondo può farsi sentire e la vita può prendere una cattiva piega. Non basta essere cresciuti in una famiglia cristiana per essere salvati. Ci vuole una fede personale, una decisa presa di posizione in favore della Verità, una ferma volontà di appartenere al Signore. È proprio ai figli dei credenti che sono rivolte le parole di Proverbi 23:26: “Figlio mio, dammi il tuo cuore”.

I giovani cresciuti in famiglie cristiane possono non avere gravi peccati da confessare a Dio, ma devono sottomettere completamente il loro cuore al Signore. Questo è quello che Egli chiede; non domanda niente di più, ma neppure di meno.

martedì 7 maggio 2024

La storia dell’uomo povero e saggio (1/2)

Ho visto sotto il sole anche questo esempio di saggezza che mi è parsa grande. C’era una piccola città, con dentro pochi uomini; un gran re le marciò contro, la cinse d’assedio e le costruì contro dei grandi bastioni. Ora in essa si trovò un uomo povero e saggio che con la sua saggezza salvò la città. Eppure nessuno conservò ricordo di quell’uomo povero. 

Allora io dissi: «La saggezza vale più della forza»; ma la saggezza del povero è disprezzata e le sue parole non sono ascoltate.                                                       

(Ecclesiaste 9:13-16)


La storia dell’uomo povero e saggio di Ecclesiaste 9 è una delle rare parti di questo libro che ci presenta la persona del Signore Gesù. È Salomone, a cui l’Eterno aveva dato la saggezza in risposta alla sua preghiera (1 Re 3:9-12) che ha scritto questo racconto così profondo e straordinario.


Una piccola città e un grande re.

Una piccola città con pochi abitanti è sottoposta agli attacchi di un gran re che la circonda e costruisce delle grandi opere per assediarla (v. 14). Di fronte alla superiorità del nemico non c’è alcuna speranza di salvezza per questa città, ma in lei vi è un uomo povero e saggio che la salva per mezzo della sua saggezza; tuttavia nessuno si ricorderà di questo uomo povero (v.15). In questo uomo povero e saggio possiamo vedere una figura del Signore Gesù.

Il grande re che assedia la città si riferisce a Satana: “il principe di questo mondo” (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11) e non solo ma anche “il dio di questo mondo” (2 Corinzi 4:4). Nella stessa maniera in cui  la città era prossima a cadere nelle mani del re nemico, anche noi siamo sotto il potere di Satana e delle tenebre (Atti 26:18; Colossesi 1:13) e umanamente parlando, di fronte al potere di Satana, non abbiamo alcuna speranza di salvezza; l’uomo naturale non può competere con la potenza e l’astuzia del diavolo. La triste storia della prima coppia umana ce lo prova. Lo stato in cui ci troviamo rende impossibile ogni liberazione: “eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati” (Efesini 2:1).

La nostra salvezza è stata compiuta da una persona sconosciuta dal mondo.


Un uomo sconosciuto.

Leggendo questa corta storia rileviamo che non ci è riportato il nome di questo uomo povero e saggio; la salvezza di questa città è stata possibile grazie ad una persona che non aveva nessun ruolo importante fra i suoi contemporanei.

È così della nostra salvezza che è stata compiuta da una persona sconosciuta dal mondo e dalla quale nessuno si aspettava alcunché. Quando il Signore Gesù è venuto in questo mondo, è stato disprezzato e rifiutato dagli uomini; fino da prima della Sua nascita, “non c’era posto per Lui” (Luca 2:7). Il mondo che Lui stesso aveva creato, non lo conosceva, e il Suo popolo, di cui si era preso cura durante numerosi secoli, non voleva saper niente di Lui: “È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:11); “neppure i Suoi fratelli credevano in Lui” (Giovanni 7:5). Isaia scrive di Lui profeticamente: “Non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna” (Isaia 53:2-3). Dalla mangiatoia alla croce, il Signore Gesù è stato uno straniero in questo mondo; in generale, i suoi contemporanei non gli hanno prestato molta attenzione.


Un uomo povero.

L’uomo che con la sua saggezza ha salvato la città assediata era povero (v. 15). Il Signore Gesù era ricco, infinitamente ricco, ma “Si è fatto povero per voi affinché mediante la Sua povertà voi poteste diventare ricchi” (2 Corinzi 8:9). Questa grande povertà che il Signore ha scelto si è manifestata nella Sua profonda umiltà: Lui, il Dio creatore, è divenuto Uomo, simile alle Sue creature, “Lui che sostiene tutte le cose con la parola della Sua potenza” (Ebrei 1:3), è divenuto un umile servitore e “ha imparato l’obbedienza dalle cose che soffrì” (Ebrei 5:8). La Sua povertà è andata ancora oltre. Nella Sua umanità sulla terra non ha frequentato le alte sfere sociali, né abitato in splendide case. È cresciuto in un ambiente semplice, se non addirittura povero, mettendo la Sua grazia a disposizione degli indigenti e dei malati. Appena nato, sua madre lo ha posto in una mangiatoia per gli animali; adolescente ha vissuto nella casa di un carpentiere; non disponeva del denaro per pagare la tassa per il tempio (ma poteva ordinare ad un pesce di portarglieLo – Matteo 17:27). Su questa terra non aveva un luogo dove posare il capo (Matteo 8:20; Luca 9:58). Il punto massimo della Sua povertà è al Golgota, sulla croce, dove è stato innalzato, dove ha sofferto ed è morto per il peccato. Là è stato “soppresso” e non aveva più niente (Daniele 9:26). In quel momento, non solo ha dato tutto quello che aveva, ma ha dato Se stesso.


(continua e si conclude domani)

07 maggio - Un dio a nostra immagine?

Tutti gli dèi delle nazioni sono idoli vani; l’Eterno, invece, ha fatto i cieli.

Salmo 96:5

 

Benché si dichiarino sapienti, son diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

Romani 1:22, 23

 

Un dio a nostra immagine?

 

Fin dall’inizio dell’umanità, Dio si è fatto conoscere dagli uomini come il creatore di tutto, e ha comunicato con loro. Ma il peccato ha ottenebrato la loro intelligenza e gli uomini si sono fabbricati degli idoli di ogni tipo e “hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno” (Romani 1:25). Forse si dirà che nei nostri paesi occidentali il rischio di ritornare alle pratiche pagane è pressoché inesistente. Eppure, anche senza arrivare a farsi un dio di legno o di pietra, ci si potrebbe fare un Dio secondo la nostra immagine, attribuendogli le stesse debolezze umane, le stesse limitazioni, gli stessi peccati. Ma non è questo il Dio col quale tutti avranno a che fare un giorno! L’immaginazione degli uomini non può cambiare il vero Dio. Egli dice di sé: “Io sono Dio, e non ce n’è alcun altro; sono Dio, e nessuno è simile a me” (Isaia 46:4, 9).

Il vero Dio si è rivelato nella persona di Cristo venuto sulla terra. Egli ci ha mostrato chiaramente che Dio è purezza e santità, e quali sono i suoi progetti d’amore per l’uomo. Se Dio è intransigente riguardo al peccato, ama però i peccatori e offre loro un Salvatore. Chiunque riconosce i propri peccati e crede che essi sono stati giudicati sulla santa persona di Gesù Cristo, è definitivamente al riparo da ogni condanna. Tale è il grande Dio d’amore in cui crediamo, un “Dio giusto”, al di fuori del quale “non c’è Salvatore” (Isaia 45:21).

lunedì 6 maggio 2024

E' anche la vostra storia?

Un credente scriveva queste parole: Iniziai a leggere la Bibbia spinto solo dalla curiosità ma più la leggevo e più sentivo turbato. I pilastri delle mie convinzioni si stavano man mano sgretolando fino a che lessi in Isaia : “Dalla pianta del piede fino alla testa non v'è nulla di sano (in me)” Isaia 1:6.  Questo sono io. E' la mia storia. Poi dopo alcuni giorni lessi: “O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare” Isaia 55:1. Follia! Mi dissi. Senza pagare? Non dovevo fare niente, solo andare?

Lessi del Signore Gesù che diceva: “Un uomo preparò una gran cena e invitò molti; e all'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, perché tutto è già pronto" Luca 14:16-17. Voleva la casa piena e la cosa mi toccò nel cuore. Parlava di me.

Udii il suo invito: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” Matteo 11:28. Sono andato, non potevo rifiutare un tale invito.

Mi ha detto: “Picchiate e vi sarà aperto” Matteo 7:7. La porta era stretta  (Matteo 7:17). Bisognava lasciare fuori ogni propria pretesa e convinzione. Sulla porta  e come se ci fossero tre la prima: “Senza spargimento di sangue non c'è remissione” (Ebrei 9:22). La seconda: “la vittima, per essere gradita, dovrà essere perfetta: non dovrà avere difetti” Levitico 22:21. La terza :“sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia” 1 Pietro 1:18-19.

Sono entrato e con tutti quelli che erano entrati prima di me e ho detto: “Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori” 1 Timoteo 1:15.

06 maggio - Condizione interiore

Chi conosce i suoi errori? Purificami da quelli che mi sono occulti.

Salmo 19:12

Non sapete che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta?

1 Corinzi 5:6

 

Condizione interiore

 

Con una spaventosa caduta, l’albero più bello del giardino si abbatté al suolo durante una tempesta. Quando tornò la calma, Piero uscì per valutare il danno. Esaminando il tronco, si rese conto che la burrasca non era stata l’unica causa dell’accaduto. L’interno del tronco era malato. Si ricordò che una volta, quando era ancora bambino, aveva tagliato la corteccia dell’albero con un’ascia. A quell’epoca l’albero era ancora giovane, ma a lungo andare il danno aveva portato delle conseguenze: qualche microrganismo si era infiltrato, e l’albero aveva iniziato a marcire nell’interno. Nonostante ciò era cresciuto e sembrava forte, ma nel giorno della tempesta fu sradicato a causa della sua debolezza nascosta.

Anche noi cristiani possiamo cadere se siamo deboli spiritualmente. Una cattiva abitudine può corrodere il nostro vigore spirituale. Un peccato nascosto o una cattiva coscienza possono contribuire a indebolire la nostra resistenza al male. Quanto ci è dunque necessario scrutare in tutti gli angoli del nostro cuore e lasciare che Dio ci purifichi dai peccati nascosti! E per non cadere sono necessarie alcune misure preventive: la preghiera, la lettura della Bibbia, il mantenimento di comunione con il Signore e con gli altri credenti, l’impegno nella testimonianza. Così saremo forti e potremo resistere alle tempeste.

domenica 5 maggio 2024

05 maggio - Cristiani di nome o di fatto?

Gesù gli rispose: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio… non può entrare nel regno di Dio”.

Giovanni 3:3, 5

 

Cristiani di nome o di fatto?

 

Ecco una dichiarazione sorprendente di Gesù Cristo! Tuttavia, se ti dici cristiano, devi accettare questo suo insegnamento.

Tu non puoi vedere il regno di Dio, né entrarvi, senza essere nato di nuovo. Questa verità capitale non è sempre compresa, nemmeno da coloro che frequentano una chiesa o che aspirano lealmente a conoscere Dio. Prima di tutto è necessario capire e ammettere che la natura umana non può piacere a Dio a causa del male che è in essa. Non vi è nulla che lo possa soddisfare e condurre l’uomo alla salvezza. Tu puoi osservare tutte le pratiche e i riti cosiddetti “cristiani”, ma non arriverai mai a soddisfare le esigenze di Dio, né ad ottenere il suo perdono. Puoi essere assiduo alle funzioni religiose, conoscere la Bibbia, essere affabile col tuo prossimo, senza per questo essere salvato ed entrare nel regno di Dio. Tutto ciò ti potrà stupire, eppure non c’è alcuna possibilità di evitare la condanna di Dio senza l’intervento di Dio stesso.

Ma se riconosci questa mancanza di relazione con Dio e la tua incapacità a realizzarla, un solo sguardo di fiducia rivolto a lui, un atto di fede nell’opera che Gesù Cristo ha compiuto sulla croce, sarà sufficiente perché Egli ti trasmetta una nuova vita grazie alla potenza del suo Spirito. Così tu sarai “nato di nuovo” e Dio ti farà entrare nel suo cielo. “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura” (2 Corinzi 5:17).