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giovedì 30 novembre 2017

30 novembre

Tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria.
Luca 10:41-42

Una cosa ti manca ancora.
Luca 18:22

Una cosa ti manca

Di fronte a qualcuno che ha deciso di porre fine alla sua vita a volte pensiamo: eppure non gli mancava nulla per essere felice. La Bibbia usa un’espressione contraria: “una cosa sola” conta veramente per essere felici.
L’Evangelo ci riporta l’episodio di un giovane ricco che era alla ricerca della pace interiore (Luca 18:18). “Una cosa ti manca ancora”, gli dice Gesù; per trovarla devi essere capace di condividere le tue ricchezze con i poveri. Il suo denaro gli invadeva la vita causandogli molte preoccupazioni, perché essere troppo attaccati ai propri beni rende infelici e mette Dio in secondo piano.
Lo stesso Evangelo ci presenta Marta, lavoratrice instancabile, ma con il cuore pieno di affanno. Il Signore Gesù le dice: “Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria”, quell’unica cosa importante che Maria sua sorella aveva compresa: fermarsi ai piedi di Gesù per ascoltare le sue parole, stare in sua compagnia e godere della sua presenza. È in quella posizione che troviamo la forza interiore per far fronte, con serietà, gioia ed impegno, a tutti gli obblighi del nostro lavoro, senza esaurire le nostre forze.

Per l’apostolo Paolo “una sola cosa” aveva valore: applicarsi con tutte le forze a conoscere meglio il suo Salvatore, a servire meglio il suo Maestro, l’unico capace di soddisfare i bisogni più segreti e profondi (Filippesi 3:14). Se questo è anche lo scopo della nostra vita, allora possederemo quella “sola cosa” che conta.

mercoledì 29 novembre 2017

29 novembre

L’Eterno formò l'uomo dalla polvere della terra. Sei polvere e in polvere ritornerai.
Genesi 2:7; 3:19

Finché la polvere torni alla terra… e lo spirito torni a Dio che l'ha dato.
Ecclesiaste 12:9

Tu m’hai posto nella polvere della morte.
Salmo 22:15

La polvere della morte

Il primo uomo, Adamo, messo nel giardino di Eden ha disubbidito alle parole di Dio, dando ascolto alle parole di Satana. Così ha peccato e si è esposto alla condanna divina: “Tu sei polvere e polvere ritornerai”; questa era l’applicazione dell’avvertimento che aveva precedentemente ricevuto: in caso di disubbidienza “certamente morrai” (Genesi 2:17).
In contrasto con Adamo e la sua discendenza, Gesù Cristo, “il secondo uomo è dal cielo” (1 Corinzi 15:47), è venuto dal cielo, assolutamente senza peccato, non avendolo né provato né commesso (2 Corinzi 5:21; 1 Pietro 2:22). Come poteva il suo corpo ritornare alla polvere? La morte non aveva alcun diritto su di lui. Eppure è dovuto morire, lui giusto per noi ingiusti, per espiare i nostri peccati. Gesù è dovuto entrare nel regno della morte; in questo senso è detto di Lui profeticamente: “Tu m’hai posto nella polvere della morte”.
È vero, Gesù ha conosciuto la morte in quanto “salario del peccato” (Romani 6:23), ma vi è entrato volontariamente e ne è uscito vincitore. Il corpo di Gesù, posto in una tomba, non poteva conoscere la decomposizione (Salmo 16:10) e neppure entrare in contatto con essa: il lenzuolo che lo avvolgeva era nuovo (Matteo 27:59), e in quel sepolcro non era mai stato messo nessuno (Giovanni 19:41). Dio ha messo il sigillo della sua approvazione sull’opera compiuta dal suo amato Figlio risuscitandolo dai morti. E i credenti, come hanno portato “l’immagine del terrestre” (1 Corinzi 15:49), cioè di Adamo, porteranno “l’immagine del celeste”, di Colui che vive in eterno.

martedì 28 novembre 2017

28 novembre

Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.
Giovanni 8:12

Voi l’accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete.
1 Tessalonicesi 2:13

Il sigillo della verità
Testimonianza

“Nel messaggio di Cristo ho trovato una vera grandezza, una saggezza rivoluzionaria nell’amore per gli altri, nel cambiamento al quale ci invita…
Ho trovato una grande forza nell’Evangelo per rompere le fortezze dell’egoismo, delle abitudini e della vigliaccheria che tengono prigionieri durante le nostre giornate…
Ho trovato una vera grandezza nella possibilità, anche per chi immobilizzato in un letto di ospedale, di agire in favore degli altri…
Ho trovato una grande soluzione nell’atteggiamento cristiano di speranza, di fronte alle prove che si incontrano e dalle quali nessuno è esentato, né voi né io…
Ho trovato un grande stimolo per la ricerca, la scienza, ed anche per il progresso intellettuale e spirituale, che mi permette di andare verso una maggior conoscenza delle verità…
Sì, io trovo nel messaggio evangelico un immenso potenziale di gioia e di audacia, un grande senso della vita, al punto che quel messaggio, per me, porta su di sé il sigillo della verità.
La vita, con tutto ciò che nasconde di complicato, di evolutivo, di buono e di malvagio, ma anche con le sue speranze e i suoi ardori, è illuminata dalla persona di Cristo.”

Louis Leprince-Ringuet (fisico e ingegnere delle telecomunicazioni)

lunedì 27 novembre 2017

27 novembre

Due valgono più di uno solo… Infatti, se l’uno cade, l’altro rialza il suo compagno.
Ecclesiaste 4:9-10

(Gesù disse:) “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.
Matteo 18:20

Forze collettive

Mentre scalavamo con difficoltà le pareti di una montagna, il mio compagno di cordata mi disse: “È solo perché siamo insieme che salgo; da solo non lo avrei mai fatto”. È confortante camminare insieme ad altri, spronandosi a vicenda.
In ambito spirituale è la stessa cosa. Dio non ha voluto solo salvare gli uomini, ma ha anche voluto radunarli attorno a Cristo, dando loro un unico centro, un unico sentiero, un unico e un medesimo obiettivo. Cristo è morto “per riunire in uno i figli di Dio dispersi” (Giovanni 11:52).

Non è bene che i credenti vivano in maniera indipendente; Dio li invita a radunarsi attorno al Signore Gesù, perché stare insieme è fonte di energia, d’incoraggiamento e di progresso per ciascuno. Non si tratta di sapere chi crescerà più rapidamente, o chi sia il migliore, ma bensì di essere ripieni dell’amore del Padre e di amare, come lui, ognuno dei suoi figli, vivendo quotidianamente quei legami d’amore che uniscono la famiglia di Dio. Per fare ciò, ognuno deve restare al suo posto e compiere la sua parte di servizio lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, senza il quale anche le migliori intenzioni possono restare senza seguito. In questa condizione saremo felici di pregare gli uni per gli altri, e di lodare insieme il nostro Salvatore e Signore. “Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all'amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza” (Ebrei 10:24-25).

domenica 26 novembre 2017

26 novembre

In quel tempo eravate senza Cristo…, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo.
Efesini 2:12-13

Vivere alla giornata

Molte persone sono preoccupate riguardo alla morte e cercano di scacciare quel pensiero il più lontano possibile godendosi la vita, nella speranza che sia lunga e felice. Eppure, a differenza degli animali che non si interrogano sul loro stato di esseri mortali, l’uomo possiede la capacità di riflettere, e questa dote lo porta ad una certezza intollerabile: un giorno morirò.
Di fronte a questo fatto ineluttabile possiamo assumere due atteggiamenti ben differenti tra loro: il primo è di ignorarla; il secondo, è di essere realisti preparandosi ad affrontarla. Ma in che modo? Ascoltando solo colui che sa cosa c’è “nell’aldilà”. Dio dice: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27).
La Bibbia, Parola di Dio, dichiara che esistono due tipi di risurrezione: una risurrezione di vita e una risurrezione di giudizio (Giovanni 5:29). La morte non è altro che la fine della nostra esistenza terrena, e Dio vuole darci una vita eterna, e “questa vita è nel Figlio suo. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita” (1 Giovanni 5:11-12). Per il credente, la morte non è altro che un passaggio per entrare alla presenza di Dio.

Per chi decide di “vivere alla giornata”, davanti a sé non ha altro che il giudizio eterno (Ebrei 10:26-27). C’è una totale differenza tra il futuro del credente e quello dell’incredulo! Su cosa si basa la vostra speranza?

sabato 25 novembre 2017

25 novembre

Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato.
Luca 24:5-6

Dio ha risuscitato (Gesù) dai morti. Di questo noi siamo testimoni.
Atti 3:15

La corsa verso il sepolcro
(Giovanni 20:1-10)

Nel museo di Orsay a Parigi, c’è un enorme dipinto che rappresenta gli apostoli Pietro e Giovanni che corrono verso il sepolcro di Gesù, la mattina della risurrezione. I loro volti sono segnati dall’emozione e Pietro, il più anziano dei due, corre più adagio di Giovanni. Appena due giorni prima aveva rinnegato il suo Maestro ben tre volte, e l’amarezza per quel tradimento è ancora nel suo cuore quella domenica mattina. È forse questo che gli fa rallentare la corsa?

Vediamo il seguito: Giovanni arriva per primo e vede che la grossa pietra che serviva da chiusura, era stata rotolata, ma impressionato e rispettoso non vi entra. Poi arriva Pietro il quale, senza esitare, entra e constata che il lenzuolo, con il quale avevano avvolto il corpo di Gesù, era per terra e che il sudario che gli copriva il capo era piegato e posato in un luogo a parte. Non c’era il disordine che avrebbero lasciato dei discepoli se avessero voluto in tutta fretta portare via il corpo del loro Maestro; al contrario, era tutto in ordine. Erano di fronte alla testimonianza del miracolo più straordinario della storia: la risurrezione di Gesù Cristo. Lo avevano visto morire su una croce il venerdì precedente; delle donne avevano poi detto che era vivo, ed ora si trovano di fronte al suo sepolcro vuoto. Per Giovanni non serve altro: egli vede e crede. Quanto a Pietro, non osa rallegrarsi fino a quando non ha avuto un colloquio a tu per tu con il suo Salvatore, che lo ha rassicurato del suo perdono (Giovanni 21:15-23). Da quel giorno proclamò la risurrezione di Gesù Cristo in ognuna delle sue predicazioni. 

venerdì 24 novembre 2017

24 novembre

Io so i pensieri che medito per voi, dice l’Eterno: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza.
Geremia 29:11

… Affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.
1 Tessalonicesi 4:13

Disperazione o consolazione?

A riguardo dei loro cari che morivano, i credenti di Tessalonica avevano esposto all’apostolo Paolo le loro perplessità. Si chiedevano quale sarebbe stata la loro sorte quando il Signore sarebbe tornato a prendere i suoi. L’apostolo li rassicura rivelando loro, da parte del Signore, ciò che avverrà in quel momento. In uno stesso istante, tutti i riscattati da Cristo, morti o viventi, udranno la chiamata del Signore e andranno ad incontrarlo nell’aria (1 Tessalonicesi 4:13:18). Poi conclude dicendo: “Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole”.
Ma Paolo parla loro anche di quelli che perdono una persona cara, ma che “non hanno speranza”, quindi non hanno consolazione. Costoro restano nel loro dolore e si pongono mille domande: Dove vanno a finire i morti? Spariscono nel nulla? Soffrono nei tormenti? Si reincarnano? Quanti interrogativi senza risposta logorano coloro che rifiutano di credere a ciò che Dio ha detto!

Dio non lascia l’uomo nel dubbio e dice chiaramente che non c’è alcuna speranza per coloro che muoiono “nei loro peccati”, vale a dire senza la fede in Gesù Cristo, ma solo l’attesa terribile del giudizio (Ebrei 10:27). Altrettanto chiaramente Dio dice che per quelli che hanno messo la loro fiducia nel suo Figlio morto per loro sulla croce del Golgota, più che una speranza c’è una certezza: quella “di essere con Cristo” per l’eternità.

giovedì 23 novembre 2017

23 novembre

O Eterno, fammi conoscere la mia fine e quale sia la misura dei miei giorni. Fa' ch'io sappia quanto sono fragile. Ecco, tu hai ridotto la mia esistenza alla lunghezza di qualche palmo, la mia durata è come nulla davanti a te.
Salmo 39:4-5

La nostra esistenza è breve

Numerosi testi biblici mettono in risalto il lato effimero dell’esistenza terrestre dell’uomo e l’avanzare inesorabile del tempo:
- I nostri giorni sulla terra non sono che un'ombra (Giobbe 8:9).
- I miei giorni se ne vanno più veloci di un corriere (Giobbe 9:25).
- L’uomo… fugge come un'ombra, e non dura (Giobbe 14:1-2).
- Che cos'è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce (Giacomo 4:14).
È triste vedere tanti nostri contemporanei che vivono la loro vita senza prendere coscienza di una così seria realtà; così facendo, l’umanità avanza verso un futuro che le è sconosciuto, senza rendersi conto dell’avvicinarsi dell’eternità. Cosa succederà dopo la morte? Su questo tema si levano molte voci, e ognuna dà la sua ipotesi, ma sono tutte frutto dell’immaginazione umana. Anche a questo riguardo la Bibbia si esprime solennemente: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27).
Oggi è ancora un “giorno di buone notizie” (2 Re 7:9), perché siamo ancora in tempo per credere a Dio che “ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).
Il tempo corre, come credenti cristiani abbiamo la responsabilità di avvertire tutti gli uomini.

“Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Ebrei 3:7). “Ravvedetevi e credete al vangelo” (Marco 1:15).

mercoledì 22 novembre 2017

22 novembre

Io voglio ricordare le bontà dell’Eterno, le lodi dell’Eterno, considerando tutto quello che l’Eterno ci ha elargito.
Isaia 63:7

Benedici, anima mia, l’Eterno e non dimenticare nessuno dei suoi benefici.
Salmo 103:2

Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile!
2 Corinzi 9:15

Thanksgiving day
(Giorno del ringraziamento)

Settembre 1620. 102 pellegrini si imbarcano a bordo di un veliero, il Mayflower. Lasciano l’Inghilterra per sfuggire alle persecuzioni religiose e vanno alla ricerca di una nuova terra “dove ci sia la libertà di pregare in pace”. Novembre 1620. Dopo un’attraversata oceanica difficoltosa, approdano sulla costa orientale degli Stati Uniti. Sono i primi immigrati, e per il rigido inverno molti di loro muoiono; ma quando torna la bella stagione, fanno il loro primo raccolto di mais. Così, festeggiano l’anniversario del loro arrivo e stabiliscono che ogni anno, in novembre, ci sarebbe stato un giorno nel quale si sarebbe ringraziato Dio per il suo aiuto e la sua protezione. Quel giorno diventerà il “Thanksgiving day”, che ancora oggi viene celebrato dagli americani, anche se Dio è spesso messo da parte anche in quella festa.
Dire grazie a Dio, ricordarsi di tutti i suoi benefici, è ciò che Egli, a giusto titolo, si aspetta da noi. Credenti, ringraziamo ogni giorno Dio per il dono di suo Figlio Gesù Cristo, e non dimentichiamo di farlo anche per tutti i benefici di cui godiamo quotidianamente.

Lettori, forse anche voi avete invocato Dio in una situazione critica e lui vi ha liberati; ma lo avete dimenticato e ora la vostra vita procede come prima. Oggi, ancora una volta, Dio vi ricorda che vi ama e vi vuole salvare. Mettete la vostra fiducia in Gesù Cristo e accettatelo come vostro personale Salvatore; solo così potrete sperimentare che “chi confida nell’Eterno sarà circondato dalla sua grazia” (Salmo 32:10).

martedì 21 novembre 2017

21 novembre

Tu, o Eterno, sei uno scudo attorno a me, sei la mia gloria, colui che mi rialza il capo.
Salmo 3:3

Quelli che lo guardano sono illuminati.
Salmo 34:5

Liberato dalla vergogna

Dall’infanzia fino alla morte, Davide si è distinto per la sua fede in Dio e la sua fedeltà, nonostante che la sua vita abbia avuto alti e bassi. Ad esempio, prima di diventare re d’Israele, scoraggiato, lasciò il suo paese per andarsi a rifugiare, nascondendo la sua identità, in mezzo ai nemici del popolo di Dio (1 Samuele 21:10-15). Qualche anno dopo, si rifugiò nuovamente presso lo stesso re nemico, si mise al suo servizio e poco mancò che combattesse contro il suo stesso popolo. Che vergogna per lui!
L’Eterno non lo aveva abbandonato in quello stato, ma si prese cura di lui (Salmo 34), liberandolo dalla disperazione e facendogli sentire la sua bontà con la sua presenza. La fede di Davide aveva vacillato, ma Dio, che accetta anche la fede più debole, lo fortificò e gli diede nuovo coraggio.

Come Davide, anche noi possiamo constatare che il Signore ci protegge e che, se confidiamo in lui, ci libera dalla vergogna dei nostri peccati e ci fa proseguire con dignità il nostro cammino. Questa liberazione non avviene per merito nostro, ma perché Gesù Cristo ha portato su di sé la nostra condanna. Prendendo il nostro posto alla croce, ha subìto il castigo di Dio. Seguendo il Signore, impareremo a vivere onestamente facendo del bene. Anche se siamo delle persone “normali”, nella scala sociale, la forza interiore che ci dà il nostro Salvatore ci aiuterà a superare le difficoltà della vita e a confidare in lui completamente. Allora lo potremo ringraziare per le liberazioni, immeritate, che compie ogni giorno in nostro favore.

lunedì 20 novembre 2017

20 novembre

Ma io confido in te, o Eterno; io ho detto: Tu sei il mio Dio.
Salmo 31:14

Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno.
Ebrei 13:8

Figliolo, va’ a lavorare nella vigna oggi.
Matteo 21:28

Per amarti, o Gesù, non ho che oggi

“Se avessi saputo, non avrei fatto quella scelta”. Non abbiamo avuto anche noi a volte questo pensiero? Poi diciamo: “Avrei dovuto fare questo, avrei dovuto dire quest’altro…”
Eppure sappiamo bene che non possiamo rivivere il passato. Noi lo dobbiamo rimettere a Dio e al suo perdono, cercando di non ricadere negli stessi errori e di riparare, se è possibile, i danni di cui siamo responsabili. Quanto al nostro avvenire, noi non sappiamo come sarà, perciò è fondamentale affidarlo a Dio.
Ma la giornata odierna, fin dal mio risveglio, si presenta come un nuovo giorno di grazia che desidero vivere con fede? Se confido con semplicità in Dio, il presente si rivela essere una sorgente di conforto e di speranza, perché godo della presenza del Signore. “Sono con voi tutti i giorni”, dice Gesù ai suoi discepoli prima di salire al cielo, e lo ripete ancora oggi a tutti coloro che credono in lui.

Amici credenti, a volte è utile ripensare al passato per esserne liberati e godere del perdono di Dio, ma non concentriamoci in ciò che è stato: sarebbe una mancanza di fiducia nella sua misericordia. Non lasciamoci neppure intimorire dal futuro. Il Signore Gesù non è forse il Signore della storia e del tempo? Impariamo ad affidargli tutto e ad accogliere ogni giorno come un dono del suo amore. È oggi che possiamo compiere ciò che si aspetta da noi. “Per amarti, o Gesù, non ho che oggi”.

domenica 19 novembre 2017

19 novembre

E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? Se dunque non potete fare nemmeno ciò che è minimo, perché vi affannate per il resto?
Luca 12:25-26

Inutilità delle preoccupazioni

Il Signore Gesù, nel capitolo 12 del Vangelo di Luca, ci parla dell’inutilità delle nostre ansie e preoccupazioni, e per aiutarci a superarle ci invita a pensare alle amorevoli cure che Dio ha verso i suoi figli.
Abbandonandoci alle nostre preoccupazioni, perdiamo di vista le soluzioni che Dio ci può indicare; inoltre, corriamo il rischio di innalzare una barriera che impedisce al Signore di agire per noi. Ciò che avvenne a Nazaret, la città in cui il Signore era stato allevato, spesso è attuale anche per noi: “E lì (Gesù), a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti” (Matteo 13:58). Se non crediamo che il Signore può portare i nostri pesi molto meglio di noi, i nostri pensieri, inquieti per natura, saranno confusi e faranno vacillare la nostra fede.
Senza dubbio non è facile, per i nostri deboli cuori, affrontare l’incognito senza qualcosa di visibile su cui appoggiarci, ma ricordiamoci che Dio non ha mai deluso chi, con una fede semplice e completa, si è rivolto a lui affidandogli anche le preoccupazioni più grandi.
Il Signore non ci garantisce di risolvere i nostri problemi esattamente secondo le nostre aspettative, ma ci garantisce la sua pace, e ci dà la certezza che, qualunque sia la soluzione che Egli adotterà, sarà per il nostro bene. 

sabato 18 novembre 2017

18 novembre

Caleb… aveva pienamente seguito l’Eterno.
Giosuè 14:14

(Pietro disse a Gesù:) “Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito”.
Matteo 19:27

Il pastore… le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma un estraneo non lo seguiranno… perché non conoscono la voce degli estranei.
Giovanni 10:2-5

Seguire il Signore

Caleb “aveva pienamente seguito l’Eterno, il Dio d’Israele”, che cosa significa?
Quando facciamo un’escursione in montagna, seguiamo una guida. La relazione tra l’escursionista e la sua guida è basata sulla fiducia e sull’obbedienza. Sui pendii ghiacciati, mettiamo i piedi sulle sue orme; nei passaggi rocciosi, guardiamo cosa fa lui per superare gli ostacoli. Se la guida decide che bisogna rinunciare a causa del maltempo, si fa dietrofront e si torna alla base. Invece, se dice che possiamo arrivare fino alla cima, sopportiamo la fatica e riprendiamo la marcia.
Il Signore Gesù invita il credente a seguirlo, un po’ come uno scalatore con la sua guida. Dando la sua vita per noi sulla croce, Egli ci ha dimostrato che merita la nostra più totale fiducia. Certo, noi non lo vediamo con gli occhi, ma lo vediamo per mezzo della fede, con l’aiuto dello Spirito Santo e della Bibbia.
Inoltre, se seguo qualcuno ho gli occhi puntati su di lui e osservo attentamente le sue mosse. Imitare il Signore significa cercare di assomigliargli. In ogni situazione in cui Dio mi pone, il suo obiettivo è che io rifletta fedelmente Gesù, nel mio modo di essere, di parlare, di comportarmi e forse anche di soffrire.

Per seguire il Signore, bisogna anzitutto conoscerlo come il Pastore, il buon pastore che dà la sua vita per le pecore. “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano” (Giovanni 10:11, 27-28).

venerdì 17 novembre 2017

17 novembre

(Gesù disse:) “Colui che viene a me, non lo caccerò fuori”.
Giovanni 6:37

Io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà.
Geremia 31:3

Gettarsi tra le braccia

Immaginiamo un bambino in piedi su un muretto, e suo padre che gli tende le braccia. Senza esitare, il bambino salta e si getta felice al collo di papà. Era certo che lo avrebbe preso, ma non poteva provarlo con un ragionamento logico; doveva “fare il salto”, non nel vuoto ma nelle braccia di chi lo ama.
Allo stesso modo il “sì” incondizionato della fede ci porta a “fare il salto”. Per trovare la verità, devo abbandonare i miei pensieri che vorrebbero sempre dimostrare tutto. Finché cerco di verificare col ragionamento tutto ciò che la fede cristiana afferma, prima di abbracciarla, non dirò mai quel “sì”. Se pretendessi di capire tutto, non otterrei nulla, perché il mistero di Dio è troppo grande e troppo profondo perché io possa verificarlo.
Se dichiaro di credere in Gesù Cristo, appoggiandomi solo su ciò che mi fa comodo, non ho veramente la fede, perché non accetto Gesù così com’è, ma piuttosto come me lo sono costruito perché mi “soddisfi”. Così facendo non mi appoggio su di lui e sulle sue promesse, ma continuo a fare affidamento su me stesso.

Ciò che convince il credente non è un ragionamento logico, ma la certezza che Gesù Cristo è il solo mezzo di salvezza che Dio offre all’uomo. Riconoscendo che è Dio che mi parla, il mio giudizio personale diventa molto fragile di fronte alle sue parole di verità e d’amore. Come quel bambino, devo rispondere all’invito pressante del Signore e confidare nelle sue promesse.

giovedì 16 novembre 2017

16 novembre

Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua.
Chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Luca 9:23; 14:27

Portare la propria croce

A volte sentiamo delle persone in difficoltà parlare del loro calvario o della croce che sono costretti a portare. Molti pensano che quelli che accettano con rassegnazione la sofferenza meritano un posto in paradiso; una sorta di compensazione.
Che errore fatale! Non sono le nostre sofferenze che ci danno diritto alla vita eterna, ma sono quelle del Signore Gesù. Lui solo è salito al Calvario cosciente di ciò che lo attendeva, quale vittima espiatoria per i nostri peccati.
Che significato ha allora l’espressione “prendere, o portare, la propria croce”? Il Signore indirizzò questo invito solamente a chi desiderava seguirlo: il giovane ricco e i suoi discepoli. Significava accettare di perdere ogni cosa, perfino la propria vita, per seguire e servire Gesù.
Notiamo anche che la croce non è soltanto un simbolo di sofferenza, ma soprattutto di morte. I condannati che, secondo la terribile usanza, portavano la propria croce fino al luogo della loro esecuzione, proclamavano pubblicamente che, per il mondo, non esistevano già più. Moralmente, è la situazione di chi ha creduto nel Signore Gesù che, identificandosi con Cristo nella sua morte e nella sua nuova vita, è morto al peccato (Romani 6:11) e al mondo (Galati 6:14); e il mondo, il male e i desideri carnali, non hanno più alcun diritto su di lui.

Quella croce liberatrice, non è un doloroso fardello, ma è uno strumento di vittoria e l’arma distintiva del soldato di Gesù Cristo.

mercoledì 15 novembre 2017

15 settembre

Egli (Cristo) fu crocifisso per la sua debolezza; ma vive per la potenza di Dio; anche noi siamo deboli in lui, ma vivremo con lui mediante la potenza di Dio.
2 Corinzi 13:4

Vinto o vincitore?

Che apparente disfatta! Gesù, il Messia, che si distingueva fra tutti in mezzo al popolo per la sua potenza che guariva malati di ogni genere, sembrava destinato ad un brillante avvenire. Le sue parole di grazia e la sua instancabile dedizione nel dare sollievo alle miserie umane, avevano attirato attorno a lui delle immense folle. I suoi discepoli erano persuasi che stesse per salire sul trono d’Israele dopo aver scacciato gli invasori Romani.
Eppure, nonostante la sua potenza, Gesù Cristo si è lasciato arrestare, giudicare, condannare e crocifiggere tra due malfattori. Quando soffriva sulla croce, in un’apparente debolezza della quale coloro che assistevano alla scena si beffavano (Matteo 27:39-44), la sua potenza sarebbe ancora stata in grado di liberarlo da quel supplizio (Matteo 26:53). Ma il suo amore per noi e il desiderio di liberarci dal giudizio che ci aspettava, gli ha fatto sopportare tutto quel dolore.

Quando morì, la sconfitta sembrava evidente, e i suoi nemici credettero di averlo sopraffatto; invece, Gesù uscì vittorioso dalla morte. La morte non ha potuto trattenerlo ed Egli è uscito trionfante dalla tomba (Matteo 28:2-6). Ora il Signore è vivente e desidera mettersi in contatto con noi tramite la sua Parola, e ci invita a credere in lui, che ha vinto la morte. Ancora oggi, Egli dona la vita eterna a tutti quelli che, per fede, credono nel suo sacrificio e nella sua vittoria.

martedì 14 novembre 2017

14 novembre

L’Eterno… guarisce chi ha il cuore spezzato e fascia le loro piaghe. Egli conta il numero delle stelle, le chiama tutte per nome.
Salmo 147:3-4

Anch'io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini.
Atti 24:16

Navigazione celeste

Tutti coloro che navigano a vela conoscono bene la navigazione celeste, che consiste nell’orientarsi in base alla posizione delle stelle. Cosa succederebbe se ogni sera le stelle assumessero una posizione diversa? Non potrebbero più essere dei punti di riferimento.
Anche in ambito morale esistono dei punti di riferimento che non sta a noi fissare, perché, come le stelle, sono stabiliti fermamente da Dio.
Ai nostri giorni, esistono degli strumenti tecnologici che ci consentono di navigare di notte anche se le stelle sono nascoste dalle nubi, ma nemmeno questi strumenti “decidono” la posizione del battello; la indicano solamente. Allo stesso modo, non siamo noi che decidiamo cos’è bene e cos’è male, ma è Dio. La nostra responsabilità consiste nel sapere se ciò che facciamo rispetta o meno le leggi morali che Dio ha stabilito. Per questo scopo abbiamo una coscienza, e soprattutto abbiamo il libro di Dio, la Bibbia, che ci rivela i suoi pensieri.

Nessun navigante assennato deciderebbe di non tener conto delle stelle o degli strumenti che gli indicano la sua posizione in mare, perché naufragherebbe. Nel campo morale è la stessa cosa; ignorare ciò che Dio dice significa andare verso la rovina. Dobbiamo smettere di decidere noi che cosa è giusto e che cosa è bene. Bisogna ascoltare Dio, leggere la sua Parola, accettarla e viverla. “Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta dalla parola di Dio” (Romani 10:17).

lunedì 13 novembre 2017

13 novembre

Professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti.
Tito 1:16

Amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza.
2 Timoteo 3:4-5

Solo apparenza

La Chiesa, così come la vede Dio, è composta da tutti coloro che hanno riconosciuto la loro colpevolezza e hanno accettato Gesù Cristo come loro personale Salvatore.
I credenti ricevono in dono una nuova vita e lo Spirito Santo; e uniti a Cristo e ai loro fratelli in fede formano un’unica entità spirituale. Vi sono molti che si dicono cristiani ma nei quali non è mai avvenuta la “nuova nascita” (Giovanni 3:3-7). Sono stati battezzati e forse seguono regolarmente le funzioni religiose; appartenendo così alla cristianità, ma non fanno parte della Chiesa di Cristo.
È a questi che vogliamo dire di riflettere bene su alcune questioni fondamentali. Siete nati di nuovo? Appartenete a Cristo? Oppure, come le vergini stolte della parabola (Matteo 25:1-13), avete una lampada ma vi manca l’olio per farla risplendere? Vi accontentate di una religione che dà una falsa sicurezza, ma senza avere la vita di Dio?

Si possono accettare dal punto di vista intellettuale alcune verità bibliche, senza però aver aperto il cuore a Gesù. Se è così, siete ancora perduti e dovete accettare il perdono e la grazia di Dio senza aspettare oltre. È credendo al Vangelo che sperimenterete la nuova nascita e diventerete figli di Dio, con tutto ciò che consegue a questa meravigliosa relazione.

domenica 12 novembre 2017

12 novembre

Gli occhi del Signore sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti alle loro preghiere.
1 Pietro 3:12

Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?
Romani 8:32

Il trionfo della grazia di Dio

Quando guardo un film, o leggo un libro, partecipo alle avventure del protagonista, ne vivo le emozioni e le angosce. Mi immedesimo a un punto tale che non vedo l’ora di sapere come andrà a finire la sua storia.
Il credente è un po’ come quei personaggi, ma di lui si conosce la storia sino alla fine: il trionfo della grazia di Dio nel suo cuore, e la certezza dell’arrivo nella casa del Padre, nella pace e nella gioia eterna, anche dopo un viaggio difficoltoso.
Le circostanze della vita spesso sfuggono alla nostra comprensione e le prove sono varie e numerose. Tra i testimoni della fede citati nella Bibbia nel capitolo 11 della Lettera agli Ebrei, leggiamo che alcuni “scamparono al taglio della spada” (v. 34), mentre altri furono “uccisi dalla spada” (v. 37). Perché alcuni sono riusciti a sfuggire ai loro persecutori e altri no? È la saggezza sovrana di Dio, che si occupa personalmente ed individualmente di tutti i suoi figli, a stabilirlo. Ma comunque si svolga la vita del credente, la conclusione è certa: la vita eterna. All’ora stabilita, Dio libererà definitivamente il credente dalle sue tribolazioni. Il credente non è in balia degli eventi.

Dio ha pagato per noi un prezzo altissimo: la vita del suo unico Figlio. Dio ci ama, veglia su di noi e ci prepara per il cielo. Allora non scoraggiamoci, diamogli fiducia, con la certezza “che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Filippesi 1:6).

sabato 11 novembre 2017

11 novembre

Vanità delle vanità… tutto è vanità.
Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo. Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera.
Ecclesiaste 12:10, 15-16

Vanità delle vanità

Dopo quelle parole realistiche dell’Ecclesiaste, Gesù Cristo è venuto e ha dato la sua vita per riconciliarci con Dio e darci così una speranza. Per quelli che ricevono questa grazia divina, tutto cambia: la loro vita acquista un significato e la mettono al servizio del Dio vivente, con il quale hanno una relazione reale e gioiosa.
Ma come possiamo realizzare questo se lasciamo da parte la Bibbia che ci rivela il piano di Dio in nostro favore? È indispensabile attaccarsi alla sua Parola, poiché essa ci dà tutti gli insegnamenti di cui abbiamo bisogno. È solo così che potremo servire Dio, dando un senso alla nostra vita terrena. La Parola di Dio conferma e arricchisce la nostra fede, tiene viva la nostra speranza e ci rende capaci di amare.
È inutile e dannoso crearsi un Dio secondo le proprie idee. Mettiamo da parte le nostre credenze e iniziamo dal principio, imparando umilmente ciò che Dio ci vuole insegnare. Apriamo la nostra Bibbia con un cuore semplice e sincero. È così che, un po’ per volta, comprenderemo i pensieri di pace che Dio ha per noi, il suo progetto d’amore, e le benedizioni riservate a tutti quelli che lo amano.

La Bibbia ci illumina ogni giorno per far fronte alle incertezze della vita, ci da delle soluzioni concrete nelle difficoltà, nella solitudine, nel dubbio e ci insegna ad affrontare i periodi di difficoltà. La Bibbia ha sempre la risposta giusta al momento giusto.

venerdì 10 novembre 2017

10 novembre

Quando sentite soffiare lo scirocco, dite: "Farà caldo"; e così è. Ipocriti, l'aspetto della terra e del cielo sapete riconoscerlo; come mai non sapete riconoscere questo tempo?
Luca 12:55-56

Uno sguardo al cielo

Con queste parole annunciano il bollettino meteorologico, che ci indica con una certa precisione il tempo che farà nei prossimi giorni. Oggi le previsioni meteorologiche sono abbastanza affidabili e ci permettono di prevedere e prevenire le perturbazioni climatiche pericolose.
“L’aspetto del cielo sapete riconoscerlo”, diceva Gesù duemila anni fa. Questa frase oggi è vera più di allora e comporta una maggior responsabilità da parte di tutti.
Ma cosa aggiunse il Signore poi? “Come mai non sapete riconoscere questo tempo?” Tutti ci rendiamo conto che il male dilaga, ma chi può avvertirci di ciò che minaccia il mondo e personalmente ciascuno di noi? Forse i discorsi sui programmi politici? Oppure i “futurologi” che inventano previsioni di ogni genere?
No, noi dobbiamo guardare in alto, al di sopra dei cieli che vediamo; dobbiamo ascoltare il messaggio di colui che abita nel cielo, la voce di Dio creatore dei cieli e della terra. La sua Parola, la Bibbia, ci rivela ciò che egli è, ciò che noi siamo, dove andremo e ciò che ha preparato sia per quelli che credono in Gesù Cristo sia per quelli che lo rifiutano.

È fondamentale, urgente, ascoltare gli avvertimenti di Colui che conosce ogni cosa in anticipo. Prendiamolo sul serio! Dio nel suo amore parla all’uomo, annunciando in Cristo “la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini” (Tito 2:11), e avvertendo che chi non crede dovrà subire i giudizi che stanno per venire. 

giovedì 9 novembre 2017

09 novembre

O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall'alba; di te è assetata l'anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz'acqua.
Salmo 63:1

La pioggia d'autunno la ricopre di benedizioni.
Salmo 84:6

Benefici della pioggia

Esiste una pianura nel nord del Cile, tra le Ande e l’oceano Pacifico, dove non piove mai. Un esploratore la descriveva così: “Giorno dopo giorno, il sole si alza splendente al di sopra delle grandi montagne che si trovano a est; ogni mezzogiorno, brilla con tutto il suo vigore sopra le nostre teste; la sera, ci riserva un pittoresco tramonto. Anche se vediamo spesso la tempesta scatenarsi sulle montagne o se intravediamo un fitta nebbia sul mare, su questa lingua di terra apparentemente favorita e protetta continua a battere il sole. Potremmo pensare che si tratti di un paradiso terrestre, ma non è così, anzi, quella terra è un deserto arido e disabitato! Non è attraversata da alcun fiume, perciò non vi cresce nulla”.
Quell’esploratore, che era un credente, aggiungeva: “Troppo spesso desideriamo una vita di gioia e splendore, e vorremmo essere esentati da ogni responsabilità; eppure, come quella terra soleggiata ma sterile del Cile, la vita, senza i suoi pesi e le sue prove, non sarebbe né creatrice, né produttiva, né stimolante. Per crescere abbiamo bisogno del sole, ma anche della pioggia”.

Le nubi della sofferenza possono talvolta oscurare il sole e diventare pesanti, ma il credente che confida in Dio riconosce che, secondo i suoi saggi piani e sotto la sua direzione sovrana, anche le sofferenze possono tramutarsi in benedizioni.

mercoledì 8 novembre 2017

8 novembre

Dio non ha forse scelto quelli che sono poveri secondo il mondo perché siano ricchi in fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?
Giacomo 2:5

Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.
Matteo 7:14

In pochi

C’erano solo tre discepoli con Gesù sul monte (Matteo 17:1), testimoni della maestà di colui che il Padre glorificava dichiarando: “Questi è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto” (2 Pietro 1:17). Erano solo in tre nel giardino di Getsemani quando Gesù chiedeva al Padre di risparmiargli, se fosse stato possibile, le sofferenze espiatorie della croce (Matteo 26:37). Vicino alla croce c’erano solo un discepolo e sua madre ad assistere a quella terribile scena (Giovanni 19:26). Dopo la sua risurrezione, Gesù si mostrò soltanto ai suoi discepoli (Atti 10:40-41; Atti 1:1-9).
Erano in pochi ad assistere a quei momenti cruciali della vita del Signore Gesù sulla terra, ma sufficienti per poter constatare di persona e diffondere quei fatti straordinari. Ciò che allora venne rivelato a pochi, oggi è a disposizione di tutti e lo troviamo nella Parola di Dio, “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4).

Quelli che oggi seguono l’umile Gesù di Nazaret sono spesso persone poco importanti, povere e a volte disprezzate. Infatti bisogna essere “piccoli” e umili per entrare nel regno dei cieli, o diventare tali se non lo si è (Matteo 18:3); e se il mondo li disprezza, sappiamo che Gesù è stato odiato e disprezzato molto di più (Giovanni 15:18). “Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia” (1 Giovanni 3:13). 

martedì 7 novembre 2017

7 novembre

Pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.
Romani 1:21

(Gesù disse:) “Io son venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me, non rimanga nelle tenebre”.
Giovanni 12:46

Rivolta

Periodicamente, l’insoddisfazione e la ribellione esplodono nella nostra società occidentale. Gruppi di giovani insoddisfatti di ciò che ricevono dagli adulti spesso reagiscono con violenza.
Oggi le basi stesse della nostra società sono messe in discussione da molti che chiedono più libertà e meno costrizioni. Ci si vuole svincolare dai legami del passato, dai valori morali, con l’illusione che ciò ci porti verso un mondo migliore.
Il malessere e il disagio che vivono molti giovani, non deriva forse dal fatto che quelli più anziani di loro vogliono vivere la loro vita senza Dio? Il timore di Dio, l’amore per il prossimo, il rispetto per le autorità, il matrimonio, la famiglia, la solidarietà, non sono forse quei valori che, se abbandonati, portano una società alla rovina?
A voi che siete giovani vorremmo rivolgere una parola di speranza. Con Gesù, scoprirete il senso della vostra vita e troverete quella felicità che la nostra società consumista non può offrire: la felicità di essere amati da Dio e guidati da lui.
Dio ama tutti gli uomini, qualunque sia l’ingiustizia che li spinge a ribellarsi, o la rabbia che li fa reagire; Egli ha dato il suo unico Figlio per salvarci. Confessando davanti a lui tutto ciò che abbiamo fatto di male riceveremo il perdono dei peccati e la sua pace.

Nella Bibbia trovate Dio, il Dio d’amore. Leggetela!

lunedì 6 novembre 2017

6 novembre

Cercate l’Eterno, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.
Isaia 55:6

Il tempo favorevole non durerà sempre

È adesso il tempo favorevole, il tempo per mettersi in regola con Dio. Egli stesso ci invita a farlo perché ci ama e non vuole che “qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento” (2 Pietro 3:9). Quando la nostra vita sulla terra sarà finita, non avremo più occasione di metterci in regola con lui, e nessuno potrà dire che Dio non lo aveva avvertito invitandolo al ravvedimento.
Purtroppo molte persone non danno alcun peso agli avvertimenti di Dio; credono di poter fare a meno di lui e di poter vivere come se non esistesse. La Parola di Dio invita tutta l’umanità a entrare in relazione con lui adesso, mentre l’accesso è ancora aperto, e ciò è possibile credendo con fede al sacrificio che Gesù Cristo ha compiuto sulla croce.
Non rimandare a domani la decisione più importante per il futuro eterno della tua anima, perché potrebbe non esserci un domani. Non pensiamo di non poterci  avvicinare a Dio a causa dei nostri errori, perché “se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9).

Così qual ero, pien di peccato,
ma per il sangue che Tu hai versato,
e per l’invito fatto al cuor mio,

o Agnel di Dio, fui tratto a te!

domenica 5 novembre 2017

5 novembre

Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.
Romani 6:23

Fine del giardino di Eden

Una piccola isola sperduta nell’oceano Indiano, un clima eccezionale, un mare limpido e ricco di pesci colorati, senza industrie e senza inquinamento atmosferico, con un’unica risorsa: il turismo. Un turista disse ad un abitante del luogo: “Il vostro paese è il paradiso!” L’indigeno rispose: “Vi sbagliate; per noi è piuttosto l’inferno”. Con l’affluenza dei turisti, gli autoctoni hanno perso la loro tranquillità.
Non c’è più alcun paradiso sulla terra, poiché l’uomo è in ogni luogo, con i suoi cattivi pensieri e il suo egoismo. Quando Adamo ed Eva disobbedirono, persero il paradiso e Dio li dovette cacciare da quel meraviglioso giardino (Genesi 3:18-23). Da allora sono stati assoggettati alle fatiche del lavoro, alla malattia e alla morte.
Ma soprattutto, cacciato dalla presenza di Dio, l’uomo ha perso la sua relazione con Lui; è morto spiritualmente.
Però Dio, che è giusto e santo, è anche amore. Egli condanna il peccato, ma ama il peccatore e gli dona più di quanto non avesse perso. Il giardino di Eden è stato chiuso, ma il cielo è aperto. Adamo è stato cacciato dal giardino, ma Gesù, il Salvatore, porta la luce e la vita a coloro che giacciono nelle tenebre della morte (Luca 1:79).

È per questo che Gesù, l’unico uomo obbediente e perfettamente puro, è venuto per subire la condanna che l’umanità meritava. Il Giusto è morto per gli ingiusti per condurli a Dio (1 Pietro 3:18). Vorremmo restare indietro?

sabato 4 novembre 2017

4 novembre

Giovani, vi scrivo perché avete vinto il maligno.
1 Giovanni 2:13

Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi.
1 Corinzi 16:13

Eroismo

Lo scrittore e poeta Paul Claudel scriveva al suo giovane amico Jacques Rivière:
“Non credere a quelli che ti diranno che la gioventù è fatta per divertirsi; la gioventù non è fatta per il piacere, è fatta per l’eroismo. Ci vuole tanto eroismo in un giovane credente per resistere alle tentazioni che lo circondano, per credere con fermezza ad una dottrina spesso oltraggiata, per affrontare senza vacillare l’argomento della fede di fronte ai bestemmiatori, ai messaggi leggeri di tanti libri e giornali, alle pressioni degli amici; e si è soli, contro tutti. Ma Gesù ha detto: “Fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:33).
Non credere che così facendo perderai qualche cosa; anzi, sarai grandemente arricchito, perché sono le virtù che ci rendono uomini maturi. La castità ti renderà vigoroso, pronto, attento, squillante come una tromba e splendente come il sole del mattino.”

Voi che siete giovani e desiderate seguire Cristo, non abbiate paura. Non è mai facile lottare, ci vuole coraggio per distinguersi nell’ambiente in cui si è, quando sarebbe molto più semplice adeguarsi e seguire le masse. L’opinione sul nostro comportamento di coloro che ci stanno intorno ha ben poca importanza in confronto dell’apprezzamento di Dio. Siate certi che allontanandovi dal male, sarete graditi al Signore. Non è anche questo un modo per mostrargli il nostro amore?