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domenica 31 agosto 2014

31 Agosto

(Gesù disse:) "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno".
Giovanni 10:27-30

Chiamato per nome

In un paesino dell’Alto Piemonte, una vecchia contadina custodiva sulla montagna un gregge di capre piuttosto consistente. La sera, dopo averle fatte entrare nell’ovile, si sedeva su una sedia bassa, in mezzo al gregge e chiamava le capre una dopo l’altra, per mungerle. Aveva dato un nome ad ognuna di esse. Quando udivano il loro nome, le capre venivano a mettersi davanti alla padrona e si lasciavano mungere senza muoversi. Dato il carattere indipendente di quegli animali, questo fatto può sorprendere. D’altronde, gli allevatori di quella regione mi hanno confermato che ritenevano quel caso più unico che raro.
Questa storia vera m’ha fatto pensare alla Parola di Gesù (vedasi il versetto odierno sopra citato). Qui si tratta di pecore, ma la figura è identica. Esse sono conosciute dal loro padrone, ognuna per nome. È questa la parte di chi ha ricevuto nel cuore Gesù come suo Salvatore e Signore. Per Gesù noi non siamo degli anonimi; ci ama tutti e ha dato la propria vita per ognuno di noi. Ci conosce per nome.

Appena risuscitato, il Signore va incontro a Maria Maddalena che ha trovato il sepolcro vuoto e cerca il corpo del suo Signore. La donna non lo riconosce. Crede che sia il giardiniere del cimitero e gli chiede il corpo di Gesù. Per tutta risposta, si sente chiamare “Maria!”. Ella, allora, lo riconosce. È appagata. Gesù le affida il messaggio più bello: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e al Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17).

sabato 30 agosto 2014

30 Agosto

Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: “Confesserò le mie trasgressioni all’Eterno” e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato.
Beato l’uomo a cui la trasgressione è perdonata, e il cui peccato è coperto!
Salmo 32:5,1

Egli (Dio) perdona tutte le tue colpe.
Salmo 103:3

Chi può perdonare i peccati?

Durante un recente processo, il Presidente della Corte d’Assise si era rivolto alla persona condannata per dirle che la Corte aveva capito le circostanze del suo gesto, ma che non aveva il potere di perdonarla, perché quello dipendeva da una giustizia diversa dalla giustizia umana.
Questi discorsi sono insoliti in un tribunale, ma si trova una scena simile nell’evangelo di Marco (2:1-12). In una casa di Capernaum s’è radunata una folla di gente per ascoltare Gesù. Fuori, anche un paralitico, portato in barella da quattro persone, vorrebbe vedere il Signore e parlargli; è un’occasione da non perdere. Ma c’è tanta gente che non si riesce ad entrare. Tuttavia, le difficoltà non li trattengono. Si aprono un passaggio nel tetto e, dall’alto, fanno scendere la barella proprio davanti a Gesù. Egli, vedendo la loro fede, dice subito al paralitico: “Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati”. Allora, nella sala s’alza una voce: “Chi può perdonare i peccati, se non uno solo, cioè Dio?”

È proprio vero, questo non compete alla giustizia umana. Ma colui che si trova lì, è proprio il Figlio di Dio, Gesù, venuto sulla terra per pagare il nostro debito e salvare quelli che credono nel suo nome. È lui che abbiamo offeso coi nostri peccati, ed è dunque lui che ha il potere di perdonarci (Marco 2:10). Confessiamogli semplicemente le nostre colpe ed afferriamo questo perdono divino!

venerdì 29 agosto 2014

29 Agosto

(Gesù disse:) "Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri".
Giovanni 13:34-35

Dio… mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Romani 5:8


Il segno del cristiano

Sull’auto che precede la mia, vedo un adesivo metallico che raffigura un pesce. So che cosa siginifica: il suo proprietario vuole che si sappia che è cristiano. Molto bello questo pensiero!
Attraverso i secoli e fino ai giorni nostri, i cristiani hanno usato molti segni per farsi riconoscere. Ma ne esiste uno che supera tutti gli altri, un segno che attraversa e supera le epoche e le culture. È universale, ed è destinato a durare per tutta la storia della chiesa, fino al ritorno di Gesù. Questo segno non è un distintivo esteriore, ma una risposta a un comandamento dato da Gesù stesso: “Amatevi gli uni gli altri!”
L’amore è al centro della vita cristiana. Già al tempo di Mosè la legge divina diceva: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Levitico 19:18). Ma Gesù cambia il punto di riferimento, che non è più l’io, ma Cristo.

Come ci ha amati Gesù? Fino al punto da morire per noi (Giovanni 15:13). Ci ha amati in modo disinteressato, con un amore infinito. Sì, quest’amore divino si distingue dall’amore umano che, per definizione, ama solo chi è amabile. L'amore verso chi non lo merita è un tratto distintivo mediante il quale si possono riconoscere quelli che sono diventati, per grazia, figli del Dio d’amore. “Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; camminate nell’amore, come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi” (Efesini 5:1-2).

giovedì 28 agosto 2014

28 Agsoto

Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono”.
Esodo 3:14


Io sono

Questo strano nome: “Io sono colui che sono”, Dio stesso lo manifestò a Mosè, e ci fa riflettere molto. Dio non è costretto a giustificare se stesso davanti a nessuno, neppure al critico più astuto, né per affermare che esiste, né per dire a che cosa è simile. Per Dio non è neppure necessario adattarsi alle opinioni umane, alle domande o ai vari avvenimenti come si sono susseguiti attraverso i secoli. Lui non deve cambiare per piacere all’umanità o per chiedere il suo favore. Dio è quello che è: l’Eterno Dio, che è, che era e che sarà. Giacomo scrive di lui. “Presso lui non c’è variazione né ombra di mutamento” (1:7). Se non fosse così, non sarebbe Dio.
Solo quando abbiamo Dio al centro dei nostri pensieri, ci rendiamo conto di quanto sia grande! È troppo grande per essere contenuto nella piccola dimensione della concezione umana. Ma ogni credente può chiamarlo Padre per mezzo di Gesù Cristo. I figli di Dio hanno piena fiducia in lui, non solo ogni giorno, ma ogni ora. È grande in bontà e in potenza, immutabile in tutte le sue vie.
Un carattere del Figlio, mandato da Dio come nostro Salvatore e Signore, è la costanza. Le Sacre Scritture rendono testimonianza del Figlio di Dio con questi versetti: “Tu rimani… tu rimani lo stesso e i tuoi anni non avranno mai fine” (Ebrei 11:12)
“Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13;8).

Che consolazione e forza possiamo trovare in colui che non cambia mai!

mercoledì 27 agosto 2014

27 Agosto

(Gesù disse a Dio:) "Le parole che tu mi hai date le ho date loro ed essi le hanno ricevute".
"Il mondo li ha odiati".
Giovanni 17:8,14

Attenti dunque a come ascoltate.
Luca 8:18


Atteggiamento verso della Bibbia

La Bibbia è indubbiamente il libro che s’è attirato il maggior numero di nemici. Molte persone hanno pagato con la vita il fatto di possederne un esemplare.
C’è una causa soprannaturale a quest’atteggiamento verso la Parola di Dio: essa ha un avversario. Satana. Satana non sopporta un libro che mette in evidenza la sua sconfitta.
Ma la spiegazione naturale di tale ostilità è che la Bibbia differisce in modo fondamentale dagli altri libri. Non fa l’elogio della nostra civiltà; non descrive l’uomo come un essere nobile, in progresso verso un bell’ideale. Ci fa vedere invece il suo allontanamento da Dio, il suo degrado morale e non presenta le passioni umane come qualcosa di attraente. In tutti i tempi ci sono stati uomini che hanno tentato di sbarazzarsi di questo documento che svela la malvagità del loro cuore e delle loro azioni, che dice la verità su loro stessi. Il Signore Gesù diceva agli uomini del suo tempo: “Il mondo… mi odia, perché io testimonio di lui che le sue opere sono malvagie” (Giovanni 7:7).

Ma c’è un altro atteggiamento possibile, quello della Samaritana dell’evangelo di Giovanni (capitolo 4). Ha ascoltato la parola di Gesù anche quando Lui le ha dimostrato di conoscere tutta la sua triste storia; e questo l’ha spinta a riconoscere che era il Cristo (vers. 29). Oggi ancora, chi sente la propria colpevolezza davanti a Dio, legga la Bibbia; in essa troverà un Salvatore e la pace per la coscienza; questo libro diventerà “la gioia, la delizia del suo cuore” (Geremia 15:16).

martedì 26 agosto 2014

26 Agosto

"Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?"
Luca 24:17

"La vostra tristezza sarà cambiata in gioia".
Giovanni 16:20


Sei triste?

Sei triste? A volte lo sono anch’io. La tristezza è una delle emozioni più comuni negli uomini. La terra infatti non è né un Eden né un Eldorado. Da quando il peccato è entrato nel mondo vi abita pure la tristezza.
Quand'è che sono triste? Quando faccio delle scelte sbagliate, come il giovane ricco del vangelo, che ha preferito tenere i suoi beni piuttosto di seguire Gesù (Matteo 19:22). Quando subisco un insuccesso, di lavoro o di relazione. Quando perdo un essere caro.
Ma può darsi che tu soffra di solitudine, di una malattia; forse sei in un letto d’ospedale o su una sedia a rotelle. Ti trovi sotto il peso di una delusione sentimentale, di preoccupazioni familiari o di difficoltà finanziarie?
Sei abbattuto per le notizie di questo mondo senza Dio, spesso così preoccupanti?
Quali che siano i tuoi problemi, puoi andare a Gesù: ha tanta simpatia per te, tanta compassione (aver compassione significa soffrire con chi soffre). Solo lui può identificarsi completamente con te: è diventato uomo, ha sofferto, ha pianto, ha conosciuto la tristezza e l’angoscia. Ma ha trovato tutta la sua forza in Dio. Anche se ti senti così oppresso da non poter pregare, ricordati che Gesù ha sofferto tanto per te.

Un cristiano in prigione racconta di essersi sentito così inquieto da non poter pregare, ma ripeteva senza sosta: “Signore Gesù!” e questo bastava a calmarlo. Un cuore triste è consolato quando si rivolge a Dio e al Signore.

lunedì 25 agosto 2014

25 Agosto

(Davide diceva a Dio:) "Sei tu che… mi hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene".
Salmo 139:13-14

Il Salvator nostro Gesù Cristo… ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il vangelo.
2 Timoteo 1:10

Mistero della vita

La vita è un mistero, profondo, appassionante. Ogni neonato possiede tratti unici e meravigliosi. Tra il concepimento e la nascita avvengono cambiamenti incredibili. L’ovulo fecondato si dividerà per formare migliaia di miliardi di cellule. Ma il bambino che nascerà non sarà solo miliardi di cellule, sarà un essere vivente che possiede la vita come un tutto, sarà un essere unico. Altre persone possono avere lo stesso nome, ma la vita di quel bimbo è unica. Non sarà solo un essere vivente, ma una persona.
Il corpo di una persona ha molta importanza, ma quello che la caratterizza veramente è la capacità di riflettere, è la sua mente, la sua responsabilità. Ogni essere umano possiede uno spirito e un’anima, la parte immateriale del nostro essere che, per ciascuno di noi, ha più valore di tutto il mondo (Matteo 16:26). Quest’anima, ci dice il Signore, possiamo "perderla". Una vita che dà appiglio al male è una vita perduta sulla terra e per l’eternità davanti a Dio. Perdiamo la vita se rifiutiamo di credere in Dio, se scegliamo di vivere senza di lui. “Perdere” la propria anima non vuol dire che sia distrutta, ma che va alla perdizione eterna, l’inferno.

La nostra anima però può essere salvata se confidiamo nel Signore Gesù, morto per le nostre colpe e poi risuscitato. Dio ci ha creati per conoscerlo e vivere felici per sempre presso di lui. Non si può concepire la vita di un uomo senza pensare all’eternità.

domenica 24 agosto 2014

24 Agosto

Tu, o Signore, sei buono, pronto a perdonare, e misericordioso verso quanti t’invocano.
Tu, Signore, sei un Dio pietoso e misericordioso, lento all’ira e grande in bontà e in verità.
Salmo 86:5,15


Pronto e lento, fedele e giusto

Dio è perfetto in tutto, anche nei suoi caratteri che potrebbero sembrare contraddittori; ed è, nello stesso tempo, misericordioso e santo, fedele e giusto.
Pronto a perdonare. “Se confessiamo i nostri peccati, egli (Dio) è fedele e giusto da perdonarci" (1 Giovanni 1:9). Perdona “tutti i nostri peccati” (Colossesi 2:13). Perdona subito.
Lento all’ira. Un giorno quest’ira di Dio si rivelerà dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini (Romani 1:18). Oggi Dio ha pazienza: “Il Signore non ritarda…, ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento” (2 Pietro 3:9). “La pazienza di Dio aspettava al tempo di Noè” (1 Pietro 3:20), quando la malvagità dell’uomo si estendeva, senza freno, sulla terra. Ancora oggi, mentre l’uomo si beffa di tutte le leggi di Dio, calpesta i veri valori e sviluppa il suo orgoglio impunemente (così almeno crede), “la pazienza del nostro Signore è… salvezza” (2 Pietro 3:15). Fra poco la sua pazienza avrà fine. “Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?” (Romani 2:4).

Fedele e giusto. Dio ha detto: “Il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23); ed è fedele alla sua parola. Quel salario, infatti, Cristo l’ha pagato molto caro, e Dio non può reclamarlo due volte, di modo che è giusto quando assolve colui che crede in Gesù Cristo e condanna chi rifiuta di credere.

sabato 23 agosto 2014

23 Agosto

Dio stabilisce di nuovo un giorno – oggi – dicendo: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori”.
Ebrei 4:7


Un "figliuol prodigo"

Heinrich Heine, poeta tedesco contemporaneo del filosofo Hegel e autore di numerose poesie satiriche contro il cristianesimo, termina così uno dei suoi scritti:

“Da quando ho realizzato di aver bisogno della misericordia di Dio… ho dato alle fiamme, con uno zelo pieno di timore, tutte le mie opere contenenti qualche offesa a Dio. È meglio che siano bruciati i versi piuttosto che sia bruciato chi li ha scritti.
Sì, ho fatto la pace con il Creatore, a gran dispetto dei miei amici illuminati che mi rimproveravano il ritorno alla vecchia “superstizione”, come chiamavano il mio volgermi a Dio. Sono ritornato a Dio come un figlio prodigo, dopo aver “custodito i porci” per lungo tempo (Luca 15) presso gli adepti di Hegel.”

In un suo poema esprime così tale sorprendente confessione:

"La mia vecchia cetra s’è infranta
 sulla roccia che si chiama Cristo.
Spinta da uno spirito malvagio,
 ha animato delle cattive feste,
ha chiamato alla rivolta,
 cantato il dubbio e la bestemmia.
O Signore, m’inginocchio davanti a Te.
Perdona, perdona i miei canti profani!"


Heinrich Heine s’è rivolto a Dio alla fine della sua vita. Ma la Bibbia ci esorta a cercare Dio appena udiamo la sua voce, perché poi potrebbe essere troppo tardi!

venerdì 22 agosto 2014

22 Agosto

Esèrcitati… alla pietà.
1 Timoteo 4:7

Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d’amore e di pace sia con voi.
2 Corinzi 13:11


Buona forma spirituale

Mantenersi in buona forma fisica esige disciplina e sforzo. Per perdere qualche chilo e rafforzare la muscolatura, molti nostri contemporanei hanno l'abitudine di praticare della ginnastica mattutina, o lo “jogging”, oppure di seguire un rigido regime alimentare.
Anche per rimanere in un buon stato spirituale occorrono tempo, sforzi e pratica. L’apostolo Paolo raccomandava a Timoteo di esercitarsi alla pietà. L’esercizio spirituale, anche se dà vera gioia, implica sempre una certa disciplina. Per esempio bisogna prendere la decisione di riservarsi ogni giorno del tempo per studiare la Parola di Dio e per pregare. Inoltre, quello che abbiamo considerato nel nostro studio biblico dev'essere vissuto concretamente ogni giorno. Forse per questo dovremo rinunciare a certe attività che ci attirano, ma che non potrebbero edificarci. Solo l’amore per il Signore può darci la forza di perseverare.

Che pensare di un falegname che dimenticasse di arrotare i suoi attrezzi o di un meccanico che non trovasse il tempo per lubrificare la sua macchina? Allo stesso modo un figlio di Dio che non si fortificasse con la preghiera, con lo studio della Bibbia, le riunioni cristiane e la comunione personale con il Signore, sarebbe da considerare insensato. Gli "attrezzi" del nostro servizio spirituale si smussano molto facilmente. È necessario affilarli ogni giorno.

giovedì 21 agosto 2014

21 Agosto

Fammi comprendere la via dei tuoi precetti, e io mediterò sui tuoi prodigi.
Salmo 119:27

Il saggio ascolterà e accrescerà il suo sapere; l’uomo intelligente ne otterrà buone direttive per capire i proverbi e le allegorie, le parole dei saggi e i loro enigmi.
Proverbi 1:5-6


Definizione di termini biblici (II)

Propiziazione (o espiazione). Far propiziazione significava, presso i Greci, rendersi gli dèi favorevoli. Nella Bibbia, Dio è propizio verso la sua creatura, non per quello che riesce a fare da sola, dai suoi sforzi, dal suo impegno, ma per il sacrificio espiatorio di Cristo (leggere 1 Giovanni 2:2; 4:10; Ebrei 2:17).
Riconciliazione. Ristabilimento di relazioni tra persone che erano in disaccordo. Dio ha fatto il necessario per riconciliare il mondo con se stesso, tramite la morte del suo Figlio. I credenti, ora riconciliati con Dio, devono invitare gli uomini che rimangono nemici di Dio (leggere Romani 5:10-11; 2 Corinzi 5:17-20) a riconciliarsi con lui accettando il Signore quale loro Salvatore.
Redenzione. Riscatto al prezzo di una cauzione, per dare la libertà. La redenzione del credente, prima schiavo del peccato, è eterna, ed è stata ottenuta dal sangue di Cristo (leggere Romani 3:24; Efesini 1:7; Colossesi 1:14).
Pentimento: Cambiamento del cuore e dello spirito che, illuminati dalla Parola di Dio, riconoscono con contrizione il loro passato. Il pentimento è verso Dio; induce il peccatore ad avere lo stesso giudizio di Dio sul suo stato di peccato e sui peccati commessi (leggere Atti 20:21; Romani 2:4; 2 Pietro 3:9).

Santificazione. Il credente è reso santo, messo a parte per Dio, perché è stato riscattato dal sacrificio di Cristo e suggellato dallo Spirito Santo. La santificazione è in seguito realizzata nella vita del credente progressivamente, ubbidendo di cuore alla Parola di Dio (leggere Giovanni 17:17; 1 Corinzi 1:30; 6:11; Ebrei 10:14).

mercoledì 20 agosto 2014

20 Agosto

"Capisci quello che stai leggendo?"… "Come potrei se nessuno mi guida?"
Atti 8:31

La saggezza ti entrerà nella mente, la scienza sarà la delizia del tuo cuore, la riflessione veglierà su di te, l’intelligenza ti proteggerà.
Proverbi 2:10-11


Definizione di termini biblici (I)

La lingua greca usata nella seconda parte della Bibbia non era quella dei poeti e dei filosofi, ma il linguaggio più comune, usato per gli scambi commerciali in tutto l’impero romano. Ma nelle traduzioni, per presentare la ricchezza del Vangelo, è impiegato un linguaggio in molti casi composto di termini poco correnti.
Confessare. È riconoscere e dichiarare apertamente la verità, compresa la nostra colpevolezza davanti a Dio (Ebrei 10:23; 1 Giovanni 1:9).
Conversione. Dietro-front, cambiamento di direzione, smettere di proseguire nella via della perdizione e ritornare verso il Dio salvatore. Accompagna il pentimento, quel cambiamento di pensiero, quella nuova valutazione di se stessi alla luce della Parola di Dio (Matteo 18:3; Atti 15:3; 26:20; 1 Tessalonicesi 1:9; 1 Timoteo 3:6).
Giustificare. Dichiarare giusto, assolvere una persona, liberarla dalle sue colpe. Gesù Cristo ha subito il castigo per i nostri peccati perché fossimo giustificati davanti a Dio (Romani 3:24; 4:24-25; 8:33; Giacomo 2:24).

Il peccato. È l'innata tendenza al male trasmesso a tutti gli uomini dalla disobbedienza del primo uomo. Caratterizza la mancanza di sottomissione alla volontà di Dio e porta a un comportamento senza legge. I peccati (al plurale) sono le colpe commesse verso Dio e verso gli uomini, e che rendono colpevoli davanti a Dio. Cristo è morto sia per subire il castigo dei nostri peccati, sia per subire la condanna del peccato stesso (Romani 5:12; 1 Giovanni 3:4; Efesini 2:1).

martedì 19 agosto 2014

19 Agosto

Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato.
1 Timoteo 6:12

Tutte le cose vere… siano oggetto dei vostri pensieri.
Filippesi 4:8-9


Vita satura

Il "disco fisso" di un computer, se è saturo di dati e informazioni impedisce il buon funzionamento dell'apparecchiatura; così noi, quando la nostra esistenza è satura d’informazioni e d’attività di ogni genere, corriamo il rischio di non lasciare più posto ai valori spirituali, che pure sono essenziali.
Nei nostri paesi occidentali è facile procurarsi una Bibbia e ognuno può leggerla liberamente. Eppure, la “saturazione” che prende possesso delle nostre vite comporta il rischio di farcene trascurare la lettura. Abbiamo tante attività importanti: oltre agli obblighi professionali o familiari, dai quali non possiamo dispensarci, anche numerosi divertimenti e distrazioni, che consideriamo altrettanto importanti, e che riempiono le nostre giornate e i nostri pensieri. Come avremmo ancora il tempo d’ascoltare quel che Dio ci dice nella sua Parola?

La nostra mente fa fatica a gestire le informazioni che ci giungono da innumerevoli fonti, a distaccarsene, a riceverle in modo intelligente, con uno spirito critico… Corriamo il rischio di cadere nella superficialità, l'istintività, la confusione dei valori essenziali. Troviamo il tempo per riflettere sulla vita, sulla morte, sull’eternità? È essenziale far silenzio nella nostra mente per ricevere le comunicazioni di Dio ed essere disponibili per Lui.

lunedì 18 agosto 2014

18 Agosto

La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero.
Salmo 119:105

Fino a quando zoppicherete dai due lati? Se l’Eterno è Dio, seguitelo.
2 Re 18:21


Difficoltà di scelta

Un giorno, stavo guardando i ragazzi giocare a basket. Alla fine della partita Pietro ha tirato ed il pallone è rimasto in bilico roteando per un istante sul canestro. Tutti trattenevano il respiro: sarebbe passato attraverso il cerchio, per segnare il punto della vittoria o caduto all’esterno, con grande delusione della squadra?
A volte, di fronte a una scelta difficile siamo come quel pallone. Basta pochissimo per farci ondeggiare a destra o a sinistra; sia in una situazione conforme a ciò che la Bibbia insegna, approvata da Dio e che procura pace e felicità, sia in una situazione che Dio disapprova e che genera soltanto amarezza e rimpianti. Il pallone, lui, non ha preso alcuna decisione; è guidato da elementi esterni; invece gli uomini hanno la capacità di scegliere e di decidere; Dio li ha creati così.
Quando, all’inizio dei tempi, Eva passeggiava nel giardino d’Eden, felice e senza preoccupazioni, il diavolo è venuto a proporle di mangiare il frutto dell’albero proibito. La donna ha esitato, come il pallone nella sua instabile posizione. Avrebbe potuto ricordarsi della bontà di Dio e rifiutare quello che Dio aveva proibito, e invece ha ascoltato le argomentazioni ingannevoli del tentatore e ha scelto di disubbidire all’ordine divino, con conseguenze catastrofiche per lei, per Adamo e poi per tutta l'umanità.

La prossima volta che ci troveremo davanti a una scelta, ricordiamoci della bontà di Dio ed abbiamo fiducia in lui per scegliere quello che lui approva! Il Signore vuole sempre soltanto il nostro bene.

Una tassa da pagare? – Matteo 22:15/22

&  Uomini pieni di malizia
L’uso della malizia e dell’adulazione è tipico dell’arte della politica e i discepoli dei farisei con gli Erodiani ne fanno ampio sfoggio: “Maestro noi sappiamo ….”. in effetti non si va dal Signore per imparare come da un maestro, ma, piuttosto, per cercare un pretesto per cogliere un errore nelle sue parole. Ma colui “che prende gli abili nella sua astuzia sicché il consiglio degli scaltri va in rovina” (Gb 5:13) potrebbe cadere in questa trappola? I Farisei in perenne contrasto col potere di Roma si presentano insieme agli opportunisti Erodiani: per il Signore la loro ipocrisia è manifesta (18).

&  Noi sappiamo che …
Tuttavia, nel presentarsi al Signore non possono fare a meno di enunciare alcune solenni verità (16): “sei sincero” (Ef 4:21), “insegni la via di Dio secondo verità” (Gv 14:6) e “non hai riguardi per nessuno”. Certo, il Signore confondeva i suoi avversari non con l’astuzia, ma con la verità, una verità che confonde e fa tacere l’avversario.
La domanda è sottile, ben architettata in modo che qualunque sia la risposta si possa avere un appiglio per accusarLo.

&  Una risposta, un’accusa
Il Signore con calma chiede una moneta, lui il Creatore non ne possiede una, e risponde: “date a Cesare quello che è di Cesare” (21).
Ai tempi dei Nehemia il popolo aveva confessato davanti a Dio che erano schiavi a causa del loro peccato e che l’oppressore si arricchiva a loro spese (Ne 9:36/37). Ai tempi del Signore il cuore indurito dei Giudei non permette loro di fare una ugual confessione.
Rendere il dovuto a Cesare è per loro un obbligo poiché non hanno reso a Dio ciò che è di Dio.
La risposta del Signore è lapidaria e mette tutti a tacere. Parla, però, alle coscienze suscitando stupore ed imbarazzo (22)

La stessa risposta suona per il credente come un solenne avvertimento a non occuparsi delle cose terrene, a non mischiare il sacro col profano. Il credente vive per fede e s’attacca alle cose spirituali, quelle di Dio. Non s’immischia nelle cose della vita (2 Ti 2:4) pur portando rispetto e sottomissione alle autorità nella misura in cui queste non si oppongono a Dio (Ro 13:1/7 – At 5:29).


                                                                                                                       D.C.

domenica 17 agosto 2014

17 Agosto

La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato.
Romani 5:5


La speranza che non delude

Finché vivremo su questa terra come veri cristiani, non mancheranno i problemi, le difficoltà e i bisogni. Dio, nostro Padre, permette le tribolazioni per insegnarci a contare sempre più su di lui. Quando, nella vita, sorgono dei problemi, i nostri pensieri si concentrano subito su noi stessi o su altri uomini; riflettiamo su come risolverli e prendiamo in esame tutte le possibilità umane per trovare un aiuto e una soluzione. È vero che sovente Dio viene a noi per mezzo dell’aiuto umano il medico che consultiamo quando siamo malati, le medicine o le terapie che ci prescrive).

Quando Dio dice: “la speranza non delude”, desidera che confidiamo in lui interamente e su tutta la linea. Dobbiamo aspettare tutto da lui e porre solo in lui la nostra fiducia, non nelle capacità e possibilità nostre o degli altri. Allora non saremo delusi. Conosceremo e sperimenteremo quanto sia grande l’amore di Dio per noi. Quando abbiamo creduto ha versato il suo amore nel nostro cuore perché possiamo gustarlo, e quindi stare tranquilli. Se ci appoggiamo così su di lui e ci rallegriamo del suo amore, ci indicherà anche uno sbocco, un aiuto, una soluzione, che potranno anche essere umani ma verranno comunque sempre da lui.

Le nozze del Figlio del Re – Matteo 22:1/14

Questa parabola presenta, prima di tutto, ciò che Dio si propone nel regno dei cieli: glorificare il Suo Figliolo, visto qui in figura come un invito alle nozze.

&  Venite alle nozze (1/7)
Dio manda i Suoi servi a portare gli inviti, ma non trovarono che rifiuti. È da notare che è chiaramente detto, degli invitati, che “non vollero”: fu una scelta consapevole. Questi primi invitati rappresentano il Suo popolo che, però, mostrò di avere un cuore insensibile (Mt 13:15).
È rivolto un secondo invito e le parole sono ancora più significative: “tutto è pronto, venite”. L’opera di Dio è fatta, completa, attraverso il sacrificio di Cristo. È bello notare che non si fa pesare la colpevolezza del crimine di cui questo popolo si macchia, ma si sottolinea la grazia di Dio che si rivolge agli stessi invitati.
Sarà inevitabile l’ira di Dio su coloro che hanno rifiutato l’invito ed i primi a portarne le conseguenze sono stati proprio i Giudei (7) che ha portato, per quasi duemila anni, come conseguenza di questo rifiuto la distruzione della nazione.
Se questi invitati non accettarono l’invito mostrando, così, la loro indegnità, allora l’invito sarà rivolto ad altri e dovrà essere fatto verso tutti senza nessun criterio di scelta particolare: “quanti troverete”. Tutti furono radunati, buoni e cattivi finché la sala fu piena (10).

&  L’abito delle nozze (8/14).
Solo più tardi, il re, che ha preparato questa festa, entra e prende in considerazione il reale stato delle cose. Ai tempi del Signore era uso per chi faceva una festa provvedere anche agli abiti con cui presentarsi. Comprendiamo così lo stupore nel notare che un uomo non aveva l’abito che il re aveva certamente fornito anche agli altri. “Egli (Dio) mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto nel mantello della giustizia” (Is 61:10); quella dell’uomo non ha alcun valore (Mt 5:20 – Fl 3:9).
Il re aveva provveduto all’invito ed al vestito per parteciparvi, non averlo significava avere disprezzato un Suo dono. In figura quest’uomo rappresenta coloro che fanno una professione esteriore di fede ma che, nella realtà, non sono rivestiti di Cristo (Ro 13:14). Per tali persone non vi è che un destino eterno “nelle tenebre di fuori”.

                                                                                                                        D.C.



sabato 16 agosto 2014

16 Agosto

Ho pazientemente aspettato l’Eterno, ed egli s’è chinato su di me.
Salmo 40:1

Perseveranti nella preghiera.
Romani 12:12

Al mattino ti offro la mia preghiera e attendo.
Salmo 5:3


Sì – No – Aspetta

Manuela, una piccola invalida di dodici anni, mi diceva con amarezza: "Non credo in Dio. Non mi ha mai risposto quando ho pregato. Vedi, questo è il mio terzo ricovero in ospedale e non vedo miglioramenti”.
Allora ho tentato di spiegarle che Dio può rispondere in tre modi diversi.
Molte volte, dicendoci “sì”, ossia concedendoci subito quello che abbiamo chiesto. Ma può anche dire “no”  ed è quello che la piccola non capiva. Infatti, se Dio dice “no”, è per un solo motivo: il nostro bene. Quale? Quello del nostro cuore. Quando il Signore chiude una porta, sa che cosa c’è dietro. E anche questa è una risposta.
Dio ci ama troppo per assecondare certi nostri desideri, che alle volte sono quasi dei capricci (s'intende che non era questo il caso della mia piccola amica). Non sempre sappiamo perché dice “no”; ma, pensare che lui lo sa, deve bastarci.
Quindi, talvolta Dio dice “no” alle nostre preghiere, ma capita anche che dica “aspetta”.

L’impazienza è una caratteristica del nostro carattere. Ma il Signore vuole esercitarci alla pazienza e sottomettere la nostra volontà alla sua. Aspettiamo e perseveriamo, senza dubitare che ci risponderà.

I malvagi vignaioli – Matteo 21:33/46

In questa parabola viene evidenziato tutta la responsabilità della malvagità. Non solo non si ascoltano gli appelli dei servitori mandati a cercare il frutto (34), ma si disprezza il “Figlio” (37) progettando di metterlo a morte.

&  Il padrone di casa e la sua vigna
L’immagine usata in questa parabola è quella della vigna come nel capitolo precedente. Nel contesto è Israele ed i vignaioli sono i capi del popolo responsabili non solo di non aver portato frutto e di non aver tenuto conto delle molte volte che Dio, il padrone di casa, ha inviato i servitori per riprenderli, esortarli ed ammonirli, ma ancora di più di aver pensato che uccidendo l’erede, Gesù Cristo, avrebbero potuto tenersi la vigna tutta per loro.

La malvagità di questi uomini incontrerà il giudizio di Dio. Loro stessi sentenziano la condanna su se stessi (41) e Dio affiderà la vigna ad altri.

L’avvertimento per noi è altrettanto solenne: che facciamo di ciò che Dio ci ha affidato e del privilegio che abbiamo avuto di lavorare nella vigna del Signore? Troviamo il nostro piacere a lavorare per nostro Padre?

&  La pietra angolare.
Il Signore si rivolge a coloro che hanno già sentenziato su se stessi e lo fa chiedendo come molte altre volte: “non avete mai letto nelle Scritture …?” (42). Certo che avevano letto ma non avevano capito, né volevano capire. Anche l’edificio di Dio era stato affidato alla responsabilità dell’uomo. Mettendo a morte il figlio del padrone della vigna, rifiutavano anche la pietra angolare di questo edificio: Cristo.
Pietro riprenderà questa frase del Signore e dirà che questa pietra è “scelta, preziosa, e chiunque crede in essa non resterà confuso” (1 Pt 1:6).
I capi non hanno più dubbi, il Signore sta parlando di loro, ma anziché fermarsi a riflettere, chiedere il perdono e ravvedersi, il loro odio aumenta.
Ancora per un po’ ed anche la folla non sarà più un freno all’uccisione del Signore: l’erede (26), la pietra angolare.

Il mondo non è cambiato, Cristo, il Figlio di Dio, l’erede, la pietra angolare, è messo fuori da questo mondo nella vana illusione dell’uomo di poterne prendere il posto. Ancora un po’ ed il mondo sarà costretto a subire il giudizio del vero padrone che “li farà perire malamente” (41). Il giudizio di Dio si abbatterà sugli uomini impenitenti e noi, che ne siamo coscienti, abbiamo il dovere di avvertirli.

                                                                                                                        D.C.