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martedì 30 settembre 2014

30 Settembre

Matteo 16:26

Cercate prima il regno di giustizia di Dio
Matteo 6:33

Trascurare l’essenziale

Jean-Loup D. era vice presidente della Banca mondiale a Washington, dove sua moglie svolgeva pure un incarico importante. Assillato dalle sue grandi responsabilità, aveva abbandonato ogni pratica cristiana. Spiega: “Per me Dio era nell’aldilà, e con questo principio mi era facile eludere l’argomento. Ad ogni modo, mi sembrava evidente che non s’interessasse di noi…” Un giorno però Jean-Loup si rese conto che stava trascurando l’essenziale. Racconta: "Un pensiero si impresse nella mia mente: Devo risolvere la questione di Dio". Sua moglie continua: “Anch’io sentivo un grande vuoto nella nostra esistenza. In particolare le domeniche erano tristi e vuote”.

La loro ricerca durò parecchi anni. Il punto forte fu il contatto con un collega, un economista che, senza proclamarlo pubblicamente, manifestava con il suo comportamento di essere in relazione vivente con Dio. Dopo parecchi colloqui, il collega li invitò a partecipare a degli incontri cristiani. Fu il momento della decisione, quando si fa più pressante la chiamata del Signore. “All’inizio ho resistito. Dicevo a Dio: Vorrei, ma ne sono incapace! Poi, la domenica di Pasqua del 1985, io, il politico abituato ai ragionamenti, sono stato afferrato dalla potenza e dall'amore di Gesù vivente! Ho detto: Grazie Signore! Ora, occupati di mia moglie”. Era già fatto; i due sposi si meravigliano ancora oggi del fatto che le loro conversioni siano state simultanee. Avendo incontrato Gesù vivente, l’hanno accettato come loro Salvatore e Signore, e la loro vita ha avuto un nuovo inizio.

Gli scribi ed una povera vedova – Marco 12:35/44

G  Gli Scribi
Non tutti gli Scribi erano come quello dei versetti precedenti, anzi, Matteo ci fa capire che erano del partito dei Farisei (22:41) ed ora è il Signore che, rivolgendosi a loro, solleva un paradosso tratto dal Salmo 110: poiché essi affermavano che il Cristo discendeva da Davide come poteva, questi, chiamare Cristo e Signore un suo discendente?
C’era solo una soluzione: che il Cristo fosse più di un discendente di Davide e, dunque, realmente Figlio di Dio.

Non accettare il carattere divino del Messia portava questi Scribi a cadere inevitabilmente sulla Parola di Dio. I Suoi denigratori sono confusi, al contrario delle folle che prendono piacere all’ascolto (37).

Ci piacerebbe pensare che quest’ascolto sia motivato dalla fede, ma, purtroppo, non è visto così ciò che accadrà di lì a poco tempo. Nella gran folla c’e solo il piacere di vedere che c’e qualcuno che è in grado di controbattere gli Scribi ed i Farisei, che, pomposamente, amavano passeggiare per le piazze e fare lunghe preghiere pubbliche al solo scopo di farsi vedere dagli altri ed avere un posto di rilievo nelle sinagoghe e nei conviti. Ma la realtà era che divoravano le case delle vedove (38/40). Per tutto questo riceveranno una più severa condanna.

G  La povera vedova
 Mentre gli Scribi ed i Farisei ipocriti sono presi nella preparazione del loro complotto, il cuore del Signore trova gioia nel segnalare la ricchezza di questa povera vedova.
Lo sguardo del Signore si posa sulle offerte dei ricchi che mettevano assai (41) e sui “due spiccioli” della vedova e sentenzia che quest’ultima offerta è superiore alle altre (43,) poiché, sapendo ogni cosa, sa che i primi hanno messo del superfluo ma lei aveva messo tutto ciò che possedeva e che le sarebbe occorso per vivere. Ella aveva dato tutto a Dio e si affidava totalmente a Lui! Che esempio!

Lo sguardo del Signore è anche su di noi quando ci rechiamo nel luogo in cui gli rendiamo un servizio di lode e vede quanto del nostro denaro mettiamo nella cassetta delle offerte. Il Signore della nostra vita è anche il Signore del nostro portafoglio. Cerchiamo di non dimenticarlo.  


D.C.

lunedì 29 settembre 2014

29 Settembre

Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioni che si agitano nelle vostre membra?
Giacomo 4:1

"Io sono l’Eterno… dichiaro le cose che sono rette. Volgetevi a me e siate salvati".
Isaia 45:18-19, 22

Perché la guerra?

La domanda ritorna sovente: perché la guerra? Perché tanta violenza? Certo, si può trovare ogni tipo di spiegazioni, politiche, sociali, culturali. Ma queste ragioni non spiegano tutto. Allora la domanda si fa più penetrante: perché il male in me, perché tanta aggressività così pronta a esplodere?
La Bibbia dichiara che, fin dall’inizio dell’umanità, “la terra era piena di violenza” (Genesi 6:11). Gli uomini si sono sviati a causa del peccato; il loro comportamento è diventato sempre più opposto alla volontà di Dio. Risultato: una violenza generalizzata. Anche l’immoralità provoca la violenza. Prendiamo due esempi tristemente correnti: l'infedeltà nel matrimonio porta gelosia, conflitti, atti malvagi, reazioni violente e manda in frantumi la cellula della famiglia; uno sfruttamento duro e ingiusto delle popolazioni le spinge alla rivolta e alla violenza.

Dove e come si può togliere la violenza? Innanzi tutto nel mio stesso cuore, regolando la mia condotta in conformità con quello che Dio desidera; in particolare devo respingere le mie scelte egoistiche. Ma qualcuno può dire: io non posso cambiare la mia natura! È vero, però Dio lo può, e, ancora di più, mi vuol dare una nuova natura. Portando umilmente a Dio le mie cattive tendenze e le mie colpe, trovo il perdono per mezzo di Gesù Cristo e la pace della coscienza. Inoltre, ho la pace nei miei affetti e posso gioire con Lui della realizzazione dei miei desideri; il Dio di pace ne è diventato la sorgente.

Tu non sei lontano – Marco 12:28/34

Lo scriba che si avvicina al Signore è animato da sentimenti migliori di quelli dei precedenti interlocutori che desideravano solo intrappolarLo.
Questo scriba si rivolge al Signore riconoscendoLo come un “maestro” (32) avendo compreso bene che le risposte date agli altri erano giuste (28). Ciò che ricerca con sincerità è il pensiero di Gesù riguardo alla preminenza di un comandamento della legge.

G  L’amore
Il contrasto con ciò che viene narrato in precedenza è evidente, perché questo scriba va alla sostanza delle cose, mentre gli altri s’attaccavano alle forme ed all’apparenza. Il Signore, che era sempre più vicino alla croce, sarà stato ben felice di rispondere ad una simile domanda.

Il primo dei comandamenti è l’amore (30) ed il secondo è ancora l’amore (31): il primo riguarda l’amore per Dio, il secondo riguarda i rapporti con gli uomini.
Questi due comandamenti sono legati l’uno all’altro formando un equilibrio perfetto in queste relazioni, perché trovano la sorgente in Dio stesso.
L’amore è l’adempimento della legge (Ro 13:7), “poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: ama il tuo prossimo come te stesso” (Ga 5:14) e Giacomo, citando lo stesso versetto, afferma che si tratta della “legge regale” (Gm 2:8).

Che ognuno di noi si applichi a riguardare a questi comandamenti del Signore  “Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti” (1 Gv 5:3).

G  Vicini!
Questo scriba dimostra di conoscere anche le sacre Scritture citando Osea 6:6 (33) ed il Signore gli risponde mettendo in evidenza la Sua approvazione (34). Ma per entrare nel regno di Dio tutto questo non era sufficiente.
Essere interessati alle cose di Dio, comprendere che il Signore è veramente un maestro, perché la saggezza emerge ogni volta dalle Sue parole, conoscere la Parola di Dio e saperla citare, parlare con intelligenza (32) sono cose importanti che ci portano ad avvicinarci, ma non possono farci entrare “nel regno di Dio”.

Per entrare occorre “essere nati di nuovo” (Gv 3:3/5) e questa nuova nascita è opera dello Spirito Santo che applica la Parola al cuore dell’uomo. La grazia sovrana di Dio parla al cuore, lo rigenera e gli permette di entrare nel regno di Dio e l’amore del Signore per noi manifestato alla croce è la porta. Questo scriba non era ancora arrivato a questo punto, era “vicino”, ma non era ancora entrato.

E tu caro lettore?

D.C.


domenica 28 settembre 2014

28 Settembre

Venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana.
Isaia 1:18

Ogni passo ci avvicina all’eternità

Ci sono due luoghi dove trascorrere l’eternità: o con Dio nell’eterna felicità, o nell’eterna lontananza da lui. Sul vostro futuro nell’aldilà è solo oggi che potete decidere. Quando avrete lasciato questa terra, non potrete più cambiare la vostra sorte. Riflettete: oggi è il giorno della salvezza.
Adesso, oggi, avete la possibilità di ottenere il perdono dei vostri peccati, che dovete lealmente e sinceramente confessare a Dio. Tutto deve venire alla luce, niente può rimanere nascosto! Egli ha promesso di concedere la grazia a chi è umile. Perché è così difficile per noi scoprire davanti a Dio i nostri peccati, quando lui stesso è disposto a coprirli con il suo perdono?

Dio non è il nemico dell’uomo; è piuttosto l’uomo nemico di Dio. Infatti nessuno è vissuto sempre e ovunque, rispettando la volontà di Dio. Il Signore non è indifferente a questo, ed ogni cattiva azione dovrà passare davanti al suo giusto giudizio. Per questo, ciascuno di noi si riconcili con Dio, adesso, finché si trova sulla terra! Rivolgetevi a Dio e invocatelo: “Convertimi ed io mi convertirò, poiché tu sei l’Eterno, il mio Dio!” (Geremia 31:18)

Il Dio dei viventi – Marco 12:18/27

Il nemico non si arresta mai e sferra un attacco dopo l’altro.
Il Signore ha appena finito di controbattere i Farisei e gli Erodiani che ecco si presentano dei Sadducei, un partito religioso caratterizzato dall'incredulità, quelli che oggi chiameremmo razionalisti, religiosi che si appoggiano su certi passi della Parola per demolirne altri.

Questi Sadducei, appoggiandosi sulla legge del levirato (De 25:5), argomentavano in modo apparentemente intelligente per cercare di smontare il non-senso della dottrina sulla risurrezione.

Ancora una volta il Signore li confonde con una sentenza repentina: “non conoscete le Scritture né la potenza di Dio” (24) e allegando un altro passo della Parola di Dio (26), li mette a tacere ancora una volta.

G  Conoscere le Scritture
Molti, in questo mondo, vantano una “conoscenza” delle sacre Scritture, che, sempre più spesso vengono lette e citate solo per provare le “contraddizioni” che sono contenute, cercando di minare la sana dottrina, la persona del Signore Gesù e della Sua opera.
Anche il credente deve vegliare, soprattutto in quei passi un po’ oscuri, e il primo passo da fare deve essere quello di ricercare nella Parola stessa quello che viene detto su quel soggetto chiedendo a Dio di chiarirci la cosa col Suo Spirito. Solo realizzando che possiamo conoscere in parte, lasciamo a Dio di chiarirci ogni cosa al momento opportuno.

G  Le relazioni terrene
Le relazioni umane, in particolare quelle familiari sono per la terra (25). Per i credenti ciò che queste relazioni hanno prodotto come frutto alla gloria del Signore resterà anche nel cielo, ma le relazioni stesse non saranno più quelle che oggi conosciamo sulla terra.

Le relazioni terrene, precarie e vulnerabili lasceranno il posto a ciò che è perfetto e glorioso, perché nel cielo resterà per l’eternità una relazione col Padre e col Figlio.
Il nostro Dio non è un Dio dei morti ma un Dio dei viventi. La risurrezione è un fatto certo ed evidente nelle Scritture e presto ciò che è corruttibile e mortale  lascerà il posto a ciò che è incorruttibile ed immortale (1 Co 15:53) e saremo per sempre col Signore (1 Te 4:17).

D.C.


sabato 27 settembre 2014

27 Settembre

La voce dell’Eterno è sulle acque; il Dio di gloria tuona; l’Eterno è sulle grandi acque. La voce dell’Eterno è potente, la voce dell’Eterno è piena di maestà.
Salmo 29:3-4

Chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo, senza paura di nessun male.
Proverbi 1:33

L’Abisso Maelstrom

Lungo le coste ghiacciate della Norvegia, vicino alla isole Lofoten, si trova un braccio di mare molto pericoloso a causa di correnti turbolente, il Maelstrom. Cosa strana, la località è particolarmente insidiosa con il tempo bello. Quante navi, ingannate dall’aspetto inoffensivo del luogo e, trascurando gli avvertimenti scritti nei libri di navigazione, si sono avvicinate imprudentemente al gorgo e sono state risucchiate verso il fondo!
Sul piano morale e spirituale, questo ci fa pensare al comportamento di numerosi esseri umani, sedotti da Satana. Chiudendo le orecchie agli avvertimenti dati dalla grazia di Dio nella sua Parola, continuano la loro strada in una direzione pericolosa. Forse dicono tre sé: “Per me va tutto bene; sono in buona salute, ho una vita familiare felice, un mestiere piacevole, numerosi amici; non ho bisogno di niente”. Poi, bruscamente, tutto cambia: le difficoltà si susseguono e sembra che, come in una spirale, siano risucchiati nell’abisso.
Ma se è questo il vostro caso, non scoraggiatevi!
Oggi è ancora giorno di salvezza. Dio può aiutarvi a uscire dal baratro o impedire di cadervi. Infatti, il vero abisso in cui l’indifferenza precipita gli uomini innocenti è quello che li attende nell’aldilà, se non possiedono Gesù come Salvatore.

Colui che poteva ordinare alle onde scatenate di calmarsi (Marco 4:35-41) ha sempre la stessa potenza e lo stesso amore. Affidategli la vostra vita; siete ancora in tempo!

Perché mi tentate? – Marco 12:13/17

G  Basterebbe una sola parola
Una volta deciso che “l’erede” doveva essere ucciso ogni occasione può essere quella risolutiva. Poco importa chi raggiungerà il fine e si da vita a strane alleanze. Farisei ed Erodiani, fino ad allora partiti opposti e nemici fra loro hanno ora uno scopo comune: cogliere in fallo il Signore. Una parola, solo una parola basterebbe per legittimare una giustificazione all’odio contro Gesù.

Il salmista aveva già detto: “fraintendono sempre le mie parole; tutti i loro pensieri sono volti a farmi del male. Si riuniscono, stanno in agguato, spiano i miei passi, cercano di togliermi la vita.” (Sl 56:5/6).

Ma nessun laccio teso sul cammino farà cadere il Signore visto che, al contrario, saranno i Suoi avversari a cadere nella fossa scavata per Lui (Sl 7:14/15 – 9:15).

G  L’astuzia dell’uomo
Questi accusatori pensavano che alla loro domanda si poteva rispondere solo “si” o “no” e, indipendentemente dalla risposta, il gioco era fatto.
Se avesse risposto si, i Farisei  potevano accusarLo di collaborazionismo con l’oppressore romano e, soprattutto, sarebbe stato dimostrato che non era il Messia, se invece la risposta era no, sarebbero stati gli Erodiani a condannarLo per ribellione alle autorità civili.
Ma la saggezza del Signore è molto superiore all’ipocrisia dell’uomo che utilizza la stessa moneta per ridurli al silenzio e non cade in quella che definisce una tentazione.

G  Un proverbio umano
La risposta del Signore è diventato nel tempo un proverbio umano per dire che dobbiamo distinguere due cose lontane l’una dall’altra. Ha sicuramente perso il valore iniziale e viene spesso citata solo la prima parte di questa massima.
Ma la parte più importante è certamente la seconda: “rendete … a Dio quel che è di Dio”.
Le “cose di Cesare” sono tutte quelle cose che si rapportano alla vita civile e dalle quali non possiamo svincolarci, ma “le cose di Dio” sono tutte quelle che implicano una totale dipendenza dalla Parola di Dio.
Qui non si tratta di scegliere una delle due, ma di separarle e adempiere, al momento opportuno, ogni nostro dovere.



D.C.

venerdì 26 settembre 2014

26 Settembre

L’Eterno non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al cuore.
1 Samuele 16:7

In che stato è il vostro cuore?

Un malato che aveva dovuto subire un importante intervento al cuore raccontava: “Sembravo in buona salute. Esteriormente andava tutto bene, ma, senza saperlo, ero colpito da un male grave, un aneurisma.” Per quanto riguarda la nostra salute, l’apparenza può ingannarci, possiamo essere in pericolo senza saperlo. Ciò è altrettanto vero nel campo spirituale e morale, e con conseguenze molto più gravi. A quelli che ci conoscono possiamo sembrare persone rispettabili, godere di una buona reputazione ed avere un’eccellente opinione di noi stessi. Dio, tuttavia, non ci giudica secondo la nostra opinione e quella della gente che ci conosce; investiga il nostro cuore e lo dichiara incurabile a causa del peccato. “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno, chi potrà conoscerlo? Io, l’Eterno che investigo il cuore” (Geremia 17:9-10).
Non c’è dunque nessuna speranza di essere guariti da questo grande male che è il peccato? (Giobbe 9:2). Ringraziamo Dio: lui che ci dichiara incurabili ci dice anche: “Venite e discutiamo… Anche se i vostri peccati fossero come lo scarlatto (rosso scuro) diventeranno bianchi come la neve” (Isaia 1:18). Accettiamo la cura prescritta dal divino Maestro: “Credi al Signor Gesù e sarai salvato” (Atti 16:31). Soltanto Gesù Cristo salva il peccatore, per mezzo dell’opera che ha compiuto alla croce (Atti 4:12). Nessun altro potrebbe farlo. Nessuno può riscattare il fratello, né dare a Dio il prezzo del suo riscatto (Salmo 49:7).

Un posto nella vigna del Signore – Marco 12:1/12

G  Ieri
L’immagine della vigna spesso è usata nella Parola per parlarci d’Israele. Dio dice, per mezzo di Geremia: “io ti avevo piantata come una nobile vigna, tutta del ceppo migliore” (2:21 – cfr anche: Sl 80:8/16, Is 5:1/7). In questi passi traspaiono evidenti tutte le cure del Vignaiolo.

Il Signore riprende il soggetto e, attraverso questa parabola, vorrebbe risvegliare le coscienze dei Capi del popolo. Vorrebbe che si rendessero conto che questa parabola li condanna e lancia ancora un appello sotto forma di domanda: “che farà dunque il padrone della vigna?” (9).
I Capi ed i Farisei sanno bene cosa farà il padrone della vigna, e cercano di fare (12) esattamente come il Signore aveva appena detto nella parabola: “costui è l’erede venite uccidiamolo” (7).

La vigna piantata e protetta dalle mani stesse del padrone (1), è affidata a dei coltivatori perché la custodiscano e vi lavorino perché possa averne del frutto (2). Ma, coloro a cui la responsabilità fu affidata vennero meno al compito. Essi vollero diventare padroni anziché rimanere servi (7).
A più riprese furono mandati servitori per ricercare il frutto che non fu trovato. Neppure il “figlio” del padrone ebbe sorte migliore, era l’erede e, a maggior ragione, doveva essere ucciso.

Ma il padrone della vigna di cosa chiederà conto? Della mancanza di frutti? Della vita dei servitori? Dell’appropriazione indebita della vigna? No! Chiederà conto del sangue del suo figliolo.

G  Oggi
Un tempo fu così di Israele che ha mancato alle sue responsabilità, e la “vigna” fu affidata ad altri. E questi cosa ne hanno fatto? La storia sembra ripetersi, perché l’uomo così com’è manca sempre alle sue responsabilità e dovrà renderne conto a Dio.
Il mondo non è cambiato, Cristo, il Figlio di Dio, l’erede, la pietra angolare (10), è messo fuori da questo mondo nella vana illusione dell’uomo di poterne prendere il posto. Una chiesa professante che ha preso per se stessa la vigna del Signore, risponderà secondo la sua responsabilità, così come ogni uomo risponderà di ciò che Dio gli ha offerto. Ad ogni uomo Dio chiederà: “cosa ne hai fatto di mio figlio?”.

Caro lettore, che posto hai preso in questa vigna? Quella di un vignaiolo infedele o quella di un servo che cerca del frutto per il suo padrone?


D.C.

giovedì 25 settembre 2014

25 Settembre

L’angelo si rivolse alle donne e disse: “Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva”.
Matteo 28:5-6

Ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
1 Corinzi 11:26

L’istituto Pasteur

A Parigi, in via del dottor Roux, si trova il celebre istituto Pasteur. Con un’autorizzazione si possono visitare i suoi laboratori e la cripta dove, nel 1895, lo scienziato Luigi Pasteur è stato sepolto. Ogni anno, il 28 settembre, data dell’anniversario della sua morte, si riuniscono davanti alla cripta il direttore dell’Istituto e i ricercatori, e viene pronunciato un discorso per esaltare la sua dedizione alla scienza per il bene dell'umanità e per incitare a seguire il suo esempio.
Così vengono onorati i grandi uomini dell’umanità. Di loro si ricordano la vita e le opere. La loro influenza sussiste, stimola e responsabilizza i successori nelle vie che sono state aperte… Ma loro non ci sono più per parteciparvi.
Avete notato che i primi discepoli del Cristo non si sono mai riuniti davanti alla sua tomba? Perché? La tomba era vuota, era un fatto confermato pubblicamente (Matteo 28:14, 33). Il corpo di Gesù non era più nella tomba, era risuscitato. I discepoli hanno così onorato un Signore vivente, e non hanno solo ricordato la sua dedizione. Hanno continuato a seguire colui che era sempre vivente ed agiva tra di loro. Hanno pregato, adorato e servito l’uomo Cristo Gesù risuscitato, seduto alla destra di Dio, coronato di gloria e d’onore.

I credenti hanno il privilegio di poter commemorare il sacrificio di Cristo “il primo giorno della settimana” (Atti 20:7), il giorno della sua risurrezione. Rispondono così all’invito di Colui che, durante l'ultimo pasto preso con i suoi discepoli, ha istituito la Cena (il pasto del Signore) invitandoli a mangiare il pane e bere il calice con queste parole: “Fate questo in memoria di me” (Luca 22:19).

Il Signore: re e sacerdote – Salmo 110

Questo Salmo è una delle pagine dell’Antico Testamento più conosciute e più citate nel Nuovo tanto è importante la sua portata.
In alcuni Salmi, che precedono questo, possiamo trovare le perfezioni del cammino e del servizio di Cristo, le molte sofferenze, la morte e la risurrezione, ma questo salmo ci presenta il Signore glorioso e vincitore dopo tante umiliazioni.

Mentre i racconti degli Evangeli ci mostrano l’aspetto esteriore degli avvenimenti che si sono succeduti nella vita del Signore, nei Salmi abbiamo, piuttosto, l’aspetto nascosto delle sofferenze di Cristo (Salmi 22 e 69) e della Sua esaltazione in gloria.
Il Salmo si apre con una scena di gloria nel quale vediamo Dio stesso che accoglie il vincitore, Colui che ha compiuto l’opera della redenzione.

v “Siedi …
È la risposta a coloro che attorniando la croce ingiuriano il Signore: “si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce” (Mt 27:43). Si, il Signore è stato liberato dalla morte, e se l’uomo l’ha rigettato come salvatore, Dio l’ha fatto sedere alla Sua destra.

v … alla mia destra …
Dio era stato alla destra del povero  nel suo cammino in questo mondo (Sl 109:31), ora questo povero riceve il posto d’onore nel cielo.

v … finché io abbia fatto …”
Ancora tutti i nemici non sono stati distrutti (15:26). Il momento in cui tutto questo si realizzerà nella pienezza è riservato all’autorità del Padre (Mr 13:32), ma in quel momento glorioso i nemici del Signore saranno ridotti ad essere “lo sgabello dei suoi piedi” (1).

v “l’acqua del torrente” (7)
Prima di essere esaltato così in alto, nella gloria, il Signore, perfetto servitore, era stato “disprezzato ed abbandonato dagli uomini” (Is 53:3), non era stato tenuto in nessuna stima, ma, passo dopo passo, era andato avanti nella sua missione. Sul Suo cammino furono poche le sorgenti d’acqua alle quali ha potuto abbeverarsi per rianimarsi e che il cuore aveva apprezzato come: la Samaritana al pozzo, la peccatrice in casa di Simone, la casa di Betania, il malfattore pentito alla croce. Ora, nella gloria, può dissetarsi completamente e rialzare quella testa che aveva chinato alla croce (Gv 19:30)


D.C.

mercoledì 24 settembre 2014

24 Settembre

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna… Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Giovanni 3:14-16

Una cura unica ed efficace
Leggere Numeri 21:4-9

Il popolo d’Israele sta attraversando un deserto lungo e difficile verso la terra promessa. Quanti lamenti durante il cammino! Senza nutrimento, senz’acqua e tanta fatica! Eppure Dio guida il popolo con sicurezza, per mezzo di Mosè. Una volta incontrano i serpenti velenosi. Molti sono morsi e muoiono. Ma Dio dà una cura sorprendente: chiede a Mosè di fare un serpente di rame e di porlo su un palo, bene in vista. A partire da quel momento, “chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita” (v. 8). C’era la cura per essere guariti, ma bisognava credere alla parola di Mosè; bisognava guardare il serpente. Era la condizione per essere guariti.

Gesù, morto per noi sulla croce, è il rimedio dato da Dio, l’unico rimedio efficace alla portata di ogni uomo "morso" dal peccato. Uno sguardo di fede sincera verso lui, l'accettazione del suo sacrificio, e si ha la vita eterna. Dio è santo; alla sua presenza non può trovarsi nessun male. Dio è anche amore. Non ha abbandonato l’uomo alla sua sorte disperata; gli ha dato un rimedio, o meglio un Salvatore, che cancella le colpe. Gesù Cristo era santo, puro, perfetto, e così ha potuto caricarsene, al posto di tutti quelli che credono in lui, il castigo meritato dai loro peccati. Un solo sguardo di fiducia verso Colui che è morto sulla croce al mio posto, e sono salvato per l’eternità. Dio ha fatto il necessario, ora tocca a me credere e manifestare nella mia vita la realtà della fede.

Sofferenza e fedeltà di Giuseppe - Genesi 39:1/23

&    Un vero servitore
Quando un credente fedele ama il Signore, gode della Sua preziosa compagnia (2) ed anche il mondo potrà costatarne gli effetti benefici.
Il segreto risiede in una costante comunione con Dio. L’obbedienza che caratterizzava Giuseppe nella casa del padre ora è a servizio del nuovo padrone. Le circostanze cambiano, ma i sentimenti sono sempre gli stessi.
In casa del padre, in casa di Potifar, in carcere, alla corte di Faraone, Giuseppe svolgeva sempre il suo lavoro in virtù dell’obbedienza ad un’autorità superiore: Dio.
La Parola ci invita a seguire questo esempio (Cl 3:23) nella consapevolezza che “chi veglia sul suo padrone ne sarà onorato” (Pr 27:17).

&    Un vero testimone
Il comportamento di Giuseppe fa sì che il nome di Dio sia accreditato presso i pagani (3), cosa che non avrebbe potuto fare se si fosse lamentato del suo destino, o se si fosse vantato di quello che sarebbe stato in futuro. Potifar non poteva avere interesse al passato di uno schiavo e non avrebbe potuto credere al suo glorioso futuro, ma non può rimanere insensibile al presente e constatare l’intervento di Dio nella vita di questo giovane schiavo e di come questo si ripercuota sulla sua casa (5).
Paolo poteva dire di essere contento dello stato in cui si trovava, lo aveva imparato per esperienza (Fl 4:11/13). Questo vale anche per noi?

&    Nella tentazione
Ma la scena cambia, il nemico lavora perché non sopporta la fedeltà di Giuseppe al suo Dio. Per mezzo di una donna perfida la tentazione si fa sentire (7) insistentemente (10), ma Giuseppe resiste perché non vuole fare un torto al suo padrone e, soprattutto, per non commettere un peccato contro Dio (9).
Abbiamo questa sensibilità, questa delicatezza di coscienza? Dobbiamo riconoscere che è sensibilmente diminuita attorno a noi e che, fornicazione ed adulterio, sono pratiche comuni di cui si porta vanto, ma che noi cristiani dobbiamo fuggire ad ogni costo (1 Co 6:12/20).

&    Una ingiusta punizione
Giuseppe, calunniato (14) ed accusato ingiustamente (17), sarà condannato (20). È un’ingiustizia di cui Dio sembra non tenere conto, ma solo perché ha un piano nascosto per Giuseppe. Dio spesso ci guida per vie ignote, ma non dobbiamo dimenticare che alla fine “vuole farci del bene” (De 8:16).
Il mondo potrà essere ingiusto con noi, ma lasciamo a Dio la conduzione della nostra vita nella consapevolezza che: ”tutto coopera al bene di quelli che temono Iddio” (Ro 8:28).


D.C.

martedì 23 settembre 2014

23 Settembre

Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare.
Salmo 46:1-2

Un lettore ci scrive

“Mi permetto di inviarvi la testimonianza seguente, come ringraziamento per la vostra opera di evangelizzazione:
Ho trascorso sei mesi in Bosnia al servizio dell’ONU. Mi chiedo come abbia potuto resistere, sempre con la paura di perdere la vita, con tutti i rischi che correvo. Ma non ero solo. Ogni mattina, il calendario del Buon Seme era per me come un "ordine del giorno". Il contatto con una realtà vicina all’orrore pone gravi problemi, innumerevoli “perché” e “come”. In tali circostanze si crede che più niente abbia senso, che la fatalità regni nel mondo. I foglietti del calendario, che staccavo ogni giorno, sono pieni di speranza e d’insegnamento. Raccontano la vita di Colui che si è offerto in sacrificio per i peccati degli altri. Portano la soluzione a problemi che l’uomo ha dimenticato di porsi e che sono stati sostituiti da preoccupazioni quotidiane. Certi giorni, sono stato messo alle strette nei miei ultimi trinceramenti. Una personalità croata era a conoscenza della mia fede che non ho mai nascosto a nessuno. Dotata di una grande cultura biblica, letteraria e filosofica, ha tentato di trascinarmi dietro le sue idee razionaliste. Qualche volta mi sentivo vacillare. Il calendario mi ha offerto la liberazione con il foglietto del giorno.
Dio vi benedica e vi conceda i mezzi per proseguire quest’opera!”

La fede di Tamar - Genesi 38:12/30

Tamar, vedova, torna a casa di suo padre. Onan l’aveva ingannata e delusa e Giuda, per paura di perdere anche il terzogenito, preferisce lasciare nell’afflizione la nuora che proprio lui aveva scelto (6). Giuda conta su Sela per avere una posterità, ma Dio non è dello stesso parere, così come non lo è Tamar che non si rassegna. Nel cuore di questa Cananea si fa spazio una decisione dettata da una fede che opera per raggiungere lo scopo.

Tamar non rivendica il matrimonio a tutti costi. Non ha pretese, né di avere Sela da Giuda secondo la promessa, né vuole legarsi ad una altro uomo qualunque sciogliendolo dal vincolo della promessa. Ciò che essa vuole è un posto nella discendenza di Giuda.

&    Una fede che sorprende
In che modo, questa donna, aveva preso coscienza dei privilegi e delle benedizioni di Dio legate alla discendenza di questa famiglia?
La Parola non ci dice niente, ma spesso ci fa vedere le vie misteriose di Dio che interviene in grazia.
Tamar non ha ottenuto niente da Er, il marito, niente da Onan come cognato, sa che non otterrà niente da Sela e Giuda è duro ed ingiusto nei suoi confronti.
Ma Dio guida le circostanze per renderle giustizia ed accordarle la posterità che essa vuole. Il modo con cui tutto questo avviene può sorprendere. Forse la fede non è abbastanza rischiarata da una buona condotta, ma è sufficiente perché conta sul Dio d’Israele ed ottiene tutto a rischio della sua vita (24).
Giuda continua a mostrare il suo egoismo difendendo la sua reputazione davanti al mondo (23), ma sarà forzato a riconoscere la sua cattiva condotta (26) dall’atto di fede della nuora.

&    La discendenza
Tamar è, così, ricompensata da questo parto gemellare e Perez, il primogenito, avrà un posto di preminenza sui figli di Sela ed entrerà a diritto nella genealogia del Messia.
Non possiamo far altro che ammirare, da un lato, la grazia di Dio riguardo a questa donna Cananea che aveva tratto via da un popolo sotto giudizio per farla entrare nel cerchio delle benedizioni divine, e, dall’altro, la fede di Tamar che, benché tutte le circostanze fossero contro di lei, non ha mai pensato di rinunciare ai giusti privilegi (26) che non avrebbe potuto avere per diritto di nascita, ma che ora possedeva per grazia divina.

Il Signore ci dia di saperne imitare la fede.


D.C.

lunedì 22 settembre 2014

22 Settembre

"Capisci quello che stai leggendo?"
Atti 8:30

Conosci tu l’equilibrio delle nuvole, le meraviglie di colui la cui scienza è perfetta?
Giobbe 37:16

O uomo, chi sei tu che replichi a Dio?
Romani 9:20

Capire

Sia nel campo della natura che nella Bibbia, molte cose rimangono incomprensibili. Ma dobbiamo proprio spiegare tutto, capire tutto? Lo scopo della Bibbia non è quello di soddisfare la nostra curiosità. Per mezzo di essa Dio si rivela agli uomini, e bisogna riceverla con la semplicità di un bambino: “In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18:3). Nella mente dell’uomo, anche se credente, sorgono a volte delle domande: Perché Dio ha permesso la caduta di Satana, l’entrata del peccato nel mondo, la rovina dell’uomo? Voler rispondere con la nostra ragione è contestare con Dio, il che ci porta ad accusarlo.
La nostra responsabilità è riconoscere Gesù come Figlio di Dio, crederlo ed ubbidirgli: “Chi crede al Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui" (Giovanni 3:36). Occorre innanzi tutto pentirsi, riconoscere la sovranità di Dio; in seguito accettare l’opera meravigliosa della croce con cui Dio vuole salvarci. Allora, per fede, comprenderemo il mistero della redenzione, e quello della creazione (Ebrei 11:3).

Così, mettendo da parte i nostri ragionamenti, riceviamo con fiducia quel che dice la Parola di Dio come un figlio ascolta e crede al padre.

Il peccato di Giuda - Genesi 38:1/11


&    “In quel tempo” (1)
Questa espressione ci introduce in un contesto in cui possiamo evidenziare la tristezza del momento.
Giuda lascia la casa paterna, lascia i fratelli per recarsi presso Adullam, dove conosce un uomo, un Cananeo, e, dopo esserne diventato amico, ne sposa la figlia.
L’allontanamento dal luogo in cui Dio ci vuole porta sempre a delle tristi conseguenze. 
Si comincia per lasciare la compagnia dei credenti, per poi trovarsi invischiati in amicizie che portano a legarsi sempre più affettivamente correndo il rischio di dimenticare le benedizioni e le promesse di Dio (18:19).

&    Un’unione sbagliata
Non era in questo contesto che Giuda avrebbe dovuto trovarsi una moglie. Egli dimentica totalmente il giuramento fatto fare al servo da Abramo (24:3) per suo nonno Isacco e la tristezza causata, a quest‘ultimo ed a Rebecca, dalle moglie straniere di Esaù (26:35) e, certamente, anche Giacobbe suo padre non ne avrà gioito una volta giunto a conoscenza del fatto.
Giuda “la vide”, “la prese” e “convisse con lei”. La sua coscienza ormai resa insensibile da un cammino e da amicizie sbagliate, non lo avverte del pericolo e la concupiscenza degli occhi, la concupiscenza della carne e la superbia della vita prendono il sopravvento. Le conseguenze di questo cammino non tarderanno a farsi sentire.

&    Il peccato dei figli
Giuda ha tre figli ed è lui a mettere il primogenito nelle braccia di una Cananea (6) ed a questa scuola non potrà che imparare ad essere malvagio (1 Cr 2:3) e Dio deve intervenire in giudizio. Quale terribile responsabilità per Giuda d’aver condotto il figlio in una via d’iniquità e di avere attirato il giudizio su di lui.
Onan, il secondogenito, non è da meno del fratello. Dando un figlio al fratello egli avrebbe visto sfumare una parte di eredità, perciò la sua condotta testimonia di un egoismo unico, oltre al disprezzo del dovere del levirato, che Dio farà legge più tardi (De 25:5/10). Egli si avvicina alla cognata solo per prendere la sua parte di piacere, ma rifiutando il suo dovere che avrebbe dovuto essere la sola ragione per avvicinarsi a lei. Si può pensare ad un comportamento più odioso? Questo modo di fare attirerà il giudizio divino.

Abbiamo, come genitori, il dovere di essere di esempio ai nostri figli. Il cammino che intraprenderemo influenzerà le loro scelte presenti ed eterne. Voglia il Signore darci saggezza!


D.C.

domenica 21 settembre 2014

21 Settembre

L’Eterno ascolta la preghiera dei giusti.
Proverbi 15:29

O Eterno… al mattino ti offro la mia preghiera e attendo un tuo cenno.
Salmo 5:3

Perseverate nella preghiera.
Colossesi 4:2

La preghiera

“Papà, potresti forse…?” I bambini che hanno un padre disponibile sono privilegiati, perché un papà sa risolvere molti problemi ed è un appoggio insostituibile.
I veri cristiani, vale a dire le persone che hanno accettato Gesù Cristo come loro Salvatore, possono parlare liberamente a Dio, loro Padre celeste, con la preghiera.
Possiamo porci tre domande: Dove pregare? Quando pregare? Come pregare? Le risposte della Bibbia sono semplici.
- ”Io voglio che gli uomini preghino in ogni luogo” (1 Timoteo 2:8).
- “Vegliate dunque, pregando in ogni momento” (Luca 21:36).
- “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia” (Ebrei 4:16).
In questo, Gesù Cristo è il nostro perfetto modello. Prendiamo esempio da lui che vediamo tanto spesso in preghiera nei racconti dei Vangeli.

E quando siamo di fronte a problemi apparentemente insolubili, quando ci assale l'ansietà e le preoccupazioni sembrano sommergerci, inginocchiamoci per parlare a Dio semplicemente, come un bambino che si rivolge al padre. Dio infatti è il nostro Padre, per mezzo di Gesù Cristo. Non ci chiede di fare delle lunghe preghiere, ma di esporgli, con fede e fervore, i bisogni che sentiamo profondamente. Conosce anche meglio di noi quello che vogliamo presentargli, ma desidera che glielo esprimiamo. Con bontà, risponderà al momento opportuno. Da subito potremo sperimentare la sua pace, sicuri di essere ascoltati.

L’odio Dei Fratelli - Genesi 37:12/36

&    L’obbedienza
Fino a che punto Giacobbe conosce l’odio che i suoi figli nutrono per l’amato Giuseppe? Il padre ne è certamente a conoscenza, ma forse non osa pensare che possano arrivare a gesti estremi. Anche Giuseppe conosce l’odio dei fratelli, ma questo non gli impedisce di rispondere ”Eccomi” (13) quando il padre ha bisogno di lui. È l’amore per il padre che si traduce in obbedienza e fa dimenticare il timore per i fratelli.Per i figli non è sempre facile obbedire, avere sempre il cuore ben disposto soprattutto se questo farà, inevitabilmente, incontrare delle difficoltà, ma l’onore che verrà mostrato per i genitori sarà contraccambiato dal Signore con grandi  benedizioni (Ef 6:1/3). Giuseppe, non trovando i fratelli alla pastura in Sichem, sarebbe potuto tornare indietro, ma non avrebbe potuto dire se i fratelli stavano bene e se tutto il lavoro procedeva, cosa che interessava veramente al padre.Allora prosegue il viaggio alla ricerca di coloro che lo odiano, con le conseguenze che i capitoli successivi ci narrano.Come Giuseppe, se il discepolo del Signore comprende questa differenza, fra obbedire ad un comando e fare la volontà di Dio, allora sarà diretto dall’alto e nella sua vita e nel cammino gli sarà indicata una strada là dove altri non saprebbero vederla (cfr.: Salmo 119:9 - 105).

&    Nella cisterna
I fratelli pensano di sbarazzarsi “del sognatore” (19). La sua “veste lunga, con le maniche” (23), dono del padre, lo farà riconoscere da lontano. E questo porta a domandarci se siamo riconoscibili, in questo mondo, perché siamo “rivestiti di Cristo” o spesso ci cambiamo d’abito a seconda delle circostanze? Siamo disposti a portare il vituperio di Cristo anche in quelle circostanze in cui sappiamo che questo ci costerà il disprezzo e l’odio del mondo?

&    Il prezzo di una vita
Il prezzo ricavato dalla vendita di Giuseppe fruttò 20 sicli d’argento, due a testa.
Ruben frena i fratelli dall’omicidio, ma solo per paura delle conseguenze (30), anche Giuda interviene, ma solo per trarre un profitto economico (26), però tutti sono unanimi nello sbarazzarsi del fratello anche a costo di causare un terribile dolore al loro padre (35). Tutto ciò causerà la disciplina divina che si protrarrà per anni e che porterà ad una piena confessione e ad una restaurazione finale.
Il Signore non lascerà niente di impunito di ciò che viene fatto ai suoi fedeli.


D.C.

sabato 20 settembre 2014

20 Settembre

Dio tiene gli occhi aperti sulla via dei mortali.
Giobbe 34:21

Chi è lento all’ira vale più del prode guerriero.
Proverbi 16:32

Riflessioni

Non dite che siete troppo cattivi; Cristo è venuto proprio perché siete cattivi. Non dite che siete troppo infelici; Cristo è venuto perché siete infelici. Non dite che il male è troppo grande; per Dio non c’è niente di troppo grande.
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La fede non è un salto nell’ignoto. È un salto nell’invisibile, ma verso una persona conosciuta.
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Molte persone accettano di sentir parlare di Dio, purché non s’insista troppo sulla sua giustizia e santità. Ma non vogliono sentir parlare della sua grazia, perché la grazia umilia l’uomo e sottintende la sua colpevolezza.
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A volte sopportiamo le prove maggiori con più pazienza delle piccole difficoltà di tutti i giorni. Nelle grandi prove ci sentiamo costretti a portare il peso a Dio; invece, i nostri piccoli problemi quotidiani tentiamo sovente di risolverli da soli.
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Rientrato dal fronte, un soldato credente raccontava alla moglie di non aver mai tralasciato di fare una rapida preghiera, in ginocchio, al mattino. Ella gli obiettò: “Ma c’erano dei giorni in cui avevi molta fretta... quando era annunciato un attacco nemico, per esempio”. Rispose: “È vero, ma si trova sempre il tempo per calzare gli scarponi!”

Giuseppe ed i suoi fratelli - Genesi 37:1/11

La storia di Giuseppe è, in figura, un anticipo della vita terrena del Cristo. Oggetto dell’amore particolare del padre (4) conoscerà non solo la gelosia e l’odio dei fratelli, ma anche umiliazione e sofferenze da parte di estranei.
L’obbedienza, l’accettazione per amore del suo Dio, lo porterà, alla fine, a conoscere gloria ed onori.
Anche Cristo è “venuto in casa Sua ed i suoi non l’hanno ricevuto” (Gv 1:11) ed ha dovuto sopportare l’odio dei Giudei e del mondo intero in un cammino di obbedienza che Lo ha condotto alla morte della croce (Fl 2:8). Ma presto verrà il momento in cui tutto Gli sarà sottoposto (Eb 2:7/8).

&    Un giovane diciassettenne
Giuseppe non ha avuto molto tempo per godersi la vita. A diciassette anni è già al lavoro con i suoi fratelli tutti più grandi di lui. E subito si distingue. Non è d’accordo con la condotta tenuta da loro, con i quali è obbligato a lavorare. Il comportamento dei fratelli non gli fa perdere di vista la purezza di linguaggio e, sicuramente, della condotta da tenere in mezzo agli altri. La cattiva fama che circolava sui fratelli è per lui un motivo di riflessione e di conversazione col padre. Questo è solo il primo dei motivi che porteranno i fratelli ad un odio mortale.
La moralità di Giuseppe è per i giovani, ma non solo, un bell’esempio di condotta nella famiglia dei credenti e di gran valore agli occhi di Dio. Il Signore si servirà di coloro che gli sono fedeli per risvegliare le coscienze degli altri.

Cari giovani, il Signore vi fortifichi affinché non vi conformiate a questo mondo ed il vostro modo di parlare, di vestire, di essere vi distingua in mezzo ai vostri coetanei. 

&    Un giovane sognatore
Giuseppe fu odiato anche a causa dei suoi sogni. Dio si compiacque di rivelargli i segreti del suo glorioso futuro. I suoi sogni troveranno per lui una piena realizzazione in Egitto una volta divenuto viceré quando i suoi fratelli si inginocchieranno davanti a lui (42:6), come troveranno piena realizzazione in Cristo quando ogni ginocchio si piegherà davanti a Lui (Fl 2:10).
Il Signore ha per tutti noi un piano che spesso si compiace di rivelarci completamente o in parte. Sappiamo custodire ed aspettare la sua realizzazione come Giuseppe, o approfittiamo di questo per provare un certo vanto davanti ai nostri fratelli?

Il Signore ci dia saggezza e discernimento!


D.C.

venerdì 19 settembre 2014

19 Settembre

Ascoltatemi: "L’Eterno è con voi, quando voi siete con lui; se lo cercate, egli si farà trovare".
2 Cronache 15:2

Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto.
Luca 19:10

“Io? sono alla ricerca di Dio”

Uno studente ha appena detto a un compagno credente questa frase a un compagno credente. Sentendosi rispondere che, se cerca sinceramente troverà, s’affretta ad aggiungere: “Oh, ma non ho detto che ho voglia di trovare…”
Un momento prima, se si fosse messa in dubbio la sua sincerità, si sarebbe offeso. Eppure, far finta di cercare senza aver lo scopo di trovare non è segno di buona fede, né di buon senso.
Se vi riconoscete almeno in parte in questo atteggiamento, non dimenticate che anche Dio vi cerca, e lui lo fa per davvero. E forse ne siete coscienti, se la vostra cosiddetta “ricerca” è, in realtà, un tentativo di sfuggirgli. Questa strana partita “a nascondino”, potete anche vincerla, ma, entrando nell’eternità, aver “vinto” vorrà dire essere perduti.

Perduti! Però ancora oggi Dio vi cerca; la prova è che avete questo foglietto sotto gli occhi e, senza dubbio, avete pochi sforzi da fare per aprire una Bibbia. Poiché vi piace cercare, troverete certamente il versetto che dice: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori”.