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lunedì 31 maggio 2021

Il tempo

“Insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni per acquistare un cuore saggio”  Salmo 90:12.


Ogni minuto è un gioiello, ma sovente è troppo tardi quando ci rendiamo conto del suo valore.

Si racconta di un uomo che in Sudafrica faceva ritorno alla sua dimora in una notte scura, buia, resa ancor più impenetrabile da una fitta coltre di nuvoloni neri. 

La sua casa sorgeva sulle rive di un grande e tumultuoso fiume. Camminava nell'oscurità seguendo il corso del fiume e all'improvviso il suo piede colpì un sacchetto che conteneva delle pietre. Lo raccolse e come passatempo cominciò a gettarle ad una ad una nel fiume, gli piaceva ascoltare il suono che facevano cadendo nell'acqua. Quando arrivò a casa ne era rimasta solo una. Soltanto allora, sotto la luce, si accorse che era un diamante.

Corriamo per risparmiare minuti e sperperiamo tempo in attività prive di valore. Un cassiere risponde di ogni centesimo che gli passa fra le mani. Un uomo che ha vissuto ottant'anni risponderà dinanzi a Dio di quarantadue milioni di minuti.

“esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno” Ebrei 10:25.

Ossia il giorno in cui compariremo: “davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male” 2 Corinzi 5:10.

Attenzione al nostro tempo, al modo in cui lo impieghiamo. Ricerchiamo ciò che ha valore, un valore eterno.

31 maggio - Un tempo per nascere, un tempo per morire

Per tutto c’è il suo tempo… un tempo per nascere e un tempo per morire.

Ecclesiaste 3:1, 2

 

Insegnaci dunque a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio.

Salmo 90:12

 

Un tempo per nascere, un tempo per morire

 

Un poeta che aveva realizzato la brevità della vita scriveva: “Soltanto quando il tempo, con una mano implacabile, ha strappato la metà delle pagine del libro della vita umana per accendere il braciere della passione, l’uomo inizia a rendersi conto che i fogli che restano da vivere non sono più molti”.

La Bibbia utilizza un linguaggio figurato e semplice per aiutarci a capire che cos’è la nostra vita: “Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce” (Giacomo 4:14). Abbiamo mai osservato la foschia del mattino? È così fugace! Sale al sorgere del sole e sparisce come il sole si alza. La nostra vita le rassomiglia. Il patriarca Giobbe, sofferente, l’aveva sperimentato e diceva: “I miei giorni se ne vanno più veloci della spola, si consumano senza speranza” (Giobbe 7:6).

Siamo tutti invitati a chiederci, senza rimandare, che cosa seguirà alla nostra vita sulla terra. Tarderemo ancora ad accettare l’amore di Dio che ha dato Gesù, il Suo Figlio, per dare a noi la vita eterna? Dio ama tutti gli uomini e vuole che tutti siano salvati (1 Timoteo 2:4). Per mezzo della Sua Parola Egli ci ricorda che oggi è ancora un giorno di grazia e di salvezza.

domenica 30 maggio 2021

Salvezza, libertà

Nel Vecchio Testamento il verbo salvezza ha il significato di essere liberati da una prigione mediante l'intervento di una terza persona, un salvatore. E quando Dio salva il suo popolo, non solo lo libera dall'oppressione, ma lo salva per averlo con se.

“Voi avete visto quello che ho fatto agli Egiziani e come vi ho portato sopra ali d'aquila e vi ho condotti a me” Esodo:19:4. Si ha qui il tema della “salvezza” legato a quello della “relazione”.

Oggi, però, il termine salvezza è impopolare, è una parola che non piace. Invece che salvezza si preferisce usare il termine libertà che in certe occasioni può essere un suo sinonimo. Ma, questo termine, nel parlare di oggi ha spesso una forma negativa. I dizionari stessi ne danno una definizione che non è quella della Bibbia; uno dice che è assenza di impedimento, limitazioni; un altro dice che libero che non è essere in spazzi ristretti ma ampi dove si è in grado di compiere ogni cosa. Ovviamente i dizionari riflettono l'uso comune che gli uomini fanno di questa parola ma non è quello della Bibbia.

In essa il termine “salvezza” significa liberazione dal giusto giudizio di Dio. E non solo siamo stati “liberati” ma messi anche in relazione con Lui. Siamo stati salvati dalla schiavitù per essere “figli”

“Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: Abbà! Padre!” Rom. 8:14-15.

Questo implica essere stati liberati, dai ceppi dell'egoismo, dalla schiavitù al peccato e ci da la libertà dei figli. Essendo in relazione e in sintonia con Dio ora nostro Padre. In questa nuova veste dobbiamo vivere e comportarci nel tempo attuale. Adesso tutto è “nuovo”.

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” 2 Cor. 5:17.

30 maggio - Qualcuno si preoccupa

Il Signore… è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.

2 Pietro 3:9

 

Qualcuno si preoccupa

 

Quel giovane pensava di poter vivere come pareva a lui; invece di continuare il servizio militare (durante la guerra civile americana), abbandonò il campo senza chiedere alcun permesso. Fu catturato, accusato di diserzione e condannato alla fucilazione. Poco prima dell’esecuzione, Schuyler Colfax, membro del Congresso per lo stato dell’Indiana, si recò alla Casa Bianca per chiedere la grazia. Egli raccontò la storia di quel giovane al presidente Lincoln che lo ascoltò pazientemente, poi disse: “Alcuni miei generali si lamentano dicendo che io intacco la disciplina coi miei frequenti perdoni e sospensioni delle esecuzioni; però, dopo una dura giornata di lavoro, mi dà sollievo il fatto di poter salvare la vita di qualcuno. Stasera andrò a letto contento pensando alla gioia che la firma di questa grazia procurerà a quel soldato e alla sua famiglia”. Il giovane militare, benché disertore, scampò alla fucilazione. Poté continuare a vivere perché qualcuno si era preoccupato di intervenire in suo favore, di intercedere per lui per offrirgli una seconda possibilità.

Come quel soldato, a volte anche noi pensiamo di poter vivere come ci pare, senza che vi siano conseguenze. Ma Dio vede le nostre colpe. Come dice la Bibbia: “Non c’è nessun giusto, neppure uno” (Romani 3:10). Come disertori, abbiamo cercato tutti di fuggire dalla presenza di Dio, abbiamo infranto i Suoi comandamenti, non ci siamo preoccupati di soddisfare le Sue esigenze e rispettare le Sue leggi. A causa del peccato, dobbiamo affrontare qualcosa di ben peggiore di un plotone d’esecuzione: la punizione eterna! Ma quale grazia! Qualcuno si è preoccupato per noi ed è intervenuto per salvarci: “Dio mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8).

Hai risposto a questo amore? Egli è pronto a togliere il tuo peccato e a darti una nuova vita per la Sua gioia e per la tua.


sabato 29 maggio 2021

La Bibbia è ispirata da Dio

E’ attraverso la Bibbia che acquisiamo la conoscenza di Dio, dell’unico vero Dio, degno della nostra adorazione. Ed è anche per mezzo di essa che veniamo a conoscere Gesù Cristo il Salvatore, per la gioia, la forza e la consolazione della nostra anima.

La Bibbia penetra nella profondità della nostra miseria e sale fino all’altezza di Dio; essa proviene da Lui e ha lo scopo di condurci a Lui. E’ il legame indistruttibile tra la nostra anima e Dio.

Come Gesù Cristo è venuto da Dio e a Dio è tornato, così questo Libro, che ci rivela Dio in modo divino, viene da Lui e a Lui si innalza. Se accettiamo le sue dichiarazioni, se le crediamo col cuore, si aprono per noi degli orizzonti straordinari, delle miniere inesauribili di conoscenza. 

Le prove che questo Libro è ispirato da Dio le troviamo nel suo stesso contesto e negli effetti che produce in quelli che la leggono con umiltà e rispetto. Essa è come il sole; anche se non lo vediamo, se è coperto da nuvole, ne sentiamo gli effetti, ne godiamo il calore e la luce. 

Non c’è privilegio più grande per l’essere umano del ricevere le sue comunicazioni perché Dio, che ci ha creati e che ci conosce nel profondo come nessun altro, ci rivela chi siamo, mette a nudo i nostri veri problemi, offre delle soluzioni alle nostre difficoltà interiori, nascoste in fondo al nostro essere.  

L’essere umano, per natura ostile a Dio perché peccatore, è molto spesso ostile anche alla Sua Parola. Eppure è l’unica Parola appropriata a lui nello stato in cui si trova, ed è anche l’unica appropriata a quel Dio grande e misericordioso che essa rivela.

La coscienza del peccatore è a disagio di fronte alla Bibbia, e per questo si rifiuta di leggerla o si impegna a contraddirla. Molti la contestano senza nemmeno averla letta, o dopo averla letta superficialmente e con spirito di critica. Eppure l’Evangelo parla della grazia di Dio, di quel Dio che ha tanto amato il mondo, fino a dare il suo unigenito Figlio, “affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). 

Quelli che lo accettano come Salvatore potranno conoscerlo intimamente e profondamente, e gioire di Lui. La loro coscienza, perfettamente purificata, godrà della presenza di Dio nella piena libertà e senza alcun timore. Conoscere Gesù è la gioia perfetta per l’eternità!

Leggete la Bibbia. Non è parola di uomini, che passa; “La Parola del nostro Dio dura per sempre” (Isaia 40:8). “I cieli e la terra passeranno – diceva il Signore Gesù – ma le mie parole non passeranno” (Marco 13:31). Essa vi dice la verità su voi stessi e sul Dio d’amore che vi vuole salvare. La Bibbia vi prenderà per mano e vi condurrà fino a Lui.

29 maggio - “Lo voglio, sii purificato”

 Un uomo tutto coperto di lebbra… veduto Gesù, si gettò con la faccia a terra e lo pregò dicendo: “Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi”. Ed egli, stesa la mano, lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii purificato”. E subito la lebbra sparì da lui.

Luca 5:12, 13

“Lo voglio, sii purificato”

Luca 5:12-16

 

Che avvenimento nella vita di quell’uomo colpito dalla lebbra! Quella malattia incurabile e contagiosa lo condannava a un totale isolamento e lo stava portando a morte certa; il semplice contatto con un lebbroso era vietato dalla legge di Mosè (Levitico 13). Ma quell’uomo aveva udito parlare dei miracoli compiuti da Gesù e sapeva che Lui poteva guarirlo. Si getta quindi ai Suoi piedi, senza tuttavia osare sperare che Gesù voglia guarirlo. Ma Gesù gli dà questa risposta magnifica: “Lo voglio, sii purificato”. Egli tocca quell’uomo, che è guarito all’istante!

La lebbra simboleggia il peccato. Ogni essere umano ne è colpito, e ciò si manifesta con le sue azioni, le sue parole, i suoi pensieri. Il peccato è una malattia senza speranza di guarigione perché è legato alla nostra natura umana (Geremia 17:9). Ma Gesù è intervenuto. Lui che era assolutamente santo ha accettato di venire fino a noi e a simpatizzare con noi nei nostri dolori, conseguenze del peccato. Ma non si è limitato a guarire i malati, ha fatto molto di più: ha mostrato il Suo amore dando la vita per i peccatori e ha mostrato la Sua potenza uscendo trionfante dalla tomba! Egli può e vuole liberare tutti coloro che si rivolgono a Lui.

Qualunque sia la tua condizione, sappi che Gesù vuole perdonarti e darti la vita eterna. “Dio, nostro Salvatore… vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:3, 4). Gesù ha detto: “Colui che viene a me, non lo caccerò fuori” (Giovanni 6:37).

Oggi, questo invito è per te. Dopo la morte non avrai più nessuna scelta da fare. Senza Lui sarai condannato, per sempre.


venerdì 28 maggio 2021

Salvati?

“Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Ma per questo mi è stata fatta misericordia” 1 Timoteo 1:15-16.


Voi credete che c'è un Dio: e fate bene. “Anche i demoni lo credono e tremano” Giacomo 2:12. Non per questo siete salvati.

Voi avete per la Bibbia una grande considerazione e la stimate al di sopra di tutti gli altri libri. La leggete volentieri. Non per questo siete salvati.

Avete una religione e sapete essere generosi e zelanti nei servizi che la concernono. Non per questo siete salvati.

Voi riconoscete che gli uomini sono peccatori e che per la loro salvezza, il Signore Gesù è venuto nel mondo, piccolo bambino in una mangiatoia, e che è morto sulla croce. Non per questo siete salvati.

Come potete essere salvati? E' necessario che usciate dal generico. Non dite: tutti hanno peccato, ma: io ho peccato, io sono colpevole davanti a Dio. Non dite Cristo è morto per i peccatori, ma Cristo è morto per me. La salvezza è una questione personale. Ognuno deve avere a che fare con Dio per se stesso. E' per questo motivo che tante conversioni non si assomigliano. Venite a Dio con il vostro peccato, quello che pesa su di voi; riconoscete la vostra colpevolezza e accettate per voi stessi l'efficacia del sacrificio di Cristo sulla croce. La casa di Dio si edifica aggiungendo pietra su pietra. I riscattati che riempiranno il cielo vi saranno entrati uno ad uno attraverso la porta stretta.

28 maggio - “Voi, chi dite che io sia?”

Gesù… domandò ai suoi discepoli: “Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?”… “E voi, chi dite che io sia?” Simon Pietro rispose: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

Matteo 16:13, 15, 16

 

“Voi, chi dite che io sia?”

 

Un giorno il Signore Gesù pose ai suoi discepoli questa domanda: “Voi, chi dite che io sia?” Adesso, ciascuno deve porla a se stesso: Chi è Gesù per me? Per trovare la risposta, leggiamo i Vangeli. Vi scopriamo che Gesù è un uomo che ha provato la fame, la sete, la stanchezza. Ha conosciuto le lacrime, come pure il sollievo e la gioia. Ma scopriamo anche che è ben più di un semplice uomo. Gesù è Dio, e ha dichiarato di essere la via che porta a Dio. Non una via, ma la via (Giovanni 14:6). Egli ha detto che avrebbe dato la vita eterna (Giovanni 10:28). Ha affermato anche di avere il potere di perdonare i peccati (Marco 2:7, 10). Ha annunciato che Dio gli affiderà il giudizio di tutta l’umanità (Giovanni 5:22), e che risusciterà tutti gli uomini, o per la vita (i credenti), o per il giudizio e le pene eterne (gli increduli). Ha detto anche che avrebbe dato la Sua vita per riscattare molte persone.

Dunque, chi è Gesù? Non è semplicemente un uomo da imitare, il più grande uomo che sia mai esistito. Egli non è soltanto uno straordinario sapiente o un meraviglioso consolatore. Egli è Dio stesso. Gesù si avvicina a noi come un uomo, ma con l’autorità e la potenza di Dio. Egli è il Messia, l’inviato di Dio.

Ricevendo questo, credendo che Gesù è il Figlio di Dio e che è morto al posto di noi peccatori, si ottiene la vita eterna. Tu lo credi? Il Signore Gesù vuole essere anche il tuo Salvatore! “Avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1 Giovanni 5:13).

giovedì 27 maggio 2021

Verità o menzogna?

La vita è un mistero grande e appassionante. Quando nasce un bambino non è solo un insieme di miliardi di cellule, ma un essere unico al mondo. Altre persone possono avere lo stesso nome, la stessa somiglianza fisica, lo stesso carattere, ma la vita di ogni bambino che nasce è assolutamente unica. Anche i gemelli monozigoti, pur essendo così straordinariamente simili, sono esseri distinti, ognuno con la propria individualità.

Perché scrivo questo? Di recente una sorella mi ha inviato un breve messaggio nel quale descrive una situazione che evidentemente l'ha stupita molto.

Nella chiesa che frequenta vi è una coppia che ha avuto due gemelli che si somigliano tantissimo e, come spesso succede, la madre gli aveva sempre vestiti nello stesso modo. Hanno frequentato entrambi la stessa chiesa, studiato entrambi pianoforte, giocato nella stessa squadra di calcio, partecipato agli stessi campi biblici ma, poi diventati adulti, hanno seguito strade ben diverse. Uno continua a frequentare regolarmente le riunioni avendo  preso anche parte attiva e apprezzata all'interno della comunità, mentre l'altro è letteralmente all'opposto. Nega ogni cosa e non vuol sentire parlare di Dio. Così uguali ma così diversi. C'è da stupirsi? Purtroppo no!

Quando Dio parla, sono ben pochi coloro che ascoltano, eppure Dio non può mentire. Si rimane sovente sorpresi nel costatare con quanta facilità la menzogna è accettata come verità mentre la verità non è ricevuta. Fin dall'inizio della storia dell'umanità l'uomo ha lasciato che si insinuasse nel suo cuore il dubbio sulla verità della parola pronunciata da Dio. Questa scelta rimane un fattore personale. Molto spesso avviene che non si riflette abbastanza su quelle che saranno le conseguenze. 

Nel corso di una discussione vennero citate a una persona non credente queste parole di Paolo: “Non c'è nessun giusto, neppure uno...Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti” Romani 3:10,12. Come risposta non trovò che queste parole: “Non ci posso credere, non è vero”. Le fu allora chiesto: “Chi è colui a cui lei non può credere?”. A questo punto tacque. Non osò rispondere “Dio”.

Non credere significa rifiutare la testimonianza e le parole di Dio; secondo quella espressione molto forte di 1 Giovanni 5:10, significa “fare Dio bugiardo”. Dirà Paolo: “Anzi, sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo, com'è scritto: affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato” Rom 3:4. 

Valutate bene tutta la gravità di un simile atteggiamento. Dare a un uomo del bugiardo è già un insulto molto grave; ma quale oltraggio se è Dio che è ritenuto bugiardo. 

Dio si presenta agli uomini con un dono, è qualcosa di unico, talmente grande da destare motivo di stupore in molti, eppure c'è chi non lo accetta, non accetta il dono. E' gratuito, non c'è da fare chissà che cosa, solo allungare la mano per accettarlo. Il profeta Geremia diceva rivolto a quanti avevano rifiutato l'appello di Dio diceva: “Che farete voi quando verrà la fine?” 5:31.

27 maggio - “Quanto a me… E tu?”

Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso il SIGNORE, spererò nel Dio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà.

Michea 7:7

Ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.

Romani 14:12

 

“Quanto a me… E tu?”

 

Si parla a volte di nazioni cristiane o di famiglie cristiane, ma la fede è una realtà individuale. Forse sei vissuto in un ambiente o in una famiglia dove hai ricevuto un insegnamento cristiano, o forse, nel comportamento di qualche credente, hai visto ciò che l’Evangelo produce nella vita di chi ama il Signore; ma tutto ciò non fa di te un cristiano!

Nella prima parte della Bibbia, Israele è presentato come un popolo scelto da Dio; tutti coloro che ne facevano parte beneficiavano dei vantaggi legati a questa condizione. Ma all’interno di quel popolo alcuni avevano la fede, altri no; alcuni cercavano Dio, altri no. È un’illusione e un grave errore considerare come figli di Dio tutti coloro che, esteriormente, fanno parte della cristianità perché sono stati battezzati. La Parola di Dio dice che soltanto a coloro che hanno accettato Cristo nella loro vita è “dato il diritto di diventare figli di Dio” (Giovanni 1:12).

Viene il momento in cui bisogna dire: “Quanto a me…” A prescindere dall’ambiente in cui vivi, dal fatto che le persone siano generalmente indifferenti al Vangelo o contrarie ai credenti, tu devi porti davanti a Dio, ricevere il Suo messaggio e credergli personalmente. Poi dovrai andare avanti… ma non “con le gambe degli altri”, lasciandoti trasportare dalla corrente o dalla tradizione, ma con una fede personale nutrita dalla Parola di Dio. La fede dei tuoi genitori o dei tuoi amici non può sostituire la tua. “Ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio”. Ed è a ognuno personalmente che Gesù Cristo dice: “Tu, seguimi” (Giovanni 21:22).

mercoledì 26 maggio 2021

26 maggio - “Come immagina il suo avvenire?”

Io so i pensieri che medito per voi, dice il SIGNORE, pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza.

Geremia 29:11

 

Io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.

Salmo 23:6

 

“Come immagina il suo avvenire?”

 

Questa era la domanda ricorrente, sempre la stessa, scrutatrice e severa che lo psichiatra poneva al suo paziente in un periodo di profonda depressione. Il medico voleva certamente conoscere l’evoluzione delle condizioni del malato e adeguare la cura in funzione del suo stato mentale.

Se ci venisse posta la stessa domanda, cosa risponderemmo? Risponderemmo in base alla nostra situazione economica più o meno facile del momento? Oppure con la fiducia di Davide che scriveva nel Salmo 23:1: “Il Signore è il mio pastore: nulla mi manca”? Davide aveva sperimentato l’ingiustizia, la solitudine, il lutto, e molte circostanze dolorose nel corso della sua vita. Ma aveva sperimentato anche il soccorso di Dio che non lo aveva mai abbandonato.

Se non conosciamo il Signore, possiamo rispondere avendo in vista soltanto la vita terrena; ma se lo conosciamo, possiamo ripetere le parole dell’apostolo Paolo al termine della sua vita: “Il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice mi assegnerà” (2 Timoteo 4:6-8).

Come immagini il tuo avvenire? Il futuro del credente è sicuro: Gesù Cristo è risuscitato ed è in cielo; Lui ne è il garante. Da secoli, i credenti ne sono testimoni, anche in mezzo a dure sofferenze: “Io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere… Senza la mia carne vedrò Dio” (Giobbe 19:25, 26). “Oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23:43), disse Gesù al malfattore pentito che gli era crocifisso accanto.

martedì 25 maggio 2021

Brevi cenni sulla persona e l’opera dello Spirito Santo


Ecco le risposte che sono state ad alcune domande sulla persona e l'opera dello Spirito Santo nel credente, cercando di condensare nello spazio di una lettera questi argomenti complessi che meriterebbero una più ampia trattazione.


Quale compito ha lo Spirito Santo? Quali sono le opere dello Spirito Santo?

Citiamo alcuni versetti del Nuovo Testamento che definiscono le funzioni dello Spirito:

– Gesù disse ai discepoli:

"Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto" (Giovanni 14:26)

"Vi guiderà in tutta la verità... e vi annuncerà le cose a venire... prenderà del mio e ve lo annuncerà" (Giovanni 16:13-15). 

E così è stato composto il Nuovo Testamento, dagli Evangeli (“vi ricorderà tutto quello che ho detto”) all’Apocalisse (“vi annuncerà le cose a venire”).

– L'apostolo Paolo scrive: 

"Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo... a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito... per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana ma insegnate dallo Spirito" (1 Corinzi 2:9-10, 12-13). Questo passo ha certamente un diretto riferimento alle rivelazioni che soprattutto Paolo ha avuto e che ha trasmesso ai credenti, attraverso le sue Lettere, con parole “insegnate dallo Spirito”. Per estensione, possiamo dire che l’azione dello Spirito è indispensabile anche a tutti noi per essere illuminati e aiutati nella comprensione delle Sacre Scritture.

"Avendo creduto in lui (cioè in Cristo) avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo..., il quale è pegno della nostra eredità" (Efesini 1:13-14). Lo Spirito è come un sigillo, un segno di proprietà, che Dio mette su ogni vero credente; inoltre, per ognuno di noi che abbiamo creduto, lo Spirito Santo è anche come un pegno (o una caparra, 2 Corinzi 1:22) a garanzia della certezza della nostra eredità celeste. 

"Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro Spirito che siamo figli di Dio" (Romani 8:16).

"Noi tutti siamo stati battezzati mediante (letteralmente: in) un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi" (1 Corinzi 12:13). Ecco il significato e lo scopo del “battesimo nello Spirito Santo”: l’unione, in un “unico corpo” di cui Cristo stesso è il Capo glorificato nel cielo, di tutti coloro che credono in Lui, da qualsiasi ambiente religioso o sociale provengano. 

"Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili... egli intercede per i santi secondo il volere di Dio" (Romani 8:15-16, 26-27)

"Noi offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio... e non mettiamo la nostra fiducia nella carne" (Filippesi 3:3) (ricordiamo che per "culto" si intende tutto ciò che è offerto a Dio: sacrificio di lode, adorazione, servizio pratico e preghiere in favore dei fratelli in fede e di tutti gli uomini nel Suo nome, offerta dei nostri beni, ecc.)

"A ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune. Infatti, a uno è data... parola di sapienza; a un altro parola di conoscenza... a un altro fede... a un altro, doni di guarigioni... a un altro, potenza di operare miracoli... a un altro profezia; a un altro discernimento degli spiriti... a un altro diversità di lingue e a un altro l'interpretazione delle lingue... distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole" (1 Corinzi 12:4-11). Ricordiamo che per mezzo di alcune di queste manifestazioni dello Spirito (guarigioni, miracoli, diversità di lingue e loro interpretazione), il Signore “rendeva testimonianza alla parola della sua grazia”, a quella “nuova Via” (Atti 19:9) che veniva predicata dagli apostoli, “e concedeva che per mano loro avvenissero segni e prodigi” (Atti 14:3 – vedere anche 15:12). 

"Il Dio di ogni speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede; affinché abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo" (Romani 15:13). È quindi per la sua potenza che possiamo avere pace, gioia e speranza nella nostra vita.

"Il Padre vi dia... di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell'uomo interiore" (Efesini 3:16). Lo Spirito è quindi quello che ci dà la vera forza, quella interiore.

"Colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito" (Romani 8:11). Lo Spirito è anche la potenza per mezzo della quale Dio risusciterà i corpi dei credenti quando il Signore Gesù tornerà a prenderli. 


A chi dobbiamo rivolgerci quando abbiamo un bisogno, una richiesta, una supplica: al Padre, al Figlio o allo Spirito Santo? Si prega, si loda, si glorifica lo Spirito Santo?

Anche se lo Spirito Santo è Dio, non c'è un solo passo in cui sia detto che qualcuno abbia adorato, lodato o pregato direttamente lo Spirito Santo. Vediamo sempre che le preghiere sono rivolte al Padre nel nome di Gesù Cristo, come ci ha insegnato il Signore Gesù stesso (Giovanni 16:23,24,26); anche i ringraziamenti devono essere fatti a Dio ("fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio e Padre per mezzo di lui" - Colossesi 2:17). 

Abbiamo visto prima che la funzione dello Spirito è di venire in nostro aiuto, perché "non sappiamo pregare come si conviene" (Romani 8:15-16). La preghiera è offerta a Dio per mezzo dello Spirito ("pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica" - Efesini 6:18).

Ci sono comunque dei passi in cui si vede chiaramente che l'adorazione, la lode e la preghiera vengono rivolte direttamente al Signore Gesù, come già facevano i primi cristiani (1 Corinzi 1:2), perché è Dio (oltre che perfetto uomo). Stefano martirizzato prega Cristo; Paolo lo supplica e gli rende grazie.


Che cosa significa vivere, pregare, camminare nello Spirito Santo?

Vivere (o camminare) nello Spirito Santo significa lasciarlo agire con la sua potenza, affinché possa dare il suo frutto nella nostra vita: "Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà mansuetudine, autocontrollo" (Galati 6:22). Significa anche "mediante lo Spirito far morire le opere del corpo" (Romani 8:13-14), cioè della nostra carne, il nostro "vecchio uomo" per natura peccatore. 

Se però noi "contristiamo" (Efesini 4:30) o peggio ancora "spegniamo" (1 Tessalonicesi 5:19) lo Spirito lasciando agire la nostra carne, cadremo nel peccato e disonoreremo il Signore.

"Ma siate ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il cuor vostro al Signore; ringraziando continuamente Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; sottomettendovi gli uni gli altri nel timore di Cristo" (Efesini 5:18-21). Ecco come si realizza la pienezza dello Spirito. 

Pregare nello (o “per lo”) Spirito Santo significa farlo nelle condizioni spirituali adatte affinché questo Spirito possa, come abbiamo visto, aiutarci nella nostra debolezza naturale a "pregare come si conviene" (ossia non per i nostri desideri carnali, dando la precedenza alle cose del Signore rispetto alle nostre, non soltanto per i nostri bisogni ma anche per quelli degli altri, con fede e senza dubitare ma rimettendoci comunque alla volontà del Signore).


F. Cucchi

25 maggio - Nell’ora della morte di Gesù

Per distruggere, con la sua morte (di Gesù), colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo.

Ebrei 2:14

 

Il Salvatore nostro Cristo Gesù… ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il vangelo.

2 Timoteo 1:10

 

Nell’ora della morte di Gesù

 

Nell’ora in cui dava la vita, Gesù, sorgente stessa di vita, era su una croce. Là, con la Sua morte, ha riportato una vittoria definitiva per dare la vita eterna a tutti coloro che credono.

Gesù è entrato nella morte, non suo malgrado, ma volontariamente, per amore. Infatti ha detto: “Io depongo la mia vita… Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me” (Giovanni 10:17, 18). Egli ha sofferto per amore; è venuto per dare la vita, “la vita in abbondanza” (Id. 10:10). E questo percorso ha richiesto il sacrificio della propria vita. “Il Principe della vita”, come è chiamato in Atti 3:15, ha conosciuto la morte per dare la vita a noi, “morti nelle nostre colpe e nei nostri peccati”.

Gesù ha accettato di offrirsi in sacrificio perché il peccato ci impediva l’accesso alla vita eterna. Lui, il solo giusto, “ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro 2:24). Egli ha preso su se stesso il giudizio che noi meritavamo, è stato “colpito a causa dei peccati” (Isaia 53:8).

Alla luce della croce, noi realizziamo la gravità del peccato, ma prendiamo anche coscienza dell’immensità dell’amore di Dio che ci dà il Suo unico Figlio per salvare noi. Alla croce, la santità di Dio e il Suo amore si rivelano in tutta la loro pienezza. Con la Sua morte e la Sua risurrezione, Gesù ha annullato la morte e ha trionfato sul diavolo. Egli ci ha dato una speranza viva. Tutto ciò fa parte dei misteri e della bellezza dell’Evangelo.

lunedì 24 maggio 2021

Morte violenta

Ancora giovane aveva già pubblicato il suo primo romanzo, che aveva intitolato: “Una vita violenta”; ed era proprio così che aveva vissuto la sua. Fu artista, scrittore, poeta, attore. La sua opera rispecchiò la sua vita privata, disordinata ed agitata.

Condusse una campagna in favore del divorzio, contro la dottrina cristiana e una in favore dell'omosessualità. Preparò un film per agitare ancor più le torbide acque dell'immoralità. Non ha avuto il tempo per concluderlo, il suo corpo è stato ritrovato orribilmente mutilato in mezzo ad un mucchio di immondizia. E in articolo di cronaca, che parlava della sua morte, il narratore aggiungeva: “E' una perdita enorme per il cinema mondiale”.

A noi non interessa valutare l'entità della “perdita” di cui parlava il cronista. La Bibbia parla di un'altra perdita, ed è una perdita così grande che, secondo l'infallibile giudizio di Dio, sorpassa il valore del mondo intero con tutto ciò che contiene. “E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua? Infatti, che darebbe l'uomo in cambio della sua anima?” Marco 8:36-37. 

Questa perdita può subirla ogni uomo. Sì, la vostra anima può essere perduta per l'eternità, infelice per sempre, poiché lontana da Dio, tormentata nei secoli dei secoli. Bisogna che vi occupiate della vostra anima. I vostri beni passeranno, il vostro corpo ritornerà alla polvere, ma la vostra anima sussisterà per sempre.

Che cosa bisogna fare? Andare a Cristo, oggi, in questo momento. Piegando le ginocchia dinanzi a Lui e all'amore di Dio che lo ha mandato per la nostra salvezza.

“In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” Giov. 5:24.

24 maggio - “O Dio, dove trovarti?”

Quest’afflitto ha gridato, e il SIGNORE l’ha esaudito; l’ha salvato da tutte le sue disgrazie.

Salmo 34:6

 

(Gesù disse:) “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà”.

Giovanni 14:28

 

“O Dio, dove trovarti?”

Testimonianza

 

“O Dio, io credo che tu esisti, ma dove posso trovarti? Detesto la religione, ma voglio incontrare te. Fammi trovare delle persone che ti conoscono”. Poco tempo dopo aver fatto questa preghiera, ho ricevuto l’invito a partecipare a una riunione cristiana. Interessata, ma esitante per il timore di restare intrappolata da una setta, ho comunque accettato. Un uomo si è alzato per leggere dei testi del Vangelo. Non era un esaltato, anzi il suo tono era pacato, e quello che ascoltavo parlava direttamente al mio cuore. Era tutto così chiaro! Mi sono resa conto che era la risposta di Dio alla mia preghiera.

Ritornai regolarmente a quelle riunioni. Là mi trovavo bene, mi sentivo protetta. Non c’era nessuna insistenza, ma c’era come una porta aperta su una speranza presente, possibile, accessibile. La lettura della Bibbia era fatta con semplicità, e parlava dei nostri cuori bugiardi, arroganti, gelosi, pieni di odio e incapaci di perdonare. Era proprio così il mio cuore! Incominciavo a cogliere che solo Dio, manifestato in Gesù Cristo, poteva produrre il bene, e che solo la morte di Gesù alla croce poteva liberarmi dal male radicato nel mio cuore.

Nei giorni che seguirono lessi molto la Bibbia. Essa mi lavorava interiormente e mi faceva intravedere una nuova vita: tutto era stato compiuto per questo scopo. Una sera, mi sono ritrovata con tre amici per pregare; ho pianto tanto e ho trovato la pace che da tempo cercavo! Anche se sono passati ventidue anni da quel giorno, quella pace interiore non mi ha mai lasciato.


Monica

domenica 23 maggio 2021

“Come se…”

“Ma questo dichiaro, fratelli: che il tempo è ormai abbreviato; da ora in poi, anche quelli che hanno moglie, siano come se non l'avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che si rallegrano, come se non si rallegrassero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano di questo mondo, come se non ne usassero, perché la figura di questo mondo passa.” (1 Corinzi 7:29-32).


“Come se…”. Questa espressione dell’apostolo Paolo, usata cinque volte nel passo citato, potrebbe lasciarci perplessi, abituati come siamo al suo stile diretto e preciso. Cerchiamo di capirne l’esatta portata; quel che è certo, è che Paolo non pensa ad un atteggiamento apparente, ostentato, al quale non corrisponda una realtà interiore. 

Paolo parte da una premessa che è un po’ la chiave per comprendere il significato e lo spirito della sua esortazione: “il tempo è ormai abbreviato”. Perché? Perché il ritorno del Signore per prendere coloro che gli appartengono e poi instaurare il Suo regno sulla terra è vicino: “adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo” (Romani 13:11); tanto più ora, quindi, “quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (1 Corinzi 5:15).

Queste esortazioni di Paolo riguardano molti aspetti della vita di tutti noi che abbiamo creduto. 


1. Le relazioni matrimoniali  

“Quelli che hanno moglie, siano come se non l'avessero”.

Dovremmo forse rinunciare a quelle relazioni, a quegli affetti che Dio stesso ha stabilito o venir meno ai doveri reciproci nelle relazioni di coppia? Assolutamente no; anzi, oggi più che mai siamo tenuti ad avere ben presenti nella mente e nel cuore gli insegnamenti della Parola in questo campo e a metterli in pratica: amore, dedizione, onore e fedeltà reciproci, responsabilità e autorità “autorevole” del marito, sottomissione non forzata da parte della moglie perché si sente amata ecc. L’esortazione “il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito” (1 Corinzi 7:3) non ha perso nulla della sua validità. 

Ma questi doveri non devono prendere il sopravvento sulle nostre relazioni con Dio, sulla nostra comunione intima col Signore, sul tempo e sulle energie che dedichiamo a Lui, che un giorno aveva detto a quelli che lo seguivano, probabilmente sconcertandone più di uno: “Chi ama padre o madre più di me… chi ama figlio o figlia (e Luca 14:26 aggiunge: “… e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita”) più di me non è degno di me”.  Tristemente, in questi “ultimi tempi”, dobbiamo constatare una progressiva indifferenza e disprezzo riguardo ai legami naturali (2 Timoteo 3:3, Romani 1:30-31). Noi credenti onoriamo questi legami e li teniamo nella dovuta considerazione, ma il legame che ci unisce al Signore deve superare ogni espressione di sentimenti umani, anche di quelli più elevati.

Tanto più ora, che “il tempo è ormai abbreviato”


2. Gli eventi dolorosi

“Quelli che piangono, come se non piangessero”

Certamente lo Spirito che ha mosso Paolo a scrivere questo non aveva in vista i pianti, la tristezza legati a infedeltà o peccati che malauguratamente dovessimo commettere; anzi, lo stesso Paolo nella Lettera successiva si rallegrerà con i credenti di Corinto, che in precedenza aveva dovuto rimproverare severamente, perché quella “tristezza” li aveva “portati al ravvedimento”; poiché erano stati “rattristati secondo Dio” (2 Corinzi 7:9). 

Peraltro, anche nella nostra vita di credenti ci sono eventi e situazioni che ci fanno versare delle lacrime: lutti, malattie, fatti angosciosi, per alcuni anche persecuzioni. Sono le lacrime di cui Davide, perseguitato da Saul, parlava a Dio dicendogli: “Tu conti i passi della mia vita… raccogli le mie lacrime dell’otre tuo; non le registri forse nel tuo libro?” (Salmo 56:8). 

Tuttavia questi pianti non dovrebbero offuscare la gioia che si ha nel Signore e far dimenticare i mille motivi, che sono anche nostri, per cui lo stesso apostolo poteva affermare: “Sono pieno di consolazione, sovrabbondo di gioia in ogni nostra tribolazione” (2 Corinzi 7:4). Gioia per il privilegio di appartenere per sempre a Dio Padre che ci ama, si prende cura di noi e ci protegge in ogni circostanza; gioia di sapere che comunque “tutte le cose (anche quelle tristi) cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Romani 8:28); gioia per la certezza e la costanza dell’amore del Signore. “Credendo in Lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8). 

Tanto più ora, che “il tempo è ormai abbreviato”


3. Le circostanze liete

“Quelli che si rallegrano, come se non si rallegrassero”.

Dobbiamo riconoscere che il Signore ci fa attraversare anche delle circostanze che ci rallegrano. Se stiamo bene di salute, se in famiglia c’è un’atmosfera serena “nel Signore” (Filippesi 4:4), se abbiamo un lavoro che ci permette di vivere decorosamente e senza privazioni, è soltanto per la Sua grazia e la Sua bontà. “Dio… ci fornisce abbondantemente di ogni cosa affinché ne godiamo” (1 Timoteo 6:17). Sono Sue benedizioni; e la gioia che esse ci procurano, il Signore le approva. 

Però queste cose, pur belle e buone, non dovrebbero costituire il vero motivo per cui ci sentiamo gioiosi, non dovremmo vivere ricercando e godendo di queste benedizioni, attaccandoci ad esse anziché a Colui che le impartisce. Se così facessimo, che testimonianza daremmo a quelli che sono ancora lontani dal Signore? Cosa mostreremmo di Lui attorno a noi? Forse non faremmo nulla di riprovevole, ma neanche nulla di utile; godendo egoisticamente del nostro benessere, dimostreremmo anche insensibilità per i bisogni, morali e materiali, che pur vediamo ogni giorno attorno a noi. 

Dunque, rallegriamoci e siamo riconoscenti al Signore per le benedizioni che ci elargisce, ma non dimentichiamo che è “beato chi ha pietà dei miseri” (Proverbi 14:21), e non solo nel senso materiale del termine. Certo, è scritto: “Rallegratevi con quelli che sono allegri…”, ma subito dopo leggiamo: “… piangete con quelli che piangono” (Romani 12:15).

Tanto più ora, che “il tempo è ormai abbreviato”


4. Le attività lavorative

“Quelli che comprano, come se non possedessero”.

Comprare, possedere, vendere… tutti lo facciamo, ciascuno nella propria misura, e non possiamo farne a meno: dei vestiti da indossare, una casa dove abitare, un mezzo per spostarci ecc. Per alcuni, comprare e vendere sono essenziali perché costituiscono la fonte del mantenimento, sono il loro lavoro. Paolo scriveva ai credenti di Efeso e di Laodicea esortandoli a “lavorare onestamente con le proprie mani, affinché (ciascuno) abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno” (Efesini 4:28), e a quelli di Tessalonica: “Vi esortiamo, fratelli,… a cercare di lavorare con le vostre mani… affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di nessuno” (1 Tessalonicesi 4:11-12); anche nella seconda Lettera li esortava “a mangiare il proprio pane, lavorando tranquillamente” (2 Tessalonicesi 3:12). Quindi il lavoro, fatto nei modi dovuti, è un preciso dovere del credente ed è anche un aspetto della testimonianza “verso quelli di fuori”.

C’è però un pericolo: che il lavoro diventi lo scopo centrale della nostra vita, quello per cui ci adoperiamo dedicandogli tutto noi stessi. Nel tempo libero che ci rimane, nel giorno o due di riposo di cui godiamo, cosa faremo? Probabilmente ci sentiremo stanchi, “stressati”. Abbiamo diritto al riposo, allo svago… però non mancheremo di riservare un’ora e mezza della domenica per andare alla riunione della nostra chiesa locale, e così ci sentiamo a posto! Guardiamoci da questi pensieri così riduttivi che impoveriscono la nostra vita cristiana.

Anche se non lo vorremmo, e forse non ce ne accorgiamo nemmeno, le nostre attività lavorative, se ci assorbono totalmente, diventano come un idolo che si frappone fra noi e Dio, e saremo al loro servizio, invece di “servire il Dio vivente e vero” (1 Tessalonicesi 1:9). Queste cose, anche se legittime, non devono essere al primo posto nella nostra vita. 

Tanto più ora, che “il tempo è ormai abbreviato”


5. La vita di tutti i giorni 

“Quelli che usano di questo mondo, come se non ne usassero”

“Usare di questo mondo” è un concetto che si ricollega al precedente, ma è più esteso. Riguarda tutte le cose che il mondo ci mette a disposizione e che noi utilizziamo. È chiaro che, finché non saremo nel cielo col Signore, non possiamo fare a meno delle strutture organizzate della società: scuole, aziende, servizi pubblici ecc. Ma con che spirito ne facciamo uso? Ci sentiamo pienamente integrati in queste istituzioni, ci sentiamo completamente a nostro agio anche se in esse, essendo di questo mondo, è evidente l’assenza del Signore? Dedichiamo ampiamente il nostro tempo per farle funzionare meglio e trarne il massimo vantaggio? Non dovrebbe essere così! Usare di questo mondo per quanto ci è necessario per viverci è tutt’altra cosa che vivere per godere pienamente e senza riserve delle possibilità che ci offre. 

Facciamo nostre le esortazioni di Paolo ai Colossesi: “Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra”. “Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui” (Colossesi 3:1-2, 17). 

“La figura di questo mondo passa”. Non attacchiamoci ad esso come se dovesse durare per sempre. Tanto più ora, che “il tempo è ormai abbreviato”.


F. Cucchi

23 maggio - La sera della vita

Egli riduce la tempesta al silenzio e le onde del mare si calmano… ed egli li conduce al porto tanto sospirato.

Salmo 107:29, 30

 

Ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio.

Filippesi 1:23

 

La sera della vita

 

La sera della vita di un cristiano rassomiglia un po’ all’arrivo di un alpinista sulla cima più alta. Gli ultimi momenti sono certamente i più difficili, perché il respiro si fa affannoso e mancano le forze. Ogni passo diventa una lotta, e si è soli in quel combattimento. L’ultimo tratto di roccia è pericoloso e il soccorso che viene dall’esterno non è più possibile. A ogni passo la domanda ansiosa: Raggiungerò la mèta?

Tuttavia, arrivati in cima, si è ampiamente ricompensati; gli ultimi passi sono i più duri, ma ci hanno condotti nell’atmosfera sublime delle vette, ci hanno permesso di contemplare la bellezza dell’orizzonte infinito e la dolcezza dei raggi del sole che sorge. E abbiamo finalmente raggiunto il luogo verso il quale erano volati spesso i nostri pensieri.

La cima di una montagna non è paragonabile al cielo di cui ci parla la Bibbia, il luogo in cui il credente è introdotto dopo la morte. No, è solo un’immagine che ci incoraggia a guardare alla mèta. Il cielo non è un luogo disabitato, come lo sono le cime dei monti. L’immagine del Salmo 107 è più precisa: “Egli li conduce al porto tanto desiderato”. Alla fine di un lungo viaggio, dopo aver ammirato magnifici paesaggi, ma anche sopportato fatiche e tempeste, ecco il porto, la casa del Padre nel cielo. Lì i credenti potranno finalmente vedere Colui che li ha tanto amati, e restare per sempre con Lui. Che meraviglioso riposo!

sabato 22 maggio 2021

Il vulcano Merapi

“I cieli e la terra attuali… sono riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi”  2 Pietro 3:7.


Circa dieci anni fa, a Giava, oltre 22.000 persone che abitavano sulle pendici del vulcano Merapi furono evacuate. Alcune centinaia rifiutarono di lasciare il villaggio. I superstiziosi preferivano appoggiarsi sugli spiriti anziché sulle autorità per valutare il pericolo. 

«Rispetto queste credenze», dichiarò il presidente dell’Indonesia. Ma quando si tratta di salvare delle persone, bisogna che ognuno si assuma le proprie responsabilità”. 

L’incoscienza di quei superstiziosi ci fa pensare a quella di chi rifiuta di credere a Dio e cerca di rassicurarsi seguendo correnti di pensiero che incitano a godere del presente senza riflettere sul futuro. Ma il mondo attuale è esattamente come questo vulcano. Nel suo interno è pieno di correnti di dissensi, disordini pronti ad esplodere. Tutto il mondo è in guerra, pieno di cortei di dimostranti, di soprusi e un senso di ribellione che mette a repentaglio la vita sociale stessa. 

Il vulcano Merapi, nel 2010,  esplose con una potenza inaudita, spazzando via gran parte dell'isola insieme a tutti coloro che erano rimasti lì, nonostante i ripetuti avvertimenti e richiami.

In nessun conto sono tenuti gli avvertimenti della Bibbia. Eppure la Parola di Dio dà chiare informazioni sui castighi che si abbatteranno su questo mondo che ha respinto Dio. Anche a costo di essere considerati pessimisti, i credenti sono invitati a essere realisti e pratici, e devono avvertire i loro contemporanei della catastrofe morale che minaccia la Terra.

Noi dunque non ci stanchiamo di proclamare la verità dell’Evangelo:  essa è la buona notizia di pace e di speranza che Dio fa conoscere perché molti ancora siano perdonati dai loro peccati e salvati per  l’eternità. Questa salvezza Dio la offre gratuitamente a tutti coloro che accettano Gesù come loro Salvatore personale.

22 maggio - Anche se il vigore diminuisce

Tu sei la mia speranza, Signore, Dio; sei la mia fiducia sin dalla mia infanzia… Non respingermi nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando le mie forze declinano.

Salmo 71:5, 9

 

Fino alla vostra vecchiaia io sono, fino alla vostra canizie io vi porterò… io sono Dio, e non ce n’è alcun altro.

Isaia 46:4, 9

 

Anche se il vigore diminuisce

 

Se per gran parte della vita abbiamo avuto la tendenza a fare affidamento sulla nostra energia, non sarà più così nell’età avanzata. Ma il cristiano, sostenuto dalla fede, sa che la Parola di Dio è ricca di incoraggiamenti per chi ha raggiunto l’età in cui dirà, secondo l’espressione dell’Ecclesiaste: “Io non ci ho più alcun piacere” (Ecclesiaste 12:3).

Nel Libro di Giosuè (14:11) è scritto di Caleb che, all’età di 85 anni, poteva dire: “Le mie forze sono le stesse d’allora”. In Luca 2:36-38 è parlato di Anna che, malgrado l’età avanzata e la solitudine della lunga vedovanza, si trovava sempre nel tempio a lodare il Signore. Quando Maria e Giuseppe portarono nel tempio il bambino Gesù, Anna si trovava là, e parlava del Messia a tutti coloro che attendevano la Sua venuta.

Sei già anziano, sei stanco? Il Signore vuole insegnarti che puoi affidarti solo a Lui. Qualunque sia la tua limitazione, non lasciarti andare; Dio vuol essere la tua forza. È solo col sostegno del Signore che ognuno potrà realizzare la promessa della Sua Parola: “Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti” (Salmo 92:14).

Finché le nostre condizioni ce lo permettono, approfittiamone per far conoscere attorno a noi l’amore di Dio che “vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4).

venerdì 21 maggio 2021

La prova

Non possiamo nè dobbiamo misurare, qui sulla terra, le conseguenze della prova, se non per fede, perché Dio non lavora per questa terra; Egli lavora per il cielo. Quando Gesù entrò nel mondo, uno dei primi effetti del Suo arrivo fu la strage degli innocenti, dopo che il coro degli angeli aveva cantato "Pace in terra". Che contraddizione! Ma Egli veniva perché il cielo fosse riempito; gli effetti della Sua venuta per la terra, per quanto meravigliosi, non dureranno che mille anni, ma il cielo accolse subito quelle vittime innocenti, che rispondevano agli scopi della venuta del Signore.  

Non possiamo giudicare da ciò che vediamo sulla terra. Questa è il laboratorio di Dio per portare a compimento i Suoi disegni celesti e gloriosi, la cui durata è eterna. In un laboratorio non si possono sempre giudicare i risultati di ciò che si è fatto. Questo mondo non è diverso, e quando tutti i disegni di Dio saranno compiuti, per la terra e per il cielo, Egli distruggerà questo laboratorio, che non avrà più ragione di esistere. Allora Egli mostrerà, nella gloria eterna, i risultati di tutto ciò che avrà fatto durante il tempo in cui ha lavorato, sia durante il nostro breve soggiorno sia durante i secoli della presenza dell'uomo sulla terra. Dio si riposerà nel Suo amore, si rallegrerà con i Suoi amati, mostrerà "nei tempi futuri l'immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù" (Efesini 2,7). E' là che Egli dirige gli sguardi della fede, per sostenerci nelle circostanze che sembrano  contrastare con  la Sua bontà, con il Suo amore, e anche con tanti passi della Parola.

La prova della fede è quella nella quale Dio non sembra essere d'accordo con quanto dice. Abraamo è l'esempio più chiaro. Dio gli fa delle promesse che hanno come base il suo unico figlio, poi gli dice di ucciderlo. Ma Abraamo aveva più fiducia nella parola di Dio che nella presenza d'Isacco, perché Isacco dipendeva da quella parola, a cui era legata la sua stessa esistenza; dunque non contava su di lui, ma sulla parola di Dio. In un esempio incomparabile, lo vediamo anche nel salmo 22 (v. 3). Nonostante tutto sembrasse contrario a quel che Dio era per Lui, Suo Figlio, Egli riconosce le Sue perfezioni: "Eppure tu sei il Santo, siedi circondato dalle lodi d'Israele".

Nulla può cambiare il carattere di Dio a nostro riguardo. Noi Lo conosciamo nel Suo amore infinito, sappiamo che ci ha posti davanti a Lui in tutte le perfezioni che Gli sono naturali, nel Suo amato Figlio, e che si compiace in noi a causa di Suo Figlio e della Sua opera perfetta. Questo non cambia. Ed è quel Dio che ci fa attraversare delle circostanze che sembrano così poco legate al Suo amore! Perché? Tutto quel che noi siamo, quanto alla nostra posizione perfetta davanti a Dio, è frutto dell'opera di Suo Figlio per noi. Ma c'è poi anche la Sua opera in noi, di cui Lui solo conosce la necessità ed i mezzi da usare per ottenere quel che Egli vuole. La nostra fede s'impossessa delle Sue perfezioni in amore e saggezza, attraversa tutto ciò che adesso è visibile e incomprensibile, e mette  nei nostri cuori la pace ed il riposo. Dio ci ama, ma ci conosce ed agisce di conseguenza, e quando sapremo come siamo stati conosciuti, quando vedremo faccia a faccia, conosceremo quel che anche adesso sappiamo, cioè "che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio" (Romani 8, 28). Allora avviene quello che, fra le cose visibili, sembra contrario al nostro bene e rende incomprensibili le vie di Dio. "Le tue vie son sante" (Salmi 77, 13): è da quelle che Dio dirige ogni cosa quaggiù. Ma in questo mondo, Dio apre la Sua "via in mezzo al mare, i suoi sentieri in mezzo alle grandi acque e le sue orme non furono visibili" (v. 19). 

Al cuore dell'uomo sembra che Dio dovrebbe manifestare il Suo amore rendendo più facile il nostro cammino, soprattutto nelle circostanze più legittime, come la vita di famiglia, la conversione dei nostri cari, la salute, tutte le cose promesse a Israele, sotto il governo di Dio, a quelli che godevano del Suo favore. Vediamo che un certo numero di figli di Dio godono di queste cose, mentre altri ne sono privati. E' proprio qui che la fede è attiva, eleva i pensieri in alto, al di sopra di ciò che è visibile e s'impadronisce delle promesse di Dio, del Suo amore perfetto, immutabile, insondabile; conta su Lui solo e sa che Egli porterà tutto a buon fine per noi. Questo mondo deve passare, noi passiamo. Dio non ci ha convertiti per la terra, ma per il cielo, per l'eternità. Quel che ha valore per noi è ciò che resta; le cose che si vedono sono per un tempo, piacevoli o no, quelle che non si vedono sono eterne. Dio c'insegna a giudicare le cose come fa Lui, c'insegna il Suo linguaggio, per così dire, e si rivela alle nostre anime per farci abbandonare quel che Lui vuole, come dice nel Salmo 66, al versetto 5 e seguenti.   

E' vero che soffriamo a non realizzare le cose come vorremmo, e che non onoriamo sempre Dio come dovremmo, non oseremmo dire il contrario, ma questo non modifica l'amore che Dio ha per noi. 

Dobbiamo pensare all'amore che Egli ha per noi, più che al nostro amore per Lui; questo ci permetterà di averne di più. I nostri cuori sono per natura attaccati alla legge, e facciamo fatica a distaccarcene quando giudichiamo, e questo ci toglie la pace dal cuore, perché ci porta a giudicare Dio. In questo giudizio non c'è gioia, se non una gioia illusoria che proviene da uno stato pericoloso, che consiste nell'essere soddisfatti di sé. Ma noi possiamo essere sempre soddisfatti di Dio, mai di noi stessi. Questo non deve renderci infelici ma umili, e farci apprezzare la grazia e l'amore immutabili di cui siamo l'oggetto ogni giorno: li apprezzeremo in tutto il loro valore nella gloria eterna, in cui possiamo entrare da un momento all'altro. Là, dopo aver sopportato il peso della prova, saremo eternamente sotto "un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria" (2 Cor. 4, 17), e tutto ciò che ci avrà fatto tanto soffrire diverrà un soggetto di lode e adorazione.


S. Prodhom

21 maggio - L’ultimo appuntamento

Preparati… a incontrare il tuo Dio.

Amos 4:12

 

Facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro… Siate riconciliati con Dio.

2 Corinzi 5:20

 

L’ultimo appuntamento

 

“Mamma, prendimi un appuntamento dal dentista, per favore. Mercoledì pomeriggio o sabato mattina andrebbero bene”. Prendo il telefono e fisso l’appuntamento. Il giorno dopo, mio figlio mi chiede di posticipare di una settimana perché nel frattempo sono sorti altri impegni…

Quanti appuntamenti prendiamo nella nostra vita! Ci annotiamo il giorno e l’ora, li spostiamo o li annulliamo se necessario... Con qualche settimana, e a volte anche qualche mese in anticipo, le pagine dell’agenda si riempiono, e sembra che debba continuare così per sempre! Ma ci sarà un giorno a partire dal quale quelle pagine resteranno bianche: sarà il giorno dell’ultimo appuntamento della nostra esistenza terrena. Dio ha fissato data e ora, e non c’è numero di telefono o indirizzo e-mail per disdire! In quel giorno, il corpo torna alla polvere e lo spirito torna a Dio che l’ha dato (Ecclesiaste 12:7).

Caro amico, hai già pensato a questo appuntamento con Dio? È di capitale importanza, e devi rifletterci fin da oggi poiché è in gioco la tua sorte eterna.  Se comparirai davanti a Lui senza aver regolato la questione dei tuoi peccati, la tua condanna sarà senza appello, poiché Dio è santo e non può riceverti così come sei. Passerai l’eternità lontano da Lui, nei tormenti eterni.

Se, invece, hai messo la tua fiducia in Gesù Cristo e hai accettato per te stesso il Suo sacrificio, i tuoi peccati sono perdonati; sei riconciliato con Dio e il cielo ti è aperto. Non aspettare che sia troppo tardi per prepararti ad incontrare Dio!

giovedì 20 maggio 2021

Ho un posto per te

Questo dialogo ti suona familiare?

“Simon Pietro gli domandò: Signore, dove vai? Gesù rispose: Dove vado io, non puoi seguirmi per ora” Giovanni 13:36. 

Una domanda del genere era destinata a suscitare qualche domanda supplementare.

Pietro parlò a nome degli altri e chiese: “Signore, perché non posso seguirti ora?” Giovanni 13:37. 

Vedi un po' tu se la risposta del Signore non riflette la dolcezza di un genitore nei confronti di un figlio.

“Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo?” Giovanni 14:1-2. 

Riduci il paragrafo a una frase e leggerai: Tu pensa a fidarti, al resto penso io.

Gesù vuole che abbiamo fede in Lui.

Ho abbondanza di spazio per voi. State tranquilli e abbiate fiducia.

Forse te lo hanno detto su posto di lavoro? “Mi dispiace, non c'è posto per te in questa azienda”.

Te lo hanno detto nel campo dello sport? “Non c'è posto per te in questa squadra”.

Te lo ha detto qualcuno che ami? “Non c'è posto per te nel mio cuore”.

O forse te lo ha detto un intollerante? “Qui non c'è posto per gente come te”.

Gesù conosceva il suono di queste parole.

Poco prima della sua nascita i suoi genitori non avevano trovato “posto” nell'albergo.

E quando pendeva dalla croce, non era quello un messaggio di rifiuto estremo? “Non abbiamo posto per te nel nostro mondo”.

Ancora oggi Gesù riceve lo stesso trattamento. Passa di cuore in cuore chiedendo il permesso di entrare. Ma il più delle volte si sente rispondere con le parole dell'albergatore di Betlemme: “Mi dispiace. Troppo affollamento non c'è posto per te.”

Ma di tanto in tanto riceve il benvenuto. Qualcuno spalanca la porta del proprio cuore e lo invita ad entrare. E a quella persona il Signore fa una promessa: “Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore”

Ho abbondanza di spazio per te. 

Che promessa meravigliosa!

Noi gli facciamo spazio nel nostro cuore e Lui ci fa spazio nella sua casa.

20 maggio - La sfida del cristiano

Non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede, che egli ha la sua vita.

Luca 12:15

 

Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo… Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.

1 Giovanni 2:15, 17

 

La sfida del cristiano

 

Il mondo attuale esercita su tutti noi molta attrattiva; ha così tanto da offrire che rischiamo di passare la vita a correre dietro a cose vane. Denaro, beni materiali, svaghi, notorietà, cultura, non devono essere lo scopo principale della nostra vita. Questi cosiddetti “valori” sono troppo fugaci. Cerchiamo di essere lucidi e fermiamoci un momento per fare il punto della situazione, e poniamoci delle domande sensate. Che cosa sto cercando? Qual è il progetto della mia vita?

Ricordiamoci delle parole di Cristo: “Dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6:21). Ciò che amiamo, cioè il nostro “tesoro”, ci vincola e orienta la nostra vita. Se amiamo il mondo e i suoi piaceri, forse tutto andrà bene per un po’ di tempo, ma la nostra sete di felicità non sarà mai veramente soddisfatta e sciuperemo la nostra esistenza. Rispondiamo piuttosto all’invito di Dio, crediamo al Signore Gesù; Egli ci darà una pace, una gioia e una speranza che superano tutte le altre cose, perfino la morte.

La sfida, per noi cristiani, è vivere nel mondo senza permettere al mondo di vivere in noi! Se cerchiamo per prima cosa il regno di Dio, cioè la Sua presenza e la Sua approvazione, potremo vivere felici, senza essere bloccati dai falsi valori e dalle false priorità di questo mondo. La nostra vita sarà allora realmente vantaggiosa sia per noi sia per coloro che ci stanno intorno, e il nostro modo di vivere onorerà il Signore.

mercoledì 19 maggio 2021

Scivolare

Gli uomini e le donne dotati di sensibilità morale hanno sempre mostrato perplessità davanti all'apparente ingiustizia della provvidenza di Dio. Non è certamente un problema dei tempi  odierni. Già ai suoi tempi Abramo, rimase perplesso perché Dio, volendo distruggere Sodoma e Gomorra, intendeva uccidere i giusti con gli ingiusti e lanciava il suo grido angosciato: “il giudice di tutta la terra non farà forse giustizia” Genesi 18:25; e questa domanda è un tema ricorrente anche per altri personaggi biblici. Giobbe ad esempio scrisse nel capitolo 21 una specie di lamento che ha per argomento proprio la prosperità dei malvagi. 

Anche Asaf nel salmo 73 afferma: “Ma quasi inciamparono i miei piedi; poco mancò che i miei passi non scivolassero” ver. 2.  Egli si contrappone a Dio che è sempre buono e paziente. Gli errori del cuore e della mente intaccano il suo cammino. Quasi inciampò. Il motivo? Si era posto questo interrogativo: “Perché i malvagi prosperano?”.

Sono sani, ricchi: malgrado la loro violenza, la loro arroganza e il loro impudente disprezzo di Dio, essi la fanno franca. I prepotenti e i malvagi sono i protagonisti della squallida scena di questo mondo. Nessun fulmine si abbatte dal cielo. Il salmista ammette che, invidiando la loro libertà di peccare e la loro immunità dalla sofferenza, poco mancò che egli si allontanasse da Dio, perché i suoi pensieri erano più simili a quelli di una bestia che a quelli di un membro del popolo di Dio. “ero insensato e senza intelligenza; io ero di fronte a te come una bestia” (vr.22). 

Egli non ricevette nessuna risposta soddisfacente fino a quando non fu entrato “nel santuario di Dio”. Solo allora egli comprese “la fine di costoro”. Il luogo dove stanno così fiduciosi è più scivoloso di quanto si rendono conto e un giorno cadranno davanti al giudizio di Dio senza possibilità alcuna di essere rialzati.