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sabato 31 ottobre 2015

31 Ottobre

Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone.
Luca 24:34

Se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati.
1 Tessalonicesi 4:14

Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.
1 Tessalonicesi 4:18

Cristo ha vinto la morte

La morte di una persona cara è sempre un evento molto triste. Che strappo genera la separazione definitiva da un congiunto! Alcuni sono sopraffatti dal dolore, altri si irrigidiscono o si ribellano… Anche il credente che seppellisce uno dei suoi fratelli nella fede piange, ma ha una speranza. Ciò che lo consola, è sapere che la morte è stata vinta e questa sua certezza si basa sulla Parola di Dio. Lasciamola parlare:
“Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; fu seppellito; è stato risuscitato il terzo giorno… Apparve a Cefa, poi ai dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta… Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c'è risurrezione dei morti? Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede… Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini… Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti… In Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta” (1 Corinzi 15:3-23).

Chi sono i morti “che sono di Cristo”? Sono tutti coloro che hanno lasciato questa vita terrena avendolo accettato come personale Salvatore. È anche il caso vostro?

venerdì 30 ottobre 2015

30 Ottobre

Egli rialza il misero dalla polvere e solleva il povero dal letame, per farlo sedere con i principi, con i principi del suo popolo.
Salmo 113:7-8

Come abbiamo portato l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste.
1 Corinzi 15:49

Sono polvere e cenere

“Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2:7). A causa della disubbidienza di Adamo, la sentenza di morte è caduta sull’umanità intera: “Sei polvere e in polvere ritornerai” (Genesi 3:19).
“Prendo l’ardire di parlare al Signore, benché io non sia che polvere e cenere”, disse il patriarca Abraamo (Genesi 18:27). I sentimenti di debolezza e di pochezza gli davano l’umiltà e il rispetto necessari per rivolgersi a Dio. “Noi siamo ben poca cosa!”, diciamo a volte di fronte a una tragedia o a una morte improvvisa, e sarebbe auspicabile che questo sentimento fosse costante in noi, per non diventare pretenziosi e per allontanare l’orgoglio, sorgente di tanto male nel mondo; e, soprattutto, per spingerci a volgerci, come Abraamo, a Colui che ci ha creati.

Dio aveva creato l’uomo affinché vivesse; il Suo progetto non è che rimanga nella polvere, ma che abbia un posto con Lui nella gloria del cielo. Per questo motivo ha mandato Suo Figlio Gesù Cristo in questo mondo. Lui è il “secondo uomo”, venuto dal cielo. Come abbiamo detto tante volte, il giudizio che noi meritavamo lo ha subìto Lui; Egli è morto, ma non è rimasto nella tomba, è risuscitato ed è salito in cielo. In questo modo ha aperto la via del cielo e della vita eterna a tutti quelli che credono in Lui. Che meravigliosa prospettiva diventare simili al Figlio di Dio e vedere la Sua gloria nel cielo!

giovedì 29 ottobre 2015

29 Ottobre

Non imitare il male, ma il bene.
3 Giovanni 11

Presentando te stesso in ogni cosa come esempio di opere buone.
Tito 2:7

Attenzione all’esempio che diamo

Le parole del passo citato sono dell’apostolo Giovanni, e chi commetteva il male, in quel caso, era proprio un credente, un certo Diotrefe tristemente noto perché dominava sui suoi fratelli e sparlava contro i servitori del Signore. Aspirava “ad avere il primato”, è detto. Che brutto esempio! Il male è più contagioso del bene perché trova un’eco nella nostra natura peccatrice. L’incestuoso della chiesa di Corinto doveva essere allontanato dalla comunità perché “un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta” (1 Corinzi 5:6).
Se gli Israeliti, una volta entrati in Canaan, dovevano distruggere le popolazioni idolatre che vi abitavano, era perché correvano il rischio di imitare le loro abominazioni. Nel corso della storia di questo popolo vediamo l’influenza che hanno avuto i re che si sono succeduti; se il re era infedele, tutto il popolo si dava all’idolatria; se era fedele tutti tornavano a Dio e al suo culto.

È importante fare attenzione all’esempio che diamo. Paolo si impegnava a fondo per dare sempre un buon esempio: “Voi stessi sapete come ci dovete imitare: perché non ci siamo comportati disordinatamente fra voi”; e in altra occasione: “Noi non diamo nessun motivo di scandalo” (2 Corinzi 6:3). Per questo poteva esortare i suoi fratelli ad essere “suoi imitatori” com’egli lo era di Cristo. 

mercoledì 28 ottobre 2015

28 Ottobre

Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.
Salmo 34:18

Tu hai udito la voce delle mie suppliche, quand’ho gridato a te.
Salmo 31:22

Siete ansiosi?

Le nostre vite attraversano inevitabilmente momenti difficili: problemi in famiglia, preoccupazioni con i figli, stress sul posto di lavoro, prove personali… Come reagire di fronte all’ansia che ci logora e allo sfinimento delle nostre risorse psichiche? Ecco un aiuto semplice, privo di rischi e che è già stato sperimentato da tanti credenti: leggere con attenzione la Bibbia e, in particolare, il libro dei Salmi.
Quei testi, descrivono le esperienze vissute da credenti ben prima della nascita del Signore Gesù. In molti salmi ritroviamo i sentimenti, molto attuali, provati da quei credenti che attraversavano ogni tipo di difficoltà, e scopriamo che non siamo soli. Altri sono passati per le nostre stesse prove e hanno trovato conforto in Dio. Da quei racconti non ci sentiamo né giudicati né condannati, ma perfettamente compresi. Dio ha messo nella Bibbia quelle testimonianze per il nostro incoraggiamento e la nostra consolazione.

Egli vuole farsi conoscere e avvicinarsi a noi, arricchire il nostro spirito, darci delle soluzioni. Il Suo desiderio è che l’ascoltiamo attentamente e che Gli apriamo il nostro cuore, affinché possa farci del bene. Così potremo dire: “Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?”, e allo steso tempo: “Spera in Dio” (Salmo 42:5). Impareremo a trovare in Dio la risposta perfetta ai bisogni della nostra anima e a dire sempre: “Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” (Salmo 46:1).

martedì 27 ottobre 2015

27 Ottobre

Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori.
Ebrei 4:7

Eccolo ora il giorno della salvezza.
2 Corinzi 6:2

Un’occasione persa

Niccolò Paganini (1781-1840), violinista di grande talento, ordinò a Berlioz la composizione di un concerto, con lo scopo di far risaltare la sonorità del suo “Stradivarius contralto” recentemente acquistato. Berlioz compose il primo atto del concerto, che non piacque a Paganini; secondo lui mancava di brio e non lo suonò mai. Berlioz continuò la sua composizione che divenne la sinfonia “Harold en Italie”. Fu eseguita da un altro violinista e fu un vero e proprio trionfo! Più tardi, sentendo suonare quell’opera, Paganini capì di aver commesso un errore e, benché malato, si complimentò con Berlioz facendogli pervenire un dono importante. Ma nulla poteva più compensare quell’occasione mancata!
Chi nella sua vita non si è mai lasciato sfuggire delle belle occasioni? Dobbiamo fare tutti delle scelte, molte delle quali avranno delle conseguenze, immediate o future. Certe decisioni sono irreversibili, altre no; ma c’è una scelta d’importanza capitale che dobbiamo fare tutti: Come vivere? Con Dio o lontano da Lui? Dio ci offre la Sua presenza e, per l’eternità, un luogo di felicità senza fine.
Accettare questa offerta significa riconoscere che si è peccatori, e che si ha bisogno di un Salvatore; vuol dire credere che Gesù Cristo è morto sulla croce per cancellare i peccati di chi crede.
Rifiutare questa offerta, o restare indifferenti, è mancare l’occasione di beneficiare della felicità che Dio dona; è scegliere di passare l’eternità nel dolore, senza di Lui e con il rimorso per aver “perso 

lunedì 26 ottobre 2015

26 Ottobre

 Nessuno può entrare nella casa dell’uomo forte e rubargli le sue masserizie, se prima non avrà legato l’uomo forte; soltanto allora gli saccheggerà la casa.
Marco 3:27

Gesù, vincitore di Satana

Fin dall’inizio del Suo ministero, Gesù incontrò Satana in circostanze durissime, ma si dimostrò incrollabile e lo vinse (Matteo 4:1-11). Mentre Eva aveva ceduto al tentatore perché non aveva creduto alle parole di Dio, Gesù ha resistito a Satana proprio citando per ben tre volte dei passi della Bibbia. Nessun attacco del diavolo poteva prevalere contro di Lui. Dalla nascita fino alla fine della Sua vita di uomo sulla terra, Egli è sempre stato esente dal male, cioè senza peccato. Egli non è coinvolto dal fallimento generale dell’umanità e non fa parte dei prigionieri del diavolo che, nella parabola di Marco 3:27, Gesù definisce “l’uomo forte”. Con la Sua ubbidienza, il Signore non ha lasciato a Satana alcun diritto su di Lui. Il nemico “legato” non può opporsi al suo Vincitore.
Gesù, dopo la tentazione e la vittoria, ha potuto farsi avanti per “entrare nella casa” di quell’uomo forte e “rubargli la sua roba” (Matteo 12:29); e lo ha fatto scacciando i demoni da chi ne era posseduto, “guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo” (Atti 10:38).
Poco dopo, sulla croce, il Signore riporterà la vittoria decisiva e definitiva sul male, “schiaccerà il capo” del serpente, secondo la profezia di Genesi 3:15. E in un giorno futuro, ma vicino, scaccerà Satana dal cielo (Apocalisse 12:9, 10), lo rinchiuderà nell’abisso (20:3) durante il Suo regno di pace e, alla fine dei tempi, lo getterà nello stagno di fuoco (20:10).
Queste sono le tappe della vittoria del nostro grande Liberatore.

Le vie di Dio - Salmo 77

Questo salmo si divide in due parti distinte: la prima espone lo stato d’animo del salmista e la seconda che mostra le vie misteriose di Dio per il bene dei suoi.

Le vie di Dio sono sante (13), ma comprensibili solo dopo che siamo entrati nel Santuario (Salmo 73:17).

Se nel Salmo 73 Asaf considerava la prosperità dell’empio messa a confronto con le prove che attraversa, in questo Salmo valuta “le benedizioni del passato” (5 e 8) che sembravano essere superiori ed irripetibili. Egli guardava indietro e come spesso accade nella nostra vita, non sappiamo, a causa delle circostanze, vedere e gustare le vie di Dio per noi.
Accade sempre così quando, invece di considerare la volontà di Dio, ci guardiamo intorno e sappiamo vedere solo le circostanze che ci attorniano.

Si finisce così per guardare al passato, vederlo migliore, trascurando che non è da saggi domandarsi come mai i tempi passati sono stati migliori (Ecclesiaste 7:12) e dimenticando che l’amore di Dio non viene meno col passare del tempo ergendoci a giudici dell’amore di Dio in funzione delle circostanze che ci fa attraversare.

Il Signore ha forse cessato di mostrare la Sua bontà (7)? Se lo pensiamo  dubitiamo di Lui, ma questo modo di ragionare non toglie niente alla fedeltà di questo amore mentre ci impedisce di godere delle consolazioni che ha in serbo per noi: “l’anima mia ha rifiutato di essere consolata” (2).

Asaf guarda a se stesso ed alle circostanze e si mette a confronto con gli altri, ma Dio gli mostra l’inutilità di queste lamentele e lo porta a riconsiderare il passato non per rimpiangerlo, ma per confermare la fedeltà del Suo amore, la potenza delle Sue meraviglie, anche là dove molte volte non furono viste (19).

D.C.


domenica 25 ottobre 2015

25 Ottobre

Nella mia angoscia invocai il SIGNORE, gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui, ai suoi orecchi.
Salmo 18:6

Egli ascolterà la preghiera dei desolati e non disprezzerà la loro supplica.
Salmo 102:17

Reperibile 24 ore su 24

La telefonia è un’invenzione notevole e non smette di evolversi. Ai nostri giorni, il telefono cellulare ci permette di essere raggiungibili quasi ovunque e di comunicare in qualsiasi momento, secondo la nostra volontà e le nostre necessità. A volte possiamo rammaricarci perché i nostri amici non sono sempre raggiungibili. Dio, invece, ci ascolta sempre.
Se sei un credente, la preghiera è un mezzo di comunicazione che ti permette di parlare col tuo Padre celeste a qualunque ora del giorno e della notte. Che conforto sapere che, ovunque ti trovi, puoi invocarlo! Per ringraziare, per chiedere aiuto, per chiedere la guida o per condividere le tue difficoltà, c’è sempre un orecchio pronto ad ascoltarti: è quello del tuo Padre in Gesù Cristo, il Dio onnipotente.
Se non hai ancora sperimentato questa relazione personale con Dio, possiamo assicurarti che Dio ascolta i lamenti, i sospiri e le grida di quelli che l’invocano. Invocare Dio significa chiedergli aiuto indirizzandosi direttamente a Lui con fiducia, coscienti del fatto che si è di fronte alla Sua santità. Il Vangelo ci riporta la semplice invocazione di un uomo, un pubblicano pentito: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!” (Luca 18:13). E Dio l’ha ascoltato. “Io vi dico che tornò a casa sua giustificato”, commenta Gesù.

Il Signore, venendo sulla terra per compiere l’opera che riconcilia l’uomo con Dio, ha donato a tutti quelli che credono in Lui il privilegio di indirizzarsi a Dio liberamente; e dice: “Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto… affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, Egli ve lo dia” (Giovanni 15:16).

sabato 24 ottobre 2015

24 Ottobre

Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre.
1 Giovanni 1:5

Gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce… Perché chiunque fa cose malvagie… non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte.
Giovanni 3:19-20

Questione di illuminazione

È sera; ho appena macchiato il mio maglione nuovo. Sfrego subito sulla macchia che, alla luce della mia lampada da comodino, sembra sparita. Ma la mattina, alla luce del sole, ecco che la macchia è ancora ben visibile. Come cambia l’aspetto delle cose se viste alla luce fioca di una piccola lampada o alla luce del sole!
In ambito morale, tutto dipende dall’illuminazione, e possiamo avere delle sorprese.
Se guardo il mio comportamento alla luce delle correnti di pensiero attuali, è un po’ come se mi servissi di una piccola lanterna per vedere le macchie. Se faccio qualche sforzo per curare la mia immagine, nessuno noterà le macchie della mia condotta: una bugia detta per comodità che non fa torto a nessuno, un pensiero poco amorevole dissimulato con un gentile sorriso… Lo fanno tutti! In questo ambiente semioscuro, nessuno ha niente da ridire.
Ma se apro la Parola di Dio, l’illuminazione cambia radicalmente. La Bibbia proietta una luce brillante e le cose appaiono così come Dio, che è luce, le vede. La bugia si chiama bugia e Dio legge in fondo ai nostri pensieri più segreti. Non ci si può nascondere a questa luce che non lascia nulla in ombra e scopre ogni minimo peccato.
La Bibbia, però, ci insegna anche che esiste un mezzo efficace e sicuro per cancellare agli occhi di Dio i nostri peccati. Questo mezzo, lo ha trovato Dio stesso, ma a un prezzo incalcolabile: il sacrificio del Suo proprio Figlio! “Il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato”  (1 Giovanni 1:7).

Con la famiglia - Atti 21:1/14

Ø   A Tiro
Anche a Tiro Paolo incontra dei discepoli e rimane per sette giorni con loro. Al momento di ripartire e dirsi addio tutti sono presenti per pregare ancora una volta insieme. Ciò che colpisce è la precisazione che insieme ai discepoli vi fossero anche le mogli e i figli.

Tutta la famiglia è coinvolta nella preghiera per questo servitore che andava incontro a molte difficoltà. Che esempio! La preghiera personale è certo di primaria importanza, ma non possiamo trascurare la preghiera collettiva in cui tutti sono coinvolti, anche i nostri figli. Spesso pensiamo che siano troppo piccoli e che non siano pronti per essere coinvolti in queste cose “da grandi” ma tutta la Parola mostra come, al contrario, è abituandoli a queste cose fin da piccoli che poi prenderanno maggior piacere nelle cose del Signore ricordando questi momenti.

Ø  A Cesarea
A Cesarea, Paolo si reca in casa di Filippo l’evangelista. Anche qui troviamo una famiglia coinvolta nel servizio per il Signore. Sicuramente giovani, queste figlie di Filippo svolgono il loro servizio nella sfera assegnata dal Signore. Di loro non ci viene detto nient’altro ma la loro menzione, seppure di sfuggita, ci mostra come anche le sorelle (giovani o meno giovani) possano e debbano svolgere il loro compito.

Ø  A Gerusalemme
Arrivati in questa città Paolo viene ospitato in casa di un vecchio discepolo: Mnasone di Cipro (16). La sua casa è aperta all’ospitalità e una nuova famiglia è coinvolta nella vita di questo servitore di Dio.

Preghiera, accoglienza ed ospitalità è quello che ha caratterizzato gli incontri di Paolo in questi versetti. Chiediamoci se oggi, noi e le nostre famiglie, siamo caratterizzati da altrettanta disponibilità!


D.C.


venerdì 23 ottobre 2015

23 Ottobre

La tua Parola è verità.
Giovanni 17:17

La parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.
Ebrei 4:12

Verità esteriore o interiore?

“L’unica verità che disturba – diceva un credente – è quella che ci impegna ad agire”. In effetti, fintanto che una verità è solo fatta di concetti, ci sembra che ci riguardi poco; così non trapassa il muro della nostra indifferenza, ma rimane in superficie e non smuove le nostre convinzioni.
Per le verità che ci presenta la Bibbia non dev’essere così. Dio non ci comunica i Suoi pensieri perché li leggiamo o li ascoltiamo distrattamente, ma perché desidera che compiano un lavoro nei nostri cuori e nelle nostre coscienze. Le verità contenute nella Bibbia hanno come obiettivo quello di impegnare tutta la nostra vita. Non è forse anche per questo che la Bibbia è stata da sempre così tanto combattuta? In fondo, temiamo le verità che essa contiene perché svelano i nostri pensieri più segreti e mettono a nudo i nostri veri obiettivi.
Ma se lasciamo penetrare questa luce divina nel profondo del nostro essere, sperimenteremo una grande liberazione interiore. “La vera luce che illumina ogni uomo” (Giovanni 1:9), una volta entrata nel nostro cuore, produce la vita. Da quel momento la luce scaccerà le tenebre e la vera pace sostituirà la paura e l’amarezza. Allora vivremo una relazione vera con Dio, un Padre che ci ama e davanti al quale non temiamo più di riconoscere le nostre colpe per ricevere un pieno perdono.
Essere cristiani non è un’adesione intellettuale a certe verità, ma è il risultato di un lavoro interiore del cuore e della coscienza.

giovedì 22 ottobre 2015

22 Ottobre

Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il SIGNORE?
Genesi 18:14

(Giobbe disse a Dio:) “Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno”.
Giobbe 42:2

Ho pazientemente aspettato il SIGNORE, ed egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido.
Salmo 40:1

Lasciare la presa

Giulio ha appena imparato ad allacciarsi le scarpe. Questa mattina, i nodi del giorno prima resistono alle sue piccole dita inesperte. “Chiedi aiuto alla mamma”, gli dice sua sorella. Giulio va dalla mamma e gli mostra la scarpa coi lacci aggrovigliati, ma la tiene forte e non la vuole lasciare; anzi, la tira verso di sé e questo non fa altro che stringere ulteriormente i nodi. Poco dopo si spazientisce, e dice a sua madre: “Lascia stare, mi arrangio da solo”. A sua sorella stupita dice: “Ho chiesto alla mamma, ma non c’è riuscita”. La sua conclusione è vera, ma di chi è la colpa? Giulio può prendersela solo con se stesso se i nodi sono ancora lì e sempre più stretti!
L’atteggiamento di quel bambino è talvolta anche il nostro. Noi preghiamo Dio riguardo a una difficoltà, ma continuiamo a voler tenere le cose in mano nostra. In questo modo impediamo a Dio di intervenire e non facciamo altro che complicare ulteriormente la situazione. Così rinunciamo al soccorso efficace di Dio e forse anche cerchiamo di persuaderci che abbiamo pregato con fede e rettitudine e Dio non ha risposto!

Portiamo a Dio le nostre difficoltà e lasciamolo agire. Siamo pazienti e confidiamo nel Suo soccorso. Cosa ci dice in proposito? “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Così noi possiamo dire con piena fiducia: Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l'uomo?” (Ebrei 13:5-6).

Esempio e risorse - Atti 20:17/38

Ø   Un esempio
In un addio carico di emozioni agli anziani di Efeso, Paolo, fa il bilancio della sua vita ricordando come, da evangelista, aveva “avvertito solennemente … di ravvedersi” (21), come da dottore non si era tirato indietro dall’annunziare “tutto il consiglio di Dio” (27) e come, da pastore, per tre anni, avesse ammonito tutti (31).

Lo aveva fatto senza distinzioni sociali (21), in ogni luogo (20) e in ogni momento (31), con lacrime e in mezzo a molte prove (19 e 31), ma che cosa era tutto questo se paragonato al valore che questi credenti avevano per Dio? Il loro valore era “il prezioso sangue di Cristo” (28 – 1 Pietro 1:19) e, cosciente di questo, Paolo, trova in questo immenso prezzo il motivo del suo servizio e della  sua devozione e lo ricorda a questi anziani per sottolineare la loro responsabilità.

Il suo carattere di servitore forgiato per Cristo fu sicuramente un esempio per questi anziani di Efeso come lo resta oggi per tutti quei credenti che, consapevoli del proprio servizio, desiderano mettere la loro vita a disposizione del Signore per essere usati nel modo che Lui riterrà più opportuno.
Vita certamente non facile, spesso in mezzo a lacrime e prove, ma con la consapevolezza di aver servito Colui che ha detto: “vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (35).


Ø   Cosa occorre sapere
Avvertiti dei pericoli che possono venire dall’esterno (29) e sorgere all’interno (30) della chiesa Paolo esorta alla vigilanza (31) e affida questi credenti a Dio e “alla Parola della sua grazia” (32).
Che altro occorreva se non piegare le ginocchia insieme e pregare con loro?

I pericoli di ieri sono quelli di oggi, ma anche le risorse rimangono le stesse: la Parola di Dio, la Sua grazia e la preghiera sono i mezzi che da sempre i credenti hanno a loro disposizione per compiere ogni genere di servizio per il loro Signore. La riflessione che si impone è se siamo coscienti del servizio da fare, delle difficoltà che attraversiamo e l’uso che facciamo di queste risorse!


D.C.

mercoledì 21 ottobre 2015

21 Ottobre

È dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza.
Marco 7:21-22

Così parla il SIGNORE…: “Io, io, sono colui che per amor di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati”.
Isaia 43:16, 25

Debolezza o peccato?

Molte persone ignorano, o vogliono ignorare, il significato del termine “peccato”. Altre sono dell’avviso che i peccati siano solo delle debolezze, degli errori dei quali non si è responsabili. Ne risulterebbe che, se non siamo colpevoli, non abbiamo bisogno del perdono di Dio.
Tuttavia, non sono le opinioni degli uomini, che manipolano le verità morali per adattarle ai gusti del momento, a cambiare la natura e le esigenze di Dio. Dio non cambia, è eterno e tali sono anche i Suoi pensieri. Egli dice: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? Io, il SIGNORE, che investigo il cuore” (Geremia 17:9-10).
“Il peccato è la violazione della legge” (1 Giovanni 3:4). La trasgressione consiste nell’agire come se non ci fosse nessuna regola, come se Dio non avesse fatto conoscere la Sua volontà. Ma ogni disubbidienza alla volontà di Dio è peccato.
La tendenza a disubbidire fa parte della nostra natura; noi nasciamo peccatori, perciò compiamo inevitabilmente delle azioni cattive, come un albero produce dei frutti secondo la propria natura.
A Dio ripugna il peccato. “Le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi” (Isaia 59:2). “Il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23).

Ma Dio ama il peccatore e non lo abbandona a se stesso. Egli offre il perdono a chiunque viene a Lui con un sincero pentimento e accetta Gesù Cristo come proprio Salvatore. Di lui, Dio farà un figlio che potrà abitare nella Sua casa per sempre.

martedì 20 ottobre 2015

20 Ottobre

Ora vedete che io solo sono Dio … Sì, io alzo la mia mano al cielo e dico: “Io vivo in eterno”.
Deuteronomio 32:39-40

Il Signore Gesù ha detto:

“Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato” (Giovanni 10:9).
“Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6).
“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Giovanni 10:11).
“Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore” (Giovanni 10:11).
“Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto” (Giovanni 15:5).
E per quanto riguarda la speranza dei credenti, così si chiude il libro dell’Apocalisse:
“Io, Gesù, sono la lucente stella del mattino… Sì, vengo presto!” (Apocalisse 22:16, 20).
Cari lettori, siamo pronti a rispondere: “Amen! Vieni, Signore Gesù” (22:20)?

Ci allieta la speranza
del lieto avvenimento;
la forza dello Spirito
rende ogni cuor contento.
Sì, Tu verrai, Gesù,
Tu che con occhio amabile

ci guardi di lassù.

Attività e zelo - Atti 20:1/16

Ø    Dettagli
I dettagli che ci sono dati di questo viaggio devono farci riflettere su come Dio guidi le circostanze della nostra vita per dirigerci, anche se non riusciamo ad intravederne gli scopi. Ogni credente dovrebbe essere sempre attento a ciò che lo circonda perché, come qualcuno ha detto: “è la volontà di Dio che determina le circostanze”. Questo principio dovrebbe renderci attenti ai percorsi da compiere chiedendo al Signore una savia direzione.
D’altra parte ci mostrano l’incessante attività di questi uomini di Dio nell’evangelizzare, curare e insegnare. I tanti chilometri percorsi, spesso a piedi (13) ne sono una prova, mentre, molti credenti oggi, hanno mille scuse per non farne solo qualcuno per raggiungere il proprio locale delle riunioni.

Ø    Lunghe riunioni
L’episodio di “Paolo a Troas” (6/12) ci dà modo di riflettere su alcuni aspetti delle riunioni della chiesa.
Paolo, dal canto suo, ha molto da dire (7) e la riunione si protrae fino alla mezzanotte. Sarà stato bello ascoltare gli insegnamenti, l’esortazioni e i resoconti di come “la grazia di Dio” operava ma questo “prolungare il discorso” (7) dovrebbe essere solo un’eccezione. Quando, per abitudine, i discorsi si prolungano finiscono sempre per avere effetti collaterali come sonnolenza e disattenzione. Paolo avrà fatto tesoro di questa esperienza quando scrive ai Corinti  (1 Co 14:19).

La chiesa ascolta con attenzione e ne sarebbe uscita edificata se Eutico non fosse caduto dalla finestra provocando una circostanza che ha finito per vanificare lo scopo della riunione che è ricordata come quella in cui “Eutico cade dalla finestra” e non come quella di Paolo che parla ed insegna.

Eutico è alla riunione, è interessato a ciò che Paolo ha da dire, vuole essere presente anche a costo di trovare un posto sul davanzale di una finestra al terzo piano! Il posto che ha scelto è forse quello di colui che è arrivato per ultimo alla riunione, o forse il posto più comodo quello in cui si respira un’aria più pura visto le molte lampade (8), sicuramente ad olio, presenti nella stanza.

Arrivare all’ultimo momento alla riunione, scegliere il posto più ventilato, tutte cose che possono portare alla “sonnolenza” anche per un bravo giovane come Eutico.


            D.C.

lunedì 19 ottobre 2015

19 Ottobre

Si fissa su questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contese, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni…
Fuggi queste cose, e ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l’amore, la costanza e la mansuetudine.
1 Timoteo 6:4-5, 11

La salvezza attraverso la fuga

La vittoria contro il male non si ottiene sempre con la resistenza o con il combattimento. In molti casi, l’unica sicurezza possiamo trovarla nella fuga che, contrariamente alle apparenze, può essere un vero atto di coraggio. Possiamo stare certi che quando Dio dice “fuggite” il pericolo è reale e ogni esitazione può avere conseguenze disastrose.
Molti hanno peccato perché pensavano di essere capaci di resistere al male e credevano di non aver bisogno di fuggirlo. Il re Davide è caduto in un terribile peccato di adulterio e omicidio perché, quando la tentazione gli si è presentata davanti mentre passeggiava sul terrazzo della sua reggia e ha visto quella bella donna, non ha distolto lo sguardo (2 Samuele 11:2).
Nell’Evangelo, quando si presenta come il buon pastore, Gesù dice che dobbiamo fuggire dai pastori “estranei” (Giovanni 10:5). Molte dottrine pericolose sono predicate nei modi più attraenti, e la curiosità, il desiderio di essere informati di tutto e di far vedere che si ha uno spirito aperto, possono portare ad accogliere delle falsità e finire col cadere nella trappola di Satana.

Molte cose che entrano nei nostri occhi o nelle nostre orecchie possono essere pericolose; quindi, se vogliamo onorare il Signore, chiediamoci: “Che cosa guardo? Che cosa ascolto? Il Signore mi può approvare?”.  “Vegliate e pregate – ha detto Gesù ai discepoli – affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Matteo 26:41).

domenica 18 ottobre 2015

Nella tempesta - Marco 4:35/41

Il “passare all’altra riva”, l’attraversare il mare, evoca immediatamente l’attraversamento del mondo in attesa di arrivare nel cielo, il porto desiderato (Sl 107:30).

Le parole stesse del Signore alla partenza di questo viaggio davano, una totale sicurezza. L’arrivo è certo quanto la partenza, ma le difficoltà nel tragitto possono sorgere all’improvviso come “una gran bufera di vento” (37) sul mare.
La tempesta arriva, Improvvisa, violenta e con effetti preoccupanti, così come le cose spiacevoli nella vita degli uomini. “Fa parte della vita”, dicono gli uomini reagendo spesso con una ribellione che porta lontano da Dio.

Su quel mare c’era più di una barca (36), ma solo una aveva il Signore a bordo. Solo quelli che viaggiavano con Lui potevano “svegliarLo” per dirgli: “non t’importa che noi moriamo?” (38). Gli altri erano vittime delle circostanze senza nessuno a cui rivolgersi, soli con i propri sforzi a contrastare la tempesta.

Di fronte all’impotenza nelle circostanze della vita non abbiamo altra soluzione che rivolgerci a Lui e la preghiera è l’unica possibilità di salvezza. Il senso d’impotenza che caratterizza i discepoli è uguale al nostro quando le circostanze avverse sembrano prendere il sopravvento, ma noi, come loro, abbiamo il Signore con noi.

Ø  “Chi è dunque costui?”.
È il creatore, Colui che ha ogni potere sugli elementi e che con una sola parola può riportare la calma su quel mare, così come la serenità  nella nostra vita.

Caro lettore, forse sei solo un giovane, forse pensi di avere una vita tranquilla, agiata e senza problemi per il futuro, ma sappi che la “gran tempesta” può sorgere inaspettata in ogni momento. Hai il Signore “così com'è” (36) a bordo della tua barca?

D.C.

18 Ottobre

(Gesù disse:) “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me”.
Marco 7:6

“Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama”.
Giovanni 14:21

Contraddizioni

La dichiarazione pubblica della mia fede condiziona il comportamento che devo tenere di fronte a tutti quelli che la odono o che mi conoscono. Ogni contraddizione tra le mie azioni e le mie parole disonora il Signore e rende la mia testimonianza poco attendibile.
Per esempio, se affermo che Dio è onnipotente, che è per me un Padre pieno d’amore le cui cure non mancano mai… e tutti mi vedono inquieto, turbato e agitato, non è una contraddizione?
Se dichiaro che il credente non appartiene a questo mondo, che è uno straniero sulla terra, e poi mi aggrappo ai beni terreni e ricerco affannosamente gli agi e il successo, non è una contraddizione?
Se dico di aspettare il Signore che può tornare da un momento all’altro e faccio mille progetti senza tenerne alcun conto, anche questa è una contraddizione!
Non vi è mai capitato di ringraziare Dio per il pasto che viene servito in tavola, e un istante dopo lamentarvi perché non era di vostro gradimento?
Se parlo della felicità dei credenti, non dovrei essere triste. Se vedo intorno a me delle persone che non conoscono Gesù Cristo e non mostro loro la via della salvezza, che credente sono?

Credenti, svegliamoci! Con la forza che viene da Dio, con preghiera e umiltà, viviamo la nostra fede senza vacillare. E soprattutto, non vergogniamoci dell’Evangelo!

sabato 17 ottobre 2015

17 Ottobre

Gesù rispose loro: “Voi mi cercate, non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo”.
Giovanni 6:26-27

Gesù: i Suoi miracoli ci parlano

Il Vangelo secondo Giovanni racconta diversi miracoli significativi di Gesù: l’acqua trasformata in vino alle nozze di Cana (Giovanni 2:11), la guarigione del figlio di un ufficiale a Capernaum (4:54), e quella del paralitico di Betesda (5:9), la moltiplicazione dei pani (6:14), la risurrezione di Lazzaro (12:17; 11:44).
Tutti questi miracoli servivano a far comprendere che Gesù era Dio, e alcuni di essi ci sono stati riportati per dare forza alla nostra fede. Giovanni scrive: “Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome” (Giovanni 20:30-31).
L’indomani della moltiplicazione dei pani, Gesù si rammaricava perché la folla si era fermata al fatto di aver mangiato e non era stata capace di riconoscere il vero significato del miracolo che qualificava il Signore come il vero Messia, il Figlio di Dio. Era Lui che bisognava accogliere, in Lui che bisognava credere. “Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna… Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame, e chi crede in me non avrà mai più sete. Ma io ve l’ho detto: Voi mi avete visto eppure non credete!” (Giovanni 6:35-36).

Che il Signore non debba dire questo di nessuno di noi!

venerdì 16 ottobre 2015

16 Ottobre

La grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.
Giovanni 1:17

Fortìficati nella grazia che è in Cristo Gesù.
2 Timoteo 2:1

Che cos’è la grazia?

Il termine “grazia” è uno dei termini più importanti della Bibbia, ma spesso non è ben compreso. La grazia non è, come a volte si sente dire, una sorta di energia che, prima o poi, ci invade rendendoci capaci di dare il meglio di noi stessi. Non è neppure il rimedio di Dio alla nostra miseria. No, nella Bibbia la grazia ha un altro significato: è il favore di Dio verso quelli che meriterebbero il Suo giudizio, è la liberazione dei colpevoli dalla giusta condanna.
È un atto di grazia quello di Dio che con amore si rivolge a noi e ci tende la mano per tirarci verso di Sé, per farci comprendere il nostro stato e offrirci il Suo perdono.
La grazia di Dio non la meritiamo né la otteniamo coi nostri sforzi, con le nostre buone opere o con dei buoni propositi. È un dono che Dio ci ha fatto in Gesù Cristo. Noi non possiamo ricevere la grazia senza ricevere Gesù, e non possiamo ricevere Gesù senza ricevere la grazia di Dio.
La grazia risveglia la mia coscienza e mi spinge a confessare i miei peccati. Essa mi introduce nella luce della presenza di Dio che si prende cura di me con amore. Io sono perduto, lontano da Dio, e il Signore Gesù è venuto verso di me perché conosceva la gravità del mio peccato. Egli ha preso su di Sé la condanna che io meritavo e mi ha donato la vita eterna: ecco cos’è la grazia.

La grazia ci salva, e poi ci “insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo”  (Tito 2:11-12).

giovedì 15 ottobre 2015

15 Ottobre

La grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata.
Tito 2:11

Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio!
1 Giovanni 3:1

Che diritti abbiamo davanti a Dio?

Si insiste sul diritto alla casa, al lavoro, alla salute… Nella nostra società si ribadiscono con forza i diritti di ogni cittadino, e tante generose e ammirevoli iniziative vengono intraprese per alleviare le miserie sparse nel mondo.
Ma davanti a Dio quali diritti possiamo far valere? Egli è il nostro Creatore, ma lo disonoriamo gravemente coi nostri peccati. Non abbiamo alcun diritto davanti a Lui; non il diritto di vivere – in quanto “il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23) – né il diritto alla Sua stima, perché per natura siamo Suoi nemici. La grazia di Dio, però, vuole donarci le cose che nessuno di noi meriterebbe, a patto che mettiamo completamente da parte ogni nostra pretesa. Dio afferma che tutti hanno peccato e hanno bisogno di essere salvati, e che nessuno può accostarsi a Lui per i propri meriti. Dio riceve il peccatore in virtù della Sua grazia, quella grazia che ha la più grande manifestazione nel dono di Gesù come nostro Salvatore.
Abbandoniamo dunque ogni pretesa e confidiamo nella salvezza che Egli offre gratuitamente a tutti quelli che credono.
“La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Egli (Gesù) era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome” (Giovanni 1:9-12).

mercoledì 14 ottobre 2015

14 Ottobre

Signore, ecco, colui che tu ami è malato.
Giovanni 11:3

(Paolo scrive di Epafrodito:) È stato ammalato, infatti, e ben vicino alla morte; ma Dio ha avuto pietà di lui; e non soltanto di lui, ma anche di me, perché io non avessi dolore su dolore”.
Filippesi 2:27

La malattia: il suo significato per il credente

Anche i credenti si ammalano, e a volte il Signore lo permette per il loro bene morale e spirituale. Con saggezza e amore, Egli misura attentamente la prova, affinché raggiunga il Suo scopo. Allo stesso tempo dona ai Suoi la forza per sopportarne il peso.
Non è sempre facile discernere lo scopo preciso che Dio persegue quando permette una prova. Sicuramente desidera far crescere la nostra fede e la nostra pazienza, ma può darsi anche che voglia
– metterci in disparte, per poter “parlare” meglio alla nostra coscienza e al nostro cuore,
– staccarci dalle occupazioni materiali che hanno assunto un’importanza eccessiva nella nostra vita,
– rivelarsi a noi come il Dio della consolazione,
– farci sperimentare la partecipazione e l’amore dei nostri fratelli e sorelle credenti,
– darci l’occasione di mostrare attorno a noi cosa sono la pazienza e la sottomissione a Dio,
– renderci capaci di comprendere gli altri malati e di simpatizzare con loro.
Sicuramente, l’apostolo Paolo desiderava la guarigione d’Epafrodito, suo collaboratore (Filippesi 2:25-27), ma non ha utilizzato il suo dono di guarigione per sottrarlo alla prova che Dio aveva permesso. Il grande apostolo pregò con fede, per raccomandare a Dio l’amico malato e chiedergli che guarisse.
La medicina ha il suo posto, la preghiera e l’intercessione hanno il loro (Giacomo 5:14).

martedì 13 ottobre 2015

13 Ottobre

La bocca dell'empio e la bocca del disonesto si sono aperte contro di me; m’hanno parlato con lingua bugiarda. Mi hanno assalito con parole d’odio e mi hanno fatto guerra senza motivo. In cambio della mia amicizia, mi accusano… Essi mi hanno reso male per bene, e odio in cambio di amore.
Salmo 109:2-5

Un Uomo ammirabile

Che cosa mi aspetterei dai miei amici se dovessi comparire in giudizio, ingiustamente accusato? Ovviamente che siano lì presenti, per incoraggiarmi e prendere le mie difese. Ma cos’è accaduto al Signore?
– Tutti i discepoli lo hanno abbandonato e sono fuggiti nel momento del Suo arresto.
Cosa mi aspetterei da un giudice, se non che protegga gli innocenti e faccia valere i loro diritti?
– Pilato se ne lavò le mani dichiarandosi innocente del sangue dell’unico uomo giusto, però lo ha messo nelle mani del popolo perché fosse crocifisso.
Cosa mi aspetterei da un sacerdote, se non che sostenga la causa dei deboli e degli oppressi, che li consoli e sia il loro intercessore presso Dio? (Ebrei 5:2)
– Caiafa, il sommo sacerdote, incitò il popolo a gridare: “A morte, a morte! Crocifiggilo!”
Così, negli ultimi momenti della sua vita sulla terra, tutte le categorie di persone hanno mostrato il contrario di ciò che avrebbero dovuto. Tutti all’infuori di Lui, che sopportò l’odio e l’ingiustizia con un amore incrollabile.

Il Signore è stato proprio come lo annunciavano i profeti: la pecora muta davanti a chi la tosa, l’agnello condotto al mattatoio che non apre la bocca (Isaia 53:7). E quando sulla croce ha parlato lo ha fatto per chiedere al Padre di perdonare i Suoi aguzzini, per annunciare al malfattore pentito, crocifisso al Suo fianco, che avrà un posto in paradiso, e per consolare Sua madre. Che meraviglioso Signore!

lunedì 12 ottobre 2015

12 Ottobre

Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?” Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio.
Luca 12:20-21

“Avete vinto!”

È ciò che leggiamo in molti opuscoli pubblicitari. Il nostro nome scritto a caratteri cubitali attesta che siamo stati selezionati per partecipare all’estrazione di vincite milionarie, di lingotti d’oro, di automobili, oppure di viaggi in capo al mondo… apparentemente senza alcuna spesa da parte nostra! Queste promesse lusinghiere, quasi sempre ingannevoli, stimolano il desiderio di possedere sempre di più, di riuscire ad ottenere dei vantaggi senza fatica, grazie a un colpo di fortuna.
Satana, che il Signore Gesù definisce “il padre della menzogna” (Giovanni 8:44) e “il principe di questo mondo” (Giovanni 16:11), fa di tutto per distogliere gli uomini dai problemi fondamentali. Per raggiungere il suo scopo, spinge a desiderare sempre più denaro, sempre più successo… Ma Gesù dice: “Che serve all’uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde o rovina se stesso?” (Luca 9:25). Ancora oggi Gesù si rivolge al nostro cuore e alla nostra coscienza; Egli è l’unica risposta alle nostre aspirazioni, anche le più profonde. A chiunque crede in Lui, Egli dona la pace, la felicità, la certezza della vita eterna e la serenità anche nelle situazioni più difficili. L’apostolo Paolo ha potuto dire: “Ciò che per me era un guadagno, l’ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore” (Filippesi 3:7-8). Aveva ragione! Il vero guadagno è proprio quello.

domenica 11 ottobre 2015

11 Ottobre

Davide rispose al Filisteo: “Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel nome del SIGNORE degli eserciti… che tu hai insultato”.
1 Samuele 17:45

SIGNORE, il mio cuore non è orgoglioso e i miei occhi non sono altèri; non aspiro a cose troppo grandi e troppo alte per me.
Salmo 131:1

L’umiltà di Davide

La vittoria di Davide sul gigante Golia è un racconto della Bibbia molto conosciuto. Davide era l’ultimo figlio di una famiglia numerosa e pascolava le pecore del padre. Quando degli animali selvatici hanno assalito il suo gregge, li ha combattuti confidando in Dio ed è riuscito ad ucciderli. Là, nella solitudine dei pascoli, la sua fede è cresciuta, il suo rapporto intimo con Dio si è fatto sempre più reale e profondo. Fu grazie al suo coraggio, ma soprattutto alla sua fede, che vinse Golia, il gigante filisteo che terrorizzava l’esercito degli Ebrei.
Un giorno, Dio scelse lui, il più giovane tra i suoi fratelli, per diventare re d’Israele (1 Samuele 16). Davide non si inorgoglì, ma nemmeno si tirò indietro. Davide ci mostra cos’è la vera umiltà, il giusto apprezzamento dell’impegno che Dio ci chiede, ma nella consapevolezza che abbiamo bisogno costantemente della Sua grazia per adempierlo. L’apostolo Paolo scriveva: “Per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana” (1 Corinzi 15:10).
Diventato re, Davide trovò la forza in Dio, così come l’aveva trovata nel suo singolare combattimento contro Golia.
Qui sta il segreto dell’umiltà: da una parte, accettare che l’uomo di per sé è impotente e fallibile; e dall’altra, aggrapparsi al Signore, unica sorgente di vita, di forza e di saggezza. L’umiltà è dimenticarsi di se stessi per contare su Lui.
Se il Signore è la nostra vita (Colossesi 3:4), certamente saremo liberati dalla vanagloria e dalla presunzione, e anche dalla falsa umiltà.

sabato 10 ottobre 2015

10 Ottobre

Capisci quello che stai leggendo?
Atti 8:30

Conosci tu l’equilibrio delle nuvole, le meraviglie di colui la cui scienza è perfetta?
Giobbe 37:16

Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio.
Ebrei 11:3

 Capire

Molte cose restano inaccessibili alla nostra intelligenza. Ma è proprio necessario riuscire a spiegare tutto?
I figli imparano molto di più credendo ai loro genitori, piuttosto che ragionando con la propria testa. Dio si rivela a tutti gli uomini nello stesso modo: “Se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18:3).
Noi non possiamo sapere perché Dio abbia permesso che il male entrasse nel mondo, seminando sofferenze e portando alla rovina l’umanità. Voler trovare una risposta coi nostri ragionamenti umani significa mettere in discussione Dio, finendo per accusarlo. È forse giusto per una creatura accusare il proprio Creatore?
La nostra responsabilità non sta nel risolvere i misteri e trovare risposte là dove Dio non ha ritenuto di dovercele dare, ma nel riconoscere Gesù come il Figlio di Dio, credere in Lui e obbedirgli: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36). Non possiamo credere senza riconoscere la sovranità di Dio, senza pentirci e accettare la meravigliosa opera della croce, per mezzo della quale Dio vuole salvarci dalla perdizione.

Solo così, per mezzo della fede, capiremo il mistero della creazione, perché è “per fede” che  comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio (Ebrei 11:3); ed è anche per fede che comprendiamo il mistero della redenzione delle nostre anime.

venerdì 9 ottobre 2015

9 Ottobre

(Gesù disse:) “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”.
Giovanni 5:24

7. Domande fondamentali: la morte, e dopo?

La morte: il termine fa paura perché ci ricorda una realtà inevitabile per tutti, un appuntamento che, ogni giorno che passa, si avvicina inesorabilmente. Ma la domanda fondamentale, posta fin dalla notte dei tempi, rimane questa: Cosa ci sarà dopo la nostra vita terrena? Al riguardo sono state proposte diverse idee:
– Ci sarà il nulla per tutti: non esisterà più niente per nessuno.
– Ci sarà il paradiso per tutti. Poiché Dio che è amore, salverà tutti gli uomini.
– Ci sarà la reincarnazione: diversi cicli di vita e di morte, ma niente di definitivo.
Tutt’altra è la risposta che troviamo nella Bibbia, quella vera, data da un Dio che sa ogni cosa. Lui, che è il Creatore, è l’unico che può rivelare il proprio piano riguardo l’uomo: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27). “Morire una volta”; qualsiasi idea riguardo alla reincarnazione è totalmente esclusa.
Ma poi viene il giudizio, e a questo riguardo vi sono soltanto due alternative:
– O un’eternità lontano da Dio, nel rimorso e nei tormenti, per quelli che durante la loro vita hanno rifiutato la salvezza in Gesù Cristo (“Chi rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui”, Giovanni 3:36).

– Oppure un’eternità con Dio, nella felicità e nel riposo, per quelli che hanno creduto in Gesù Cristo, nella Sua morte e nella Sua risurrezione per il perdono dei peccati. “Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1 Giovanni 5:13)!