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giovedì 28 febbraio 2019

28 febbraio


Chi può sapere ciò che è buono per l’uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli passa come un’ombra?
Ecclesiaste 6:12

In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo.
1 Giovanni 4:9

Colmare il vuoto. Ma come?

“Da molto tempo ho conosciuto la fragilità dei nostri momenti di felicità. Ho sentito il vuoto fin da quando ero molto giovane. Mi piaceva divertirmi, ballare, andare al cinema. Ma tutto ciò non lasciava nulla in me. Abitavo a Bruxelles, quindi potevo andare facilmente a Londra. Mi divertivo, e poi rientravo. E dopo? Andavo a Parigi. Mi divertivo e rientravo. E poi? Sentivo sempre quel vuoto. Quel vuoto che travolgeva la mia giovinezza.
Ho tentato invano di colmare quel vuoto. Finché, a un certo punto, ho cercato in Dio quell’amore duraturo e senza limiti che la vita sulla terra mi aveva rifiutato. Volendo andare al di là delle mie angosce e dei miei pianti, mi sono messa alla ricerca della via che mi avrebbe consentito di raggiungere Gesù Cristo nel regno dell’amore. Volevo un assoluto. E questo assoluto era l’amore del Signore Gesù nel mio cuore. L’ho trovato e l’ho portato a migliaia di bambini respinti dal mondo…
Ora ho quasi cent’anni, e l’amore di Gesù fa ancora battere il mio cuore…
Il pensiero della morte mi fa cantare nel cuore. Paragono la morte al movimento del bambino che si butta nelle braccia del suo papà. Mi preparo a vivere l’incontro col mio Signore. L’amore in un faccia a faccia con l’eternità.”
Suor Emmanuelle, brani estratti da “Mille e una felicità”

mercoledì 27 febbraio 2019

27 febbraio


Il cibo solido è per gli adulti; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno le facoltà esercitate a discernere il bene e il male.
Ebrei 5:14

Distinguere il bene dal male

Il credente che non è capace di distinguere il bene dal male non conosce ancora il pensiero del Signore; è come un bambino che non è cresciuto. È rimasto bambino perché, come nel caso degli Ebrei, è “diventato lento a comprendere” (5:11), oppure perché è carnale, com’erano alcuni fra i Corinzi (1 Corinzi 3:1). Solo un continuo esercizio personale rende esperti a distinguere il bene dal male. Nel versetto di oggi, infatti, è precisato che le “facoltà” devono essere esercitate “per via dell’uso”.
Chi è desideroso di onorare il Signore sottoporrà al suo giudizio tutti i propri atti e le proprie scelte. E si chiederà: Sarà contento di questo il Signore? Farà del bene agli altri? Sarà di buon esempio? Così, col tempo, la sensibilità si affina.
Una certa capacità di distinguere il bene dal male è innata nell’uomo. Infatti l’apostolo Paolo, alludendo ai pagani, che non conoscono la legge di Dio, dice che “quanto la legge di Dio comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda” (Romani 2:15). Ma la coscienza non è sufficiente. Il vero discernimento lo dà la conoscenza di Dio e della sua Parola.
Il male è disubbidienza a Dio; il male è Satana; il male è tenebre. Il bene è ciò che Dio approva; il bene è luce; il bene assoluto è Dio stesso.

martedì 26 febbraio 2019

26 febbraio


(Gesù disse ai suoi:) “Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi”.
Giovanni 14:3

Il ritorno del Signore

Nel testo originale il passo di oggi è ancora più espressivo, perché il Signore Gesù, parlando del suo ritorno, anziché il futuro adopera il presente: non dice “tornerò” ma “ritorno”.
Quando Paolo parla della morte dei credenti, dice che è preferibile “partire dal corpo e abitare con il Signore” (2 Corinzi 5:8), e che nella morte si è “assenti dal corpo” o, come si esprime al v. 4, “spogliati”. Ma quando il Signore tornerà, i credenti di ogni epoca saranno “rivestiti” della loro “abitazione che è celeste”, perché il loro corpo sarà reso “conforme al corpo della Sua gloria” (Filippesi 3:21). “In un momento, in un batter d’occhio”, i morti in Cristo saranno risuscitati con corpi adatti al cielo e i viventi “trasformati” (1 Corinzi 15:52).
La venuta del Signore sarà la vittoria definitiva sulla morte per coloro che appartengono a Dio. “I morti risusciteranno incorruttibili; infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità… Allora sarà adempiuta la parola che è scritta: «La morte è stata sommersa nella vittoria»” (1 Corinzi 15:52-54).
Che momento glorioso, sia per Cristo sia per quelli che gli appartengono! Noi vogliamo sperare che tu sia fra questi.

lunedì 25 febbraio 2019

25 febbraio

Negli ultimi giorni… gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene.
2 Timoteo 3:1-3

Guerre e genocidi

Undici anni dopo la fine del secondo millennio, gli storici tentano di fare un bilancio. Il secolo 20° è stato caratterizzato da un progresso tecnico e scientifico senza precedenti, sia nel campo dell’infinitamente piccolo (fisica e biologia elettronica ecc.) sia in quello dell’infinitamente grande (lancio di satelliti nello spazio per vari scopi scientifici).
Eppure, mai come nel secolo scorso l’umanità ha vissuto tante tragedie. Milioni di esseri umani hanno perso la vita durante le due guerre mondiali, e vari genocidi sono stati messi in atto. All’alba del terzo millennio, molti hanno detto: “Mai più!”. Eppure, finché il cuore degli uomini non sarà cambiato, il nostro mondo continuerà a sperimentare atrocità e bagni di sangue. Malgrado tutti gli sforzi per mantenere la pace, le previsioni non sono buone.
La Bibbia, la Parola di Dio che non può sbagliare, ha predetto questo periodo di grave decadimento morale già duemila anni fa, tramite l’apostolo Paolo, e con una precisione impressionante (vedere il versetto di oggi). Non si può sperare in un miglioramento globale.
Ma Dio è amore. Egli desidera cambiare il cuore di tutti tramite l’accettazione personale del sacrificio di Cristo. È un’offerta di salvezza che Dio fa ad ogni donna e ad ogni uomo, e che dev’essere accettata personalmente, individualmente. Chi crede in Lui come Salvatore, riceve una vita nuova, che lo rende capace di amare Dio e il prossimo, e gli apre il cielo per sempre.

domenica 24 febbraio 2019

24 febbraio


Questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore.
1 Tessalonicesi 4: 3-4

Un gran male contro Dio

Avere una relazione carnale con una persona sposata non solo fa torto al suo coniuge, ma è un “gran male”, un peccato “contro Dio” (Genesi 39:9). È ciò che Davide ha dovuto confessare nel Salmo 51: “Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi” (v. 4).
La Parola di Dio ci insegna a circondare tutto ciò che riguarda la procreazione di un serio e profondo rispetto, in aperto contrasto con la leggerezza che il mondo manifesta su questo argomento. La benedizione collegata a questo meraviglioso potere conferito alla creatura ha per contropartita una grande responsabilità.  Ogni errore in questo campo può implicare conseguenze gravi, irrimediabili e durature.
Le relazioni carnali al di fuori del matrimonio sono atti di fornicazione, e la Parola di Dio ci dice: “Fuggite la fornicazione” (1 Corinzi 6:18). Bisogna saper dire di no subito, appena ci si rende conto del pericolo. “Uno si metterà forse del fuoco in petto senza che i suoi abiti si brucino?”, scrive Salomone (Proverbi 6:27).
E se la tentazione si ripete, se diventa insistente, bisogna essere capaci a non dare ascolto e, se è necessario, a fuggire. Così ha fatto Giuseppe per non commettere con la moglie del suo padrone quello che definisce “un grande male”, un peccato “contro Dio” (Genesi 39:9). “Se la tua mano e il tuo piede ti sono di intoppo, mozzali: e se l’occhio tuo t’è occasione di peccato, cavalo”, ha detto Gesù. In certi casi ci vuole una separazione netta, una rinuncia drastica e convinta anche se a volte è molto sofferta.

sabato 23 febbraio 2019

23 febbraio


Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, tutte le cose sono diventate nuove.
2 Corinzi 5: 17

Camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne.
Galati 5:16

Come possiamo evitare il peccato?

Le parole dei versetti di oggi (essere una nuova creatura, non adempiere i desideri della carne) sembrano in contraddizione con la triste esperienza che facciamo ogni giorno della nostra inclinazione al peccato e la poca energia che abbiamo per vincerlo. Ma non c’è contraddizione.
Immaginiamo un mulino a vento che debba, con la rotazione delle sue pale, estrarre acqua da un pozzo. Se il vento cessa il mulino si ferma. Lo si potrebbe azionare a mano, è vero, ma sarebbe uno sforzo immenso e con scarsi risultati.
Così è di noi. Le poche energie che abbiamo si esauriscono rapidamente. C’è bisogno del vento! Bisogna che lo Spirito Santo ci guidi, che “soffi” nella nostra vita come un vento energico e costante. La nostra unica forza sta nel farci guidare dallo Spirito che è in ogni credente (“il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi” – 1 Corinzi 6:19), e nel tenere lo sguardo fisso sul perfetto Modello, il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Soltanto Lui ha potuto dire: “Colui che mi ha mandato non mi ha lasciato solo perché faccio sempre le cose che gli piacciono” (Giovanni 8:29).
Ci aiuti il Signore a realizzare nella nostra vita di tutti i giorni quest’affermazione dell’apostolo Paolo: “La legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte” (Romani 8:2).

venerdì 22 febbraio 2019

22 febbraio


“Risvégliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce”.
Efesini 5:14

Mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi.
Romani 5:6

Ultima chiamata

In un’aerostazione, un viaggiatore con accanto il suo bagaglio si era assopito su una poltroncina. L’orario del suo volo era chiaramente scritto sul biglietto, ma non sentì l’ultima chiamata che invitava i viaggiatori ad affrettarsi verso l’imbarco. Continuò a dormire. Poi la porta venne chiusa, la passerella ritirata, e l’aereo decollò… senza di lui.
Lettore, forse hai sentito parlare del Vangelo. Esso propone a tutti il mezzo per essere eternamente felici alla presenza di Dio quando saremo chiamati a lasciare questo mondo. Gesù è venuto sulla terra per salvare gli uomini. È l’ultima chiamata che Dio fa all’uomo perduto. Se è ascoltata e ricevuta, essa permette ad ognuno di essere pronto per la partenza, con il “biglietto” giusto, un “biglietto” che non può essere perso o dimenticato. Dio lo imprime nel più profondo del nostro essere in modo indelebile: è il sacrificio di Cristo alla croce se l’abbiamo accolto con fede sincera.
Ecco cosa può dire chi ha udito la sua chiamata e ha creduto al messaggio del Vangelo:
Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me (Galati 2:20). 
Il sangue di Gesù Cristo mi ha purificato da ogni peccato (1 Giovanni 1:7).
Ed anche: Mi sono convertito “dagli idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti” (1 Tessalonicesi 1:9, 10).
Non abbiate timore. Contrariamente a quel viaggiatore, tutti quelli che credono alla realtà di queste parole di vita udranno la voce del Signore quando li chiamerà, e partiranno verso il cielo con Lui.

giovedì 21 febbraio 2019

21 febbraio


Tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio.
Romani 14:10

Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli.
Matteo 18:10

Il disprezzo

Il disprezzo è una mancanza di rispetto, di stima e di fiducia verso i nostri simili. È la svalutazione degli altri, il rifiuto a volerne riconoscere i pregi. Il disprezzo si manifesta non soltanto con maldicenze e critiche, come spesso accade, ma anche con parole poco gentili, dure o addirittura arroganti. Non l’abbiamo più volte constatato? Le risposte sono distaccate e presuntuose, gli atteggiamenti prepotenti; le proposte dei più semplici non vengono prese in considerazione con l’amore dovuto, le loro obiezioni sono rifiutate con senso di superiorità. In fondo c’è del disprezzo.
Nella Bibbia non mancano consigli e direttive su questo argomento. Nel Libro dei Proverbi il disprezzo è presentato come peccato e sintomo di stupidità! “Chi disprezza il prossimo pecca” (14:21). “Chi disprezza il prossimo è privo di senno” (11:12).
È evidente che non tutti hanno le stesse capacità né la stessa intelligenza né lo stesso livello culturale. Ma il Signore non fa le differenze che facciamo noi; ci ha comprati tutti pagando lo stesso prezzo, ci ama tutti dello stesso amore. Se rileva delle differenze, queste riguardano piuttosto il nostro amore per Lui, la nostra consacrazione, la devozione con la quale lo serviamo. Non per niente Paolo fa ai Filippesi questa preziosa raccomandazione: “Non fate nulla… per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso... Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Filippesi 2:3-5).
(da “La nostra lingua un fuoco”)

mercoledì 20 febbraio 2019

20 febbraio

Cristo Gesù ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti.
1 Timoteo 2:5-6

“… la sua vita come prezzo di riscatto per molti”.
Matteo 20:28

Sono tutti riscattati?

L’opera redentrice del Signore Gesù è di portata universale. Non c’è nessuna distinzione fra il popolo terreno di Dio (Israele) e le altre nazioni: tutti gli esseri umani sono schiavi del peccato e di Satana e tutti hanno bisogno di essere riscattati, resi liberi. Il suo sangue ha la capacità di cancellare i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi; “Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Giovanni 2:2).
Possiamo allora dire che tutti gli uomini sono salvati? Se abbiamo fatto attenzione, nel secondo versetto citato oggi il Signore Gesù ha parlato della propria missione e ha detto: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Matteo 20:28). Perché non per tutti? Chi sono questi “molti”? Sono quelli che riconoscono di essere schiavi del peccato, che sentono il giogo di questa schiavitù, e chiedono a Dio di essere liberati (Giovanni 10:17-18). È soltanto per questi che il Signore ha pagato il prezzo del riscatto.
Anche il profeta Isaia, vedendo in anticipo i risultati gloriosi dell’opera della redenzione, aveva attribuito a Dio queste parole riguardo al suo gradimento per l’opera di Cristo: “Perciò io gli darò la sua parte fra i grandi... perché egli ha portato i peccati di molti” (Isaia 53:12). Molti, però, non significa tutti.
Lettore, se non sei anche tu fra i “molti”, sei ancora schiavo e perduto. Sappi che il Redentore ti sta cercando perché vuole liberarti, per la tua beatitudine eterna e per la tua vera gioia.

martedì 19 febbraio 2019

19 febbraio


Una volta sola, alla fine dei secoli, (Cristo) è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio.
Ebrei 9:26

La perfetta efficacia del sacrificio di Cristo

Come possiamo essere sicuri che il sacrificio di Cristo abbia raggiunto lo scopo, che è quello di far sì che i peccatori, se si pentono e credono, scampino alla “morte eterna”? Se Cristo si fosse limitato a morire, come muoiono certi uomini in nome di un ideale, e non fosse poi risorto, lo scopo non sarebbe stato raggiunto. Il ricordo e l’esempio della sua vita terrena perfetta non ci sarebbe stato di alcuna utilità perché nessuno sarebbe mai riuscito ad imitarlo, e ognuno sarebbe rimasto col peso dei propri peccati e quindi condannato. “Gesù Cristo, nostro Signore, è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Romani 4:25). “Se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati” (1 Corinzi 15:17). Ciò che dà sicurezza e tranquillità ai credenti è la vittoria del Signore Gesù sulla morte e la sua glorificazione alla destra di Dio.
Egli si è fatto “ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome” (Filippesi 2:8-9). Dio ha così dimostrato di avere pienamente gradito l’opera del suo Figlio. Le Sue sante, giuste e inderogabili esigenze sono state completamente soddisfatte. L’opera del Signore è stata perfetta, completa, definitiva. “Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica” (Romani 8:33).
A Dio Padre e al Signore Gesù siano la lode e l’adorazione da parte di tutti i credenti che, grazie a Lui, sono diventati, in Lui, “giustizia di Dio” (2 Corinzi 5:21)!

lunedì 18 febbraio 2019

18 febbraio


Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze.
Romani 6:12

Siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.
1 Corinzi 6:20

A chi appartiene il nostro corpo?

Un credente non può prendere come scusante di una vita di peccato la sua debolezza umana, perché in lui c’è lo Spirito Santo, “persona” divina che fornisce tutta l’energia necessaria per vivere secondo Dio. Lo Spirito è a disagio se in noi vi sono dei vizi o dei comportamenti corrotti, e si rattrista. E quando lo Spirito è rattristato noi siamo dei cristiani in crisi, senza potenza, incapaci di rendere una testimonianza efficace verso gli increduli.
Sia chiaro, nessuno di noi arriverà mai ad essere perfetto sulla terra. La scuola che Dio ci fa nel corso di tutta la nostra esistenza ha in vista proprio la nostra santificazione, perché possiamo essere sempre più conformi all’immagine del suo Figlio; ma solo quando “lo vedremo com’Egli è” (1 Giovanni 3:2), saremo resi “simili” a Lui. Per questo Paolo scrive ai Tessalonicesi: “Il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Tessalonicesi 5:23).
Dunque, il nostro corpo è “per il Signore” perché è “del Signore”. Il nostro cuore è suo. Gliel’abbiamo dato con gioia quando abbiamo capito quanto era sporco e abbiamo creduto al suo amore e al suo perdono. Sono sue le nostre mani e i nostri piedi, e dobbiamo fare attenzione a dove andiamo e a quello che facciamo. Sono suoi i nostri occhi e le nostre orecchie, e ci dobbiamo impegnare a selezionare, secondo “i suoi gusti”, quello che guardiamo e che ascoltiamo. Solo così saremo felici e Dio sarà onorato.
(da “1200 giorni con Gesù”)

domenica 17 febbraio 2019

17 febbraio


(Gesù ai farisei:) “Voi vi proclamate giusti davanti agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori”.
Luca 16:15

Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre… Se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.
1 Giovanni 1:5, 7

Operazione verità!

Dobbiamo ammettere che sovente cerchiamo di apparire diversi da come siamo. Sarà per timore di non essere capiti o per proteggerci o per salvaguardare i nostri interessi o per ottenere stima e riconoscimenti… In ogni caso per trarne un vantaggio. Ma Dio non può essere ingannato; Egli ci conosce bene. Davanti a Lui, che valore ha la buona opinione che possiamo avere di noi stessi o l’immagine che cerchiamo di presentare agli altri? Alla presenza del Dio santo e puro, “tutta la nostra giustizia”, dice il profeta, è “come un abito sporco” (Isaia 64:6).
Per conoscere veramente l’amore di Dio, dobbiamo accettare il suo verdetto sul nostro stato morale.
Solo se crediamo che l’amore di cui Dio ci ama è grande e risolutivo e che sulla croce il Signore Gesù ha cancellato i peccati di tutti quelli che mettono in lui la loro fiducia, ci sarà possibile vedere il nostro stato di peccato in tutta la sua gravità. Ma la luce del Vangelo ci libera da ogni timore; il credente può dire che l’amore di Dio è luce per lui, e che è in questa luce che Dio lo vede.
Siamo sinceri davanti al nostro Dio che ci ama. Lui ci conosce a fondo. E invece di sforzarci di apparire agli altri migliori di quelli che siamo, chiediamo a Dio l’aiuto per correggere i nostri eventuali difetti e per migliorare, se è il caso, i nostri comportamenti.

sabato 16 febbraio 2019

16 febbraio


Dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore.
Nessun domestico può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona (cioè la ricchezza).
Luca 12:34; 16:13

I soldi non danno la felicità

Questo noto proverbio è veramente condiviso? Non si direbbe; basta pensare a quanta gente partecipa alle tante lotterie e scommesse, a quanti frequentano i casinò o non rinunciano a tentare la fortuna con un semplice Gratta e Vinci.
Il sistema del mondo fa luccicare davanti agli occhi una felicità fondata sul denaro e sul successo, ma la Bibbia ci mostra l’insidia nascosta: “L’amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori” (1 Timoteo 6:10).
Il denaro è certamente utile, ma non deve diventare un idolo. Una parabola del Signore (Luca 12:16-21) illustra i versetti del giorno. Un proprietario terriero ha avuto degli abbondanti raccolti; e dice fra sé e sé: Non ho abbastanza posto per immagazzinare tutto questo grano; costruirò dei silos più grandi, e poi potrò ritirarmi, riposarmi e godermi la vita! Ma Dio gli dice: “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?” Gesù conclude: “Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio”.
Tutti, ricchi o poveri che siano, possono essere talmente attratti dal denaro da diventare preda del desiderio di avere sempre di più, e più degli altri. Facciamo attenzione a non cadere anche noi in questo tranello.
Per contro, Gesù Cristo, quand’era uomo in questo mondo, non ha mai desiderato nulla per Sé. Qual era il suo movente? “Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi” (Efesini 5:2). Vale la pena dare ascolto a quello che ci dice.

venerdì 15 febbraio 2019

15 febbraio


La donna che teme il SIGNORE è quella che sarà lodata.
Proverbi 31:30

Il giusto apprezzamento

La lode è buona e l’elogio è utile se sono sinceri e in giusta misura. Il Signore, nella parabola di Matteo 25, loda il servo fedele e gli dice: “Va bene, servo buono e fedele” (v. 21, 23). Anche nelle lettere alle sette chiese dell’Asia Minore (Apocalisse 2 e 3) lo Spirito Santo, almeno in cinque di esse, mette prima in evidenza le cose buone, il loro amore, le loro opere, le qualità morali. Solo successivamente fa i meritati rimproveri, dov’è il caso di farli.
Alcuni sono molto restii a fare elogi perché temono di stimolare l’orgoglio; e non si può dire che abbiano completamente torto. Chi ha di sé “un concetto più alto di quello che deve avere” (Romani 12:3) si compiace degli elogi, e sarebbe bene che non ne ricevesse molti perché gli farebbero del male. Dobbiamo essere saggi anche nel lodare gli altri, e il nostro livello spirituale si manifesterà anche in questo.
È risaputo che tutti, fin da bambini, abbiamo bisogno di riconoscimenti. Il consenso degli altri, se è sincero, ci fa sentire amati e ci incoraggia. Ci aiuta a capire che non siamo inutili. Ci dà energia per superare complessi di inferiorità o momenti di crisi e di solitudine. Ma dobbiamo essere umili quando riceviamo le lodi e, per così dire, dirottarle sul Signore dando a Lui la gloria e l’onore; poiché, se abbiamo qualche pregio, lo dobbiamo a Lui e solo a Lui. Molto spesso il rifiuto di ogni apprezzamento è una falsa umiltà. Se dubitiamo sempre della sincerità di chi ci elogia, gli altri se ne accorgeranno e finiranno per rinunciare ad esprimerci il loro affetto e la loro stima. Non priviamoci della bella esperienza di essere amati, perché sentendoci amati impariamo ad amare noi stessi e gli altri.
(da “La nostra lingua… un fuoco”)

giovedì 14 febbraio 2019

14 febbraio


Rallegrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza… ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio.
Ecclesiaste 12:1

La pietà è utile a ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella futura.
1 Timoteo 4:8

Panem et circenses!

Questo era il grido dei cittadini di Roma durante il periodo di decadenza dell’impero: “Pane e giochi nel circo!” Pane per non morir di fame e giochi per distrarsi. Il motto ha attraversato le epoche, e si direbbe che anche la generazione di oggi non chieda altro!
La Bibbia dichiara: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio” (Matteo 4:4). Senza dubbio bisogna soddisfare i bisogni del nostro corpo, ma dobbiamo anche nutrire il nostro essere interiore con la Parola di Dio. Il profeta Geremia diceva: “Appena ho trovato le tue parole, io le ho divorate; le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore” (Geremia 15:16).
Si dice: per uscire dalla noia della routine, ben vengano giochi e divertimenti! Così gli svaghi sono diventati una necessità, e si consacrano tempo, denaro ed energie per organizzarli. Ci si distrae, è vero, ma non si ha più il tempo per riflettere sui problemi importanti e la coscienza si intorpidisce.  Questi diversivi sono senza meta; non riempiono il vuoto che abbiamo nel cuore.
Un giorno incontreremo Dio, ed è adesso che ci dobbiamo preparare; anzitutto credendo in Gesù Cristo, morto per noi, e questo ci mette al riparo dal giudizio di Dio; poi, vivendo in modo da piacergli. E questo ci renderà felici ogni giorno della nostra vita!

mercoledì 13 febbraio 2019

13 febbraio

Un lebbroso, avvicinatosi, gli si prostrò davanti, dicendo: “Signore, se tu vuoi, tu puoi purificarmi”. Gesù, tesa la mano, lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii purificato”.
Matteo 8:2, 3

Purificami…, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve.
Salmo 51:7

Puro davanti a Dio?
(leggere Matteo 8:1-4)

Dopo aver pronunciato le forti parole del “sermone sul monte”, Gesù scende e si ritrova nella realtà della vita degli uomini. Subito si avvicina un lebbroso, uno di quei poveri malati allontanati da tutti, segregati dalla società. Quell’uomo gli dice: “Signore, se tu vuoi, tu puoi purificarmi” e Gesù gli dà ascolto.
Quel malato respinto da tutti aveva capito che Gesù aveva la potenza di guarirlo, e gli rende omaggio. Che fede notevole! Eppure a questa fede mancava qualcosa: quell’uomo si doveva persuadere che Gesù aveva la volontà di guarirlo. Egli dice “se vuoi”, come se dubitasse del Suo amore. Allora Gesù, per togliergli questa esitazione, alza la mano, tocca il lebbroso e gli dice: “Lo voglio, sii purificato”. E subito l’uomo è guarito.
Questa guarigione fa brillare tre caratteristiche del Signore: la sua potenza (può guarire), il suo amore (vuole guarire), la sua purezza divina (tocca il lebbroso senza timore di infettarsi). Non solo Lui non rimane contaminato da questo contatto, ma è il lebbroso ad essere purificato!
La lebbra rappresenta il peccato che corrompe e avvilisce. Ma oggi ancora Gesù può e vuole purificare dal male, sotto tutte le sue forme, chiunque va a Lui. Approfittane, se ancora non l’hai fatto. Prendi coscienza che il Signore vuole salvarti, accetta di essere amato!

martedì 12 febbraio 2019

12 febbraio


Cristo Gesù… svuotò se stesso, prendendo forma di servo… umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.
Filippesi 2:5-8

Abbassamento volontario

Quale argomento di ammirazione e di adorazione è l’abbassamento volontario del nostro Signore Gesù Cristo! Egli non ci ha dimostrato dell’interesse a distanza, come quello che un re può avere per i suoi sudditi, né ci ha amati dall’alto della gloria del cielo. No, ha lasciato il cielo e si è avvicinato a noi, poveri esseri lontani da Dio, per fare di noi dei suoi amici, testimoni della sua grazia perfetta. Il Signore ci ha dato prova del suo amore prima ancora di chiederci di avere fiducia in lui. Lui, che era senza peccato, è venuto fra gli uomini affetti dalla piaga del peccato per guarirli. Soltanto Lui poteva abbassarsi fino al nostro livello, rivestire questa forma umana senza smettere di essere Dio. Soltanto una Persona divina poteva, rivestendo “forma di servo” (lett. schiavo), acquistarci una piena liberazione e pagarne il prezzo. Questo ha fatto Gesù per amore per noi.
Quando è stato bambino, Lui che è Dio, si è sottomesso ai suoi genitori. Più grande, ha lavorato come falegname a Nazaret. Dall’età di trent’anni “è andato dappertutto facendo del bene” (Atti 10:38). In Lui tutto era amore, saggezza e potenza allo stesso tempo. Egli faceva sempre la volontà di Dio, con un’ubbidienza perfetta. Le sue parole erano spirito e vita.
Respinto dagli uomini, ha compiuto l’opera che Dio gli aveva affidata, quella di subire il castigo dei nostri peccati. Così si è fatto “ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce”! (Filippesi 2:8).

lunedì 11 febbraio 2019

11 febbraio


Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.
Isaia 53:5

Indifferenza

Ai nostri giorni la diffusione dei media fa sì che vengano proposte quotidianamente al grande pubblico delle immagini di violenza, di guerre e di catastrofi di una crudezza impressionante. Ma tutto questo, purtroppo, invece di muoverci a compassione, contribuisce a ridurre la nostra sensibilità e la nostra capacità di simpatizzare con le disgrazie altrui.
Il fenomeno non è nuovo. Circa duemila anni or sono, molti passarono davanti alla croce di Gesù Cristo con indifferenza e disprezzo. E si trattava di cosa ben diversa da un tragico evento naturale o di un grave incidente! Sotto i loro occhi c’era il quadro del più grave delitto di tutti i tempi: il Figlio di Dio, creatore di tutte le cose, venuto sulla terra per dare delle prove concrete dell’amore divino, era stato respinto e condannato a morte!
Da un lato, la sorte di Gesù crocifisso ha trovato molta indifferenza; dall’altro, il suo amore per gli uomini che gli erano nemici era talmente grande da indurlo a pregare: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. L’amore di Gesù potrebbe lasciarci indifferenti? Lettore, la tua risposta a questo amore determina molte cose della tua vita presente, ma soprattutto decide la tua sorte eterna.
Ancora oggi, il Signore Gesù “può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio” (Ebrei 7:25). Il suo sacrificio strappa coloro che lo accettano dal castigo eterno.

domenica 10 febbraio 2019

10 febbraio


Certa è quest’affermazione… quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di dedicarsi a opere buone.
Tito 3:8

Affermazioni certe

L’aggettivo “certa” è frequente nelle Lettere di Paolo a Timoteo e a Tito:
• In 1 Timoteo 1:15, l’affermazione “certa” e “degna di essere accettata” è che Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori.
• In 1 Timoteo 3:1, l’affermazione “certa” è che “se uno aspira all'incarico di vescovo (cioè di sorvegliante nella casa di Dio), desidera un'attività lodevole”. Aspirare a quest’incarico implicava l’impegno ad essere irreprensibili (v. 2) per condurre gli altri nello stesso cammino, alla gloria di Dio.
• In 1 Timoteo 4:8-9, Paolo dice che “la pietà (ovvero l’essere persone pie, timorate di Dio) è utile a ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella futura”; e aggiunge: “Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata”. Egli lavorava e sopportava il vituperio di Cristo per insegnare la pietà agli altri, essendo egli stesso un modello di pietà.
• In 2 Timoteo 2:10-12, è da accogliere come un’ “affermazione certa” tutta l’opera della redenzione: “la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna”, la morte e la vita con Lui, le sofferenze e il regno con Lui.
• In Tito 3:8, “l’affermazione certa” è legata, come nel passo citato sopra di 2 Timoteo 2, alla misericordia di Dio che ci ha rigenerati e rinnovati per mezzo dello Spirito Santo, affinché diventassimo “eredi della vita eterna”.
Un programma veramente completo ci è messo davanti! Afferriamo queste certezze e ringraziamo il Signore.

sabato 9 febbraio 2019

09 febbraio


Ecco, Dio è il mio aiuto.
Dacci aiuto per superare le difficoltà, poiché vano è il soccorso dell’uomo.
Salmo 54:4; 60:11

Dio stesso ha detto: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò”.
Ebrei 13:5

Il soccorso viene da Dio

Un neonato cesserebbe di vivere dopo poche ore se nessuno si occupasse di lui. All’altro estremo, nell’età avanzata, non è molto diverso. Molti anziani, per la loro stessa sopravvivenza, dipendono dalle cure di parenti, volontari, assistenti a questo preposti. Però, anche nel fior degli anni abbiamo bisogno degli altri. Che vita sarebbe se non fossimo ascoltati, curati, incoraggiati, consigliati?
Voler agire da soli, senza ascoltare nessuno, senza riconoscere il valore di ciò che gli altri possono trasmetterci ogni giorno, non è segno di maturità.
L’aiuto che viene dagli altri ha comunque dei limiti. Vi sono dei campi nei quali l’unico che può aiutarci è Dio. Eppure, sovente stentiamo a riconoscerlo. Preferiamo appoggiarci sulle nostre capacità, sulla nostra intelligenza, sugli amici… Tutti appoggi utili, ma che non possono fare ciò che solo Dio può fare. Soltanto Lui può perdonarci i peccati e darci la forza per essere vittoriosi sul male che è dentro di noi e intorno a noi, e per compiere il bene.
Siamo pronti a ricevere l’aiuto di Dio? Mettiamo da parte il nostro orgoglio e ogni sentimento di autosufficienza, e avviciniamoci con fiducia a Lui per ricevere il suo soccorso. “Dio è per noi un rifugio, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” (Salmo 46:1).

venerdì 8 febbraio 2019

08 febbraio


Quanto sono numerose le tue opere, SIGNORE!... La terra è piena delle tue ricchezze.
Salmo 104:24

La sua eterna potenza e divinità (di Dio) si vedono chiaramente… per mezzo delle opere sue; perciò essi (gli uomini) sono inescusabili.
Romani 1:20

Il muto linguaggio della natura

La natura ci parla. Si esprime senza far sentire una voce, ci dà un’eloquente testimonianza senza aver lasciato tracce scritte. La parte visibile della creazione, l’ambiente in cui viviamo, così ricco e vario, ci affascina e ci stupisce.
Una passeggiata in un bosco ci dà già un saggio della diversità, dell’armonia, del meraviglioso interagire del mondo animale e vegetale. La voce della natura interpella chi è disposto a udirla. Il suo messaggio è così forte che la Bibbia dichiara inescusabile l’uomo che, osservando la creazione, si rifiuta di discernere il suo Autore. Il Dio invisibile si rivela attraverso la sua opera visibile.
Dio è il creatore di tutto ciò che esiste (Isaia 44:24). L’ordine e la bellezza della natura riflettono la sua infinita saggezza, la sua potenza, la sua bontà (leggere il Salmo 104). Ogni sua opera nel creato testimonia delle sue cure verso noi. Il Signore Gesù ha detto che il Creatore, il nostro Padre celeste, così attento ai bisogni degli animali e delle piante, lo sarà a maggior ragione verso i bisogni di coloro che ripongono in Lui la loro fiducia (Matteo 6:30).
La natura merita le nostre cure e il nostro rispetto. Ognuno di noi ha il dovere di proteggerla. Però, non facciamo di essa una divinità, una “madre” da idolatrare. Lasciamo soltanto al Creatore la gloria delle sue opere meravigliose e ringraziamolo per questo beneficio. “Egli fa germogliare l’erba per il bestiame, le piante per il servizio dell’uomo; fa uscire dalla terra il nutrimento…” (Salmo 104:14).

giovedì 7 febbraio 2019

07 febbraio


Avete udito parlare della costanza (o pazienza) di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore.
Giacomo 5: 11

La fede e la pazienza di Giobbe

Conoscete la storia di Giobbe, colpito da così tante sciagure? Nell’arco di poco tempo perse ogni cosa: prima i figli, poi il bestiame, la casa, la salute. Delle ulcerazioni cutanee lo facevano tremendamente soffrire. Alla fine sua moglie gli disse: “Lascia stare Dio e muori!” (Giobbe 2:9). I suoi amici, invece di confortarlo, lo accusavano. Ed è in questa situazione che quell’uomo di fede esclamò: “Ma io so che il mio Redentore vive… lo contempleranno i miei occhi” (Giobbe 19: 25, 27).
Che fede ammirevole! Aveva perso tutto, ma gli restava Dio! Sapeva di avere un Redentore, un Salvatore vivente, e che un giorno, anche se la sua carne fosse tornata alla polvere, lo avrebbe visto con i propri occhi, in un corpo nuovo. Che livello di conoscenza poteva avere un uomo vissuto in epoca così lontana? Non lo sappiamo. Ma quello che conta sono la sua certezza e la sua fiducia nel Dio che non mente.
Che esempio per noi! Noi abbiamo la Parola di Dio e lo Spirito Santo per comprenderla e conosciamo il nostro Redentore, il Signore Gesù, che Giobbe non poteva conoscere. Impegniamoci sempre, nei giorni sereni come in quelli difficili, a nutrire la nostra anima con questa grande speranza: il nostro Redentore è vivente e ben presto verrà a prenderci. “Sappiamo che quand’Egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’Egli è” (1 Giovanni 3:2).

mercoledì 6 febbraio 2019

06 febbraio

Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata.
Romani 5:20

La bontà di Dio ti spinge al ravvedimento.
Romani 2:4

Un perdono immeritato

Si sta celebrando il processo a un serial killer. I famigliari delle vittime sono chiamati a deporre. Ad uno ad uno passano davanti alla gabbia dell’imputato e descrivono alla corte il dolore e l’amarezza che provano. L’accusato rimane in silenzio, senza manifestare la minima emozione. Alla fine, una donna anziana, madre di una delle vittime, si fa avanti e guardando l’assassino negli occhi pronuncia queste parole straordinarie: “Io ti perdono”.
Con sorpresa generale, l’accusato prorompe in singhiozzi, e per la prima volta esprime la sua vergogna, i suoi rimorsi. Il perdono di quella donna non ha cancellato l’orrore dei suoi crimini né la sua colpa, e il tribunale lo ha giustamente condannato, ma ha prodotto lacrime di pentimento.
Questo episodio illustra la potenza della grazia, in particolare della grazia di Dio. Da molto tempo Dio avrebbe potuto porre fine alla sua pazienza di fronte agli atti di egoismo e di malvagità di cui noi, esseri umani, continuiamo a riempire la terra. Invece, ancora oggi, Dio offre il suo perdono a tutti noi, peccatori colpevoli.
Ma il perdono di Dio è molto diverso da quello della donna di cui abbiamo parlato prima; quello non ha impedito che fosse emessa una giusta sentenza di condanna, mentre il perdono di Dio ci salva completamente e ci fa evitare il giudizio (Giovanni 3:18). E questo è possibile in quanto Egli ci ha amati fino al punto di darci il suo unico Figlio e di far subire a Lui la pena che noi meritavamo. “Il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui”, scrive il profeta Isaia (53:5). Se credo che Gesù è morto per me, sono salvato.
Non restiamo insensibili di fronte a questa immensa bontà. Dio ci spinge al ravvedimento. Confessiamogli le nostre colpe e la malvagità del nostro cuore, e accettiamo il suo perdono!